Aprire o Chiudere?

CORONA-VIRUS 23
(Aprire o Chiudere? Quel che non sappiamo e quel che si può capire)
di Geri Steve
(scritto il 27 maggio 2020)

In Danimarca hanno, gradualmente, riaperto le scuole, credo prima di tutti gli altri paesi europei. Motivazione? Non far pesare eccessivamente la pandemia sui bambini.

In Italia no, e addirittura c’è chi sostiene che debbano restare chiuse fino a che non ci sarà un vaccino. A prendere sul serio questa folle affermazione se ne dovrebbe concludere che se non si dovesse trovare mai un vaccino contro la CoViD-19 le scuole non si riaprirebbero mai.

Forse c’è qualcuno che progetta di abolirle e sostituirle con l’istruzione telematica? Potrebbe pure essere un bel risparmio! Qualcuno ha anche ipotizzato di interrogare telematicamente gli studenti tenendoli bendati per impedire che loro leggano le risposte su un visore! Roba da fantascienza distopica.

George Orwell (1989) non ci aveva pensato e neanche Ray Bradbury, quello di Fahrenheit 451 in cui venivano bruciati i libri.

Bambini che vanno a scuola in Danimarca

C’è una giustificazione sanitaria per tenere le scuole chiuse? Sì e No.

I bambini corrono rischi trascurabili, ma si dice che andando a scuola possono contaminarsi e trasmettere il Sars-CoViD-19-2 ai conviventi e in particolare ai nonni, che sono altamente a rischio. Quindi, aspettare il vaccino.

Ma perché in altri paesi invece vanno a scuola? Sono pazzi i danesi e i tedeschi?

Si dice che in Italia la situazione sia molto più grave, ma per quanto poco se ne sappia, certo non è vero per tutta l’Italia, come vedremo.

E perché in Italia si sono tenute in funzione attività ritenute essenziali come i botteghini del lotto e i gioiellieri ma non le scuole, università comprese? Perché adesso si aprono i negozi, le chiese e le moschee ma ancora non le scuole, non i teatri, non gli spettacoli all’aperto?

Perché proprio le scuole non possono riaprire neanche con cautele tipo mascherine, pochi bambini o ragazzi per volta e per tempi ridotti, poche occasioni, almeno una per rivedersi tutti in un ambiente grande alla fine dell’anno? Soprattutto poi alla fine di un ciclo (primarie, medie, superiori…) dopo il quale si va in altre scuole? Perché non si possono svolgere attività di educazione motoria nelle palestre e neanche all’aperto? Perché come prima cosa si è chiuso tutto ciò che sa di educazione e di cultura?

E perché è stato trascurato il gravissimo problema di disuguaglianze degli alunni che materialmente non hanno la possibilità o la capacità di connettersi? Perché almeno loro non potevano essere in classe insieme all’insegnante che tiene lezione telematicamente agli altri?

Fra l’altro, il trasporto a scuola non sarebbe stato certo un problema nel periodo delle strade sgombre e degli autobus vuoti.

E’ quindi il caso di fare considerazioni complesse, da quelle sui rischi sanitari (alti? bassi?) a quelle sui valori: socialità educativa, socialità religiosa, incassi del lotto, libertà di movimento.

Certamente, come già detto, questi provvedimenti contro la “terribile” pandemia hanno avuto aspetti stupidamente repressivi; basti pensare che sono state proibite attività sanissime che non mettevano a rischio nessuno, dalle passeggiate nei boschi o sulle spiagge, a leggersi un libro su una panchina (mi è successo: non rientrava nell’attività motoria), all’attività alpinistica. Di contro, si poteva viaggiare in metropolitana, sugli autobus e sui treni dove l’aria sarà ben più infetta anche se lì, purtroppo, nessuno ha mai fatto prelievi e analisi.

Queste stupide repressioni hanno anche trovato alcuni consensi: ho visto persone urlare contro chi trasgrediva passeggiando su un prato, ho letto commenti di chi invocava l’esercito contro le pericolose persone che facevano gite in montagna. Ho visto anche chi si è allargato urlando contro chi, pur legittimamente, camminava all’aria aperta senza mascherina.

Devo riconoscere che in realtà sono stati pochi casi, spiegabili con la credulità verso le verità del potere, quella credulità del tipo: se lo arrestano, certamente qualcosa avrà fatto, se lo proibiscono certamente sarà dannoso; spiegabili anche con il disagio di vivere in una situazione di dichiarato pericolo e però di non sapere come reagire. Certo, sono spiegabili, ma come anche ci si può spiegare che durante il nazismo altri creduloni credessero che gli ebrei fossero colpevoli di tutti i mali del mondo.

Sul fatto di aprire di più o no ci sono esperti che danno pareri discordi. Alessandro Vespignani, un epidemiologo di origini italiane che fa parte della task force USA sostiene che siamo in guerra ma che non ce ne si rende conto; che “riaprire farebbe bene ma solo se c’è una infrastruttura di controllo dell’epidemia” e che questa in USA non c’è perché “sotto controllo è quando tracci tutti i casi e tutti quelli accertati vengono isolati e monitorati: un numero enorme di tamponi; c’è bisogno di creare ospedali-Covid; le persone con sintomi lievi non vanno rimandate a casa a infettare il nucleo familiare“. https://ilmanifesto.it/alessandro-vespignani-senza-infrastrutture-lepidemia-ripartira/

Se in Italia si facesse tutto ciò noi saremmo più contenti, ma queste cose si dicono da tre mesi e in tre mesi non sono state fatte. Se governo, regioni e istituzioni non le fanno mai, noi che facciamo? Ci tappiamo in casa in eterno? E’ mai possibile? Chi li mantiene a vita gli italiani tappati in casa? Chi le resuscita le aziende fallite che senza incassi non hanno potuto pagare debiti e spese fisse? Già ad oggi imprenditori e artigiani senza incassi e schiacciati dai debiti si sono suicidati, i disturbi mentali e le gravi depressioni sono in aumento: il suicidio come soluzione finale del problema CoViD-19 ?

Guido Silvestri, virologo prof. alla Emory University di Atlanta (Georgia, USA), ha stilato un lungo documento che sta su facebook e gira in rete. E’ sottoscritto da una quarantina di luminari, tutti italiani, qualcuno americanizzato come lui. L’ultimo, in ordine alfabetico, è Alberto Zangrillo, rettore dell’Università Vita e Salute, del San Raffaele, Milano.

Silvestri afferma (con ammirevole onestà) che noi non sappiamo se le chiusure (il lockdown) sia stato utile o no, ma che comunque c’è una distorsione cognitiva causata da una narrazione dominante centrata sui danni del virus e non su quelli del lockdown, per il quale rischiamo una catastrofe economica e sociale. Sostiene che si cerca l’introvabile rischio zero per il virus ma che non si calcolano rischi e danni certi della chiusura, fra cui il prolungato snaturamento della nostra vita sociale e affettiva. Anche lui denuncia che ai bambini viene negato perfino il piacere di giocare insieme. Anche lui ci aggiunge la sua dichiarazione da virologo che servono monitoraggio e sorveglianza epidemiologica usando in modo copioso test virologici e sierologici, che dobbiamo rafforzare la sanità, curare meglio, trovare il vaccino e, concludendo, riaprire tutto perché in Italia i danni di una eventuale seconda ondata saranno contenuti, intorno ai 10.000 -15.000 morti. La prima, attuale ondata ce ne è costati già più di 30.000.

Pur potendo sospettare che Silvestri sia più sensibile alla catastrofe economica (e conseguentemente dei profitti) che a quella sociale e affettiva, io ritengo davvero qui che si è chiuso troppo e concordo con lui che è proprio l’ora di riaprire, che si faccia o che si perseveri nel non fare un controllo epidemiologico e un rafforzamento della sanità.

Mentre le nostre istituzioni, Protezione Civile, ISS, ISTAT e Regioni, continuano ad annunciarci che loro stanno facendo una stupenda indagine epidemiologica sulla diffusione dei contagi nelle diverse zone d’Italia da cui finora non è mai emerso niente, si scopre che in Italia un’indagine epidemiologica di quel tipo è stata effettuata dalla Meleam, una società americana che si occupa di medicina del lavoro e ambientale.

L’indagine è stata effettuata su un campione di 7.038 persone, non rappresentativo della intera popolazione perché soggetto a diverse restrizioni: solo lavoratori attivi (niente studenti, casalinghe e disoccupati), età fra i 18 e i 60 anni, escluse le donne in gravidanza e i soggetti con serie patologie o con alterazioni ematiche.

Malgrado queste limitazioni, quell’indagine ha dato risultati interessantissimi, fra cui la prova che in Italia il Sars-cov-2 circolasse già nel 2019 e che oltre il 30% della popolazione italiana abbia incontrato il virus. Questo significa che in Italia la Covid-19 è ormai endemica e che quindi ogni ipotesi di isolare e di tracciare tutti i contagiati è ridicolmente penosa. Lo studio potete scaricarlo qui: MELEAM S.p.A. comunicato CORONA VIRUS COVID-19

Nella Meleam lavora il prof. Pasquale Bacco che nel presentare l’indagine ha rilasciato un’intervista definita scioccante, perché sostiene che il Sars-cov-2 sia un virus mutevole (quindi inutile cercare un vaccino), che teme il caldo (quindi starebbe sparendo per ricomparire in autunno) e che non sarebbe in grado di uccidere persone sane: STUDIO SHOCK ► “Il vaccino è inutile! Sars-Cov 2 un virus banale che da solo non uccide nessuno”

Le sue affermazioni sono interessanti, spesso sono anche molto convincenti, ma non tutte. Sostiene infatti che il Sars-cov-2 rimane un virus banale che non uccide nessuno: non è capace da solo di uccidere nessuno, se non in condizioni di concomitanza con altre patologie“.

In Germania per tenere basso il numero dei loro morti ufficiali da CoViD-19 distinguono fra “morti con la CoViD-19” e “morti per la CoViD-19”; quindi conteggiano come morti da CoViD-19 soltanto quelli che non avrebbero altre patologie gravi.

Se fosse vero che quel virus “da solo non uccide nessuno”, quel numero di morti dovrebbe essere zero o relativo alle sole “patologie non rilevate”; invece quel numero è oltre 8.000. Difficile che ai tedeschi sfuggano “altre gravi patologie” di oltre 8.000 morti: almeno qualche morto che era sano c’è di sicuro.

Inoltre, è difficile chiamare banale un virus che nel mondo ha già ufficialmente ucciso oltre 350.000 persone più i tanti morti non conteggiati, superando forse il milione. Anche se quel milione di morti avessero avuto tutti altre patologie come diabete e disturbi cardiocircolatori o renali, la CoViD-19 avrebbe comunque tolto loro una decina di anni di vita, il che non mi sembra né poco né banale.

Inoltre Bacco sostiene che in Lombardiail virus “in quelle zone, in quelle condizioni climatiche, ha espresso tutta la sua aggressività”.

Anche a me sembra chiaro che ci siano situazioni geografiche – ambientali in cui la CoViD-19 sia di fatto molto diversa come aggressività, ma quelle ipotesi semplicemente climatiche sono difficili da sostenere.

Adesso in America la CoViD-19 imperversa dal Canada al Brasile, ma non in tutti i posti e spesso quelli risparmiati e quelli colpiti sono alla stessa latitudine: Equador oltre 180 morti ufficiali su un milione, in Venezuela neanche 1 su un milione. Che sia perché in certi posti la CoViD-19 non è ancora arrivata?

In tutta Europa la CoViD-19 ormai circola da oltre tre mesi, ma nell’Europa dell’Est ha ucciso molto meno che in quella dell’Ovest; consideriamo Svezia e Norvegia, due paesi adiacenti ed entrambi con una enorme estensione nord-sud, quindi con temperature interne diverse ma complessivamente simili, perché hanno latitudini analoghe. Ebbene, la Svezia ha avuto una mortalità ufficiale da CoViD-19 di 409 per milione di abitanti, mentre la Norvegia solo 43. In realtà la Norvegia ha la corrente del golfo e la Svezia no, ma non ce l’ha neanche la Finlandia, sempre con analogia di latitudini, che ha avuto mortalità 56, come la Norvegia e non certo come la confinante Svezia.

La verità è che sulla CoViD-19 ci sono ancora molte cose da scoprire e da capire.

Una, che credo abbia scoperto per primo Andrea Crisanti, il virologo di Vo’ euganeo in Veneto, è che ci sarebbero diversi contagiati e contagiosi, portatori sani del virus, che non si sono mai ammalati e mai si ammaleranno: non sono “malati asintomatici”, sono proprio sani. Risultano positivi al tampone ma non ai test sierologici, perché non hanno mai avuto bisogno di sviluppare anticorpi; perciò le prevalenze di contagiati rilevate dalla Meleam sarebbero in realtà ancora maggiori di quanto lì risulta.

Ma la principale conseguenza, di nuovo, è che sulla CoViD-19 ci sono ancora molte importanti cose da capire. Ne parleremo un’altra volta.

Che sia o no l’avvicinarsi dell’estate, adesso in Europa la CoViD-19 è certamente meno aggressiva perché questo ci dicono i dati di mortalità giornaliera, nella quale l’Italia è ormai definitivamente sotto all’Inghilterra che ormai, dopo Belgio e Spagna, ci ha anche lei superati nella graduatoria ufficiale di mortalità cumulata.

In cambio, l’Italia sembra avere il record del ridicolo per aver comunicato che domenica scorsa in Lombardia di CoViD-19 non era morto nessuno, però poi Il Giornale di Brescia ha scovato almeno due pazienti morte a Brescia e Il Fatto Quotidiano ha certificato la confusione lombarda nella trasmissione dati e pubblicato un bel grafico dei decessi lombardi in cui sono evidentissimi i “crepacci” domenicali, accentuati più dei picchi verso l’alto: almeno di domenica il sistema sanità lombardo nei suoi conteggi si perde sempre i suoi morti, fino a perderseli proprio tutti domenica scorsa.

Come se non bastasse, l’INPS ha pubblicato i suoi dati di mortalità complessiva in Italia fino ad aprile 2020, derivati dalle denunce di tutti i comuni con nome e cognome e risulta che anche l’ISTAT non saprebbe contare i morti e se li perde: https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Nota_CGSA_mortal_Covid19_def.pdf

Ma non siamo soli: nelle statistiche giornaliere pubblicate da worldometers della università John Hopkins sia Francia che Spagna e Inghilterra hanno avuto forti oscillazioni nel loro numero di morti, come se questi potessero risorgere.

Eppure quelle statistiche sono per noi il dato più affidabile: le famose “curve dei casi” sono semplicemente inverosimili bugie ufficiali e adesso nelle Americhe anche i dati di mortalità pare siano lontanissimi dalla realtà, in cui sarebbero molto più alti.

In tutta Europa la minor aggressività della CoViD-19 è confermata dal fatto che il rapporto ufficiale fra i guariti e i morti continua a salire: ieri in Italia era salito a 4,4 e noi sappiamo che quello reale è almeno doppio e probabilmente enormemente più grande, perché i guariti sono ben più sottostimati dei morti.

Il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva scende continuamente: è arrivato a solo 521 contro le migliaia precedenti; inoltre oggi quei pazienti gravi vengono curati meglio (o meno peggio) e quindi aumenta la loro sopravvivenza.

I virologi non riscontrano mutazioni virali che spieghino questa minor aggressività; sospettano che ci siano motivi ambientali che ne rallentino la riproduzione: abbiamo ancora tanto da capire.

Altre volte vi ho scritto che noi ancora non conosciamo sensibilità e specificità dei tamponi; adesso si comincia a conoscerne l’ordine di grandezza e a spiegarci qualche causa di errore.

La sensibilità è la probabilità che il test non dia falsi negativi, e cioè che rilevi correttamente tutti quelli che hanno in corpo il virus, identificabile perché amplificato con la PCR. Pare purtroppo che la sensibilità non superi il 70% e cioè che si abbia un 30% di casi in cui il virus c’è ma non viene rilevato; si spera di migliorarla migliorando il sistema di prelievo: lavaggi invece che tamponi. Una sensibilità così bassa spiegherebbe bene casi misteriosi di ricadute dei guariti: probabilmente non erano guariti ma il test tampone aveva dato un falso negativo.

Un ulteriore miglioramento si avrebbe se il test potesse rilevare non solo la presenza/assenza del virus ma dare anche informazioni quantitative su quanti virus sono presenti sul campione; qualcuno ci sta lavorando.

La specificità è invece la probabilità che il test non dia falsi positivi e si è scoperto che questo talvolta accade nei guariti, perché la PCR rileva e amplifica anche i virus che ci sono, ma che ormai sono morti.

Anche i test sierologici hanno i loro margini di errore, ne parleremo quando finalmente ci daranno dei dati.

Ho scritto che non è vero che in tutta Italia la situazione epidemica è stata grave: si sarebbero potuti identificare i focolai e soltanto lì chiudere le scuole e altre attività, perché altrove la situazione era comparabile a quella di molti altri paesi europei.

Io non ho i dati di mortalità in quelle zone; si sarebbero potuti usare i dati provinciali, che la protezione civile ha, ma non ha mai reso pubblici. Utilizzerò quindi i dati regionali, fermo restando che non sarebbe stato necessario chiudere le scuole in tutta la regione; ad esempio in Emilia Romagna sarebbe bastato chiudere soltanto nel focolaio di Piacenza e in quello di Rimini, nelle Marche soltanto a Pesaro e così via per le altre regioni.

Chiamiamo NO il territorio di sei regioni e una provincia che hanno una alta mortalità ufficiale da CoViD-19: Lombardia (1.574), Piemonte (874), Valle d’Aosta (1.144), Liguria (923), Emilia-Romagna (914), Trentino (854) e Marche (655).

Queste sette macro-zone a ieri hanno totalizzato 26.815 morti da CoViD-19 con mortalità 1.184, mentre l’Italia di SE con 6.140 ha avuto una mortalità di 163, poco più di un decimo di quella media del NO e ben più bassa della mortalità complessiva italiana, che attualmente risulta essere 545. Ad esempio in Germania, pur conteggiando soltanto i “morti sani”, la mortalità sta a 101.

Ripeto che non solo si potrebbero tenere aperte tutte le scuole, le università e altre attività del Sud-est, ma anche tutte quelle del Nord-ovest che non fossero nei focolai.

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Aprire o Chiudere? ultima modifica: 2020-05-30T04:42:00+02:00 da GognaBlog

33 pensieri su “Aprire o Chiudere?”

  1. Mi sembra che tra tesi catastrofiste e da complotto non si stia sul pezzo che conta, che è la qualità della nostra esistenza. Per questioni di famiglia ho trascorso la quarantena alternando lunghi periodi a casa mia, in una frazione a 1600m nelle Dolomiti bellunesi dove risiedono 23 persone, a permanenze in città, a Genova centro. La percezione della situazione dovuta al virus nelle due località è totalmente diversa, l’ho provata io stesso, e credo che tra questi commentatori si rispecchi la sensazione di vissuto di ciascuno. Lo abbiamo scritto infinite volte: ci vuole buon senso! Le posizioni estreme non servono mai. In tutto questo poco fa ho ricevuto la rivista del Cai. Basta leggerne la prima metà (poi fortunatamente ci sono argomenti più interessanti) dedicata al virus per rendersi conto che la strada da percorrere è lunga e molto ripida.

  2. Domandina: Perchè l’Austria tiene le sue frontiere chiuse all’Italia? Sono catastrofisti?
     
     
     

  3. Buongiorno Giuseppe,
    non ho internet a casa e non sarebbe semplice mettere qui tutti i link degli articoli letti sinora. Ma lo abbiamo fatto abbondantemente in questi mesi, basta leggere altri articoli nel blog.
    Tuttavia, mi preme sottolineare l’importanza della ragionevolezza unita alle capacità umane di vedere, ascoltare, interloquire e riflettere al netto delle opinioni altrui, soprattutto se sono insistenti e univoche. 
     
    Le opinioni che esprimo non possono che esser mie, come quelle dei tue commenti. 🙂
     
    p.s. Il virus si è diffuso in Cina con almeno un mese di anticipo sotto i nostri occhi attenti e in alcun modo vorrò ritenere errori le scelte attuate dai governatori italiani. E trovo inaccettabile quanto impossibile che non si abbia fatto tesoro dell’esperienza cinese. A te le conclusioni. 
     
    Che sia una giornata luminosa e gioiosa. 

  4. Cara Grazia, comprendo lo sfogo.
    Devo però constatare che, nonostante il corposo eloquio, non hai risposto alla domanda che ti avevo posto.
    Non posso che arguire, quindi, che quanto da te espresso sia essenzialmente tua opinione.
    Che rispetto, in quanto tua. Pur prendendo atto dell’impossibilità di discuterne sulla base di informazioni altre.
     
    Vivendo in Emilia Romagna, terza regione in Italia per incidenza dei contagi (ufficiali), non ho avuto bisogno dell’apertura dei confini regionali per “farmi un giro” e “vedere com’è”, per esempio, a Piacenza e provincia. Luoghi a poca distanza dall’epicentro di Codogno e che ben conosco.
     
    Non è mia intenzione quella di farti cambiare idea, nè tantomeno monopolizzare il blog con questo argomento.
    Chiedo, tuttavia, altrettanto rispetto per le opinioni altrui quanto quello adottato per le tue.
    Mi permetto, pertanto, di consigliarti di usare formule più dubitative nell’esternare le tue idee. Per il semplice motivo che potrebbero essere del tutto slegate dai fatti.
     
    Con affetto,Giuseppe
     
    P.S. L’adozione di terapie “errate e che hanno portato alla morte delle persone”, come fai notare, è a mio parere un ulteriore apetto di pericolosità del COVID-19 che, essendo patologia nuova, abbiamo dovuto capire e imparare a trattare.
    Questo aspetto, oggi, spero si sia fortemente attenuato rispetto alle prime convulse fasi della pandemia.

  5. Giuseppe, francamente tutte le altre malattie gravi che imperversano negli ultimi decenni, primo fra tutto il tumore, meritano molta più attenzione del covid19. Lo dicono anche i numeri, se non ci lasciamo abbindolare da false statistiche. 
    Ho scritto che il mio amico mi ha parlato della difficoltà di gestire tutti i pazienti in attesa da mesi, che nel frattempo si sono irrimediabilmente aggravati, non che è preoccupato che si becchino il covid19. By the way, quasi tutto il personale sanitario è tornato alle normali mansioni pre-tempesta e i reparti adibiti al virus sono molto molto molto ridotti.
    Devo avere articoli da leggere per supportare ciò che i miei occhi hanno visto in questi mesi?
    Devo avere giornalisti che mi dicano che il virus non è così grave come ci hanno detto, visto che è rimasto limitato in certe aree?
    Devo ascoltare un medico per capire che, visto che finalmente nelle ultime settimane si parla di terapie all’insorgere dei primi sintomi, cure che nulla hanno a che vedere con quelle proposte in ospedale per due intensi mesi, queste ultime erano errate e che hanno portato alla morte delle persone? 
     
    Che cosa vi serve ancora per vedere che c’è qualcosa  non va nel bombardamento mediatico durato mesi, nelle misure troppo strette, nei mezzi dispiegati per andare a prendere un runner solitario mentre la criminalità si muove indisturbata? 
    Davvero ancora non vedete che c’è qualcosa che non torna? 
    Basta guardarsi attorno, parlare con la gente comune, colloquiare con i medici e infermieri che non han tempo di indossare giacca e cravatta per andare in tele per sapere come si svolgono i fatti.
    Lascia perdere i giornali. Esci a farti un giro. Se apriranno i confini regionali, vai altrove a vedere com’è.

  6. Cara Grazia, certo che tutte le altre patologie non sono sparite con l’arrivo del COVID-19, ma perchè questo dovrebbe diminuirne la pericolosità?
    Anzi, come ti ha ben segnalato il tuo amico, ne costituisce un’aggravante dato il sovraccarico delle strutture sanitarie, l’aumentato rischio nel farvi ricorso e ledifficoltà di accesso.
    Che al centro-sud la malattia si sia diffusa meno che al centro-nord è evidente dai numeri. Chi non lo vede?
    La questione è piuttosto sul motivo.
    Tu dici che “ci sono certamente dei motivi precisi che nulla hanno a che fare con la chiusura dei perimetri regionali e nazionali”.
    Quali sono questi motivi?
    E’una tua opinione o hai dei dati (o articoli) a supporto di quanto affermi?

  7. Caro Giuseppe,
    sono certa che ogni giorno “ci perdiamo” miliardi di notizie, ma sottolineo che basti guardarsi attorno per rilevarne alcune e ti assicuro che ogni giorno ci sono persone che hanno criticità a livello di salute, senza dover scomodate fratello covid19.
    Proprio ieri un amico infermiere di Vicenza mi parlava delle difficoltà di gestione di tutti i pazienti che in questi mesi si sono aggravati per non aver ricevuto cure adeguate. 
    Caro Matteo, ciò che più mi turba è la totale fiducia in ciò che viene emanato, nonostante le scelte scellerate (mi rifiuto categoricamente di parlare di errori, viste il decorso della malattia in Cina) e poca volontà di capire ciò che accade al di là dei confini delle aree più colpite. 
    Mi sembra incredibile che non si voglia proprio vedere che altrove la malattia non si è diffusa e ci sono certamente dei motivi precisi che nulla hanno a che fare con la chiusura dei perimetri regionali e nazionali. 
     
    Per non parlare della delusione di chi nega la povertà e la disperazione dilaganti.
     
     

  8. Cara Grazia, nessuna intenzione da parte mia di spettacolarizzare alcunchè, quanto piuttosto quella di segnalare una notizia e un approfondimento su un tema del quale non s’era (ancora) parlato.
    Personalmente non ritengo buone strategie mettere la testa sotto la sabbia, credere solo a quello in cui ci piace credere (da qualunque parte esso provenga), farsi terrorizzare o viceversa banalizzare i problemi.
    Preferisco approfondire e, coi miei limiti, cercare di capire più possibile.
    Senza nessun riferimento personale.
     
    La notizia del diciottenne forse te la sei persa. Non era in attesa di un trapianto. Si tratta di un giovane che era in ottima salute, poi ha contratto il COVID-19 con conseguente polmonite e, per poter continuare a respirare, gli hanno dovuto cambiare i polmoni. Gli faccio i migliori auguri, ma non oso chiedermi che ne sarà della sua aspettativa di vita.
    Se vuoi leggere la notizia la trovi qui:
    https://www.ilmessaggero.it/salute/medicina/trapianto_polmoni_coronavirus_ragazzo_18_anni_milano_policlinico_san_raffaele_intervento_news-5254799.html
    (mi dissocio dai commenti a fondo pagina).
     
    Mi dispiace per tuo padre e per il tuo amico.
     
    @Matteo. Grazie per aver espanso il tuo pensiero. Concordo con te che molte cose potevano essere fatte diversamente e meglio. E non è questione solo di (facile) “senno del poi”: alcuni errori dovevano essere evitati.
    Spero che tu abbia ragione e che la “seconda ondata” non ci sarà o sarà molto leggera.
    Ne ho avuto abbastanza della prima.

  9. Giuseppe, quello che sto cercando di dire è che chiudere è stato corretto e (quasi) tempestivo. Oltretutto siamo stati i primi in questa parte del mondo. 
    Ma un bel po’ di come è proseguita la vicenda mi lascia alquanto perplesso (eufemismo)
    Sistemi complessi e tempi di risposta sulle 2-3 settimane (forse) fin che vuoi, ma che la prima analisi dei dati più o muno completa sia stata fatta (o pubblicata a fine maggio mi pare un po’ grossa…soprattutto a fronte della quantità abnorme di dati inutili, sbagliati, parziali e qualche volta pure falsi con cui si è bombardata l’Italia.
    Al momento attuale la mortalità da Covid (anche considerando tutte le morti eccedenti rispetto agli anni precedenti) è paragonabile alla mortalità da morbillo.
    Con la differenza che con il morbillo conviviamo da più di mille anni e la maggioranza della specie è resistente e pochi, i bambini, sono infettabili.
    Questo è un virus nuovo e nessuno ne era immune: ha fatto la fiammata (vabbè, fiammata…) e mietute un po’ di vittime. Perlopiù maschi anziani e solo qualche giovane (ma molto pochi. By-the-way anche qui mancano i numeri), non quasi unicamente bambini come il morbillo.
    Sono abbastanza convinto che non ci sarà la seconda ondata o sarà così leggera da non essere quasi avvertita.
    A meno che non venga adeguatamente gonfiata e pompata per motivi non certo sanitari.
    Il virus non rispetterà i confini regionali, ma la sanità si e gli effetti si vedono.
    Comunque se fossi siculo, laziale o campano io sarei piuttosto alterato.

  10. Caro Giuseppe,
    una persona sottoposta a trapianto di polmoni è esposta a qualunque virus, non solo il covid19. Non capisco davvero perché seguitate a rendere sensazionalistica qualunque notizia che ne parli.
    Mio padre, ricoverato a febbraio per un intervento al cuore, ha preso un’infezione alle vie urinarie. E quindi?
    Un amico che aveva apparentemente risolto un tumore, dopo aver fatto il vaccino anti-influenzale è entrato in ospedale per non uscirne più.
    Non ho letto articoli al riguardo. 
    Vuoi immaginare come sia debole un soggetto a cui viene proposto un trapianto?
    Cerchiamo, per favore, d’essere ragionevoli, almeno a questo punto? 

  11. Matteo, la prima considerazione (da incompetente) che mi viene di fare, è che la decisione se chiudere o non chiudere (ed eventualmente anche cosa chiudere), se si vuole perseguire questa strategia non vada basata sulla quantità di morti in termini assoluti e nemmeno rapportati alla popolazione, ma piuttosto sull’incremento (derivata prima) dei contagi (o dei malati gravi) e sull’effetto (stimato) delle chiusure su questa quantità.
    Quantità, credo, correlata al “famoso” R con 0.
    Osservando le curve per regione (che rappresentano confini artificiali ignorati dal virus e pure, necessariamente, sottostimano i contagi reali – ma questo abbiamo), mi pare che tutte esibiscano, quale più quale meno accentuata, un andamento iniziale di crescita esponenziale.
    Credo che il concetto di sistema dinamico complesso ti sia familiare, quindi pensa a cosa può significare controllare un sistema che ha un tempo di risposta di una-due settimane ed è retto da leggi esponenziali (e in parte non ben comprese).
     
    Come opinione strettamente personale, allo stato attuale concordo con Cominetti sulle aperture. Fatto salvo di mantenere alta l’attenzione e monitorare la situazione molto più di quanto si stia attualmente facendo (se possibile).
    Non so se il coronavirus sia cambiato – se si sia indebolito o stia sparendo (magari fosse!) : ne discutano i virologi.
    Ma credo (e spero), che siamo cambiati noi (o almeno la maggior parte di noi) e ora siamo più attrezzati per gestirlo.
     
    P.S. Si parla spesso dei morti per quantificare la pericolosità del COVID-19, ma ci sono anche altri aspetti. E’ di qualche giorno fa la notizia di un diciottennesottoposto al trapianto dei polmoni “bruciati” dal coronavirus.
    Qui:https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/fumo/la-lunga-eredita-del-covid-19-sulla-salute-dei-polmoni
    un articolo su quali strascichi a livello polmonare possa lasciare la malattia.

  12. Da quando esiste internet e la possibilità di scambiare opinioni in rete rimango stupita della facilità con cui ci si rivolge all’altro dimenticandosi che sia un essere umano pensante e sensibile, che prova la stessa paura che avvertiamo noi (o a volte persino di più), con le stesse preoccupazioni e dubbi sulla vita. 
     
    Gradirei che si smorzassero i toni. 
     
    Gradirei che ci si rivolgesse all’altro con gentilezza, anche se non si possono vedere i suoi occhi e comprendere le sue emozioni e motivazioni.
     
    Mi piacerebbe che capissimo che siamo tutti dalla stessa parte, invece di fomentare sterili battaglie. 
     
    Vengo da una famiglia umile. Conosco la povertà. Fino all’adolescenza ho vissuto in quartieri popolari. Conosco la povertà. Da quando lavoro non ho mai smesso di aiutare chi ha meno di me. Conosco la povertà. Ho avuto la fortuna di viaggiare. Conosco la povertà. 
     
    Evidentemente sto cercando di fare altro.
     
    Invece mi sembra palese che tu, Marcello, non sai che sia la povertà qui in Italia. Mi sembra superfluo sottolineare che non basti avere una televisione per sfamare la propria famiglia, ma a volte anche le ovvietà sono celate agli occhi dei più.
     
    600€ in tre mesi (200 € al mese)? Caspita, quante cose si possono fare! 
    Anche tu, come lusa, ti sei perso qualche dettaglio di questi tempi e piuttosto che abbassare lo sguardo o scendere tra la gente, spari a zero sulla folla dal tuo terrazzo. Anche questa è una scelta.
     
    Io non passo il tempo a lamentarmi delle istituzioni, di solito passo il tempo diversamente. Ora non è in alcun modo possibile sostenere che tutto vada bene solo perché non si hanno difficoltà e si preferisce non immischiarsi di quelle altrui.
     
    Grazie, Matteo. 

  13. Molto interessante, ben scritto e piuttosto equilibrato: grazie Geri.
    Dunque, si muore in Lombardia ma non in Veneto e a sud di Viterbo si muore meno che gli anni passati: quindi si chiude tutto.
    L’aumento di mortalità (ovviamente dove c’è) è statisticamente sensibile dalla classe 60-69 anni in su e colpisce più i maschi delle femmine: quindi si chiudono le scuole.
    Già, mi pare giusto. In fondo l’importante è salvare i maschi vecchi e evitare accuratamente di porsi domande sulla gestione dell’emergenza…in fondo siamo in guerra!
    Mi spiace per il ritardo nella lettura, ma negli ultimi quattro giorni ero in giro ad arrampicare. 🙂

  14. Non mi riferivo nel personale a qualcuno dei convenuti, ma rimarco che per morire di fame ci vuole ben altro. Ci hanno persino dato i 600€ dell’Input. Siamo un paese ricchissimo che considera povero chi in realtà possiede un sacco di cose. Grazia, li hai mai visti i veri poveri? Non hanno nulla e nessuno gli dà nulla. Detesto la mentalità del lamentarsi sempre verso le istituzioni. Penso che innanzitutto bisogna che l’individuo faccia qualcosa comunque per migliorare la condizione in cui versa, se non gli sta bene, senza aspettarsi sempre qualcosa dagli altri. 

  15. Credo che Cominetti abbia ragione. Sono passati 3 mesi, bisogna accettare il mondo come si presenta nella nuova forma. Aspettare il vaccino barricati in casa non ha senso.  Si possono ragionevolmente fare alcune assunzioni:
     
    1. La medicina sa molte piu’ cose sul virus ( anche se non capisco a quali denunce, appelli ed indagini si riferisca Grazia ), sono state messe a punto protocolli e terapie che pur non garantendo una cura sicura, migliorano notevolmente gli esiti.  Anche il meccanismo e i tempi di contagio sono stati compresi in modo piu’ credibile.
     
    2. La pressione sulle strutture sanitarie e’ diminuita radicalmente e attualmente possono e devono riorganizzarsi alla luce dell’esperienza acquisita, per farsi trovare preparate ad un eventuale ritorno dell’epidemia.
     
    3. La popolazione “dovrebbe” oramai aver captato la pericolosita’ del contagio, e “dovrebbe” essere in grado di mettere in pratica le misure comportamentali per adattarsi alla convivenza con la malattia: distanza fisica, mascherina nei luoghi chiusi, disinfezione mani, ecc. 
     
    Quindi sostanzialmente se non tutto, si puo’ e deve riaprire molto. Stara’ anche ad ognuno di noi evitare le situazioni che pur autorizzate, comportano un maggiore rischio di contagio. 

  16. Io non ho la tv e tanto meno vesti griffate, e come me tante persone. E se non avessi ricevuto doni da amici, non sarebbe stato facile.
    Non è semplice vivere il dramma di una tempesta se si è al riparo. 
     
    Per il resto, tornerò a non leggere i commenti scritti da qualcuno, poiché rispondere non ha senso alcuno.
     
    Have a good night.

  17. Io sarei per aprire tutto, non solo per l’economia ma semmai per la vita delle persone. Certo, ci vorrebbe molto buon senso nella gente e questo chissà se potrebbe esserci in tutti in dose sufficiente.
    Adesso l’umanità ha un grande vantaggio sul Corona virus: lo conosce! Sono ormai lontani i tempi (gennaio scorso) in cui non si sapeva cosa ci stava succedendo e le ipotesi, anche degli pseudo scienziati che hanno sparato cazzate a raffica, erano confuse. Ora si hanno delle conoscenze che ci permettono di prendere delle misure precauzionali che fino a poche settimane fa si ignoravano. Sarò ottimista, ma mi piace pensare che il virus sta avendo la peggio.
    Inoltre credo che una richiusura senza un fondato motivo di pericolo evidente porterebbe la popolazione in piazza contro il Governo a livello di guerra civile. Concordo con Luisa (mi piace chiamarla così) che di fame è difficile che muoia qualcuno. Prima di morirne potrà sfamarsi vendendo il cellulare ultimo modello, la TV schermo piatto e l’automobile, i vestiti griffati…. Di solito beni ambiti da chi meno possibilità economiche ha. Per il resto, su questo tema, non concordo con Luisa e neppure con Grazia.
     
     

  18. dire che: “una porzione di popolazione rischia la fame” questo è catastrofismo e terrorismo. La fame non la rischia nessuno tranquilli, siamo un paese dell’opulenza. Sono i piagnistei degli economisti, fino a ieri si sono gettati al macero tonnellate di derrate alimentari non consumate. Vi è lo spreco su tutto. Siamo al consumismo sfrenato e sregolato.
    Riguardo a: tutte le informazioni a disposizione sulla malattia se esclusiamo tutte quelle fasulle sono più che leciti altri 2 mesetti di chiusura totale per la sicurezza della popolazione. Il modello cinese insegna…..
     

  19. Suppongo che “Grazi” sia io, ma tu ti chiami “lusa” quindi forse ci sta. 🙂
     
    Le tue affermazioni circa la chiusura sarebbero forse plausibili se fossimo a inizio marzo, quando nulla si sapeva, oppure se tu avessi trascorso questi tre mesi (90-novanta giorni) su Marte ad attendere la prossima eruzione.
     
    A questo punto, con tutte le informazioni a disposizione sulla malattia e le possibili terapie e il fior fiore di denunce, appelli e indagini effettuati e in corso, credere a tutto ciò che è stato detto e che continua a terrorizzare una parte del popolo dormiente, si configura come una scelta precisa.
     
    In seconda istanza, affermare che possiamo permetterci di chiudere perché siamo un paese ricco, dimostra superficialità e alienazione dalla realtà, considerando che una porzione di popolazione rischia la fame. 
     
    Buon pomeriggio astratto. 

  20. l’affermazione di Bacco (e riportata nell’articolo) “rimane un virus banale che non uccide nessuno: non è capace da solo di uccidere nessuno, se non in condizioni di concomitanza con altre patologie”

    Questa me l’ero persa…., notizie dal pianeta Marte?

  21. Grazi, quando smetti di scrivere tutte le tue fandonie e piagnistei gratuiti privi di logica che ripeti da 2 mesi? Disturbano chi ha buon senso.
    Tutto ha un limite, anche i piagnistei.

  22. Tenere chiuso è certo che aumenterebbe la certezza di avere minori contagi, ma la maggior parte delle persone va allo stadio, sulle spiagge, prende aperitivi, guarda il festival di Sanremo e i talk show, segue i reality. In poche parole l’economia è mossa dall’imbecillità e le poche – perché sono una minoranza – persone pensanti e non schiave inconsapevoli del sistema, devono adeguarsi alla massa in casi come quello odierno. 

  23. I risultati dello studio di Meleam mi hanno sorpreso ma anche perplesso.
     
    Prima di tutto la dimensione del campione. Piuttosto piccolo rispetto all’intera popolazione (7000 soggetti su 60 milioni. C’è chi considera pochi anche i 150 mila dello screening attualmente in corso: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/26/test-sierologici-parisi-150mila-insufficienti-per-quadro-completo-non-selezionare-singoli-ma-gruppi-risultati-siano-noti-entro-lestate/5814452/).
     
    Poi, fra i vari risultati, le percentuali di positivi dichiarate, il c.d. “vero tasso di mortalità” (rispettivamente 30% e 2%-1% – vedi pag.7) e la distribuzione rilevata sul territorio nazionale.
    Mi sarei aspettato valori di positività più variabili fra nord e sud (viste le diverse situazioni in termini di numeri di ricoverati e deceduti).
    E, anche supponendo che si intenda “letalità” invece di “mortalità” (altrimenti è anche peggio), con questi numeri mi pare che avremmo dovuto vedere 180mila morti a fine aprile, 6 volte tanto quelli “ufficiali” di fine maggio (che sono sicuramente sottostimati, ma di così tanto?).
     
    Infine, l’affermazione di Bacco (e riportata nell’articolo) “rimane un virus banale che non uccide nessuno: non è capace da solo di uccidere nessuno, se non in condizioni di concomitanza con altre patologie” e riscontrabile anche qui:
    https://www.radioradio.it/2020/05/vaccino-e-inutile-sars-cov-2-un-virus-banale-che-da-solo-non-uccide-nessuno/
    mi pare in contraddizione con il “vero tasso di mortalità” indicato a pag.7 dello studio dello stesso Bacco.
    Il tasso di mortalità totale in Italia nel 2019 è stato dell’1,05% (fonte: ISTAT).
    Affermare che quello per la COVID-19 è dell’1% (studio Meleam) significa considerare la COVID-19 pari a tutte le altre cause di morte messe insieme (ovvero qualcosina in più di un “virus banale”, mi pare).
     
    Credo che per arrivare a conclusioni più attendibili sia meglio aspettare i risultati dei test sierologici più estesi attualmente in corso (finalmente).
    Questo articolo, ad esempio:
    https://www.corriere.it/salute/cardiologia/20_maggio_20/coronavirus-studio-donatori-sangue-milano-contagiati-1-20-prima-21-febbraio-6b45d256-9a9a-11ea-b9b1-0c64bed81692.shtml
    riporta i risultati dei test su 800 campioni da donatori di sangue di Milano, e conferma la presenza di positivi agli anticorpi già a inizio epidemia con una percentuale del 4,6% salita al 7,1% a inizio aprile. Valori piuttosto lontani dal 30% nazionale e 42% per Milano (primo step) riportato da Meleam…

  24. Notizia dell’ultimissima ora. La Ferragni sul COVID-19: E’ poco più di un influencer!

  25. Io sono per la chiusura totale ancora per 3 mesi. Tuttre balle quelle dei catastrofisti dell’economia, siamo un paese ricco e ce lo possiamo permettere.

  26. beh, mi fa piacere non essere l’unico “eretico”…
    interessanti i dati e le osservazioni.
     

  27. Ringrazio Steve per la condivisione.
     
    A questo punto, però, con tutte le informazioni a nostra disposizione, mi sembra scorretto scrivere che “il virus uccide”, considerate le scelte scellerate venute alla luce. 
     
    Per quanto riguarda l’apertura delle scuole, vi chiedo di ascoltare Silvia De Mari:
    https://youtu.be/75v7WLZjFUE
    e anche qui:
    https://youtu.be/75v7WLZjFUE
     
     

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