CAI e SASL rispondono a Riccardo Innocenti

Riceviamo, e doverosamente pubblichiamo, sia la comunicazione del presidente generale del CAI Umberto Martini, sia il comunicato stampa della Presidenza del Servizio Regionale Lazio (SASL) del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.

La risposta di Umberto Martini, presidente generale del CAI
Con riferimento alla pubblicazione della lettera inviata da Riccardo Innocenti ai Consiglieri Centrali del CAI, dal titolo “Il Soccorso Alpino ha un’altra faccia?”, ritengo doveroso intervenire immediatamente.

Premetto che, non appena pervenuta tale comunicazione, l’argomento è stato posto all’O.d.G. dell’imminente Consiglio Centrale del CAI per ogni più opportuno approfondimento.

Quel che, però, va immediatamente contestato è la pretesa “atarassia” da parte del “CAI in senso lato”: si tratta, infatti, di una affermazione gratuita, della cui infondatezza avrebbe dovuto essere ben consapevole, per primo, l’estensore della lettera, poiché ricevere risposte non condivise non equivale a non ricevere risposte.

Umberto Martini
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Ma andiamo con ordine.

  • Il socio esordisce dalla sua mancata nomina quale componente della Scuola Centrale di Alpinismo. Competente a tali nomine è il Comitato Centrale di indirizzo e controllo che, all’interno della rosa dei candidati proposti, effettua le proprie scelte in piena autonomia di valutazione e attraverso una apposita votazione segreta: se la candidatura non ha raccolto i voti necessari questo non significa “imperturbabilità epicurea” (questo è il significato di atarassia), bensì espressione di libera scelta da parte dell’Organo a ciò deputato.
  • Il socio ha segnalato fatti inerenti la gestione da parte del Direttivo del Soccorso Alpino Lazio e ammette che il C.D.C. si è occupato del caso, concedendo a coloro che vi erano interessati modi e termini per fornire documenti e spiegazioni. All’esito di un attento esame di quanto emerso, il C.D.C. ha ritenuto, motivandolo, di archiviare l’esposto, pubblicando la relativa delibera il 28 giugno 2013. Anche in questo caso non vi è stata alcuna forma di atarassia, ma un intervento tempestivo cui è seguita una specifica valutazione. La circostanza che le conclusioni cui il C.D.C. è pervenuto non siano condivise dal socio, non implica né immobilismo, né errore di valutazione. Quella da lui espressa è e resta un’opinione.
  • Il socio si duole di quella che considera una illegittima radiazione dal CNSAS. Al riguardo, come evidenzia e documenta il medesimo, è pendente un giudizio avanti il Tribunale civile di Roma e un ricorso che verrà ulteriormente trattato nell’ambito della giustizia interna e, più esattamente, avanti il Collegio dei Probiviri del CNSAS. Anche in questo caso non si comprende perché, in attesa di giudizi il cui esito non può darsi per scontato a favore dell’una o dell’altra posizione, una delle parti abbia dovuto dare enfasi al contenzioso, autoattribuendosi delle ragioni, mentre sarebbe certamente più corretto attendere il pronunciamento delle Autorità competenti. Il rilievo vale soprattutto rispetto ad affermazioni relative a pretesi “comportamenti opachi e contra legem” che, ove mai, tali potranno essere qualificati solo all’esito dei giudizi in corso.
  • Si afferma, altresì, che sono state avviate indagini da parte della Procura di Roma, in seguito ad esposti e querele “non ritenute infondate”. Anche in questo caso è doveroso attendere l’esito di tali indagini e, qualora si ipotizzassero illeciti, dovrà aversene conferma da parte di un Tribunale penale. Fino ad allora, non è consentito anticipare affermazioni che potrebbero risultare prive di fondamento.
  • Quanto al rilievo che la vicenda ha assunto, si tratta semplicemente dello strepitus che il socio estensore della lettera ha inteso provocare e, a tal proposito, non può non stigmatizzarsi tale comportamento, sottolineandosi che il buon nome del Club Alpino Italiano si tutela non solo affrontando, nei modi previsti, eventuali criticità e ponendovi i dovuti correttivi, ma anche, se non soprattutto, attendendo gli esiti di proprie iniziative giudiziali e accettando opinioni e valutazioni diverse dalle proprie.
  • Per quanto attiene, infine, il volontariato del CAI risulta codificata, come è noto, la scelta di pretendere dai propri soci che cariche ed incarichi non possano essere retribuiti, ma consentano un solo rimborso delle spese a fronte di idonea documentazione. Tale principio è stato costantemente ribadito nel tempo, ma il CNSAS, benché Sezione Nazionale del Club Alpino Italiano, gode di un elevato grado di autonomia organizzativa, funzionale e patrimoniale, non solo per proprio statuto, ma anche in forza della legislazione nazionale che, per le finalità cui è preposto, gli attribuisce una particolare posizione nel mondo del volontariato. Basti considerare, a titolo esemplificativo, l’art. 1 commi 2 e 3 della Legge 162/92, le cui statuizioni, senza che per questo venga rinnegata la qualifica di “volontari” in capo a coloro che operano nel CNSAS del CAI, prevedono che a fronte dell’astensione dal lavoro nei giorni di operatività o di esercitazioni, competa loro il trattamento economico e previdenziale, se dipendenti o una indennità, se lavoratori autonomi. Si tratta, all’evidenza, di una precisa scelta del legislatore che non snatura il volontariato di questi soci ed anzi lo riconferma in modo letterale, pur prevedendo la corresponsione di denaro a loro favore.

* * *

In conclusione: il Club Alpino Italiano intende tener fede ai propri ideali di correttezza e trasparenza e ai principi che ne hanno sempre ispirato il comportamento, ragione per cui ove criticità, irregolarità o quant’altro emergessero saranno adottati i provvedimenti associativi del caso.

Sino ad allora, però, è legittimo attendersi rispetto per quanto in corso di valutazione e accertamento o per quanto già deliberato, senza fughe in avanti che potrebbero indurre a interpretazioni negative delle ragioni che vi sono sottese.

Il Presidente generale, Umberto Martini

 

La risposta del CNSAS, Servizio Regionale Lazio – Presidenza
SASL-CNSAS-Logo

 

Alla C.A.
Dott. Umberto Martini, Presidente Generale del Club Alpino Italiano;
Ai Signori Consiglieri Centrali del Club Alpino Italiano;
Dott. Fabio Desideri, Presidente Club Alpino Italiano – Regione Lazio;
Ai Presidenti delle sezioni CAI di Alatri, Amatrice, Leonessa, Antrodoco, Aprilia, Cassino, Colleferro, Esperia, Frascati, Frosinone, Gallinaro, Latina, Palestrina, Rieti, Roma, Sora, Tivoli, Viterbo;
A Giorgio Baldracco, Presidente Nazionale del CNSAS;

e P.C.
Agli organi di Stampa;
Ai volontari del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS)

Gentili Presidenti, gentili Soci del CAI,
non è nostro uso farci trascinare in polemiche o addentrarci nel campo, a noi del tutto estraneo, delle dispute e delle controversie. Siamo però costretti – con questa nostra lettera – a difendere con orgoglio quello a cui teniamo di più: la nostra onestà e il nostro onore.

Da settimane rimbalzano sulla stampa e sui principali social network accuse infamanti rivolte al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, con bersaglio principale il Servizio Regionale Lazio (SASL).

Un socio CAI, Riccardo Innocenti – ex appartenente al CNSAS e radiato per gravi motivi disciplinari – ha intavolato una personale battaglia contro il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, tentando di infangare il CNSAS alludendo a presunte opacità nella gestione finanziaria.

L’accusa è grave e infamante. Vigliacca, perché va a colpire al cuore l’orgoglio e l’onore di chi ha scelto volontariamente di dedicare il proprio tempo, la propria fatica, la propria professionalità a portare aiuto e soccorrere gli appassionati, i turisti e gli abitanti della montagna. E’ una pugnalata che colpisce tanti Soci CAI volontari del CNSAS che non percepiscono alcuno stipendio od obolo per il loro sacrificio.

Molti dei Volontari del soccorso alpino del Lazio, fra cui i dirigenti, hanno deciso che i rimborsi a loro destinati restassero – e restino – nelle casse del SASL. Un gesto nobile e responsabile in questi tempi di “vacche magre”, dove i finanziamenti pubblici spesso non coprono neppure il necessario ricambio di attrezzature e mezzi di soccorso.

Le accuse di Innocenti, sono state respinte dopo essere state verificate. Infatti, i documenti da lui prodotti a sostegno delle sue tesi sono stati correttamente presi in esame dagli stessi Enti pubblici, dagli organi nazionali del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e dal Consiglio direttivo centrale del CAI, come richiesto dallo stesso Innocenti. Tutte le accuse sono cadute miseramente nel vuoto, verificate e vagliate nell’ordine:

 Da analisi degli stessi organi regionali del Soccorso Alpino Lazio, accusati da Innocenti;

 Da analisi del Consiglio Nazionale del CNSAS, che per volere del Presidente Baldracco ha affidato il compito di revisione dei bilanci a una società esterna di revisori dei conti. Società che ha certificato, sotto responsabilità di legge, che i conti del SASL (Soccorso Alpino e Speleologico Lazio), erano privi di qualsiasi anomalia o frode;

 Da analisi degli organi nazionali del CAI (Club Alpino Italiano), che non appena coinvolti nella vicenda hanno richiesto al Soccorso Alpino Lazio tutta la documentazione relativa a contributi pubblici, donazioni private, spese effettuate e sostenute da tutti i volontari del servizio regionale, dirigenti compresi. Anche qui il CAI non ha ravvisato alcun comportamento fraudolento o alcuna distrazione di fondi;

 Da analisi della Regione Lazio, organo che assicura da anni i finanziamenti pubblici al SASL. Anche gli uffici tributari della Regione hanno richiesto tutti i documenti fiscali, non riscontrando alcuna anomalia, confermando anzi il regolare stanziamento di fondi a beneficio del CNSAS Lazio, sottolineandone la fondamentale importanza per il lavoro effettuato da anni nel soccorrere le vittime degli incidenti montani (in un Lazio che pochi sanno essere per il 70% del territorio coperto da montagne e rilievi).

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Nonostante siano state ripetutamente respinte le tesi di Riccardo Innocenti, lo stesso ha continuato l’opera di discredito e attacco ingiustificato nei confronti del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.

Per ultimo, dopo aver preso sonore “buche” da CNSAS Nazionale, CAI, e Regione Lazio, si è rivolto alla giustizia obbligando con un esposto gli organi giudiziari a occuparsi del suo caso, con la richiesta di un suo reintegro coatto nel Soccorso Alpino. Ma come?! Chiedere addirittura ai giudici di essere riammesso in quello che si considera con tale disprezzo?

Viene da pensare che Innocenti, con questa escalation di “sparate” sulla stampa e sui social media contro il Soccorso alpino voglia costruirsi un sorta di aura da “vittima” di chissà quale complotto, per rafforzare tesi del tutto avulse dalla realtà davanti ai magistrati. Tentativi maldestri di arrivare con la “macchina del fango” dove finora ha fallito. Ma siamo certi che anche i giudici, in una prossima udienza, troveranno nei confronti del CNAS Lazio un’unica cosa: un assurdo, morboso accanimento di una persona che ha voluto riscattare errori e mancanze personali gettando palate di fango su una realtà, quella del Soccorso Alpino, profondamente trasparente e pura.

Da parte nostra resta il profondo amaro in bocca per tutto il tempo speso fra carte e burocrazia, quando il nostro pane quotidiano è fatto di corde, roccia, montagne. Ma non ci fermiamo. Il nostro onore, il nostro impegno e la nostra passione non sono alla mercé di alcuno.

Invitiamo gli amici del CAI e gli amanti della montagna che ancora non ci conoscessero, a venire a conoscerci da vicino. Troveranno nelle nostre Stazioni di Soccorso quei Volontari e soci CAI che, per davvero, rischiando la propria vita si mettono al servizio del prossimo.

Per quanto riguarda l’autore di questi attacchi spregevoli, Riccardo Innocenti, nessun rancore. Non merita neppure quello. Nei suoi confronti proviamo soltanto profonda tristezza, per il tempo perso da tutti noi per dimostrare l’infondatezza delle sue accuse e per la sensazione che le sue assurde accuse potrebbero a volte far pensare al motto: “fa più rumore un albero che cade che un foresta che cresce”.

Vogliamo però con forza che la nostra posizione sia diffusa il più possibile, anche all’interno del CAI. I Soci meritano di conoscere nei dettagli chi sono, cosa fanno e come operano i fratelli del Soccorso Alpino.

Il Presidente del SASL, Dott. Corrado Pesci

CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO
Medaglia d’Oro al Valore Civile
Servizio Regionale Lazio – Presidenza
Sede legale e amministrativa: Via Natale Balbiani, 20 – 00133 Roma – telefono: 348 6131300 – fax: 06 85376430 internet: www.soccorsoalpinolazio.it – email: presidente@soccorsoalpinolazio.it
Codice Fiscale: 97027570585 parificato alle amministrazioni dello stato per qualsiasi imposta, tassa o diritto (legge n. 91 del 26/1/1963)

 

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CAI e SASL rispondono a Riccardo Innocenti ultima modifica: 2015-03-19T01:34:27+01:00 da GognaBlog

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28 pensieri su “CAI e SASL rispondono a Riccardo Innocenti”

  1. Nessuno dice niente degli “Avvisi di Garanzia”che hanno ricevuto in Lombardia.

  2. Intervengo solo per dire che ormai i casi di mala gestione (vogliamo chiamarla così?) si sprecano, in sfregio spesso all’onestà e alla buona volontà di molti volontari che si sono allontanati, o sono stati allontanati in modo irrispettoso e molto poco trasparente; e lo posso testimoniare. E, ricordiamocelo, in sfregio anche ai cittadini italiani, i quali contribuiscono tutti al funzionamento del CNSAS (se è vero quant’è vero che percepisce contributi pubblici). E bisogna dare atto che qualcuno ha messo fuori numeri e dati, finalmente, e ci ha messo il cosiddetto “culo”. Ma nel frattempo mi pare chiaro che forse è ora di cominciare a eliminare da questa istituzione personaggi che danno risposte di questo genere (riempiendosi la bocca di trasparenza, orgoglio, infamia, onore, pane…), facendosi tra l’altro paravento della buona volontà e dell’onestà dei volontari in campo, e rimettere in discussione il “come” si vuol gestire un’organizzazione del genere; anche il momento storico mi pare lo imponga. Spero che gli organi competenti facciano bene e presto il loro lavoro e che, se c’è, tirino fuori il marcio.

  3. Con questi toni avrei più paura di chi eventualmente mi soccorresse che non della montagna.

  4. Esimio AnominoImbecille, poichè solo un cretino può sentire il bisogno di nascondersi dietro l’anonimato in un dibattito dove ognuno ci mette la faccia anche se non necessariamente le sue opinioni devono essere condivise, la tua stupidità fa si che tu, probabilmente bocciato in seconda elementare e da quel momento convinto di sapere quanto basta, non sia neppure in grado di fare l’analisi grammaticale di quanto leggi.
    Il mio concetto, infatti, si può interpretare soltanto in tal modo: “per fortuna che ci sono i volontari del SA, che, per passione e con grandi sforzi personali, si addestrano, si allenano, si aggiornano… non ci fossero loro, sicuramente in caso di necessità si mobiliterebbero tante volonterose persone (il “branco”, appunto…) che però, non avendo cultura specifica e men che meno coordinamento, probabilmente farebbero più danni che benefici…
    Pertanto era un elogio, e non una critica ai volontari del SA. Per quanto poi mi riguarda, le “Eccellenze” di cui parlo non sono certo burocrati e/o politici attaccati a poltroncine e cariche, ma bensì tecnici e specialisti del SA coi quali ho spesso condiviso, sul campo e nell’arco di quarant’anni di attività, momenti difficili, e capaci di “inventare” manovre e azioni in situazioni “impossibili” rischiando la propria incolumità per portare a casa, spesso, degli imbecilli tuo pari. Tanto ti dovevo.

  5. Mah me par che siamo alle solite tutti bravi dir cosa non va e a lamentarsi, a partir dai siori Avvocati che i ghe campa, ma poche idee sul da farsi…non è così che si migliora!
    Interessante Frignani: son d’accordo bisogna prender l’accetta e ridurre il CAI di un bel po’, per fare le cose giuste! piu’ formazione, iniziative, insomma piu’ montagna – meno scartoffie! Avete visto la discussione sul bidecalogo! Io dico via i vertici! ma non cambiamoli con nuovi avvocatucchi e politici de tersa fascia…struttura piu’ snella. La Francia è il paese piu’ dirigista e centralista del mondo, eppure club alpino e soccorso francese sono una frazione minuscola di quelli italiani!! Tagliare tagliare tagliare. I soccorsi francesi non mi sembran peggio dei nostri..

  6. Ragazzi ragazzi….fondi fondi fondi….ma se un Presidente Cansas con una passeggiata in elicottero Roma-Vicovaro Vicovaro-Roma potrebbe garantire la vita annuale dell’intero corpo soccorritori…di cosa parliamo???che siamo cresciuti pane vino e montagna???…no non credo proprio…anzi tutt’altro!!!..è vero non sono affari nostri sicuramente, ma non passiamo neanche però per poveri eroi squattrinati….

  7. In Lombardia stesso problema..infatti la GdF sta indagando,proprio oggi sul sito Lecco notizie e’ uscito questo articolo.

  8. quoto skatta, visintini, michelazzi e diversi anonimi :o)

    dopo molti anni di cai, istruttore e soccorso me ne sono andato sbattendo la porta. provo ribrezzo verso le tartufasse risposte ufficiali che suonano molto “lupesche” (giusto per rifarci a fatti di questi giorni).

    un penoso e retorico apparato burocratico e di potere.

    con buona pace dei fessi che dedicano tempo ed energie proprie.

  9. Direi di mettere anche il CAI in mano a Matteo Renzi, così sveltirebbe le pratiche e quelli del Fatto Quotididiano non oserebbero intralciarci.

  10. Bene dunque, siamo tutti d’accordo che la sede opportuna per decidere della materia del contendere amministrativo e pecuniario è il tribunale. Ma parlare del rapporto tra volontariato e professionismo, della natura di quello che il CAI è e dovrebbe essere, è un’altra storia.

    Qualche passo avanti. Iniziano a emergere pezzi (in un Anonimo in particolare) di un dibattito piu’ utile e costruttivo, e anche capace di coinvolgere nuove energie anziché ad allontanarle (come hanno fatto temo alcuni) dal nostro mondo, un dibattito sul CAI che si vuole, sul soccorso che si vuole.

    Perché certe organizzazioni, in assoluto, finiscono per essere migliori? Perché si interrogano piu’ efficacemente sul proprio destino e sulla propria visione, e sono capaci di mettere in pratica i propri programmi.

    Dunque meno vicende personali, meno legalese e magari qualche proposta interessante sul da farsi per un CAI e CNSAS migliori. Inizio da un invito: confrontare i siti web del cai, dell’omologo (quasi, essendo federazione) francese (www.ffcam.fr) e americano (americanalpineclub.org).

    Una osservazione semplice: il CAI è un mostro burocratico e amministrativo. I suoi omologhi hanno una struttura snellita, liberata, depotenziata, per fare meno cose, ma piu’ importanti. Un esempio. Organigramma dei francesi (http://www.ffcam.fr/tzr/scripts/downloader2.php?filename=T004/fichier/2a/36/hetou581niu&mime=application/pdf&originalname=Organigramme_si_ge-m_j_mars_2015.pdf) e organigramma del CAI (http://www.cai.it/fileadmin/documenti/Amministrazione_trasparente/Organizzazione/Organigramma_9_14.pdf). Quello italiano è completamente spostato su amministrazione e burocrazia. Le risorse dedicata all’attività in montagna sono enormemente inferiori.

    E’ solo un esempio ma credo sia importante.

  11. Devo dire che la questione sollevata da Innoceniti mi ha incuriosito molto. In questa diatriba non posso dare ragione a nessuna delle parti, però sono perplesso dalle risposte date, che non chiariscono bene i punti della questione. Mi voglio soffermare solo su alcuni aspetti. Innocenti parla di firme false per i rimborsi e dell’ acquisto di una Smart. In nessun risposta si entra nel detteglio rigurdo la questione firme. Inoltre si parla di volontari che rinunciano ai rimborsi in quanto non ci sono i soldi. Bene, se fossi un volontario chiederei spiegazioni ben precise e convincenti sulla cifra spesa e sull’utilità di codesta automobile, che possiedo e che non porto in montagna! Inoltre, e spero di non sbagliarmi, non si vuole mettere in discussione l’operato dei volontari e del SASL, bensì solo di alcune vicende ben circostanziate. Comunque é più che lecito porsi qualche domanda, soprattutto anche per le risposte date.

  12. Sono d’accordo con Stefano Michelazzi.

    E ringrazio Alberto Benassi e Skatta;
    perchè certamente nel CNSAS ci sono persone sia generose che con i coglioni,
    ne ho conosciute.

    La risposta del presidente del CAI,
    nel solito burocratico avvocatese
    mi sorprende per “sommessa” tesi accusatoria tra le righe
    (mi sarei aspettato un più usuale ponzio-pilatesco distacco)!

    E la risposta del tipo del CNSAS Lazio è deprecabile anche solo per i toni usati.
    Risposte che paiono avvalorare il sospetto di una situazione di malaffare di sistema.
    Evvabè, rimettiamoci “nelle mani” della magistratura.

    Ormai in sta Italia con valori in caduta libera,
    anche decidere, nella quotidianità, della più infantile delle questioni etiche
    è diventata una “scalata dell’impossibile”.

  13. Sono in completa sintonia con SKATTA . Leggend il tuo scritto mi ci sono rivisto. Sono stato anchio per 20 anni volontario di soccorso alpino. Poi ho dato le dimissioni. Le ho date quando da noi che si faceva tutto in forma disinteressata e per puro spirito altruistico (in fondo tutti potremmo averne bisogno) si pretendeva un impegno da professionisti ma senza soldi. I materiali ce li compravamo da noi.

    Noi a fare il lavoro sporco, a faticare, aprendere acqua e neve, a rischiare. Gli altri (dirigenza varia) con la pancia bella grossa e la bocca piena di bei discorsi burocratici a prendersi la gloria .

    Che ci vada il Sig. Martini a fare il soccorritore. Vediamo se ne è capace come a scrivere delle pagine di burocratese incomprensibile.

  14. Nella mia lunga attività di “Volontario” nel CNSAS per 15 anni, arrivando ad essere un TSA, ho avuto l’onore di conoscere e condividere esperienze con persone fantastiche, che ricorderò per sempre. Giorgio Bertarelli, Dino Fiorelli, Emanuele Gianera, Danele Chiappa e tanti, tanti ancora in attività.
    Dopo un’attenta riflessione e con grande rammarico diedi le dimissioni dal CNSAS, non trovandomi più in sintonia con lo spirito di solitarietà. Ho sempre dato tutto il mio massimo impegno, sacrificando come molti, il lavoro, la famiglia, per fare quello che ci veniva da dentro il cuore. “Non ti preoccupare, torno subito”, dicevo alla mia famiglia quando partivo a fare un soccorso.
    Non ho mai chiesto nulla e mai niente mi è stato dato, i primi anni ci pagavamo noi l’attrezzatura e l’abbigliamento.

    Ma proprio da quelle persone che fanno le mie stesse cose e sono pagati, ho avuto le più grandi delusioni. Proprio quelle persone pretendevano da me e da noi quell’impegno e professionalità che solo loro si potevano permettere (come se fossimo stati al lavoro). Svalutando quindi e denigrando l’impegno, la passione, la devozione dei volontari che lasciano il proprio lavoro di Falegname, Cuoco, Gelataio, per partire a fare un Soccorso, che sono il cuore e l’anima del CNSAS.

    Potrei raccontare le stesse cose viste e subite da Riccardo Innocenti, che ha la mia più sentita solidarietà. Ma sono cose che mi fanno male, non è omertà, perché voglio ancora bene a questa grande organizzazione.

    Leggendo la risposta del presidente CAI, non posso che essere contento dopo più di 25 anni (senza mai prendere l’aquilotto d’oro) di non far parte più del CAI e di non aver più rinnovato il bollino.

    Continuo e spero continuerò ancora per tanto ad andare in Montagna a fare dell’Alpinismo. E come è già capitato, ad aiutare chi è in difficoltà e ha bisogno di aiuto (in maniera gratuita e disinteressata).

    Buone salite a tutti. Un abbraccio a Riccardo, un alpinista qualunque, un amico di Kima.

  15. La logica mi spinge concordare con le risposte di Stefano Michelazzi e Massimo Pantani . Se non sbaglio si è parlato di firme false e di spese per le divise rimborsate ma non a chi le ha acquistate !! E tutto ciò dovrebbe essere stato documentato . Ma non mi sembra che su questi fatti siano stati dati chiarimenti altrettanto documentati, ma solamente un parere (ovviamente auto-tutelativo), perciò ho avuto l’impressione che le risposte date dalle “autorità” del CAI alle accuse di R. Innocenti siano quelle che verrebbero date a chi “chiedesse all’oste se ha il vino buono”….. Mi spiace molto constatare che anche nel CAI si preferisce “mettere tutto a tacere” e addirittura criminalizzare chi ha osato turbare la quiete invece che indagare seriamente ed eventualmente eliminare le “mele marce”. Del resto basta conoscere un po’ la Storia e soprattutto la Politica italiana per capire che così “è sempre stato e sempre sarà”…..

  16. Esimio dott., prof., ing. rag. Stefano Michelazzi,

    la diffido dall’usar la parola ”alpinismo” in un articolo in cui capeggia la foto del nostro esimio e beneamato/merito presidente Martini.
    Altrimenti il consiglio direttivo dei probiviri del KANSAS la diffidera’ sedutastante per ”ossimoro estremo”.

    😉

    Il punto e’ che da noi la A di CAI sta per alpino…quello con la penna ma soprattutto con la polenta al sugo e la boccia di rosso.
    Vero nel CAI e nel soccorso.
    E se nella ”base” ci son tanti volontari (scuole e soccorso) che si fanno il mazzo, aggratis, e (alcuni) son pure buoni alpinisti (oooppppsss!!!)…piu’ si sale nelle responsabilita’ e piu’ i ”panciagustai” aumentano.
    Cosa in realta’ giusta visto che rappresentano la grande maggioranza dell’associazione…che di ”panciagustai” e’ fatta.

    In Francia il dominus del CAF fu per decenni un certo Devies (-Gervasutti)…poi Herzog…e via dicendo.
    In Inghilterra si son succeduti i grandi…e l’attuale (Fowler) collezziona ”piolet d’or”…
    Da noi a Cassin trovarono i finti problemi al cuore pur di lasciarlo fuori dal palcoscenico K2…
    Possibile che non si possano avere alpinisti a capo di un club di alpinisti???

    Sicuro che di abusi ce ne siano ovunque…ma ad esempio in Francia, con i soldi del contribuente, oltre qualche eventuale abuso, finanziano varie spedizioni e 17 (diciassette!!!) gruppi ”espoir” dove seguono (per due anni) una dozzina di ragazzi dai 16 ai 25 anni su vie dal TD in su!!
    Piu’ un gruppo ”excellence”, sempre di giovani…con livelli su roccia/ghiaccio/misto astrali…seguiti per 2 anni su alcune delle vie mito delle alpi (stile ”divine providence” o ”no siesta”…) e con alla fine dei due anni pure una spedizione…
    (e mica sulla normale di un panettone…ad aprire vide in alaska/pakistan dall’ED in su…).
    Il tutto selezionato sul solo merito (tipo selezione guide).

    Questo e’ ”parlare di montagna”…quello che si legge nell’articolo son frasi di burocrati, per burocrati…a gestire fondi di un’associazione ”burocratica” di panciagustai (vertici e maggioranza dei soci).

    Insomma, da noi dovrebbero cambiare il nome in Club Panciagustaio Italiano…e chi s’e’ visto s’e’ visto.

    Magari andrebbe fondato un nuovo club…che promuova l’alpinismo (come da articolo 1 del CPI !!!).

  17. Luca Frignani, ti vedo (il Lei in montagna non si usa e qui si parla di montagna) ben consono alla polemica… 😉
    Alontanarsi o meno?
    Affare personale, qui non si tratta di dar ragione all’uno o all’altro, qui si tratta di indagini in magistratura le ragioni si vedranno alla fine e se qualcuno non vuol sentirne parlare è affar suo…!
    E chiudo qui senza ulteriori risposte, sennò altro che polemica…

  18. Caro Stefano Michelazzi, vedo che anche davanti ad argomentazioni che cercano di essere equilibrate, prosegue dai sostenitori del Socio la linea del Marchese del Grillo, altrimenti detta “io sono io, voi non siete un …”. Il che mi rafforza nei mei sospetti.
    Sottolineo che non pretendo di capire nulla di piu’ degli altri, ma che questo atteggiamento mi allontana, e soprattutto temo allontani anche molti altri, per i motivi indicati sotto. Se si vuole questo…

  19. Caro Luca Frignani, dal 1863 il Club Alpino Italiano opera sul territorio. è inserito nell’elenco degli Enti morali (anomalia assoluta a mio avviso ma questa è un’altra storia) e come tale riceve fondi e sostentamenti pubblici in percentuale.
    Non è perciò il gruppo di appassionati della domenica ma un’istituzione pubblica a tutti gli effetti, seppure come accennato piuttosto anomala nel suo inserimento giuridico…
    Non parlarne quando scoppia lo scandalo (perché a questo punto di ciò si tratta) sarebbe oscurare al pubblico (coloro che pagano) una realtà che vivono senza saperlo.
    Certo è che per qualcuno, l’ignoranza a volte è meglio della conoscenza, ma non per tutti.
    Che la montagna non sia questo mi trova concorde come la montagna non è cariche istituzionali seminate qua e là a chi la montagna la vede forse in cartolina o la apprezza in varie cene e fastini vari presso il “rifugio” raggiungibile comodamente in pullmann…
    Non tutto è così? Verissimo ma qualcosa così c’è e va smascherato per il bene stesso di chi non la pensa in un certo modo e vive il CAI come associazione di passioni piuttosto che corpo politico.
    Il CNSAS… bene ricordiamo Vermicino e ciò che accadde? Perché li si vide ciò che anima i volontari (per chi non fosse al corrente di ciò che accadde non nella sostanza del fatto ma nei risvolti: si trova parecchio materiale in internet), ma non era certo ciò che sta accadendo oggi dopo la creazione di vertici vari…
    Vogliamo parlare della nuova legge lombarda sul soccorso alpino?
    Perciò anche in questo caso parlarne è d’obbligo visto che si parla di costi del soccorso da far pagare agli infortunati e c’è il sospetto di azioni illecite o illegali all’interno dell’associazione (che parlare ancora di associazione mi sembra poco consono…)
    Innocenti è un megalomane esibizionista?
    Se si ragiona su ciò a cui va incontro con le sue querele e denunce varie mi sa che siam lontani da un atteggiamento del genere, a meno che non sia masochismo all’ennesima potenza…
    Valuterà e deciderà ovviamente la magistratura se vi siano i luoghi a procedere, se ciò che è stato denunciato sia un delitto e se e quali siano i colpevoli nel frattempo però parlarne non è reato e riferire di ciò che sta accadendo non è polemica ma descrizione dei fatti e mi sembra che lo spazio, almeno in questo blog, sia stato dato ad ambo le parti.
    Se nei commenti vi trova qualcosa di polemico, aldilà di sacrosante considerazioni generiche e personali, mi sa che di alpinismo ne mastica pochetto, visto che da sempre la polemica è motore di questa attività e ne sanno qualcosa molti grandi personaggi dell’alpinismo…
    In questo caso si tratta di notizie e come detto senza parzialità!

  20. Il mio punto è semplice, ha un aspetto di merito ed uno di metodo, e cerco sinceramente di esporlo in modo equilibrato perché non conosco i fatti. Nel merito solo gli organi giudiziari possono a questo punto dare un giudizio su una vicenda così specifica e complessa, dove si parla di illeciti civili e penali. Non ci chiariremo le idee rimbalzando lettere querele e perizie sulla stampa.
    Nel metodo, purtroppo è così poco utile a chiarirsi le idee una polemica del genere (che in più mescola, creando ulteriore complessità, le vicende sulla rendicontazione ad altre considerazioni generali sulla natura del sodalizio e del volontariato), che prevale di gran lunga un altro fattore: la polemica, così posta, inevitabilmente getta un’ombra sull’immagine dell’associazionismo e volontariato di montagna nel suo complesso (e aggiungo: forse a ragione, ma forse no), specie per il pubblico che non lo conosce bene (pensate ai lettori medi del Fatto), visto che il CAI che ha una modesta esposizione pubblica e mediatica.
    Questi lettori superficiali tornano a casa con l’idea: l’associazionismo ed il volontariato di montagna e di soccorso alpino sono un bel casino, e c’è probabilmente di mezzo del malaffare. Arrivo a dire che probabilmente i più sommari, incarogniti e disinformati (e sono tanti) pensano: sono tutti ladri. Alla fine il risultato della polemica del Socio, forse animata dalla miglior fede, mi sembra dunque quello di fare confusione sul nostro mondo – un assist ad affermazioni come quella di Gramellini.
    In conclusione ciò dunque lascia, e mi spiace ma temo sia inevitabile, il sospetto che il famoso Socio sia più interessato ad una rivalsa personale e a ottenere pubblicità, piuttosto che a verificare fatti sospetti (cosa che rimane fondamentale) o ad animare un PIU CHE LEGITTIMO dibattito sul CAI. Personalmente mi vien voglia di star molto ma molto lontano da figure del genere. Non credo sia un risultato che fa bene alla montagna. La montagna non è questo.

  21. Michele Dalla Palmascrive : “anzichè un branco di sicuramente volonterosi ma poco professionali soccorritori improvvisati”
    Tu avrai frequentato anche le eccellenze del soccorso alpino, ma di soccorso alpino non ne sai proprio nulla …. ti auguro solo di farti male di giorno (orario lavorativo) con bel tempo ….vedrai che magari arriva una bella eccellenza “panza compresa” e sei a posto !!!

  22. Il Sig.Riccardo Innocenti visto che è un avvocato e ha i mezzi e le capacita dovrebbe verificare cosa sta succedendo in Lombardia ….rimarrà sconvolto…

  23. Io non credo di essere un giustizialista. Non lo sono mai stato, né per indole, né per cultura. Per cui seguirò, curioso, lo svolgersi del percorso che la magistratura ha intrapreso. Però so leggere. E un’idea, intanto, me la sono fatta. Quello che è certo è che “le allusioni a presunte opacità finanziarie” (così risponde il CNSAS Lazio al socio Riccardo Innocenti) non sono né allusioni, né presunte. Si tratta di episodi ben documentati e attribuibili – in modo circostanziato – a “nomi e cognomi” di responsabili (o co-responsabili) di facile individuazione. Che adesso tali personaggi o gli organi da essi rappresentati (accusati, alla fin fine – diciamolo -, di aver falsificato firme e di essersi intascati soldi altrimenti destinati ad attività istituzionali del CNSAS…) gridino allo sdegno e al complotto, ponendo come loro massime argomentazioni di contraddittorio (a) il fatto di essersi auto-analizzati (!!!) e, avendo affidato a se stessi il controllo dei bilanci, avere riscontrato che no, non è successo niente (ma va? ma pensa…) (b) che i fondi da parte della regione Lazio sì, sono sempre stati regolarmente stanziati (ma che… mi prendi per i fondelli? Lo so già che i soldi li hai presi… quello che dovresti dirmi, magari, è dove sono finiti!)… Beh, tutto ciò fa sorridere. E poi piangere. Entrambe le risposte, del Presidente CAI e del CNSAS Lazio sono gravemente insufficienti per documentazione, riscontri e argomentazioni. Cosicché, dopo tali risposte, ho ancora più l’impressione – spero tanto di sbagliarmi – che chi infama e getta discredito sul CAI e sul Soccorso Alpino non sia “l’infame accusatore” Riccardo Innocenti… Comunque una brutta storia per chi, come me, da decenni opera nell’ambito del CAI… E coi rimborsi ci è sempre andato in perdita.

  24. Mah sì dai… tarallucci e vino e siam tutti più contenti!!!
    Spero che, se le accuse sono fondate, la magistratura scavi a fondo e non si fermi davanti a qualche potere forte come purtroppo troppe volte in questo Paese si è, quantomeno sopsettato (è più facile infilare un cammello con tutta la famiglia nella cruna dell’ago che trovar le prove…).
    Se tutto è andato come lo ha esposto Innocenti le lettere di “chiarimento” dimostrano quantomeno un tentativo di difesa col metodo del fango… e mi fermo qua…!
    “Il socio” ha un nome o magari Martini si è troppo immedesimato in una veste istituzionale piuttosto che nei panni del presidente di un club alpino, associatore di passioni e non di poteri?
    “Invitiamo gli amici del CAI e gli amanti della montagna che ancora non ci conoscessero, a venire a conoscerci da vicino.” Pesci, cos’è la sua proposta, un invito a farsi male in montagna e farsi soccorrere dal CNSAS???
    Meglio toccarsi va…
    Oserei dire, che l’eleganza non è di questi scritti!

  25. Da “esperto” e ormai “vecchio” alpinista, che ha avuto spesso la fortuna di operare a fianco di autentiche eccellenze del Soccorso Alpino, e conoscendo la preparazione e la meticolosità – frutto di costante aggiornamento e pratica – di alcuni dei suoi tecnici, esprimo semplicemente una mia opinione: se, malauguratamente, un giorno dovessi aver bisogno di essere “soccorso”, vorrei che a farlo fossero degli autentici e correttamente pagati professionisti, ancorchè volontari, anzichè un branco di sicuramente volonterosi ma poco professionali soccorritori improvvisati, spinti solo dalla loro passione.
    In situazioni di emergenza non c’è spazio per l’approssimazione e l’improvvisazione non consapevole, pertanto mi auguro che si continui a pagare correttamente i tecnici volontari del soccorso Alpino (che sono volontari in quanto sacrificano tempo, giornate e capacità che potrebbero impiegare altrove in modo più redditizio) e a realizzare corsi di formazione sempre più accurati. Con niente non si fa niente…
    michele dalla palma

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