Si chiamano climate litigation e sono le cause intentate dai cittadini a governi e istituzioni per i danni recati dal cambiamento climatico. Si stanno diffondendo in numerosi Paesi del mondo, dagli Stati Uniti all’Europa, e i giovani sono protagonisti, gli stessi che si sentono minacciati dalla crisi climatica e che per farsi sentire organizzano manifestazioni, scendendo in piazza. Ma come si colloca l’Italia in questo contesto?
Cause di climate litigation
di Sonia Biasutto
(pubblicato su piemonteparchi.it il 23 novembre 2023)
Sono i giovani la fascia di popolazione maggiormente interessata all’emergenza climatica. Una spiccata sensibilità verso le tematiche ambientali unita al senso di incertezza per il divenire, portano sempre più ragazzi e ragazze ad appellarsi perfino alla legge, nel tentativo di essere ascoltati. La tesi che li accomuna è, nelle sue varie sfumature, sempre la medesima: la violazione dei diritti che dovrebbero garantire a tutti un buono stato di salute correlato a un ambiente sano in cui vivere. A conferma di questa tesi, arriva il Report dell’anno 2023 sul Global Climate Litigation che a dicembre 2022 ha contato un totale di 2180 denunce sui danni causati dal cambiamento climatico alla salute delle persone, contro le 884 del 2017. Stiamo parlando delle climate litigation che costituiscono quegli atti legali in materia ambientale, portate avanti da cittadini e organizzazioni sotto forma di denuncia delle istituzioni.
Due ragazze, trentatré Paesi
Le giurisdizioni imputate nelle climate litigation sono le più variegate: si parte dai tribunali cittadini fino ad arrivare a contesti ben più grandi, come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Ed è proprio quest’ultima la protagonista delle vicende che hanno di recente interessato il nostro Paese: nel 2021, due ragazze italiane di 18 e 22 anni hanno sporto denuncia contro 33 Paesi europei. La prima, originaria di Matera, affermava di soffrire di problemi di salute sia fisici (allergie), sia psicologici. Le sue preoccupazioni riguardavano, fra altre, la possibilità futura di continuare a vivere nella città natia: Matera è infatti luogo soggetto a sempre più frequenti inondazioni e picchi di calore nella stagione estiva.
La seconda ragazza, proveniente da un piccolo paesino vicino alle Dolomiti, lamentava problematiche di disagio psicologico presenti fin da giovane età, e dovuti ai danni recati dal cambiamento climatico. Un esempio su tutti, la tempesta Vaia che, nell’ottobre del 2018, causò ingenti danni alla montagna veneta arrivando a sradicare circa venti milioni di alberi.
I 33 Paesi in questione contro i quali le due ragazze italiane hanno sporto denucia sono tutti membri dell’Accordo di Parigi e comprendono i 27 stati dell’UE, Norvegia, Svizzera, Regno Unito, Ucraina, Turchia e Russia. Le denunce asseriscono che le parti imputate non abbiano adottato misure adeguate nel contrastare il cambiamento climatico, andando così a violare i diritti fondamentali dell’uomo che prevedono il diritto a un clima stabile e sicuro, requisito indispensabile per la conduzione di una vita dignitosa da un punto di vista sanitario, sociale ed economico. La richiesta è, in entrambi i casi, quella per gli Stati di intraprendere azioni di contrasto alla crisi climatica.
Le cause delle Associazioni ambientaliste
Altro caso di denuncia a Governi e Istituzioni, riguarda l’Organizzazione non governativa A Sud e oltre 200 querelanti che, nello stesso anno, al Tribunale Civile di Roma hanno fatto causa al Governo Italiano, accusandolo di aver fallito nel perseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi per quanto riguarda il contenimento delle temperature.
Di queste 200 persone, da giovani attivisti a enti di ricerca e avvocati, 17 sono minorenni d’età. Tra i vari nomi dei partecipanti figura anche quello del meteorologo Luca Mercalli, che al riguardo si esprime così: “Le problematiche ambientali e climatiche sono ben conosciute da oltre 40 anni. Ho passato la maggior parte della mia carriera circondato da affermazioni e dichiarazioni sulla sostenibilità ambientale e ora anche sulla transizione ecologica, ma in seguito a queste dichiarazioni non sono mai state messe in atto azioni concrete. Per questo motivo faccio causa allo Stato italiano”.
Anche questa causa – la prima promossa contro lo Stato italiano – si colloca all’interno di una campagna di climate litigation denominata Giudizio Universale che accusa lo Stato italiano di inadempienza al contrasto dell’emergenza climatica e che richiede una riduzione di emissioni dei gas serra del 92% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990: obblighi dello Stato dettati da accordi internazionali (tra cui l’Accordo di Parigi), dalla Costituzione italiana e da norme europee.
Evento ancor più recente, di maggio 2023, è la causa intentata dalle ONG Greenpeace Italia e ReCommon assieme a dodici cittadini italiani, ai danni dell’azienda petrolifera Eni.
A esser citati in giudizio anche i suoi azionisti, il ministero dell’Economia e delle Finanze italiano e la Cassa Depositi e Prestiti. La motivazione è da imputarsi alla produzione di combustibili fossili e al loro utilizzo per la produzione di energia elettrica. Il problema risiede proprio nella combustione di questi ultimi, evento che provoca l’emissione di gas serra, dannosi per l’ambiente.
Le proteste in piazza
Le manifestazioni in piazza per il clima sono probabilmente più conosciute delle climate litigation e le organizzazioni che se ne occupano sparse sul territorio italiano sono numerose. Si tratta spesso di reti gestite in maniera volontaria, da persone che hanno a cuore le tematiche ambientali e che sperano, tramite atti di disobbedienza civile di diversa declinazione, di ottenere attenzione da parte delle istituzioni.
I Fridays for Future è sicuramente la realtà più conosciuta e riconosciuta, tanto a livello nazionale quanto a livello globale. E’ nata dall’azione di Greta Thunberg che nel 2018, appostata davanti al Parlamento svedese, mise in atto uno dei primi eventi di protesta ambientale che si sarebbero tradotti di lì a poco in un movimento globale di sciopero per il clima. Queste giornate di scioperi e manifestazioni, in cui i partecipanti richiedono a Stati e Governi maggiore impegno nel contrasto alla crisi climatica, hanno preso piede in numerosissimi Paesi a livello globale, compresa l’Italia, richiamando l’attenzione di molti giovani, soprattutto studenti.
Solamente venerdì 6 ottobre scorso, in oltre 35 città italiane tra cui Torino, Roma e Bologna, ha avuto luogo uno sciopero per il clima che in Sardegna ha preso forma come un vero e proprio funerale di Stato: “Sardegna: defunta nel 2050 a causa dell’utilizzo di combustibili fossili” è quello che si legge nella locandina.
Gli Extinction Rebellion Italia sono un movimento nato in Inghilterra nel 2018 che segue le orme dei Fridays for Future, presente anche nel nostro Paese. Opera tramite azioni di disobbedienza civile perseguendo i principi della non violenza. Una di queste è avvenuta la mattinata del 23 ottobre: l’accesso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato bloccato da un gruppo di manifestanti travestiti da Pinocchio. La dimostrazione si è svolta pacificamente e la decisione di utilizzare Pinocchio come mascotte è stata una forma di critica alle politiche del governo italiano che, nonostante i continui avvertimenti da parte della comunità scientifica, continua a sminuire se non addirittura negare, l’evidenza dell’emergenza climatica, oltre a non rispettare gli impegni internazionali assunti per contrastarla.
Youth for Climate, forse meno conosciuta rispetto alla realtà dei FFF, è un’iniziativa globale co-guidata dal Governo italiano e dall’UNDP (United Nations Development Programme) creata e pensata per i giovani. Il progetto vanta una forte comunità online, che include circa 7000 giovani da tutto il mondo, ma anche organizzazioni internazionali, comunità scientifiche ed enti appartenenti al settore privato che in rete possono scambiarsi idee, esperienze e opportunità inerenti alle tematiche ambientali e climatiche.
Nel 2021 è stato stilato il Youth4Climate Manifesto, che raccoglie le iniziative e le idee di 400 giovani con lo scopo di presentarla ai governi durante la COP26 della Convenzione ONU sul clima.
Ultima Generazione è un’organizzazione di protesta ambientale contro il collasso eco climatico che, mobilitando persone da tutta Italia, compie azioni di disobbedienza civile nonviolenta. In questo contesto, è stata lanciata la campagna Fondo Riparazione, che richiede l’istituzione di un fondo preventivo del valore di 20 miliardi di euro da avere sempre a disposizione per contrastare i costi derivanti dai danni della crisi climatica, in particolar modo in riferimento a calamità ed eventi estremi.
Ultima Generazione è anche co-fondatrice della Rete A22, rete internazionale di confronto su strategie, metodi di azione e mobilitazione che collabora con altre campagne di disobbedienza civile estere che si battono per l’emergenza climatica, chiedendo l’intervento e la concretizzazione di azioni da parte di istituzioni e governi.
Infine, collaborare
Dalla salute fisica e mentale, fino ad arrivare a danni economici, che si traducono in violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo: queste sono le problematiche derivanti dal cambiamento climatico, in Italia come nel mondo, e riguardano tutti, toccando ogni ambito della vita.
Dall’attuale situazione si evince che, più che una mancata consapevolezza della gravità della situazione a livello individuale, manca molto spesso a livello istituzionale una corretta conoscenza delle problematiche, e soprattutto una risposta strutturata indispensabile nel fronteggiare la crisi climatica. L’auspicio è che la nascita di movimenti ambientalisti nonché il fenomeno globale delle climate litigation, che con le cause riportate alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono l’esempio più estremo, possano smuovere le acque e incentivare una collaborazione tra società civile e istituzioni di cui il clima oggi ha sempre più bisogno.
Per approfondimenti
Climate Change Litigation Database
Urgenda
Giudizio Universale
Fridays For Future Italia
Youth4Climate
Ultima Generazione
Extinction Rebellion Italia
Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
A Sud
Articolo de Il Post
Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Sinceramente non penso che le cause giudiziarie siano la strada migliore per preservare l’ambiente o favorire la coscienza ecologica, però reagire con “va bene le proteste ma non devono infastidire la ggente”, “piove governo ladro”, Mattarella, comunisti e 50000€ rende ben chiaro ciò che siamo: dei poveri, obsoleti vecchi coglioni!
Non saprei, Bertoncelli.
Fai le tue valutazioni politiche ( 🙂 ), trovati eventualmente un buon avvocato e chiedi a lui.
Io, in primavera dell’anno scorso, ho avuto il garage allagato in un condominio dove ho un appartamento a Bologna, per esondazione di un torrente.
Di autospurgo, come condominio, abbiamo speso 20 mila euro solo per svuotare i locali dal grosso della smalta.
Però io non ho ancora visto il becco di un euro di rimborso, quindi forse non sono la persona più adatta a cui chiedere.Maledetti bolscevichi che causano le alluvioni!
Caro Balsamo, per la prima volta nella storia del forum concordo con te: è tutta colpa dei bolscevichi.
P.S. Dammi un consiglio: bastano € 50.000?
O dovrei forse soprassedere dato che ora al governo ci sono i camerati?
Per una volta che si chiede conto a chi doveva agire (istituzioni) di non aver agito, la si butta in burletta.
Interessante…
Comunque, Bertoncelli, se venivi su per la settimana del 25, di neve ne trovavi anche troppa.
E una roba simile a fine aprile non s’era mai vista a memoria di Balsamo.
Non che il cambiamento climatico o le attività umane c’entrino qualcosa. Io non so come, ma dev’essere colpa dei comunisti, in qualche modo 🙂
Come avevo già scritto l’altro giorno, mi ero ripromesso di non commentare piú in Totem e Tabú, per ordine tassativo del cardiologo (“Lei, Bertoncelli, rischia le coronarie!“).
Tuttavia la carne è debole e quando mi si presentano chicche come la climate litigation (sic), uno come me non può lasciarsi sfuggire l’occasione.
E cosí mi alzo in piedi e grido al forum: “Per me la climate litigation è una cagata pazzesca!” (cfr. Fantozzi rag. Ugo).
Se piove e’: “governo ladro” per la neve credo che il responsabile sia Mattarella.
Lo scorso inverno è nevicato pochissimo sull’Appennino Tosco-Emiliano. Non ho potuto salire nemmeno uno dei miei amatissimi canaloni del monte Giovo.
Secondo la diagnosi autorevole di un luminare della medicina, ora “lamento problematiche di disagio psicologico”.
In parole povere, sono perennemente scazzato. In base alla prognosi, lo stato di scazzamento è destinato a durare almeno fino al prossimo inverno, sperando che poi nevichi.
Che dite? Posso citare per danni lo Stato italiano? Cinquantamila euro potrebbero bastare?
Il tema dei danni ambientali è il più rilevante dei giorni nostri. Lo percepiscono di più le generazioni di giovani e giovanissimi, perché quelle dei “vecchi/maturi” inconsciamente “sanno” che, nel lasso di tempo che resta a loro disposizione, non si arriverà all’ irreversibile invivibilità del pianeta. E’ quindi un terreno di scontro generazionale, una specie di Sessantotto in salsa post moderna. Bene fanno i giovani a protestare per il loro futuro, ma la modalità è determinante sull’efficacia delle loro rivendicazioni. Le cause presso le congrue sedi istituzionali sono una cosa. Invece le proteste di piazza caotiche e fastidiose non producono sensibilizzazione dei “vecchi”, anzi. Ultima Generazione che sporca (spesso gravemente) i monumenti e/o blocca le autostrade innesca solo fastidio nella popolazione e la allontana dalla causa. Idem con patate le proteste degli ultimi mesi, in cui la sensibilizzazione climatica si mescola in piazze caotiche con generiche rivendicazioni sindacali e bandiere della Palestina (con annessi slogan antiisraeliani). Si confeziona solo un confuso minestrone che infastidisce e allontana dalle richieste di natura ambientalista.
Suggerisco un confronto con l’ultimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, L’età fragile, Torino, Einaudi, 2023. La giovane protagonista supera la fragilità della sua condizione psicologica con l’impegno politico: allo sterile ripiegamento in sé stessa sostituisce la lotta contro la speculazione edilizia che che vuole distruggere il paesaggio incontaminato del Gran Sasso.