Ciao Marco
(una nuova salita per salutare l’amico)
di Daniele Mazzucato
Le radici di questa storia affondano a circa 20 anni fa, precisamente nell’estate 2004 al refuge Albert 1er Chamonix-Argentière sul versante francese del Monte Bianco. I tre protagonisti si incontrano per la prima volta qui, alla tappa d’esordio del corso esame per diventare Istruttori Nazionali di Alpinismo del CAI. Dopo il sofferto test di valutazione della salita di Alta Montagna quei tre si siedono davanti al rifugio a parlare delle salite, delle esperienze precedenti a quella prova e cosa vogliono fare da grandi.
Uno è un certo Elio (Bonfanti, NdR) di Torino, l’altro un tale Marco (Lavatelli, NdR) di Magenta e il sottoscritto di Padova.
Quel giorno nasce un’amicizia senza fine, senza termini di alcun tipo, un’unione fraterna, fatta di tante tante piccole e grandi cose. Dopo quell’estate, le vite continuano a casa, ognuno con vicende e storie personali, Marco nel frattempo va a vivere a Cogne e diventa il punto di riferimento per le scorribande sulle cascate di ghiaccio in tutti gli inverni seguenti.
La narrazione vera e propria inizia qui, poiché nell’agosto 2022 giunge inaspettata una telefonata da Daniela, la moglie di Marco. Non sta bene, ha una brutta robaccia dentro e sta combattendo con tutte le forze che quel lottatore sa esprimere. Vorrei parlarci, vorrei vederlo, ma Marco chiede di essere lasciato solo, Elio ed io rispettiamo la sua scelta. Il 25 agosto 2022 Marco parte per il suo lungo viaggio.
Ci accordiamo per andare insieme al funerale in Valle D’Aosta, due giorni dopo, di sabato. Non ha voluto restare in ospedale, quel maledetto montanaro ha determinatamente preteso di vivere fino all’ultimo istante con la sua famiglia, nella sua casa, nelle sue montagne.
Daniela ci accoglie nel prato davanti casa, è una bellissima mattina di sole, nessuna parola, solo stretti in un abbraccio che parla tutto da solo. Pochi altri amici vengono a salutarlo dove abitava, la chiesa invece è gremita, strapiena di gente del paese e da fuori.
Filmato:

https://drive.google.com/file/d/1aHh6vH9T8yNEA9VyV8WQW4xpmMHEW8MV/view?usp=sharing
All’uscita dalla cerimonia di commiato io e il torinese ci guardiamo sgomenti, non sappiamo che dire, che fare. Una stretta alla compagna, ai figli, ai volti noti e ci avviamo la macchina. Ma nessuno dei due ha voglia di tornare ai propri lidi, dentro c’è rabbia, una terribile forma di rimpianto per non essere riusciti a parlarci, salutarlo, a non aver fatto qualcosa per fermare l’ineludibile.
Mutuando le parole di Elio di qualche anno prima per un altro difficile distacco: Marco, caro amico mio, non è bello, non è educato andarsene anzitempo senza salutare.
Ma ecco, ci guardiamo in faccia, senza tanti discorsi e discussioni la decisione è presa. Non si torna a casa, puntiamo in montagna a congedarci dall’amico come si conviene tra alpinisti.
Da tempo Elio sta sistemando una parete poco frequentata, si trova nel cuneese, più precisamente in Valle Stura, allo spartiacque tra le Alpi Marittime e Cozie. Il posto è chiamato “le Barricate”, nel comune di Pietraporzio. Lassù la parete compie un balzo di 800 metri su un calcare decisamente interessante. Ci abbiamo già scalato aprendo un simpatico itinerario di media difficoltà, ma tutto a destra c’è ancora tantissimo da scalare e da realizzare; il socio ha individuato una linea possibile, attraversando una cengia mediana, appena oltre un evidente spigolo.
La domenica mattina siamo all’opera, portandoci alla cengia in gran fretta, ma già superarla non è affar semplice, è un tratto per camosci scafati, decisamente esposta ed altamente detritica. Corde, spit, trapano, batterie, salgono nei due sacchi a spalla che ancoriamo alla base della via, prima di iniziare.

Ci guardiamo, una stretta di mano e via, si parte. Elio procede per la prima lunghezza in un diedro appena accennato che esce su una placca e poi uno strapiombo poco pronunciato ma povero di appigli. Posiziona con arte sapiente le protezioni, lui è molto più esperto di me nella preparazione di vie sportive, ma arrampicare con lui negli anni mi ha dato quelle minime capacità per affrontare la seconda lunghezza con una buona padronanza. Mi imbatto su un muro compatto con minimi appoggi, ma con qualche friend e tanta determinazione arrivo a piazzare la seconda sosta e recupero l’amico che mi ha tenuto la sicura, offrendomi tutto il supporto necessario.
Durante la salita ci parliamo e scambiamo opinioni su come affrontare la parete, ma una cosa pervade entrambi in maniera netta e chiara: non siamo soli in parete, siamo in tre, Marco è qui.
Sembra irreale, ma ad ogni passaggio, in ogni protezione infissa, ci viene spontaneo rivolgerci a lui e chiedergli se l’avrebbe fatto così, cosa ne avrebbe pensato, quanti insulti ci avrebbe riservato a vederci scalare in quel modo. Per oggi basta, abbiamo attrezzato già 60 metri di percorso, scendiamo, riprendiamo le forze e torniamo domani mattina. Lasciamo le corde in sosta per risalire più agevolmente il giorno dopo.
Arriva lunedì, è il 29 agosto 2022, dovremmo essere ognuno nel luogo di lavoro. Invece rubiamo coscientemente il tempo alle nostre professioni per la cosa più forte in quel momento. Il mattino seguente vede la realizzazione del terzo tiro con le fatiche di Elio spese in un passaggio per superare uno strapiombo decisamente impegnativo, e il quarto tiro che mi porta attraverso un magnifico muro compatto per uscire ad una rampa erbosa a due terzi della parete. La via sta prendendo forma, ma non sarà conclusa quest’anno, dovremo tornare la prossima stagione per accompagnare Marco tra le “sue” montagne.

Passiamo l’inverno alla ricerca delle cascate di ghiaccio e la nostra unione si rafforza nelle vacanze di Natale che io e lui trascorriamo da soli nel mio piccolo camper sotto le pareti imbiancate della Val Paghera in Adamello; vivo rimane l’onere e l’impegno di concludere la nostra avventura nelle Cozie.
La settimana di Ferragosto del 2023 è destinata a questo scopo e dopo una rapida esplorazione per portare su il materiale necessario e brevi arrampicate di riscaldamento, il 14 mattina siamo al punto raggiunto lo scorso anno. Riprendo in mano la salita con un breve strapiombo bello tosto, per fortuna la difficoltà prosegue più contenuta e mi fermo sotto un muro compattissimo che sembra offrire ben poche possibilità di essere superato.
Recupero Elio, il quale si occupa di smontare i miei dubbi e prosegue oltre con una frazione magistrale. Riparto per affrontare la settima lunghezza, ancora uno strapiombo ma ben ammanigliato, ci lavoro un po’ e risolvo giungendo ad una fascia di roccia gialla e marrone interrotta da un nuovo tetto arrotondato. Provo a passare in libera con un friend ma è troppo rischioso, piazzo allora un buon spit-fix, il passaggio diventa più sicuro ma sempre difficile. Mi appendo e mi spremo per piazzare un ulteriore ancoraggio un metro e mezzo più in su e proteggere l’intera sequenza che riprovo appena concluso il fissaggio del tassello. Il movimento riesce e gasatissimo arrivo ad una nuova rampa erbosa dopo 50 metri di corda. Attrezzo la sosta e recupero Elio che nel frattempo non aveva più mie notizie, essendo scomparso alla sua vista dopo la partenza.

Decidiamo di scendere ancora, domani è Ferragosto e non ci va di passare la notte in parete, anzi ci prendiamo un giorno di riposo per cercare di concludere dopodomani. Ci manca un solo tiro alla vetta. Il caro amico Marco che avevamo lasciato quassù un anno fa è tornato a prendersi gioco di noi, ma il pensiero è felice perché siamo di nuovo in tre.
La festa di mezza estate trascorre con una passeggiata alla ricerca di foto della parete da una buona angolazione e una gustosa grigliata, il 16 mattina invece torniamo a concludere la nostra avventura. Risaliamo il più velocemente possibile le fisse e ci concentriamo per l’uscita; la roccia qui non è compatta come sotto, si presenta a scisti e quindi decisamente più friabile, bisogna stare attenti. Partenza a gradoni, poi la metamorfica diventa verticale puntando ad un ultimo tetto che Elio supera posizionando una buona protezione fissa, accorgendosi che sulla sua sinistra si trova una vecchia sosta di un tracciato abbandonato che corre ancor più a manca. Si ferma e lo raggiungo, il tiro è davvero impegnativo, è necessario stare sempre attenti ad ogni cosa che si prende in mano. Lui prevede di concludere la salita qui, le difficoltà oggettivamente sono finite, ma non è la cima e propongo di fare ancora qualche metro per raggiungere i prati sommitali. Lui acconsente e riavvio i motori affrontando alcuni sassi instabili fino ad individuare una bella costola rocciosa sopra di noi dove fermare l’ultima sosta e ricongiungerci.

Ci abbracciamo, silenti. Le emozioni forti non si raccontano, si vivono e restano intime.
Marco adesso è libero.
Iniziamo la discesa a corda doppia, raddrizziamo l’ultima lunghezza evitando la sosta antica e pulendo il tracciato dalle pietre precarie.
Giungiamo a terra stanchi, affaticati, sporchi di polvere rocciosa e sudore, e ci tuffiamo nello Stura a trovare sollievo e rinfresco. Una birra per festeggiare e basta. Un gesto semplice, come il nostro amico che ci ha dato il privilegio di salire ancora una volta insieme e togliere dal petto l’angoscia di non averlo potuto salutare come noi avremmo voluto. Ma è successo come avrebbe voluto lui.

28-29 agosto 2022, 14 e 16 agosto 2023, Elio Bonfanti e Daniele Mazzucato hanno aperto la via Ciao Marco dedicata a Marco Lavatelli, Istruttore Nazionale di Alpinismo della Scuola Valticino.
Sviluppo 300 metri, 8 lunghezze, interamente attrezzate a fix e soste.
Difficoltà obbligatoria S2/6a+, max 6c+ con un passo da liberare AE (L5).
Avvicinamento. Lasciare la macchina sulla dx appena usciti dalla galleria sopra il villaggio di Pontebernardo, località Le Barricate. Attraversare il torrente ed affrontare l’esposto sentiero segnato che risale le postazioni di guerra verso la falesia Degli Istruttori (cartelli con indicazioni, 30 min). Giunti alla falesia proseguire in direzione est verso l’evidente spigolo Marilena, su terreno incerto (ometti). Arrivati alla cengia che porta all’attacco dello spigolo, scendere verso dx e proseguire sempre in direzione est, prima su terreno erboso poi su cengia detritica minore (ometti). Individuare una corda fissa che oltrepassa lo spigolo, cui segue un cavo metallico (15 min dalla falesia). Targhetta alla base.
L1, 25 m. Diedro obliquo appena accennato, da sx a dx, uscire leggermente a dx su placca difficile. 6a+, 6b. 10 fix.
L2, 30 m. Due muri su placca, rimontare una breve cengia, uscita su piccola vasca. 6a+, 5c. 11 fix.
L3, 25 m. Muro bianco lievemente strapiombante, uscire a dx nel diedro. 6b+/AE, 5c. 9 fix.
L4, 35 m. Partenza facile a sx, alzarsi bene fino al primo spit ad una decina di metri. Affrontare muro verticale su placca tecnica, al bordo superiore cordino su ramo. Montare su una conca con rigole, poi uscire su rampa erbosa. Sosta a dx di arbusti. 5b, 6a, 5c. 5 fix + 1 cordino.
L5, 25 m. Partenza strapiombante, poi su placca marrone. 6a+, 5b, 5c. 7 fix.
L6, 30 m. Muro liscio, partenza a dx inizialmente su piccoli appigli/appoggi, poi su placca compattissima. Uscita a dx sul fianco di breve diedro. 6a+, 6c+, un passo da liberare, 6a in uscita. 7 fix.
L7, 50 m. Strampiombetto, ben ammanigliato, con uscita sx su breve placca. Rimontare corta rampa erbosa e portarsi sotto un muro giallo strapiombante. Affrontarlo con movimento sulla sx, uscire su nuova rampa erbosa per 20 m. 6a, 6b+/AE. 7 fix.
L8, 55 m. Partenza su gradoni a scaglie, poi verticali, puntare ad una breccia sul muretto con passaggio aereo (evitare vecchia sosta a sx), tirare dritti. Uscita sommitale, attenzione blocchi instabili, allungare bene protezioni. Breve cengia erbosa, sosta con libro di via. 5b, 5c, 6a. 11 fix.
Discesa. Consigliata in corda doppia fino a S4, poi attraversare a sx per cengia erbosa, inizialmente in lieve salita, poi discendente, circa 30 mt. Giunti alla evidente sosta della via “Marilena” (catena con anello a C) con unica doppia di 60 mt alla base dello spigolo Marilena, su cengia inclinata che riporta al percorso di accesso. Oppure da S4 continuare per la via con altre due doppie fino alla base.
A piedi: risalendo il pendio sopra S8 su terreno friabile e passaggi di I e II grado. Ometti sul percorso. Raggiunta la cresta, scendere a sx per sentiero fino al Bunker dell’Opera 5 e da lì raggiungere l’itinerario di accesso.

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Ho girato (non scalato, troppo difficile per me) le montagne del Trentino con i miei genitori, soprattutto con mio padre, il ricordo della felicità quando si partiva dal residence per affrontare la nostra passeggiata (con qualche semplice ferrata) è indelebile e ancora oggi a volte ripenso ai nostri giri. È stato un gran piacere leggere questa storia, da l’idea di come una conquista faticosa si raggiunge spesso con qualcuno, condividendo gli sforzi e e la soddisfazione. Un saluto a Marco che da lassù avrà controllato tutta l’operazione!❤️
grazie ragazzi per la bellissima storia anche se con un retrogusto amaro. Complimenti sinceri per quello che fate e che avete fatto. Un abbraccio forte ciao Marco
Bravi! Che il Vs/ ricordo si perpetui nel tempo!
Concordo in pieno sul commento n. 20 di Daniele e n. 22.
L’alpinismo, per chi crede in certi valori, può creare dei legami che possono superare distanze di spazio e tempo e diventare in alcuni casi inscindibili.
Buon giorno, ho letto con attenzione e ho constatato, anche dai vari commenti che esiste l’ amore ed il voler bene ad altre persone senza condizioni e compromessi, questo perche’ il vero Amore e’ un sentimento irrazionale. Grazie Elio e Daniele con Marco. Buona Montagna, Enzo (Alpinismo Giovanile C.A.I. UGET TO)
Ciao Marco, hai lasciato grandi cose. Belle emozioni leggere i tuoi amici. Grazie!
Carlo, Giuliano, Roberto, Massimo, con Elio ed io, il grande Marco, è uno strano luogo ritrovarci dopo quel corso che tanto ha dato i suoi frutti, non vi pare? L’alpinismo quindi non è solo conquista delle montagne ma anche espressione dei nostri sogni ispiratori che uniscono e legano indissolubilmente?
Un saluto e un grande abbraccio a tutti e tre
Ho seguito come istruttore quel corso INA; il ricordo che ho di Marco, al di là delle indiscusse capacità alpinistiche, è quello di un gran bella persona.
La vostra via è un segno di grande amicizia…..un bellissimo pensiero, complimenti!
Ciao Daniele,
Sono Pier Luigi. Ricordi?
Mi fa piacere che la tua grande passione ti porti ancora così in alto e per un amico che non c’è più, soprattutto.
Marco uomo gentile e silenzioso, disponibile e sincero, leale e con un cuore grande grande…amico difficile da dimenticare…
Scusate ma non ho ben capito il camminare da solo parlando con qualcuno!!!…..io, quando raramente incontro qualcuno, fingo di esser muto. Non per questo sono lontano ai molti amici che ho perso
Caro Renato, anch’io vagabondo da solo per monti solitari. È un contesto ideale per meditare, non soltanto quando si sosta in riposo ma perfino mentre si sta camminando.
E pure io, durante le escursioni, parlo con qualcuno. Io, purtroppo agnostico, alzo gli occhi al cielo e domando: “Padre, perché non mi parli? Basta una sola parola di conforto”.
Finora però non ho ricevuto risposta. Tutto tace.
In questo mondo noi esseri umani siamo messi cosí. Siamo messi male.
Buongiorno, mi chiami Renato. Sono un escursionista solitario ed appena ho letto le prime righe scritte dagli amici di Marco ho capito del fortissimo legame che si instaura tra persone che hanno lo stesso obiettivo e cioè l’amore per la montagna…non nascondo che ho anche pianto per quello che ho letto ….sono pienamente d’accordo sul fatto che non siamo soli quando ci lascia una persona a noi cara…io, facendo escursioni da solo parlo spesso con mio padre, che ci ha lasciati per un brutto male, ed ho il rimpianto di non avergli chiesto scusa quando era in vita per alcune discussioni…grazie per questa opportunità..
Ciao Roberto. Forse ti abbiamo trascurato non volercene ma l’impulso di fare questa cosa fu una cosa immediata che prescindeva da una qualsiasi pianificazione logica. Si hai ragione eravamo effettivamente in quattro e nonostante il fatto che in quel corso ci fosse stata qualche ragione per essere di cattivo umore le risate che grazie a te ci siamo facemmo annacquarono tutto. E un grande ciao anche a Pantani. Che bei ricordi.
C’ero anche io a quel corso INA e ricordo con grande affetto Marco . Grazie Elio, grazie Daniele per quello che avete fatto e per averlo condiviso con noi
L’ amicizia quella rara e pura è come cristallo di rocca supera di molti metri ( tema e trip triste di questi giorni )anche l amore piu sincero non aspettandosi nulla in cambio. Non avrà mai bisogno di parole perché viaggia su una dimensione extra corporea e su binari riservati a pochi…
Bello il racconto della vostra indelebile avventura in cui Marco vivrà per sempre.
Bravi!
Grazie per il pensiero delicato verso Marco. Nonostante la sua caratura molte volte mi ha invitato a salire su vie che restano nel cuore. Grande Marco grande uomo. Averlo conosciuto è stato un privilegio.
Le parole a volte non servono, sicuramente serve il vostro abbraccio e quello che avete fatto per il vostro amico.COMPLIMENTI!
Da semplice frequentatore della montagna (ma socio CAI) vi mando un caro abbraccio
Mi è capitato anche a me ricordare una persona importante con una via , ed è bello, emozionante ed importante.
Questa è la montagna che mi parla, non le beghe misere del Guinness..
bravi, e sempre avanti.
Bello scritto, mi piacerebbe essere ricordato così.
Bravi Daniele ed Elio
E devo proprio farci un pensierino a ‘sta via, anche se è un pelo fuorimano…come un piccolo pellegrinaggio laico.
Ringrazio il comento fatto da Ghiraldelli si anche noi ci crediamo fortemente anche se talvolta ci troviamo a fare i conti con una umanità deludente.
Purtroppo no Marco era fortemente avverso ai vaccini e non ne aveva fatto nemmeno uno. Almeno li avesse fatti avremmo potuto scagliare il nostro risentimento verso qualcosa.
Grazie ragazzi per non aver dimenticato Marco, il 4° del corso INA…Roberto… ciao Elio ciao Daniele
Ho letto con attenzione e commosso quello che avete fatto per ricordare un amico, difficile lasciarlo andare e da qui l’intento di dare un segno che valesse a segnare un’amicizia importante.
Condivido ogni parola e lo spirito con cui avete realizzato questa cosa, stavo per scrivere che serve solo a noi, per lenire un dispiacere grande, ma mi piace credere che invece forse non è così, che forse può essere il segno di un modo diverso, che richiede fatica, impegno, per immaginare un mondo migliore.
poverino.
chissà quante dosi di vaccino mrna aveva in corpo.
R.IP.