Climbingprn – 09

Climbingprn – 09

@climbingprn è l’account Instagram (inaugurato nel 2016) che in qualche modo riprende (con mezzi ben superiori e scegliendo un veicolo al di là di ogni confronto) la vecchia idea di GognaBlog delle “Climbing girls” e dei “Climbing chaps”.
L’assonanza che il nome in inglese suggerisce non deve trarre in inganno, anzi. Il concetto che era alla base di Climbing Girls, la bellezza e la grazia femminili, sono qui ripresi e associati all’idea che sottostava ai Climbing chaps, curiosità e una punta di machismo.
Aggiungete la bellezza delle fotografie, le ambientazioni più disparate e avrete una panoramica di arrampicata e di alpinismo davvero giovani e attuali.

Abbiamo scelto per voi dodici delle immagini pubblicate fino al 16 gennaio 2023. Con questo post sospendiamo la pubblicazione mensile di foto scelte dall’account instagram @climbingprn, in quanto è opportuno attendere che questo produca ulteriori immagini tra le quali scegliere.

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Climbingprn – 09 ultima modifica: 2023-08-09T05:11:00+02:00 da GognaBlog

58 pensieri su “Climbingprn – 09”

  1. Ci sono vari modi di sfogare/soddisfare il proprio narcisismo/esibizionismo.
    Qualcuno pubblica in rete foto di sé (senza contare che per alcuni ciò fa anche parte del lavoro), altri pubblicano commenti sui blog di famosi alpinisti.  

  2. La foto n. 8 dall’alto mi ha ricordato quella volta che, raggiunta una cordata straniera che ci precedeva, notai che il secondo fermo alla sosta era una lei, molto bella, che indossava una canotta piuttosto ampia che lasciava intravedere tutto il ben di Dio che c’era sotto, proprio tutto, anche il nodo della corda all’imbrago che era quasi completamente sciolto. Dopo i saluti e i sorrisi reciproci, glie lo feci notare e la ragazza sbiancò un tantino e poi mi ringraziò.

  3. Il bisogno di comunicare è insopprimibile. Anche con il corpo. Vivere nascostamente al 100% spesso è frutto di patologia più che esercizio di virtù. Poi ci sono l’esibizionismo e l’apparire. Queste sono forme di comunicazione contaminate dal desiderio di affermare un io grandioso. Un io che non è così sicuro di esserlo e quindi ci va giù pesante con il trucco & parrucco. Non sono fenomeni esclusivi della contemporaneità. Materiale psichico antico. La contemporaneità ha solo moltiplicato i palcoscenici e le piattaforme. Non più solo le porte dei cessi o le serate all’osteria. Giovani e vecchi non c’entra nulla. Anzi. Sono più sovente i vecchi a far uso della “cosmetica” di cui parlava già Platone invece della “ginnastica”. Il narcisimo è democratico e popolare, non ha confini. Vox Cla-mantis: vacci piano quando fai illazioni sulla vita degli altri, che non conosci, solo la buona educazione ha evitato che ti venisse data la risposta che meritavi. 

  4. L’imbarazzante grettezza del vecchietto medio, xhe trova espressione in questi cantieri2.0 che sono i blog, sta nel non comprendere che le esperienze autentiche che visse lui, e i poveri giovani non sono in grado di vivere, furono già vissute da altri.
    Nella senilita c’è  la tipica ignoranza della vita che magicamente si ripete a favore del nuovo. 

  5. L’ho già detto vari mesi fa:
    Il biglietto da visita lo da chi vuole vendere qualcosa. 

  6. Concordo con Riky. Cla, ribadisco cosa ho scritto: mi fermo qua col mio discorso riguardo questo commento, perché è alquanto da stolti discuterne. E: mi astengo dal continuare a discutere. Soprattutto con una persona che non riesce a tenere in piedi un discorso coerente adiacente al mio commento. Senza dover commentare e dire la propria riguardo cose personali di uno sconosciuto. Isabel Cominetti
    ps. Tutto quello che vuoi, ma almeno firmati col tuo nome e cognome. Cla, sei proprio un leoncino da tastiera

  7. apriti cielo! 
    scusate se vi riporto sui binari del topic: secondo voi queste foto sono climb porn?
    A me dei tatuaggi non me ne frega nulla, ognuno scelga il modo in cui apparire e manifestare la propria personalità o il proprio gusto o buon gusto. Sti grandissimi cazzi! (che vuol dire “e chi se ne frega!”)
    Quello che ravviso io è che queste foto non mi entusiasmano, non mi caricano, non mi fanno venir voglia di strizzare una tacca o di partire per una spedizione. 
    Le guardo distrattamente e non ci perdo 50 post di capelli spezzati in due su presunti gap generazionali o mutatis mutandis. 
    È questa (per me) la discussione sulla quale mi piacerebbe avere un’opinione da parte dei partecipanti a questo dibattito. 
    Domanda semplice: queste foto vi piacciono 
    a) sono come della peperonata ai funghi condita al galuscio
    b) per nulla
    c) un po’ ma niente di che
    d) molto
    e)le ho già appese al posto di quelle del calendario Pirelli 2022 
     

  8. che va sotto il titolo: non è più come una volta. 

    Infatti c’è il cambiamento climatico?

  9. Poiche i soggetti fotografati hanno dai 30 ai 40 anni in meno di quelli che commentano qui  direi che i commenti sono per lo più testimonianza del fenomeno che va sotto il titolo: non è più come una volta. 
    Insomma berciare in coda per ritirare la pensione

  10. 2 considerazioni Isabel.
    – “L’Italia vive nel passato.” Ho già sentito questa frase. L’ho sentita talmente tante volte che oramai è diventato un mantra della vostra generazione. E’ tale e quale al:  “si stava meglio quando si stava peggio” degli anni ’90. Dovete dare la colpa a qualcuno o a qualcosa; avete ragione, è colpa di qualcuno se siete prigionieri del presente. Quel qualcuno ha buttato un amo con un verme appetitoso. Ma voi , ma anche noi, siete abboccati alla grande: comprando jeans rotti, tatuandovi, lo smartphone il vostro migliore amico, chi va più a raccogliere mele nelle vacanze estive e a fare la cameriera nella costiera romagnola per tirare su i soldi per l’università?
    L’Italia vive nel passato? Prego… le frontiere sono aperte, se hai il Green Pass puoi fare il passaporto e scappare… Se hai il Green Pass!
    – La 3 ha davvero la cellulite, se ne è accorto anche Carlo che è sempre molto attento ai particolari.

  11. Probabilmente anche la mia generazione quando avrà (se mai avremo, vedendo come va il mondo) dei figli avrà le stesse ottuse vedute riguardo quella gioventù, io ovviamente spero di no.

    Non si critica sempre la gioventù  perchè siamo ottusi, invidiosi, acidi, ect, ect. A volte l’esperienza degli anni vissuti, nel bene e nel male, ci porta anche a vedere oltre. Non sempre , ma qualche volta si.
    Ogni tanto,  mi ritrovo a pensare e a dire che quel palloso, brontolone  di mio babbo, non aveva tutti torti. Ma allora mi sembra un ottuso, anzi ne ero convinto.
    Ho 63 anni, quasi 64 e sono  della generazione delle Eb.

  12. Cla: ognuno capisce ciò che vuole. Il tuo commento riguardo la cellulite mi fa capire tante cose. E anche questo commento riguardo la mia generazione che pensa a solo che cosa tatuarsi domani, beh mi fa alquanto ridere. Nelle ultime righe ho scritto altro, ma come detto ognuno interpreta a propio modo ciò che legge. La mia generazione vivrà nel presente al parer tuo, anche se non è così (sarebbe bello!), e l’Italia vive nel passato. Ma mi fermo qua col mio discorso riguardo questo commento, perché è alquanto da stolti discuterne. Poi commentare il fatto che per mio padre il dispiacere sia stato di essere una guida per tanti, ma non per me, dice con quanta frivolezza scrivi i tuoi commenti (soprattutto iniziare una frase: “per il tuo papi” – ci conosciamo per caso? Hahaha). E sinceramente non ho capito molto bene il tuo commento in linea generale, per questo mi astengo dal continuare a discutere. Soprattutto con una persona che non riesce a tenere in piedi un discorso coerente adiacente al mio commento, senza dover commentare e dire la propria riguardo cose personali di uno sconosciuto. grazie e buona giornata 

  13. Ho una discreta quantità (collezione)di foto e cartoline che vanno da i primi esperimenti di E.Platz a colori alle foto in b. e n. fine anni ’60… spettacolo.
    Credo che a tuttoggi non sia  cambiato quasi niente da quelle immagini  e tutte dicono (almeno i a me) “guardate cosa sappiamo fare tra le nude rocce e perenni ghiacciai” .A parte la tecnologia e le ambizioni di massa …cambiato poco.
    Esibire e apparire conta più dell’ essere.
    Sanj
     

  14. cara Isabel 
    In letteratura non si contano gli autori e le frasi su:
    ” vivi il presente! Non rimpiangere il passato, non sperare nel futuro.”
    Penso che la vostra generazione; inconsapevolmente, incarna perfettamente questa idea. Vivete solo il presente, siete inchiodati e prigionieri del presente. Lo hai capito anche tu e lo scrivi nelle ultime 5 righe.
    Il vostro futuro arriva a: ” cosa mi tatuo settimana prossima? E dove, che non c’è più posto?”
    Il vostro passato sarà solo quello scritto con inchiostro indelebile sulla vostra pelle. Potrete leggervelo tutti i giorni. Forse per quello li fate.
    Io posso leggere tagli e cicatrici di vari incidenti.
    Per il tuo papi, che probabilmente è mio coetaneo, forse il dispiacere di essere stato guida per tanti ma non per te.
    Comunque come diceva Ghandi nei suoi discorsi:
    ” Solo chi non perde mai la speranza potrà essere una vera guida.”
    Buone arrampicate.

  15. La tipa in questione (che per il regime imperante della privacy non posso citare più esplicitamente) è un caso molto interessante sul piano antropologico-comportamentale. Per questo ne seguo i post da un po’. Accanto ai citati “marchi di fabbrica” tipicamente prelevati dalla tradizione machista (pose da forzuti, attrezzatura scintillante, minuzioso registro dislivelli, spostamenti e relativa tempistica – ovviamente tutto da record) nelle sue foto aggiunge altri particolari evidentemente “femminili” (e sistematicamente ricorrenti).
     
    Per farmi capire. E’ una tipa che, oltre che tonica e allenatissima, è lievemente formosetta di costituzione. Posta decine di selfie, molto spesso a mezzo busto. Per quanto contenuto nel top, ha un seno abbondante che spesso viene in primo piano in questi selfie. Non venitemi a dire che non sia consapevole del fatto che la sua profonda “fessura” lascia senza fiato più delle Gorges du Verdon… dai.
     
    Quindi le “femmiste perbeniste del terzo millennio” che si indignano quando io intono “osteria numero mille, paraponziponzipo…”, mi fanno ridere a crepapelle.
     

  16. Come sempre il crinale è sottile: esibizionismo/rappresentazione di se’. E come sappiamo bene,  per muoversi sulle creste affilate ci vuole equilibrio e controllo emotivo più che forza pura. 

  17. Roberto, detesto quattro cose in un essere umano. In ordine di repulsione: 1) la cattiveria; 2) l’ipocrisia; 3) l’imbecillità (ovvero il non voler usare il cervello); 4) l’esibizionismo.
     
    … … …
    “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità dell’uomo. E della prima non sono sicuro” (Albert Einstein).
    “Due cose sono infinite: la cattiveria dell’uomo e l’imbecillità dell’uomo. E non so quale sia piú diffusa: forse la seconda” (Fabio Bertoncelli).

  18. @39 Da sempre ho una particolare idiosincrasia per le femministe perbeniste. Non per il genere femminile nella sua totalità, di cui anzi riconosco la superiorità (rispetto a quello maschile) in ogni aspetto della vita. Ma le femministe perbeniste le sbeffeggio volutamente, ogni volta che posso. Un bel repertorio di “osterie” le riporta alla realtà…
     
    @40 Nei blog alpinistico-escursionistici della bassa Val Susa, impazzano le 50/60 foto a weekend di una solitaria (femmina) che in effetti ripropone i comportamenti che nel commento 40 sono attribuiti a maschi egocentrici. Evidentemente i fenomeni convergono: le femministe perbeniste strillano come aquile di fronte alle foto di giovani climber seminude (accusandoci di esser dei porci bavosi), ma poi  il “nuovo” genere femminile dimostra di preferire la virilizzazione e replica comportamenti tradizionalmente maschili. Per questo sbeffeggio le femministe perbeniste.

  19. Bertoncelli. Distinguerei due aspetti. Uno probabilmente patologico: deformazioni pesanti del proprio corpo tipo l’uomo gatto, l’uomo Ken di Barbie e alcune mostruosità autoindotte sul corpo femminile che ogni tanto si vedono sui giornali. Un altro  invece più fisiologico, antico e legato alla nostra specie, non solo nell’epoca moderna. Goffman  “La vita quotidiana come rappresentazione” . Un classico della psicologia sociale, ancora valido oggi. Certamente la disponibilità di media sui quali incanalare questa “rappresentazione quotidiana” ha reso più evidente e pervasivo il fenomeno (vedi i milioni di selfie conpresi quelli degli alpinisti/arrampicatori) ma il meccanisno sottostante è probabilmente parte profonda di noi. Difficile sottrarsi alla spinta a “rappresentare” noi stessi sul palcoscenico della vita sociale. Conosco virtualmente un “solitario” che poi mette 50/60 foto in rete di uscite che fa, compresi alcuni selfie in cui alcuni elementi della posa, dell’abbigliamento, dell’attrezzatura rappresentano una sorta di marchio personale. Quando qualcuno sui social gli propone di fare qualcosa insieme lo manda gentilmente al diavolo. 

  20. “Era quello che mi “piaceva” di quella serie: il fatto che, magari senza volerlo premeditamente, infastidissero i perbenisti del terzo millennio.”
     
    Carlo, le Climbing Girls avevano suscitato poche proteste, e soprattutto di donne. In un caso ricordo parole veementi.
    E dunque, come concili la tua opinione (“perbenisti”) con quella delle donne suddette? Trattasi forse di “femministe perbeniste”?

  21. Queste foto che (nelle intenzioni di chi le ha scattate) vorrebbero “stupire” la platea, io le trovo noiose, scialbe, anonime. Do giusto un’occhiata, ma solo perché, per abitudine, scorro anche i post che non mi interessano. Non sono scandalizzato che ogni tanto ci siano post del genere, fa parte del fisiologico turn over fra argomenti. Quando un articolo mi prende lo leggo con piacere, quando non mi acchiappa lo scorro e basta.
     
    Almeno la serie precedente  di foto (Climbing Girls) aveva l’ardire di andare contro al politically correct dominantre ai giorni nostri. Era quello che mi “piaceva” di quella serie: il fatto che, magari senza volerlo premeditamente, infastidissero i perbenisti del terzo millennio.

  22. Comunque, quando arriverà la moda di piantarsi un bel chiodone in fronte avremo risolto due problemi in una volta: quello della sovrappopolazione terrestre e quello dei troppi imbecilli esibizionisti.

  23. E invece il bel culetto nudo della penultima fotografia che cosa ti comunica? Hai notato il taglio di capelli, pensato apposta per “non” farsi notare?
     
    Però il tizio ha commesso un errore: non si è tatuato le chiappe. Magari una in rosso e l’altra in nero (tifoso milanista?).

  24. Ps. Anche gli anni “eroici” della rottura con la tradizione caiana avevano un loro preciso codice comunicativo nel corpo e nell’abbigliamento. Cfr la parte iconografica della nostra Bibbia: “Cento nuovi mattini”. Sarebbe interessante in proposito un pezzo sull’evoluzione del dress code alpinistico/arrampicatorio maschile e femminile.  Magari qualche abile penna del blog potrebbe cimentarsi. Umberto Eco ad esempio ha scritto un libro molto bello sulla storia delle forme della bellezza femminile. A volte penso che Mal dei Primitive icono adorata dalle ragazzine della mia generazione oggi non batterebbe chiodo con il suo corpo da anoressico. 

  25. Per quello che dico che magari capire è importante prima di goudicare.

    Pasini, ma io capisco perfettamente. Lo so benissimo che tatuaggi, orecchini, denti d’oro, ossa nel naso, capelli lunghi o corti e rasati, modi di vestire, ect. fanno parte della  cultura e delle tradizioni dei popoli. E ben vengano le differenze!!
    Ma so anche bene che per molti altri,  soprattutto del nostro mondo occidentale, che vive d’immagine, che ama molto apparire, più che essere, sono solo moda e tanta scena.

  26. Benassi. Come ben sai ad esempio l’orecchino maschile in certe zone d’Italia è un simbolo di tradizione e di legame col passato della propria tribu’. Tutt’altro che ribelle. A volte le cose non sono come possono sembrare. Per quello che dico che magari capire è importante prima di goudicare. Poi ovviamente ognuno ha i suoi gusti legittimi: a me ad esempio danno fastidio più dei tatuaggi i riccioloni e i capelli raccolti dietro a chignon come le mie zie dei maschi anziani e moderni magari un po’ stempiati ma è roba mia. A loro piace così…..non fanno niente di male

  27. Sulla mummia di Similaun c’erano 60 tatuaggi. Capelli lunghi o corti, ricci o lisci, barba e baffi, peli e depilazione, pelle abbronzata o bianca come lacca, trucco e capelli tinti, magrezza o opulenza, panza o tartaruga, muscolatura definita o corpo sottile, denti sbiancati o di colore naturale ..l’uomo usa da sempre il suo corpo per comunicare. Ogni epoca e ogni gruppo ha i suoi codici di comunicazione corporea. Prima capire poi c’è il mi piace o il non mi piace. Sui tatuaggi ampia letteratura disponibile: forme, significato, tradizioni….quando vedo certe opere d’arte, rimango basito,?se posso, con discrezione cerco di fare qualche domanda..per capire

    voi vedere che tutti quelli che oggi si fanno un tatuaggio, lo fanno per cultura, per tradizione del popolo a cui appartiene.
    Perchè magari è di  moda non c’entra nulla…

  28. @21. Il problema non è l’ottusita’ di vedute legata all’età, ma la perdita della memoria

    Pasini, nessuna perdita di memoria. Il fatto che  prima si facevano certe cose, o anche peggio,  non può essere una giustificazione. Me l’insegni te quando,  spesso e volentieri, richiami a stare attenti a certe “cose” del passato.

  29. Sulla mummia di Similaun c’erano 60 tatuaggi. Capelli lunghi o corti, ricci o lisci, barba e baffi, peli e depilazione, pelle abbronzata o bianca come lacca, trucco e capelli tinti, magrezza o opulenza, panza o tartaruga, muscolatura definita o corpo sottile, denti sbiancati o di colore naturale ..l’uomo usa da sempre il suo corpo per comunicare. Ogni epoca e ogni gruppo ha i suoi codici di comunicazione corporea. Prima capire poi c’è il mi piace o il non mi piace. Sui tatuaggi ampia letteratura disponibile: forme, significato, tradizioni….quando vedo certe opere d’arte, rimango basito,?se posso, con discrezione cerco di fare qualche domanda..per capire

  30. Ognuno è libero di fare e dire quello che vuole. 
    A me i tatuaggi non piacciono, anche perchè mi fa paura l’ago e ho difficoltà a farmi una semplice iniezione. Figurarsi star li a farmi buchettare e verniciare.  
    Lo posso dire? Non mi pare di mancare di rispetto a nessuno.
    Lo posso dire che una certa foto non mi piace?
    Lo posso dire che un certo atteggiamento non mi piace?
    Oppure è vietato esprimere le proprie opinioni?

    perchè i borghesotti ben pensanti

    Perchè cosa pensi di essere,  un proletario?? Un rivoluzionario? un’anarchico?
     

  31. Per me tatuarsi equivale a immatricolarsi, farsi mettere una targa come all’automobile.

  32. Pudiche e non ludiche!
     
    Comunque i tatuaggi non piacciono neppure a me.
    Come non mi piacciono i funghi e i peperoni. 

  33. Ho “sbirciato” perché persino mia figlia ha commentato ma, al 23, che c’entra il fatto che queste foto siano più ludiche di tante altre?
    Non è che il maschio sabaudo manifesta una repressione sessuale acuta,  aspettandosi da foto di arrampicata, immagini ammiccanti dalla grande superficie di pelle umana in vista?
    Potrò sbagliarmi, ma da questi indizi si spiega certa rigidità di pensiero e molto altro…

  34. Io confermo che a me i tatuaggi non piacciono e tanto meno quando coprono il 90 per cento del corpo? Posso dirlo o no? Cosa ha a che fare con il perbenismo al governo non lo sa nessuno.
    Preferisco una bella foto di Alex Megos in allenamento.
    E comunque occhio a gettare certe sfide perché il fenomeno te lo trovi dove meno te lo aspetti.
     

  35. Queste foto sono perfino troppo pudiche rispetto alla precedente serie chiamata Climbing Girls. Si stava meglio quando si stava peggio…

  36. @21. Il problema non è l’ottusita’ di vedute legata all’età, ma la perdita della memoria. Sembra che qualcuno si sia dimenticato le foto di bicipiti possenti, di tartarughe da manuale di budy building, di pantaloncini avvolgenti, di vezzose fascette fermachiome al vento….che pullulavano sulle riviste di climbing degli anni 70/80. Non c!erano i tatuaggi perché non si usava, ma tutto il resto del catalogo dei vezzi dell’epoca era ampiamente illustrato e si presta con occhi moderni a qualche sorriso indulgente e autoironico, se si è un po’ spiritosi e non ci si prende troppo sul serio. Sarebbe carino in proposito andare a tirar fuori anche qualche foto d’epoca di contributori del blog in fase climbingprn (che allora non si chiamava così). Gogna, con sincerità, ogni tanto ricorda il passato, senza remore perbeniste, e  si diverte un po’ a scandalizzare, roba innocente comunque, da sacrestia con quello che gira  e qualche tinca abbocca. Poi ci sono i volgatotti con battute da tredicenni ma quello è il lato regressivo dei gruppi maschili su cui chi è senza peccato scagli la prima pietra. Possiamo solo chiedere scusa alle lettrici a nome della categoria. 

  37. Ho 21 anni e faccio parte di questa generazione. A parte certi commenti sento abbastanza criticità nei vostri commenti, e sinceramente mi lasciano abbastanza spiazzata. Non era proprio la vostra generazione che veniva criticata dai vostri genitori per la vita bohémienne che vivevate e la musica rock’n’roll che ascoltavate? Insomma una gioventù molto movimentata, piena di novità e promiscuità per i vostri cari genitori. (Parlo della generazione di mio padre, anni ‘60. Deduco che molti di voi ne facciate parte per i commenti che avete scritto riguardo i tatuaggi – mio padre sempre mi dice che ai suoi tempi i tatuaggi ce li avevano solo gli ex galeotti)
    Anch’io ho dei tatuaggi, ma questi non mi definiscono la persona e l’arrampicatrice che sono. Proverei a guardare un po’ oltre a solo l’apparenza. Poi per carità ci sono foto nettamente migliori a livello sia tecnico che estetico, mi appassiono anche di fotografia. Ma non per questo commenterei in modo così troglodita… i tempi cambiano, ma ahimè la storia si ripete sempre. Probabilmente anche la mia generazione quando avrà (se mai avremo, vedendo come va il mondo) dei figli avrà le stesse ottuse vedute riguardo quella gioventù, io ovviamente spero di no.

  38. Mi chiedo con che coraggio si giudicano le persone in primis (“chili di tatuaggi…” ma dove siamo?! In seminario?!) e le prestazioni in secundis (“Mediocrità e necessità di ostentare il nulla…”).. Per la prima questione non commento nemmeno perchè i borghesotti ben pensanti comandano questo paese quindi non mi aspetto nulla di meno. Sulla seconda invece basterebbe aprire i post e vedere che non c’è nulla al di sotto del 7c nelle foto. Ora: o sono tutti dei fenomeni coloro che commentano o son tutti invidiosi. 

  39. . Il mondo sta cambiando e la comunicazione anche!

    Infatti, ci comunica a suon di missili e di stronzate scritte su social.

  40. Appunto.,Certo poi a qualcuno scappa la frizione, ma bisogna mettere in conto sempre un 9-10%…..è un prezzo da pagare, anche se si possono usare dei disinfestanti nei casi più imbarazzanti ma questa è una scelta che attiene al regista sul set. 

  41. Leggo commenti da rimanere basito! Forse l’unico errore è scrivere l’articolo in modo troppo semplice, e privo di un vero e proprio significato se non con lo scopo di attrarre letture e condivisioni. Ma dietro a queste persone, forse, c’è tanto impegno e passione. Il mondo sta cambiando e la comunicazione anche! Quindi le foto non c’entrano assolutamente nulla, forse prendetevela con chi ha scritto un articolo privo di senso logico e di emozione. 

  42. Cara/o E.M. forse ti è sfuggito che il Gogna Blog è l’erede virtuale del Circo Gogna, di cui forse avrai sentito parlare da qualche anziano climber nelle sere invernali intorno al camino e di fronte ad una buona bottiglia. Ci puoi trovare di tutto, sia come contributi autoriali sia come interventi di noi partecipanti. Ognuno di noi contribuiscev portando il suo “numero” e il suo “costume” di scena, caratteristico e a volte persino un po’ caricaturale. Io ad esempio amo mettermi il grembiulino da sacrista, pur non avendo mai frequentato la chiesa in vita mia. Altri indossano armature lucenti o pelli da Neanderthal. Abbiamo anche dei rispettabili camici bianchi e un folto filone ingegneristico nostalgico dell’austera eleganza del regolo calcolatore della loro giovinezza. Non siamo così scrausi. Accanto ad un nucleo più o meno stabile, appaiono o scompaiono poi periodicamente personaggi di contorno, spesso spuntati dai boschi incantantati dell’Est, che rilanciano la dinamica del blog quando l’energia tende a calare. Questa varietà di stili e di contenuti è la sua impronta e il suo valore aggiunto, come si suol dire. Quindi ci stanno le fotine di possenti maschioni tatuati e di leggiadre fanciulle callipigie (siamo in epoca LGBT anche in montagna, anzi lo siamo sempre stati, ma si faceva finta e si taceva) così come gli avvicenti racconti di antiche avventure erotico sentimentali degli alpinisti o altre provocazioni che servono a “spaventare i borghesi”. Se tu vuoi qualcosa di più filologicamente rigoroso, casto e rigidamente focalizzato (magari un po’ noioso a inizio a fine giornata, ma ognuno ha i suoi gusti) dovresti frequentare altri club più selettivi e “perbene”. Qui è un po’ come nel grandioso finale di Otto e mezzo, ma a colori in omaggio ai tempi moderni. Al centro non c’è il mitico capello nero di Marcello/Federico ma i riccioli canuti del nostro Anfitrione. Decidi tu. Cosa vuoi di più dalla vita…

  43. l’unica cosa vera è che purtroppo queste foto rappresentano abbastanza bene il “climbing attuale”. Mediocrità e necessità di ostentare il nulla. Ferragnez!

    Mi associo!!!!!

  44. 8, non mi fanno impazzire, preferisco le precedenti senza pagina Twitter a fianco. Comunque quella nella grotta di ghiaccio è carina

  45. @carlo in tutta onestà trovi che queste foto siano belle?
    Magari come foto delle vacanze da far vedere agli amici, ma come portfolio di pornografia dell’arrampicata… fatico a concederti il beneficio del dubbio!
    Poi da punto di vista scientifico sono estremamente attuali, non sto negando il loro valore di testimonianza dei tempi: in questo senso svolgono il loro compito egregiamente!
    Ma il bello, a mio parere, risiede altrove!
     

  46. Buongiorno.
    Seguivo con interesse questo blog “di montagna”, ma da oggi lo eviterò,  per i contenuti spesso autoreferenziali e per I commenti, gossippari, spesso volgari e degni di Novella 2000 e simili .
    La storia e la narrativa di montagna sono davvero un’altra cosa: frustrazioni personali, ironie, offese e parolacce stanno bene altrove.
    Peccato  perché l’idea è ottima.
     

  47. l’unica cosa vera è che purtroppo queste foto rappresentano abbastanza bene il “climbing attuale”. Mediocrità e necessità di ostentare il nulla. Ferragnez! La metà sono foto insignificanti di gente che deve mostrare un look, un modo di essere, un tatuaggio, un outfit ma soprattutto un lifestyle che non gli appartiene ma che gli piace far credere. Le altre sono foto “banali” di scalata, direi che il climbporn risiede altrove. Poi i giudizi e le opinioni sono personali, ma quando penso a foto belle, foto  “porno” penso a cose del genere https://www.onsight.com.au/2022/06/banff-signature-image/
     

  48. Sottoscrivo completamente Enri 2, foto, tempo, parole sprecate, che nulla c’entrano con la montagna di questo blog.

  49. Alcuni senza tutti quei chili di tatuaggi guadagnerebbero di certo un grado o anche più…
    Detto questo, personalmente queste foto non mi dicono nulla. Le belle foto in tema di scalata sono ben altre 

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