Diritti elargiti
di Stefano D’Andrea
(pubblicato su giornaledelribelle.com il 3 gennaio 2019)
Tra tutte le epoche della storia, l’epoca del neoliberalismo è, senza dubbio, quella nella quale è stato attribuito agli uomini e alle donne il maggior numero di diritti. Sono sorti dal nulla e sono stati attribuiti più diritti negli ultimi 40 anni che non nell’intera storia dell’umanità; e spesso, anzi quasi sempre, si è trattato di diritti “regalati”, nel senso che non sono stati conquistati da movimenti di lotta di uno o altro genere.
Lo statuto dei diritti del consumatore comprende decine e decine di diritti e poteri. Lo statuto dei diritti del risparmiatore comprende decine e decine di diritti. I diritti al risarcimento dei danneggiati si sono ampliati e sono quantitativamente divenuti più rilevanti. Ma esistono più specifici diritti che ci spettano come assoggettati alla pubblicità, o come turisti che si avvalgono di agenzie di viaggio; e abbiamo anche una invasiva legge sulla privacy e potremmo probabilmente scrivere un testo unico dei diritti dell’infanzia. Tutti gli antichi principi che furono propri dell’uomo, dal tempo del diritto romano a quello del diritto liberale borghese dell’Ottocento, sono stati intaccati. Addirittura il consenso del consumatore non lo vincola se egli stipula contratti fuori dai locali commerciali: può recedere entro un certo termine. Un tempo esistevano i capaci di agire e gli incapaci che stipulavano contratti annullabili. Oggi esiste il consumatore che viene tutelato come semi-capace perché presta un consenso entro un certo termine revocabile. E ai diritti vanno affiancate le possibilità di fatto, consentite dallo sviluppo tecnologico, concesse dal grande capitale gratuitamente (facebook, youtube) o quasi – abbonamenti televisivi sky, il cui costo, diviso per i membri della famiglia e per le ore di fruizione del servizio è di un centesimo o due o quattro centesimi l’ora: sky è dunque la cosa meno costosa al mondo. Queste possibilità di fatto sono concepite o meglio considerate da uomini e donne come nuovi diritti, che lo Stato dovrà garantire nel senso che dovrà assicurare la “elargizione” di questi diritti da parte di grandi capitalisti (non nel senso che dovrà gestirli in proprio). Il partito che negasse questa possibilità non andrebbe mai al governo. La società è inoltre divenuta molto più comprensiva nei confronti di molti nostri vizi: si tratti di abuso di droghe o di alcool o di lussuria o di accidia o di egocentrismo narcisistico all’ultimo livello in persone che tutti sanno essere prive di particolari qualità o di abuso e dipendenza da scommesse o da giochetti elettronici, oppure di asinaggine a scuola: tutto deve essere compreso e giustificato, persino depressioni che trovano fondamento esclusivamente nel non accettare di essere meno belli o meno ricchi o meno fortunati di quanto si desidererebbe (il desiderio stupido come diritto). Senza prendere atto che gli individui adorano questa comprensione promossa dal neoliberalismo, reputano diritti umani le elargizioni gratuite o quasi (salvo pubblicità) del grande capitale e delle quali godono quotidianamente e non trovano alcuna ragione per rinunciare a uno o altro dei diritti del fanciullo del consumatore del danneggiato del risparmiatore dello spettatore televisivo o del turista, ecc., non si comprende il grandissimo consenso che ha il neoliberalismo. Alla maggior parte degli attuali critici basterebbe che la società neoliberale fosse un po’ più funzionante, che risalisse un po’ l’occupazione e con essa salari e redditi da lavoro, per tornare a pensare che la società neoliberale sia il paradiso in terra. L’unica obiezione tornerebbe ad essere l’ecologia, come è accaduto negli ultimi trenta anni.
Perciò devono essere uniti e pazienti coloro che sanno che dentro il paradigma della infinità dei diritti civili, delle possibilità di fatto regalate dal grande capitale e del giustificazionismo generalizzato di vizi e difetti, può esservi soltanto il neoliberalismo. Il neo-socialismo dovrà ovviamente essere democratico e non autoritario ma dovrà essere fondato sui doveri. Altrimenti semplicemente non sarà. La regola era la durezza, anche se non bisognava dimenticare di essere teneri (ovviamente ferma la regola della durezza).
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