E-bike

E-bike: volano turistico o nuovo strumento di invasione?
di Carlo Crovella

E’ nota la mia idiosincrasia per la tecnologia, specie in montagna: sono convinto che abitui ad appoggiarsi sugli strumenti tecnici, a scapito dei muscoli, primi fra tutti quelli cerebrali. L’esempio lampante è costituito dai tracciati scaricabili sui cellulari. Risultato: si sta perdendo l’abitudine a orientarsi in modo istintuale e fra un po’ non si sapranno più leggere le cartine perché ci si limiterà a seguire la freccia lampeggiante sullo smartphone tenuto in mano.

Non deve quindi stupire la mia prima reazione negativa alle e-bike, le biciclette da montagna con la pedalata assistita. Che delusione! In piemontese esiste un detto che, tradotto, suona così: “Hai voluto la bicicletta? E adesso pedala!”.

Questo detto, che credo sia riscontrabile in ogni angolo d’Italia, viene spesso utilizzato in modo figurato nei confronti di chi si lamenta per le conseguenze di scelte prese da lui. Ma nel caso delle e-bike, il detto trova un’applicazione diretta e oggettiva. Ma come? Vuoi scorrazzare su e giù per i bricchi e non sei disposto a pagare il prezzo della relativa fatica fisica? Classico sintesi della società edonistica: ottimizzare il piacere e minimizzare la fatica.

Devo affrettarmi a precisare che mi riferisco a individui senza alcun tipo di problematica, mentre l’utilizzo di e-bike da parte di persone con particolari criticità va considerato con parametri differenti.

Eppure il complessivo fenomeno delle e-bike è degno di riflessioni. Me ne sono reso conto da alcune semplici osservazioni di spicciola quotidianità. In Torino città, un negozio di arredamenti di interni si è messo a commercializzare anche le e-bike (!).

Le e-bike “invadono” anche i negozi di arredamento. Foto: Carlo Crovella.

Ma soprattutto, nella località dell’alta Val Susa dove abitualmente trascorro la villeggiatura, le organizzazioni turistiche attive nel noleggio bici hanno completamente rivoluzionato il parco dei “mezzi” a disposizione dei clienti: fino a un paio di anni fa offrivano solo MTB tradizionali, poi hanno iniziato a inserie qualche e-bike e ora dispongono esclusivamente di e-bike. Le MTB a pedali sono state relegate in magazzino, sono sparite addirittura dai prezzari appesi e per affittarle bisogna chiederle espressamente.

Il fenomeno non è privo di risvolti negativi. Nell’estate 2019, mentre ero impegnato in una semplicissima escursione con alcuni gruppi familiari di amici, siamo stati raggiunti da un manipolo di e-bikers, forzuti e muscolari. Sullo stesso cucuzzolo erboso, c’era il nostro gruppo, comprendente anche figli adolescenti e addirittura una amica in dolce attesa (al settimo mese), e questi energumeni a torso nudo, ruttanti e gasati per aver realizzato un dislivello di “ben” 800 metri, tra l’altro con la pedalata assistita. Foto di rito con lattina di birra in mano, pettorali sudati e gran manate sulle spalle. Insomma un bell’esempio di cannibali, la cui permanenza su quella modesta cima erbosa era stata possibile grazie all’aiuto dalla pedalata assistita. Manca la controprova, ma non credo infatti che sarebbero saliti di 800 m con i soli pedali tradizionali. Classico esempio di tecnologia negativa.

E-bikers “cannibaleschi” in alta Val Susa, estate 2019. Foto: Carlo Crovella.

Che rimpianto rispetto ai primissimi tempi delle MTB. Parliamo di metà anni ’80, quando apparve da noi il Rampichino, nome di un modello che però diventò per estensione il nome dell’attrezzo in sé. Per un po’ di tempo “rampichino” serviva per differenziare la MTB dalle bici da strada. In realtà nel nostro gruppo, la bici di montagna noi la chiamavano “la mountain”, con un bell’accento piemontese particolarmente marcato.

Purtroppo non sono stato un grandissimo appassionato della mountain. Il mio fisico non è portato per le salite in bici: se facessi gare, sarei un “passistone”, come si dice in gergo, cioè un metodico e noioso macinatore di chilometri pianeggianti. Sono troppo pesante per rendere bene in salita e la mountain per definizione si usa su percorsi in salita e discesa e non in pianura. Dovrei allenarmi con una certa costanza: quando mi è capitato, ho iniziato a divertirmi anche con la mountain. Ma appena mollavo con la MTB per una-due domeniche, ripiombavo nella solita fatica. Siccome, rispetto alla bici, avevo altre priorità, anche in termini di montagna, non sono mai arrivato a godere in piene della mountain, se non per sporadici casi molto particolari. Peccato perché la bici rappresenta un’ottima alternativa all’escursionismo, specie in percorsi di più giorni, come fossero dei trekking ciclistici, di cui ho solo annusato il piacere in qualche tentativo senza arrivare mai a godermeli in pieno. Però ancora adesso ogni tanto inforco la mountain e mi faccio un bel giretto, rigorosamente con pedalata personale. Fatico, non c’è dubbio, ma mi piace di più così.

La mia valutazione conclusiva sulla MTB è la seguente: la bicicletta di montagna può garantire grandi soddisfazioni, ma queste devono essere “guadagnate” con il sudore e spingendo sui pedali, altro che pedalata assistita!

Per tali motivi, la mia prima reazione alle e-bike è stata negativa e l’ho mantenuta per lungo tempo. Anzi episodi come quello raccontato poco sopra mi hanno spinto a considerare l’e-bike come l’ennesimo strumento per un nuovo assalto di massa alle montagne.

Recentemente, però, sono stato portato a rivedere un po’ la mia prevenzione, pur senza giungere a conclusioni diametralmente opposte. Diciamo che ho aperto la porta alla valutazione delle e-bike come possibile strumento per quel turismo che oggi si chiama “slow”, “sweet”, “sostenibile”, “eco-compatibile”…e chi più ne ha più ne metta. Ci siamo capiti.

Sono partito dalla constatazione che nelle valli piemontesi esistono molte strade sterrate di origine militare. Probabilmente ciò vale anche per molte altre zone d’Italia, ma il fenomeno è molto diffuso nelle nostre terre perchè le strade sterrate furono costruite, durante gli anni ’30, per ragioni strategiche in corrispondenza con il confine italo-francese.

Negli anni ’70-‘80 queste strade bianche furono prese d’assalto dalle moto e dai cosiddetti fuoristrada: erano gli anni del “Camel Trophy” e, nell’ambiente dei cannibali del momento, dominava la credenza di essere dei gran fighi a smanettare rumorosamente sulle strade sterrate in quota, tornando tutti sporchi e impolverati. Tronfi come se fossero reduci dal Camel Trophy.

Per fortuna quel tipo di utilizzo delle strade è stato complessivamente archiviato, spesso dopo lunghe battaglie. Quelle stesse strade sterrate sono ottimali anche per le MTB e la diffusione delle e-bike amplia la platea degli utilizzatori.

Come dimostra l’articolo finale, nell’estate 2019 il Presidente piemontese Cirio ha avanzato l’idea di creare un percorso a tappe dalle Langhe al mare: una ciclovia da rendere strutturale e da reclamizzare a fini turistici. L’idea risale ad un periodo precedente all’epidemia e, ora come ora, le autorità sono impegnate in ben altre problematiche. Ma prima o poi l’idea potrebbe essere recuperata e rappresenta una proposta di turismo tranquillo ed ecocompatibile, capace di alimentare un volano economico collaterale (posti tappa, affitto bici, spostamenti vari).

Piuttosto che mega-impianti e asfaltizzazione selvaggia, ben vengano quindi le e-bike a funzionare da volano turistico. Proprio nella provincia cuneese, il turismo sweet ha già da tempo rilanciato la Valle Maira, in precedenza negletta rispetto alle consorelle perché non registrava impianti sciistici e soffriva di un abbandono inarrestabile della popolazione. Poi alcuni cittadini, desiderosi di una vita “diversa”, hanno ripreso in mano le locande pressoché dismesse, creando (fra valle principale e valloni secondari) una rete di percorsi, fattibili a piedi o in MTB d’estate e con le ciaspole d’inverno. A ciò si aggiungono la tradizionale attività scialpinistica e il noto gruppo Castello-Provenzale per l’arrampicata. La Val Maira è così rifiorita, attirando clientela straniera, nord europea in particolare, perché più attenta al turismo “sweet”. Pare che la Val Maira sia entrata a tutti gli effetti nei cataloghi internazionali della categoria.

Piuttosto che briatoreschi villaggi-vacanza o mega-condomini anni ’70, propendo in pieno per un rilancio turistico post-covid basato sui criteri “sweet-slow-ecocompatibile”. Le e-bike potrebbero costituire uno degli elementi di traino di questo turismo consapevole, risultando un volano per le economie locali, senza però riportare tematiche tipiche della società consumistica e becera.

Come sempre non è lo strumento in sé che risulta buono o cattivo, ma l’uso che se ne fa. Se la pedalata assistita significa alimentare la frequentazione intelligente e rispettosa dei percorsi che attirano turisti anche da lontano, ben venga. Se il motorino elettrico si riduce, invece, ad essere solo l’elemento che porta in quota nuove andate di “cannibali”, allora che sia maledetto.

Vedremo a quale evoluzione futura sapremo indirizzare le e-bike: tutto dipende da noi, come sempre.

Sulle strade di montagna e-bike all’assalto delle salite
di Gianni Giacomino
(pubblicato su La Stampa del 13 agosto 2019)

Autentico boom di vendite e di praticanti per le biciclette a pedalata assistita che mettono in ombrai ciclisti tradizionali. Effetto Giro d’Italia su chi sceglie il Nivolet o il Colle delle Finestre

Sarà anche per la scia di entusiasmo che hanno lasciato i due Giri d’Italia, quello maschile e quello in rosa.

Oppure quella sensazione di libertà che si prova pedalando perché, le strade del Torinese, soprattutto in montagna, sono sempre più invase dai ciclisti. Che arrivano anche da lontano per arrampicarsi lungo i tornanti fino al Piano della Mussa, al Col Basset, al Nivolet, al Colle delle Finsetre, al Col del Lys o a Malciaussia.

E ora al ciclismo tradizionale, fatto di fatica e sudore, è arrivato quello della «pedalata assistita». Ovvero un piccolo motorino elettrico che, sia su asfalto che sullo sterrato, aiuta chi sta in sella.

I numeri sono impressionanti. «Le vendite delle biciclette tradizionali sono calate del sette e mezzo per cento, mentre continuano a crescere le e-bike che, dopo l’incremento a doppia cifra dell’anno scorso (2018, NdR), hanno fatto registrare un più 16,8%, con 173.000 pezzi venduti in Italia» dice Giannetto Marchettini, commissario di Confindustria Anncma, l’associazione nazionale ciclo-motociclo e accessori.

Cosi c’è chi, come il ciriacese Marco Papurel, ha trasferito la sua passione per le moto alle e-bike, fondando «E-bike Valli di Lanzo».

«È da novembre (2018, NdR) che lavoriamo proponendo tour e pedalate in zona, giretti da tre quarti d’ora e io trovo che ci sia molta curiosità» spiega Papurel.

Grande successo delle e-bike anche nelle Valli di Lanzo. Foto: La Stampa

E poi c’è anche chi come Roberto Castagneri, il proprietario dello storico albergo ristorante «Silla» di Ala di Stura, ne ha acquistate quattro di biciclette con la pedalata assistita e le noleggia fornendo anche il pranzo al sacco con prodotti tipici. «Ora – ammette – dovrò comprarne altre perché ho capito che c’è davvero molto interesse da parte di una clientela selezionata che ama la natura e la tranquillità».

Insomma, tra il popolo dei ciclisti tradizionali e quello delle e-bike, si assiste ad una riscoperta della bicicletta. Tanto che, al Colle del Nivolet, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, a luglio la ciclista eporediese Paola Gianotti – famosa per aver fatto il giro del mondo pedalando – ha inaugurato un cartellone che invita a prestare attenzione nei confronti di coloro che percorrono le strade in sella alle biciclette.

Il Colle del Nivolet (nel Parco del Gran Paradiso), una delle mete più ambite dai ciclisti. Foto: La Stampa.

«Ancora due anni e, nei mesi di luglio e agosto, sarà completato un sistema di percorsi sterrati e strade in asfalto, chiuse al traffico in giorni prestabiliti e riservate esclusivamente ai ciclisti, che ci farà diventare il paradiso degli amanti delle due ruote – dice entusiasta Walter Marin, sindaco di Sestriere – Iniziammo cinque anni fa chiudendo il tracciato che sale al Col Basset».

Walter Marin, sindaco di Sestrière

E si punterà a catturare anche i turisti stranieri che, sovente, arrivano con le bici al seguito. Perché, se in Italia, lo scorso anno (2018, NdR) si sono vendute 148 mila e-bike in Germania si è arrivati a sfiorare i 600mila pezzi.

Il turismo delle due ruote deve crescere in competitività
(intervista a Livio Barello, Presidente Consorzio Valli di Lanzo)
di Gianni Giacomino
(pubblicato su La Stampa del 13 agosto 2019)

Livio Barello, Presidente Consorzio Operatori Turistici delle Valli di Lanzo. Foto: La Stampa.

«Il turismo della bicicletta è un settore promettente, ma deve essere organizzato e curato nei dettagli, anche per accogliere chi macina chilometri per raggiungere le vallate del Torinese».

Per Livio Barello, da una ventina di anni presidente del Consorzio Operatori Turistici delle Valli di Lanzo e proprietario di un agriturismo al Col del Lys, si può fare molto di più.

In che senso?

«Nel senso che è necessario sviluppare degli itinerari turistici ben precisi, magari anche con dei pernottamenti. Perché il Giro d’Italia sarà anche stato una bella vetrina, ma poi sta a noi cercare di sfruttare l’occasione e proporre».

Lei ha notato un incremento dei turisti in sella alla bici?

«È evidente che ci siano dei numeri discreti di persone che percorrono le strade del Torinese ma, secondo me, il vero sviluppo sarà quello del cicloturismo e della mountain bike più che il ciclismo tradizionale».

E perché ?

«Perché, sovente, chi pedala secco, fa il suo giro, beve un caffè, mangia un panino o una pasta e poi se ne ritorna a valle. E va bene. Ma, se davvero vogliamo far conoscere i posti, dobbiamo puntare su chi usa la bici per girare qualche giorno. Su questo c’è un progetto transfrontaliero al quale sta lavorando il Gal (Gruppo di azione locale, NdR)».

La pedalata assistita va utilizzata bene, altrimenti meglio comprare un motorino
(intervista a Franco Balmamion, vincitore di due Giri d’Italia)
di Gianni Giacomino
(pubblicato su La Stampa del 13 agosto 2019)

Franco Balmamion, 80 anni compiuti a gennaio 2020. Foto: La Stampa.

Franco Balmamion, il trionfatore di due Giri d’Italia (1962-63) senza mai vincere una tappa, ottanta primavere il prossimo gennaio (2020, NdR), ha smesso di salire in sella alle sue biciclette cinque o sei anni fa.

«Qui è diventato troppo pericoloso – dice – in Costa Azzurra, dove ho una casa, andavo più volentieri perché là c’è un’altra cultura del ciclismo». Che nel Torinese, sarà anche per «L’effetto Giro», sta registrando un boom, soprattutto tra gli amatori. «Faticare un po’ in bici non solo fa bene alla salute, ma è bello, perché ti poni un obiettivo e, se sei in compagnia, meglio ancora, senti di meno lo sforzo – riflette ancora Balmamion – Quest’anno (2019, NdR) la tappa che da Pinerolo è arrivata sotto la diga del Serrù, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, è stata una vetrina straordinaria. Perché, migliaia di persone che amano la bicicletta e hanno visto quelle salite in mezzo al verde, pensano “voglio andarci pure io” e si organizzano. E meno male, così si muove anche un po’ l’economia».

E, da quest’estate (2019, NdR), chi arranca in sella fino al Colle del Nivolet ottiene una «laurea» rilasciata all’Ufficio del turismo di Ceresole, a Casa Gran-Paradiso.

«Se vuoi divertirti devi andare alla ricerca di luoghi panoramici e qui nel Torinese, per fortuna, ce ne sono moltissimi in quota» dice ancora il vecchio campione di Nole Canavese.

Balmamion sull’impennata delle vendite di e-bike ha le idee molto chiare. «Io non l’ho acquistata, ma può comunque servire per le persone di una certa età e per le donne (affermazione che va ricondotta alla mentalità specifica del personaggio, NdR), per esempio, quando devono affrontare le salite e tirare un po’ il fiato – riflette – Bisogna comunque utilizzarle nel modo giusto, altrimenti tanto vale che uno si compri un motorino e così fa prima. La pedalata assistita può servire anche a chi ama fare movimento e non può affrontare grandi sforzi fisici. E poi, come dicevo prima, l’importante è stare in compagnia e divertirsi»

Dalle Langhe al mare in bicicletta: Cirio sogna la Barolo-Sanremo
di Federico Genta
(pubblicato su La Stampa del 26 agosto 2019)

Vogliamo puntare sui percorsi ciclabili di valore turistico, mettendoli a sistema e usando i fondi europei (Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte)

Alberto Cirio (a destra) insieme a Paolo Bertolino, titolare del rifugio La Maddalena. Foto: La Stampa.

Duecento chilometri in tutto, dalle terre che portano il nome di uno dei vini più blasonati fino al mare.

Soltanto tratti sterrati, per valorizzare le aree montane e sfruttare le opportunità turistiche legate alla mobilità lenta e sostenibile. Ecco spiegata la Barolo-Sanremo, il sogno del presidente della Regione, Alberto Cirio. Nato nel fine settimana durante un passaggio al rifugio La Maddalena, un’oasi di pace affacciata sulle vallate monregalesi.

Ma è un’idea che ha già preso le sembianze di un progetto concreto. Ad iniziare dal gioco di squadra necessario per realizzarlo. Già sondata la disponibilità – scontata – dell’assessora Vittoria Poggio, delegata alla Cultura e al Turismo piemontese, il governatore ha subito strappato il «Sì» del suo omologo ligure.

«L’apertura di una nuova via dedicata al cicloturismo è un’occasione unica – dice l’assessore Giovanni BerrinoA maggior ragione con un tracciato affascinante e innovativo, attorno al quale possiamo creare un prodotto ad hoc e pacchetti per i turisti italiani e stranieri, rafforzando l’idea di Piemonte e Liguria come territorio turistico unico da promuovere insieme».

Percorso della Barolo-Sanremo

Già, il tracciato. Si parte dalle Langhe per arrivare, rigorosamente su sterrato, a Mondovì. Da qui si prosegue su percorsi bianchi: il Landandè fino a Vicoforte e l’antica Via Marenca tra Montaldo e Roburent, utilizzata un tempo dai pastori per il commercio con la Liguria.

Si arriva così al rifugio La Maddalena, località Vernagli. E qui che la strada si interrompe: sarà necessario intervenire per rendere di nuovo percorribili 400 metri, operazione tutt’altro che impossibile.

L’idea è di riattivare – a partire da Pamparato – la prosecuzione della vecchia strada Marenca, che collega le valli Corsaglia e Tanaro, fino a Ormea.

Da qui si prosegue verso Ponte di Nava, Viozene e Upega per poi riagganciare, nel Bosco delle Navette, la Via del Sale, altro storico tracciato commerciale che da Limone scende fino a Saliremo.

«Vogliamo puntare sui percorsi ciclabili di valore turistico, mettendoli a sistema e usando i fondi europei – dice Cirio – Dalla ciclopedonalizzazione del Lago Maggiore all’utilizzo delle tratte ferroviarie dismesse, ai percorsi transfrontalieri e transregionali, a quelli sulle orme dei grandi miti del ciclismo. Come il nostro leggendario Fausto Coppi». (Pisa più court!, NdR)

Dopo aver lasciato le Langhe, il tracciato raggiungerà la storica Via del Sale all’altezza di Upega (Val Tanaro). Foto: La Stampa.

Una mappatura della rete dei percorsi ciclabili, considerati di interesse regionale, esiste già. E il prossimo passo sarà verificare quelle parti della Barolo-Sanremo che già rientrano nella rete o che sono da inserire.

Un viaggio che potrà durare anche quattro giorni, percorribile anche da chi ha meno «gambe» con l’aiuto della pedalata assistita, potendo sfruttare la rete di rifugi per tutte le tappe del caso.

Il governamento crede nella mobilità sostenibile anche nei contesti urbani «ma a patto che vengano tutelati anche i cittadini che scelgono, o sono obbligati, a muoversi con i mezzi a motore oppure semplicemente a piedi».

La situazione di Torino? «Senza entrare nei casi specifici, trovo fondamentale investire su nuovi tracciati, perché se si vuole procedere con le limitazioni del traffico bisogna gettare le basi per una mobilità alternativa. Certo, a Torino ancora manca una rete di trasporto pubblico paragonabile a Milano o alle altre grandi città europee: l’importante è che venga sempre garantita la sicurezza di tutti. Automobilisti compresi».

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E-bike ultima modifica: 2020-06-29T05:29:00+02:00 da GognaBlog

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26 pensieri su “E-bike”

  1. Dopo il terrorismo nero e il terrorismo rosso ci tocca il terrorismo verde. I ciclisti, per esempio, non solo devastano le montagne, ma si riuniscono in bande che infestano le strade e provocano incidenti mortali lanciandosi a folle velocità contro i camion. Forse li confondono con i draghi delle leggende medievali!
     

  2. Guido, sarai anche un montanaro, ma il tuo ragionare è quello di chi ha svenduto e si è fatto rovinare posti come Cervinia, il Sestriere, Cortina e tanti altri posti.
    Finendo per vivere peggio lui e i suoi figli.
    Ad ogni buon conto vieni pure a comandare nella mia città: tanto peggio non potrai fare; perché, pur “montanaro”, ragioni come il più imbecille dei cittadini

  3. Io sono un montanaro, perché vivo in montagna, da sempre, il problema non siamo noi che la sfruttiamo, anche turisticamente, il problema vero sono i fenomeni  che pretendono di gestire la vita dei montanari (o popoli di montagna) senza viverci, noi forse veniamo a comandare nelle vostre città? O vi diciamo cosa fare sulle vostre spiagge? Se fosse per voi noi andremmo ancora in giro con la clava, e  allora per favore lasciate  la montagna in mano a chi ci ha sempre vissuto, voi veniteci in vacanza   

  4. Per meglio agevolare e non far stancare i ciclisti, in un borgo abruzzese, PESCOCOSTANZO AQ, si sono inventati la elibike…Il sindaco del borgo, il direttore di una società legata alla montagna, diversi giornali, hanno salutato quest’iniziativa con entusiasmo. Chi vuole rileggere l’articolo “L’elibike di Pescocostanzo” lo trova sul link: https://gognablog.sherpa-gate.com/lelibike-di-pescocostanzo/
    L’articolo si concludeva con delle domande fatte al Comune di Pescocostanzo, che ha autorizzato lo svolgimento della pratica di elibike, sulla montagna di sua competenza. NON HO TROVATO RISPOSTE. PENSO CHE CAUSA COVID, L’ELICOTTERO HA DOVUTO ANNULLARE … LE SPEDIZIONI. Ho chiesto al presidente del PARCO NAZIONALE DELLA MAIELLA – Lucio Zazzara – se poteva far controllare questa idea. RECA DANNO all’ambiente? Risposta esaustiva: Mi informerò di quanto è stato consentito a Pescocostanzo. SPERIAMO BENE!
     
     

  5. Le mountain bike sui sentieri sterrati di montagna fanno danni, dopo pochi passaggi si crea una traccia che con il dilavamento si approfondisce velocemente rendendo in tempi brevi inagibili sentieri che resistevano da una vita. Oltre a ciò gli appassionati dopo i primi rudimenti tendono a strafare per dimostrare la loro abilità supportati in ciò da Istruttori di sigle varie che ti insegnano la tecnica soprattutto in discesa e cominciano a tagliare i percorsi distruggendoli( tra le sigle purtroppo c’è anche il CAI ) che negli ultimi tempi ha sposato il cicloescursionismo per non perdere iscritti specialmente fra i giovani. Le escursioni a piedi sono diventate raduni gerontocratici, mi ci metto anch’io che ho 66 anni e che dopo una vita passata ad accompagnare soci e non in montagna sto diventando un orso solitario sempre meno incline a qualsiasi tipo di assembramento. Abbiamo perso la voglia di osservare la natura, di viverci dentro per coglierne gli aspetti più intimi, abbiamo perso la voglia di guardare l’orizzonte per scoprire cose diverse, andiamo in montagna per giocare non per imparare e crescere, e quindi inventiamo nuovi giochi che ci divertano di più del camminare e li giustifichiamo con la scusa di essere in ambiente ma la natura non la vediamo, non la sentiamo non la impariamo. Vorrei poter trasmettere qualcosa di quel poco che so, ai bambini o ai ragazzi ma i bambini ed i ragazzi nel CAI non ci sono, è questa la sconfitta.

  6. A mio modesto avviso la e-bike non ha senso se la motivazione e’ quella di fare giri piu’ lunghi e risparmiare energie in certi tratti. Stesso concetto dell’ossigeno ad alta quota. Alla base di tutto ci sta la differenza fra chi vuol fare con il fisico che ha e chi vuol strafare con aiutini vari. Io sono del primo gruppo, anzi di solito metto anche qualche pietra nello zaino, tanto per non rischiare di faticare troppo poco. Per quanto alle mtb sui sentieri e’un problema. Solo per restare alle cime genovesi, molti sentieri sono diventati insalibili, dei solchi stretti e profondi con ogni genere di sassi terra e fango. In discesa se c’e’umido non si sta in piedi. Non so cosa dire, ma se l’effetto di una attivita e’ quello di rovinare un sentiero vuol dire che non va bene.

  7. vorrei chiarire che nelle mie parole non vi alcun giudizio di valore o di elogio della fatica in quanto tale o di un’attività piuttosto che di un’altra.
    Non a caso ho parlato di imbecilli e non di attività stupida.  Ci sono ciclisti a modo e alpinisti stupidi, ovviamente la differenza la fanno i comportamenti e le persone.
     
    tuttavia, come ben evidenziava Monaco, l’attività in se – ove intensiva – è certamente più impattante sulla natura di una semplice camminata ed è un aspetto da considerare, aldilà del fatto che – da sempre – io trovo fastidiosissime anch certe intruppate alpinistiche o escursionistiche ed evito con cura luoghi superaffollati.
    Quanto alla pedalata assistita per sport, devo dire che in gioventù sono andato in bici (da strada) parecchio, un pò perchè mi piaceva e un pò per allenamento alle scarpinate alpine, oggi ho più anni, assai meno tempo ed energie  e magari invece di 150 km me ne faccio 40, perchè dovrei farne sempre 150 a pile?
    Però da quasi un anno ho comprato un monopattino elettrico, perchè nelle mie continue peregrinazioni Roma/Spezia mi evita il taxi  e spesso anche la metro (e dati i costi l’ho ammortizzato in 10 giri), è comodo per spostamenti anche in città quando  la bici non si presta  ed è pure divertente.
    Sulla sua ecologia nutro più di un dubbio (quantomeno per produzione e smaltimento, ma sarà sempre meglio di un ciao a miscela…), ma condivido la tesi che l’elettrico possa essere utile in ambiti urbani e di lavoro, non per sport, specie se volto ad aumentare i numeri e i frequentatori di luoghi che sarebbe bene ne vedessero il meno possibile (ribadisco, senza distinzione di ruote, piedi, racchette, sci o ramponi… parlo solo di esseri umani)  

  8. @Alessandro. Take it easy. Manco a farlo apposta, riapro ora il blog dopo aver fatto oggi un percorso di trail dove a un certo punto c’era una scorcia riservata alle MTB. Ben segnalata e con chiare indicazioni. Ho dato un’occhiata: era in picchiata, con qualche salto attrezzato, ma con un po’ di attenzione fattibile. Mi sentivo bene, avevo le scarpe giuste e i bastoncini, mi sarei risparmiato un po’ di km, ma me ne sono ben guardato. Reciprocità. Tutto qua. Niente di particolarmente virtuoso. Mi aspetto lo stesso comportamento in situazioni opposte. Quello che alcuni di noi stanno dicendo è che siamo tanti, con gusti diversi. Evitiamo i giudizi morali, stabiliamo delle regole e rispettiamole. Su certi itinerari e’ meglio per tutti differenziare i percorsi, come già accade da molte parti. Facciamolo meglio e in modo più ordinato. Poi uno può pensare che un’attività sia piu pura di un’altra, ma qui, come e’ stato già detto, entriamo in contese teologiche di antica tradizione che non emozionano particolarmente tutti. 

  9. Dolci, sono d’accordo su quanto dici tranne che sullo sforzo fisico che la e-bike richiede. Ne ho usate un po’ e ho notato che meno fai forza sui pedali e più il motore ti aiuta. Io non sono un fenomeno ma in e-bike non sudo e non mi stanco per niente su itinerari dove con la mtb mi sfinisco. 

  10. Le e-bike non sono motorette e il motore (silenzioso) è solo un aiuto, non un sostituto delle gambe. Il problema è l’educazione. Ad esempio due week-end fa ho fatto una escursione ad un rifugio e ho incontrato tre MB. In tutta franchezza non mi hanno dato minimamente fastidio mentre non posso dire altrettanto di chi lasciava i cani liberi di scorrazzare nonostante i divieti e te le ritrovavi tra i piedi magari su passaggi un po’ stretti o esposti.
    Personalmente preferirei che si uscisse dalla retorica della montagna come luogo di eroica ed orgogliosa sofferenza e si iniziasse invece a ragionare seriamente su come governare certi fenomeni e permettere una fruizione della montagna che permetta a tutti di coltivare le proprie passioni sempre nel rispetto dell’ambiente. 
    Last but not least, se non vogliamo che la montagna si svuoti e muoia di inedia, non credo che dire no a tutto sia la migliore soluzione. 

  11. Non possiedo e-bike e ogni tanto uso la mtb per certi avvicinamenti anche perché per scendere si fa prima e…si sta seduti. Dalle mie parti è vietato andare sui sentieri con la mtb quindi intendo sempre su strade forestali. Comunque vorrei comprarmi una e-bike per usarla al posto dell’auto per andare al lavoro, fare la spesa, ecc. visto che non si fa nessuna fatica (chi dice che la fa è perché è sciupà di suo) e costa meno all’ambiente (anche se l’energia x caricare la batteria viene prodotta in vari modi non tutti ortodossi) e al portafoglio. 
    Comunque leggendo i commenti si sente anche sulla pelle che siamo troppi. È un casino.

  12. vedo la bicicletta come un mezzo ecologico per muoversi.
    Se lo facciamo diventare elettrico , quindi con batterie che si fanno con il piombo ect. ect. addio ecologia.
    Quanto agli arrampicatori che sporcano, vero anche questo. Ma non si può evidenziare i mali comportamenti degli altri per giustificare i propri. I sentieri vengono già scavati dal passaggio dei pedoni, se poi ci passano tutti i giorni delle biciclette, come si fa a dire che non si danneggia ancora di più il suolo.

  13. “Un imbecille rimane un imbecille, a piedi, in bici o alla guida di un tir, le conseguenze dei suoi comportamenti da imbecille, invece variano in funzione del mezzo che usa.parrà strano ma è così. ”
     
    parole sante.
     
    come l’altra grande differenza la fanno i numeri.
    se tre pirla all’anno scendono dalla pania con la muntanbicche…tanti danni non faranno.
    se grazie all’esplosione della e-bike son 3 al giorno…vedrai che meraviglia.
    e ripeto…al di la di misuarsi chi c’ha la fava piu’ lunga se pedalando peddavero o assistiti…avere o non avere una batteria (prodotta in cina, con materie prime di provenienza geopolitica discutibile…e smaltimento curato in generale da camorra and co.) per il proprio hobby, fa una differenza sostanziale sull’impatto su questa tanto amata (a parole) natura.
     
    e ripeto: se evita l’uso di una macchina per andare al lavoro, benvenga.
    per il tempo libero, chi ne ha meno (cosa che prima o poi succede a tutti nella vita), potrebbe semplicemente contemplare il pedalare meno…ma pedalare.
    mica l’ha scritto il dottore ce tutti debbano fare il mega-giro-galattico

  14. ” Non lo fanno di più delle suole delle scarpe, delle punte dei bastoncini o dei ramponi (che taluni indossano anche sui sassi o con 1 cm di neve fresca) , di milioni di persone che vengono invitate a frequentarla solo per alimentare i vari propri business . Se poi si guarda bene con la ebike non si arriva la dove si trovano mille chiodi piantati nella roccia, mille cordini appesi, schifose vie ferrate, sudicio lasciato dagli alpinisti, croci e mille altri simboli religiosi, oppure targhe alla memoria che in montagna ci stanno come la cravatta al maiale. Per non parlare di cave, alpeggi simili a baraccopoli ed altre mille forme di schifezza umana.”
    un pò di sano qualunquismo non guasta mai…
    Un imbecille rimane un imbecille, a piedi, in bici o alla guida di un tir, le conseguenze dei suoi comportamenti da imbecille, invece variano in funzione del mezzo che usa.
    parrà strano ma è così. 

  15. ho una moglie che fa ciclo-turismo facendo in giro per il mondo dei giri impressionanti (almeno per me) di non meno di 1.500 Km rigorosamente a pedali con bicicletta stracarica: tenda, vestiario, cibo, attrezzi per le riparazioni, ect.
    Io con lei ogni tanto vado a fare dei giri in zona di un centinaio di Km. e spesso ci vediamo sorpassare anche in salita da sfreccianti  e-bike con faccine belle fresche che sogghignano come volerti dire…vedi chi è forte!!!
    Per me un amante della bicicletta deve pedalare con le sue forze, altrimenti frega, perchè alla fine è come andare su un motorio. Anche il Ciao  ha i pedali. Passi chi ha dei problemi fisici e non può pedalare. Quindi per lui è una possibilità.   Ma chi può dovrebbe  pedalare.
    Sui sentieri per me si va a piedi. Le bici fanno danni, meno delle moto, ma danni fanno.

  16. Se sei una testa di cazzo e da tale ti comporti lo farai tanto in ebike, tanto in bici, tanto a piedi, tanto in auto o in moto e così via. Non volete le ebike in montagna? Eliminate i sentieri, i rifugi, le piste da sci e gli impianti di risalita, mica sono opera della natura. Le ruote delle ebike sciupano i sentieri? Non lo fanno di più delle suole delle scarpe, delle punte dei bastoncini o dei ramponi (che taluni indossano anche sui sassi o con 1 cm di neve fresca) , di milioni di persone che vengono invitate a frequentarla solo per alimentare i vari propri business . Se poi si guarda bene con la ebike non si arriva la dove si trovano mille chiodi piantati nella roccia, mille cordini appesi, schifose vie ferrate, sudicio lasciato dagli alpinisti, croci e mille altri simboli religiosi, oppure targhe alla memoria che in montagna ci stanno come la cravatta al maiale. Per non parlare di cave, alpeggi simili a baraccopoli ed altre mille forme di schifezza umana. Ma di cosa parlate? 

  17. Mah.
    A me questa equazione “persona che fa fatica=persona migliore” mica convince tanto. Ammetto di esserne stato fervente sostenitore, ma con gli anni ho visto che ha fatto cilecca tante volte, ed ora non la applico più. Nel nostro caso forse bisognerebbe giudicare i comportamenti piuttosto che le discipline o gli strumenti. Sennò si finisce per dividere gli individui in categorie. E la propria, qualunque sia, sarà sempre quella giusta.

  18. In pianura invece si assiste continuamente ad occupazione da parte di fantomatici nordici walker con tanto di racchette in ciclabili asfaltate e riservate a ciclisti. L’invasione e’ tollerata ma e’ esattamente lo stesso tipo di problema che si verifica in montagna perche’ rompono come gli e-biker.

  19. I fanatici del ciclismo che vanno in bici tutti i giorni e nn hanno altro che la bici nella loro vita nn vedono di buon occhio le ebike…ma per fortuna esistono tantissime persone che vanno in bici da 1 a 10 volte al mese…e queste apprezzano molto le ebike che permettono loro di fare giri lunghi senza distruggersi fisicamente…anche perche poi si dedicano a cose piu importanti…la famiglia il lavoro la scuola…o anche ad altri sport per esempio…
    Meno male che i fanatici sono sempre meno 😁😁😁
     

  20. Correttissime le osservazioni sui danni al terreno che producono le mtb. Di fatti io (anche per scarso allenamento, come ho spiegato) evito per definizione i sentieri e invece prediligo le strade sterrate, da noi ce ne sono a bizzeffe ex militari, sia in mezzacosta che a tornanti anche con certe rampeghe belle secche. I sentieri patiscono le bici, specie se numerose, le strade sterrate meno (e sono anche più adatte al mezzo).
    Il rischio che gli escursionisti a piedi siano investiti da certi cannibali che si buttano giù per i sentieri urlando “pistaaaaa!” è in effetti fondato, specie in giornate da bollino rosso come Ferragosto ecc.
    La regolamentazione del mondo bici in montagna è sicuramente un passo doveroso, ma siamo in Italia dove non si riesce a far rispettare nulla per cui non ci farei molto affidamento (purtroppo). Bisognerebbe investire molto nell’eduzione e nella formazione, ma anche qui tali investimenti si riveleranno azzeccati solo se c’è volontà di recepimento da parte dei destinatari. Non mi pare che sia così, purtroppo.
    Personalmente non sono favorevole all’uso esclusivamente consumistico delle e-bike: pensare che (alcuni) climber strafighi la utilizzino per non stancarsi negli avvicinamenti alle falesie mi fa imbestialire. Ecco, cose così le vieterei a prescindere.
    Neppure il fatto di perfomare meglio in bici (come ha raccontato Pasini) mi piace tantissimo, anzi non mi piace proprio per nulla, ma qui siamo già in un terreno di scelte ideologiche molto soggettive e quindi molto molto opinabili. Certo prima o poi un freno a queste derive sull’uso della tecnologia in montagna andrà messo, altrimenti ci sarà chi utilizzerà i jet supersonici per stancarsi poco/performare al massimo. Vedremo. Ciao!

  21. Jacopo, capisco il tuo punto di vista di appassionato. Non puoi tuttavia negare che l’uso intenso da parte delle MTB di alcuni sentieri tende a verticalizzarli, eliminando  le curve o rendendole paraboliche. Per voi è più eccitante ma per noi che corriamo o camminiamo può creare dei problemi. Lo dico per esperienza personale. Alcuni sentieri che usavo sono diventati problematici, soprattutto in discesa col bagnato o col fango, non potendo noi indossare le stesse protezioni che voi usate e non avendo le articolazioni di Colle’ o di altri come lui. Una volta ho visto un tuo collega cadere davanti a me: ero pronto a chiamare il soccorso ma lui si è rialzato, acciaccato dalla botta ma incolume, grazie alla corazza che indossava. Quindi è forse opportuno che su alcuni percorsi le nostre strade si separino, con appositi divieti reciproci, come avviene ad esempio in Svizzera. Non ovunque, ma in certi luoghi ognuno per la sua strada, così evitiamo conflitti e spiacevoli situazioni, anche di pericolo. 

  22. “rispetto per l’ambiente”:
     
    – se il prezzo da pagare affiche’ chi abita troppo lontano dal lavoro (o non puo’ permettersi di arrivarci sudaticcio) possa andarci in e-bike e’ quello di una ennesima batteria. ben venga la e-bike! (al posto di un’ennesima macchina con un singolo passeggero dentro).
     
    – se il prezzo da pagare affiche’ un normodotato possa simil-pedalare su per monti e strade per puro piacere e’ quello di un’ennesima batteria. no grazie! che pedali meno a lungo (ma veramente), fara’ bene a lui e all’ambiente tutto.
     
    – se la e-bike permette ai motociclisti/rellisti/quaddisti di smetterla con lo scorrazzare su per le carraie a 10000dB…ci sarebbe un metodo piu’ semplice per farlo: la legge!…e l’educazione…nel senso di educare la ggggente ad apprezzare meglio il fatto di non stare su di una spianata d’asfalto. che va di pari passo con il promuovere un certo tipo di turismo, ma senza per forza condirlo di piombo, nickel, litio, etc.
     
    comuque i numeri fanno sia piacere che paura.
    un’esplosione delle bici elettriche cittadine (e si spera un’abbandono progressivo della vettura)…ma in contempo su sterrato e’ diventato veramente raro incontrare mtb normali. meno male che Lamark c’aveva torto, o saremmo gia’ una specie di soli obesi dal pollice destro ipertrofico!

  23. Semplicemente: prima di giudicare…provare e riprovare, sempre con la stessa passione con cui si fanno tutte le altre discipline in montagna! Senza una diretta esperienza si giudica solo per pregiudizi o per sentito dire! P.S. ovviamente prima sempre il rispetto per l’ambiente ed il prossimo!

  24. ebike o a pedali la bicicletta è comunque un mezzo meccanico poco pertinente all’ambiente naturale, specie in discesa, dove crea solchi e tracce assai evidenti e devasta sentieri, prati e sottoboschi, se praticata in maniera meno che intensiva. 
    Oltre a rompere non poco le palle a coloro che con calma se ne vanno a piedi e gradirebbero non essere investiti da biker in cerca di emozioni, a batteria o meno che siano. 
    In questo senso una regolamentazione dell’attività (che in talune zone già esiste), a meri fini di tutela e prevenzione, sarebbe auspicabile. 
    Ho trovato idioti che si buttavano a rotta di collo dalla pania e ho rischiato di essere investito e, almeno in montagna, i sentieri dovrebbero essere un luogo di relax non di casino. 

  25. Credo che sia il mondo del ciclismo che sia cambiato. Dalle parti mie se ti vedono su una sterrata con una normale mtb (che oggi si chiama bici muscolare) gli escursionisti ti applaudono. Robe da matti. Bella o brutta che sia, la e-bike è un altro sport. Come paragonare il tiro al piattello col lancio del giavellotto. Io uso un amico e-biker per farmi risucchiare in pianura perché la trovo noiosa. A ognuno il suo. È indubbio il successo della e-bike sia come attività ricreativo/cannibalesca  (a parte i discesisti) che come mezzo di trasporto a motore. Infine  in molti la usano per molti avvicinamenti per raggiungere velocemente e con minor fatica pareti da scalare.

  26. L’anno scorso, durante una delle solite corsette di allenamento dalle mie parti, al Campo dei Fiori, sopra Varese, sono stato superato su una srerrata della Linea Cadorna da un ragazzo in ebike, fortissimo e con un fisico strepitoso da  atleta. Lui ha fatto un giro molto più lungo ma poi ci siamo ritrovati al parcheggio. Gli ho chiesto con sincera curiosità perché uno forte come lui usasse la ebike, un modello che mi è apparso comunque supertecnico e di fascia alta. Mi ha spiegato che nell’ “ambiente”, riferendosi a quelli smart, si usa ormai la ebike per due motivi: 1. Consente di fare distanze più lunghe anche quando si ha poco tempo 2. Permette di risparmiare risorse per le discese più toste, che sono il lato più eccitante di quella attività. Infatti mi è capitato spesso di pensare all’impegno psicofisico quando vengo superato, con terrore, in discesa su certi sentieri che anche correndo a piedi mettono a dura prova più della salita, almeno me. Non ci avevo pensato, credevo fosse solo una soluzione per “pigri” o “scarsi”. Non si finisce mai di imparare. PS: sempre il giovane occasionale amico mi ha detto che non metteva la bici sul tetto dell’auto, perché da quelle parti ci sono bande di ladri ( a suo giudizio, da buon varesino, immigrati) che ti curano e se vedono che hai una bici che costa un capitale, come la sua, vengono di notte a fregartela in cantina o in garage, luoghi di facile accesso dove si tengono abitualmente. O tempora, o mores….

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