A Innsbruck, nel novembre 2017, il comitato centrale del Progetto Bergsteigerdörfer – Villaggi degli alpinisti ha riconosciuto i Comuni di Val di Zoldo, Zoppé e Cibiana come villaggi degli alpinisti”.
“Chiaramente l’approccio che abbiamo scelto implica di dire no a un turismo massiccio e a strutture impattanti, senza per questo voler dare in alcun modo l’impressione di essere una riserva” chiarisce il sindaco di Val di Zoldo Camillo De Pellegrin, che prosegue: “Riteniamo prioritari valori come la tutela dell’ambiente, la cura e l’amore per il territorio. Valori che hanno ispirato anche i nostri antichi statuti. Scegliere questo tipo di approccio consente di valorizzare non solo il nostro patrimonio naturale, ma anche quello culturale: dal legame con Venezia alla storia mineraria, dall’arte del legno (basti pensare alle figure di Valentino Panciera Besarel e Andrea Brustolon) alla tradizione del ferro e a quella del gelato artigianale”.
Amministratori e cittadini di Val di Zoldo, Zoppé e Cibiana, in definitiva, hanno avuto il coraggio di credere in ciò che il proprio territorio ha già da offrire, presentandolo per quello che è: un Patrimonio dell’umanità da preservare e da valorizzare in modo responsabile.
Il testo che segue è la relazione dell’autore in occasione del convegno Quali limiti dell’Outdoor, Finalborgo (SV), 25 novembre 2018.
Lettura: spessore-weight(3), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(1)
I villaggi degli alpinisti
(una proposta dì frequentazione consapevole dell’ambiente montano)
di Alberto Ghedina (dottore forestale, Consigliere Centrale del CAI, componente del Comitato direttivo internazionale del Progetto Bergsteigerdörfer – Villaggi degli alpinisti)
Questo testo è la relazione di Alberto Ghedina al convegno Quali i limiti dell’outdoor?, Finale Ligure, 25 novembre 2018.
Vicinanza all’insegna del rispetto reciproco;
Meno è meglio;
Movimento con le proprie forze;
Vivacità senza rumore eccessivo;
Stimoli senza frenesia;
Divertimento di qualità… sono alcuni degli slogan che caratterizzano i Villaggi degli alpinisti (VDA), un progetto internazionale (https://ita.bergsteigerdoerfer.org/) che sostiene un turismo consapevole, in piccole località delle Alpi, che abbiano una storia alpinistica o escursionistica, un paesaggio non deteriorato e dove le tradizioni autentiche sono ancora un valore.
Illustro brevemente qui di seguito obiettivi, filosofia, struttura, procedura per ottenere il riconoscimento, situazione attuale e prospettive future.
Obiettivi: sono quelli sanciti diversi anni fa dalla Convenzione delle Alpi, che si riassumono in sviluppo sostenibile e tutela delle Alpi; il progetto ne è una realizzazione concreta.
Filosofia: offrire ospitalità turistica partendo dai valori naturali e culturali locali, in strutture ricettive di piccole dimensioni, richiedendo all’ospite di interagire per raggiungere gli obiettivi enunciati. Riscoperta del valore del limite, ricerca dell’armonia tra uomo e natura, valorizzazione delle aree protette…
Struttura: i VDA nascono se c’è una rete tra vari soggetti: l’amministrazione comunale, i cittadini, gli imprenditori turistici, le strutture ricettive, le associazioni alpinistiche locali e internazionali. VDA è un marchio di qualità europeo depositato e le associazioni alpinistiche nazionali (CAI e AVS in Italia) ne sono le garanti. Ciascuna associazione alpinistica è rappresentata da due componenti nel Comitato direttivo internazionale, che valuta le nuove richieste di ingresso e, se non sussistono più i presupposti, può dichiarare la perdita del riconoscimento. I VDA formano una rete tra di loro e si confrontano tra di loro e con l’esterno.
Procedura per ottenere il riconoscimento: sono stati stabiliti numerosi criteri, che valutano cosa i VDA non possono avere (grandi strutture ricettive, grandi comprensori sciistici, zone artigianali o industriali che snaturino l’iniziale vocazione alpinistica/escursionistica…) e cosa devono avere (piccole località, dislivello minimo di 1000 metri all’interno del Comune, almeno il 20% del territorio comunale sottoposto a tutela, preparare colazioni anche il mattino presto…). Superati i criteri, l’amministrazione comunale deve impegnarsi a mantenerli, pena la perdita del riconoscimento. I Club Alpini, come detto, se ne fanno garanti.
Situazione attuale: attualmente i VDA sono 27, di cui 19 in Austria, 3 in Germania, 2 in Slovenia, e 3 in Italia. Di questi tre villaggi italiani, due (Mazia in Val Venosta e Longiarù in Val Badia) sono sostenuti dall’AVS (Associazione alpinistica sudtirolese) e uno, che comprende i Comuni di Val di Zoldo, Zoppé di Cadore e Cibiana di Cadore, è sostenuto dal CAI.
Prospettive future: l’intenzione è di favorire l’attribuzione del riconoscimento nelle zone alpine in cui vi sono pochi VDA e di limitare il numero dove invece ve ne sono molti (si pensa a un numero massimo di 25 in Austria). Quest’anno il Comune di Balme (TO), posto alla testata di una delle Valli Lanzo, ha presentato domanda di candidatura.
In questo sito si possono leggere le caratteristiche dei villaggi degli alpinisti posti in Tirolo: https://www.tirolo.com/attivita/sport/escursionismo/villaggi-degli-alpinisti.
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Bello, peccato che lì vicino, a Selva di Cadore in val Fiorentina, sono tutti agitati per il progetto di investimento di 64 milioni di euro (metà privati, figurati) per collegare il comprensorio del Civetta con quello delle Cinque Torri e quindi Cortina, e poi, passando davanti al castello di Andraz, salire sul passo Sief e ricongiungersi al Sellaronda, devastando quello che rimaneva da devastare, al motto di “dolomiti no car” (cioè no car per gli sciatori, mica per i pendolari o gli studenti), per il “rilancio eco compatibile dell’economia veneta”. La teoria è che prima si mette a ferro e fuoco le zone alpine per poi “trainare” l’economia per le infrastrutture in fondovalle, perché intanto per arrivare a Cortina sotto le feste si perpetuano da decenni le code chilometriche su una strada “da carrozze con i cavalli” (cit) mentre sulla massicciata del vecchio trenino hanno fatto la ciclabile. Sarà, io non me ne intendo quindi non dico nulla, ho solo un conato di vomito. Direi quindi, per tornare a bomba, che più che un villaggio di alpinisti mi pare una riserva indiana o un museo etnografico.
PS
dimenticavo…. lo scorso inverno grazie al buon innevamento abbiamo anche assistito a diverse giornate di eliski sui van sotto il civetta e la molazza
aria fritta…. purtroppo solo aria fritta. Questa la mia personale opinione naturalmente, ed anche limitata alla sola esperienza in val di zoldo, non conoscendo le altre località a cui ė stato assegnato questo ambito merito. Da una decina di anni frequento la valle sia in inverno che in estate e onestamente non vedo un gran movimento nell’incentivare attività extra sci alpino.
D’inverno l’unico rifugio aperto nelle vicinanze e frequentabile da escursionisti, ciaspolatori o scialpinisti ė il citta di fiume, che peraltro non ė neanche nel comune stesso ma in val fiorentina. Il rifugio venezia pur prestandosi agli escursionisti ė chiuso, cosi anche malga pramper o il pramperet ed altri. Io sono sopratutto uno scialpinista e non ho bisogno di sentieri battuti e/o strutture di appoggio ma comunque se ci fossero a volte potrebbero essere utilizzate per fare una piacevole sosta o allargare le possibilità di escursione. Per il fondo, hanno da poco costruito un presidio per il biathlon… molto bene, ma a parte questo le piste sono molto limitate, sicuramente anche per via della orografia, ma comunque quei pochi percorsi che ci sono potrebbero essere resi efficienti e collegati uno con l’altro e qualche possibilità di implementazione la vedo.
D’estate ė tutto più facile, sentieri, ferrate, scalate, mtb, e adesso e-bike, non mancano, ma la scorsa estate nel bel mezzo di un giro con famiglia ed amici, in un tratto di strada forestale, siamo stati superati da una lunga fila di fuoristrada, niente da dire educati e con accompagnatore in testa che ci ha subito informato del permesso rilasciato dal comune ….. se questi sono i vincoli rigorosi per la marchiatura del villaggio degli alpinisti/villeggianti……
Parliamo ora di infrastrutture in valle, l’unica struttura, un palazzo del ghiaccio a forno, in stato di semi abbandono. In tirolo anche nei paesi piu piccoli spesso trovi piscina con centro benessere…
Mi auguro invece che il tutto sia da stimolo per il futuro…..
Se non si vuole capire il problema diventa la traduzione non i concetti: il senso è chiarissimo e lo condivido appieno. Spero che l’esempio sia colto da molti.
Purtroppo Bergsteigerdoerfer si può tradurre solo così, perché Bergsteiger si può tradurre solo con “alpinista”. Ma sono d’accordo che in italiano assume un significato sballato.
Ho letto l’idea tedesca, ma in tedesco.
Questi qui hanno sbagliato la traduzione. Bravi furbacchioni 🙂
In Tirolo li chiamano villaggi per villeggianti amanti dello stare in montagna.
Direi la solita ipocrisia nostrana da incapaci per aver aiuti in soldi facendo poco, parlando.
“Chiaramente l’approccio che abbiamo scelto implica di dire no a un turismo massiccio e a strutture impattanti, senza per questo voler dare in alcun modo l’impressione di essere una riserva” chiarisce il sindaco di Val di Zoldo Camillo De Pellegrin, che prosegue: “Riteniamo prioritari valori come la tutela dell’ambiente, la cura e l’amore per il territorio. Valori che hanno ispirato anche i nostri antichi statuti. Scegliere questo tipo di approccio consente di valorizzare non solo il nostro patrimonio naturale, ma anche quello culturale: dal legame con Venezia alla storia mineraria, dall’arte del legno (basti pensare alle figure di Valentino Panciera Besarel e Andrea Brustolon) alla tradizione del ferro e a quella del gelato artigianale”.
Non capisco cosa c’entri l’alpinismo.
Che forse abbiano usato la parola alpinismo per darsi importanza o per attirare l’attenzione?