Il 25 aprile sarà ancora il sale della nostra repubblica?
25 aprile. Resistenza, sì, ma quale?
di Maurizio Lazzaro (Storico della Resistenza-Padova)
Dal 1946 la celebrazione, su decisione di Alcide De Gasperi, è festa nazionale. Da allora e fino a qualche anno fa ha visto partecipi e protagonisti gli ex partigiani, e con loro la Resistenza e Bella Ciao hanno mantenuto vivi, rinnovandoli di anno in anno, il senso e il valore di quella stagione epica e irripetibile. I superstiti e i protagonisti di quei mesi indimenticabili orgogliosamente partecipavano alle manifestazioni indette in tutto il Paese. In loro si riconoscevano molti e molti giovani che vedevano, nel trascorrere del tempo, in questi anziani dei veri e propri eroi della nuova Italia: forti, audaci, consapevoli della propria missione storica, passionali, generosi oltre il pensabile, solidali, disposti a sacrifici indicibili.
Era quasi tutto vero, stemperato tuttavia dalla sobria e pacata consapevolezza di sé dei vecchi partigiani, la cui urgente preoccupazione era semmai quella di trasmettere ai giovani il frutto più prezioso maturato dalla loro lotta di allora: la Costituzione (letta, compresa, fatta propria, custodita con amore, dedizione e determinazione).
E così fu anche per mia esperienza diretta, alla soglia dei 20 anni. Accadde infatti che nel 1972 mi “innamorassi perdutamente” del vecchio partigiano, nome di battaglia Afro, che nei 20 mesi della attività partigiana, tutt’altro che di fisico atletico, audace sì, pienamente conscio del dovere da compiere comunque, fiducioso negli uomini, politicamente motivato, compì azioni resistenziali nemmeno lontanamente immaginabili in tempi di pace e di democrazia.
Dalla sua conoscenza alla sua storia personale il passo fu breve, e diventammo amici per sempre, fino alla sua morte avvenuta nel 2010, all’età di 98 anni. Come lui conobbi altri veri “eroi” della Resistenza: stessa tempra, stesso coraggio, stessa intelligenza, stessa volontà.
Così volli approfondire le ragioni e i fatti che coinvolsero Afro ed i suoi compagni tra il 1943 e il 1945. Con me un gruppo di amici coetanei, di esperienza e formazione socio-culturale differenti, accomunati dal desiderio di conoscere quei fatti storici allora ancora semi sconosciuti nella periferia di Padova, ma importanti e che avevano lasciato un segno profondo tra la gente del posto.
Ne scaturì una prima mostra documentale nel 1974 e, nel 1979, una consistente tesi di laurea dedicata ai fatti avvenuti in loco prima, durante e dopo la fase Resistenziale. E ancora, nel 1996 l’uscita del libro tratto dalla tesi e, non bastasse, un altro tratto dalle memorie di Afro. Nel 2008, una nuova tesi sui luoghi teatro delle azioni della Resistenza territoriale.
Il mio vecchio caro Afro era contento di sapere che dei giovani avevano preso a cuore la “sua” Resistenza, mantenendone vivo il significato autentico; chiuse infine i suoi giorni con dignità e umiltà, come sempre aveva fatto.
Con la scomparsa sua e di tantissimi altri partigiani si è posta ai più la domanda: che ne sarà del 25 aprile, ora che i nostri vecchi “eroi” non ci sono più? Ed ai più è subentrata una sorta di disorientamento, accompagnato da un senso di abbandono e solitudine.
Nel frattempo però qualche insegnante della scuola pubblica, in particolare Beatrice Motta, proprio nella stessa periferia di Padova, aveva ripescato i lavori, i testi, le memorie di quei giovani degli anni Settanta, riproponendoli ai propri studenti per dare vita, dalla seconda decade di questo millennio, a nuovi testi scritti e disegnati (Pagine Partigiane), presentati ufficialmente a scuola per il 25 aprile, ripercorrendo poi in bicicletta, con genitori ed amici, i luoghi dei fatti Resistenziali descritti.
Così, un ideale passaggio di testimone generazionale ha rilanciato la giornata della Liberazione, trasformandone la forma ma rafforzandone il significato autentico.
Pertanto il 25 aprile non è morto; semmai risorto. E se il 25 aprile è vivo e attuale, la Costituzione non può temere attentati e nemici in agguato.
Finché i giovani passeranno il testimone della Resistenza ad altri giovani la Resistenza resterà con certezza il sale della Repubblica.
Per approfondimenti su Afro: https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2014/04/25/news/i-quaderni-rossi-di-afro-e-il-prezzo-che-pago-camin-1.9106247
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Nessuna dimenticanza, anzi. Aver istituito tale festa vuol indirettamente rendere onore a quanti han dato la vita per TUTTI, ma che spesso vengono discriminati, etichettati
Carlo al #2:
Certo.
Tuttavia, ignorare, o “dimenticarsi”, di chi lottò per quella Liberazione che giustamente celebriamo, mi sembra quanto meno disonesto.
“Quale Resistenza?”, si chiede l’autore dell’articolo.
Ad esempio quella ai (non nuovi) tentativi di equiparare i partigiani a chi invece era schierato dalla parte del regime.
Il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo. Questa è, niente di più niente di meno. Non è la festa dei partigiani o della resistenza o altro.
Scusami Maurizio, su decisione del 1. Governo De Gasperi dove sedevano tra gli altri Togliatti e Nenni. Attribuire al solo De Gasperi l’istituzione della Festa Nazionale del 25 aprile è un po forzato…