In scarpe da ginnastica a 3200 m: salvato in ipotermia

Un lavoratore stagionale parte da 1900 metri e si inerpica senza attrezzatura arrivando fino al ghiacciaio. Per certi versi, encomiabile. Poi il buio e la richiesta di aiuto. Arrivano i droni e l’elicottero. Il Soccorso alpino: non si sale senza equipaggiamento e pianificazione. Certe avventure, anche se finiscono bene, dovrebbero essere maggiormente enfatizzate nella comunicazione, per evitare che si verifichino altri episodi grotteschi come questo.

In scarpe da ginnastica a 3200 m: salvato in ipotermia
(era la sua prima volta in montagna)
di Benedetta Centin
(pubblicato su lastampa.it il 26 giugno 2025)

Con semplici scarpe da ginnastica, pantaloncini e maglietta da città, senza alcun bastoncino per aiutarsi nella salita, senza alcun dispositivo per orientarsi se non il cellulare, partendo tardi nel pomeriggio, ha cominciato a salire. Dai 1900 fino a circa 3200 metri, arrivando in poche ore fin sopra il rifugio Palla Bianca, sotto all’omonima cima, la più alta delle Alpi Venoste, in Alto Adige. Ma quando è diventato buio l’escursionista improvvisato è arrivato quasi al ghiacciaio. Lì, senza alcuna visibilità né orientamento e terrorizzato dall’idea di scivolare nel vuoto, ha chiamato i soccorsi con il suo cellulare ormai scarico. Erano le 22.15 di mercoledì 25 giugno 2025.

Il luogo in cui è stato ritrovato l’uomo

L’uomo, un cittadino magrebino di 37 anni, non un turista ma un lavoratore stagionale dell’Alta Val Venosta, si era fermato su una cengia rocciosa, circondata dal ghiacciaio. Era stremato dalla fatica e quasi in trappola, cosciente che, senza torcia, qualunque passo avesse fatto nel buio avrebbe rischiato di volare giù. Data la bassa temperatura, l’uomo era molto infreddolito, in ipotermia. Rischiava la morte per assideramento se non fosse stato per il tempestivo intervento dei soccorritori che hanno fatto alzare in volo l’elicottero per recuperarlo nel cuore della notte. Non è stato infatti così immediato individuarlo: le indicazioni che aveva fornito sul punto in cui si trovava non erano risultate attendibili.

«Era la sua primissima volta in montagna»
Agli operatori, con le poche forze che gli erano rimaste, l’uomo ha raccontato di lavorare come stagionale in un hotel della valle, a Melago, frazione di Curon Venosta, in alta Val Venosta. E proprio da lì, dai 1900 metri, era partito a piedi, da solo, attorno alle 19 di mercoledì sera, alla conquista della cima della montagna. Peccato che lo abbia fatto con un abbigliamento tutt’altro che adeguato e senza la dotazione di un minimo di attrezzatura.

Per la verità lui pensava di farsi un semplice giretto, una breve escursione. «Era la prima volta nella sua vita che andava in montagna» ha raccontato la sorella, preoccupata per le sue condizioni. Proprio così: in Alto Adige da poco, trasferitosi per lavoro, il 37enne aveva deciso di avventurarsi in altura ma senza alcuna esperienza, senza attrezzatura e dispositivi adeguati al seguito, incosciente della difficoltà del percorso. Naturalmente sul ghiacciaio non ci sono sentieri, la perdita dell’orientamento è stata la necessaria conseguenza.

Soccorritori, droni ed elicottero per lui
Per lui si sono attivati nove tecnici del Soccorso alpino CNSAS di Melago, due militari del Soccorso alpino della Guardia di finanza di Silandro, con in più il gruppo droni del Soccorso alpino Brd di Prato allo Stelvio.

L’intervento del soccorso alpino
Erano le 3.50 di notte quando il 37enne è stato localizzato, in stato di forte ipotermia ma ancora in vita, e recuperato con il verricello dall’elicottero della Elisondrio che l’ha individuato grazie ai visori notturni e alle tracce del gps. Da lì è stato trasferito all’ospedale di Silandro dove è stato sottoposto a tutti gli accertamenti e le cure del caso. Un intervento non facile, quello effettuato, che si è concluso solo attorno alle 4.20 del 26 giugno 2025. Date le condizioni dell’uomo, gli operatori sono convinti che non avrebbe superato la notte se non fosse stato recuperato.

In scarpe da ginnastica a 3200 m: salvato in ipotermia ultima modifica: 2025-07-11T05:52:00+02:00 da GognaBlog

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231 pensieri su “In scarpe da ginnastica a 3200 m: salvato in ipotermia”

  1. ———  PIOVE SUL BAGNATO  ———
    L’allarme è scattato nel pomeriggio del 17 agosto. Due ventenni, sorpresi dal maltempo, hanno chiamato aiuto. Si trovavano nella zona di Piancavallo, dopo un giro fra le malghe, quando è incominciato a piovere. I due erano nel bosco. L’acqua era bagnata: terribile!
    È stato allertato il soccorso alpino, che ha raggiunto la zona con il fuoristrada e poi accompagnato i due a valle. Nel frattempo aveva pure smesso di piovere…
     
    “Eh! La vita l’è bèla, l’è bela. Basta avere l’umbrèla…”

  2. @ 21
    Comunque Eugenia, nessun risentimento. Anche io ho fatto i mie errori sul Blog.

  3. Ho detto dei bei nostri tempi personali, non storici con le loro ideologie (infatti non ho menzionato gli anni Ottanta), tempi solamente circoscritti ad alcune questioni proprie dell’arrampicata.
    Eugenia ha fatto come quell’operaio il quale, per pulire un centimetro quadrato di muro, ha allargato la macchia diecimila volte di più, portandola a un metro quadrato. 
    Se succede così ogni qualvolta si dice a, sarà difficile arrivare all’ultima lettera dell’alfabeto.

  4. @ 14, 27
    Eugenia Battistella ci dice che noi ventenni degli anni Ottanta siamo dei falliti, e poi continua dicendo che la cosa non è rivolta a me. Non funziona. È una contraddizione.

  5. Lupo, io non sto parlando a te ma alla tua generazione

    Generazione di fenomeni, siamo noiGenerazione di fenomeni, ma come mai?
    C’è chi ha paura di andare in seggiovia e si vergogna un po’E chi è stato addirittura in polizia, peròNon siamo mica tutti uguali noi, c’è chi è più bravo saiA sciare e a far l’amore e a togliersi dai guai
    Generazione di fenomeni, siete voiGenerazione di fenomeni, tutti eroiGenerazione di fenomeni, ma come noi
     

  6. 😁 Lupo; vado solo(+o-) a ” vera ” birra tedesca, ma si può provvedere!
     

  7. @ 20
    Se un giorno potrò venire, mi attesterei su una birretta… e senza glutine, per giunta.

  8. Chissà poi cos’è questa verità che ci attanaglia!
    Io vivo la mia vita giorno per giorno, lontano dalle ideologie, cercando, per quanto mi è possibile, di non creare problemi al prossimo e di seguire passo passo la mia strada, con la gerla della vita sulle spalle. Dentro ci sono cose buone e cose cattive. Mi sforzo di alleggerirla togliendo le cattive. Come vedi, una vita semplice, senza attanagliamenti di qualsivoglia natura, tantomeno legati agli anni Ottanta.

  9. Lupo, io non sto parlando a te ma alla tua generazione, purtroppo l’egocentrismo diffuso non vi permette di uscire da quella dimensione dove tornate e tornate e tornate in un moto perpetuo e senza fine…

  10. la verità è che ci lasciate un paese ben diverso da quello che avete ereditato, e da qui dobbiamo ripartire. Il resto sono favole
    Capisco il tuo stato d animo,ma non ti sembra rileggendo il tuo pensiero che possa andar bene ad ogni generazione?
    E guarda che mi astengo spesso da vittimismo e cose patetiche e miserevoli come le definisci…è facile dare laconiche sentenze senza appello e generalizzando. 
    Non voglio dar tedio con la storia della mia vita …e credimi sulla parola non facile.
    Se vieni nel mio paese Pieve sei benvenuta assieme a Lupo e a chiunque altro voglia confrontarsi e bere 2(o più) birrette.
    Ciao 
     
     
     

  11. Se tu poni una critica, perché non ne accetti la replica?
    Io non ho fatto un confronto con la tua situazione che non conosco. Mi hai giudicato e io ti ho solamente spiegato, umilmente, che le cose non erano fatte soltanto come tu le conosci. Non ti ho detto che sei una fallita e che lascerai ai posteri una desolazione.
    Però, per il tuo tono un po’ arrogante e da attacco, non credo che riusciremo a sostenere una conversazione tranquilla e fruttuosa. Poi, non si può sapere con certezza.
    Ti auguro una buona giornata.

  12. @ 13
    Certo, nessuna generazione è perfetta. Di buono avevamo il voler fare le cose con le nostre risorse personali, cosa che un po’ ora viene delegata a strumenti ‘esterni’.
    Fuori da un rifugio dissi a un bambino: “Facciamo pochi metri e da quel masso puoi vedere Giove.”. Si è seduto, ha tirato fuori lo smartphone e mi ha detto: “No grazie, ora me lo guardo dal cellulare.”.

  13. Lupo complimenti, noi facciamo lo stesso, solo che le corde costano il quadruplo a parità di potere d’acquisto (come le case, l’approvvigionamento quotidiano ecc. ecc.). Ci state raccontando la storia dell’acqua calda (non quella della cucina economica) volendo farla passare come qualcosa di speciale. Anche se ho solo poco più di 30 anni, ti potrei narrare altro di simile io stesso, eppure evito questo patetismo a cui ci avete abituati con i vostri racconti fra l’epico e il miserevole: la verità è che ci lasciate un paese ben diverso da quello che avete ereditato, e da qui dobbiamo ripartire. Il resto sono favole edulcorate per sostenere la realtà che vi attanaglia…

  14. @ 14
    Attenzione a generalizzare, semplificare e banalizzare.
    Non dico affatto che ieri era meglio di oggi. Il campo è troppo vasto per esprimersi così. C’erano cose migliori e cose peggiori di oggi. Lo stai ampliando tu, questo campo, io parlavo solamente dell’arrampicata.
    Sono nato poco prima del ’64, quindi sarei un boomer, ma non è così. Fino all’età di otto anni (in città) bagno nella tinozza con acqua scaldata con la cucina economica, e non mi dilungo. I miei genitori mi hanno trasmesso il senso di responsabilità. Negli anni Ottanta, se perdevo un lavoro, diciamo buono, in attesa di altro pulivo le vetrine dei negozi, i bagni dei campeggi, lavavo i piatti fino alle tre del mattino  sottopagato e senza contributi. Così ho messo qualcosa da parte per il mio matrimonio. Un’estate, pulendo i bagni di un campeggio, ho comprato la mia prima corda. 

  15. Eugenia mio nonno dava del fallito al suo e così via ,ma sicuro di fronte ad un incendio portava acqua ora invece ora voi giovani ci buttate su legna secca.La nostra generazione aveva delle speranze e voi dovreste esserne la realizzazione…puoi non accettarlo ma sei una derivazione ed è assolutamente normale che tu ora la vedi così.Sul fallimento generazionale e cosa in dettaglio significhi per te questa parola possiamo confrontarci.

  16. antonio, quello che rimane certo è che voi siete dei falliti, magari lo saremo anche noi, ma a differenza vostra per ora abbiamo il beneficio del dubbio. Voi avete vissuto nel benessere e nell’opulenza del boom economico credendovi pure bravi e impegnati in un periodo storico dove faceva la fame solo chi voleva farla, e questo è quanto. Negarlo fa comunque parte del vostro fallimento, per cui non ci stupiamo: il disimpegno egocentrico era e rimane la cifra caratteristica dei ventenni anni 80′.

  17. Ogni generazione di 20enni giovani e forti(biondi?)da dei falliti a chi li ha preceduti è così che va,  vedi altro capitolo quello delle 3 T ,per poi capire e capitolare quando ne arrivano di nuovi al loro posto e con nuove leve per alzare il mondo … meno male che i tempi della terra e le ci viltà  che la compone non sono sincronizzate!
    La c.d.A.I. è una grande risorsa e farà meglio di molti di noi che nemmeno una filastrocca di Rodari ricordano a memoria,memoria che è tra le più importanti dotazioni umane e che ci ha permesso insieme alla scienza di arrivare fin qui;ad uno dei grandi bivi dell umanità. 
    Sapranno i 20 enni prendere la direzione?  O delegheranno come chi li ha preceduti? Cerco di essere positivista ma il senso critico mi dà del fesso.
    Scusate la breve dissertazione che magari non centra una cippa ma oggi mi va cosi.
     

  18. Nel 2065 sarà interessante sapere come, chi avrà 65 anni, valuterà il suoi 20 anni di oggi.
    Non sappiamo dove arriveremo, se con l’intelligenza artificiale (non mi piace chiamarla così) sapremo in anticipo se incorreremo in un incidente alpinistico e se torneremo a casa. Lo sguardo intanto è sempre più mediato dagli strumenti per fare alpinismo: prima si poteva solamente guardare il primo di cordata stando con il naso all’insù, adesso lo si guarda con gli occhiali da arrampicata. Ma quando qualcuno saprà dei vecchi copertoni d’aereo della base di Aviamo con cui hai suolato le tue Superga, ti leggerà con lo stesso sentimento di meraviglia e lo stesso trasporto, di chi oggi (a 65 anni) continua a leggere le invenzioni e le astuzie di Tita Piaz, Cassin e molto altri.

  19. Ognuno di noi con i propri 20 anni  non può che pensare al “bei tempi”e neppure io mi ci sottraggo …certo poi si passa per retorico / nostalgico ma sticazzi?
    Sul come siano oggi ? In linea con i tempi …ovvero superallineate a non durare ,che non fa figo!
    E probabilmente  made in R.p.C..ma di questo non sono certo.

  20. @ 10
    Questo che scrivi è spettacolare.
    Anche se qualcuno potrebbe storcere nuovamente il naso, mi viene  da dire ancira ‘bei tempi’.
    Chissà se le Superga di oggi sono ancora come quelle di una volta.

  21. Le mie Superga?marchiate E.I. uscite nuove fiammanti verde muschio dal magazzino della caserma Gotti a Legino ,Savona marzo ’82.
    Finita naja le feci suolare con vecchi copertoni d’aereo della base d’Aviano  per poi farle risuolare con la più appiccicosa Aerlite ,altri tempi altre economie. 
    Scarpe eccezionali sia per durata della tela ,leggerezza e mobilità totale
    unico neo ,il puntale non adatto per il ruvido calcare e che si sfascio’,ma nemmeno tanto presto ora che ci penso.

  22. È evidente visto il numero dei commenti (a parte simpatiche divagazioni)come l argomento più che la vicenda in sé anche se colorita abbia coinvolto molto i lettori del G.Blog ,certo siamo distanti dai 1000 citati da Fabio in era Covid ,una quota quella da ossigeno ,ma anche questa conversazione – parete sta offrendo svariati punti e appigli notevoli e si avviera’ verso i 300 come alle Termopili?…”venite a prenderci”…
    Bello e grazie a tutti noi!

  23. @ 205
    Top! Pensieri, verità!
    “…ma una qualche gonnella?”. 
    Carlo Verdone direbbe: “In che sensoo?”.

  24. Lupo80 pensieri,non consigli…
    piacere reciproco quando c è educazione, rispetto e sopratutto semplicità si è già nella verità.
    ….
    Figliolo!!ma una qualche gonnella?…che non sia l omonimo rifugio,però.!

  25. Informazioni interessanti. Io ho scoperto le Superga nel momento stesso in cui cominciai ad arrampicare. Mi ci trovai subito bene e non le ho più lasciate. Non ci sono pregiudiziali da parte mia verso altre calzature. Le Superga mi piacevano e basta. Comunque, nonostante le Superga richiedano una certa abilità per essere usate sulle diverse conformazioni rocciose, il mio alpinismo è stato molto modesto, come già ho detto qualche commento fa. Invece, complimenti a te, perché ho capito bene che sei a livelli molto alti.

  26. Anche io ho arrampicato con delle  scarpe Tipo le Superga. Le faceva l’ Apice un ditta in provincia di Lucca. Praticamente erano uguali alle Superga A metà anni 80 Renato Tommasi il figlio dei gestori del Rifugio Forte dei Marmi in Apuane, saliva le vie del Procinto con le Superga. Per questo i vecchi alpinisti gli avevano predetto una brutta fine.  Anche se con qualche anno in più, è sempre vivo e vegeto in ottima salute.

  27. Antoniomereu, grazie per i tuoi preziosi consigli. Magari ci ritroviamo in un altro articolo, mi farà piacere.

  28. Grazie, e bravo, non avevo capito bene il senso della cosa, adesso si. 
    Quelle due vie non le ho salite, però ne ho percorse altre con lo stesso Pier Luigi Bini e, cosa simpatica, avevamo entrambe le Superga ai piedi. Non uso l’ironia perché non mi è necessaria. Mi piace rapportarmi con le persone con semplicità e senza antipatia.
    Penso che ormai ci vedremo in un prossimo articolo. La vetta è stata raggiunta.

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