La bonifica del Plateau Rosa

Metadiario – 245 – La bonifica del Plateau Rosa (AG 2002-006)

E’ bello stare con Guya. Di giorno, di notte e anche in montagna. Certo, con lei ci sono alcune regole: non si può partire eccessivamente presto la mattina, non si può superare un certo limite di ore di camminata, non devono esserci difficoltà in esposizione. Per il resto ha grandi capacità di meravigliarsi e di essere felice per ciò che facciamo assieme. Non le ho mai promesso che in una certa gita avremmo incontrato degli animali: se l’avessi fatto avrei probabilmente ottenuto maggiore disposizione alla fatica, ma poi avrei dovuto sopportarmi la sua delusione per il mancato incontro.

Colle di Santa Lucia e il Pelmo

L’impegno delle escursioni per i Grandi Spazi delle Alpi ora è concentrato sull’ultimo volume, il numero VIII, che abbraccia un’enorme zona tra le Dolomiti Orientali e l’Hochschwab delle Prealpi austriache. Non sono molti i capitoli che prevedono un’escursione leggera o non troppo faticosa, ma in questo caso riesco a ritagliarmi due uscite che possono prevedere Guya come compagna.

Il 22 giugno 2002, dopo essere andati a zonzo tra le belle costruzioni rurali di Coi, arriviamo a Forcella Staulanza e al posteggio 1663 m. Prendiamo la strada forestale non asfaltata che in poco più di 1,5 km porta nel non fitto bosco all’ampio dosso erboso della Malga Fiorentina 1799 m. Già questa località è stata ispirazione per milioni di fotografie, ma il dopo è ancora meglio. Con ampio tornante ci dirigiamo a est, ancora nel rado bosco, fino a raggiungere i pascoli sui quali, dirimpetto alla ciclopica parete settentrionale del Pelmo, sorge il grazioso rifugio Città di Fiume 1918 m. La sera il tempo è buono, ma qualche sbrendolo di nuvole ostacola un poco la visione al tramonto della grande parete.

Pareti nord del Pelmo e del Pelmetto. Foto: Gianni Pasinetti.

La mattina dopo però ho fiducia di poter svolgere appieno i miei compiti fotografici. Alle primissime luci prendo a nord il sentiero per la Forcella Roàn 1999 m e per il rifugio Croda Da Lago–Gianni Palmieri, ma salito poco sopra, in corrispondenza dell’aggiramento del costone sud-occidentale del Col de la Puina, lascio il sentiero per seguire l’erboso costone stesso che, con tratti più o meno ripidi ma sempre elementari, mi condurrebbe alla vetta del Col de la Puina 2254 m. I colori dell’alba però mi sorprendono prima, a quota 2120 m, dunque preferisco fermarmi. Da qui la Nord del Pelmo è una costruzione davvero regale, una visione dolomitica tra le più belle.

Coi di Zoldo (Val Zoldana) e Pelmo

Tanto ci è piaciuta quella gita che già la settimana dopo (29 giugno) siamo ancora in Val Zoldana e ci fermiamo a Zoppè di Cadore 1460 m, con l’intenzione di salire al rifugio Venezia. Mentre ci prepariamo al posteggio, Guya scopre di aver dimenticato a casa gli scarponcini. Così, mentre attendiamo che un negozio che vende un po’ di tutto riapra al pomeriggio, ne approfittiamo per mangiare qualcosa in una locanda. L’acquisto di un paio di scarpe basse dotate di suola vibram non è difficile, anche perché della sua misura c’è solo quel modello. Ma sembra proprio un bel paio di scarpe.

Ci avviamo finalmente per una strada militare, saliamo all’ampio Passo di Rutorto 1931 m e poi da lì al vicinissimo rifugio Venezia 1946 m. Ci godiamo l’ultima ora della giornata sulla terrazza, prima del rientro per cena. Il rifugio è pulito, gradevole e tenuto da custodi simpatici e competenti.

Guya beve alla fontana di Coi di Zoldo

La mattina dopo, sempre alle primissime luci, torno al Passo di Rutorto e da lì seguo verso sud-est un vago crinale erboso, largo e collinoso, fino a raggiungere la boschiva località di Viza Vécia. Una vaga traccia, scarsamente segnalata con qualche ometto, sale in diagonale verso sud-est fino a sbucare nei baranci e nei solchi carsici che precedono la vetta del Monte Pena 2196 m. Il panorama sulle Dolomiti d’Ampezzo, sul Civetta e sulle montagne zoldane è splendido. Ma naturalmente chi troneggia è il vicino Pelmo, con il suo versante sud-est, e quindi con la perfetta e totale visibilità sulla via normale alla vetta, la famosa via di John Ball con il “passo del gatto”.

Parete nord del Pelmo dal rifugio Città di Fiume

Dopo aver fatto le fotografie, anche qui purtroppo un po’ ostacolate da qualche nuvoletta, faccio ritorno al rifugio, in tempo per fare con Guya una meritata e lussuosa colazione.

Abbiamo tutta la giornata davanti, non faccio fatica a convincerla a tornare per un itinerario alternativo. Scelgo il bel giro che fa capo alla Forcella Colonèl de la Stanga e che costituisce un tratto dell’Alta Via delle Dolomiti n. 3.

La parete nord del Pelmo dal Col de la Puina

Dal Passo di Rutorto con una breve salita e con una discesa fino a circa 1725 m si attraversano le pendici settentrionali del Monte Pena; poi però si sale un sentierino scomodo in un bosco selvaggio fino alla Forcella Colonèl de la Stanga 1849 m. Pur essendo domenica qui non c’è assolutamente nessuno, siamo soli nel silenzio più totale.
Purtroppo però non abbiamo fatto i conti con le scarpe nuove di Guya che proprio a questo punto decidono di tormentare i suoi piedi. In discesa dalla forcella il terreno non cambia e cominciano i primi mugugni: la poverina cammina decisamente piano e mi chiede più volte se è ancora lunga.
– Breve non è – le rispondo – mi spiace, ma siamo ancora a circa 1800 m e dobbiamo scendere ai 1600 m, dove abbiamo lasciato la macchina sopra Zoppè.

Dal Col de la Puina sulla parete nord del Pelmo. Sullo sfondo il Monte Civetta.

In quella, ci appaiono due cervi stupendi, un maschio e una femmina. Li vediamo prima che loro si accorgano della nostra presenza. Guya è affascinata di vedere due animali così belli e così da vicino. A dispetto del nostro emozionato silenzio, la coppia dopo qualche secondo ci vede e subito dopo ci volta le spalle e scompare nel folto del bosco. Questa visione ha lasciato Guya senza fiato: assieme riprendiamo il cammino, senza più alcun lamento, nella speranza di vedere ancora quei due “magnifici culoni enormi” che si allontanano. Ancora oggi, quando parliamo dei tanti momenti belli, lei ricorda quei “bei culoni” e gli occhi le si illuminano.

Il versante meridionale del Pelmo dal Monte Pena

Dopo la bonifica del Canalone del Gigio, il tempo di riposare neppure due o tre giorni (tra l’altro passati ovviamente in ufficio) e Luca De Franco ed io siamo di nuovo in pista.

Questa volta però partiamo più tranquilli. Non ci aspetta una scampagnata, ma in confronto al Canalone del Gigio il nostro compito ci sembra quasi banale. Anche se raccogliere rifiuti a quasi 3500 metri costerà più fatica del solito…

Da Klein Matterhorn sul Plateau Rosa

Nelle settimane precedenti ci eravamo messi d’accordo con le guide del Cervino per una rotazione di uomini in nostro aiuto. Avevamo illustrato la causa ad Antonio Carrel, al sindaco di Valtournenche, ai responsabili delle funivie. Tutti si erano dimostrati collaborativi con Save the Glaciers, anche se dubitavano sulla stima da noi dichiarata delle quantità di rifiuti da asportare.

Il primo giorno, 22 luglio 2002, ci accompagnano due guide, Ivan Bianchi e il grande Marco Barmasse. È necessario farli toccare con mano, perciò ripetiamo la ricognizione fatta a settembre 2000, limitandoci poi a una piccola raccolta rifiuti nella zona del rifugio del Theodulo.

Plateau Rosa e Breithorn Occidentale

L’operazione in grande stile scatta il 23, quando con gli stessi compagni scendiamo in cordate separate il versante roccioso e nevoso immediatamente sottostante al rifugio delle Guide e alla stazione terminale della vecchia funivia. Due itinerari diversi e pressoché ugualmente bisognosi di bonifica.

Quando ci riuniamo alla base, sul Ghiacciaio di Valtournenche siamo tutti un po’ scoraggiati per la quantità di lavoro che ci attende. Le guide particolarmente, visto che non si aspettavano un tale disastro. Già oggi abbiano iniziato a far precipitare in basso gli oggetti più ingombranti, ma il terreno pur essendo ripido non è certo verticale.

Il rifugio delle Guide del Cervino al Plateau Rosa

Quando i giorni seguenti il lavoro raggiunge il culmine c’impegniamo al massimo, con l’aiuto anche di Livio e Marco Gaspard, Luigi Pession, Giorgio Cazzanelli e ancora di Ivan Bianchi. Ricordo una rete di letto, un osso durissimo. La buttavamo giù e si fermava dopo qualche metro, perché la rete s’impigliava. Dovevamo muoverci in assicurazione su corde fisse, ansimavamo per la quota per 6-7 ore al giorno.

Alla sera Luca e io eravamo stanchissimi, ma era comunque piacevole chiacchierare al rifugio delle Guide, o con la custode (figlia di Antonio Carrel) o con alpinisti di passaggio.

Al centro della foto è la Testa Grigia con il rifugio delle Guide del Cervino e tutte le costruzioni dell’arrivo della funivia da Cervinia: si vede la parete rocciosa (luogo della bonifica) che si appoggia sul Ghiacciaio di Valtournenche. In secondo piano i Breithorn e la Gobba di Rollin. Foto: Sandro Vannini.
Ivan Bianchi alle prese con la rete da letto e altri rifiuti

Una sera stiamo gustandoci il buon genepì del dopocena, squilla il telefono, la custode va a rispondere, non sento e non bado a quello che dice ma vedo che mi sta facendo dei grandi segni, come a dire di andare da lei… Mi alzo con aria interrogativa, lei tappa la cornetta con la mano e mi dice: – C’è uno che dice di chiamarsi Alessandro Gogna, di essere guida alpina, e che vuole prenotare per domani sera per tre…

– Ah… non può che essere il mio lontano cugino… tranquilla, digli che va bene!

Dopo qualche minuto ridiamo a tal punto del divertente episodio che i genepì diventano quattro a testa…

– Diavolo – dice la custode – quello mi diceva di chiamarsi Gogna e tu eri lì a cinque metri… non sapevo che dirgli… avrà pensato che sono un po’ scema!

– No, no, è un mio cugino in quinta, e come alpinista e guida è anche molto bravo; io l’ho conosciuto che aveva otto anni… so anche che per la disperazione si fa chiamare Tato, non Alessandro, perché è stato confuso con me decine di volte! Prima o poi lo incontrerò di nuovo e ci faremo un sacco di ridere!

Save the Glaciers 2002, Plateau Rosa, bonifica Testa Grigia. Le guide Ivan Bianchi (a sinistra) e Patrick Poletto.
Le guide Patrick Poletto (a sinistra) e Ivan Bianchi.

Il 26 sera torniamo a casa, pur non avendo finito il lavoro.
Il 30 luglio mi reco ancora una volta in valle. Sono relatore al convegno di Valtournenche La montagna tra mito e oggetto, organizzato in concomitanza con una mostra per il settantesimo dall’uscita dell’omonimo libro di Bepi Mazzotti.

Continuiamo e terminiamo il lavoro di bonifica dal 5 all’8 settembre, con l’aiuto di Ivan Bianchi e Patrick Poletto, più un centinaio di impiegati della Lever che volontariamente hanno aderito a quest’iniziativa, che ricalca quella dell’anno precedente allo Stelvio. Fino alla decisiva giornata del 17 settembre in cui mi troverò con Ivan Bianchi a caricare l’elicottero che porterà a smaltimento poco più di 20.000 kg.

L’estate aveva visto l’esperimento condotto con Petra da sola in Inghilterra, cui tutti tenevamo anche se abbastanza preoccupati. Qui di seguito una scelta del carteggio intercorso con Roberto Stocco, la cui famiglia doveva ospitare Petra per una dozzina di giorni nei pressi di Manchester.

“Caro Roberto, volevo sapere quanti bambini hai e quanti anni hanno. Qui siamo molto eccitati per la mia partenza e anch’io non vedo l’ora di conoscervi. In attesa della tua risposta, vi mando un bacio dall’ITALIA. Petra”.

“Cara Petra, che bella sorpresa, anche noi siamo ben felici di ospitarti. Qui siamo in cinque. Io ho più anni di tutti e mia moglie Abigail mi segue (42 e 39), poi c’è Joshua che ha quasi dieci anni, parla italiano comprensibile. Francesca ha sette anni e mezzo, anche lei parla italiano. Infine c’è Simeon che ne ha quasi quattro. Lui parla e basta; a te scoprire cosa dice. Per favore, avvisa il papà e la mamma che il prefisso telefonico dell’Inghilterra è 0044. Credo di aver indicato un numero diverso nei miei messaggi precedenti. Allora a prestissimo. Un carissimo saluto da noi tutti. Roberto”.

“Alessandro e Petra, dimenticavo, mi potete riconfermare volo orari, date e tutto il resto? Grazie. 
Cavalli. Abbiamo chiesto ad Abersoch e non c’è nessun problema per andare a cavallo. Costa £ 12.00 all’ora e ci sono almeno 2 maneggi. Mi auguro che Petra porti con sé il Sole, ma giusto in caso è bene aver una giacca impermeabile. Ciao. Roberto”.

“Da Malpensa 15 luglio BA 1659 per Manchester no stop, partenza ore 11.30, arrivo ore 12.45; da Manchester 26 luglio BA 1660 per Malpensa no stop, partenza ore 14.15 (anticipato a 13.45), arrivo ore 17.25 (anticipato a 16.55)”.

Come già accennato in precedenza, l’esperimento non ebbe buon esito. In realtà non successe nulla di particolare per poterlo dire, ma di fatto Petra visse quel periodo un po’ agitata e in ansia. Non certo per colpa della famiglia ospite che, anzi, si fece in quattro per metterla a suo agio. Probabilmente la colpa era mia e di Bibi: per Petra era semplicemente troppo presto.

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La bonifica del Plateau Rosa ultima modifica: 2024-11-25T05:44:00+01:00 da GognaBlog

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