La bonifica delle Platigliole

Metadiario – 238La bonifica delle Platigliole (AG 2001-008)

Tutto era incominciato nel 1991 allorché, nell’ambito delle operazioni di Aquila Verde, si realizzò una campagna di ispezione a 15 rifugi nelle nostre Alpi, per verificarne i criteri di gestione e le condizioni ambientali in cui versavano i loro dintorni. Agli occhi degli operatori, tra i quali eravamo Mario Pinoli e io, si presentarono le realtà più disparate, frutto delle gestioni più o meno attente negli anni, ma anche delle maggiori difficoltà per le quote più alte o per le grandi frequentazioni.

Così abbiamo trovato il basamento dello skilift abbandonato sul Ghiacciaio delle Platigliole

Ma in particolare furono il rifugio Livrio e la zona del Ghiacciaio dello Stélvio a determinare la nostra più grande meraviglia, sì da attribuirgli in pieno il peggiore dei voti. Le cause principali delle scandalose condizioni in cui versava l’ambiente circostante erano certamente lo sfruttamento storico della zona (dagli anni ’30) e il boom dello sci estivo degli anni ’60, unitamente alla cultura del disinteresse per l’ambiente che allora andava per la maggiore in Italia e non solo.

Nell’inverno 1991-1992 il settimanale L’Espresso pubblicò i risultati delle nostre indagini, provocando giuste reazioni in più ambienti.

Vittoria Cito-Filomarino, Petra ed Elena (estate 2001). Non c’è come lavorare duro e in condizioni severe per sentire ancora di più la mancanza dei propri affetti.

Le guardie forestali della provincia di Bolzano, sul cui terreno insiste la maggior parte del territorio sciistico, furono le prime a rendersi conto, a livello amministrativo, del grande problema. Grazie anche alla tenacia sul campo della guardia Claudia Gilli (in seguito dagli addetti simpaticamente soprannominata Mastro Lindo) iniziò nel 1996 una serie di campagne estive che, con notevole impiego di mezzi e uomini, riportò gli immediati dintorni del rifugio Livrio a condizioni molto più decenti. Fu bonificato, con discesa spettacolare e manovre assai tecniche, il canalone che precipita sul Ghiacciaio del Madàccio, praticamente per molti anni la discarica principale del rifugio. Grandi difficoltà ebbero a ripulire le morene del Ghiacciaio del Madàccio, a causa dell’accesso lungo e scomodo dai tornanti dello Stélvio. La gestione del rifugio collaborò assai attivamente ai lavori, fornendo uomini e mezzi; i volontari del CAI Bergamo si dedicarono invece ai versanti di detrito direttamente sottostanti all’edificio del rifugio, raccogliendo a mano grandi quantità di rifiuti.

Inizio del lavoro di demolizione e recupero del metallo dei piloni

Il problema più importante nella bonifica di luoghi di questa natura detritica, sottoposti in più alla pressione delle annuali masse di neve e poi al loro scioglimento, è la periodica comparsa alla luce di rifiuti prima sepolti e invisibili: questo è il motivo per cui le campagne devono ripetersi negli anni fino ad avere dei risultati davvero significativi.

Nello stesso tempo si giocava la grande partita degli scarichi dagli alberghi e dal rifugio Livrio. Con grosso sacrificio e impegno, fu realizzato un colossale impianto di smaltimento, fino al depuratore del Passo dello Stélvio: l’aspetto più spettacolare di esso è la conduttura aerea che collega il rifugio Livrio all’albergo Thoeni e sorvola le piste di sci.

Marco Rezzoli all’opera

L’estate del 2001 doveva essere l’estate decisiva. Nell’ambito dell’iniziativa Save the Glaciers, sponsorizzata dal marchio Coccolino, i tecnici di Montana avevano individuato le molte zone ancora non toccate dalle successive bonifiche, specialmente le aree nella provincia di Sondrio.

Con delicata manovra diplomatica riuscimmo a far collaborare tutti i soggetti interessati, la Banca Popolare di Sondrio (proprietaria della Scuola e degli alberghi Pirovano), la SIFAS (gli impianti di risalita), l’associazione degli albergatori, il Parco Nazionale dello Stélvio, il Comune di Bòrmio (che ci ha pagato lo smaltimento), le guardie forestali di Bolzano, il CAI. Proprio quest’ultimo, specialmente nella persona dell’ex presidente del CAI Bergamo, Silvio Calvi, e l’allora gestore del rifugio Livrio, Mario Deicas, sono stati i primi nostri alleati.

Petra, estate 2001

Le ingenti nevicate della stagione invernale e primaverile del 2001 hanno reso assai problematico lo svolgimento come da programma delle operazioni. La grande massa di neve presente ha impedito anche solo l’idea della bonifica di certe zone. Ma il Ghiacciaio delle Platigliole ci permise di agire e lì ci concentrammo.

Le operazioni hanno avuto inizio il 3 settembre 2001 e sono proseguite fino al 14, con l’unica interruzione del 5 settembre quando le condizioni meteo erano proibitive. Con una simpatica squadra di quattro tecnici bormini, diretti da Marco Rezzoli, Luca De Franco e io abbiamo avviato e realizzato lo smantellamento di uno skilift abbandonato dagli anni ’70. Un lavoro improbo: quasi sempre i pali di metallo erano così seppelliti nella neve dura e nel ghiaccio da trovarli solo per induzione. Grandi scavi caratterizzavano le giornate, a volte ci ridevamo addosso, tanto ci sentivamo piccoli di fronte al compito immane che ci eravamo preposti. Il costante brutto tempo non ci aiutava certo e gli elicotteri poterono evacuare il materiale con grande difficoltà. Tre enormi tubi di fogna, non più attivi da tempo, vennero sgombrati e portati a smaltimento dagli operai della funivia. Il Laghetto delle Platigliole era ingombro di resti di una capanna e di una pompa per l’acqua. Una serie lunga 800 metri di tubi di zinco e un grosso cavo elettrico ricoperto di gomma collegavano il lago agli alberghi del Trincerone. Il compito gravoso fu però quello di demolire con il martello pneumatico il basamento di cemento armato della partenza dello skilift.

Elena a Verbier, estate 2001

La domenica 9 non lavorammo con gli operai, ma ricevemmo la visita di Guya e di Grazia (la moglie di Luca De Franco). Con loro facemmo comunque un giro d’ispezione e raccolta di piccoli rifiuti.

Nel primo pomeriggio dell’11 settembre una telefonata di Guya mi avvisò della tragedia delle Torri gemelle, proprio mentre il martello pneumatico stava con esasperante lentezza smantellando il blocco di cemento. C’era un pallido sole e già mi sembrava d’essere in un girone infernale. Quella notizia non ci fece smettere di lavorare ma rese quel pomeriggio indimenticabile.

Alessandro Gogna prova l’ebbrezza del trapano

Il 15 e 16 settembre ci furono le due giornate finali, in cui almeno 300 persone si sparpagliarono per le Platigliole alla ricerca dei rifiuti: c’erano i dirigenti marketing di Coccolino, molti dipendenti della Lever Fabergé, molti consumatori che avevano vinto il concorso per la partecipazione a quelle giornate, ma c’erano anche i maestri di sci di Bormio con una cinquantina di scatenati ragazzini dello Ski Club e naturalmente anche alcune guide alpine per tenere a bada tutto quel movimento.

A conclusione della bonifica, ecco le cifre: 11,2 tonnellate di materiale ferroso, 3.250 kg di zinco, 1.300 kg di cavi elettrici (rame e gomma), 100 kg di materiale plastico, 5 tonnellate di tubi di fogna, 2.250 kg di legno (bruciato sul luogo), 1.950 kg nelle due giornate di raccolta pubblica (altro legno, vecchie lattine, vetro e plastica). Totale 25.050 kg + 23.400 kg di cemento armato (da demolizione basamenti) polverizzato e lasciato in luogo.

Queste cifre notevoli non traggano in inganno: il lavoro non era ancora finito, ma forse si incominciava a vedere la conclusione.

Il recupero con l’elicottero della pesantissima ruota dello skilift.

Save the Glaciers non si è occupato solo di pulizie (o di cleaning, come si usa dire). I risultati dell’audit condotto allo Stélvio dalla società Montana negli anni 1999 e 2000 hanno evidenziato chiaramente che qui, come in altri siti ove si sviluppano attività di turismo, la gestione complessiva dell’area potrebbe essere inquadrata in un Sistema di Gestione Ambientale. Cioè, per il ghiacciaio e le attività ivi svolte possono essere definite delle procedure di gestione di tutte le azioni a potenziale rischio di interferenza ambientale. Ovvero stabilire criteri precisi, funzioni e responsabilità operative per le attività di manutenzione degli impianti, di gestione dei mezzi, di trattamento dei rifiuti solidi e liquidi, di cura e conservazione del manto nevoso. Tale sistema di procedure codificate deve essere poi implementato dagli operatori delle varie società gestrici impianti, alberghi e mezzi e periodicamente controllato. Il programma dell’applicazione dev’essere graduale nel tempo, in modo da rateizzare il più possibile l’impegno per una gestione del tutto moderna tramite obiettivi di volta in volta piccoli o grandi ma sempre concreti. Non deve esserci spazio per grandi programmi che sconfinino nell’utopia.

Alla fine dei lavori ci fu il previsto aiuto di circa 300 persone per il recupero dei piccoli rifiuti. Ne approfittammo per bruciare in loco il legname raccolto…
… e qui Alessandro Gogna e Mario Pinoli si godono un po’ di caldo.
Le 300 persone, sorvegliate da tre guide alpine si sparsero per il ghiacciaio e, nel limite del possibile a causa dell’innevamento, riuscirono a fare un ottimo lavoro.

Questo sarà lo strumento del futuro per una fondamentale e vera cura al Ghiacciaio dello Stélvio, un bene ambientale, idrico, turistico e culturale come pochi. E ciò abbinato all’educazione e alla sensibilizzazione ambientale, sia quella generale data ai bambini, sia quella più particolare suggerita ai frequentatori.

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La bonifica delle Platigliole ultima modifica: 2024-10-26T05:27:00+02:00 da GognaBlog

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7 pensieri su “La bonifica delle Platigliole”

  1. Nella splendida cartolina di Petra, tra “sportivo” e “snello” c’è scritto “atomico”?

  2. Mi piace leggere notizie positive in merito alla pulizia e il ripristino dei luoghi contaminati dal passaggio dell’ uomo. Purtroppo il pianeta è pieno di scempi . Servirebbe una maggiore attenzione nel costruire e nel fare. Da noi in Toscana stanno distruggendo le Alpi Apuane con l’estrazione Selvaggia del marmo. Poi a fine attività estrattiva , i materiali, macchinari, idrocarburi ecc vengono abbandonati tra le montagne. La politica fa solo per i loro interessi e non si preoccupa per l’ambiente.
     

  3. Non ero a conoscenza di questa bonifica sullo Stelvio ma vorrei ringraziarvi in ritardo di 23 anni per quello che avete fatto

  4. Carlo Crovella hai perfettamente ragione,  ma d’altro canto tra gli alpinisti o semplici amanti della montagna non c’è nessuna collaborazione in tal senso. Una qualsiasi iniziativa di bonifica, oltre a trovare ostacoli burocratici, non troverebbe alcun seguito. Io da solo non posso andare a pulire e purtroppo è difficilissimo trovare gente pronta a smantellare…forse per paura, forse per pigrizia o disinteresse 

  5. Questo articolo dimostra anche se non c’era alcun bisogno e dubbio l amore , pardon l’ Amore.sconfinato e oltre i 360° del padre del blog per la montagna in ogni suo riflesso e ambito!
    Grazie!
     

  6. Copio dall’articolo: “...  Le cause principali delle scandalose condizioni in cui versava l’ambiente circostante erano certamente lo sfruttamento storico della zona (dagli anni ’30) e il boom dello sci estivo degli anni ’60, unitamente alla cultura del disinteresse per l’ambiente che allora andava per la maggiore in Italia e non solo.”
     
    SE LE ALPI ERANO COSI’ MALRIDOTTE GIA’ 25 ANNI FA, FIGURIAMOCI COME STANNO ADESSO, VISTO CHE DA 25 ANNI IN QUA C’E’ STATO  UN INCREMENTO ESPONENZIALE DEL MODELLO CONSUMISTICO E CANNIBALESCO di “assalto” alle montagne. Cosa deve ancora succedere per spingerci a far invertire la rotta del modello consumistico? Se non ci mettiamo di buzzo buono noi appassionati di montagna, a contrastare il trend in atto (anche nel nostro “piccolino” con scelte adeguate), non faremo altro che assistere al progressivo degrado dell’ambiente fino a un punto in cui le montagne perderanno ogni capacità di attrazione (per cui, a quel punto, più nessuno ci andrà, ma lo stesso capiterà anche a noi…).

  7. C’entra poco, ma c’entra. L’11 Settembre 2001 ero con un cliente sulla via Vinatzer alla terza torre del Sella. Eravamo soli e ricevetti una telefonata da mia madre che aveva visto in televisione quello che stava accadendo. 

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