L’Associazione Culturale AraNova di Castel San Vincenzo cerca di rendere pubblica l’intenzione di ENEL di realizzare un’enorme centrale idroelettrica tra i Comuni di Alfedena (AQ), Pizzone (IS), Montenero Valcocchiara (IS) e Castel San Vincenzo (IS).
La Centrale di Pizzone
a cura della Associazione Culturale AraNova
Il mega-progetto presentato da Enel Power Green – con tempistiche e modalità decisamente poco apprezzabili – sfruttando i fondi PNRR, prevede la costruzione di una nuova centrale idroelettrica all’interno del PNALM e zone periferiche, con km di gallerie e elettrodotti e un impatto di enorme portata su di un territorio di incredibile valore ambientale. Purtroppo i cittadini e tutte le realtà attive sul territorio ne sono venuti a conoscenza, per puro caso, solo il 4 settembre, ad appena due giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle osservazioni. Opinione comune è che si tratti di un’opera priva di buon senso, devastante per il territorio e profondamente irrispettosa delle persone che in esso vivono.
In sintesi:
- Nome: PIZZONE II – impianto di generazione e pompaggio
- Società: ENEL produzione spa
- Presentazione progetto al MITE: 9 giugno 2023
- Comunicazione alle Amministrazioni e altri enti locali: 7 agosto 2023
- Pubblicazione negli albi pretori: 1 settembre 2023
- Data scadenza presentazione osservazioni: 6 settembre 2023
Il lago di Castel San Vincenzo è ormai conosciuto da molti come il lago color smeraldo ai piedi delle Mainarde e rappresenta uno degli elementi di maggior pregio ed attrazione dell’intero Molise. L’opera faraonica lo trasformerebbe in un bacino da svuotare e riempire continuamente, sacrificato per offrire un contributo alla “nobile causa delle energie rinnovabili”, ma che in realtà porterebbe un contributo infinitesimale nel bilancio energetico nazionale, a fronte di un immenso danno ambientale, sociale ed economico arrecato all’intera Valle del Volturno.
Ma non finisce qui!… La zona di Pizzone/Pianoro Campitelli/Vallefiorita/Monte Meta è habitat dell’Orso Marsicano, nonché zona di riproduzione del Cervo; a Montenero Valcocchiara c’è il Pantano della Zittola, la torbiera più meridionale d’Europa; il sito monastico di San Vincenzo Al Volturno è un tesoro medievale di rilevanza internazionale. Questi sono tutti tesori di una Regione la cui unica risorsa rimasta è un territorio ancora autentico, paesaggisticamente raro, con una storia e un fascino tutto da scoprire, che incanta chiunque venga alla scoperta di questa Regione che “non esiste”.
Il progetto presentato è simbolo dell’arroganza, della mancanza di rispetto e di sensibilità nei confronti del bello, solo per ricercare profitto, che pare possa giustificare la distruzione delle speranze, dei progetti e dei sogni di quelle poche persone che ancora abitano in questo territorio, sicuramente unico, ma che richiede una buona dose di sacrificio e privazioni personali. Il Molise che resiste.
La zona delle Mainarde è entrata a far parte del PNALM nel 1990 con DPR ed è stato un ingresso non facile, che ha richiesto impegno e posto limitazioni a tutti, ma che è stato la salvezza e il volano per una lenta, ma progressiva ripresa che negli ultimi anni ha fatto ben sperare e ha incoraggiato l’avvio di attività imprenditoriali e progetti a medio/lungo termine, basati tutti sul turismo lento e l’ambiente incontaminato.
Mai come in questa occasione si sente una voce unica che dissente, voce che arriva dal territorio, ma che arriva anche dai vari angoli d’Italia dove c’è qualcuno che in questa terra è nato o che questa terra ha conosciuto e imparato ad amare; voci che arrivano dal Belgio, dalla Francia o da Oltreoceano, luoghi dove tante famiglie sono state costrette ad emigrare dopo che, negli anni ’50, un altro mega progetto fece perdere terreni e speranze a tanti, dopo averli illusi con il sogno di uno splendido futuro.
La battaglia è iniziata con le voci risentite del PNALM, delle Amministrazioni, delle Associazioni che lavorano sul territorio e degli stessi cittadini che, in meno di 48 ore che restavano di tempo, hanno presentato istanze di opposizione al progetto; istanze che si spera abbiano la capacità di innescare un cambiamento di rotta.
Oltre a tutti gli aspetti tecnico-legali, legati all’ambiente, sarà necessario valutare quanto il progetto possa influire sull’esito finale dell’iter in corso per il riconoscimento del sito monastico di San Vincenzo a patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO. Sarà anche necessario considerare l’aspetto sociale, perché enorme danno sarà arrecato alla già fragile economia locale che nel turismo – sua unica residua risorsa – ha investito risorse e riposto speranze. Sarà necessario valutare l’impatto sulla salute che ne potrà derivare, in una zona dove c’è già un’inspiegabile incidenza di casi di leucemie ed altre gravi forme tumorali.
Per tutto questo è necessaria una mobilitazione di massa che coinvolga tutti i cittadini, ma che da soli poco riusciranno a fare, visto che il totale dei 4 Comuni coinvolti porta a circa 2.000 persone, che nella realtà non arrivano a 1.200 presenze fisse, tra cui molti anziani. Per questo chiediamo aiuto ai numerosi ospiti che negli anni hanno avuto l’occasione di visitare ed apprezzare questo angolo di Paradiso; a chi ci ha soggiornato per motivi di studio o lavoro; a tutti i soggetti istituzionali che hanno utilizzato il lago per promuovere il turismo molisano nelle manifestazioni nazionali ed internazionali; agli imprenditori che lo hanno utilizzato per pubblicizzare i loro prodotti (Lamborghini, Ferrero, DR solo per citare i più importanti). E poi chiediamo aiuto agli organi d’informazione locali e nazionali e a tutte le persone che abbiano la possibilità di amplificare la nostra voce e farla sentir forte: #NOPizzoneII.
Una prima assemblea pubblica si è tenuta domenica 17 settembre 2023 a Pizzone (IS), in piazzale Vigna dei Santi.
Per consultare la documentazione vi preghiamo di utilizzare questo link del Ministero https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/9904/14596; provvediamo ad allegare solo qualche foto ed alcuni dei documenti da noi ritenuti utili ad avere un immediato quadro della situazione, in particolare alcune relazioni con osservazioni che aiuteranno a capire il perché di tanto dissenso.
Relazione tecnica dell’ENEL
Dove e come s’inserirebbe la Centrale
Chi vuole avere maggiori dettagli può scrivere a questo indirizzo:
Associazione Culturale AraNova, via Roma, 15 – 86071 Castel San Vincenzo (IS)
Email aranova.csv@gmail.com
oppure contattare Valentina Capasso al n. 348 7908619.
Scandaloso
Concordo con quanto dice Marcello Cominetti, è una questione di educazione. E questa educazione al consumo è progettata/fornita/prodotta/ dallo stesso sistema che fa profitto per soddisfare questo bisogno. E che adesso ci induce anche a colpevolizzare chi consuma additandolo come responsabile. Come prendersela col bambino viziato invece che cercare di cambiare il modello educativo del genitore. Lo diceva già all’epoca il buon Pasolini che il consumismo ha raggiunto una pervasività che nemmeno il fascismo si è sognato di realizzare. Detto questo a “noi che siamo o almeno tentiamo di essere più parchi” e viviamo in un sistema così strutturato, tocca resistere, contrastare e tentare di salvare chi non ha responsabilità né dirette né indirette come l’ambiente.
22. Guardi Massimo, non faccia l’offeso e soprattutto non rigiri la frittata. Quello che ha scritto in 16 non lo ripeto perché basta andare a rileggerlo. La realtà è che in Italia sono state installate (cioè realizzate, finite) 7289 pale eoliche al 22.9.2022. https://www.geopop.it/dove-si-trovano-le-pale-eoliche-in-italia-ecco-la-mappa-nazionale-degli-impianti/#:~:text=Quasi%20tutte%20le%20regioni%20italiane,in%20Italia%20non%20%C3%A8%20omogenea.
Per me non serve aggiungere altro.
Le vere litanie sono quelle di chi non guarda a valle (o a fondo) del discorso e non considera anche le proprie esigenze.
Faccio un esempio vicino a me: da quando le Dolomiti, o parte di esse, sono diventate patrimonio dell’umanità UNESCO, sono arrivati molti più turisti e le stagioni si sono allungate.
Lo sci, ovvero l’economia più forte della maggior parte delle località, ha bisogno di impianti e terreni più potenti e ampi rispettivamente, quindi di più energia elettrica…
Vedo che tutti o quasi hanno automobili belle e recenti. Visti i loro costi non so dove in così tanti trovino i soldi per potersele permettere. Questo schema consumistico, applicabile anche a molti altri ambiti, è altamente energivoro e crea una domanda continua a cui gli addetti devono far fronte perché è il loro mestiere. È logico che lo fanno per guadagnarci! Ma la domanda la creano tutti quelli di cui sopra. Chi vive in maniera austera e sobria (io mi classifico tra questi) fa già del suo per ovviare al problema ma siamo in pochissimi. Io, che vivo in maniera leggera ma per me soddisfacente, sono considerato un disadattato dalla più parte delle persone che conosco. Sembra che senza certi gadget la maggior parte degli umani occidentali, non possa vivere.
Mio padre, che aveva vissuto la guerra da giovane, ha conosciuto nel corso della sua vita un discreto benessere economico ma ha sempre vissuto (e noi famiglia con lui) in maniera estremamente parca e minimale.
Che sia questione di educazione?
Visto che nessuno spiega, ho cercato… La Centrale di Pizzone originale è stata costruita tra metà e fine degli anni ’50. Non ho capto dove verrebbe fatta la Centrale II
Certo, il fatto che funzionerà come una batteria come spiega giustamente @25 potrebbe implicarne la validità ecologica. Ma bisognerebbe verificare se l’energia da fonte rinnovabile (eolica, fotovoltaica) stoccata in questo modo, vada effettivamente a sostituirne una uguale quantità prodotta da fonti fossili. Della serie riduciamo la produzione dal termoelettrico ed aumentiamo quella da solare e eolico perché adesso possiamo immagazzinarla. Ma sarà così? Oppure non si tratta solo di un sistema per “aggiungere” anziché “sostituire” altra energia a quella già prodotta?
Ho letto le solite litanie di chi rimprovera chi lotta contro questi scempi che sarebbe per il no alle rinnovabili: ma sapete leggere l italiano? Qui non si tratta di ostacolare le energie rinnovabili ma di impedire la devastazione di un’area di pregio naturalistico e archeologico, oltre che un illecito giuridico a danno della collettività! Chi vi ha detto che per produrre energie rinnovabili bisogna distruggere le risorse naturali e archeologiche?
Errata corrige: mi sono accorto che nel mio commento @18, nel riportare le stime di produzione/consumo ho scritto MWh invece di GWh.
Chiedo scusa per l’errore (da sicura bocciatura all’esame di elettrotecnica 🙂 ).
Buona continuazione.
Il declino della biodiversità e la crisi degli ecosistemi ci indicano che abbiamo superato il limite dell’impatto che potevamo esercitare sulle risorse naturali. Le rinnovabili si possono installare sui tetti delle case e dei capannoni industriali o in aree degradate, non a scapito degli ecosistemi che ci garantiscono quei servizi ancora più essenziali dell’energia (aria, acqua pulite, stoccaggio di carbonio ecc.) per la nostra salute.
Le scelte sono solo nostre. Voler distruggere aree di così alta valenza naturalistica per produrre energia (che pulita non è perché produrrà impatti incalcolabili sugli ecosistemi e quindi sulla salute umana) ha un costo per tutti, non solo per i molisani.
Non avevo capito: ma c’è già una centrale elettrica! Quella “nuova” sarebbe il potenziamento di quella esistente…
Mi spiace che s siano offesi i conoscitori del luogo, che, ovviamente io non conosco. Il problema è che ci sono migliaia di invasi artificiali da Ventimiglia a Trieste. Migliaia di invasi e migliaia di tralicci. E tutti vogliamo il frigorifero acceso. Balsamo ha poi spiegato a che serve quella centrale ed evidentemente è stata progettata dove ci sono l’acqua e le pendenze. E ha detto che ovunque si costruiscano ci sono interessi economici (non credo solo romani. lo zampino della Regione ci deve essere…). Larderello, Toscana, sfrutta la geotermia, ultra green. Ma se ci andate rimane allibiti dalle enormi ciminiere, dal reticolo di tubi che pare di essere in una centrale nucleare. Non ne ho idea, ma mi parrebbe logico che se la fanno lì, è perché intorno a quella zona verrà poi distribuita in caso di bisogno. Non credo (Giuseppe, controlla!) che portino quell’energia tanto lontano…
@18
“[…] si tratta di un’operazione con un vantaggio energetico pari a zero, un impatto sul territorio inimmaginabile e la cui realizzazione sarebbe evidentemente legata solo ad enormi interessi economici”
Tabella 7-4 pag.54 della relazione ENEL: 709MWh prodotti e 891MWh consumati in un anno.
Cioè consuma di più di quanto produce, e quindi sembrerebbe, evidentemente, dannoso più che inutile.
In realtà la funzione di questi impianti non è quella di produrre, ma immagazzinare energia (da altre fonti) e successivamente rilasciarla.
Vediamolo come un accumulatore (batteria) che stabilizza produzione vs. consumo, (specie se associato a eolico o solare, incostanti per loro natura): quando la domanda è inferiore alla produzione accumula (pompaggio), viceversa genera (turbinamento).
Il fatto che la realizzazione sarebbe “evidentemente legata solo ad enormi interessi economici” mi pare ben ovvio: qualsiasi impianto di questo genere lo è.
A meno che non si voglia lasciar intendere che l’interesse si esaurisca nella costruzione (fine a sé stessa) – un equivoco in cui è facile cadere se non se ne è compresa la funzione.
Al netto delle (giuste) considerazioni sul risparmio, l’energia elettrica serve (a TUTTI) e delle scelte vanno operate.
Con tutto il diritto – sia chiaro – di contestarle e di opporsi se le si considerano sbagliate. Ma cercando innanzitutto di comprenderle e di valutare anche i diritti altri.
P.S. Il lago color smeraldo di Castel San Vincenzo è bellissimo, ma pure di origine artificiale.
D’accordo con 20. Il primo obiettivo sarebbe quello di ridurre l’energia che ci serve. Mi hanno parlato del progetto di pale eoliche alte 250 m (lì il vento è in alto…) nella zona del lago di Bolsena, con esproprio di terreni privati, che sarebbero costruite da un’azienda e poi vendute, con l’utilizzo anche di fondi pubblici…
Qualche considerazione buttata li’:
1) Il parco Adamello-Brenta è pieno di impianti e invasi idroelettrici
2) E’ giusto valutare, prima di realizzare un impianto del genere, il rapporto costi/benefici. Mi pare di aver capito che per l’impianto in questione il saldo netto di energia prodotta non sia cosi’ alto
3) Sarebbe giusto e doveroso non rincorrere sempre un bisogno maggiore di energia, ma di abbassarlo, senza però farci tornare all’età della pietra… Certe cose però sarebbero migliorabili: la quantità e il volume dei packaging prodotti, come ho letto in un altro commento
Morale: questa centrale s’ha da fare? Forse no… ma ogni decisione presa di questo tipo ha sempre due lati della medaglia e non è semplice fare la scelta giusta.
Regattin, infatti per ogni pala e ogni campo solare ci sono e ci sono stati ricorsi a tribunali e discussioni eterne.
Per quanto riguarda gli invasi idroelettrici visto che risalgono per la maggior parte agli anni cinquanta del secolo scorso e le valli alpine sono pressochè sature le cause sono meno numerose.
Ah, dimenticavo le opposizioni ai rigassificatori.
Oltre a ciò lei è scortese.
Un progetto per essere considerato GREEN deve rispettare due condizioni:
Il primo è la produzione di energia pulita. Il secondo è la tutela dell’ambiente.
Enel propone un progetto di accumulo energia per sfruttare finanziamenti e pretende di farlo passare per produzione di “energia pulita” ma lo fa volendo straziare uno dei territori più virtuosi d’italia dal punto di vista della natura, del paesaggio, della biodiversità, della tutela ecologica (aree sic, zps, parchi nazionali) e del turismo ecologico. e vuole anche chiamarlo Green!!!
Chiunque sia dotato di un minimo di coscienza ecologista sta manifestando, non solo gli abitanti del territorio!!!
La sindrome Nimby? Si. Da qualche altra parte sarebbe la stessa cosa? Si. Cosa proponete voi allora? Io direi di cominciare a ridurre il fabbisogno energetico invece di inseguirne il costante aumento. Ridurre per legge produzioni industriali, consumi e attività inutilmente energivore. Packaging esagerato in miriadi di prodotti. Insegne luminose di migliaia di negozi, attività, supermercati, sovrailluminati e continuamente accesi. Divieto di produrre ed utilizzare beni di lusso e riconversione di queste attività in altre più essenziali. Attenzione prioritaria ai trasporti incentivando il servizio “pubblico” rendendolo decente e via sognando.
La gran menata dei “nimby” è la regina di tutte le ipocrisie e delle buffonate mediatiche e propagandistiche di regime; cosa si vuole intendere con questa strana parola? Non nel mio giardino? Certo, si è mai visto uno dei vari industriali o politici, che poi approvano tali progetti, che vive in un monolocale con panorama su un impianto petrolifero, una centrale, un’ autostrada, un termovalorizzatore? Ovviamente no, ma noi invece, comuni morali, che vivamo in città già super inquinate, dobbiamo, sempre più, fare a meno dei pochi ambienti naturali intati, nei quali poter vivere serenamente, anche solo pochi giorni all’ anno.Noi, comuni mortali, dobbiamo sacrificare il nostro giardino, anche quando nemmeno lo possediamo, perchè un appartamento con uno straccio di “verde” attorno, ce lo fanno pure pagare di più, ammesso di trovarne uno.
Vorrei dire a Marcello Cominetti e a Marco Vegetti che difendere un territorio ad altissimo pregio ambientale (è evidente che non vi rendiate conto di quanto) è un dovere civico e una questione di responsabilità verso le future generazioni, molto prima che una questione affettiva o “di giardini”. Basta leggere le carte dell’ENEL per capire che si tratta di un’operazione con un vantaggio energetico pari a zero, un impatto sul territorio inimmaginabile e la cui realizzazione sarebbe evidentemente legata solo ad enormi interessi economici.
Se tutti ragionassero nel vostro modo, cari Marco e Marcello, il mondo diventerebbe in breve tempo un insieme di tubi, pali e pannelli… Certo avremmo tanta energia elettrica, ma in compenso probabilmente ci mancherebbe l’ossigeno per respirare.
Il Molise è una micro regione che produce – da rinnovabili – più del doppio dell’energia che consuma. Quindi direi che è già piuttosto virtuosa! Non è abbastanza? Perché secondo voi dovrebbe continuare a sacrificare il proprio territorio? solo perché non si è abbastanza per far sentire la propria voce? Troppo comodo!!!
Quale potrebbe essere un modo per produrre l’energia che serve? Da noi sarebbero perfette le Comunità energetiche e qualcuno già sta operando in tal senso.
Pizzone, Castel San Vincenzo, Alfedena, Montenero VC, Barrea – tutti i paesi in qualche modo interessati dal progetto – fanno parte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, un ricco polmone verde che tutto il Mondo ci invidia. Dovremmo rinunciarci? No… noi non ci rinunciamo e lo facciamo anche per voi, Marcello e Marco… Se volete, veniteci a trovare, vi ospitiamo e vi facciamo cambiare idea.
16. Ma che cavolate stai dicendo? In Italia ci sono più di 7000 pale eoliche (settemila, non è un errore) e quasi 5000 centrali idroelettriche. Stanno riempiendo ogni buco libero di pannelli solari. Magari informarsi prima di scrivere cazzate.
L’eolico, no. Le pale son brutte.
L’idroelettrico, no. Le valli sono pregiate, gli equilibri delicati.
Il solare estensivo, no. Occupa terreni enormi con problemi di diverso tipo. E poi à brutto.
Il nucleare, no.
Che facciamo? Continuiamo col carbone o ci stacchiamo dalla rete?
Come si fa a non sapere che la regione e Molise non solo è autosufficiente sul piano energetico la cede anche; che in fatto di rinnovabili ha già raggiunto il traguardo del 30% da rinnovabili oggi stabilito al 2030. Il progetto di pizzone II prevede un consumo eccessivo di energia per portare l’acqua all’invaso superiore e una produzione di energia da fonte rinnovabile inferiore a quella consumata. L’impianto è troppo costoso e dimensionato solo per interessi speculativi. Il PNIEC propugna il coinvolgimento delle regioni e del territorio, che qui non c’è stato e il
rispetto dei vincoli parsaggidlstici e ambientali, specie nelle aree protette. Insomma riterrei che luoghi comuni e disinformazioni rivelano solo pregiudizi
Senza nulla togliere alla bellezza, il valore ambientale e le peculiarità dell’area molisana interessata, nonché ai suoi abitanti, vorrei ricordare che anche la Val Cellina e la forra del Vajont erano e sono zone d’alto pregio ambientale.
Ma così si può dire dell’impianto sul Maè in Val di Zoldo e sull’invaso di Fedaia ai piedi della Marmolada.
In sostanza, visto che normalmente si tratta di zone di montagna perché l’acqua per muovere le turbine deve cadere dall’alto, si tratta sempre di zone in cui si va a intaccare l’ambiente naturale. Nella maggior parte dei casi la natura si ri-equilibra da sola, come fa meno scalpore quando una frana crea una diga naturale formando un lago (es.: lago di Alleghe, per restare dalle mie parti).
Certo, gli impianti idroelettrici comportano opere edili e idrauliche enormi e impattanti, nessuno può negarlo, ma sono anche il sistema più sostenibile, anche economicamente, per produrre l’energia elettrica che tutti necessitiamo.
Gli abitanti dell’area di Pizzone cosa propongono?
Di fare l’impianto da un’altra parte, ok. Quale? E cosa direbbero gli abitanti di quell’altra parte?
È così, Luciano.
In questi giorni ho appreso che l’Azienda Foreste in Sicilia ha diminuito l’usuale piantumazione.
È vero che ormai non è più tanto semplice come negli anni scorsi, quando bastava piantare nuove essenze appena prima delle piogge e la perdita era irrisoria.
Ora, anche irrigando, è sempre più difficile portare avanti le piante.
Sarebbe dissennato perdere ettari di bosco.
Non è solo un problema di NIMBY. Se c’è un parco naturale, evidentemente sono già state fatte a monte delle valutazioni volte a proteggere un determinato ambiente per le sue peculiarità naturalistiche. Abbiamo già antropizzato un’enorme quantità di territorio sacrificando, negli anni della crescita economica, vastissime aree di elevato pregio naturalistico senza alcuna opera di contrasto a quanto stava accadendo. Quello che abbiamo ereditato sono le briciole dell’immenso patrimonio naturalistico italiano. Non comprendere questa realtà è fare il gioco di chi vede solo il profitto e se ne sbatte totalmente di tutto il resto.
Chi non conosce i luoghi di cui si sta parlando farebbe bene a visitarli prima di dar sfogo a commenti saccenti e basati sul nulla . Fanno benissimo i molisani a difendere il loro territorio da assalti che sanno tanto di colonialismo di ritorno e certo non sarà la centrale di Pizzone a salvarci dal riscaldamento globale , come non ci salvano le selve di pale eoliche che purtroppo hanno gia stravolto tanti paesaggi che erano magnifici tra Puglia e Basilicata…però hanno arricchito imprenditori privi di scrupoli ed i loro amici “verdi”
Penso che la distruzione di un areale così importante abbia una ricaduta notevole non soltanto su chi vi abita, ma su tutta l’Italia, se non vogliamo estendere all’Europa intera.
Ogni essere vivente che scompare porta con sé, come un sassolino gettato in uno stagno, la rottura di fragili equilibri.
Penso anche che se continuano a pensare che l’energia prodotta in questi termini sia necessaria, forse non abbiamo compreso la gravità del degrado del nostro stesso areale.
Caro Marco Vegetti, sicuramente parli in questi termini non avendo mai visitato di persona il territorio in questione, te lo consiglio vivamente,sono sicuro che , dopo la visita il tuo commento sara’ rivalutato.
Evidentemente le persone che hanno rilasciato i precedenti commenti non hanno nemmeno la minima idea dell’altissimo pregio naturalistico dell’area che verrebbe violentata dall’opera. Stiamo parlando di un territorio che ricade nel parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Uno degli habitat prediletti dall’orso bruno marsicano per la sua ibernazione. Non si tratta del semplice luogo comune: “non nel mio giardino”… semplicemente l’energia rinnovabile non può essere prodotta determinando uno scempio ambientale. Cerchiamo di approfondire prima di scrivere banalità. Grazie.
Non me ne vogliano gli amici di Pizzone e dintorni, ma si chiama NIMBY, dagli anni ’80… (Not in my back yard – Non nel mio giardino). Come dice Marcello: e dove allora? A casa di qualcun altro, aggiungo io…
Stiamo tutti troppo bene.
Questo annebbia.
Già il nome Pizzone dovrebbe farci tremare le vene ai polsi…che poi in zona Cesarini lascino uno spazio di pochi giorni per critiche e osservazioni legittime fa pensare a situazioni ed eventi che non vorremmo più vedere e applicare …poverissimo sistema italia che non nessuna paura ,nemmeno di se stesso .
L’idroelettrico è al momento quello col miglior rapporto costo/benefici. Mi assicurerei, visto l’anniversario, che ci siano ottime stime geologiche PRIMA della posa della prima pietra con solito stuolo di politici e imprenditori pronti a decantare ke proprie capacità
Visto l’anniversario mi preoccuperei che ci sia una buona perizia geologica prima della posa della prima pietra con pletora di politici e imprenditori pronti a decantare le proprie abilità
Purtroppo bisogna anche dire che un impianto grande evita decine di piccoli impianti complessivamente molto più impattanti e meno produttivi.
Anche i molisani sono di quelli che usano l’energia elettrica solo se prodotta lontano da casa loro.
È chiaro che un bacino artificiale stravolge l’ambiente naturale nel quale viene costruito, ma si chiama “prezzo da pagare” ovunque succeda.
Insomma, come andrebbe prodotta l’energia elettrica che tutti usiamo quotidianamente?
Poi, in quanto alla nomina dell’area come patrimonio Unesco, mi sento di suggerire che è meglio lasciar perdere. Basta guardare l’effetto negativo nelle Dolomiti.