L’Alto Adige/Südtirol e il supersfruttamento turistico

La pressione antropica non ha confronti con il resto delle Alpi orientali: 8,7 milioni di turisti, 37,1 milioni di pernottamenti (solo nel 2024), un letto turistico per ogni due residenti. Benché il settore abbia potuto contare su una reputazione gonfiata anche da campagne finanziate con risorse pubbliche, oggi la maggioranza dei residenti si dichiara contraria. Come incidere sui fattori strutturali che continuano ad alimentarne la crescita?

L’Alto Adige/Südtirol e il supersfruttamento turistico
(proposte concrete per uscirne)
di Thomas Benedikter *
(pubblicato su altreconomia.it il 29 luglio 2025. Sul sito altreconomia.it continua il percorso de “L’uovo del cuculo”, uno spazio editoriale curato da un collettivo di scrittura nato con la realizzazione di Inverno liquido (Derive Approdi, 2023). Firmato da Maurizio Dematteis e Michele Nardelli, il libro è in realtà un racconto collettivo che indaga, attraverso l’arco alpino e la dorsale appenninica, gli effetti della crisi climatica sulle terre alte. L’intervento di Thomas Benedikter che segue ne è la seconda “puntata”)

In Alto Adige/Südtirol il supersfruttamento turistico si è fatto largo già da tanti anni. Oggi le cifre marcano questo territorio come una destinazione turistica per eccellenza in Europa ma questa industria, pur avendo già superato i limiti di sostenibilità ecologica e sociale, non smette di crescere.

Ne cito alcune per inquadrare il fenomeno: nel 2024 la regione ha registrato l’arrivo di 8,7 milioni di turisti e 37,1 milioni di pernottamenti turistici, scontando quelli nelle seconde case. Nonostante un limite massimo applicato alla costruzione di nuove strutture ricettive – freno legislativo del 2022 che non ha funzionato – il numero di letti prenotabili nel febbraio 2025 ha superato 260mila unità, quindi un letto turistico per ogni due residenti.

Folla a Bolzano

L’intensità turistica (pernottamenti per 1.000 abitanti) è quella più alta di tutte le Alpi orientali; la sua densità ricettiva (letti per chilometro quadrato) si trova sopra la media alpina. Tra le aree turistiche più assediate in tutta la penisola, nel 2024 ha raggiunto il terzo posto nella graduatoria delle regioni Nuts-II dell’Unione europea (intensità turistica). Il Comune di Castelrotto, settemila abitanti, nel 2024 ha registrato 1,8 milioni di pernottamenti, cioè quasi tre volte i residenti. Un ultimo dato significativo: l’Alto Adige/Südtirol ogni anno ospita un numero di turisti pari al 60-61% di quello annualmente registrato nell’intera Svizzera, destinazione turistica di fama mondiale e un Paese di nove milioni di abitanti. 

Ormai si toccano una serie di limiti sistemici, spesso anche misurabili. Il traffico generato dall’overtourism è solo uno di questi limiti, ma forse quello più sentito. Dato che l’80-86% degli ospiti raggiunge la sua destinazione con il proprio veicolo, ogni anno sono quasi quattro milioni le auto in arrivo. Ma il traffico turistico non si ferma con le ondate di arrivi e rientri. Una volta giunti a destinazione i turisti girano in auto e moto quanto possono. Si contano 3,5 spostamenti per giorno a persona, con l’effetto che il 24,1% di tutto il traffico in Alto Adige/Südtirol – scontando i veicoli in transito sulla A22, la cosiddetta “Autostrada del Brennero” – è dovuto al tempo libero dei non residenti. Un triste primato in Italia che vanta un tasso di traffico turistico talmente alto. Per non parlare degli effetti sul clima per le emissioni di CO₂, che si aggiungono agli altri gas climalteranti che derivano dalla presenza antropica. 

I limiti sistemici vengono però sforati anche su altri fronti. L’utilizzo e lo spreco di acqua nelle strutture ricettive e per l’innevamento artificiale che entra in conflitto con il bisogno idrico dell’agricoltura, dell’industria, delle centrali idroelettriche e delle famiglie. Benché ricca di acqua, anche una regione alpina come la nostra così rischia di esaurire le risorse. Pesa fortemente il consumo di suolo causato dagli alberghi, dalle strutture di wellness e sportive, dalle infrastrutture. Ciò comporta anche un forte impatto sul paesaggio, il vero capitale del turismo spesso dimenticato. 

Un altro limite della crescita è quello della forza di lavoro (circa 50mila addetti, sia in forma dipendente sia autonoma). In passato il turismo aveva garantito posti di lavoro e reddito anche nelle aree periferiche minacciate dall’esodo dei giovani. Oggi in sempre più settori del mercato di lavoro locale si segnala una carenza di personale. In questo quadro, il settore alberghiero si caratterizza per un profilo professionale meno qualificato, per un’offerta di lavoro in larga misura di natura stagionale e per un salario sotto la media generale dell’Alto Adige/Südtirol, ma con un impatto ambientale molto più forte, rivelandosi così un freno per uno sviluppo sociale equilibrato, equo e sostenibile. 

Dobbiamo infatti considerare l’impatto della monocultura dell’industria dello sci sta avendo sulle nostre comunità. Gli effetti sono stati di far crescere a dismisura gli ambiti della rendita fondiaria, l’abbandono delle strutture ricettive a carattere famigliare e di snaturare una parte crescente di offerta turistica sempre più funzionale ai numeri piuttosto che alla qualità della proposta, disincentivando così l’agricoltura di montagna, le attività silvo-pastorali, l’artigianato locale che, peraltro, rappresentavano un tempo il valore aggiunto della stessa proposta turistica. Le nostre principali località turistiche, finita la stagione, diventano così un deserto, facendo venir meno quel senso di comunità che ne ha fatto la diversità. 

Di questa forma “ricca” di spaesamento si inizia ad averne consapevolezza sempre maggiore, a partire proprio dalla qualità del vivere nelle popolazioni locali. L’ostilità verso l’eccesso nello sfruttamento turistico che già si va manifestando in diverse località turistiche europee cresce anche sul nostro territorio. Secondo studi rappresentativi dell’Università di Bolzano (Bausch/Tauber, Lebensraumqualität Südtirol, 2023) gli umori della popolazione nei confronti dell’industria turistica sono peggiorati.

Benché questo settore nella società sudtirolese finora abbia potuto contare su una forte reputazione, oggi la gran maggioranza dei residenti si dichiara contraria all’ulteriore crescita del turismo. Il turismo viene percepito in modo negativo sotto tre profili: lo sviluppo dei costi della vita in generale, l’alto livello dei prezzi sul mercato immobiliare sia per le abitazioni in affitto sia quelle in proprietà, il traffico generato dal turismo motorizzato. Perciò non sono più “solo” gli ambientalisti a protestare contro i sintomi più visibili del supersfruttamento turistico, come la continua colata di cemento di nuovi alberghi, la congestione del traffico, il consumo di suolo e di paesaggio causato da nuovi impianti di risalita. Ora ampi settori della nostra società si rendono conto che il turismo sta compromettendo la qualità della vita, le possibilità di movimento, le condizioni economiche. 

Come uscire dunque dal supersfruttamento turistico? È difficile contrastare fattori che per motivi strutturali continuano ad alimentare la crescita dell’afflusso di turisti. Tra questi si trova la formidabile raggiungibilità dell’Alto Adige/Südtirol dai principali mercati, la Germania del Sud, l’Italia del Nord e la Svizzera. Dal punto di vista del turista la scelta di una destinazione geograficamente più vicina e perciò raggiungibile in automobile tornerà a essere più appetibile per un semplice motivo: la decarbonizzazione dell’economia renderà i voli di media-lunga distanza più costosi; invece, consentirà viaggi più economici e apparentemente più “ecologici” grazie al proprio veicolo a batteria.  

Poi, nel corso degli ultimi cinquant’anni, la nostra provincia si è dotata di una straordinaria struttura ricettiva in ogni categoria di albergo e di ogni tipo. Si è formato un tessuto denso di imprese di servizi legati al turismo, un’infrastruttura del tempo libero ben organizzata che talvolta lascia pensare a una Disneyland. Ne è un esempio la Dolomiti SuperSki, le cui piste sono dotate di sistemi di innevamento artificiale al 90% che può facilmente far fronte anche ai costi crescenti dell’energia e dell’acqua. A cui si aggiunge la macchina pubblicitaria turistica finanziata in primo luogo dalla Provincia autonoma di Bolzano. 

Al fine di frenare l’impatto negativo del turismo le associazioni ambientaliste sudtirolesi propongono vari interventi che puntano a limitarne gli eccessi: la regolamentazione dell’accesso agli hotspot turistici come il Lago di Braies e l’Alpe di Siusi; il blocco di nuovi impianti di risalita, pedaggi e divieti di circolazione sui passi alpini più trafficati, limiti più severi alla costruzione di nuovi alberghi, un aumento generale della tassa di soggiorno e una disciplina più severa per gli affitti turistici a tempo breve. 

Benché tutto questo sia legittimo non incide però sui fattori strutturali che continuano ad alimentare la crescita del turismo in Alto Adige. Occorrerà intervenire direttamente sui mercati rincarando l’offerta e reindirizzando la domanda. Vanno eliminati i privilegi finanziari di cui godono le imprese turistiche: prima di tutto la pubblicità finanziata dagli enti pubblici. Perché il contribuente locale dovrebbe pagare le campagne pubblicitarie sui mercati internazionali che poi vanno a compromettere direttamente la sua qualità della vita?

Vanno poi cancellati i contributi pubblici erogati ogni anno alle imprese turistiche: perché sovvenzionare un settore già in eccesso che continua a crescere? Va sistematicamente aumentato, per contro, il livello salariale dei dipendenti del settore, segnato come abbiamo detto dal precariato. Lo statuto di autonomia della Provincia di Bolzano consente perfino l’introduzione di un’imposta sul turismo, possibilità finora mai sfruttata. Tutto ciò comporterebbe un certo aumento dei prezzi nell’industria turistica, aumento necessario per calmierare la domanda.

Naturalmente va affrontata anche la mobilità motorizzata, evitando che ogni località possa essere raggiunta in automobile. Come tornare a un minimo di tranquillità con meno inquinamento a favore sia della qualità della vacanza degli ospiti sia della vita dei residenti? Occorre inoltre limitare il numero di posti letto. A questo scopo serve lungimiranza, nelle decisioni politiche come fra gli imprenditori del settore. Chiusi in una logica di crescita e profitto immediato non si accorgono di una capacità ricettiva già oggi in eccesso che in futuro potrà ritorcersi contro loro stessi. 

Rientrare da un tipo di sviluppo imboccato nel corso di decenni non è mai facile. Per cambiare rotta occorre un diverso approccio culturale e il coraggio politico di non assecondare la miopia dell’interesse immediato. Solo così ci salveremo dall’overtourism

Thomas Benedikter * è scrittore, economista, collaboratore dell’associazione ambientalista Heimatpflegeverband Südtirol, nel 2024 ha curato la raccolta di saggi di 17 esperti nel volume Heimat oder Destination Südtirol? Tourismus in Maßen statt in Massen, arcaedizioni Lavis 2024.

L’Alto Adige/Südtirol e il supersfruttamento turistico ultima modifica: 2025-08-22T05:45:00+02:00 da GognaBlog

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28 pensieri su “L’Alto Adige/Südtirol e il supersfruttamento turistico”

  1. @ 25
    Grazie Alessandra per il suo contributo. Per me è stato molto interessante leggerlo e mi chiarisce meglio qual è la situazione attuale. Non vado in Alto Adige da parecchio tempo.
    Mi piacerebbe tornarci con mia moglie come facevano un tempo, in giugno o in settembre o ai primi di dicembre, per un mese. E ritrovare l’accoglienza autentica di persone del luogo semplici e sincere.
    Auguri per la sua bellissima terra.

  2. La provincia di Bolzano è stata capace di impostare meglio di altre amministrazioni italiane lo sfruttamento turistico del proprio territorio, ha saputo vincere la sfida dello spopolamento delle terre alte, e anche della valorizzazione con diversificazione dell’ offerta. Tanto bene che ora la vittoria si è ritorta contro. Se agirà altrettanto bene saprà mettere panni freddi sulle zone scottate dalle orde e incentiverà nuovi approcci ecosostenibili nei tanti rivoli incantati che si ritrova.

  3. Buongiorno. Ci vogliono iniziative drastiche, perché già noi residenti paghiamo amaramente la scarsa volontà di trovare una soluzione. É compito della politica dotarsi di norme che limitano i posti letto in ogni comune. Fino ad ora é stata tutta una presa in giro. Nel 2022 furono autorizzati 34 milioni di pernottamenti annui, con il blocco delle richieste di autorizzazione se i posti letto fossero stati esauriti.  La soglia comunque fu superata nel 2023 con 36 milioni di pernottamenti, nel 2024 con 37 milioni. Quest’anno il numero salirà ancora, in barba agli intenti dopo COVID. Inoltre ci sono progetti per nuovi hotel, 120 posti lettosul Monte Cavallo a Vipiteno,  200 posti sotto passo del Giovo a Racines, 600 posti al villaggio Chalet Kurzras in Val Senales. Questo perché la legge dei blocchi, escludeva i nuovi progetti già approvati prima del 2022. Vogliamo poi mettere nella somma i posti letto nei Masi dove ogni contadino può dotarsi di 5 appartamenti. I Masi nel 2024 hanno raggiunto 32.161 posti letto. Da aggiungere infine le abitazioni private sulle piattaforme online per l’affitto breve. Tutto questo pompare sul turismo non demorderà, lo si vede nella pubblicità dell’IDM pagate dal contribuente. Cosí più turisti, più traffico, più danni all’ecosistema del territorio. Tutto questo aumento in pochi anni nonostante la legge di blocco perché?  Gli albergatori legalizzava  posti letti in uso ( per minorenni) quando non remove ufficialmente legalizzati. La legge ha anticipato la dismissione di 8000 posti letto fino al 2032 per poi riassegnarli a comuni dove il turismo è minore. Ma chi lo stabilisce se ancora non hanno dismesso un bel nulla? Gli Airbnb contano 8000 appartamenti prenotabili ai danni di residenti che cercano alloggi in affitto. Hanno ancora valore i contributi provinciali che danno ai Masi, se questi comunque fanno cassa con gli affitti turistici? Infine, gli hotel fino ad 80 posti letto, possono ampliare le strutture, con centri wellness e parcheggi aumentando cosí la cubatura possono ricavare suites di lusso e chalet.  A me sembra una crescita pompata senza fine, che nessuno ha coraggio di metterci mano, poiché gli interessi sono infarciti di tanta politica SVP ( Non si muove foglia che SVP non voglia). Chi ha coraggio di mettergli il bastone tra le ruote? Finora gli hanno solo dato un buffetto sulla guancia…ma qui ci vorrebbe una bella legnata (scusate il termine).

  4. Buongiorno Luigi,
    Personalmente scrivo per riflettere con gli altri ed eventualmente proporre cose. Ma cosa posso fare in realtà per contrastare l’abuso di cui si scrive? Lei stesso ne evidenzia la portata enorme, che coinvolge anche i locali. Purtroppo è storia già molto vecchia e incancrenita.
    Ricordo che decenni fa, un amico lombardo si insospettita per le battaglie che venivano fatte per bloccare qualunque opera turistica  sull’Appennino Centrale, mentre, nello stesso momento, ciò non veniva fatto per le Alpi Orientali, dove gli impianti fiornivano. Qualche dubbio viene. Quindi storia vecchia e troppo sedimentata. Lei cosa proporrebbe? O meglio, proposte ne ha fatte, come altri qui, ma come si arriva ad ottenerne la realizzazione? Qui sta il nodo più difficile da risolvere.

  5. Mi pare vi siate persi in un mare di vuoto chiacchiericcio. Siamo stati invasi dai commenti sull’overturismo. Più o meno interessanti e approfonditi (meno che più). Intanto, ovunque, anche a Bolzano, si continua a costruire in quota. Gli impianti raddoppiano le portate (interesse generale) si diffondono in quota i 4 e 5  stelle (stalle), si diffondono i parchi tematici e giochi, biciclette ovunque, strade sempre più aperte anche nei boschi, elicotteri e molto altro. Si deve smettere di urbanizzare le alte quote, servono regole severe, inderogabili, anche nelle realtà autonome. Se non si affronta questo tema (la montagna pulita)  ogni altro commento diventa esercizio o letterario, o retorico. 

  6. Non è molto chiaro nell’articolo se l’autore sia favorevole agli aumenti dei prezzi. Certo parla di rincarare l’offerta e reindirizzare la domanda. Se è così non trova il mio favore e mi mette dei dubbi.

  7. Penso anche io che l’aumento dei prezzi non sia una delle soluzioni. Potrebbe persino essere controproducente, poiché da un lato limiterebbe un turismo forse più maldestro, ma favorirebbe quello più ricco (e di ricchi ce ne sono molti) e pretenzioso, cui seguirebbe un ulteriore impoverimento della vera natura degli altoatesini. 

  8. Alla fine mi sembra un articolo che esprime il disagio di chi vive in Alto Aldige (perdita del senso di comunità e spaesamento mi appaiono puntualizzazioni molto pertinenti e importanti), le diverse problematiche della società locale in relazione al territorio in cui vive e che cerca di proporre iniziative per migliorare la situazione. Per questo per me merita attenzione e plauso. Difficile, difficilissimo uscirne. Trovo molto utili gli interventi su questo articolo scritti dalle persone del luogo, come Alessandra sembra essere. Penso che ce ne vorrebbero molti di più e ben articolati per rendere edotti tutti coloro che leggono, di quale sia la portata del problema per le persone del luogo. Occorrerebbe tornare a un turismo culturale e di svago in un senso più tradizionale, che non promuova tutti i capricci della vanità odierna con la quale si sfruttano gli ambienti e i beni degli altri, beni intesi non solamente in senso materiale, ma soprattutto in quello culturale, sociale e persino affettivo.

  9. Vedo ancora tantissime pubblicità non  necessaria, visto che si parla continuamente di Overturism, che purtroppo è reale e onnipresente in Alto Adige. Sicuramente aumentare i prezzi NON è una soluzione, visto che sono gia diventati esagerati. Sarebbe meglio  limitare il numero di accessi, ma questo ovviamente non piace ai gestori. 

  10. Vedo ancora tantissime pubblicità non  necessaria, visto che si parla continuamente di Overturism, che purtroppo è reale e onnipresente in Alto Adige. Sicuramente aumentare i prezzi NON è una soluzione, visto che sono gia diventati esagerati. Sarebbe meglio  limitare il numero di accessi, ma questo ovviamente non piace ai gestori. 

  11. I contadini e proprietari di masi diventano ristoratori e affittano ai turisti. Ma se nessuno fa piú il contadino addio ai tanto osannati prodotti tirolesi!!
    Mi piacerebbe sapere come sarebbe intervenuto Durnwalder, strenuo difensore dell’agricoltura e della popolazione della montagna.
     

  12. Se retrouvent dans la foule ceux qui le veulent bien !
    Par contre, il faudrait peut-être avoir un système plus souple pour les jours de repos, les congés payés…pour étendre les possibilités des sorties, des vacances, etc…

  13. @ 14
    […] il sindaco di Valtournanche dice che il tutto permetterà di vivere un’esperienza.”
     
    Beh, anche villeggiare in una cloaca è “vivere un’esperienza”.
    “Beati coloro che annusano, perché di essi è il regno di Cervinia.”

  14. Notizia di oggi, a Cervinia costruzione di un nuovo mega impianto di funivie in sostituzione di quello presente per andare a Plateau Roisa in pochi minuti, per aumentare la portata di sciatori in quota, necessaria anche per l’ aumentata ricettività alberghiera. Perfetto!ed il sindaco di Valtournanche dice che il tutto permetterà di vivere un’esperienza.
    Un’ esperienza??Ovviamente il tutto viene condito con parole vuote tipo sostenibilità che ormai non dicono più nulla. la cosa grave non e’ solo il fatto che un impianto possa essere valutato vecchio e quindi da rimodernare senza domandarsi se non valga la pena eliminarlo, ma che ciò lo si faccia per spingere alla follia l’ aumento delle persone in quota e quindi in hotel .
    Basta, arrendiamoci, l’idea che qualcuno al comando possa essere illuminato e’ solo totale utopia. Mi piacerebbe sapere cosa pensano di questo le Guide di questo progetto. Poi però zero lacrime di coccodrillo se ad agosto il ghiacciaio è un cadavere.

  15. Se ne parla, ma che si abbia la volontà effettiva di trovare soluzioni con progetti a lungo termine è ancora ben lontano. Il profitto economico è avido di natura e se di fare leva su chi lavora nel settore turistico è impossibile, si cerca la soluzione più facile, nel contenere il traffico, con pagamenti in ogni luogo e chiusura di alcuni passi. Inoltre, i problemi creati dai social, sono stati devastanti.  Noi residenti siamo stati buttati nel calderone turistico, senza possibilità di tregua, nemmeno nel passaggio stagionale dall’estate all’inverno. Doveva essere fatto come regolamento provinciale che i rifugi dovevano restare tali, che gli impianti di risalita non dovevano superare un certo numero e che i passi vanno regolati. Poi vogliamo parlare dell’UNESCO? É stata la condanna per i residenti, non certo per chi ne ha ricavato guadagno. La popolazione residente e la quota di contribuenti ad alto reddito crescono più rapidamente nelle località trattate dopo la designazione, si nota con  il cambiamento nella composizione dei residenti e una maggiore domanda di abitazioni di lusso, hotel 5 stelle, rifugi gourmet , tutti servizi accessori non compatibili con un turismo più economico. Se il trend è questo sarà sempre più un problema, dove i residenti verranno esclusi da alcune località . I grandi disagi avvengono solitamente, quando si alza troppo l’asticella delle offerte. Non è solo una questione di prezzi, di case e di mercati drogati, ma il problema di estrarre ricchezza dai territori, dai paesaggi, dalle comunità che li abitano, dalle loro culture e identità, dove il mercato al rialzo caccia proprio chi ci abita. Noi in Val Gardena, soffriamo proprio dell’ingordigia degli albergatori e di chi, negli anni, ha costruito e incassato, alzando i prezzi, tanto che ora, dopo il danno, si parla di tutela. Oramai è  un trend che non  riusciranno più ad invertire.La nostra provincia è votata al turismo e va promosso con offerte accessibili, ad ampio raggio ma sempre con dei limiti. Dal momento che si conosce oramai da molti anni che il Trentino Alto Adige è la scelta turistica di un’ammasso di persone, tutte nello stesso posto, penso sia doveroso porsi qualche domanda di dove si voglia arrivare. Soprattutto trovare delle risposte che non rendano un territorio un parco divertimenti. Questo è compito di chi fa promozione turistica e di chi abbiamo eletto come governatore, con una visione d’insieme dell’impatto tra ricettività e residenti. Il troppo toglie al territorio, lo impoverisce e alla fine diventa tutto un territorio da sfruttare solo per chi lavora con i turisti. Un esempio:  49.693 posti letto dell’offerta ricettiva hanno superato i 49.308 residenti di Venezia. Tra un po’ saranno estinti anche loro, non avendo più nessun servizio di comunità. Il comune di Venezia ha fatto la scelta di non avere più residenti. Vogliamo rendere cosí la nostra regione? 

  16. Alzare i prezzi non fa che danneggiare chi cerca di comportarsi bene come per esempio chi prende l’auto solo una volta al giorno.Assurdo.

  17. Jole tacca rappresenta proprio quel turismo tossico che han voluto e perseguito gli altoatesini.
    Stessi posti
    Stessi funghi
    Pretesa di trovare gli uni e gli altri….addirittura qualche immigrato neropagato che tolga le ramaglie lasciate da vaia!!!!!
    Ma per favore

  18. Sono una turista da piú di 30 anni della Val Pusteria.
    Se è vero che il Turismo come Lei descrive è cresciuto in modo esponenziale, vero anche è che negli ultimi anni anche le foreste, i boschi sono diventati impercorribili. Sì, c’è stata la “tempesta Vaja” 7 anni fa… ma come si fa ad avere il coraggio di lasciare gli alberi abbattuti ancora nei boschi aspettando che la UE intervenga e sovvenzioni il danno subito? Quando ci rechiamo nei boschi per la raccolta dei funghi versiamo € 10,00 giornalmente, inizialmente erano 3.000 lire che venivano ripartite sul territorio comunale anche a tenere in ordine i boschi… ora non piú…. e … 1 kg di funghi a 10 € quando i boschi sono labirinti di ramaglie?
    Se vado in malga o in un ristorante e prendo 1 l di acqua lo pago 5 €? Ma l’acqua non è un bene imprescindibile? Ci stanno “rubando” anche le “mutande” finché arriverà il giorno in cui si troveranno soli come negli anni ’60. Il troppo storpia.

  19. Antonio Migheli, sarebbe fantastico davvere. daltronde la mera logica del profitto, in tanti contesti e non solo in quello turistico, abbiamo visto dove ci ha portato…

  20. Questo articolo imposta il problema in modo crudo e reale. Non si tratta di estetica della montagna ma di consumo di risorse materiali ed umane. Un problema comune, anche se in forme diverse, alle città meta di turismo: non si tratta di emergenza della montagna ma di emergenza europea. Se esageriamo con il turismo freniamo industria e agricoltura e ci troviamo pure con reddito più basso.

  21. A me questo intervento è sembrato interessante perché perlomeno avanza proposte concrete e non solo retorica. In ogni caso io penso che in tutti questi casi si dovrà arrivare a un numero chiuso definito in base alla sostenibilità delle varie località turistiche, con buona pace della logica della crescita infinita che permea la nostra economia capitalistica in tutti i campi.

  22. Coraggio politico? Ma e’ un ossimoro?
    Di certo non si incentivano i mezzi pubblici quando il biglietto San Cassiano/ passo Parola costa 5euro.

  23. Per cambiare rotta occorre un diverso approccio culturale e il coraggio politico di non assecondare la miopia dell’interesse immediato. Solo così ci salveremo dall’overtourism. Nella prima parte di questa frase c’è tutto. La mancanza di coraggio politico è la conseguenza della mancanza di cultura, intesa soprattutto come sensibilità alla storia e all’estetica. Tutto questo vale però per le altre aree alpine ancor più che per l’Alto Adige che, almeno in quanto a paesaggio, presenta meno scempi delle vicine Lombardia e Trentino.

  24. Piaccia o no, la visione di Benedikter e’ la piu’ realistica che finora abbia letto.  Trovo ingenuo continuare a pensare di poter applicare la retorica del “meritarsi” la montagna, la disponibilita’ alla fatica, l’essere o no essere dei cannibali, o il dimostrarsi piu’ sensibili ai temi ambientali.
    Dal momento che gli accessi vanno limitati ( perche’ e ‘ chiaro a tutti – ora anche ai locals –  che vanno limitati ), diventano un bene scarso. Ma molto richiesto. I prezzi non possono che salire. Il mondo gira cosi’, fatevene una ragione.  Oltretutto e’ vero che un’offerta turistica a prezzi contenuti si puo’ oramai avere solo grazie a compensi da fame ( e in nero ) per i lavoratori del settore. 
    Il trend in salita e’ gia’ ben visibile ora, e ovviamente peggiorera’  quando verranno limitati gli accessi e regolarizzati i lavoratori.

  25. Di questo tema se ne parla troppo e senza soluzioni, anzi più se ne parla più la gente frequenterà quei posti.
    Alzare i prezzi e ridurre i posti letto premierà quelli che con abbondanti disponibilità di soldi tenderanno a voler comprare tutto, accessi ai passi laghi monti compresi. Avete presente le disponibilità di chi oggi va in hotel a 4/5 stelle? Pensiamo davvero che far pagare una settimana di affitto di un bilocale 1500 euro anziché 1000 sia un deterrente? Ma questi non ci fanno minimamente caso. Perché invece i prezzi non li abbassiamo per coloro che dimostrano di andare in montagna in un certo modo? Sconti a chi va al passo sella a piedi da Canazei…. Una provocazione …. Ma qui si deve trovare il modo per incentivare chi vuole una montagna di un certo tipo non regalarla a chi ha un sacco di soldi e, di solito, non e’ uso ad alzarsi alle 5 per andare a camminare. Inoltre a mio avviso si stanno confondendo due temi che in realtà sono distinti: turismo in località accessibili con auto, tema valido in montagna ma anche al mare ecc.. altro tema è come si può indirizzare un turismo più rispettoso della montagna, diciamo sopra i 2000 metri e rifugi annessi. Il problema dello spritz al rifugio non è necessariamente conseguenza del grande afflusso in bassa valle. Il problema c è perché i gestori hanno deciso di trasformare il rifugio in bar / albergo per fare più soldi. Tutto qui. Basterebbe che chi gestisce un rifugio si attenga al concetto di rifugio. Se invece preferisce offrire lo spritz alle 18 con patatine allora poi non si lamenti se arriva chiunque, che pretende cose insensate a quella quota e magari gli spacca la porta perché si è perso nella nebbia. Per cambiare la frequentazione ai rifugi basterebbe poco e i gestori avrebbero tutte le leve per farlo.

  26.  
    Sarebbe utile vietare a tutii gli enti pubblici, dal ministero del turismo fino alla pro loco del più piccolo paese, ogni forma di propaganda turistica. A parte lo spreco del denaro pubblico la pubblicità diffonde modelli di turismo tossico fondati sul divertimento e l’alienazione della vita autentica.

  27. La soluzione proposta dall’economista ecologista e magari pure di sinistra? Aumentare i prezzi e ridurre il numero di posti letto, per “calmierare la domanda”.
    Fantastico.

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