L’Atlantico in kayak

Il marinaio polacco ha compiuto l’incredibile traversata per ben tre volte, l’ultima delle quali all’età di 70 anni: “Uno degli sport più estremi del mondo”.

L’Atlantico in kayak
(la folle impresa di Aleksander Alex Doba)
di Paolo Lazzari
(pubblicato su ilgiornale.it il 20 ottobre 2024)

I campionati universitari di kayak, nelle placide acque dei fiumi polacchi, li vinceva sempre lui. Un’indicazione che lasciava comunque ogni tipo di perplessità possibile quando la pagaiata doveva spostarsi in mare aperto. Aveva studiato ingegneria meccanica, Aleksander Alex Doba, il marinaio che non voleva saperne dei flutti dolci. Barba folta, occhi illuminati, lui pensava forsennatamente alla sfida con i vortici salati, anche se poi la rimandava sempre. Il flirt con questa imbarcazione leggera – il Kayak, appunto – era scoccato nel 1980. Quello con le distese aperte, molto più tardi.

Alex Doba durante una traversata nell’Atlantico. Foto da You Tube.

Bisogna attendere addirittura il 1999 affinché si decida. Mar Baltico, una spedizione insieme ad alcuni compagni: oltre 4mila km coperti e pagaiate fitte per 101 giorni. Non era più un ragazzino, dato che l’anagrafe recitava 1946, ma si era difeso comunque alquanto bene. Gli sarebbe però servito ancora del tempo per maturare un’altra convinzione. Poteva osare di più. Poteva estendere il campo della sfida. Poteva farlo da solo.

Così, nel 2010, all’età di 65 anni, questo irrequieto marinaio polacco si era finalmente deciso. Avrebbe attraversato l’oceano Atlantico a remi. Con un kayak modificato, più lungo e resistente dei modelli standard, ma comunque si trattava di un’imbarcazione assolutamente leggera, di una bolla colorata di giallo destinata ad essere avviluppata dall’immensità del blu tutt’intorno. L’età, la distanza, i pericoli da affrontare: tutto indicava quanto l’impresa si preannunciasse folle. Lui però aveva scrollato le spalle. Voleva semplicemente farlo. E lo avrebbe fatto: 99 giorni in tutto, dalle coste del Senegal a quelle del Brasile. Primo essere umano nella storia a coprire in questo modo il gigantesco braccio d’acqua salata da un continente all’altro. Kg persi: 14. Velocità media: 2 km e mezzo.

Alex Doba nel 2020

Non era ancora abbastanza. Due anni dopo duplica l’impresa, partendo stavolta da Lisbona per giungere sulle spiagge dorate della Florida. Stavolta le cose non vanno esattamente come previsto. Le correnti avverse lo costringono a sforzi disumani e, una volta arrivato alle Bermuda, viene costretto ad ormeggiare per molti giorni. Ce ne metterà 196, alla fine, per concludere questa seconda impresa. Durante il tragitto le apparecchiature elettroniche del suo Kayak vanno in avaria e resta isolato per 47 giorni. Ad un certo punto lo avvicina una grande nave mercantile, che lo sta cercando da due giorni. Doba ha infatti lasciato partire un segnale di soccorso per sbaglio e, quando gli si accostano, dice semplicemente di stare bene, e che deve continuare.

L’ultima traversata la compie a 70 anni. Dalle coste del New Jersey alle isole di Scilly, un piccolo arcipelago a sud-ovest dell’Inghilterra. Quattromila miglia nautiche in tutto, con una grave difficoltà che si manifesta non tanto nel bel mezzo dell’Oceano, ma in prossimità dello stretto di Dover, affollato ogni giorno da almeno 500 grandi imbarcazioni. Doba riesce a scansarle tutte, così come era riemerso indenne dalle tempeste che avevano infuriato nell’Atlantico. “Questo è davvero uno degli sport più estremi del mondo – dirà all’arrivo – paragonabile, per difficoltà, ad un lancio nello spazio”. Non a caso la Nasa studierà le sue performance.

Alex morirà nel 2021, poco dopo aver scalato il Kilimangiaro. Testimoni ricordano di averlo visto semplicemente appoggiarsi ad una roccia, per chiudere gli occhi. Il degno capitolo finale di un’esistenza votata all’avventura.

Per ulteriori dettagli: https://it.wikipedia.org/wiki/Aleksander_Doba

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L’Atlantico in kayak ultima modifica: 2024-11-26T05:13:00+01:00 da GognaBlog

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12 pensieri su “L’Atlantico in kayak”

  1. Che meraviglia saper sognare così in grande e portare a compimento i propri progetti, pur se dai più sono considerati folli!

  2. Personaggi del genere con le loro imprese straordinarie assumono un aurea leggendaria, tale da poterli accostare a certe creature della mitologia greca. Chissà da chi o cosa ha avuto l’ispirazione.
    .
    Matteo, qui c’è la rotta dell’ultima traversata, Dover non c’entra nulla ma l’estensore dell’articolo non si è ben informato dato che Alex in realtà è arrivato in Francia e ha dovuto attraversare tutta la Manica da nord a sud. Da qui i problemi con le navi.
    http://olo.navsim.pl/index.php

  3. Un personaggio che suscita ammirazione e grande simpatia anche per le sue disavventure, sempre ben risolte, degne di una moderna ‘Odissea’. In questo blog così poco acquatico verrebbe da dire … due valide braccia sottratte all’ alpinismo ..

    Infatti, proviamo a pensare se la sua eccezionale tempra e determinazione fossero state dedicate alla montagna. Avrebbe forse salito da solo tutti i 14 ottomila in quattordici giorni? Si scherza, naturalmente, per un complimento tardivo al grande Alex

  4. Grande impresa! chi conosce un po’ il mare riesce malamente a farsi un idea di cosa può significare una cosa del genere.
    Non dimentichiamo che il grande Alex Bellini qualche anno prima lo aveva preceduto nella traversata, sempre a remi e su una tratta forse più lunga.

  5. Impresona fisica e anche psichica !
    .Mi immagino essere “In the middle of nowhere” a 70 anni , in mezzo a onde grandi come palazzine e con le apparecchiature in avaria..Aveva testa e coglioni il tipo.

  6. Lo sport più pericoloso del mondo è diventato andare a far castagne in certi boschi del nord Italia dove ci sono gli accampamenti degli spacciatori marocchini. 

  7. Veramente notevole! Fa il paio con lo svedese che partì in bicicletta da casa e arrivato al campo base dell’Everest lo sali in solitaria per poi tornare indietro sempre in bici. Quando la volontà si unisce alla forza fisica arrivano risultati inaspettati.

  8. Alessandro, il lavoro che stai facendo con il Gogna Blog oltrepassa la traversata oceanica. Stai conducendo questa barchetta con le tue sole forze, combattendo onde altissime di egocentrismo, talvolta pessimismo cosmico che cerca di affondare tutto quanto. Poi ci sono anche le bonacce e i venti favorevoli. Molti personaggi salgono sulla barchetta “Gogna Blog” per qualche periodo più o meno lungo, ma te, stai facendo tutta questa traversata da solo, con la barra a dritta verso l’obbiettivo, senza sconti per nessuno, neppure per te stesso, talvolta in modo troppo crudele. Sei fantastico.

  9. Non me lo so immaginare con quella piccolla barchetta in mezzo alle onde dell’oceano. Impressionante.

  10. Resistenza fisica e forza di volontà immense per questa persona. Tanto di cappello

  11. Il personaggio è impressionante, però non capisco bene cosa centri il traffico nella stretta di Dover se si è fermato a Scilly ad almeno 350 miglia di distanza

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