Le moto e il Murfreid
di Marcello Cominetti
28 agosto 2020
Sono nato nel 1961, faccio la guida alpina dal 1984. Ieri, 27 agosto di questa pazza estate contrassegnata dal CoViD-19, sono stato a scalare con un amico nel gruppo di Sella, sulle pareti delle Mesules ‘dlas biesces o più comunemente zona del Murfreid, poco distante da Passo Gardena. Mancando gli alpinisti d’oltreoceano, questa stagione risulta per me professionalmente poco proficua, ma fortunatamente la passione di farmi una scalata tra amici riempie i vuoti lasciati dalla mancanza di lavoro.
La roccia di queste pareti esposte a nord è di una qualità eccezionale e proprio a causa di questa caratteristica, gli alpinisti gardenesi della mia generazione hanno scritto qui pagine fondamentali di storia verticale. Questo forse lo sappiamo solo noi alpinisti, ma in queste mie parole vuole esserci anche uno stimolo per andare a vedere di cosa si tratta, per chi alpinista non è. L’esposizione a settentrione (da qui il nome ladino di Murfreid = pareti fredde) e l’elevata difficoltà tecnica permettono di scalare solo nelle giornate più miti, altrimenti ci si gelano le dita e con una ridotta sensibilità scalare può diventare anche pericoloso, oltre che sicuramente meno piacevole.
L’avvicinamento a queste pareti avviene lungo un sentiero breve e ripido ma la vicinanza con la strada non è di certo un vantaggio mentre si scala perché i rumori salgono lungo le pareti trasformando la permanenza lassù in un vero incubo. Fosse solo il rumore delle auto si potrebbe tollerare ma purtroppo sui tortuosi passi dolomitici è facile divertirsi in motocicletta come su un circuito dedicato. Certo, ci sono il traffico e i limiti di velocità, ma non essendoci mai, o quasi, dei controlli da parte delle forze dell’ordine, queste prerogative fanno aumentare il divertimento dei centauri che arrivano da mezzo mondo con i loro bolidi a due ruote o noleggiandoli da ditte specializzate che propongono favolosi itinerari nel patrimonio Unesco delle (povere, aggiungo io) Dolomiti.
Un turista di buon senso che non sa cosa sia l’Unesco, recandosi nelle Dolomiti, potrebbe pensare che sia la garanzia di trovarsi in un luogo dove si può fare quello che si vuole, visto che non ci sono in Italia (ma credo anche nel mondo) così tanti cantieri edili, attrazioni turistiche in stile luna park per divertimenti decisamente superficiali, parcheggi a pagamento in quota e possibilità di esibirsi e sfogarsi alla guida di qualsiasi mezzo a motore sia d’epoca che moderno, meglio se rumoroso. Lo stesso mezzo rumoroso in città verrebbe multato immediatamente ma qui nelle Dolomiti può circolare liberamente come su una pista apposita.
Devo dire che guidare una moto di oggi sui passi è emozionante per l’adrenalina infusa dalla velocità quanto per il poterlo provare in un contesto naturale così bello, ma questo comporta una limitazione della libertà di migliaia di altri individui che invece vorrebbero godere dello stesso ambiente, magari faticando su un sentiero, standosene seduti su una panca contemplando spazi e cime o scalando una parete.
Quando i turisti scoprirono le Dolomiti era circa la fine dell’800 e tutto accadde perché dei personaggi originali e stravaganti avevano raccontato di avventure in luoghi meravigliosi e selvaggi a cavallo tra le Alpi del Tirolo e dell’Italia. Costoro erano esploratori, botanici, scienziati e soprattutto alpinisti a caccia di cime da conquistare. Erano persone che godevano di enorme considerazione tra le genti delle valli perché portavano lavoro (bisognava alloggiarli, nutrirli, trasportarli, accompagnarli e aiutarli a realizzare i loro sogni un po’ pazzi) e con questo anche cultura, visto che si trattava di persone di scienza e sovente di nobili origini.
La categoria cui orgogliosamente appartengo, quella delle guide di montagna, ha sempre avuto una forte componente di “nobiltà” legata al fatto che anche l’umile montanaro che faceva la guida poteva venire facilmente in confidenza con i “Signori” che potevano permettersi di pagare qualcuno per soddisfare le loro curiosità e sete d’avventura, ritrovandosi in contesti ambientali e sociali unici con persone assai diverse da loro.
Oggi l’alpinista che fino a pochi decenni fa veniva trattato con riguardo da rifugisti, albergatori e commercianti locali, tutte professioni nate grazie all’alpinismo, è uno dei tanti che passano per i monti. Non c’è nobiltà, non c’è rispetto né riguardo. Eppure l’alpinista sale il monte con lo stesso proposito di tanto tempo fa. Vede nella contemplazione, nel silenzio, nella fatica e pure nel rischio una sorgente di benessere che non limita la libertà di nessuno.
Ieri sulle pareti del Murfreid io e il mio compagno non riuscivamo a capire le parole che seppur raramente dovevamo dirci da qualche metro di distanza, tanto era il frastuono continuo delle moto proveniente dalla strada. Noi da lassù non facevamo nulla contro le migliaia di motociclisti che sfrecciavano lì sotto e probabilmente nessuno di loro si accorgeva della nostra presenza lenta e silenziosa, mentre loro entravano nelle nostre orecchie prepotentemente e senza nessun riguardo per dare sfogo alla loro rumorosa passione superficiale. C’è da dire che i motociclisti riempiono i bar e i ristoranti più di quanto facciano sicuramente gli alpinisti, visto il loro numero enorme, ma alimentano un sentimento umano tra i più beceri: l’avidità.
Nessuno sa cosa l’Unesco protegga perché da quando ha dato il suo patrocinio a numerose aree delle Dolomiti sono iniziati i problemi di affollamento, rumore e decadimento della qualità del turismo che oggi non ha nulla di culturale. Nel suo statuto l’Unesco ha lo scopo di identificare e mantenere la lista di quei siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale.
Nel caso delle Dolomiti anche un cieco si accorgerebbe che non viene mantenuto un bel niente.
Banalmente concludo dicendo che senza Unesco e senza moto nelle Dolomiti si starebbe tutti meglio. Chi tra i politici è disposto a combatterli?
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moto elettriche?
silenziose, non inquinano
La questione è uguale alle moto da trial sui sentieri, alla musica sulle spiagge, etc…
e il rumore c’era anche mercoledì 16/09, perché giustamente uno non può farsi una vietta veloce sulle torri del Sella, deve sempre e per forza andare sulle Pale di San Lucano
https://www.thecrag.com/climbing/italy/dolomites/piz-ciavazes/route/1028367390
Il signor Veber evidentemente ignorava l’antica massima: “Non stuzzicare il Pasin che dorme”.
Il mio commento 79 si riferisce ad un intervento di tale Francis Veber, ovviamente uno pseudonimo del regista e commediografo francese famoso negli anni ‘90 che ora non vedo più. Sostanzialmente ci dava dei cretini. Mi è sembrato opportuno e socialmente utile restituire in modo educato la carineria. Ciao a tutti.
@67, Bellissimo! Grande Cominetti! Continua cosi
di figli di papa ce ne sono tanti.
E chi se le poteva permette certe macchine e moto.
Caro Uomo Mascherato, che bello iniziare la giornata leggendo i giornali e il gognablog e vedendo che qualcuno ancora ricorda le simpatiche commediole francesi di venti anni fa. Francis Veber e “La cena dei cretini”. Un grande successo all’epoca ma che ormai è roba da cinefili raffinati. Non era più semplice, diretto ed elegante dire: “Io vi considero tutti dei cretini”. Un po’ scarso nei contenuti come contributo alla discussione, ma bello. Interessante comunque. Noi avremmo potuto rispondere in modo altrettanto semplice,diretto ed elegante :” E chi se ne frega”. Buona giornata e buon cinema.
Commento #77:
Roberto Pasini for President
e Marcello ministro dell’ambiente
Scusa Alessandro Grivelli, te lo chiedo col consueto rispetto, non è che hai qualche conflitto di interesse? Magari ti aspetti un’eredità da qualche individuo debole da sopprimere. Perdona la domanda ma a volte magari uno neppure se ne accorge. Poi c’era un tizio (Giulio Andreotti) che diceva che a pensar male si fa peccato ma spesso non si sbaglia. Pensa che lo stesso tizio alla visita militare fu scartato con la previsione che era debole e sarebbe durato poco. Con grande pena, diventato ministro, andò al funerale del medico militare (più giovane di lui) che lo aveva visitato. Buona vita, caro angioletto sterminatore. Fai dei bei sogni un po’ migliori.
IL COVID OLTRE A MIETERE VITTIME, HA CREATO ODIO, MALDICENZA, BRUTALITA’, INCAZZATURA.
Rientro al tema dell’articolo. Mi fa piacere che si è parlato molto di DOLOMITI UNESCO. Sembra che a nessuno gli interessa. Ogni tanto qualche associazione ambientalista ci prova a ricordarlo, ma dura poco. Ridicolo aver escluso alcune località, (SELLA – SASSOLUNGO). E’ risibile!
LE MOTO impazzano su tutte le montagne italiane, anche all’estero, ma sono molto di meno. Non ho mai visto un centauro solitario, sono sempre tanti, troppi. In qualsiasi ora del giorno. Questo è un mistero! Quanti sono i centauri che vanno in montagna, no a camminare, arrampicare, ma per fare rumore e rompere le scatole alla fauna selvatica? Certamente le curve creano adrenalina, ma problemi agli autonomisti, che si trovano la strada occupata e devono frenare per non provocare incidenti, per colpa loro. Altra domanda che mi pongo: ma quanto costa una moto e l’abbigliamento? Essendo quasi tutti giovani, ma ci sono anche molte centaure, sono tutti FIGLI DI PAPA? O lavorano tutti? Questo lo escludo, basta informarsi sulla disoccupazione in Italia! Allora? BOH! Alcuni giorni fa, verso le ore 13, dopo aver rievocato la tradizione della TRANSUMANZA in una valle della Maiella, che taglia due comuni, sono stato assalito e sorpassato da una ventina di centauri. Non pranzano? Da dove sono sbucati? Ma, ripeto, è così su tutte le strade montane. I centauri son tanti e fanno questo becero divertimento, con inquinamento ambientale ed acustico!
@73: Continui a non focalizzare che non ci sarà la negazione del diritto a procreare, intesa come una legge che impone un divieto. Sarà l’umanità che si convincerà spontaneamente sull’opportunità di non essere in troppi e l’unico modo per farlo e ridurre drasticamente le nascite nei prossimi decenni. C’è una differenza sostanziale. Secondo me, ragionando, saranno le donne a guidare la dinamica demografica. Ho già detto che le donne hanno buon senso e ragionevolezza e capiranno che conviene a tutti fare così. A loro compete tutta la gestione della procreazione, dalla scelta (inconscia) del momento adatto del concepimento in poi. Se saranno convinte che è opportuno non procedere più di un figlio, eviteranno ulteriori concepimenti. Nessuna legge marziale, nessun ordine nazista. Resta sul tavolo l’ipotesi diametralmente opposta: cioè che l’umanità non giungerà mai a tale convincimento. Allora il numero degli individui esistenti sul pianeta salirà vertiginosamente fino ad un punto di rottura (posizionato fra 50 e 100 anni da oggi) oltre il quale la specie umana si estinguerà oppure verrà sensibilmente ridotta da eventi drammatici che colpiranno in modo indifferenziato per età, genere, censo, cultura ecc ecc ecc. Cmq questa è una linea di pensiero, peraltro con accreditati contributi sia di scienziati che di intellettuali di altre materie (sociologi, economisti): io mi sono convinto della fondatezza di tale idea e mi sono semplicemente inserito nella scuola di pensiero.
“la questione verrà risolta in modo diverso, come ho detto, eliminando la parte debole della società a favore di una piu giovane e forte con una prospettiva”
Ma questo è quello che si chiama selezione naturale e che è sempre esistita.
Purtroppo per le teorie di Grivelli però la selezione naturale elimina i più deboli indipendentemente dalla loro età. Certo che un vecchio è più vulnerabile ma ha anche più esperienza e questo costituisce uno scudo che la natura stessa ha creato.
Circa le prospettive, che dipendono dalla volontà di ognuno in gran parte, personalmente vorrei fare ancora un sacco di cose che mi sono tenuto per l’età matura, come salire un ottomila (solo se non dovrò pagare io il permesso), suonare sul palco dell’Arena di Verona, andare in bicicletta dall’Alaska alla Terra del Fuoco, organizzare il concerto rock di Bajo Caracoles, portare mia madre da Genova a Tambre con un vecchio Galletto Moto Guzzi, e molte altre più personali che vi risparmio.
Mah, mi sembra di essere in linea con gli interventi precedenti sulla teoria della diminuzione demografica, solo che la questione verrà risolta in modo diverso, come ho detto, eliminando la parte debole della società a favore di una piu giovane e forte con una prospettiva. Questo non è meno nazi che la soppressione del diritto di procreare
Ah.. ma io non ho mica paura dell’apocalisse. Ormai sono ben oltre! Dico queste cose per le nuove generazioni: a differenza nostra (60enni e over), loro non possono più permettersi di giocare con il fuoco. Anche per colpa nostra (nostra generica, di chi ha vissuto dalla guerra in poi…), perché abbiamo consumato scriteriatamente il pianeta. Il danno però è fatto, inutile maledirci come fa il mio semi-monimo Grivelli. Sta a loro, ai giovani, se vogliono ancora vivere bene nel pianeta, conservarlo come fosse un bicchiere di cristallo. Se non lo faranno, tutto crollerà, ma a titolo strettamente personale io me ne sbatto, tanto fisiologicamente fra 50 o 60 anni non ci sarò più in ogni caso. Nel frattempo mi diletto andando a camminare nelle Langhe. Dopo lunghe escuisioni fra vigne e noccioleti, mi con cedo il meritato riposo. Conosco certe piole dove una barberina pungente accompagna acciughe al verde, tomini elettrici e i peperoni con la bagna cuada. Che vuoi di più dalla vita?
Dalla California giungono anche altre notizie. Honnold si è sposato alla luce degli incendi. Elegantissimo, officiante il suo amico Galdwell ( è diventato prete per l’occasione? Solo in USA accadono certe cose). Auguri Honnold e signora piccola che stai nel camper! Due ragazzi allegri, spensierati, giocosi, senza pretese. Che bello. L’alpinismo è anche allegria, leggerezza, gioia di vivere, ottimismo. Carlo molla ogni tanto i tormenti di Gervasutti. Se viene l’Apocalisse la invitiamo nelle Langhe e vedrai che si rilassa anche lei a colpi di barbera. Buona giornata.
ALESSANDRO GRIVELLI
beviti una bella dose di cianuro che ti purifica il cervello così potrai di nuovo pensare e scrivere cose sane.
Sempre che tu ce l’abbia un cervello.
A proposito di cataclismi “paventati”, osservate con attenzione cosa sta succedendo proprio in questi giorni negli USA: incendi incontrollati ed estesissimi sulla costa ovest, mentre la costa est (anzi sud est) è flagellata da un micidiale tornado con inondazioni devastanti. Nel mezzo, il covid, con il maggior numero mondiale di vittime… Che sia l’anticipazione di ciò che sarà la realtà quotidiana dell’intero pianeta fra alcuni decenni? Meditate…
Insomma, caro Alessandro, mi pare di aver capito che lungo i passi dolomitici dovremmo installare, a uso dei pensionati ultrasessantenni, tanti cartelli stradali di divieto di transito con la scritta ARBEIT MACHT FREI. Ho capito bene?
E per chi è oltre i settanta fucilazione sul posto.
Grivelli, ti rispondo istintivamente senza pensare troppo, ma il tuo intervento, secondo me non merita di più. Sono un sessantenne (in verità ne ho 59) dei tuoi “condannati” e non mi sento affatto un peso per la società, come tu affermi, ma semmai per il sistema, perché lo combatto ogniqualvolta sento la mia libertà limitata dall’assurdo. Infatti sono l’autore dell’articolo, quello che avrebbe, per l’ennesima volta, sollevato il problema. Credi l’abbia fatto per darmi addosso senza motivo? In chi limita l’altrui libertà non ci sono fasce d’età o di classe sociale, c’è il limitare e basta.
Se la tua teoria fosse valida potremo giustificare anche il nazismo che voleva sterminare una razza indiscutibilmente superiore alle altre, quella ebrea, a proprio vantaggio, ma perché inferiore. O almeno così la pensava il Fuherer e il suo staff.
Sarà vero che le epidemie servono a selezionare naturalmente la razza, ma l’umanità ha sempre fatto opposizione a questo inventandosi protezioni, medicine e eliminazioni artificiali (le guerre). Non dico che abbia sempre fatto bene, ma non penso neppure alla Crovella che minaccia sempre con i suoi cataclismi naturali che se non facciamo i bravi ci sotterreranno.
Cazzo, ho sessantanni, cinque figli e una macchina diesel euro 3. Ce l’ho in quel posto secondo molti teorizzatori qui presenti, ma tengo duro, e mi diverto pure.
È la generazione di sessantenni che ha tempo e risorse per andare a intasare i passi alpini. In più tra un decennio saranno un peso economico per la società e intaseranno poste, sale d’aspetto degli ospedali ecc ecc…senza pensare che se ci troviamo in questa situazione oggi è per il loro comportamento di ieri. Quindi, eliminare fisicamente i sessantenni e aumentare le nascite, questo è il progetto, che vi piaccia o no. Il Covid ha contribuito a eliminarne una piccola percentuale, bisogna fare di più.
Sono due “discorsi” uno dentro l’altro (io ci vedo i collegamenti, non fosse per il principio, come si dice a Torino, che “nel più sta il meno). Il “più” è il discorso generale sulle dimensioni demografiche. In ambito scientifico e sociologico c’è da tempo una linea di pensiero che dimostra come, in assenza di “calmierazione”, la popolazione planetaria sia destinata a raggiungere i 10 mld di individui a cavallo del 2050 circa (chi dice prima, chi poco dopo…). Ora il punto, a prescindere dal caso di specie delle moto, è che una specie vivente così numerosa, con i consumi così esasperati come da attuale modello socio-culturale, distruggerebbe il pianeta in modo irreversibile. Nelle scorse settimane ho letto un articolo dove si dimostra che una popolazione prospettica di 10 mld di individui, che consumino tutti come consumano già attualmente gli statunitensi, avrebbe bisogno di tre pianeti per sopravvivere: cioè dovremo attingere alle risorse di tre pianeti. Siccome di pianeta a disposizione ne avremo solo uno (la Terra) o si riducono i consumi globali a 1/3 (in parole povere: tutti i 10 mld dovranno accettare di vivere a pane e cipolle) oppure si accetta di ridurre il numero di individui a 1/3 (attenzione: a 1/3, non di 1/3, naturalmente rispetto alla cifra di 10 mld). Cioè dovremmo ridurci intorno ai 3-3,5 mld globali. Diciamo che un equo compromesso fra le sue curve potrebbe essere ridursi a 5 mld moderando al propensione ai consumi. Come fare a ridurre a 5 mld l’umanità che oggi ammonta a circa 7,5 mld? Escludendo metodi cruenti, non resta che convergere verso una politica demografica che limiti a un solo figlio i nati futuri. Grazie alla somma algebrica nati-morti il fenomeno si produrrà in modo fisiologico. Attenzione: stiamo parlando di quello che si deve fare d’ora in avanti, non di quello che è stato fatto in passato. Anche io sono un terzo genito, ma appartengo al baby boom, tutto un altro scenario socioeconomico. Eventuali effetti indesiderati (come le osservazioni di Cominetti sull’impoverimento emotivo delle future generazioni costituite solo da figli unici) sono prezzi da mettere in conto per l’interesse superiori della sopravvivenza della specie. Nell’ipotesi ottimale, non dovrebbe esserci una “coercizione” attraverso imposizioni di legge, ma un “convincimento” generale che o ci autoriduciamo di numero (appunto verso i 5 mld) oppure stresseremo il pianeta fino a renderlo invivibile, almeno per la specie umana, e ciò determinerà l’estinzione della nostra specie. Preciso che il principio della calmierazione demografica vale sia a livello planetario, sia area per area. Anche l’Europa, la vecchia Europa (e l’Italia in primis) saranno chiamate a ridurre prospetticamente la propria popolazione, altrimenti la situazione sarà insostenibile. L’accenno di Pasini al fatto che sono le donne a gestire tutto il tema gravidanze e nascite paradossalmente mi rincuora perché le donne hanno infinito buon senso e determinazione. Sarà attraverso la volontà femminile che l’umanità riuscita a “guidare” la futura evoluzione demografica. Tutto ciò è ampiamente dibattuto da tempo in sede scientifica e soprattrutto socio-economica, per cui io mi limito semplicemente ad inserirmi in un filone di pensiero già delineato.
Altrettanto per quanto riguarda l’inapplicabilità delle norme e i mancati controlli, vizio atavico della realtà italiana. Anche in tal caso c’è ampia letteratura che descrive le cause storiche di tale male. Io non faccio altro che dichiarare che condivido questa visione. Chi volesse approfondire può leggere, fra gli altri, la Storia d’Italia di Indro Montanelli (10 volumi) dove è ampiamente argomentata la tesi, con tanto di spiegazioni storiche. Sul caso di specie (moto ecc) io condivido i nobili principi espressi a tavolino da molti di voi, ma il mio cinismo pragmatico mi permette di focalizzare che sono inapplicabili alla realtà italiana. Quale politico nazionale o locale andrebbe a toccare gli interessi degli operatori turistici della zona? Nessuno perché si inimicherebbe sia la comunità dei motociclisti sia, soprattutto, la comunità di ristoratori, albergatori, baristi, commercianti ecc di zona, il cui giro d’affari dipende anche (non solo, ma nache) dalla presenza dei motociclisti. In Italia non si spezzeranno mai questi interessi reciproci. Si tratta di una specie di voto di scambio: i politici puntano a sviolinare i cittadini-elettori (per ottenere i loro voti) e questi ultimi “chiedono” in cambio di poter fare gli affari propri. A chi mi obietta che potrebbe essere così in tutto il mondo, ma in altri Paesi ciò non succede perché domina il senso civico, rispondo che è su questo punto che vi trovo “ingenui”. Non si può pensare di gestire il popolo italiano con criteri tedeschi (“luterani” nell’aneddoto di Pasini) per un semplicissimo motivo: gli italiani, anzi mi ci metto anche io e dico: noi italiani NON siamo tedeschi. Cioè non “sentiamo” le loro stesse cose, i loro stessi valori. Non mi dilungo e rinvio alla Storia d’Italia di Montanelli che spiega molto bene la cause della complessiva “cialtronaggine” degli italiani.
Infine, Pasini sostiene che meno figli = più moto. Interessante tesi e vi stupisco se dico che, nel breve termine, condivido anche io e proprio per i motivi da lui addotti. Ma fra 50-80 anni e più, se l’umanità sarà davvero scesa da 7,5 mld a 5 mld (e l’Italia quindi sarà scesa da 60 milioni a circa 30-35 milioni di effettivi residenti, intendo dire incorporando anche eventuali flussi aggiuntivi di popolazione), la logica dice che le moto saranno molte di meno (a maggior ragione se dominerà – magari forzatamente per ragioni oggettive- un clima di austerità di vita). Prendete l’esempio dei finlandesi: sono stati definiti il popolo più felice della terra perché sono pochi e dispersi in ampi spazi. Al di là di Helsinki e pochissime altre città, vivono tutti molto distanti l’un dall’altro. Se l’essere umano più vicino a te è a 5 km (esempio), puoi far rombare la moto a tutto gas, ma difficilmente gli darai fastidio e viceversa. Ho preso il rombo delle moto come esempio del momento, ma qualsiasi altro “fastidio” potrebbe calzare a pennello.
La conclusione è amara ma – aihmè! – veritiera: stante l’incorreggibile maleducazione civica degli italiani, per darci meno fastidio l’un verso l’altro, non resta che puntare a ridurre prospetticamente la popolazione residente. Liberissimi di coltivare altre valutazioni, ma personalmente le considero dei sogni irrealizzabili. Buona giornata a tutti!
Il commento numero 15 di Roberto Pasini è veramente illuminante e ci riporta alla cruda realtà, che piaccia o meno questi sono i fatti, poi possiamo ricamarci sopra poesie a nostro piacimento, magari cerando di calpestarci i piedi l’un l’altro.
Geniale e semplice. Finalmente ci siamo arrivati. Il saggio Bertoncelli lo aveva già intuito. Il tappo è la soluzione! E tutti sono contenti. Molto rumore per nulla dinque. Prr il resto crescete e moltiplicatevi che ci stiamo estinguendo come italici.
È più assurdo che triste dover parlare di regolazione demografica in relazione alle troppe moto rumorose nelle Dolomiti, patrimonio UNESCO e bla, bla, bla.
Basterebbero delle salate multe e sequestri del mezzo, esattamente come fanno in Germania e in Svizzera. Ma nessun sindaco se la sentirebbe di formare una Task Force che sanzioni i motociclisti indisciplinati. Meglio tapparsi le orecchie per un paio di mesi e prendere quello che di buono resta, tolto il rumore.
Un po’ di leggerezza aiuta. Figli e moto. Una connessione inconsueta e interessante emersa in questa discussione e da approfondire. Bisognerebbe avere qualche dato sul numero medio di figli/ nipoti dei centauri/e. Siamo sicuri che meno figli= meno centauri? Io ipotizzo il contrario: più figli = meno centauri. Per due motivi: meno soldi da spendere per la moto e meno tempo libero. Con un figlio solo o nessuno sai quante moto ti compri, visto che hanno calcolato che allevare un figlio fino alla laurea costa circa 200.000 €. A meno che qualcuno trovi la magia ( il nostro caro mago Carlo ?) per far diventare tutti austeri e parsimoniosi italici (???) che comprano solo cipolle o al massimo ogni tanto un pile riciclato Patagonia dai colori tristi , tonnellate in realtà con quei soldi risparmiati all’allevamento della prole. Dunque: Vuoi meno gente in moto sui passi: fagli fare quattro figli e fagli sottoscrivere un mutuo pesante per comprare una casa grande per farceli stare e sei a posto anche per più di venti anni perché poi avranno una decina di nipoti da accudire e contribuire a sfamare. Potrebbe funzionare. In ogni caso su questa faccenda dei figli chi ha in mano davvero il pallino sono le donne. Sono le donne che decidono se, quando e quanti figli fare. Poi molte sono così carine e gentili da convircerti che certo, caro, è un atto d’amore che abbiamo scelto insieme. (Baci e languide carezze, in fase riproduttiva ovviamente). E hanno ragione a decidere loro. Perché sanno che dopo il nostro più o meno rapido contributo iniziale, la faccenda per lungo tempo è di fatto soprattutto sulle loro spalle, anche quando il loro Tarzan va a giocare con i suoi giocattoli preferiti: moto, corde, bici et alia. Buona notte e chi è in fase riproduttiva faccia bene i suoi conti, illudendosi pure di decidere lui, perché abbiamo bisogno come il pane di illusioni per vivere. Quante moto e/0 quanti figli?
Purtroppo, pur comprendendo le ragioni per cui Crovella teorizza la limitazione delle nascite, non si puo’ certo pensare di imporre, nemmeno in forma di consiglio, il limite di un figlio. Tra l’altro se cio’ fosse stato applicato in passato, molti di noi, io per esempio, non sarebbero mai nati e tutto sommato, nel mio caso, preferisco essere passato di qui piuttosto che non essere passato affatto. Detto questo ci sono aree del mondo che hanno bisogno di figli, non il contrario. Ma, senza dilungarsi in teorie demografiche noiose e per certi versi sempre fallaci, quello che si puo’ trarre da tutti i nostri commenti, e’ che l’importante e’ il come stiamo al mondo, come coabitiamo gli uni con gli altri, come andiamo in montagna, come transitiamo sui passi dolomitici. Forse sarebbe gia’ utile partire dal poco e rispettarsi un po’ di piu’, in tutto. Non risolviamo il problema ma almeno cominciamo a convivere meglio. E non ci vorrebbe molto. Purtroppo devo dirmi d’accordo sul livello inadeguato di disciplina e serieta’ del nostro popolo, siamo comunque troppo votati a farci i nostri interessi, la classica sigaretta fumata e gettata per strada, se poi l’immondizia cresce chi se ne importa….ecco, siamo fatti cosi, purtroppo.
Un primo dubbio:
Direi che la società cinese può essere considerata piuttosto disciplinata e rigorosa nelle sue scelte politiche.
Nonostante ciò ha dovuto rilevare il fallimento della sua politica sul figlio unico per varie ragioni.
Come si pensa possa funzionare per un’Italia appena definita quantomeno refrattaria a regole rigide?
Mi pare di essermi già espresso in passato paragonando la specie umana a una colonia di batteri che si espande in modo incontrollato su una capsula di Petri.
Non mi tiro indietro e su questo sono d’accordo con Crovella.
Dubito tuttavia che l’istinto alla vita e altri istinti nostri peculiari possano essere battuti dal ragionamento, per cui non sono ottimista sul prosieguo della nostra specie (almeno, non con le modalità alle quali siamo abituati).
Sono tuttavia contento che non vi sia alcun “programma di soppressione individui viventi“.
Essendo ormai un “viaggiatore della sera”, egoisticamente non avrei gradito di trovarmi a giocare alla versione moderna del mercante in fiera come in un film distopico di qualche anno fa 🙂
Condivido in pieno sul piano ideologico, ma purtroppo non è limitandosi a “strillare” su internet che si cambiano le cose. Chi è davvero interessato ad affrontare uno specifico problema si deve dare da fare all’atto pratico, con petizioni, esposti, azioni legali e/o politiche, sollecitazioni alle autorità. Gli articoli di denuncia sono il primo passo (e quindi ben vengano), ma poi occorre proseguire in concreto. Se manca questa parte, gli appelli accorati restano…vani. Ciao!
Ripetere, giova ancora? Sembra proprio di no! E allora mi ripeto. Il popolo italiano viene sapientemente educato a campare nutrendosi di aggiramenti di leggi e divieti. E quando uno ha la panza piena se ne fotte di tutto e di tutti e niente più lo riguarda, permettendo così ai manovratori di continuare ad agire indisturbati. Delinquere non è un diritto e tanto meno un dovere! Chi tollera l’illegalità è perchè ci convive e di sicuro non perchè fa il poliziotto.
Certo, tutto è discutibile. Tuttavia l’idea della necessità di una progressiva riduzione demografica (attraverso la “matematica” dei figli unici) è diffusa anche fra altri esimi contributori di questo blog. E’ inelegante fare nomi e cognomi, ma trattasi di idee non esclusivamente mie. Nei prossimi decenni l’umanità dovrà accettare di pagare il prezzo di avere prossime generazioni costituite esclusivamente da figli unici (con tutti i limiti psicologici del caso), ma quello sarà l’unico modo per disantropizzare il pianeta (escludendo metodi cruenti). Se la specie umana non accetterà questo principio, sarà destinata alla probabile estinzione (ho già ampiamente descritto il tema in altri articoli, per cui non lo ripeto).
Per quanto riguarda le regole sulle moto, se esse esistono già e non vengono applicate, questa è la conferma della mia analisi: in Italia le regole NON si applicano mai e non si fanno controlli e reprimende. Il tutto per volontà politica. L’Italia è il Paese più bello del mondo, si mangia e si beve benissimo, le donne italiane sono le più affascinanti del pianeta, c’è il sole, il caldo e il bel mare, ma… c’è il modus vivendi degli italiani. Non lo si cambierà mai.
La visione matematica del mondo di Crovella funziona solo sulla carta perché avere un solo figlio per obbligo comporterebbe il ritrovarsi tra una trentina d’anni con una società di “figli unici”, cioè persone che sono cresciute senza potersi confrontare con fratelli e sorelle con tutti gli annessi e connessi. Io sono padre di più figli e vedo le loro caratteristiche (perlopiù positive) derivanti dal rapporto che ognuno di loro ha avuto ed ha con i propri fratelli e sorelle. Si tratta di qualcosa di irrinunciabile a livello sociale, oltre che umano, ovviamente.
Quindi, tornando al rumore delle moto che è il tema dell’articolo, basterebbe applicare delle regole che oggi esistono solo sulla carta. Limiti di velocità bassi e sanzioni pesanti a chi trasgredisce.Le rare volte in cui le forse dell’ordine sono costrette a fermare i centauri che si credono di essere su una pista da Moto GP, elevano contravvenzioni a motociclisti nordeuropei che pagano immediatamente, lasciano riconoscenti pure la mancia ripartendo a manetta. Non sono mie fantasie, ma realtà che succedono. Manca la volontà di applicare regole severe perché il business dei motociclisti fa comodo a molti esercizi commerciali, come non capirli?, ma la libertà di cui ogni individuo dispone andrebbe suddivisa in parti uguali mentre oggi è sbilanciata a favore dell’avidità. Non me lo leva nessuno dalla testa, mi dispiace per chi si sente attaccato, ma il mio non è un attacco ostile, bensì un invito a ragionare e a mettersi d’accordo. Purtroppo (perché li detesto) i compromessi servono a mettere tutti su un piano di civile convivenza.
Oltretutto sono stato motociclista anch’io e non odio le moto assolutamente (sono affascinato dagli oggetti meccanici, armi comprese, ma non mi metterei a rompere i timpani agli altri cavalcando una moto rombante come non mi metterei a sparare. Mi interessano la semplicità di una Moto Guzzi Falcone e il meccanismo rustico di un AK47, ma non significa che li utilizzerei per limitare la libertà di altri individui), ne auspico solo un utilizzo che sia rispettoso del prossimo e dell’ambiente, che significa poi la stessa cosa.
Se tu (ipotetico operatore turistico delle valli dolomitiche più “benestanti”) vuoi girare in Porsche e avere a casa 5 vasche Jacuzzi, vestire i figli firmati dalla testa ai piedi, regalare a tua moglie una Range Rover per andare dal panettiere e cose del genere, non lo devi fare a spese mie che sono disinteressato a tutte queste cose e ho altri valori di vita, ma lo puoi fare (ci mancherebbe altro) a spese totalmente tue e l’essere meno avidi preoccupandosi anche del prossimo, rientra tra le cose che dovresti fare anche tu, che eri un contadino che mangiava tante, troppe patate fino a qualche anno fa e ora sei iscritto al Club Ferrari del tuo villaggio! Perché la realtà è questa. Non voglio dire che le valli intorno al Sella siano popolate esclusivamente di gente così, ma ce n’è tanta e tanta e sono quelli che s’incazzano subito se parli di regolare l’accesso ai passi o di mettere regole più severe per garantire una convivenza civile tra locali e turisti in maniera incrociata. Dobbiamo rallentare tutti e prenderci il tempo per un confronto che non sia solo economico-politico ma anche umano.
Abbiamo la fortuna di vivere in paradiso, ma quando questo diventa più simile all’inferno, dovremmo porci delle domande, avere dei dubbi e metterci in discussione.
E’ un modo di dire, probabilmente è un piemontesismo, per sottolineare la completa contrarietà ad un fenomeno. Leggilo in senso figurato. Circa regole e controlli, beati voi che credete ancora alle favole (alla vostra età?). Il popolo italiano non è disposto a modalità “luterane”, per riallacciarmi all’aneddoto di Pasini. Nessun politico (né nazionale, né locale) varerà mai regole di quel tipo e/o imporrà i relativi “severi” controlli. Qualora succedesse (ma non ci credo), ci sarebbe una intensa e diffusa protesta popolare, tale da costringere a ritirare il tutto. Se leggi i commenti dei pro-moto, questa conclusione è indiscutibile. L’Italia è fatta così, o meglio la popolazione italiana è fatta così. A me piacerebbe trasferirmi a vivere in Svizzera (perché io sono di mentalità ed educazione calvinista), ma per farlo occorre, come dire?, un portafoglio che per me è inavvicinabile. Per cui mi infilo l’elmetto da Sturmtruppen che (metaforicamente) mi protegge dalle fitte grandinate e tiro avanti. Ciò non toglie che siano opportuni gli articoli di denuncia, come appunto l’attuale. Buona giornata a tutti!
ma perchè si dovrebbero distruggere le moto!?!?!
Una cosa non ti interessa, non la condividi, quindi la distruggi.
Minchia!!
Si possono anche mettere regole in modo tale che le moto non debbano sfondare i timpani, che non facciano troppo rumore, fare più controllo severi.
Evidentemente i risvolti positivi della rarefazione antropica non verranno (purtroppo) percepiti dagli attuali 60enni come me e Cominetti. Se si iniziasse da oggi la politica di un solo figlio prospettico, la dinamica demografica tornerebbe a numeri non fastidiosi fra 25-30 anni e forse dopo. Poiché non si inizia certo oggi, ma temo fra 10 anni (quando l’umanità comprenderà definitivamente che le conviene imboccare quella strada), i risultati si avvertiranno all’incirca fra 40-50 anni. Tempio tecnici che non ci riguardano, a noi 60enni. Che fare allora nell’immediato con le fonti di fastidio? Ho già detto (commento 30) che occorre, metaforicamente, indossare l’elmetto da Sturmtruppen e pazientare sotto la grandinata. Non c’è alternativa. Sapeste quante cose, ogni giorno, mi infastidiscono, in montagna e non solo. Dipendesse da me, le moto le distruggerei tutte, ma se lo faccio, mi mettono in prigione. Quindi me ne sto alla larga. Anche per il “fastidio motoristico” sono più di 10 anni (se non ricordo male) che non metto piede in Dolomiti. Peccato che noi 60enni non potremo assistere al ritorno alla normalità demografica, per i suddetti motivi. Però io sono contento di aver vissuto il periodo ’70-80-’90: erano anni di espansione (anche economica, ma non solo), di fervore, di dinamismo ideologico, di ottimismo di fondo. Oggi guardo i ventenni (che presumibilmente potrebbero beneficiare dell’evoluzione futura come l’ho descritta) e, salvo rare eccezioni, li vedo spenti, senza ideali, disinteressati a tutto, non si interessano né di attualità né di politica. Non sono disposto a fare cambio con loro, mi tengo ben stretta la mia “vecchiaia” (con il suo passato fervido): il prezzo che devo pagare è sobbarcarmi mille fastidi contemporanei, fra i quali anche il rombo delle odiate moto. Ciao!
Che culo!
@40: se leggete con attenzione il commento 2, focalizzeremo immediatamente che si parla di contenimento “prospettico” della popolazione: d’ora in avanti un solo figlio. Nessun programma di soppressione individui viventi. Ciao@
@34 c’entra poco con il tema specifico o, meglio, questo tema è uno dei milioni di fattispecie del problema generale. Io sono convinto che l’Europa debba affrontare e superare il 7c per dirla alla Pasini. Riduzione demografica e fortissima riduzione dei consumi (comprese le moto rombanti). Se non guidiamo questa evoluzione, ci penserà il fatto a imporcerle a colpi di eventi violentissimi (tornato, inondazioni incendi, epidemie ecc). Tali eventi toseranno il numero di individuo e anche i consumi. Allegria! Buona serata a tutti!
Non ci siamo. Io quando arrampico porto gli apparecchi acustici per sentire meglio il mio compagno, non certo tappi per le orecchie. Da motociclista mi piace la velocità ma anche e molto di più fare mototurismo, senza liberare lo scarico e di solito, sì, che porto i tappi sotto al casco, ma non per lo scarico. Quanto ai limiti che ci siano e sacrosanti per Tutti (auto e moto) e soprattutto farli rispettare.
Al giorno di chiusura francamente non sono d’accordo: io sono libero il mercoledì. Verrebbe a significare che non vedrò più il Sella ed altri Passi (per arrampicare) perchè parto dalla città e viaggio in auto.
Tutt’al più nei gg di maggior afflusso contingentiamo il numero degli accessi.
@ Paolo Gallese al pensiero 1: “Segno che noi, io, che facciamo quel mestiere, stiamo sbagliando qualcosa di profondo.” No, non state sbagliando, state semplicemente seminando nella “Terra dei fuochi”! Il Bel Paese è sempre più quella terra perchè da decenni in questo Paese il pesce puzza maledettamente dalla testa. “Panem et circenses”.
No, no, no, Marcello! Noi non vogliamo che ammazzi nessuno, perdio!
Il rumore ti disturba? Durante le scalate usa CALMOR, i potenti “otturatori auricolari in cera per la protezione dall’inquinamento acustico” (made in Switzerland).
Con i tappi nelle orecchie ti potrai gustare anche sul sesto grado i silenzi delle Dolomiti. Olé. 😂😂😂
Matteo. Come tu forse sai in Svizzera le multe non sono depenalizzate come oggi da noi. Se prendi una multa per eccesso di velocità e non paghi vai davanti al giudice penale, non amministrativo. Infatti loro quando ti multano scrivono anche alla Procura della Repubblica della tua città di residenza nel caso tu ti imboscassi. A me la Procura di Milano ha scritto per chiarimenti sulla comunicazione ricevuta dalla Svizzera, ovviamente in modo minaccioso ( hai presente quelle lettere verdi intestate Nucleo di Polizia Giudiziaria presso la Procura di … che ti fanno cacare sotto quando le vedi nella tua casella) un anno dopo che avevo già pagato la multa al Cantone di Graubunden che mi aveva inviato una cortese ma inesorabile lettera pedagocica luterana sui miei peccati e su perché li c’era quel limite di velocità.
Io scalo molto spesso nelle falesie che dominano la strada che da Longarone va alla diga del Vajont. Soprattutto nei periodi festivi, diventa una pista. Tutti lo sanno. Controlli=zero. Sulla strada il limite è 90 ma dalle accelerate che sento credo che tale limite sia superato abbondantemente. Passano centinaia e centinaia di moto ma non tutte fanno un rumore infernale che rimbomba in tutto il versante della montagna. Il rientro a casa (verso il Cadore) la domenica sera è un vero azzardo. Dalla consueta lunghissima colonna che da Tai si snoda verso Longarone occorre fare lo slalom tra decine di moto che infischiandosene di doppia linea, curve, limiti e divieti sorpassano la fila incuranti di chi transita in senso contrario. Ieri scendendo da Giau ho evitato per un soffio ( con inchiodata) una moto che a velocità pazzesca ha tagliato un tornante cieco. Parliamo poi della Valcellina divenuta una vera e propria pista? Ma i controlli dove sono?
Io penso che siamo in tanti e che occorra essere tolleranti ma rispettare le regole. Non sono un esperto ma credo che le moto che disturbano non siano regolari. Credo che la maggioranza dei motociclisti sia corretta e non rompa le scatole a nessuno. Bisognerebbe punire i trasgressori.
Dino Marini
In effetti a ben pensarci, su per i passi svizzeri il rumore (in particolare quello delle moto) è decisamente inferiore a quello dei passi italiani…siccome non credo che in media moto e motociclisti siano molto differenti, potrebbe ben essere che la differenza la faccia il controllo svizzero.
Io frequento le zone di arrampicata adiacenti i passi a sud e a nord del Gottardo. Anche lì gli svizzeri non scherzano con le moto ma non scherzano neppure con i limiti di velocità e le multe, parametrate al reddito per i cittadini svizzeri. Io come straniero ho pagato qualche anno fa 600 franchi e un mese di sospensione della patente per 15km all’ora di eccesso in auto prima del San Bernardino. Lezione utilissima e non più dimenticata. Evidentemente il “rombo del motor”esercita prevalentemente sui maschi un’attrattiva fortissima. Domanda agli appasionati motociclisti, che rispetto anche se ho paura per loro quando li incontro su certe strade. Un mio amico suonatore di cornamusa ha evitato di essere pugnalato dai vicini di casa grazie all’elettronica Non sarebbe possibile tecnicamente far sentire il rombo solo al Centauro, come ho ipotizzato in modo semiserio in un precedente intervento? L’elettronica fa miracoli. È una totale cazzata? Se si peccato, avrebbe messo d’accordo tutti in famiglia. Anche gli alpinisti producono rumori molesti ( e non solo) a seconda di cosa hanno mangiato la sera prima, ma hanno sviluppato tecniche sofisticate per attenuare il problema in sosta se ci sono estranei, tecniche tramandate da generazioni in tutti i corsi CAI che si rispettino dagli istruttori più esperti.
E comunque, il fragore sotto il Piz Ciavazes era gia’ pazzesco 20 anni fa, ben prima della patacca Unesco…
Verissimo, Govi, ma dalla patacca Unesco è aumentato di almeno 10 volte. Forse non avete idea di cosa succede certe giornate sulle strade delle Dolomiti, anche fuori dal Sellaronda. E non ci sono solo le moto ma anche i Chopper, le auto d’epoca, i mezzi militari d’epoca, le auto da corsa, le moto portate da casa sul carrello a cui si sfila il silenziatore come ai bordi di una pista… mettete tutto insieme e vedrete l’inferno. Forse lo si vede di più dall’alto di una parete che da dietro il banco di un bar o di un negozio, ma vi assicuro che si è arrivati a un limite che supera di molto l’indecenza e l’imbarazzo di appartenere alla razza umana.
Certo che siamo troppi e dovremo riprodurci meno, ma io che ho 60 anni per godermi un po’ di silenzio cosa devo fare? Uccidere qualche milione di persone o sognare che forse i miei nipoti potranno stare in pace? Vanno trovate soluzioni a breve senza dimenticare di perseguire quelle a più lungo raggio. Io ho 5 figli. 2 li ho fatti io da due precedenti matrimoni e 3 li ha fatti mia moglie con la stessa causa, diteci quali dobbiamo sopprimere che lo facciamo stasera stessa, secondo i progetti di riduzione demografica proposti come soluzione all’esagerato numero di motocicli che percorrono le Dolomiti.
Fa male vedere la montagna sfruttata, consumata come uno snack di cui si butta la cartaccia in terra, lo capisco. E fa male soprattutto a chi pratica la sua passione in solitudine (o quasi) e cercando di lasciare meno impronta possibile. Non sono un alpinista ma un amante della montagna. In bici come a piedi e non posso che confermare che quando certe mete diventano ‘di massa’ (le Dolomiti di cui parliamo già lo erano, ben inteso) si perde il senso dello stupore e del confronto con la Natura e si ha sempre più la sensazione di essere in un grande parco giochi di cui ognuno sente il diritto di godere. E allora che si fa? D’istinto risponderei: si va un po’ più in là. Le Dolomiti non sono le sole montagne esistenti sulle Alpi. E dico di più, le Dolomiti dei 4 passi ancora meno. Sono solo quelle che si sono a vendute meglio e di più, almeno in Italia. A caro prezzo ma vendute. Nel nome del progresso economico delle sue comunità (sacrosanto) ma scelta dopo scelta, compromesso su compromesso, dimenticando quanto fragile sia quello che stavano mettendo in vendita. E adesso recriminare, condannare sempre e solo le categorie altrui (motociclisti oggi, sciatori ieri, ebike domani) in nome di un bel tempo che fu, suona un po’ come le esclamazioni di certi vecchietti che guardano le periferie delle loro città e dicono: “Un tempo qui era tutta campagna!”. Certo, chiunque può esprimere un giudizio ma ho come l’impressione che il cercare la causa dei problemi sempre all’esterno sia l’ennesimo modo molto italico per autoassolversi e rassegnarsi. Siamo davvero sicuri, che non si possa tornare indietro? Ma soprattutto, siamo sicuri di voler pagare il prezzo per questa inversione di tendenza, a partire da chi di questo turismo di massa gode di più…?
Il ragionamento di Cominetti (per me corretto) viene preso a pretesto per spostare la questione su un piano di disputa tra Motociclisti ed Alpinisti. Eppure e’ piuttosto evidente che il frastuono infastidisce qualsiasi categoria di frequentatori della montagna. E’ quindi, molto piu’ semplicemente, una questione di civilta’. L’arroganza non c’entra nulla. Qualsiasi mezzo a motore che produca rumore oltre un certo limite dovrebbe essere vietato. In mancanza di meglio, nel caso in questione, per mitigare il problema basterebbe forse introdurre un limite di velocita’ a 40 km/h per le sole moto.
E comunque, il fragore sotto il Piz Ciavazes era gia’ pazzesco 20 anni fa, ben prima della patacca Unesco…
Innanzitutto il mio scritto non era una dichiarazione di guerra a nessuno. Mi sono basato puramente su sensazioni immediate e personali che comunque chiunque credo avrebbe tratto al mio posto.
Il principio sul quale tutti siamo d’accordo (lo spero vivamente) è quello che dice che LA MIA LIBERTA’ FINISCE LADDOVE INIZIA QUELLA DI UN ALTRO.Vado per ordine:
-Arthur, ho conosciuto tua padre Oskar che ho sempre considerato un vero Signore al pari dei suoi amici Walter e Germano di Corvara con cui spesso abbiamo bevuto un caffè e discusso piacevolmente di molte cose. Gente di un’altra epoca, ma anche di un’altro mondo, un mondo in cui il turista era un ospite e non un pollo da spennare come lo è oggi. Non ho nulla contro Passo Gardena o gli altri passi. Che motivo avrei? So benissimo che sotto il Murfreit oggi non ci sarà il casino che c’era fino a qualche giorno fa e che il Sella non fa parte del “patrimonio” UNESCO. Però riconoscerai che il problema dell’affollamento ( e conseguentemente delle moto) è da imputare in gran parte all’UNESCO anche per le zone che non ne fanno parte. Un motociclista che parte da Brunico per farsi un giro di un giorno nelle Dolomiti attraversa zone Unesco e altre non Unesco senza che ciò gli tolga nulla.
Come figlio di una guida alpina saprai che tutti noi facciamo parte dell’UIAGM (l’unione internazionale che raggruppa le associazioni di guide di montagna) ebbene, quest’ultima VIETA (imponendo pesanti sanzioni) l’utilizzo improprio del logo per fini diversi dall’indicarne l’appartenenza, mentre il logo Unesco è appiccicato a ogni sorta di proposta nelle disastrate Dolomiti, inclusi i tour in moto organizzati da moltissime agenzie. L’Unesco se ne sbatte letteralmente i coglioni di cosa succede nelle Dolomiti e ci prende per i fondelli (te compreso) per autosostenersi. Non l’hai ancora capito?
Non ho scritto per compiacere Michil Costa, se è questo che credi, perché ho idee indipendenti che manifesto per conto mio. Il fatto che anche lui la pensi così sulle moto non significa che io sia ai suoi ordini o cose simili. Lo scrivo qui apertamente perché non ho nulla da nascondere, sia chiaro!
Quando mi sposto tra le montagne, perché vivo tra esse, utilizzo l’automobile o la bicicletta in funzione della distanza che devo percorrere. Non possiedo un SUV (come sostiene Capagna) ma un’auto del 2005 che spero mi duri ancora 20 anni, perché il consumismo mi è estraneo. Non mi sembra di essere un patito delle 4 ruote e cerco di fare meno strada possibile ma noto una grande differenza tra l’automobile, che è un mezzo di evidente utilità (quando non è una Lamborghini da 4000 cc, come tu giustamente sostieni) che si usa anche in 7 persone per andare al lavoro, in vacanza, ecc., rispetto alla moto che al 99% viene utilizzata per divertirsi. Escludo ovviamente chi usa le 2 ruote per spostarsi in città nel traffico.
Sono stato un motociclista anch’io ma ho abbandonato la moto da decenni perché comunque dalle nostre parti è scomoda (opinione puramente personale) perché piove spesso e la mattina ti devi vestire come un orso per poi ritrovarti con un sacco di vestiti quando fa caldo…inoltre mi piaceva correre più forte possibile e dopo qualche caduta ho capito che era un rischio inutile. Non concepisco la moto per andare piano, ma anche questa è un mio problema. Se devo privarmi della velocità e stare solo scomodo, vado in auto. Ma ora sto uscendo dal tema.
Rientro rispondendo al furioso Capagna:
non ci conosciamo (almeno io non mi ricordo) ma devo averti fatto qualcosa di terribile senza saperlo, visto le boiate e gli insulti che mi mandi. E pure le minacce di pubblicare robe su di me sui social…. Non so che problema hai, ma alle 3 Cime non ci vado da anni (se ho un cliente che vuole andarci andiamo con la sua auto a sue spese), non parcheggio il mio SUV sotto le pareti perché non ce l’ho e i Suv non mi piacciono (su Alp avevo persino scritto che erano auto per impotenti sessuali ricevendo una diffida da una casa automobilistica), manifesto le mie idee liberamente e non ce l’ho con nessuno, neppure con te, che mi sembri un matto che farnetica tanto per farlo. Cosa vuoi da me?
Lo scorso anno il Passo Sella è stato chiuso ogni mercoledì e il transito era consentito solo alle auto elettriche e ai cliclisti. All’inizio c’è stata una levata di Kalashnikov da parte degli esercizi commerciali del passo ma a fine agosto gli stessi affermavano che di mercoledì (con il passo chiuso al traffico tradizionale) si lavorava meglio e si guadagnava di più.
Mi dico che se c’è gente disposta a fare la coda fuori da un rifugio (visto con i miei occhi) a 2500m di quota, fino alle 17 per pranzare, questi stessi saranno i primi ad adattarsi ai passi chiusi nelle ore centrali della giornata. E anch’io mi adatterei volentieri a qualche disagio se in cambio potrò avere meno rumore e meno affollamento.
Ricordo che quando è stato vietato il fumo nei locali pubblici (forse l’unica cosa sensata fatta dal governo del Cavaliere) i ristoratori erano disperati! In provincia di Bolzano addirittura si prorogò (incivilmente e avidamente, facendo pure una figuraccia a livello europeo) di qualche mese l’entrata in vigore della legge per non penalizzare troppo il commercio. Cosa che invece sui rivelò esattamente opposta in termini di apprezzamento da parte degli utenti. Con una intelligente chiusura dei passi (non con l’introduzione di un pedaggio/gabella come proposto dai soliti avidi & ignoranti ) potrebbe succedere la stessa cosa. Passo Sella lo dimostra, lo dimostri chi gestisce il potere se ne è capace.
È quello che ogni alpinista che frequenta le montagne vicino alle strade si chiede, è normale che le moto facciano un baccano del genere?
Io ho avuto una Honda Transalp per una decina di anni ma faceva il rumore di una normale autovettura.
A volte le attuali moto fanno addirittura delle “schioppettate” mi dicono volute…
Non ho soluzioni o idee, forse banalmente basterebbe applicare le leggi vigenti.
Sull’Unesco c’erano tante aspettative ma mi pare, pur non avendo competenze per giudicare, che le Dolomiti vengono “munte” a più non posso.
Intanto come ha scritto qualcuno, mi cerco delle comode cuffie per la prossima stagione!
Penso che della libertà individuale sia necessario saperne fare un buon uso e che non debba per forza essere un dogma assoluto. Altrimenti si rischia di finire come un turista deficiente che con il suo cane, qua in Giulie, si è avvicinato troppo ad uno stambecco rischiando di esser incornato lui e il cane perché, ovviamente, lo stambecco sentendosi minacciato, ha attaccato gli intrusi indesiderati. Penso che la libertà individuale se elevata a dogma assoluto, sia pericolosa quanto le dittature dello scorso secolo, perché non ti permette di capire che non ci sei solo tu, ma ci sono anche gli altri esseri unani, l’ambiente naturale e gli animali che lo abitano, che hanno tutti gli stessi diritti miei e di chiunque altro di vivere e di esser lasciati in pace. Non dimentichiamoci che uno dei vecchi suggerimenti del CAI agli alpinisti era di riportarsi a casa TUTTI i loro rifiuti e di provare a non lasciarsi dietro nemmeno le orme delle proprie scarpe. Questo è almeno ciò che mi hanno insegnato i miei istruttori ai corsi cui ho partecipato, tra cui metto anche Marcello.
Fare assunzioni sulle motivazioni del comportamento altrui. Gli anglosassoni dicono: “Assume makes an ass of you and me” traduzione (gentile): fare assunzioni rende fessi me e te. Austerita’ demografica. Parodossi del reale. L’austerita’ demografica praticata oggi nella vecchia europa ha l’obiettivo di difendere il livello dei consumi non di ridurlo, impedendo la diluizione di risorse sempre più scarse. Le famiglie più austere del ceto medio che conosco sono quelle più numerose: 6 figli una (Opus Dei), 7 figli l’altra (ebrei ortodossi). Vita stile anni 50 con condivisione solidale delle risorse. Austerità demografica + austerità di vita ( per scelta) : 7c strapiombante. Duro da praticare a livello di massa: allenamenti e sacrifici non indifferenti.
Rumore. Penso sia parte essenziale del piacere del centauro. Ho amici innamorati del rombo dell’obsoleto ma inconfondibile motore desmodromico della Ducati. Un terreno sul quale si può negoziare a livello normativo, in attesa che i produttori colleghino il casco alla marmitta, in modo da trasformare questo piacere da collettivo a piacere solitario, un piacere tra i meno dannosi e rischiosi, a differenza di quello che ci diceva il parroco a noi maschietti da ragazzini. Salut
@roberto pasini
certo concordo; tu stai proponendo un alzamento di livello della discussione e ci sta; purtroppo però l’articolo ha un livello culturale subumano e la preoccupazione che lui abbia spazi web nel quale scrivere cose tipo:
L’arroganza o la presunzione di essere sempre dalla parte del giusto e giudicare gli altri salvo poi comportarsi alla stessa maniera se non peggio mi fa incazzare a tal punto che se la prossima volta vedo la macchina del Cominetti parcheggiata sulla strada gli metto un bel cartello con scritto “blogghettaro chiaccherone raccontafrottole” e poi posto la foto su tutti i social!Le sedi (e le persone) per parlare di cose serie sono altre.In questo blog bisogna adattarsi ai personaggi che ci scrivono che sono noti per far polemica e cantarsela tra loro, così si sentono culturalmente superiori alla media.
Premesso che il gruppo del Sella non è nel Unesco, da guida alpina e profondo conoscitore delle Dolomiti che sei dovresti saperlo e poi con tutti i posti per arrampicare che ci sono nelle Dolomiti, dal Brenta fino a Lienz, dalla Pusteria fino al Lagorai e Pale di San Martino, proprio sul Murfreit dove sotto passa la strada del passo Gardena ti tocca andare? E poi proprio di domenica, vieni oggi Lunedì che non c’è un cane. Mi chiedo, non è che vuoi fare un piacere a qualche amico albergatore di Corvara o delle valli limitrofi, che vuole far suo il Sellaronda, per poi dedicarlo all-inclusive ai suoi clienti in bicicletta, Ferrari, Porsche, Lamborghini, ecc. con tanto di prenotazione e con permesso di raduno, da ottenere anche in caso di una chiusura al traffico del passo, questi molto più chiassosi e irrispettosi di chi va a farsi un giro tranquillo in moto. Io lavoro e vivo sul passo Gardena da più di 50 anni di fronte al Murfreit, amante della natura e della montagna, per caso figlio di guida alpina/albergatore e anche a me stanno sulle balle i turisti,i locali del posto, connazionali chiassosi, avidi e pretenziosi e magari senza un soldo in tasca, a volte anche quelli della domenica e poi i mezzi pesanti che passano la mattina, la sera e la notte per rifornire gli alberghi delle valli, ma per fortuna c’è anche gente civile e se dovessi fare una classifica non sarebbero certo i motociclisti al primo posto di chi non sa comportarsi. Tu parli di avidità, io parlo di ipocrisia e di altre avidità e come vedo adesso dagli altri commenti non sono certo l’unico. Poi se mi dici che stiamo distruggendo il mondo, questo è un altro discorso, ma poi mi sembra strano che la colpa di tutto e l’attenzione è sempre rivolta al Passo Gardena e a volte quando fa comodo forse anche al Passo Sella, per gli altri posti sembra traffico e rumore non esistono.
Mi sono dimenticato di precisare una cosa: ovvero che occorre portare avanti un’azione “politica” (politica e non partitica) di sensibilizzazione sistematica dell’opinione pubblica, con l’obiettivo di far “crescere” la mentalità comune su tutti questi temi. Ben vengano, quindi, articoli come questo: una goccia oggi, una domani, l’acqua buca anche la pietra. L’ideale dovrebbe essere che in futuro ci saranno poche motociclette perché saranno pochi gli individui che ameranno sentirne il rombo su per i passi dolomitici. Corretto quindi “pestare” dialetticamente su questo tasto ( tra l’altro se c’è uno che “pesta” sono proprio io). Ma più di così, giuridicamente, non si può perseguire. Ciao!
Se vi infilate in diatribe giuridiche o costituzionali non ne uscite: il diritto all’autodeterminazione (art 2 Cost) non pone alcun obbligo di limitarsi per educazione verso gli altri. Quindi sul piano giuridico la “passione” dei motociclisti ha lo stesso valore giuridico della passione per l’alpe. Guardate che, a titolo personale, io trovo insopportabili il rumore di qualsiasi moto (anche nella versione motoslitte invernali) e, se dipendesse da me, le distruggerei tutte, a prescindere (come diceva Totò). Ma nello stato di diritto, questo non è permesso, nel senso che non le legittimo, perché infrange la legge. Non confido neppure nella fondatezza pratica della proposta avanzata dall’amico Pasini, proposta valida a tavolino, ma di cui non vedo effettivi sbocchi applicativi. Immaginate di vietare le moto sui passi dolomitici o per tutta l’estate o anche solo in certi giorni: che vespaio salterebbe fuori, è improponibile all’atto pratico. I primi a protestare, oltre ai motociclisti, sarebbero i commercianti, i baristi e gli albergatori del luogo (per il minor giro d’affari). Di conseguenza nessun politico o amministratore locale si inimicherà il bacino di elettori sia dei motociclisti che degli operatori locali. Altro punto: in questo dibattito ci siamo focalizzati sul conflitto di interessi fra alpinisti e motociclisti (perché è il tema dell’articolo), ma di contrasti del genere ce ne sono a bizzeffe, io penso che sia ingenua la presunzione di poterli dirimere tutti a tavolino sulla base di norme giuridiche. L’unica soluzione è mettersi in testa l’elmetto da Sturmtruppen, rannicchiarsi e aspettare che passi la “grandinata” e sperare che un futuro con meno umanità consenta fisicamente maggiori spazi fra individuo e individuo, per cui dovrebbero ridursi/annullarsi i reciproci fastidi. (Faccio notare che una ricerca sociologica di un annetto fa abbondante ha evidenziato che il popolo più felice al mondo è quello finlandese perché… sono pochi, proprio in termini numerici – mi pare circa 5.000.000 dispersi in un territorio più o meno analogo a quello italiano: sono pochi e quindi sono “distanti” fra di loro e tendenzialmente non si rompono le palle a vicenda proprio grazie alla scarsa antropizzazione…). A livello planetario, ma anche area per area, la scelta ideologica sarà sempre più fra due ipotesi antitetiche e inconciliabili: tanti esseri umani stipati come sardine che si infastidiscono reciprocamente oppure pochi esseri umani diluiti in ampi spazi che fanno da polmone e assorbono i fastidi di uno verso l’altro (e viceversa). Guardate che è questione profonda e non rideteci sopra, sarà il “tema chiave” dei prossimi decenni. Tra l’altro la seconda ipotesi (per la quale mi schiero) alleggerisce la propensione complessiva ai consumi e quindi l’ “utilizzo” del pianeta. Si prenderebbero due piccioni con una fava.
“sono sempre più convinto che la “madre” di tutti i problemi sia l’eccesso di esseri umani sul pianeta, anche in zone come la “vecchia” Europa.” Vista la situazione mondiale, Crovella, direi che la dizione corretta sia soprattutto la “vecchia” Europa e il suo modo di vivere e rapportarsi con il pianeta.
E anche sul piano dialettico è più che possibile, ma anzi doveroso, argomentare che usare un mezzo di trasporto (quale è una moto o un auto) per raggiungere la montagna non è certo la stessa cosa che usare la montagna per farci un giro con un mezzo di trasporto. E peraltro farci un giro, non è lo stesso che usarla come una pista e malamente per di più, considerando che la maggioranza della gente che si vede non ha idea di come si affronti un tornate o una discesa…
Sul piano dialettico non è possibile argomentare che la nostra passione per l’alpe sia “nobile” e quella dei centauri sia una passione da condannare perchè “consumistica ed inquinante”
ultimamente in diverse falesie si limita o addirittura si vieta l’arrampicata perchè disturba la fauna che vive tra le roccie della falesia.
Giusto, ognuno di noi deve dare il proprio contributo alla salvaguardia ambientale facendo qualche passo indietro alla proprie egoistiche esigenze di divertimento.
Quindi perchè i motociclisti, tra cui molti di loro, con moto super rumorose perchè gli piace sentire il rombo del motore, dovrebbero essere esenti da queste limitazioni?!?!?!
Allora, come dice Pasini, non dico vietare tutto, ma alcuni limiti ce li dovremmo porre??
A te motociclista piace sentire il rombo del tuo motore che ti sfonda i timpani. Ma perchè i timpani li vuoi sfondare anche a me e agli animali presenti sui pendii circostanti le strade?
E’ vero, è impossibile stilare l’elenco delle passioni buone e quelle cattive.
Pero’, ripeto, è una questione di sensibilità verso gli altri: un alpinista nella sua passione non rompe i coglioni a nessuno. Un motociclista, se la sua moto è stata studiata appositamente per emettere più rumore (per certe marche, non dico quali, è cosi’) rompe i coglioni a chi dà fastidio il rumore. Soprattutto in montagna dove molta gente ci va per la pace, il silenzio, e il senso di quiete che dà. Poi, quando un escursionista si sposta dai passi anche solo di qualche centinaio di metri, tutto fortunatamente svanisce… Ma per qualcuno che arrampica sulle pareti del Murfreid per qualche oretta, qualche fastidio credo che lo dia…
Marcello Cominetti ha lamentato il RUMORE delle motociclette. Ha contestato il fatto che esse fanno MOLTO PIÚ RUMORE delle normali automobili, senza che ve ne sia alcuna necessità se non quella di avvisare il mondo della loro presenza. Tutto qui.
Se poi chiedete di vietare il transito estivo sui passi dolomitici, io sono del tutto d’accordo. Domandate a Marcello se è d’accordo pure lui.
In quanto alle “Dolomiti Patrimonio dell’Umanità”, si tratta della solita impostura disgustosamente ipocrita che serve all’UNESCO per informare il mondo che esiste ancora, per pagare stipendi stratosferici e per regalare vacanze ai suoi funzionari, come da decenni ormai è chiarissimo pure a un cieco. E serve pure per abbindolare i turisti.
Sono più che d’accordo col l’articolo di Marcello Cominetti, la risposta di un certo Max, si qualifica da sola, nel modo in cui è espressa. Patrimonio dell’UNESCO dovrebbe pur portare ad una riflessione che l’ambiente Montano ha delle peculiarità e delle fragilità che vanno rispettate, finché gli amministratori sono contenti perché tutti si riempiono le tasche, non si farà nulla, ma seppur importante che chi vive in montagna abbia un reddito, ci sono dei limiti che sono ampiamente superati.
E’ impossibile stilare un elenco di passioni buone o cattive. Noi siamo tendenzialmente amanti della montagna e la preferiamo silenziosa e solitaria. Ma, a rigor di logica, anche i motociclisti coltivano legittimamente la loro passione. Sul piano dialettico non è possibile argomentare che la nostra passione per l’alpe sia “nobile” e quella dei centauri sia una passione da condannare perchè “consumistica ed inquinante”. Ad essere sinceri, in concreto io la penso proprio così, ma mi è chiaro che sul piano delle libertà individuali non c’è un “meglio” e un “peggio”. Inoltre anche noi alpinisti approcciamo la montagna in auto: allora dovremmo partire a piedi dalla pianura, per essere davvero inattaccabili sul piano della coerenza… Purtroppo io non vedo un realistico compromesso. L’unica soluzione di medio termine è puntare in futuro (con i meccanismi indicati al commento 2) verso una calmierazione del numero di individui presenti sul pianeta (e, quindi, anche area per area). Se ci sono contemporaneamente meno alpinisti e meno motociclisti, sia gli uni che gli altri potranno coltivare le loro rispettive passioni senza darsi fastidio (o dandosene molto meno di quanto accade oggi). Ciao!
Scusa Capagna, ma perché l’alternativa deve sempre essere tutto o niente. Indianapolis sui passi o tutti a piedi come due secoli fa ? Non pensi che ci siano delle soluzioni intermedie? Forse sarebbe questo il terreno di confronto, lasciando perdere le perdite di tempo legate a valutazioni morali e interpretazioni sulle leve del comportamento altrui. Non credi sarebbe più proficuo?
I contenuti dell’articolo possono anche essere condivisibili, ma l’ipocrisia insulsa che ci sta dietro la vedi solo hai un minimo di senso critico e di buon senso e vi assicuro che siamo in tanti ad averla vista. Mi sembra normale che In questo blog ci siano i follower del Cominetti che gli faccio gli applausi. Prima di tutto la coerenza. Tanto per fare un esempio (riguardo la coerenza) mi piacerebbe sapere che l’autore dell’articolo fosse partito da casa a piedi per raggiungere l’attacco della via e non aver parcheggiato il proprio suv a lato della strada prima di dire che gli danno fastidio i rumori dei veicoli altrui. Oppure che boicottti la strada delle tre cime e che parta a piedi da Misurina (con i clienti magari) e che dimostri di non aver mai pagato le 150 euro annuì del biglietto riservato alle guide. (Ovviamente sono tutti esempi). Ci vuol tanto? “La gente da buoni consigli se non può più dare cattivo esempio” cit. De Andrè. Ripeto, sono lamentele inutili e ipocrite.
Comunque penso che anche la libertà individuale debba avere dei limiti, contrariamente a quanto pensano i alcuni signori che hanno scritto parole contro Marcello. Il limite è dato dalla sensibilità individuale e dall’educazione ricevuta per rispettare l’ambiente e gli altri. La montagna non è di noi cittadini ma di chi la vive ogni giorno, e degli uomini e animali che la abitano. E infine noi esseri umani siamo soltanto ospiti delle terre alte, e come tali dobbiamo comportarci per preservarle intatte.
Nicola e Max (che guardacaso non si firmano) hanno espresso, anche se con diverso “tenore”, un punto di vista che evidenzia quanto difficile sia affrontare un problema come questo innanzitutto dal punto di vista culturale. Purtroppo siamo messi così.
Buongiorno. Conosco Marcello da una vita, e tutto posso dire di lui meno che sia uno a cui piace rompere le balle alla gente, come insinuano un paio di risposte al suo articolo che condivido in pieno. Purtroppo i soliti politici scaldapoltrone non hanno dato seguito all’idea di chiudere i passi dolomitici al traffico. E peraltro, come afferma l’articolo, l’ambiente dolomitico è sempre più sfruttato per costruirci parcheggi, impianti e piste da sci inutili (la neve sotto i 1.500 metri è merce sempre più rara da anni). Per tutta una serie di motivi in Dolomiti non ci vado più se non nelle mezze stagioni, quando non c’è nessuno in giro. E penso che sarà molto difficile che ci tornerò per sciare in pista, la montagna troppo addomesticata non fa per me, la lascio agli altri. Ben scritto Marcello, sei mitico.
Anche a leggere le idee espresse, sono sempre più convinto che la “madre” di tutti i problemi sia l’eccesso di esseri umani sul pianeta, anche in zone come la “vecchia” Europa. Meno esseri umani= mano moto, meno alpinisti, meno cacciatori, meno MTB, meno sciatori ecc ecc ecc… in sintesi meno problemi. Buona giornata!
Buongiorno. È tutto vero, ma mai visto tanta gente in montagna come quest:anno
File chilometriche di parcheggi sul passo Tre Croci, per non parlare delle Tre Cime. Non c’era angolo delle Dolomiti e Alpi in genere che non abbia avuto un pienone da mettere le mascherine per circolare. Sarà un bene, sarà un male?
Non sono giovanissimo arrampico (Mercoledì scorso in piena solitudine eravamo sulla Cima del Coro), porto in giro amici e sono un biker da qualche anno per godere in plein air il profumo delle montagne.
Vedere tanta gente mi riempiva il cuore perché molti di loro scoprivano un mondo nuovo e, come molti motociclisti, vanno educati e puniti se sgarrano. Soprattutto educati. Impianti di risalita orrendi come il parcheggio di Misurina, vanno combattuti insieme a coloro che quest’anno hanno compreso che le nostre montagne sono uno scrigno pieno di meraviglie da difendere anche a costo di qualche sacrificio.
Bisogna trovare una risposta adeguata ad un broblema emergente. Insieme. Tutti insieme escursionisti, alpinisti, biker e il popolo di fondo valle dobbiamo provarci senza avidità ma con generosità.
Tutti ne abbiamo bisogno
Adesso sembra proprio che si debba rompere proprio i Coglioni per ogni cosa il rumore, la gente che ti guarda,bisogna cambiare i nomi alle cose altrimenti dopo 200 anni si scopre che potrebbe istigare l’odio razziale, ma fatti la scalata senza rompere la minchia insossando le cuffie per il rumore
scusate leggo oggi x la prima volta questo blog, sono un alpinista, uno sciatore, faccio trecking ma anche un biker, uso la mia moto per spostarmi e fare le ferie, sono state dette tante verità, ma credo di poter sostenere che ognuno possa e debba avere la libertà di manifestare le proprie passioni, non è possibile chiudere i passi perché il rumore da fastidio agli alpinisti, ma nel rispetto degli ultimi è doveroso far rispettare le regole a tutti, e chi le infrange dovrà essere punito. È vero ognuno di noi che sia biker, sciatore, o alpinista o tutti dovrebbe avere il rispetto degli altri e dell’ambiente, ma questo purtroppo non fa parte della stragrande maggioranza dell’essere umano.
Nella Valle di Elah. Davide e Golia. L’Alpinista e il Centauro. Che storia meravigliosa. Ci indica la via e ci dice di non avere paura. Ma nella realtà quante botte ragazzi. Andiamo sempre a scontrarci con gente grossa, ricca e pesante: gli sciatori, i cacciatori, MTB e vari altri. Avete presente che ogni anno si vendono circa 100.000 moto e più della metà sono soprai 750cc? Avete presente quanto costa una moto di quel tipo (alla faccia della parsimonia e del paese povero) e quanto spende annualmente un emulo del nostro grande Valentino? Io sto dalla parte di Davide, non ho dubbi. Sono pronto a battermi, anche se non sono più un guerriero nel pieno del vigore. Ma ogni tanto mi chiedo,non per vigliaccheria, ma perché comincio a soffrire i lividi sulla pelle, non sarebbe meglio lasciar perdere le battaglie campali e fare quadrato intorno non a tutte le valli ma intorno alla nostra piccola valle di Elah ? Non so, è un pensiero che ogni tanto mi viene. Poi mi passa e mi avvio allo scontro portando volentieri e con umiltà lo scudo al nostro Figliol Prodigo Marcello.
Bene che il Marcello Cominetti, sia tornato a scrivere su questo blog.
Maledette moto! Ieri per non sentire il rumore delle moto ci siamo addentrati nella Val de Mesdì e lassù su una via di 120 anni ( via Rizzi) al Daint de Mesdì, abbiamo gustato” il suono del silenzio”, ma, purtroppo, al ritorno, già nella Valle Setus, siamo stati storditi dal rombo di migliaia di moto. Maledette!
Le Dolomiti già da tanti anni sono un luna parck d’alta quota.
A parte qualche zona del Bellunese o delle Dolomiti d’oltre Piave
Stupisce lo stupore.
Mi legano ad esse belle avventure e grandi ricordi.
Non possiamo farci nulla perché non abbiamo voluto a tempo debito fare nulla. Esempio motocrossisti che dell’altopiano della Varella scendevano (1983) a Pederu’.
Fino a quando Mr.ambiente non dirà basta .
E saranno problemi .Figurarci per guide alpine o piuttosto che per alpinisti della domenica come il sottoscritto
Cari amici cerchiamo di stare i punta di piedi perche’ la ricreazione sta finendo
A tutti un abbraccio
E che fine hanno fatto le idee sulla chiusura dei passi dolomitici? Non ricordo bene, ma avrebbero dovuto metterle in atto qualche tempo fa…
Per il resto… io credo che non sia un problema di educazione ambientale. Credo sia una questione di sensibilità e di egoismo. Chiunque guarda al proprio orticello, senza pensare se le proprie scelte nuociono a qualcun’altro o a qualcos’altro.
Il signor Capagna invece credo abbia qualche conto in sospeso con il mondo delle guide, e mi sembra che inveisca senza nessuna prova al supporto
Sig Alberto Capagna Lei è una di quelle persone che se nn frequentassero la montagna tutta la montagna ne gioverebbe! Si capisce dalla pochezza dei suoi ragionamenti e dallo squallore dei contenuti . E mi fermo qui . Nn la conosco ma mettersi a discutere con il Cominetti ( integerrimo e purista Montagnards ) evidenzia la sua bassezza . E così sia!
Certo che prendersela con le guide alpine se sui passi dolomitici ci sono le moto e’ come prendersela con il gestore di uno stabilimento balneare se le riviere sono invase dalle auto. Non ha senso. E poi dobbiamo dire le cose come stanno: l’uomo vive delle opportunita’ che offre il territorio. Il problema nasce quando l’uomo va oltre, si dimentica di essere un amministratore del creato e non il proprietario ( definizione non mia ma di una mente ben piu’ illuminata) e ne abusa, lo distrugge, tra l’altro senza rendersi conto che a medio termine tale modo di fare tagliera’ il ramo su cui e’ seduto. Ci vorrebbe gente coraggiosa che si candidasse, con idee risolutive e con la determinazione di realizzarle. Una bella fila di moto elettriche? E comunque limitazione di accesso per dire che oltre un tot si va solo a piedi? Idee ce ne sarebbero a fiumi. Il problema e’ che ci sia gente che ha la forza e la determinazione di realizzarle.
Bè, sì. Alberto non le manda a dire… Cavolo.
Però attenzione. Magari la storia personale di quelli che scrivono non la conosci. 😉
Alberto Capagna, riprendendo a commentare sul blog dopo essermi preso una, secondo me, meritata pausa, sono qui a risponderti subito.
Ovvero, mentre si costruiva l’impianto del Sasso Levante e quello (stranamente -viste le sue dimensioni- passato in sordina) tra Col dei Rossi e Penia e mentre si scava come talpe (che sono cieche) a Cortina per dei fantomatici mondiali di sci e delle olimpiadi invernali tra 6 anni (minchia! 6 anni. Cit. dal film Mediterraneo), e molte altre catastrofi, io ero a casa mia, cioè nel bel mezzo di tutto questo. Credi che sia stato zitto? Che abbia continuato a fare la guida grazie ai milioni di imbecilli che attratti dal luna park patrocinato dall’Unesco si riversano nelle Dolomiti?
Bene, se é così ti sbagli di grosso, perché, solo per fare un esempio, l’articolo che qui Gogna ha riportato è uscito su diversi giornali. Qualche giorno fa mi è toccato scrivere un breve (per fortuna) messaggio a un famoso giornalista che voleva dei chiarimenti mentre ero ancora al buio tra il Pic Tyndall e la cima del Cervino a meno quindici e mi sono gelato una mano…
Nel senso che non mi sembra di restare indifferente a queste cose approfittando di azioni altrui che vanno contro i miei principi. Ho impostato da decenni il mio lavoro di guida contando su chi viene con me perché trova in me una qualche affinità con se stesso/a e non piazzando una bancarella su un affollato passo dolomitico dove potrei raccattare un sacco di lavoro. Capagna, ti suggerisco di non fare di tutta l’erba un fascio.
Infine, il mio articolo non la mette sul piano ecologico, perché non sono un ecologista come lo intende la piu parte di chi si scaglia contro tutto senza le dovute conoscenze, ma su quello della limitazione della libertà tra individui. Leggi meglio, prima di insultare a vanvera, che di ruspisti ce ne sono già troppi.
Una cosa è certa: Alberto Capagna non le manda a dire.
Prevedo battaglia.
Pienamente d’accordo, era il mio pensiero di ieri al passo Gardena.
Che lamentele inutili! Le Dolomiti sono sempre state così e lo sanno anche i sassi. Probabilmente adesso vi accorgete perché non avete da spremere turisti da portare in via. Dove eravate quando hanno deciso di costruire (per esempio) quella scempio di funivia “Sasso levante”? Voi siete furbi, finché potete mangiare fate finta di nulla per poi tirare fuori menate quando invece la vostra fetta di torta se la magia qualcun altro. La gente vi fa comodo per il portafoglio, punto. E vi fa comodo vendervi come sostenitori dell’ecologia “alla bisogna”. Manica di ipocriti che non siete altro! Peggio dei politici.
Io temo che ormai dobbiamo dimenticarci di ogni velleità di dispensare educazione ambientale. Purtroppo sono giunto a questa amara conclusione. Piu’ che una conclusione scientifica si tratta di una convinzione ideologia. È già un po’ di tempo che l’ho focalizzata, anche se non mi sono subito buttato a scriverla a destra e a manca, compreso questo blog. Solo di recente ho ho iniziato a esprimere sinteticamente tale convinzione. L’inefficacia dell’educazione ambientale non dipende dalla bravura o meno dei divulgatori. Stia sereno, quindi, Gallese, non è un “suo” fallimento. Dipende dalla sordità ideologica dell’umanita’. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. L’esempio descritto in questo articolo (le moto) è una conferma lampante. Di fronte a tale sordità nulla può la divulgazione ecologista. Inutile insistere. Si devono diffondere (io sostengo ” imporre”) solo più due messaggi semplici semplici: 1) d’ora in avanti non si può fare più di un figlio (al fine di calmierare la dinamica demografica e puntare a ridurre la popolazione, anziché vederla aumentare, sia a livello mondiale sia ambito pr ambito); 2) consumare sempre meno grazie a uno stile di vita sempre più spartano, sempre più semplice, sempre più…naturale. Così, forse, ci salviamo. Intendo come sopravvivenza della specie. Se invece non raggiungeremo i suddetti obiettivi, ci estingueremo proprio per le conseguenze del nostro stesso agire (inondazioni, tornado, incendi, epidemie ecc ec ecc). Buona giornata a tutti!
Temo nessun politico, Marcello. Soprattutto dopo il Covid 19 e gli spettri di una crisi molto strana.
Ho molte perplessità sul futuro e la sensibilità nei confronti di luoghi e ambienti. Anzi, a volte ho la sensazione che più educazione all’ambiente si faccia, più le cose peggiorano.
Segno che noi, io, che facciamo quel mestiere, stiamo sbagliando qualcosa di profondo.