Il labirinto delle professioni della montagna
di Gianfranco Valagussa
Da tempo i target di indirizzo della promozione del turismo montano si sono trasformati in settori specifici di intervento. Penso allo sport, alla cultura, e anche alla conoscenza e all’esperienza (1).
Possiamo oggi ritenere che si è compiuta la fase dell’accettazione dell’ambiente alpino, nelle accezioni naturale e sociale, come elemento essenziale, sia della promozione turistica, sia per lo sviluppo economico-sociale dei residenti.
L’area dolomitica è interessata da uno sviluppo turistico diseguale, con aree di eccellenza per promozione e servizi, e altre arretrate o in difficoltà. All’interno delle aree in difficoltà abbiamo una situazione a macchia di leopardo con singole località con uno sviluppo turistico “stagionalizzato” il cui apice maggiore spicca nella stagione invernale, dello sci quindi (2).
Il servizio di accompagnamento in montagna oggi non prevede più soltanto un aiuto, una guida, per affrontare dei luoghi sconosciuti come la montagna ma prevede di fornire informazioni elaborate.
La trasformazione è avvenuta con l’affermarsi del turismo ambientale, nelle varie diramazioni della conoscenza culturale, dell’esperienza oppure della salute richiedendo varie tipologie di accompagnamento. Un esempio: un percorso della Grande Guerra può esigere l’intervento di una Guida Alpina (es. traversata del Paterno) per agire con la sicurezza necessaria, ma anche solo di una Guida Turistica (per citare una professione lontana dalla specificità alpina) se in posizione accessibile (es. Monte Piana).
Negli ultimi anni (dal 1998) si è sviluppata l’attività delle Guide Ambientali Escursionistiche (GAE) (3) che hanno assolto alle richieste di accompagnamento ambientale legato alla conoscenza delle specificità naturalistiche e culturali, spazio che era originariamente vuoto. Le competenze di questa figura professionale sono le stesse (?) di un altro professionista formato da Guide Alpine (GA) e CAI: l’Accompagnatore di Media Montagna (AMM) (4). Ma mentre la GAE è una figura integrata nel settore turismo (5), l’AMM sembra più appartenere al settore sport e tempo libero (6). Alcune differenze sostanziali sono la preparazione e i costi di acquisizione del titolo professionale (7). Cito il territorio Veneto per due ragioni: è quello che conosco meglio, è un territorio dove esistono le GAE (qui Guide Naturalistiche Ambientali) e gli AMM. Un rebus per i legislatori… Ma anche se questa è già una evidente contraddizione non voglio fare una discussione sui termini giuridici e/o un appello alla legge e/o una disquisizione etica. Mi interessa invece tentare una via per una soluzione generale, al di sopra e al di fuori delle spinte lobbiste o politico-istituzionali, tentare di portare la questione su una dimensione di realtà se non altro perché tutti si dicono appartenere alle professioni di accompagnamento turistico che quando non si svolge in pianura si pratica, ovviamente, su terreno montano o alpino.
Per spiegarmi vorrei fare un elenco approssimativo di tutte le figure professionali che, in base alla legge sulle libere professioni (8), potrebbero associarsi e svolgere attività, anche in montagna, assieme ai professionisti associati in Collegio come le GA con gli AMM e i Maestri di Sci, sono: Accompagnatore di mountain bike, Accompagnatore di escursioni a cavallo, Istruttore di nordik wolking, Guida Naturalistica Ambientale, Associazioni Turistiche, Guida Ambientale Escursionistica, Accompagnatore in canoa, Istruttore di arrampicata sportiva, Albergatore (vedi nuova legge Trentino): ma ve ne sono altre in arrivo e riguardano tutti coloro che per bisogno momentaneo frequentano la montagna come luogo di attività e penso alle “guide” di grandi agenzie (come la danese Topas o le grandi agenzie dell’Est EU). Di recente ho saputo di un fotografo professionista, specializzato in temi alpini, che porterà i partecipanti, paganti, a un corso in giro per le montagne alla ricerca di scorci inediti e caratteristici.
Tutto fa pensare che l’obiettivo di leggi e regole sia quello di costringere alla frequentazione di un corso di qualificazione svolto dalle GA, tipo quello previsto nella normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. La cosa sarebbe utile però solo se applicata a quelle professioni che effettivamente svolgono attività pericolose in ambiente montano e che richiedono specifiche conoscenze da Guida Alpina. Esempio: non esistono incidenti gravi documentati relativi alla frequentazione di un ambiente alpino con le GAE, neanche nel periodo invernale legato all’uso delle ciaspole, anche se sono considerate dalle GA “più pericolose degli sci”(9). Perché fare un corso magari con il costo di qualche migliaio di euro se il luogo di lavoro prescelto non ha pericoli prevedibili? Per fare un esempio: la legge 626 prevede per i lavoratori delle soluzioni, Dispositivi di Protezione, a seconda del grado di pericolosità che è relativo alla mansione svolta. Ma andiamo oltre.
La richiesta del mercato, se parliamo di professioni parliamo di profit, oggi è estremamente specializzata e richiede conoscenze difficilmente concentrabili in una unica figura: la capacità di raccontare, la trasmissione della conoscenza, la disponibilità alla dilatazione del tempo, la conoscenza tecnica, un corretto rapporto con la natura, un’etica condivisa…
Sta cambiando l’immagine delle Guide Alpine. La decisione dei professionisti di affidare la loro affermazione economica a una legge che investe i frequentatori della montagna a tutti i livelli, sia economico-professionale che ludico-sportivi, ha creato un dibattito ampio e generalizzato. Non trattandosi solo di una legge che regolamenta una professione provoca, di conseguenza, un dibattito complesso che comprende considerazioni etiche, filosofiche, economiche. A mio avviso tre categorie che difficilmente trovano risposte in una legge sulla professione delle GA e che corrispondono invece a una esigenza reale, riassumibile in modo schematico tra le scelte di modernizzazione o quella di conservazione dello scopo della categoria. Anche il documento deontologico oggi risulta insufficiente in quanto le cose affermate (il rispetto dell’ambiente) poi vengono saltate (eliski e freerider) a piè pari con giustificazioni economiche (il lavoro giustifica i mezzi). Per questo la professione si trova a un bivio ben evidenziato nella lettera di Giuseppe Miotti e nella risposta del Collegio (vedi Gognablog).
Di etica e filosofia se ne discute perché ogni frequentatore dell’ambiente alpino ha una propria opinione ed essendo, invece, la Legge “uguale per tutti”, alpinisti, escursionisti, turisti, operatori economici, residenti, giustamente devono poter dare una propria risposta. Sarà compito di legislatori e tecnici delle istituzioni elaborare una regolamentazione efficace e, scusate l’ardire, condivisa.
Trattandosi di una professione economica (GA, AMM, GAE, GNA, ecc.), quindi profit, non possiamo che porla all’interno di un mercato e nel rapporto con le altre attività professionali. La professionalità di un accompagnatore, di una guida, ha bisogno di tre elementi esssenziali: la conoscenza specifica, la capacità di comunicare e il rispetto per l’oggetto della comunicazione. La conoscenza si acquisisce per studio o per esperienza ed è in continua evoluzione, richiede un aggiornamento continuo. La comunicazione si avvale della conoscenza e della capacità di relazionarsi con l’ascoltatore, presuppone uno scopo comune, un accordo di dare-avere, una specie di contratto non scritto. L’oggetto della comunicazione è quello di cui si è approfondita la conoscenza e viene comunicato, richiede un rapporto etico tra professionista e cliente che, anche questo, deve essere trasferito. Al professionista si richiede il massimo rispetto dell’oggetto della comunicazione. Un esempio. La guida a una mostra d’arte deve conoscere l’artista, comunicare i contenuti e anche condividere il senso dell’Arte, non può dopo una visita prendere a calci un quadro perché ritenuto di poco valore, annullerebbe tutta la comunicazione. Pensiamo ora a una guida naturalistica, non può strappare fiori e prendere a calci esseri viventi, annullerebbe tutta la comunicazione. Passiamo alla Guida Alpina che dopo aver insegnato una tecnica di salita, gli opportuni sistemi di sicurezza, ti invita a salire in elicottero per svolgere attività “alpinistica”…
L’etica professionale non attiene alla sola sfera della filosofia, ma anche a quella del mercato. Si tratta di un mercato etico.
Se nel formulare una legge non si tiene conto di tutte le sfumature inerenti alla professione e non la si condivide con tutte le professioni con una base comune, risulta evidente che quella legge è un errore e non potrà essere rispettata se non con l’intervento degli apparati di controllo e di sanzione dello Stato. L’ambito diventa quello della libertà professionale. Tra le situazioni peggiori emerge quella veneta dove esiste la figura della Guida Naturalistica Ambientale dal 2001 (con il limite della progressione con uso di materiale tecnico di sicurezza) e solo di recente il Consiglio Regionale ha dato mandato al Collegio Regionale delle GA per l’istituzione dei corsi per la qualifica professionale di AMM, con una spesa pubblica complessiva di circa 220.000€, tutto ovviamente senza condividere le scelte con nessun operatore.
Se si vogliono evitare contrapposizioni sia economiche che istituzionali, la via è quella della condivisione.
Se non avverrà una trasformazione condivisa delle regole dell’accompagnamento in montagna che superi il ruolo di egemonia professionale delle GA (comunque nel rispetto del loro ruolo), forse si riuscirà a suon di condanne ad affermare una superiorità legislativa (e repressiva di conseguenza) ma a forte discapito dell’immagine stessa dei professionisti che diverranno una sorta di “notai della montagna”.
Credo che l’unica via sia quella di ritrovarsi a un tavolo comune per approfondire le caratteristiche delle professioni della montagna e il relativo riferimento etico generalizzabile, senza rimanere ingabbiati in una sorta di “Primato della Professione” che ricorda tanto la ipotetica supremazia culturale dell’Occidente sull’Oriente e che ci ha trascinati in una guerra inutile. Concedetemi una metafora. Dovremmo sopravvivere come specie naturali diverse, che si sono sviluppate e adeguate in un ambiente comune, condividono il luogo e rimangono diverse.
Note
1 – Piano di promozione turistica APT n.1, a cura di DOXA e CISET, febbraio 2001.
2 – Statistiche Regione Veneto, Movimento Turistico 2013. Cortina 1.022.991; Falcade 304.326; Auronzo 278.666; Alleghe 139.170; Sappada 105.319; per il resto si va dai 1.151 di Danta di Cadore agli 80.227 di Borca.
3 – Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, www.aigae.it.
4 – Legge Regione Veneto 23/07/2013, www.guidealpineveneto.it.
5 – Legge Regione Veneto n. 33 del 4/02/2002, art. 82 ed 83.
6 – Bur n. 61 del 20 giugno 2014, Materia sport e tempo libero, Assessore M. Zorzato. Prova di velocità. Delibera della Giunta Regionale n. 884 del 10.06.2014
7 – www.aigae.it Corsi di Formazione; http://bur.regione.veneto.it allegato F.
8 – Legge 14 gennaio 2013 n. 4.
9 – http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2014/01/15/news (il link in seguito è stato soppresso, NdR).
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In Francia esiste una organizzazione dello stato, una federazione della montagna da dopo l’Annapurna e i vari ruoli sono ben studiati e organizzati.
O anche lì c’è il “tiro alla tovaglia corta”?
Riguardo la possibilità legale di accompagnare persone in montagna la professione di Guida Ambientale Escursionistica associata all’AIGAE (associazione riconosciuta dal ministero dello sviluppo economico) viene svolta in virtù della legge nazionale 4/2013 che regolamenta le professioni non ordinistiche (ovvero che non richiedono un albo o un ordine a cui iscriversi) e in base a tale legge l’accompagnamento in montagna non è una professione che richiede l’iscrizione a un albo. Gli Accompagnatori di Media Montagna invece per svolgere la loro professione devono essere iscritti al relativo albo, come previsto dalla legge 6/1989 che regolamenta la professione di guide alpine e AMM. Per quanto guide alpine e AMM sostengano il contrario le attività di accompagnamento in montagna non sono “riservate per legge” agli AMM dato che non c’è una legge che affermi tale diritto solo per loro. La legge 6/1989 dice solo cosa possono fare guide alpine e AMM, ma non dice che possono farlo solo loro. Inoltre la Cassazione (sentenza 459/2005) ha deliberato che non c’è esclusività nella professione di accompagnamento in montagna. Per cui le GAE hanno tutto il diritto di svolgere la loro professione, tant’è che le inutili denunce che hanno ricevuto sono state archiviate dai TAR delle varie regioni, i testi delle sentenze di archiviazione sono disponibili nel sito web dell’AIGAE. Ma guide alpine e AMM, almeno in Lombardia, sembrano non volerlo capire. Sarebbe davvero auspicabile una legge che equipari AMM e GAE definendo una unica professione con gli stessi diritti e doveri, lasciando alle guide alpine soltanto (come è giusto che sia) l’accompagnamento su terreni montani che richieda l’uso di attrezzatura tecnica (corde, piccozze, ramponi, ecc,,,), e che ammetta per la nuova figura che accomuni AMM e GAE anche l’accompagnamento su neve con le racchette da neve su terreni con pendenze minime dove non ci sia rischio di valanghe (<15-20°).
Questo articolo è la discussione che ne è seguita fanno riflettere su quanto sia anacronistico e ridicolo pensare di normare le professioni a livello regionale, oltretutto facendo grandi pasticci tra legislazione nazionale e regionale. In Piemonte nel frattempo credo che il business della formazione e aggiornamento professionale abbia di gran lunga superato quello dell’esercizio della professione di guida naturalistica.
X Alessandra ma non solo…
Il circo è vero che esiste, esiste per svariati motivi ed in svariate situazioni, una tra le tante proprio quel nocciolo del discorso che questo articolo interpreta.
Esiste una legge che come poche mette dei paletti a tutela del turista (legge dello Stato) esistono poi delle leggi o normative di tipo diverso, regionali o provinciali che saltano a piè pari la legge dello Stato dando adito ad una serie di figure parallele.
Quali sono a questo punto gli sponsor del circo? Non credo ci voglia molto a capirlo.
Non mi sono perso precedentemente in divagazioni di tipo tecnico e non mi ci perdo ora, visto che ognuno ovviamente tirerebbe l’acqua al suo mulino con prose auliche sulla validità e bravura di questo o di quello… Sta di fatto che corsi ed esani di AMM sono concertati a livello internazionale con l’associazione di categoria rappresentata dall’UIAGM ed hanno un valore in continua crescita.
Di gruppi formati da Guide e AMM, che offrono risposte ben precise alla richiesta turistica ve ne sono diversi ed operano nel settore da anni.
Le ciaspole? O meglio la frequentazione di ambiente innevato ovvero la parte probabilmente più impegnativa del nostro lavoro…Una domanda ad un’altra domanda…: Tu con chi andresti in giro? O meglio,con chi manderesti tuo figlio?
La risposta ti da senza dubbio la chiave per valutare.
Considerando anche che gli AMM che vogliano esercitare in questo tipo d’ambiente devono superare un corso supplettivo di specializzazione…
Cara Alessandra, ti auguro di riuscire e ti auguro che tutto ti vada per il meglio durante i corsi e anche dopo, ma quando ti avvicendereai nel dopo, mi sa che quel romanticismo che oggi ti spinge avanti avrà una bella battuta d’arresto e comincerai a dubitarne come per ognuno di noi è stato e continua ad essere…
Parlo ovviamente di chi svolge l’attività a tempo pieno e da essa trae il profitto per vivere che volenti o no, dev’essere vista come un lavoro per una miriade di motivi, tra i tanti quello che “non simao eroi”…
Son passati da un pezzo i tempi in cui Maestri (il quale malgrado tutta la stima che gli reputo, non aveva proprio ‘sti gran problemi a sbarcare il lunario…) rispondeva al giornalista che lo intervistava: “Fare la Guida Alpina è sempre meglio che lavorare…”
Non per scoraggiarti, anzi, per darti una chance in più nel dopo… che non sarà una passeggiata…! 😉
X Stefano: ti invidio per la decisione che hai preso, non deve essere stato facile. Tra l’altro forse a breve è un passo che farò pure io. Non ho figli da mantenere ma nemmeno le spalle coperte, quindi sarà un vero e proprio rebus x qcome andrà a finire. Ma fare la Guida è una passione, non un lavoro. Per lo meno così la vedo io.
Tuttavia credo che ancora siamo troppo ancorati alle categorie e i post sotto mi fanno riflettere. Al di là delle leggi, dei regolamenti, delle lobby per chi ce le vede, ecc…io penso che sarebbe fantastico se le varie figure professionali si coalizzassero per offrire al turista e all’appassionato il ventaglio più ampio possibile di occasioni per conoscere la montagna. Conoscerla ed amarla, non andare a rimpolpare il circo che spesso si vede in varie località è che nulla ha a che vedere con l’ambiente montano. In certe zone esistono cooperative che raccolgono più figure professionali turistiche, la cosa non sarebbe un’ utopia. Ma per fare questo serve una flessibilità di pensiero che a volte manca. E se ancora da qualche parte si sente parlare delle ciaspole come attrezzo alpinistico o escursionistico (e quindi: è competenza mia, no, è la mia) tra GA e GAE, significa che la strada da percorrere è ancora lunga…
Giorgio, la frase non comprende ovviamente il tuo caso ed ognuno conosce il suo, comprende invece una miriade di personaggi che per svariati motivi criticano per “sport”, per invidia, per vanagloria (io son più bravo di…).
La storia delle Guide Alpine in modo forse un po’ generico, è quella che ho descritto ed è facile constatarlo, le problematiche che si affrontano ogni giorno sono evolute dal punto di vista oggettivo ed è diventato molto più complesso destreggiarsi tra mille attività diverse, alle quali se non dai risposta perdi il giro…e perdere il giro oggi non è salubre…
Ci sono più visioni di come affrontare questa professione e diversi i motivi che portano ad esercitarla, senza alcun dubbio però ci accomuna la passione per i monti e per l’ambiente in cui svolgiamo la nostra attività professionale ma anche e spesso soprattutto quella dilettantistica.
Da questo però parlare di missione mi sembra eccessivo, seppure la dedizione è una caratteristica obbligata, altrimenti molli di sicuro come spesso capita.
Ciao Stefano,
potrei pure condividere il tuo riassunto del mestiere di guida alpina (nel passato), poi però concludi con una affermazione che non mi torna, quando dici: “Non mi sembra che tra chi contesta puristicamente le scelte altrui vi sia chi si prodiga come cliente di una qualche Guida per dimostrare il suo pensiero senza malizie…”
La “malizia” non c’è; per esempio, io sono stato prima cliente (e poi amico personale) di guide naturalistiche, tra cui chi ha scritto l’articolo in oggetto, con cui dopo, siamo stati insieme clienti di una guida alpina ( vedi storiella: http://www.banff.it/un-motivo-per-impedire-leliski-sullantelao/ su cui avevamo già discusso). Quindi una guida naturalistica è stata cliente di una guida alpina… 🙂
In generale io credo nel LAVORO. Credo romanticamente ancora all’articolo primo della costituzione Italiana. E mi entisiasma chi dedica la sua vita ad un lavoro legato all’ambiente, sia rifugista, sia guida alpina, sia agricoltore. In generale voglio pagare (compatibilmente con le mie possibilità economiche) ogni persona che fa un lavoro, ed ancor più volentieri se questo lavoro comprende anche una “missione” (sul cui significato non tedio ripetendo quanto scritto in precedenti post).
E’ purismo ?
Ci provo! Anche se non so fino a dove riuscirò a farmi comprendere.
Non perché chi legge non possa comprendere, ma perché certe situazioni per comprendere spesso bisogna viverle!
Riprendo alcune parti scritte da Popi Miotti ed al cune scritte da Alberto Benassi,entrambi alpinisti ed entrambi non proprio verdeggianti in quanto ad età anagrafica…(non ve la prendete eh… 🙂 )
La Guida Alpina una missione! Bello! Bella figura di qualcuno che prende le parti della montagna, la trasmette agli altri romanticamente e se gli offri un bicchiere di rosso ti dice: No! Lo offro io che sono il padrone di casa!
Cappuccetto rosso ci andrebbe a nozze con uno così, nel senso che se lo sposerebbe…!
Ma non siamo in una fiaba, e chi esercita quella che ora è riconosciuta come professione e prima era mestiere deve mettere come tutti i mortali anzi più mortali degli altri come purtroppo ben sappiamo, un piatto di minestra in tavola per sè e per sfamare la sua famiglia se ne ha una (spesso latitiamo da questo punto di vista…).
Il mestiere di Guida non nasce come missione, nasce come possibile introito alle magre economie di una civiltà rurale che campava di quel che poteva permettersi: se andava bene l’orto di casa, qualche bestia ed i prodotti derivati. Nasce la Guida in tempi “non sospetti” col riccone di turno (spessissimo inglese o poi tedesco) che si fa scarrozzare lungo lidi ignoti (a lui ed al suo pubblico visto che scrivevano tutti), pagando il “pezzente” di turno che molto spesso era un fuoriclasse nella caccia ai camosci o magari boscaiolo “estremo” e non si cagava addosso a stare solo in mezzo alle crode come la maggiorparte dei suoi compaesani…
Ciò porta benessere, ma benessere in quelle famiglie… le altre se la cavano avanti coi sisitemi usuali.
Arrivano gli anni ’30, più o meno, ed i cittadini che si lasciano ammaliare dai monti e dalle figure del superuomo nietzschiano in voga in quel periodo, cominciano a pensare a quanto sia romantico evolvere la propria passione alpinistica (siamo ai tempi dell’alpinismo eroico caro ad Emilio Comici) esportando la figura della Guida dai monti alla città. La bidonata che si beccheranno sarà colossale ed ancora oggi purtroppo è così…! Basta leggere i diari di Comici, famoso e fortissimo alpinista ma sfigato come Guida (faceva enormi fatiche a procacciarsi i clienti) per capire come mai…
E’ un mestiere nato sui monti per i valligiani e come tale i valligiani lo difendono, tagliando in mille modi le gambe di chi tenta di “soffiarglielo”.
Nonostante ciò nei decenni successivi, vuoi per la crescente domanda turistica, vuoi per un diverso modo di approcciarsi del turista ai monti, i cittadini seppure continuino ad essere ostacolati dei valligiani riescono a creare una “corrente” ormai inarrestabile, che si può solo accettare ed arginare come possibile per i valligiani.
E fin qui storia “antica”… fin qui si comprende senza mezzi ternmini che la “missione” è quella di arricchirsi rispetto ai compaesani, altre missioni sono aliene…
Oggi il mercato del turismo è cambiato e sta ancora cambiando. Rimane ovviamente l’approccio romantico verso la professione di Guida
da un angolazione più pragmatica, cioè quella di combinare passione e lavoro ma la realtà alòdilà dei bei sogni non rispecchia questo romanitcismo…
Essere Guida oggi, esercittare la professione, non una tantum, significa essere anche tour operator, web-masters, public relationist e chi più ne ha più ne metta, perché la cultura della massa è cambiata e trovare il cliente che ti impegna per tre o quattro mesi come accadeva ad Angelo Dibona è un sogno inconciliabile con la realtà!!!
Ognuno di noi è giustissimo sia libero di vivere la sua vita e quindi la sua professione come meglio crede. Personalmente non critico il lavoro altrui (a meno che non sia lesivo nei confronti degli altri) e non gradisco si levino scudi o meglio spade in quello degli altri (tra i quali il mio come in questo ed in altri casi).
Non mi sembra che tra chi contesta puristicamente le scelte altrui vi sia chi si prodiga come cliente di una qualche Guida per dimostrare il suo pensiero senza malizie… 😉
come ci fa notare Stefano qui il turismo ambientale non centra ma quando le cose mi stanno sullo stomaco le devo comunque scrivere anche se poi vado fuori tema. Quindi Luca, visto che ti sei offeso per come abbiamo commentato io e Visentini, ribadisco che come giustamente scrive Giorgio Robino nel commentare l’articolo di Alberto Paleari, la guida alpina deve essere “guida etica” e trasmettere il “mistero” della montagna e non contribuire a cancellarlo.
Etica del rispetto. Del rispetto dell’ambiente, della storia scritta sulle pareti, della tradizione, della cultura. Quindi difendere la categoria a cui si appartiene , va bene . Ma bisogna saper riconoscere anche i limiti e gli errori. Se poi certi fatti non sono per te errori. Va bene così.
Entro raramente in queste discussioni e scusate la brevità. Forse, ma solo forse, qualcosa si risolverebbe se queste professioni fossero viste prima di tutto come una MISSIONE e solo secondariamente come un lavoro. Molti lo fanno, altri no.
Gentile Luca, offenderti?? e per cosa? per avere detto la verità. I fatti sono fatti. Inoltre non ho scritto tutte le guide, non sto condannando la categoria. Sto esprimendo un disappunto su un comportamento tenuto da molte guide nei confronti della montagna e dell’alpinismo.
Ben conosco quanto viene riferito dal Michelazzi in merito all’ istituzione della figura AMM peccato che già nella seconda metà degli anni ottanta, sfruttando la facoltà data alle regioni dalla legge quadro sul turismo (Legge 217/83), gran parte delle regioni italiane optò legittimamente per l’istituzione della figura della GAE! Una scelta che non fu casuale ma ispirata alla volontà di tutelare l’autonomia e l’indipendenza di questa nuova figura professionale preservandola dai condizionamenti di quelle Guide Alpine che fin dall’inizio mostrarono ostilità al riguardo!
AUTONOMIA e INDIPENDENZA che va garantita alla luce anche di un’altra considerazione:
a che titolo affidare la formazione e la gestione di una figura dedicata al turismo ambientale come le GAE e gli AMM a quelle Guide Alpine che, pur avendo facoltà di occuparsi di questa tematica, se ne sono sempre bellamente infischiate??
Per quanto riguarda il discorso relativo al metodo formativo tengo a sottolineare che, in questo come in qualsiasi altro campo, risulta vincente il modello che meglio risponde alle esigenze del mercato e sotto questo punto di vista il modello AMM è perdente! Perdente perché limita il campo dei fruitori e non per difficoltà intrinseche al piano didattico ma perché strutturato secondo criteri che lo rendono incapace di rispondere alle esigenze dell’aspirante accompagnatore!
Ma quali sono queste esigenze? Flessibilità degli orari delle lezioni, delocalizzazione ed economicità dei corsi!
Da cosa sono dettate mai queste esigenze? Dalla necessità di conciliare la partecipazione al percorso formativo con eventuali impegni lavorativi e familiari e di limitare il più possibile le spese!
Con quale vantaggio collettivo? Consentire al maggior numero di persone di accedere alla formazione favorendo così quel turismo ambientale che è in assoluto la forma di turismo a più bassi costi di investimento!
Da che mondo è mondo è l’insieme dei singoli casi che disegna il quadro generale della situazione e ripeto è perdente il modello formativo degli AMM lombardi se induce un proprio concittadino a trovare in un’altra regione la risposta alle proprie esigenze!
Il sottoscritto (e con me altri lombardi) ha avuto la fortuna di seguire in provincia di Verbania un corso di 380 ore che in sette mesi gli ha permesso di ottenere le stesse competenze di un AMM e tutto questo senza doversi assentare dal lavoro e senza dover affrontare spese e trasferimenti insostenibili! Ma a cosa si deve tutto questo? A un piano formativo GAE vincente come quello piemontese che prevede: 1) lezioni teoriche serali e uscite sul territorio nei finesettimana 2) una spiccata delocalizzazione delle sedi dei corsi (distribuite su 4 diverse province) 3) costi irrisori coperti in buona parte dal fondo sociale europeo!
Conclusione del discorso? Libere le singole regioni di scegliere il modello formativo che preferiscono, AMM o GAE che sia, ma per favore risparmiatemi la pagliacciata di spacciare come illegittima la figura GAE e, peggio ancora, come preferibile il modello formativo AMM perché il modo in cui è concepito e strutturato fa acqua da tutte le parti!
Si valuti invece con serietà il modello proposto dalla UIMLA che con la figura unificante del Mountain Leader potrebbe davvero offrire la soluzione definitiva a molte delle incongruenze attualmente presenti nel mondo dell’escursionismo accompagnato!!
Più che offendervi, dovreste tenere d’occhio molti vostri colleghi, per il bene, nei fatti, dell’ambiente alpino. Nei fatti (fatti!), parlo delle Dolomiti, e se vuoi ti faccio un elenco di quanto negli ultimi anni hanno combinato. Difendere la categoria, corporativamente, non risolve il problema.
Gentili Alberto Benassi e Luca Visentini,
mi colpiscono e mi offendono i vostri commenti, quasi quanto il contenuto dell’articolo.
Riguardo al labirinto, esiste perché fa comodo. Le norme in realtà sono poche e molto semplici da comprendere.
Occorre chiarezza, è vero. Non penso si possa fare nello spazio di un commento.
Ma certamente occorre fare qualcosa anche in questo senso.
Un plauso sentito al collega Michelazzi per il tempo dedicato a portare alla luce fatti e non opinioni.
@Luca e Alberto:
il turismo ambientale in se stesso in queste argomentazioni non c’entra, si tratta di una situazione che travalica il puro aspetto passionale.
Come la penso io sull’argomento ambiente, tutela dello stesso e sviluppo di attività stile luna park (di solito le definisco “accompagnamento a gardaland”), l’ho più volte espresso e credo senza falsi pudori che, per come la vedo personalmente, quantomeno una parte dei miei colleghi è indubbiamente scivolata al di fuori di ciò, che dovremmo rappresentare come massimi frequentatori della montagna ed ha dato ampio spazio ad una commercializzazione, che attualmente sta prendendo forme che appaiono piuttosto pericolose in futuro.
Questo però come detto è il mio personale modo di vedere e di impersonare il ruolo di Guida Alpina, quindi non condanno chi la vede in maniera diversa ma per quel poco che posso fare, tento di promuovere una cultura diversa soprattutto nei confronti di chi si fa accompagnare da me, per seminare quei caratteri di un atteggiamento diverso nei confronti dell’ambiente (specie, ovviamente, montano), che daranno però i loro frutti tra qualche tempo. Cambiare atteggiamenti e stili in tempi brevi, per le esperienze che mi derivano da altri settori, molto caldi, della trattativa interpersonale, è pura utopia.
Scritti come quello di Alberto Paleari (http://www.banff.it/linvenzione-di-watt-e-leliski/) possono essere punti di partenza per ritrovare o trovare un equilibrio che, come detto, in alcuni casi vacilla.
Non sempre ma molte volte, è vero, prendo le difese della categoria, perché sono orgoglioso di farne parte, perché condivido con moltissimi colleghi la passione per i monti, per la tutela dell’ambiente, perché mi piace scrivere ed esprimere dialogando con chiunque, perché credo che il dibattito, anche acceso a volte, porti sempre a qualcosa di buono, perché sentirmi accomunato con figure mitiche come Dibona, Desmaison, Comici, Piaz è un orgoglio e malgrado le diversità soggettive che ogni Guida Alpina rappresenta sono convinto che se hai le palle per superare i corsi abilitativi e soprattutto poi, hai le palle per buttarti in una realtà separata come la nostra, provando a viverci significa che puoi esprimere un valore aggiunto che non è attribuibile a chiunque, perché malgrado tutto, malgrado la prospettiva di chiedere da vecchio l’elemosina sui gradini di qualche chiesa (Guide ricche o meglio arricchite mai conosciute!) faccio il lavoro più bello del mondo!
concordo con Luca Visentini. Oggi molte guide, più che al turismo ambientale, sono sensibilia al Luna Park verticale.
Anche sotto l’aspetto arrampicatorio sono tra i primi a promuovere l’attrezzatura fissa degli itinerari.
Spiace che sia sempre tu a difendere la categoria, tu che proprio non c’entri con quel che intendo io, ma al di là di te e di tutto quanto ho letto in questo post, mi viene da ridere a immaginare le odierne guide alpine sensibili al turismo ambientale.
FRANCESCO ANNOVAZZI:, credo ti sfuggano un bel po’ di cosine e che hai una visione storica un po’ distorta rispetto la realtà…
Nel 1989 come ormai credo chiunque legga questi commenti è a conoscenza, esce una legge sulla professione di Guida Alpina ma non solo… la difficoltà ad offrire risposte ad un mercato meno “estremo” di turisti che si posiziona esclusivamente sull’escursionismo e con caratteristiche atipiche rispetto il tradizionale escursionismo montano (escursioni anche a bassa quota ed in località non tradizionalmente considerate montane ma con caratteristiche similari) spinge alla creazione di una figura complementare (non subordinata, attenzione, ma complementare) che sia in grado di assorbire questa richiesta dal momento che le tradizionali occupazioni delle Guide ed il loro numero non permettono di rispondere adeguatamente alla richiesta stessa.
Nace così la figura dell AMM non a caso: Accompagnatore di Media Montagna; ovvero quella fascia che appunto le Guide Alpine fanno fatica a coprire.
Si sana a questo modo una serie di situazioni già esistenti ma assolutamente autonome e sfuggenti a qualunque criterio di sicurezza sia nei modus operandi sia nella risposta alla richiesta di mercato, che in questo modo vengono ufficializzate e controllate sulla base di criteri internazionali. Visto che si tratta di accompagnamento di persone e non di carico/scarico merci, un controllo adeguato che ne garantisca la sicurezza a questo punto da un angolazione di incolumità appare quantomeno obbligatorio…!
Vi sono ancora da migliorare e mettere a punto, diverse situazioni nella figura degli AMM, su questo non ci piove, ma per una figura che nasce soltanto 26 anni fa e con le ben note difficoltà di tipo burocratico e legislativo dell’universo italiano, non è certamente una casualità…
E questa è la relazione storica, non sul sentito dire ma sui fatti!
I punti che tu esponi come improponibili sembrano più una lamentazione di tipo personale piuttosto che valutazioni scaturite da un’analisi tecnica:
1) piano formativo del tutto improponibile per persone regolarmente occupate
2) localizzazione penalizzante dei corsi per gran parte dei cittadini lombardi (Edolo in Valcamonica)
3) costi oltremodo onerosi per gli unici soggetti che possono accedere al percorso formativo vale a dire i non regolarmente occupati!
Cosa significa regolarmente occupati? Si dovrebbe tener conto degli impegni personali di ogni candidato per redigere un calendario e della sua località di residenza per individuare il sito dove svolgere i corsi?
Edolo è in Lombardia non in Marocco ed è località di montagna. Per chi domani vuole accompagnare persone potendo spaziare ovunque sul territorio nazionale è il “minimo della pena”… doversi sobbarcare alcuni chilometri, per recarsi poi, in località all’interno della regione di residenza, non vedo dove possa venir considerato penalizzante… e lo testimoniano 87 AMM ufficialmente accreditati all’albo lombardo di cui 24 di Milano e provincia…
Costi elevati? Certo i corsi costano. Mettere in piedi un impianto di professionisti formatori ha un costo, vogliamo parlare di quanto costa un qualsiasi master formativo in qualsiasi materia?
Difficile accedere alla carriera in questo modo? Dipende da ciò che intendi per esercitarla poi… la mia esperienza personale credo sia piuttosto dimostrativa del fatto che i limiti che esponi sono risibili quantomeno, visto che a 38 anni con figlia totalmente a carico ho abbandonato il posto fisso (statale) per seguire i corsi da Guida emigrando anche in altra regione e dandomi da fare tra un lavoro saltuario e l’altro per mantenere me e mia figlia e pagarmi i corsi che sono anche più onerosi e non si svolgono a Edolo ma in giro per tutto l’arco alpino…
Certamente una situazione estremamente difficile ma situazioni che vive chiunque voglia seguire un certo tipo di percorso e lo sanno bene tutti gli studenti lavoratori che non sono certo i mammoni di brunetta!!!
Premesso che una maggior chiarezza legislativa sull’argomento sarebbe auspicabile e che non esiste una sostanziale differenza nella didattica dei vari percorsi formativi ritengo opportuno sottolineare
la forte contraddizione di avere una figura come quella degli AMM che viene formata e gestita da quelle stesse Guide Alpine che per prime si opposero alla creazione di figure professionali ad esse alternative.
Contraddizione che emerge evidente nei forti limiti espressi dal modello formativo proposto che molto spesso esprime modalità didattiche poco flessibili (spesso del tutto improponibili per chi ha una regolare occupazione) e sedi mal distribuite sul territorio che ovviamente penalizzano la diffusione di questa figura professionale specialmente in aree di pianura (caso curioso!).
Ma in tutto questo la cosa grave è che a venir compromesso è in primis il potenziale turistico del territorio!!
Prendo ancora una volta ad esempio il caso lombardo dove l’argomento turismo è da sempre poco o nulla considerato e dove infatti per gli AMM viene proposto un corso del tutto inaccessibile a molti potenziali accompagnatori per i seguenti motivi:
1) piano formativo del tutto improponibile per persone regolarmente occupate
2) localizzazione penalizzante dei corsi per gran parte dei cittadini lombardi (Edolo in Valcamonica)
3) costi oltremodo onerosi per gli unici soggetti che possono accedere al percorso formativo vale a dire i non regolarmente occupati!
La sensazione che ne deriva è che, anziché favorirla, si stia facendo di tutto per limitare la diffusione di una figura forse scomoda per le Guide Alpine!
Questo è forse il motivo per cui molte regioni tutt’oggi preferiscono il modello formativo GAE, non perfetto ci mancherebbe, ma sicuramente privo di quel condizionamento penalizzante esercitato dalle Guide Alpine nei confronti degli AMM!
Io stesso, a titolo di esempio, anche se residente a Milano ho trovato in Piemonte le opportunità formative che la Lombardia non ha saputo darmi ma può mai aver senso tutto ciò?? A mio avviso è solo la conferma di un modello che ha dei grossi limiti e che finisce per non fare gli interessi turistici ed economici del territorio di appartenenza e dei cittadini che lo abitano!
Per quanto riguarda le Guide Alpine trovo molto facile ragionare col senno di poi rivendicarndo come proprio l’ambito escursionistico dopo che questo è stato valorizzato dalle GAE!
Nessuno vuole mettere in discussione la professionalità delle Guide Alpine, ma è un dato di fatto che fino ai primi anni novanta l’escursionismo accompagnato era un’attività pressoché ignorata cosa è cambiato da allora da indurre tanto interesse???
E’ superfluo sottolineare che l’istituzione di figure dedicate all’accompagnamento escursionistico come le GAE e gli AMM è il risultato dell’esigenza di sfruttare un settore, quello del turismo naturalistico, che era si facoltà delle Guide Alpine ma che non veniva da loro sufficientemente valorizzato! Quindi ben venga il ravvedimento in materia di escursionismo delle Guide Alpine ma non vengano a rivendicare qualcosa che hanno inventato altri e accettino una volta per tutte il concetto della libera concorrenza!!
Vedo che il tentativo di spiegare che operatori turistici, territori e clienti necessitavano e necessitano di una figura professionale molto più completa e diversa da quella prevista per il solo accompagnamento escursionistico in montagna dalla 6/89 (ripeto: legge di 26 anni fa!) è miseramente fallito. Mea culpa. Non ce l’ho fatta.
E non ce l’ha fatta Gianfranco con il suo articolo molto ben scritto e argomentato.
Così come sarà difficile capirsi sul perché i liberi professionisti nei paesi sviluppati scelgono come, se e dove associarsi per avere servizi (assicurazione, formazione, ecc…) e darsi una comune identità pubblica. Senza per questo ricadere nel corporativismo che è cosa ben lontana. Nelle modalità ma anche nel tempo a questo punto.
Tu minacci l’incombenza del passato che si ripresenterà come un angelo sterminatore. Io provo a dirti che sono cambiate tante cose e che il mercato del turismo escursionista è molto più variegato e complesso.
Soprattutto, per capire perché funziona o non funziona, occorre guardarlo anche dal punto di vista del fruitore.
Premesso che non ho accusato nessuno ma posto un quesito, che ovviamente non riguardava il singolo soggetto ma una condizione di prevaricazione delle regioni e/o province coinvolte nei confronti dello Stato.
Considerato che ordini e collegi siano certamente un trampolino per il corporativismo (ovviamente direi…) ma che costituendo associazioni di categoria la musica cambia soltanto nelle forma e non nella sostanza (altrimenti l’unica forma libera da vincoli corporativistici che al fine sono uno dei sistemi di tutela del professionismo stesso, sarebbe la libera professione intesa come individuale e basta…).
Considerato il quadro positivo che rendi della figura GAE in Emilia Romagna.
Ancora mi sfugge il motivo per cui si decida di eludere una norma nazionale per seguire iter formativi di altro tipo, e che si voglia o no contestati da più parti, quantomeno dal singolo soggetto che decide di formarsi in una carriera parallela senza garanzie allo stato attuale, di coninuità, in quanto se non verranno identificati sistemi di altro genere l’epilogo (come ben specifichi nelle tue ultime righe) sarà la cancellazione della figura stessa come già accaduto per altre situazioni che non sto a specificare.
Chi ha scelto e continua a scegliere di seguire i corsi di AMM non cerca certo una via diversa da quella che per normativa nazionale è stata individuata e non credo debbano sentirsi lesi in questa loro scelta, coerente colla norma, soltanto per averlo fatto e non aver seguito alternative che oltretutto noneseendo regolamentate da una realta istituzionale risultano diverse in forma e sostanza tra di loro.
Se poi mi dici che l’AIGAE unifica i corsi formativi e definisce gli ambiti delle diverse figure regionali, allora che stiamo a parlare di corporativismi?
Un piccolo appunto aggiuntivo Stefano Michelazzi. Accusare le GAE di difesa degli interessi clientelari è quantomeno surreale.
Stai parlando dell’Associazione che ha scelto pienamente di aderire a una legge sulla liberalizzazioni delle professioni e che non si occupa di abusivismo ma di promozione del professionismo. La difesa dell’orticello, persino nei confronti di colleghi e similari, mi sembra più una prerogativa da albi e collegi. Non sono forse da sempre in Italia il terreno ideale per la propagazione di mentalità corporativiste?
Una delle affermazioni più azzeccate di Gianfranco in questo articolo trovo infatti che sia “Se non avverrà una trasformazione condivisa delle regole dell’accompagnamento in montagna che superi il ruolo di egemonia professionale delle GA (comunque nel rispetto del loro ruolo), forse si riuscirà a suon di condanne ad affermare una superiorità legislativa (e repressiva di conseguenza) ma a forte discapito dell’immagine stessa dei professionisti che diverranno una sorta di notai della montagna.”
Stefano Michelazzi, la domanda “Allora per quale motivo creare una figura parallela?” è ottima e ti ringrazio.
La Regione Emilia-Romagna che per prima istituì la figura nel 1992 considerava la figura degli AMM descritta dalla legge 6/89 troppo limitata e dopo diversi tentativi inutili di integrarla, in una figura non solo tecnico-sportiva e legata alla sola montagna ma più propriamente turistico-divulgativa, costruì una legge che ricalcava la professione emergente ed evidente della guida naturalistica. Quando la legge consentiva alle regioni l’istituzione di figure professionali e gli assegnava la formazione relativa.
Perché il territorio emiliano-romagnolo, come l’80% del territorio italiano, presenta ambiti esplorabili e turisticamente adatti anche in pianura, in collina, nelle aree fluviali. E l’Appennino, cioè la principale catena montuosa italiana per estensione, è spesso non adatto all’arrampicata sportiva o a escursioni di livello EE o EEA. Infatti gli allora 30 AMM vennero trasformati automaticamente in GAE. 30 in 9 provincie significava poco più 3 in ogni territorio! Con 2 parchi nazionali e la più ampia superficie italiana di territorio naturale esplorabile e tutelato.
Ora sono 200, con programmi aperti al pubblico, supporto alle attività didattiche e soprattutto agli operatori turistici. Con tutto quello che ne consegue per le economie, in particolare delle aree più remote dell’Appennino.
È nei fatti, come ha scritto Francesco Annovazzi, che le GAE abbiano dato un enorme impulso al turismo naturale ed escursionistico.
La disomogeneità che c’è stata fino ad oggi era legata alla visione di specialisti del territorio e quindi gli esami di selezione per accesso ai corsi o alla professione si sono incentrati finora anche sulla conoscenza specifica, oltre alla conoscenza approfondita (ed è molto importante per gli aspetti divulgativi) degli aspetti naturalistici e ovviamente della sicurezza in accompagnamento. Specializzazione territoriale che se da una parte rende disomogenea la formazione di base si è spesso dimostrata un punto di forza agli occhi degli accompagnati che cercano nella competenza il tipo di servizi che vengono erogati.
Come ho già scritto l’esperimento emiliano-romagnolo, che ha fatto da modello per le altre regioni, ha decisamente funzionato. E la conflittualità con le Guide Alpine, nella totale chiarezza dei ruoli, è totalmente assente.
Caro Davide Galli da dove ti deriva questa conoscenza approfondita degli interessi più o meno forti delle Guide Alpine nei confronti di una o dell’altra attività di competenza? Sarebbe interessante capirlo…
L’affaire “ciaspole” o meglio “racchette da neve” per dirla in forma corretta e non dialettale, è una situazione nata da qualche anno (com’è nata l’attività, soltanto da qualche anno, visto che prima erano dominio di pochissime persone, perlopiù cacciatori) e l’attrezzo non risulta come attrezzatura specifica d’alpinismo. Ben diversa è la questione del campo di applicazione ovvero ambiente innevato, infatti da quest’anno è partito un corso di specializzazione per AMM in questo ambito per l’accompagnamento con racchette da neve.
Le quote sono e rimangono limitate checché tu ne dica, sempre perché sovrana è quella L.6/89.
Le sentenze ci sono e rimangono ma sono sentenze e la legislazione italiana non prevede che una sentenza modifichi una legge… ecco spiegato l’arcano… o se non ti basta fattelo spiegare da un legale o magari da un magistrato per evitare di scrivere opinioni poco consone alla realtà.
L’abusivismo nel caso specifico è ancora materia d’esame in quanto come spero ben saprai vi sono svariate sentenze anche di cassazione ed esamimìnazioni agli atti da parte di diversi soggetti giuridici europei, in quanto leggi e regolamenti regionali e/o provinciali non possono travalicare la legge nazionale (la sovranità espressa due righe più su).
Ovviamente non è condannabile chi viene abilitato dalle varie e svariate leggi regionali, ma il tutto crea un marasma giuridico e nulla di buono.
La soluzione sarebbe estremamente semplice e costruttiva ma sconveniente per piccoli poteri nati da queste discrepanze, quindi come sempre in italia, si deve affidarsi a giudici e sentenze piuttosto che arrivare ad inserirsi in un ottica comune e trasversalmente condivisa.
Gli AMM esistono sono regolamentati, internazionalmente abilitati e riconosciuti, garantiti giuridicamente. Allora per quale motivo creare una figura parallela?
Scopi alternativi?
nessuno vuole privare le Guide Alpine delle loro professionalità ma è una dato di fatto che la valorizzazione turistica dell’escursionismo accompagnato è avvenuto nel momento in cui sono state istituite le GAE e questo per il semplice fatto che rappresentava un ambito ampiamente trascurato dalle Guide Alpine…come non interessava prima così dovrebbe essere adesso…cosa è cambiato??
Non credo che chi è intervenuto volesse dire che anche l’escursionismo non sia uno degli ambiti delle Guide Alpine. Credo venga sottolineato che fino ad oggi fosse un mercato che non veniva preso in considerazione.
Va ricordato anche che diverse sentenze di cassazione hanno confermato in modo definitivo e inappellabile che l’escursionismo non è ambito esclusivo delle Guide Alpine e/o degli AMM. Mentre lo è per le GA l’uso di corda, picozza e ramponi.
Quindi la legge 6/89 va citata tenendo conto anche di tutte le sentenze e modifiche che nel corso di 26 (!) anni sono intervenute.
I ricorsi a suo tempo contro l’istituzione delle GAE nelle diverse regioni sono infatti TUTTI caduti nel vuoto con relative sentenze definitive. Così come i tentativi di limitare le quote e impedire l’uso delle ciaspole.
È importante chiarire quindi che le oltre 2000 Guide Ambientali Escursionistiche in attività in Italia non sono abusive e questo non è opinabile.
Premesso che per mia esperienza non sussiste una sostanziale differenza qualitativa nella formazione di AMM e GAE ritengo opportuno evidenziare alcuni aspetti dei 2 modelli che dovrebbero essere valorizzati nel formare chi andrà ad esercitare questa professione: 1)la formazione AMM si avvantaggia di una maggior omogeneità sia a livello nazionale che regionale 2)la formazione GAE procede in modo autonomo ed è esente dai condizionamenti che provengono da figure professionali come le Guide Alpine con cui da sempre sussiste una certa conflittualità
3)la formazione GAE si avvale di una maggiore flessibilità e di una maggior dispersione sul territorio dei centri formativi.
Alla luce di quanto detto ribadisco che la soluzione ideale sarebbe probabilmente quella di dotare il modello formativo GAE di una maggior omogeneità didattica.
A prova di quanto affermato porto il mio esempio di lombardo regolarmente occupato che per accedere alla formazione si è dovuto rivolgere al Piemonte dove il modello formativo GAE mi ha dato le opportunità che il modello AMM in vigore in Lombardia non ha saputo darmi.
Per quanto riguarda la conflittualità tra GAE e AMM da una parte e Guide Alpine dall’altra posso solo evidenziare essere sorta nel momento in cui queste ultime si sono accorte delle notevoli opportunità offerte da quell’escursionismo che prima tanto snobbavano…beh chi è causa del suo mal pianga se stesso mi viene da dire!!
Non capisco se chi legge, legga male o troppo superficialmente o se per qualche motivo, il quale mi sfugge, si voglia far finta che…
La legge 6/89 così testualmente recita:
“La guida alpina svolge professionalmente le seguenti attività:
accompagnamento di persone in ascensioni su roccia e ghiaccio o ESCURSIONI IN MONTAGNA E SU SENTIERO.
accompagnamento di persone in ascensioni sci-alpinistiche o escursioni sciistiche (escluse le stazioni sciistiche attrezzate e le piste da discesa e da fondo)
insegnamento di tecniche alpinistiche e sci-alpinistiche (escluse le tecniche sciistiche su piste da discesa e da fondo)”
Quindi da dove deriva questa credenza che non leggo solo su questo blog ma più volte ho sentito declamare che l’escursionismo non è attività prevista nell’ordinamento delle Guide Alpine o che le stesse se ne sono disinteressate da sempre? Visto poi che oltre il 30% dell’attività svolta da una Guida Alpina è dedicata proprio all’escursionismo con varianti e variabili??? Visto che una sessione di corsi e di conseguenza esami (come ho già scritto su questo blog) è dedicata proprio a materie specificamente culturali e dedicate all’accompagnamento in escursioni?
La parte pratica per ovvie ragioni è inserita nel resto dei corsi come base e ancora, ovviamente, non viene valutata in quanto facente parte integrante delle altre attività.
Premesso che, per mia esperienza, non sussiste una sostanziale differenza qualitativa nella formazione di AMM e GAE occorre precisare alcune aspetti a favore ora dell’uno e ora dell’altro modello che dovrebbero essere recepiti da entrambi…1) la formazione degli AMM gode di una maggior omogeneità a livello regionale e nazionale di certo auspicabile anche per le GAE 2) la formazione GAE procede autonomamente ed è esente dagli insensati condizionamenti di altre figure professionali come le Guide Alpine con cui da sempre si è verificato conflitto di interessi 3)la formazione GAE propone soluzioni formative molto più flessibili e una maggior dispersione sul territorio dei centri formativi.
Per riassumere credo e ribadisco che il modello formativo GAE sia preferibile ma serebbe decisamente migliore se si avvantaggiasse di una maggior omogeneità come avviene nel caso degli AMM!
A conferma di questo porto il mio caso di lombardo regolarmente occupato che per ottenere una qualifica professionale del genere sono dovuto emigrare in Piemonte che mi ha dato come GAE quelle opportunità che la Lombardia come AMM non ha saputo fare!
Sulla conflittualità GAE e AMM da una parte e Guide Alpine dall’altra posso solo dire che le Guide Alpine si sono accorte di voler fare quello che fanno GAE e AMM solo quando queste ultime hanno dimostrato essere una risorsa quell’escursionismo che da sempre le Guide Alpine tanto hanno snobbato…chi è causa del suo mal pianga se stesso mi viene da dire!!
Quasi non volevo intervenire ma poi… mi stuzzivava troppo…!
Siamo un Paese dove si richiede continuamente e a gran voce per svariati argomenti: 1) sicurezza; 2) certezza.
Dal 1989 esiste una legge che garantisce con criteri internazionali e internazionalmente riconosciuti tutti e due gli ambiti di queste richieste. Tutela da un punto di vista di formazione professionale; tutela da un punto di vista giuridico e quindi assicurativo (legge 6/89 sulla professione di Guida Alpina).
Legge a mio avviso non del tutto coerente, visto che tutela anche figure volontarie che esulano grandemente da quelle professionali, ma comunque esistente e applicabile in ogni sua forma.
Malgrado ciò, in una situazione di limbo legislativo, alcune regioni e/o province decidono che legiferare aldilà della normativa vigente non è in questo caso illecito e lo fanno (l’ultimo svarione, già definito incostituzionale in sede politica e lo si vedrà a breve, l’emendamento sugli albergatori in Trentino).
Ricordo ancora la bufera scatenata dalle Guide truristiche allorché si ufficializzò la figura anomala della guida naturalistica in FVG (anomala per svariati e concreti motivi, non secondaria la formazione ed il campo d’azione previsti all’epoca).
Si tenta poi di far passare alcune pseudo-professioni come appartententi a quella legge 4/2013 che caraterizza le “PROFESSIONI ATIPICHE”
MA COSA SIGNIFICA ATIPICO NEL CASO SPECIFICO? ATIPICO è UN TERMINE ASTRATTO OPPURE NO?
Vocabolario TRECCANI:
atìpico agg. [comp. di a- priv. e tipico, sul modello del fr. atypique] (pl. m. -ci). – Che non è tipico, che non rientra nello schema generale o non appartiene a una serie di tipi; per es., in medicina e biologia, polmonite a., cellula a., cariocinesi a., ecc. In statistica, di fatti sociali (come nascite, morti, matrimonî, malattie, delitti, fenomeni economici, ecc.), i quali, osservati separatamente, si presentano l’uno diverso dall’altro, ma, studiati per grandi masse di casi, rivelano anch’essi una certa tipicità. In diritto, negozî a., negozî giuridici che non rientrano negli schemi prefissati dalla legge; analogam., nel linguaggio finanziario, titoli a., tutti quelli che, pur avendo un loro mercato, non possono essere considerati «tipici» (quali sono, invece, i titoli di stato, le azioni e le obbligazioni di grandi imprese, che sono quotate in borsa e sottoposte a determinate norme di legge). Lavoratore a., chi ha un contratto di lavoro diverso da quelli tradizionali, e in partic. a tempo determinato. ◆ Avv. atipicaménte, in modo atipico, con atipicità: fenomeno, malattia che si manifesta atipicamente.
Quindi?
Dove sta l’atipicità di una “professione” come quella delle GAE, degli accompagnatori di territorio del Trentino, degli albergatori trentini e altoatesini?
Esite già una legge dello STATO (ITALIANO… visto che la Padania non esiste) che tutela e garantisce l’esercizio professionale di queste attività!!!
Esiste un elenco speciale di professioni cosiddette protette, dove la Guida Alpina è inserita.
Da questo la battuta d’arresto ultima che è ancora al vaglio istituzionale e svariate sentenze negative in proposito (il sito dell’AIGAE devo dire in questo è garante di correttezza visto che le espone. Ma i suoi associati lo leggono?)
Come provocatoriamente ho già pubblicato, se domani una regione si sveglia malamente e decide che i meccanici previo corso professionale inter-nos possono trapanare le carie, l’atto diventa ufficiale e legale?
Come mai non si può dibattere in aula (di tribunale ovviamente) se non si è passato l’esame abilitativo e a nessuno viene in mente di creare una figura alternativa?
I corsi per diventare Guida Alpina esistono da minimo 50 anni (prima era un po’ diverso), quelli di AMM dal 1989, ma gli italiani sempre a cercare scappatoie e scorciatoie per evitare il confronto ed essere più furbi degli altri…!
Sempre a chiedere maggiori tutele e, quando ci sono, a tentare di scavalcarle!!!
Un insegnante può accompagnare la classe in gita senza incorrere in abusivismo di professione? Certo che sì ed è sempre stato fatto! La legge 6/89 non limita la vita ma la tutela!
Ad una altro europeo verrebbe mai in mente di scavalcare una legge o di crearne di ulteriori ma qui da noi… nel paese delle meraviglie… accade anche questo!!!
E allora… siamo europei quando ci fa comodo, ma dimentichiamo che fu uno dei nostri governi a portare il valore dell’euro su 1:1 spostandolo da quel valore di 1:1936,27 CHE ANCORA OGGI L’EUROPA CI RICONOSCE… imputando le nostre miserie all’euro piuttosto che, a chi ci ha impelagato mangiandoci sopra e festeggiando all’Olgettina!
Beata la realtà che vissero i miei nonni, austro-ungarici di cittadinanza e quindi Mitteleuropei di cultura, che mai si sarebbero permessi di esulare dalle regole e dalle leggi, perché correttezza era sinonimo di buon vivere comune!
L’Italia è fatta da oltre 150 anni? Mi sa che siam ben lungi ancora e gli italiani… un bel guazzabuglio di interessi clientelari che urlano allo scandalo quando il “cliente” è il vicino ma si trincerano in difesa del personale, proprio, clientelismo!
PERCHE’ LE BELLE PAROLE SON ELEGANTI, MA OGNI TANTO DIRLA TUTTA NON è UN MALE!
Franco Marsi, il pericolo nello scrivere questo testo era, ed evidentemente è, visto la tua domanda, di entrare in particolari che spostassero l’attenzione in altre direzioni. Non sta direttamente nel termine “formati” la partecipazione del CAI (non di qualcuno in particolare, dirigente o iscritto), ma nelle ragioni per cui in veneto si giunge alla decisione di istituire l’AMM. Ma ti ringrazio per la domanda perchè permette un ulteriore allargamento ad altre considerazioni che sottolineano la differenza (senza supremazie) tra GNA (GAE) e AMM. Ti consiglio di analizzare il curriculum minimo e la prova di resistenza per l’ammissione oltre alla prova di regolarità ed il percorso escursionistico (giuste per questa figura). Sempre su questa linea tra le spese noterai una quota per un corso di Nordic che è di poco inferiore alla spesa relativa all’insieme delle materie Botanica-Geologia-Zoologia. GA e di conseguenza AMM appartengono al settore Sport (in Veneto) come il CAI. Poi c’è la storia, tutta veneta (credo) che ha portato alla “esigenza” di creare l’AMM. E’ lunga e non vorrei tediare i lettori…
Emanuele Millo le Regioni non stanno legiferando in materia di professioni, ma lo facevano in passato e quindi alcune hanno ancora leggi sulle professioni turistiche e con il solito ordine sparso stanno affrontando la cosa in modi molto diversi.
Le regioni che hanno provato a farlo dopo l’uscita della legge 4/2013 si sono viste infatti annullare immediatamente le loro leggi. Vedi Puglia e Umbria.
Perché una legge nazionale sulle Guide Ambientali Escursionistiche c’è ed è appunto la 4/2013 in cui la professione è scritta in modo chiaro nero su bianco, che piaccia o no. Con una legge dello Stato che costituzionalmente prevale su tutte le leggi regionali.
Le GAE che lavorano all’estero per tour operator esteri sono tante e ne conosco diverse anche personalmente. Io stesso lavoro periodicamente con organizzazioni spagnole di cui una pubblica e il mio titolo è stato riconosciuto senza problemi (ti ricordo che la figura della Guida Ambientale è riconosciuta a livello europeo ed è scritta anche nelle linee guida della formazione del Fondo Sociale Europeo).
Quel che però stiamo facendo è sottolineare quanto sia azzeccato l’articolo di Gianfranco. Puntualizzazioni e discussioni che evidenziano la confusione legislativa e la sovrapposizione a totale danno del turismo escursionistico.
Nel 2000 in Emilia-Romagna le figure di Guide Naturalistiche e Accompagnatori di Media Montagna vennero “fuse” in un’unica figura. I circa 30 AMM vennero trasformati in GAE nella sanatoria iniziale che fotografava la situazione professionale al momento dell’uscita della legge.
Esperimento che ha funzionato perché da allora non c’è più stata confusione, soprattutto nei confronti dei turisti, con le Guide Alpine. Gli ambiti sono diventati molto più chiari e i rapporti con il collegio delle GA non registrano da anni la benché minima conflittualità. La metà degli AMM di allora sono ancora operativi come GAE e devo dire che sono tra i più attivi soci nelle attività pubbliche di AIGAE.
cosa c’entra il CAI con gli A.M.M.? più chiaro?
Caro Franco Marsi, perdonami ma non riesco a capire di cosa avrei dovuto accorgermi. E, in ogni caso, è utile una spiegazione, non ti pare?
Una volta letto che l’Accompagnatore di media montagna (AMM) viene formato da “Guide Alpine e CAI”, per me l’articolo finisce qui e perde di ogni interesse. La precisione in questo caso è d’obbligo per non sviare il già confuso lettore, peccato che il patron del blog (una Guida Alpina) non se ne sia accorto.
al tuo punto 1 ti sei risposto da solo..se la regione non puo legiferare in materie di professioni e lo sta facendo (visto che non mi risulta la gae sia normata a livello nazionale) c’è qualcosa che non torna..
2) continupo a farti presente che so che con UNI siete fermi..
il legale della Regione Toscana lo disse pubblicamente durante un dibattito su gae/amm tenutosi a firenze (c’era anche rappres. AIGAE toscana, chiedi pure)
inoltre ti ricoprdo che la libera circolazione delle prof di cui tu parli, vale per le professioni istituite con una normativa nazionale appunto, non certo per una figura così disomogenea che ogni regione crea e forma come gli pare..prova ad andare a cercar lavoro in inghilterra, francia, svizzera con il titolo di gae e vedi che ti ridono dietro…
chiudo qui perchè non ho voglia di andare avanti oltremodo..
Emanuele Millo,
una g.a.e. toscana che vorrebbe avere una professionalità riconosciuta ovunque, senza equivoci nelle competenze e formata con piu serietà!
Sì, infatti. Sia io che tutti gli altri abbiamo finora commentato con nome e cognome. Io metto anche il ruolo che ricopro per rispetto nei confronti di chi legge, perché è giusto che si tenga conto che mi esprimo sulla base di un’esperienza e una prospettiva. Lo dico senza polemica, è una scelta personale di trasparenza.
Devo ribadire però che quanto affermi oltre ad essere molto vago non ha fondamento poiché:
1) la Cassazione con ben 6 sentenze ha chiarito in modo inequivocabile che le Regioni non possono normare in materia di professioni, poiché competenza esclusiva dello Stato;
2) con la legge 4/2013 viene riconosciuta l’esistenza di 23 libere professioni fino ad allora non normate da una legge dello Stato, tra cui appunto quella della G.A.E., e contestualmente è stata riconosciuta in AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) l’unica associazione professionale nazionale con i requisiti adatti a quelli richiesti dal Ministero dello Sviluppo Economico che infatti l’ha inserita nell’elenco relativo;
3) non mi risultano assolutamente casi di incidenti non pagati da assicurazioni a guide non operanti nel proprio territorio regionale (certamente non dall’assicurazione di AIGAE, che vanta tra i suoi associati diverse guide che lavorano anche all’estero).
Su tutto va considerato che esiste anche la Direttiva Bolkestein sulla libera circolazione delle professioni in tutto il territorio europeo, figuriamoci da una regione all’altra all’interno di uno stato.
“L’avvocato della Regione ha detto” è davvero tanto, tanto vago. Di quale regione? Dove lo ha scritto?
Io coordino l’associazione in una regione in cui gli iscritti sono davvero tanto affezionati alle legge sulla professione turistica e ovviamente mi sono confrontato con i legislatori, l’Assessorato al Turismo regionale e tutte le sue strutture, le provincie e non sono arrivati a quella conclusione. Te lo garantismo.
È anche ovvio la nostra associazione abbia un coordinamento legale ampiamente documentato sul tema.
Non avevo dubbi tu fossi di AIGAE..fai bene a tIrare l acqua al tuo mulino ma la 4/2013 non liberalizza un bel niente, patola di legali della regione ed anche dell UNI..inoltre ti faccio presente che una figura normata a livello regionale non potrebbe operare in altre regioni( he poi lo faccia è altro discorso..) infatti ci sono casi di incidenti avvenuti fuori regione o fuor nazione e l assicurazione non paga!
Buona serata!
È un ottimo articolo davvero. Molto equilibrato e pone delle soluzioni interessanti.
Molto azzeccato secondo me anche il commento di Francesco Annovazzi “Personalmente ritengo comunque preferibile una indipendenza professionale e formativa tra Guide Escursionistiche e Guide Alpine e di conseguenza trovo più accettabile in generale il modello rappresentato dalle GAE dove viene garantita l’autonomia delle 2 figure e si evita quel fastidioso condizionamento che troppo spesso vedo sussistere tra Guide Alpine e AMM! ”
Emanuele non è corretta la tua affermazione. Le GAE sono normate da 10 leggi regionali ma soprattutto da una legge nazionale, la 4/2013. La vecchia 6/89 dà solo facoltà alle Regioni di poter istituire gli AMM, cosa che infatti in diverse regioni non è avvenuta e ne limita l’operatività ai soli territori regionali in cui sono abilitati. Una Guida Ambientale Escursionistica che ha ottenuto l’abilitazione in Emilia-Romagna, per fare un esempio, può invece lavorare su tutto il territorio nazionale e anche in ambito internazionale.
Ci sono regioni invece che hanno abolito gli AMM considerando le GAE una figura turistica più completa, come l’articolo suggerisce e i ricorsi sono stati bocciati con sentenze definitive e inappellabili.
Altre sentenze inappellabili dicono fra l’altro che le GAE possono lavorare sulla neve, a differenza degli AMM. E questo da un punto di vista dello sviluppo del turismo, per le regioni in cui le GAE sono più diffuse, ha significato e continua a significare molto.
Davide Galli
Consigliere Nazionale AIGAE e coordinatore regionale Emilia-Romagna
Non esiste convivenza a livello nazionale tra GAE ed AMM..i primi sono normati SOLTANTO a livello regionale ma NON a livello nazionale!
Indubbiamente la scelta veneta è aberrante e fortunatamente in Piemonte per ora si procede con una certa coerenza…già è assurda la convivenza a livello nazionale delle 2 figure GAE e AMM ma diventa inconcepibile se tutto ciò si verifica a livello regionale! Personalmente ritengo comunque preferibile una indipendenza professionale e formativa tra Guide Escursionistiche e Guide Alpine e di conseguenza trovo più accettabile in generale il modello rappresentato dalle GAE dove viene garantita l’autonomia delle 2 figure e si evita quel fastidioso condizionamento che troppo spesso vedo sussistere tra Guide Alpine e AMM! In fondo la questione è molto semplice ma occorre distinguere bene gli ambiti una volta per tutte… si occupino gli uni del lato sportivo e alpinistico dell’accompagnamento e gli altri di quello naturalistico ed escursionistico!
Apprezzo i punti che tocchi, amico,
che al di là delle miserie, tra le righe, suggeriscono una visione ampia.
Credo di capire cosa intendi con “mercato etico” e mi interessa quello che tu qui chiami “contenuto della comunicazione”; forse è per “quella misteriosa roba lì”, che mi sono più avvicinato alla montagna.
Sulla faccenda delle figure professionali italiche (GA, AMM, GAE, GNA, ecc.), non ci ho mai capito una fava (questa è la mia versione ufficiale), si, è na guerra tra poveri, ma so che hai/abbiamo conosciuto sempre le persone dietro il distintivo ed il gruppo corporativo o politico di appartenenza.
Ritrovarsi a un tavolo ? La democrazia ? perdindirindina si, ma… lo hai già fatto tante volte ed il potere del più forte (il cui contenuto della comunicazione diverge dal nostro.. o non c’è proprio) ti/ci ha messo a parte.
A mio avviso tu, nella tua vita, hai già percorso la giusta via, quando ti ho visto stare fermo 30 minuti a spiegare robe ai bambini, davanti ad un fiore od una merda di lepre, od un pezzetto di dolomia. Il contenuto della comunicazione non può essere “divide et impera”, ma il favorire lo sviluppo del bimbo ad elaborare un suo libero arbitrio (insieme agli altri bimbi).
P.S. belin, che linguaggio aulico hai usato!
grazie