E’ criminale difendere le produzioni di Pfas
a cura di Rete Ambientalista
Il polo chimico di Spinetta Marengo è come un enorme iceberg alla deriva. Che Solvay non ha affrontato neppure dopo la sentenza della Cassazione. Anzi l’ha acutizzato non riuscendo neppure a mettere sotto controllo i Pfas. I Pfas rappresentano, da decenni, la “punta dell’iceberg” di tossici e cancerogeni emessi in suolo-acqua-aria: massa composta da cromo esavalente, arsenico, antimonio, nichel, selenio, DDT, fluorurati, solfati, idrocarburi, metalli pesanti, solventi organici clorurati, cloroformio, trielina acido fluoridrico, acido cloridrico, ammoniaca, alcoli, anidride fosforica, iodurati, Zn, idrossido di potassio, NOx, SOx, polveri, ecc. Sarebbe riduttivo concentrare sui Pfas il processo-bis di Alessandria, ignorerebbe la sentenza della Cassazione.
La rivendicazione di mettere al bando i Pfas, tutto sommato si limiterebbe ad eliminare la punta dell’iceberg, ma Solvay la percepisce come “Cavallo di Troia” per espugnare l’intera roccaforte chimica spinettese. E proprio sui Pfas la Solvay oggi ha eretto la propria “Linea Maginot”; e dopo aver giurato per decenni che il Pfas killer PFOA non era cancerogeno, ora spergiura per i Pfas ADV e C6O4 e per i futuri Pfas, essi sì ancora più innocui, dunque indispensabili per altri 60 anni per rendere resistenti, ignifughi e idrorepellenti rivestimenti antiaderenti, schiumogeni antincendio, tessuti impermeabili, pesticidi, materiali per l’edilizia e prodotti per la pulizia e l’igiene personale ecc.
Solvay pretende di restare, almeno fino al 2026, l’unica produttrice di Pfas in Italia, queste sostanze devastanti per la salute umana, individuate nel sangue, nel latte materno, nella placenta, nel siero, nel liquido seminale, nei capelli, eccetera, dopo che, a causa della loro alta stabilità molecolare, si diffondono ampiamente indistruttibili nell’ambiente, si riversano in grandi quantità nei bacini idrici, da dove possono percorrere grandi distanze, entrando nell’ecosistema acquatico e risalendo la catena alimentare fino agli esseri umani.
L’efferata pervicacia di Solvay resiste alla mole di evidenze scientifiche accumulatesi, compresa l’analisi comparativa trascrizionale pubblicata sulla rivista Toxics e con il titolo “Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances”, realizzata dagli scienziati del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova, studio che non lascia alcun dubbio su quanto le diverse molecole di PFAS (4.730 molecole: la più estesa famiglia di inquinanti emergenti) influenzano vie ormonali e vie metaboliche.
I Pfas provocano una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all’ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile; tutti elementi che spiegano gli effetti dannosi dei PFAS sulla fertilità e sullo sviluppo fetale. Mostrano che l’esposizione ai PFAS produce una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas. I dati epidemiologici suggeriscono che un’elevata esposizione, inoltre, aumenta significativamente la mortalità di individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo. L’effetto tossico dei PFAS sul sistema immunitario spiega l’indebolimento delle reazioni immunitarie, della produzione di anticorpi e delle risposte alle vaccinazioni, osservato in particolare nei bambini esposti ai PFAS durante il periodo prenatale e postnatale. L’esposizione aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l’aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.
Ricatto occupazionale per mascherare una serrata programmata
2024. Solvay: o vi tenete i Pfas oppure licenzio. Ilham Kadri, la presidentessa di Solvay (SyensQo), minaccia di chiudere lo stabilimento di Spinetta Marengo se la si disturba troppo per il disastro eco sanitario di Alessandria, di cui i Pfas sono la punta dell’iceberg.
In realtà, sta solo prendendo tempo almeno fino al 2026, perché ha già programmato da tempo il trasferimento delle produzioni Solexis: Solvay di Spinetta Marengo sarà trasferita in Cina.
Per ora, dunque, non molla. Salvo incidenti. Quelli dell’ultima ora…
Ed eccoli gli incidenti… dell’ultima ora:
Schiume in Bormida
(Solvay costretta a fermare un reattore dell’impianto PFAS, ma non molla)
Un film già visto. Anche le immagini sono quelle che ho girato in una intervista venti anni fa a proposito dello scarico della Solvay nel fiume. Anche questa volta i titoli giornalistici si rincorrono dopo lo scarno comunicato dell’Arpa: “Attivati dal numero unico per le emergenze a causa della presenza di schiume nel fiume Bormida in corrispondenza dello scarico del Polo chimico di Spinetta Marengo (AL), tecnici Arpa si sono recati nel pomeriggio di oggi, 13 aprile 2024, al punto indicato per le verifiche del caso, riscontrando in due campionamenti la presenza delle schiume segnalate in uscita dallo stabilimento. Contemporaneamente altri tecnici dell’Agenzia si sono recati all’interno dello stabilimento, riscontrando in cinque campionamenti schiuma nella Vasca 101b che raccoglie le acque tecnologiche e le acque provenienti dal trattamento chimico-fisico-biologico, e sono stati prelevati altri campioni”.
Il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, il 13 aprile 2024 finge allarmata sorpresa. Invece, era già stato messo a conoscenza da parte di Solvay di “concentrazioni estremamente elevate del parametro cC6O4 in area interna allo stabilimento, rilevate nel corso della sessione di monitoraggio delle acque sotterranee di marzo”. Non solo, il 10 aprile 2024 aveva conosciuto dalla Provincia un documento con oggetto “anomalie concentrazioni cC6O4”, ovvero “le criticità riscontrate in merito alle concentrazioni di cC6O4 negli scarichi P1 e P4 e nei pozzi PzIN96 e PzIN 115”, anomalie che dovrebbero ri-mettere in discussione la contestata (da noi) valutazione di impatto ambientale VIA. Tant’è che la Solvay è stata costretta a fermare il reattore e la linea E dell’impianto Tecnoflon, il più importante dello stabilimento, limitrofa ai due pozzi implicati.
Abonante, anche questa volta, e malgrado tutte le contestazioni, non ha alcuna intenzione di emanare, come gli competerebbe quale massima autorità sanitaria locale, ordinanza di fermata delle produzioni: decisione che vorrebbe rifilare alla complicità di altri. Infatti, con comodo ha convocato un “Tavolo Tecnico Permanente sulle Sostanze Pfas” con Regione e Provincia, mollando appunto a quest’ultima “ente competente in materia di AIA (Autorizzazione integrata ambientale), di valutare l’attuale rispetto delle prescrizioni autorizzative per un eventuale necessario intervento sospensivo”.
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Molto importante è stata la presentazione (Vicenza, 11 aprile 2024) del libro di Giuseppe Ungherese PFAS, gli inquinamenti eterni e invisibili.
Per chi volesse ricordare l’inizio della mobilitazione no Pfas (tra i temi principali del libro), sulle strade, dove tutto è cominciato, abbiamo ripescato il video di Bandiza 2016:
davvero un documento prezioso, rivisto oggi, con le voci di Vincenzo Cordiano, Claudio Muraro, Piergiorgio Boscagin, Vittorio Rizzoli, Edoardo Bortolotto, Sonia Perenzoni e la prima grande presenza di madri, padri, genitori, figli, popolazione tutta, in bici e a piedi, attivisti “vecchi” e sul nascere.
Bandiza, storie venete di confine
Bandiza era il termine con cui si indicava il confine fra due province, nel film-documentario è la frontiera spazio-temporale tra le storie raccontate. Il film-documentario fa vedere un territorio devastato da uno dei peggiori inquinamenti in Italia e nell’intera Europa, una terra dei fuochi nordestina: fumi degli inceneritori, polluzione dovuta al traffico o a industria pesante. Inoltre mostra opere che consumano contrade, ambiente e persone. Dalle montagne delle Dolomiti bellunesi, dalle foci del fiume a Rovigo, alla pianura padana, alle città del Veneto.
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Al riguardo degli ultimi sviluppi della lotta no Pfas, Alberto Peruffo è tornato sull’argomento emissioni in aria con questa importante raccolta di documenti (alcuni pubblicati per la prima volta) e analisi critica di ciò che si vuole negare o nascondere.
La partita tossica delle emissioni
di Alberto Peruffo
(nota di PFAS.land del 10 aprile 2024, con pubblicazione di documenti esclusivi)
A Legnago si stanno “bruciando” Pfas da anni. Questo è indubitabile. Quanti ne escono dai camini e quanti ricadono a terra, nei polmoni e nel sangue degli abitanti, questo è tutto ancora da vedere. Una cosa è certa. Non sono stati fatti gli approfondimenti necessari. Nonostante sia stato rivelato – altro fatto certo – che da un camino della Chemviron [documento 1] usciva una quantità di PFAS superiore al camino della Miteni quand’era in funzione, monitorato [documento 2]. Tre volte circa superiore. In linea, equivocabile, con quanto è stato detto tra le righe da un dirigente Chemviron durante la recente puntata di Presa Diretta, dove dichiara che “al momento” non ci sono [3]. Certo, senza gli approfondimenti necessari, non ci sono i PFAS. Anche se il gas risultante dal trattamento delle stesse molecole «da qualche parte deve andare». Parte che nessuno vuole cercare.
Un’altra cosa certa. Legnago è stata sacrificata perché la Regione Veneto, i suoi dirigenti, la politica che ha creato tutta questa economia suicida, non sa dove smaltire i PFAS che si tolgono dalle acque potabilizzate degli acquedotti, contaminati. Legnago è quindi di fatto “terra di sacrificio”, ad “alto reddito”, come abbiamo accennato in altri articoli [4]. Tristemente bisogna prenderne atto, anche perché “al momento” non vediamo una soluzione: la bassa politica e i suoi accoliti (cittadini compresi) vogliono che sia così. Nondimeno, per coscienza critica e per dovere di informazione, a seguito dell’importante articolo sulla Solvay di Spinetta Marengo dal titolo «Pfas nell’aria, l’ex assessore Lombardi: “Quantità elevatissime. Comune Alessandria adotti provvedimenti radicali”» [5], oggi riteniamo fondamentale e definitivo sottoporvi i dati documentali “esclusivi” di questo sacrificio.
Lo faremo in modo puntuale, comparato e critico. Attenzione alle date, alle ore, alle unità di misura. Poi ognuno agirà secondo i propri principi e le proprie competenze, augurando a tutti una buona vita.
1. Nel Rapporto di Prova ARPAV n° 862228 [1], firmato da Gianni Formenton, risultano 750.9 ng/Nm³ di PFAS totali emessi in aria dal Camino E3 della Chemviron. Il prelievo viene fatto alle ore 10:10 del 16 giugno 2022. Nel prelievo-scheda successivo, ore 11:30, tutto scompare.
2. Da sottolineare che nelle analisi del rapporto citato, il C6O4 (PFAS che ha sostituito i vecchi PFAS presso Miteni, prodotto permesso da AIA regionale, e presso Solvay di Spinetta) ha un limite di rilevabilità-notabilità molto alto rispetto ai parametri e alle misure che si leggono nell’articolo di Spinetta. Nulla si sa poi sugli altri PFAS generati dalla termodistruzione imperfetta, i cosiddetti PIC (prodotti di combustione incompleta [6]). Il C6O4 e il GenX sono i Pfas di seconda generazione lavorati da Solvay e Miteni. Di quest’ultima la Chemviron pulisce la barriera. O certamente ha pulito per molti anni.
3. Da sottolineare che il dato delle ore 11:30 del Rapporto di Prova n° 862228 è circa 3 volte superiore rispetto ai 242 ng/Nm³ del camino Miteni E17 [2]. È un dato davvero notevole, molto preoccupante, considerando cosa è stata Miteni. Da notare l’apporto di PFBS industriali nel camino Chemviron, prodotto di punta dell’ultima Miteni, ai tempi della scoperta del disastro ambientale in atto.
4. Da sottolineare che questo “dato ARPAV” certifica, comunque e ovunque, che i camini della Chemviron hanno emesso e potenzialmente emettono PFAS in ambiente, a prescindere dalle ricadute. Certifica pure che i forni non raggiungono la temperatura necessaria per termodistruggere i PFAS. Almeno in quel “momento”. Lo stesso momento in cui improvvisamente compaiono i carabinieri del NOE per una prova non prevista [7].
5. Nei Rapporti di Prova n° 863465 e n° 863466 – parte dello stesso documento 1 – firmati da Gianni Formenton, che precedono il rapporto del Punto 1, risulta che «non sono state riscontrate concentrazioni significative di PFAS in aria nei pressi della sede della ditta interessata» [come richiamato nel documento riassuntivo 8, consegnatoci il 30 settembre 2023 da ARPAV]. I valori sono effettivamente molto bassi: 0,011 ng/Nm³ al cimitero e 0,014 ng/Nm³ presso la sede di ARPAV. I prelievi “in ambiente” vengono fatti esattamente alle 10.30 e alle 11.15 del 15 giugno 2022, il giorno prima di quello fatto sui camini. Procedura degna di verifica.
6. Prima incongruenza: perché fare i prelievi, in ambiente, il giorno prima di quelli fatti presso i camini emettitori, in azienda? Ammettiamo pure che i camini siano sempre in funzione, e che gli operatori ARPAV scendano in campo il giorno prima per ragioni operative. Resta tuttavia aperta la probabilità che le emissioni del Punto 1 non fossero “in funzione” il giorno prima, oggetto del Punto 5. Perché non fare i campionamenti in contemporanea o poco dopo, per togliere ogni dubbio che l’azienda fosse “preparata” per un possibile controllo, così da caricare o non caricare nei forni le sostanze in oggetto di indagine? Magari su un altro camino, come presto vedremo.
7. Seconda incongrurenza. Perché prendere come punto recettore la sede di ARPAV VR, ossia di Verona città, a ben 40 km di distanza, a nord dell’azienda? E perché sempre un giorno prima, e non lo stesso giorno del Punto 1? Ammettiamo, pure qui, che i camini siano sempre in funzione, con le stesse riserve del punto 6. Ma si tratta di una distanza esagerata, fuori misura, per la ricerca specifica di Legnago, una distanza che potrebbe essere valida solo come “rumore di fondo” della contaminazione, se non fosse altresì e comunque molto discutibile per la direzione dei venti, in prevalenza da nord-est nella zona interessata, secondo la stima dei bollettini ufficiali meteo da noi consultati. Perché invece non fare un monitoraggio continuo in tutti questi mesi? In punti diversi, in prossimità progressiva di tempo e di spazio, e sottovento certificato? Nei rapporti di prova allegati non esiste alcuna certificazione dei venti, e appena due miseri prelievi in tutti questi anni.
8. Terza incongruenza, già segnalata nelle nostre missive precedenti [9]: il Camino E3 che rigenera i carboni di origine industriale quel giorno non doveva essere monitorato, secondo quanto emerge dal blitz dei NOE, invece era in funzione e, per errore, sembra, siano stati rigenerati carboni che di solito si “bruciano” nel Camino E7. È davvero un errore, o la presenza non prevista dei NOE ha rovinato i piani di monitoraggio previsti per quel giorno? È quindi il Camino E7 abilitato per bruciare solo carboni di origine civile (acquedotti) o viceversa? E quando non funziona bene uno funziona bene l’altro? Non si è capito, specie dopo l’ordinanza del Sindaco che farà chiudere “per precauzione” il Camino E3 [10], ora riaperto dopo il ricorso al TAR [11]. Resta il fatto che dal camino E3 uscivano quantità notevolissime di PFAS. Non solo, ma anche di metalli industriali pericolosi per la salute, legati alla concerie, come il cromo e il mercurio. Tutto ciò fa dedurre che il Camino E3 di fatto in quel momento rigenerava carboni industriali, e non civili! Contrariamente a quanto è stato supposto. Senza contare poi che non c’è alcuna differenza tra PFAS industriali e civili dal punto di vista chimico. Anzi, quelli civili sono gli scarti di quelli industriali raccolti dalle matrici ambientali.
9. Quarta incongruenza, già segnalata nelle nostre missive precedenti: il rinnovo dell’AIA da parte dell’autorità competenti, ARPAV compresa, viene controfirmata il 16 agosto 2022 ancora prima di avere in mano i risultati delle analisi di giugno 2022. Questo è un fatto sconcertante, se verificato, poiché i dati delle analisi furono rilasciati il 17 novembre 2022 [10], concedendo la nuova AIA prima di avere i referti di prova in mano, a scatola chiusa, senza le prescrizioni successive alle analisi. Dire grave è dire niente.
10. Ultima eclatante perplessità: la Chemviron riapre il camino del Punto 1 mediante un ricorso al TAR, dove il tribunale si trova costretto a dare ragione all’azienda perché non ha dati sufficienti per valutare se il camino inquina oppure no. Questo perché non sono stati fatti gli approfondimenti necessari da chi di dovere, dal Sindaco e da chi con lui ne aveva il compito, subito dopo l’ordinanza di chiusura per precauzione. Questa ordinanza, alla luce degli accertamenti non fatti, sembra perciò una sciacquata di mani per non perdere consensi, di fronte a fatti accertati. Pure ARPAV Verona, secondo noi, a prescindere dal TAR, aveva il dovere di fare gli accertamenti per mandato istituzionale. Anzi, il TAR si appoggia al vecchio referto dell’ARPAV [8], ovverosia a quello che richiama i punti 1,2, 3, 4, 5, il quale non dice niente di nuovo rispetto a quello che già si sapeva. Lo stesso che ci è stato consegnato alla giornata della trasparenza ARPAV a Vicenza in data 30 settembre 2023. Niente di nuovo sotto il cielo già contaminato dai dati precedenti. Ricevere di nuovo lo stesso documento, con dati dell’anno prima, senza aggiornamenti, ci ha lasciato esterrefatti. Leggere che il TAR fa riaprire il camino per «carenze istruttorie e motivazionali» [11] ci lascia invece indignati.
11. Infine, una conferma “indipendente” da ARPAV, da Chemviron e dal TAR. Abbiamo in mano nuovi dati di un laboratorio tedesco a cui si sono appoggiati giornalisti tedeschi nel 2022, che dimostrano la contaminazione delle terre nei dintorni della Chemviron [12]. La sommatoria dei PFAS è di 16 microgrammi/kg su uno dei campioni (16.000 nanogrammi per chilo di terra). Il risultato conferma già ciò che ARPAV aveva rivelato nella Relazioni Suoli 2016 [9]. Se consideriamo che per le autorità sanitarie europee (Agenzia di Anversa), dove è stata riscontrata una forte contaminazione del suolo, il parametro di “rischio ambientale accettabile” si ferma a 3 microgrammi/kg [13], tale dato conferma che Legnago è contaminata sopra la soglia di “contaminazione di fondo”, concetto di rifugio per chi non ha argomenti specie-specifici.
Conclusioni
Dopo i dati di Spinetta cosa si dovrebbe dire di Legnago, dove gli accertamenti non sono stati fatti di fronte a un camino che emetteva PFAS tre volte superiore al camino della Miteni? Non voglio aggiungere altro. Auspico, neppure spero, che se ne prenda atto e che qualcuno aggiunga nuovi dati, ARPAV compresa. Noi abbiamo fatto abbastanza. Ci manca solo l’ultimo tassello penale. Denunciare chi ha messo il bavaglio istituzionale (internamento coatto) e intimidatorio (minacce pecuniarie di migliaia di euro da parte dell’azienda) a qualcuno che parlava ad alta voce, con lo scopo di non rompere il silenzio sconcertante e servile dell’intera città.
Generare silenzio, questo è il punto. Un silenzio complice di cittadini che accettano tutto quello che è emerso in questi anni, nell’illusione che il cancro ambientale non entri nelle loro comode case o sia risolto da chi è la causa del problema. Il Veneto dimostra il contrario. Chi causa il problema in modo subdolo non è mai la soluzione del problema. Anzi, zittisce e criminalizza le voci dissonanti. Voci la cui espressione scientifica la trovate nei punti sopra esposti, dall’1 all’11.
Qui a Legnago si sta trattando materiale tossico senza i dovuti accertamenti. Si sta spostando l’inquinante dalle acque all’aria, e alle terre. Alle discariche. Certo, è giusto che il Veneto si tenga in casa i resti del tossico che ha prodotto, che pulisca i propri acquedotti, ma non è giusto che lo faccia senza alcuna precauzione o senza una soluzione veramente efficace e alternativa. Non è giusto che lo faccia sulla pelle dei propri cittadini, per quanto complici (nel loro silenzio) e consapevoli essi siano. L’esempio che il Veneto sta dando al mondo è inquietante. Soprattutto perché i figli non hanno la colpa dei padri e delle madri. Sono nati nelle terre di sacrificio create dai loro genitori per loro sfortuna. Molti di loro se ne andranno. Perché neppure gli ottimisti faranno fortuna – secondo il misero detto del presidente regionale – in terre inabitabili. Questo è il futuro delle zone di sacrificio, a prescindere dal reddito e dagli ingenui ottimismi. L’abbandono civile, la deriva sociale. Il silenzio coatto generale.
Il silenzio degli ottimisti che si credevano fortunati.
Note e documenti esclusivi
(1) Trasmissione Rapporti di Prova ARPAV Chemviron Emissioni in Atmosfera 2022 >> https://pfasland.files.wordpress.com/2024/04/4063cc_17-11-2022_enti_trasmissione
_rdpemissioni_chemvironitalia_0416aia_rev2_completa_signed.pdf
(2) Emissioni Pfas in aria Miteni 2017 >>
https://www.arpa.veneto.it/arpav/pagine-generiche/allegati-pagine-generiche/pfas_st udio-matrice-aria.pdf/@@display-file/file
(3) PresaDiretta Stop ai veleni 18/03/2024 – minuto 56 – 2024 >> https://www.raiplay.it/video/2024/03/Stop-ai-veleni—Presa-Diretta—Puntata-del-1803 2024-16c15f8c-4186-4a3d-a11d-086c5017bf0f.html
(4) Zona di Sacrificio ad Alto Reddito – PFAS.land 2022 >> https://pfas.land/2022/05/19/19-maggio-2022-sacrifice-zone-ad-alto-reddito-diffidate- della-regione-veneto-aria-acqua-alimenti-e-bonifica-fuori-controllo-le-ultime-news-su- diffida-inquinamento-vicen/
(5) Articolo Aria Spinetta Marengo Alessandria con dati emissioni 2024 >> https://radiogold.it/news-alessandria/cronaca/371833-pfas-spinetta-polo-chimico-solv ay-arpa-studio-claudio-lombardi/
(6) Termodistuzione dei PFAS – PFAS.land 2022 >>
https://pfas.land/2022/01/27/27-gennaio-2022-viviamo-in-un-mondo-perfluorurato-il-p unto-di-vista-scientifico-sulla-termodistruzione-dei-pfas-due-articoli-pionieri-su-precau zione-e-incenerimento/
(7) Questioni Legnago Blitz NOE 2022 >>
https://www.larena.it/territorio-veronese/bassa/monitoraggio-sui-pfas-per-tutti-i-dipen denti-1.9501859
(8) Documento riassuntivo controlli ARPAV Chemviron 2023 >> https://pfasland.files.wordpress.com/2023/11/7_legnago_carboni_attivi_20-09-23.pdf
(9) Questioni Aperte ARPAV Chemviron Aprile 2022 – PFAS.land >> https://pfasland.files.wordpress.com/2022/04/questioni-aperte-legnago-documento-fi nale-def-14-aprile-2022.pdf
(10) Ordinanza Sindaco chiusura camino 2022 >> https://pfasland.files.wordpress.com/2024/04/ordinanza-pfas-legnago.pdf – https://www.facebook.com/profile/100064654633282/search/?q=ordinanza%20chem viron
(11) Riapertura Camino dopo il ricorso al TAR 2023 >> https://pfasland.files.wordpress.com/2024/04/documentazione_chemviron_sentenza_ tar_2023.pdf – https://www.facebook.com/photo/?fbid=808302544668226&set=a.461588716006279
(12) Analisi indipendenti tedesche 2022 >> https://pfasland.files.wordpress.com/2024/04/analisi-tedesche-chemviron.pdf
(13) Ungherese, Giuseppe. PFAS. Gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua. Altreconomia 2024, p. 71.
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