9 pensieri su “L’endocrinologo: «Come i Pfas ci avvelenano»”

  1. Primum vivere deinde philosophari. Gli antichi avevano già capito che la “filosofia” è bellissima disciplina, ma da tavolino. Bellissima e nobilissima, così come l’idea che gli “eletti” (in quanto hanno vinto delle elezioni) siano anche “eletti” (nel senso di nobili, da ampie vedute, lungimiranti, che fanno ciò che è giusto ecc). La realtà non ha mai funzionato così perché la natura umana non è fatta in quel modo. Questo vale per ogni tipo di politico, dal consigliere di circoscrizione ai capi di stato o di governo, e soprattutto vale per ogni colore politico, compresa anche la sinistra radicale. La vita reale è un’altra cosa rispetto alla filosofia e chi continua a credere nelle favole si prenderà solo grandi nasate (come si è sempre preso), anche laddove venissero eletti i candidati per i quali lui stesso ha votato.

  2. continuare a ripetere che la politica e’ mera attività’ volta a soddisfare i propri elettori potrà anche essere realista in uno stato come il nostro, ma e’ banalmente inesatta sotto il profilo filosofico e semantico ed e’ una sciocca e pericolosa stortura. 
    Quello non e’ politica, e’ clientelismo. Ed e’ grazie alle perenni  banalizzazioni alla Crovella e alla sempre più diffusa assenza di cultura che l’italia e’ spesso  stata un ottimo laboratorio sociale per sperimentare le cose peggiori. 
    dalla Treccani

    La p. in generale è stata di volta in volta concepita in modi molto diversi: come ricerca del bene comune, come strumento per la realizzazione della vita buona e virtuosa del cittadino, come arte della conquista e della conservazione del potere, come leva per la neutralizzazione dei conflitti tra individui e gruppi, come luogo della contrapposizione regolata di una pluralità di interessi ideali e materiali divergenti, radicati nella società civile, oppure ancora come relazione ‘amico-nemico’.

    In modi altrettanto differenti è stato interpretato il grande tema dei rapporti tra etica e p., anche se nella tradizione dell’Occidente moderno e contemporaneo è risultata per lo più dominante l’idea tipicamente realistica – fissata da N. Machiavelli e poi riformulata da M. Weber – della p. come sfera autonoma e autonormativa dell’agire, indipendente cioè da qualsiasi precetto etico o religioso, e dotata piuttosto di una propria specifica ‘etica’ (la weberiana «etica della responsabilità»). 
     

  3. Giusto, la politica non de3ve fare il bene comune, serve solo per fare quello che vogliono gli elettori, magari dopo che sono stati indottrinati un po’ dagli amici con alternative truths e fake news…oltre naturalmente a piazzare amici, amanti, cognati e sorelle.
     
    Sono la ggente che devono cambiare, mica la politica!
     
    E ovviamente se la gente non sa nemmeno cosa sono i PFAS, mica bisogna dirglielo che fanno o dirgli che sversarli nell’ambiente è contro la legge, che sennò poi avanzano pretese, gli imprenditori del nord-est vanno in galera e il PIL va giù (ma sopratutto non votano più Lega!)

  4. L’indagine condotta del professor Chiovato aggiunge un ulteriole tassello a quello che, purtroppo, era già noto e ha il merito di concorrere, con altre dello stesso tipo, all’importante azione di denuncia dei danni provocati alla salute umana dall’uso indiscriminato di certe sostanze. Speriamo che tutte queste voci, unendosi, formino un coro assordante che smuova chi ha in mano la salute pubblica.  

  5. L’idea che “fare politica sia fare le cose oggettivamente giuste e poi la popolazione le capirà” è di una ingenuità fanciullesca. Fare politica è  puntate a fare le cose che piacciono ai tuoi elettori (e soprattutto evitare le cose che li infastidisco terribilmente, come questa), i quali, se ti hanno eletto, costituiscono la maggioranza (sennò non saresti stato eletto). Vale per i politici di ogni colore e orientamento e la realtà storica lo dimostra dalla notte dei tempi. Occorre prima incidere sull’opinione pubblica, in modo tale che essa cambi profondamente e quindi faccia cambiare i suoi “desiderata”, poi le decisioni politiche si modelleranno sui desiderata come per incanto. Sul tema PFAS è arduo pensare che la politica (sia destra che sinistra, nessuno sfugge a tale legge implicita) abbia il coraggio di andare contro il volere di fondo ancora dominante nell’elettorato, che ha le idee molto chiare e soprattutto traversali: più si produce e più si guadagna, e tutto ciò che aiuta a produrre di più è ben visto (di conseguenza ogni suo divieto è mal visto). Se aspettiamo che sia la politica  a vietare i PFAS… campa cavallo, saremo tutti morti da tempo.
     
    A titolo personale io sono contrarissimo ai PFAS, ma sono realista e conosco la natura umana: chi viene eletto (che sia di destra o di sinistra, non fa differenza) difficilmente “irrita” il bacino elettorale. La conferma specifica sui PFAS è che si conosce il problema da un po’ di tempo, quindi da prima dell’attuale governo nazionale, e nessuno (allora al governo) si è attivato per fermarli, anzi… Lo stesso dicasi a livello regionale: fanno tutti gli gnorri, a prescindere dal colore politico. Quindi gli appelli alla politica sono parole al vento. vanno bene interventi scientifici come questo per sensibilizzare la base della popolazione e cercare di modificare l’opinione pubblica. Ma i tempi sono biblici…

  6. Ha detto una volta una mia “cuggina” se non ci fosse stata la chimica saremmo ancora nelle caverne e all’età della pietra…probabile che sia così, ma a che prezzo?Come diceva quel prigioniero a Flossenberg non tanto io come uscirò da quest’affare ma piuttosto le generazioni che verranno …
    Finché colossi come Du Pont e BASF solo per citare i più noti saranno padroni di economia e politica la vedo dura cambiare le sorti del globo mangiando bio anche se sarà  bene iniziare da qualcosa…quando attacchiamo lo scotch da pacchi,o leggiamo un qualsiasi libro indossiamo un pile o oggetto moderno pagato a nostro modo di vedere poco alimentiamo i PFAS e i mostri citati sopra.
    AUGURI!
    E non solo per S.Silvestro!

  7. Si smetterà di produrre PFAS solo quando e se troveranno un sistema per sostituirli .. .come fu per DDT, CFC e i trattamenti nucleari che facevano agli alimenti negli anni 60.
    I PFAS furono messi a punto per imitare l’axhillea  ed il loto e la loro straordinaria capacità di non bagnarsi. Aprite l’armadio e ditemi se non avete qualcosa in goretex, sostituita poi da altro.
    I PFAS del vicentino sono frutto di delinquenza da parte dei famosi im-prenditori del nord-est con la connivenza di mancati controlli

  8. Anche se non sono sicuro che i PFAS siano il problema dei problemi e anzi trovo difficile, per mia ignoranza, definire una scala di pericolosità e importanza nell’inquinamento, sono piuttosto d’accordo con Crovella, tranne che su una cosa.
    Non credo sia affatto vero che: 
    “l’unico vero modo per combatterli sia ridurre la nostra propensione al consumo”
    che è sicuramente importante e alla lunga determinante per la sostenibilità della vita umana sulla terra, ma di certo una rivoluzione culturale e sociale (perché di questo si tratta) non è cosa che si possa sperare abbia effetto nel breve termine.
     
    Mi chiedo perché un fautore del controllo sociale muscolare, poliziesco e penale delle opinioni e del dissenso, non ritenga che in questo caso la via più breve e sicura possa essere l’intervento statale con leggi che vietino l’impiego dei PFAS, la loro dispersione nell’ambiente, puniscano i contravventori, ecc. ecc.
     
    Come è stato fatto con buon successo in passato con DDT, CFC, coloranti e additivi alimentari e molte altre sostanze.

  9. Ho già spiegato, anche pochi gg fa, che i PFAS sono il problema dei problemi all’interno dell’enorme  problema dell’inquinamento e che dovremmo combatterli con tutta la nostra determinazione, perché altrimenti ci avveleneranno. Tuttavia sono convinto che l’unico vero modo per combatterli sia ridurre la nostra propensione al consumo e quindi far contrarre la “domanda” globale, altrimenti mi sa che non c’è santo che tenga. Inutile elaborare ragionamenti anche fondatissimi e illustrissimi, come questi: nessuno riuscirà mai, solo a parole, a convincere il sistema produttivo (sia industriale che nei settori collaterali) ad autolimitarsi da solo. L’unico modo davvero efficace è strozzare il sistema con la diminuzione della domanda quantitativa e con una domanda qualitativamente più raffinata che sostituisca quella generalista. Se consumo di meno e, per esempio, acq1uisto solo la verdura “bio” del contadino che usa tale metodologia, ne deriva una inevitabile contrazione della domanda di prodotto agricoli “industriali”, per cui (con i dovuti tempi) il sistema si adeguerà e ridurrà le relative produzioni: non avrà più esigenza di spingere la produzione e quindi non esisterà più la tentazione di utilizzare pesticidi ecc., per cui diminuiranno anche i PFAS.

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