L’incremento degli insulti a Liliana Segre

Liliana Segre non riceveva 200 insulti al giorno… prima.

L’incremento degli insulti a Liliana Segre
di Nicolò Zuliani
(pubblicato su termometropolitico.it l’11 novembre 2019)

Sabato 26 ottobre, su La Repubblica, a firma di Pietro Colaprico, è uscito un articolo intitolato Liliana Segre, ebrea, ti odio. Quegli insulti quotidiani online. All’interno cita un rapporto dell’osservatorio antisemita e sostiene che la Segre riceva 200 insulti al giorno. Il rapporto (Antisemitismo in Italia nel 2018) esce due giorni dopo e dice una cosa diversa; i dati si riferiscono al 2018, non al 2019. Gli episodi di antisemitismo sono 197 all’anno, non 200 al giorno.

Personaggi pubblici come Gad Lerner, Emanuele Fiano, Sandro Parenzo, Enrico Mentana e Liliana Segre sono spesso vittime di invettive antisemite, specie sui social (Antisemitismo in Italia nel 2018, pag.12)”.

Leggetelo voi e fatevi un’idea, ma non si capisce perché debba prendere solo la Segre, oppure come 197 all’anno siano diventati 200 al giorno.

Nel 2018 l’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC ha registrato 197 episodi di antisemitismo, un numero nettamente superiore rispetto al 2017 ed al 2016, quando ne sono stati catalogati 130 (+ 60 %). Non sono stati segnalati episodi di violenza fisica o accertata discriminazione.
133 casi sul totale dei 197 nel periodo considerato afferiscono ad internet. In dettaglio: 70 Facebook, 25 Twitter, 9 YouTube, 26 siti web, 1 WhatsApp.

Il punto, comunque, non è questo: è il risultato
Oggi pubblicare articoli di hatebaiting è la norma. Basta pubblicare belle donne, gente ricca e/o famosa, immigrati, ebrei, perché sotto appaiano due o tre commenti ripugnanti. Sulla pagina Facebook della testata i numeri si possono tranquillamente quintuplicare. Purtroppo o per fortuna per il mio fegato, Facebook non consente la ricerca interna con le parole chiave, ma sul sito dell’osservatorio si possono consultare alcuni campioni.

Il motivo per cui questo accade di più sui social e non nei siti d’informazione è da un lato la rapidità – su Facebook sei già loggato, non devi compilare campi e inserire password – e dall’altro la solidarietà della folla. Succede con qualsiasi argomento; uno legge il titolo di una notizia e non va a leggere l’articolo, bensì i commenti. Appena trova un commento che gli piace, lo replica a modo suo.

Quello dopo farà lo stesso, raddoppiando il carico per attirare l’attenzione.

È impossibile decidere se il proliferare di deiezioni digitali sia competenza più della DIGOS o del reparto di psichiatria, ma di sicuro sta avendo delle conseguenze concrete. La scorta è stata data a Liliana Segre e non a Gad Lerner, a Parenzo, a Mentana o Fiano; eppure la nostra Liliana nazionale non era presa più di mira di Gad Lerner.

È stata insomma una decisione emotiva costruita su un articolo emotivo scritto sulla base di commenti emotivi concepiti da scimmie emotive che ora sono ancora più emotive, sono ancora più determinate nella loro crociata farneticante, che non è l’antisemitismo o il razzismo: è l’ego.

Non cambia molto, nel breve termine
Prima dell’articolo Liliana Segre non riceveva 200 insulti e non aveva bisogno di scorta, adesso è finita alla ribalta e non solo li riceve eccome, è pure diventata un bersaglio per tutti quegli animali analfabeto-psicotici che se sentono profumo di cinepresa non esitano a fare le cose più turpi e immonde col sorrisetto ebete.

Si potrebbe dire che è procurato allarme, ma ripeto, non è questo il punto.

Più passa il tempo, più vedo succedere questa roba, più mi convinco che la rabbia digitale trova radici nell’anonimato, non nella convinzione politica. Nel fatto che i loro autori sono persone frustrate dalla sensazione d’irrilevanza che hanno come unica valvola di sfogo un sacchettino di pietre da tirare a chi vedono come rilevante, ebrei o immigrati, destra o sinistra.

Sergio Mattarella e Liliana Segre

Lo so che è difficile da far capire a chi crede nell’immagine e non nella sostanza, per cui un nazista appena si mette un corno in testa e le ali sulla schiena è un unicorno. Ma sotto la parvenza di politica oggi si cela il nemico più sottovalutato e che per questo sta prendendo piede: la solitudine e la mancanza di un confronto con i nostri simili. Ci fa sentire invisibili, ci aliena e alla fine ci fa finire davanti a un giudice che legge i nostri commenti e noi balbettiamo di non sapere cosa ci è preso.

E per la cronaca, questo dovrebbe valere anche per chi scrive articoli senza pensare alle conseguenze che avranno sulle persone, esponendole a rischi che prima di reinterpretare a la pénis du chien un report non correvano, e forse non avevano nemmeno bisogno di una scorta.

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L’incremento degli insulti a Liliana Segre ultima modifica: 2019-11-26T04:05:23+01:00 da Totem&Tabù

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1 commento su “L’incremento degli insulti a Liliana Segre”

  1. Non capisco chi insulta la Segre e perché lo fa, non conosco nessuno che potrebbe farlo. In ogni caso chi minaccia deve essere perseguito, è ora di fare pulizia in rete.

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