Milan Kundera, l’arte di non inginocchiarsi all’attualità

La scelta dello scrittore ceco: svanire, per mettere al centro l’opera, non l’io che la realizza. Giusto? Un libro in Francia apre la questione

Milan Kundera, l’arte di non inginocchiarsi all’attualità
di Nicola Mirenzi
(pubblicato su huffingtonpost.it il 27 giugno 2021)

L’ultima volta che è andato in televisione – una delle poche volte in cui c’è stato – era il gennaio del 1984. La trasmissione era Apostrophes. Poi, Milan Kundera è sparito. “Nel giugno del 1985, ho deciso irremovibilmente: mai più un’intervista”. Era da poco uscito L’insostenibile leggerezza dell’essere, il romanzo che l’ha reso celebre in tutto il mondo e Kundera non ce la faceva già più: “Sono in overdose di me stesso”, disse. Da allora, è scomparso. Ha continuato a scrivere, passando anche al francese, romanzi e saggi tradotti in una cinquantina di lingue diverse. Ma, da quasi quarant’anni, s’impegna ad andare oltre la regola di Flaubert, secondo il quale “l’artista deve comportarsi in modo da far credere ai posteri che non ha mai vissuto”. Lui – più intransigente ancora – vuole farlo credere anche a noi contemporanei.

Quando il primo ministro della Repubblica Ceca, Andrej Babiš, andò a fargli visita a Parigi, nel 2018, dovette sottostare alle sue condizioni: non si sognasse nemmeno di fotografarsi insieme a lui e poi di scriverlo su Facebook. È ossessionato dalla propria immagine, Kundera. Il giorno in cui Dominique Fernandez venne accolto nell’Académie, uno dei più prestigiosi riconoscimenti letterari francesi, gli chiese di farsi una foto insieme. Kundera s’infuriò. Scappò dalla cerimonia e non si fece più vedere. L’unica persona a cui è permesso fotografarlo è sua moglie, Věra, secondo la quale il marito si comporta di fronte agli obiettivi delle macchine fotografiche come “un vecchio indiano che ha paura gli prendano l’anima”. Fosse per lui, Instagram fallirebbe domani mattina. Ma pure per i giornali è dura.

Milan Kundera a Parigi nel 1984. Foto: Micheline Pelletier/Gamma-Rapho via Getty Images)

Ariane Chemin, di Le Monde, ha cercato in ogni modo di intervistarlo (ha corteggiato la moglie, ha parlato con i suoi amici francesi, è andata in Repubblica Ceca, ha consultato i dossier che la polizia comunista aveva su di lui). Ha ovviamente fallito. Però ci ha scritto su un libro bellissimo – un po’ ritratto, un po’ biografia letteraria, un po’ reportage – À la recherche de Milan Kundera, uscito qualche settimana fa in Francia, e che si legge in tre modi: come documento di una scelta letteraria (svanire, per mettere al centro l’opera, non l’io dell’autore che la realizza), come testimonianza esistenziale (“la rarità illumina l’essere – scrive Chemin –, l’onnipresenza lo diluisce”) e, involontariamente, come satira della smania odierna di esserci a ogni costo, sempre, senza risparmiare un centimetro di intimità. Anche tra gli scrittori.

“Nei Paesi comunisti – ha detto Kundera – la polizia ha distrutto la vita privata, nei Paesi democratici sono i giornalisti che la minacciano”. Il lavoro l’hanno completato i social network, rendendo l’intimità sospetta, se non l’anticamera della colpevolezza. È secondario non discriminare. Fondamentale è proclamarlo pubblicamente, pretendendo che ci si inginocchi contro il razzismo. Perché chi non si inginocchia è razzista. I “ma”, i “però”: sono solo alibi, sfumature di complicità. Anche Kundera ne sa qualcosa.

È stato, fino all’occupazione sovietica della Cecoslovacchia, comunista. I suoi primi romanzi, Il libro del riso e dell’oblio, Amori ridicoli, Lo Scherzo, sono stati libri graditi al Partito comunista. Il suo biografo, Jean-Dominique Brierre, sostiene che abbia scritto anche degli elogi in versi di Stalin. Poi, quando i carri armati sovietici invasero Praga, nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968, le cose cambiarono. La notizia la diede, alla tv di stato cecoslovacca, proprio la moglie di Kundera, che faceva la conduttrice. Un anno dopo, venne licenziata. Kundera venne espulso dal Partito, i suoi libri ritirati da tutte le librerie e biblioteche. Entrambi sorvegliati passo passo dalla polizia segreta che, nei dossier, li chiamava “Elitista 1” ed “Elitista 2”. Un linguaggio che gli autoproclamati portavoce del popolo non hanno ancora smesso di usare.

Quando emigrò in Francia, Kundera venne accolto come un nuovo tipo di scrittore impegnato, l’intellettuale schierato contro le dittature comuniste, un Sartre democratico, pensò qualcuno. Nel suo Paese, invece, è il contrario. Philip Roth un giorno domandò a Ivan Klíma cosa diavolo avessero contro Kundera gli intellettuali cechi. Klíma rispose che non gli perdonano ancora il fatto di essere stato un “beniamino del regime fino al 1968”. Tredici anni fa, un giornalista e storico del giornale Respekt tirò fuori un documento in cui risulta che Kundera, nel 1950, quando aveva 20 anni, avrebbe denunciato un giovane oppositore del regime, condannato poi a 22 anni di prigione. Alcuni storici hanno contestato la ricostruzione e la faccenda è ancora controversa. Ma Milan Kundera, per l’unica volta dal 1984, è intervenuto, negando tutto.

Da una parte eroe liberale, dall’altro complice del comunismo: ma qual è la verità? Nei Testamenti traditi, Kundera scrive questo dialogo: “Signor Kundera, lei è comunista? – No, io sono un romanziere. – È un dissidente? – No, io sono un romanziere. – È di destra o di sinistra? – Né l’uno, né l’altro. Io sono un romanziere”. Una definizione inconciliabile con una discussione che pretende si stia o di qua o di là. La sua letteratura, costruita come una sinfonia, è polifonica, irriducibile allo schieramento. Sparire – ha pensato – è l’unica possibilità di proteggerla dal ricatto del nostro tempo. Al quale, invece, molti scrittori e intellettuali si sono prestati. Si vorrebbe sperare che non sia questa l’unica via. Anche per chi non ambisce alla gloria letteraria. Ma non ne siamo affatto sicuri.

1
Milan Kundera, l’arte di non inginocchiarsi all’attualità ultima modifica: 2021-10-12T04:20:00+02:00 da GognaBlog

3 pensieri su “Milan Kundera, l’arte di non inginocchiarsi all’attualità”

  1. 3
    Carlo Crovella says:

    Ho scoperto Kundera grazie a Quelli della Notte di Renzo Arbore, metà anni ’80. lo citavano spesso o meglio citavano il famoso “ossimoro” insostenibile leggerezza… Che sia solo un esule al momento giusto o un azzeccato romanziere ai mie occhi poco rileva. Sono stato folgorato dai suoi romanzi. Ne ho letti molti, a parte il celeberrimo Leggerezza (che io NON considero il suo più bello). Mi affascina la sua tecnica narrativa di saper costruire, nello stesso romanzo,  differenti e molteplici trame che si intersecano l’un nelle altre (metrafora delle vite umane che si incrociano per poi disperdersi). In queste evoluzioni si leggono, da ottiche diverse (spesso conflittuali) gli stessi episodi vissuti da personaggi diversi, che vivono esistenze diverse. E’ una tecnica che, al tempo, era decisamente innovativa: mi è capitato, negli anni, di ritrovarla in altri autori che hanno seguito lo stesso cliché (non diffusissimo, ma abbastanza seguito negli ultimi tempi). Questo è l’aspetto che più mi intriga di Kundera. Il fatto che sia uno scrittore parigino piuttosto che ceko, o da Hotel Ritz piuttosto che da Rive Gauche, a me è del tutto indifferente. D’altra parte Hemingway, forse il “mio” idolo letterario per antonomasia, soggiornò a lungo proprio all’Hotel Ritz dopo la liberazione di Parigi dalla Wehrmacth… (fase storica da non confondere con gli anni ’20, quando abitava oltre la Senna…). Buona giornata!

  2. 2
    lorenzo merlo says:

    Merxi.

  3. 1
    Luca Calvi says:

    L’insostenibile lettura di Kundera…
    Se davvero volete leggere qualcosa di “veramente ceco”, beh ,leggete Bohumil Hrabal…
    E le poesie di Vladimir Holan…
    Kundera si p trovato a fare il dissidente al posto giusto al momento giusto. Tutto qua.
    E da troppo tempo è ormai solo uno scrittore parigino di origine ceca… Esule, autoesiliato, persona che ha reciso da sé le proprie radici culturali, la propria matrice… 
    Personaggio da bistrot parigino per turisti vicino all’hotel Riz, non certo da Rive Gauche.

La lunghezza massima per i commenti è di 1500 caratteri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.