Hanno impiegato cinque giorni e quattro notti per completare, dal mare, la prima ripetizione della via dei Ragni (1986). È anche la prima salita cilena della cima Ovest 2154 m.
Monte Sarmiento in stile alpino
La cima del Monte Sarmiento può rivaleggiare con qualsiasi punto del pianeta come destinazione più remota e difficile da raggiungere. Si trova a un’estremità della catena montuosa di Darwin, nella Terra del Fuoco cilena, e i suoi oltre duemila metri di altitudine emergono quasi direttamente dal livello del mare. Come se tutto ciò non fosse una sfida sufficiente, offre a chi cerca di scalarla alcune delle condizioni più infauste del mondo: selvagge tempeste di neve provenienti dal Pacifico, con venti di forza pari a quella di un uragano, colpiscono questa montagna senza sosta e senza pietà.
La vetta principale si eleva a 2207 metri ed è stata scalata solo due volte. La prima assoluta fu nel 1956, ad opera di Clemente Maffei e Carlo Mauri, membri di una spedizione guidata dal famoso esploratore patagonico Padre Alberto De Agostini, che da 30 anni tentava di scalare il Monte Sarmiento senza successo. Per la seconda sono dovuti passare quasi sei decenni e quasi trenta tentativi, finché Natalia Martínez e Camilo Rada ci sono riusciti, nell’inverno del 2013.
Terra di grandi avventure
Tra le tante spedizioni che hanno dovuto rinunciare a mani vuote, ci sono i membri del team Al filo de lo imposible, José Carlos Tamayo, Iñaki San Vicente e Mikel Zabalza, che nel 2005 hanno trascorso un mese e mezzo al campo base.
Un altro episodio vissuto sul Monte Sarmiento da alpinisti spagnoli è avvenuto nel 1976, nella spedizione condotta da César Pérez de Tudela e Fernando Martínez: nel suo libro del 2010 Patagonia. Tierra de Gigantes, Pérez de Tudela racconta il tragico esito di quella spedizione, in cui Fernando Martínez morì e a cui seguì un salvataggio al limite per lo stesso César Pérez de Tudela.
Obiettivo: cima Ovest
Altre tre spedizioni sono tornate dal Monte Sarmiento con il premio minore di aver raggiunto la sua cima Ovest, leggermente più bassa: il gruppo italiano dei Ragni di Lecco nel 1986; John Roskelley, Tim Macartney-Snape e Stephen Venables nel 1995 e Robert Jasper, Jörn Heller e Ralf Gantzhorn nel 2010.
Quest’anno Cristóbal Señoret, Nico Secul e Hernán Rodríguez si sono posti questo obiettivo. Nessun alpinista cileno aveva ancora messo piede sulla vetta. Né c’era mai stato nessuno in grado di scalare quella montagna in stile alpino. È così difficile trovare condizioni accettabili e allo stesso tempo realizzare un approccio efficace alla base della montagna?
La via dei Ragni del 1986 non era mai stata ripetuta fino ad ora. Quello che segue è il resoconto della salita, scritto di pugno da Cristóbal Señoret:
Lunedì 6 maggio 2024 siamo salpati, abbiamo preso la barca verso il Monte Sarmiento, nella catena montuosa di Darwin, un luogo che avevamo in mente da tanti anni. Grazie a Germán Alegria, il capitano della barca, e a suo fratello Pastilla, siamo arrivati dopo cinque ore da Punta Arenas alla baia da dove saremmo partiti per iniziare il nostro tentativo al Monte Sarmiento in stile alpino. I barcaioli per l’occasione ci avrebbero aspettato, riparati in una baia più protetta, mentre noi cercavamo di raggiungere il nostro obiettivo, entrando dalla spiaggia di Bardonecchia. “Noi” siamo Nicolás Secul, Hernán Rodríguez ed io (Cristóbal Señoret).
Il primo giorno siamo riusciti a raggiungere il campo 1 (all’inizio del ghiacciaio), il secondo giorno non avevamo abbastanza visibilità a causa delle nuvole ma siamo riusciti a stabilire il campo 2, piuttosto lontani dal nostro obiettivo.
La mattina dopo il tempo sarebbe migliorato e siamo partiti presto alle 12.00, abbiamo allestito il campo alto e abbiamo deciso di provare la vetta poiché le condizioni erano perfette: ci siamo avventurati nell’impresa sapendo che forse avremmo finito di notte. Dopo 15 ore (andata e ritorno al campo alto) siamo arrivati alla vetta Ovest, le difficoltà maggiori sono state le crepacce terminali e la difficile preparazione di un ancoraggio che ci ha richiesto molto tempo.
Il quarto giorno siamo tornati alla baia, per poi tornare a Punta Arenas la mattina successiva.
Siamo molto felici di aver conosciuto questo luogo così selvaggio e sfuggente per le sue condizioni meteo, e ancora più felici di essere stati la prima spedizione a compiere questa incredibile scalata in stile alpino, con l’impiego di quattro notti e cinque giorni da Punta Arenas andata e ritorno.
Il commento
di Salvatore Panzeri
Ero un componente della spedizione per il festeggiamento dei 40 anni della fondazione del gruppo Ragni di Lecco. La vetta fu raggiunta da Lorenzo Mazzoleni, Bruno Peccati, Pinuccio Castelnuovo, Gianmaria Confalonieri e da me, con l’assistenza di Gigi Alippi, Clemente Gueret Maffei e Franco Baravalle.
Tornare anche solo virtualmente su quelle tracce è stato molto interessante e, smettendo di fare il duro, direi emozionante…
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marco giacomelli says:
mi fa piacere leggere che siete stati in quel posto così lontano e fuori da tutto e da tutti che è il Monte Sarmiento, mi dispiace che non siate riusciti a salire ma lì veramente è sempre questione di fortuna riguardo il meteo e di tanto tempo da dedicare. riguardo le bandierine CINZANO; io non ricordo di averle utilizzate e potrebbero essere quelle della spedizione del CAI di Bardonecchia dirette da Agnolotti che fece tre tentativi alla cima Ovest del Sarmiento. nel 1969, 1971 e 1972, quasi un assedio. il Sig. Agnolotti scrisse anche un libro che ho avuto la fortuna di leggere nel 1986 per poi restituirlo, se non ricordo male si intitola INFERNO BIANCO, potrebbe essere interessante trovarne una copia.
comunque gran belle avventure
Be’, il sistema dei cileni è stato un esempio estremo di “mordi e fuggi”.
Ormai tutto l’alpinismo è mordi e fuggi.
Raramente si parte assediando una montagna come si faceva una volta.
L’ho fatto anch’io e concordo sulla bellezza nel farlo, ma ormai le previsioni meteo hanno cambiato tutto. Come previsioni intendo quelle fatte da meteorologi espertissimi e non guardando ilmeteo.it
Quelle funzionano eccome.
E non è per niente facile farle giuste. In Patagonia si improvvisano tutti meteorologi (visto coi miei occhi) ma serve avere studiato anni. Come per tutto.
Bravi, ma sopratutto fortunati, i giorni di bel tempo sul Sarmiento sono pochissimi e ne hanno approfittato. Non sempre le previsioni meteo sono precise in questi luoghi con tutte quelle correnti provenienti da almeno tre direzioni. Io e i miei amici ci siamo stati due volte (nel 2011 e nel 2013) Dei pescatori ci hanno portato li sul posto per poi venirci a prendere 15 giorni dopo. Noi, non abbiamo avuto fortuna anche se a volte le previsioni sembravano diverse, abbiamo visto il sereno solo un giorno, ma non per questo non ci siamo divertiti. Per noi appassionati di montagna, solo il fatto di passare lo stretto con una barchetta in balia delle onde, il farci un campo vicino alla spiaggia, trovare il percorso adatto nella boscaglia ( trovando anche le bandierine del Cinzano dei ragni) facendo altri campi e 10 notti in truna, non ci ha reso infelici, anzi è stata un’esperienza unica, diversa e irripetibile. Non è solo la cima che ci rende felici, ma anche e sopratutto lo stare insieme con i tuoi amici. Certo che un pò di rammarico per non esser saliti c’è stato, ma a volte le rinunce (in questo caso forzate) fanno crescere in modo esponenziale la fiducia nelle persone che hai frequentato e che frequento ancora. Questo alpinismo “mordi e fuggi” dovunque sia , ti fa mancare proprio tutto questo, il star bene assieme agli amici, indipendentemente dal risultato della “spedizione”
Marco
Si tratta di una bella avventura vissuta con entusiasmo e soddisfazione che propone tuttavia una riflessione sull’essenza dell’alpinismo che il dibattito di questi giorni ha sfiorato appena: alpinismo eroico sportivo ludico eccetera. Di che genere è l’alpinismo in condizioni estreme? esiste anche l’alpinismo alpino? Dalle Ande agli Appennini con modalità simili si potrebbe tentare l’ascensione del Gran Sasso con partenza dall’Aquila o addirittura da Roma: cinque giorni e quattro notti, forse.
Senza nulla togliere al merito di questi alpinisti odierni, il modo e la velocità con cui questa ascensione è stata affrontata, fanno capire l’importanza e l’efficacia delle previsioni meteo.
C’è chi per scalare in Patagonia dall’Europa o dagli USA, acquista il biglietto aereo quando nota una finestra meteo sufficiente a salire cime come il Fitz Roy o il Torre.
Non funziona al 100% ma le probabilità di successo sono abbastanza alte.
Lo stadio precedente è stato quello che aveva spostato le attese del tempo buono dai campi base al paese di El Chaltèn o a Puerto Natales per il Paine.