Questa leggenda costituisce il soggetto del “corto” Montagna sacra, da un’idea di Alessandro Gogna e Achille Mauri. Al fondo del post la visione del film.
Domani, domenica 2 giugno 2024, si torna ancora una volta in Valle Soana a camminare ai piedi del Monveso di Forzo, montagna scelta come simbolo di rispetto del Limite.
Cercatrice di involontario
Voce narrante di donna
La natura è tale solo in solitudine. Senza uomo al centro. Anche se si è fedeli credenti. Solo così si è in una dimensione davvero sacra.
C’era una volta un re, un uomo molto potente. Tutti gli obbedivano.
Era un uomo buono che credeva sinceramente di agire per il bene dei suoi sudditi e questi gli obbedivano perché avevano fiducia in lui.
Con il tempo, invecchiando, il re non poteva più fare a meno del suo potere e aveva perso quella capacità d’essere anche un po’ bambino.
Non aveva più quell’ingenuità che fa capaci di poter ancora credere in qualcosa.
Doveva sempre comandare, doveva sempre vincere ed era ormai nella condizione di non sentirsi più, lui per primo, un uomo libero.
Sapeva che la gente vuole essere amata non per quello che è ma per quello che sembra.
Eppure anche lui era caduto nell’errore di pensare che essere potenti significhi essere amati.
Un sovrano senza più limiti rischia di perdere contatto con l’Amore.
Infatti il possesso di uomini e di cose era diventato il suo dolore.
Il re aveva insegnato ai suoi sudditi come si caccia, come si coltiva, come si costruisce e come si ricava l’energia necessaria al nostro stare bene.
Incitava i suoi sudditi dicendo loro di non avere mai paura di cadere, perché in realtà la loro era invece paura di salire. Per il re tutti dovevano osare, sempre.
Così l’uomo aveva indebolito la Terra, ma anche l’aria e l’acqua.
Solo gli oceani più profondi erano rimasti come erano al momento della creazione, ma anche le montagne erano state appena toccate dalla conquista.
Solo le montagne, nella loro solitudine, erano custodi del grande segreto che pesava sul re e sugli uomini.
Le montagne sanno cosa era successo nell’anima del re e l’aver custodito questo sapere ce le ha rese ancora più preziose.
Le montagne sanno di cosa ha timore anche un re: che l’aver fatto la storia non è sufficiente per essere ricordati.
Le montagne sanno, basta chiederglielo.
E, in un momento di sconforto, il re lo fece. Un giorno si ritirò in questa valle ed era solo al cospetto di questa grande montagna.
Per la prima volta nella sua vita ebbe l’umiltà di chiedere.
La montagna gli rispose che l’uomo ha bisogno di pace, non di guerra.
E la pace è la cosa più difficile da conquistare.
Prima di tutto occorre essere in pace con se stessi, quindi accettare come amica la nostra ombra.
Poi è necessario essere in pace con i propri simili, che vuole dire essere amici e amare le ombre degli altri.
La montagna continuò e rivelò al re che il passo più difficile di tutti è essere in pace con l’universo intero, quindi anche con l’invisibile,
col mistero
e col segreto finale della vita.
Il re obiettò che aveva bisogno di qualche altro insegnamento per incamminarsi in quella nuova strada.
Voce della montagna
Tu non vedi perché non credi più a nulla: torna qui domani con la tua nipotina. Lei crede ancora, dunque lei vedrà bene cosa fare.
Voce narrante di donna
Il re il giorno dopo risalì ancora la valle, questa volta assieme alla nipotina Flora. E interrogò ancora la Montagna.
Voce della Montagna
C’è una realtà della quale nessuno di voi è responsabile. E’ sfuggente ed enigmatica.
Vi sentite come su una barca in un mare immenso, di notte,
sperduti come può esserlo una bimba come questa.
Ma lei, come vedi, non ha paura.
Lei non ha colpa della vostra bramosia: siete stati tu e gli uomini, che vi siete cibati della mela proibita.
Avete preferito l’Albero della Conoscenza e quindi siete stati obbligati a dimenticare l’Albero della Vita.
Se fu Eva la responsabile della condanna dell’umanità, sarà Flora a trovare la possibilità di un riscatto.
Potete vedere tutti questa montagna illuminata dai raggi del sole.
C’è chi l’ammira per un istante poi penserà ad altro,
e c’è anche chi verrà preso dal desiderio di raggiungerne la cima,
per dominarla.
In entrambi i casi non entrerete nel suo mistero:
ve lo impediscono la vostra volontà, il sapere, i desideri, gli affetti.
Invece questa montagna è come un fiore,
tutte le montagne sono fiori di roccia.
I fiori si possono trascurare oppure desiderare. Nel primo caso i fiori saranno ignorati, quindi calpestati,
nel secondo saranno colti, quindi recisi o sradicati.
Tu, re, sai cosa è davvero un fiore?
Hai mai tentato di comprenderlo oppure anche del fiore hai solo cercato il possesso?
Sai che il fiore-montagna è un piccolo universo
che rispecchia il grande universo?
Proprio come riesce a fare una carezza,
la montagna può far provare il brivido.
Il brivido dell’aver valicato i ristretti limiti del vostro essere uomini.
Può toccarvi il cuore,
nella commozione d’esser stati ammessi sulla scena dell’evento mondo.
Re, tu sbagli a pensare che solo la tomba è la porta della tua rinascita.
Guarda Flora: lei non ha bisogno di rinascere,
lei sa già che un giorno le verrà suggerito di non cercare la cima di questa montagna.
E a suggerirglielo sarà proprio ciò che lei più ama.
Flora sa che può disobbedire,
ma se ha un limite, sapere e volontà rientrano nelle giuste dimensioni:
Flora è una cercatrice di involontario.
Quindi Flora è una cercatrice di sacro.
Tu, o Re, avresti dovuto dimenticarti di questa cima tanto tempo fa:
sarebbe stato come un vaccino, ti avrebbe procurato immunità a quell’infezione che invece ti ha impregnato per anni.
Forse, o Re, è ora di smantellare il rapporto con la meta e gli obiettivi:
avrai più possibilità di ottenere le tre paci.
Se dimenticherete almeno una vetta,
avrete speranza di essere pervasi dall’Amore,
quindi dall’Eternità.
Ora andate. La vita reale vi attende.
Una realtà più imperiosa, più profonda, più spietata,
ma anche più sublime e più finale di quella umana.
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Si può affamati visitare 1000 mondi ,citta ,monti e mari diversi senza però avere poi il tempo di capire le 1000 cose lungo il sentiero sottocasa.
“Ho visto un re”
“Ah beh, si beh”
Quel re, avendo il potere di fare qualunque cosa, aveva perso il senso del limite, dunque la sua libertà.
Perché libertà non è poter fare tutto quel che si vuole, ma anche poter scegliere di NON fare.
Purché sia una scelta libera.
“Povero re”
“E povero anche il Monveso“
Nella mia visione, quando si è in sintonia con il creato, non vi è lotta alcuna da perseguire.
Il pianeta in cui viviamo è stato creato con una perfezione incredibile, ma spesso incomprensibile agli occhi di chi l’ osserva con superficialità.
Il re non riusciva a rendersi conto di tale perfezione e non era mai riuscito a trovare la verità
La verità non si acquisisce indagando , ma è necessario lottare, salire ,scendere, cadere , rialzarsi, con la consapevolezza che esistono i propri simili e che solo amandoli è possibile percepire il mistero/ miracolo della vita.
Forse il re non aveva la capacità e la forza di amare
@ 1
Conoscere il segreto della vita? il suo senso? il perché?
Penso che, al confronto, riuscire ad attraversare la Porta della Legge descritta da Kafka sia come una passeggiata lungo un viale alberato.
Poniamoci pure domande di filosofia esistenziale: dà profondità alla vita. Tuttavia si badi di non esagerare: per piccole menti come le nostre, certi interrogativi potrebbero rivelarsi insopportabili.
Ho trovato emozionante il racconto fino a quando è stato menzionato il vaccino che, secondo me, fa più il paio con le foto pubblicate e le immagini del video, non certo come mezzo per tornare verso se stessi.
Come Zarathustra anche il re sale sulla cima della montagna per conoscere il segreto della vita: non cercare la felicità nella conoscenza della natura, ma nella contemplazione della bellezza.