Non raccontate a noi cos’è la libertà
di Alberto Gandiglio
È una tersa giornata d’autunno quando, con Chiara, sto camminando tra i maestosi faggi del colle del Lys. Non c’è stagione migliore per scalare qui. È la prima via che faremo insieme e la scelta è ricaduta su Titanic, una via a spit di sei tiri di 6b sul solitario Torrione Ovest di Mompellato. Non è un caso se ho scelto questa via, qualche tempo fa il buon Teddy, che conosce bene il mio feticismo per le fessure, mi ha consigliato di dare un occhio al diedro qualche metro a sinistra della “sua” Titanic.
Giunti alla base del torrione sbircio il diedro: che figata!! La roccia sembra arenaria, lavorata dagli anni e dal vento presenta qua e là erosioni rotonde più o meno grosse. Un capolavoro, grazie Teddy! Il primo tiro di Titanic è una cascata d’acqua ed è anche il più duro, da buon gentiluomo lo lascio a Chiara che tra una mungitura e l’altra arriva in sosta. Non metto neanche le scarpette e lo salgo di gran lena in un raffinatissimo french free, ovvero tirando tutto il possibile ma senza mai farmi bloccare. Ci alterniamo fino in cima sulle bellissime placche del torrione. Un timido abbraccio, al quale avrei preferito un bacio con la lingua, e via in doppia. Mentre ci caliamo passo vicino ad un enorme tetto offwidth, mi sporgo per vederlo, è im-pres-sio-nan-te. La decisione è presa in quell’istante, va salito! Giunti a terra guardo in su, il “mostro” è ben difeso da uno scudo di placche ma, sulla destra, se non mi sbaglio (e invece mi sbagliavo, ma lo scoprirete dopo), una serie di lame permettono di proteggersi ed arrivare alla base.
Comunque, belle le fessure eh, ma oggi sono qui per Chiara, era da tempo che volevo scalare con lei, e intendiamoci, non al solo fine di scalare. La prima volta l’ho vista al fiume, io col pad a spalle a cercare nuovi blocchi, lei da sola a suonare l’ukulele in costume, seduta su un sasso in mezzo all’acqua. Ditemi voi come si fa a non perdere la testa.
Ma torniamo a noi, raramente propongo di ripetere qualche via, ok, con Chiara è successo, ma non potevo mica dirle “Oh, ho visto una parete, belle fessure muschiate, stupende placche lichenate, forse si sale coi friend, ma forse no. Vieni?”. Ecco, a lei no, ma ai miei amici sì. Non devo neanche dire che sarà una sucata planetaria tra erba, terra, run out e tante altre cose che piacciono probabilmente solo a noi, già lo sanno. Quindi scrivo a Gioele, Tommy ed Ene: “Raga, venerdì ci siete? Nuova via, forse.”. Triplo “sì”, si va.
È l’8 novembre 2024, oltre al materiale personale abbiamo una serie di friend a testa, un trapano, 5 spit e attrezzatura per pulire da fare invidia a un team di giardinieri. Tramite un sentierino io e Tommy saliamo fino alla cengia dov’è posizionata la prima sosta di Titanic e ci caliamo, il diedro è troppo sporco per poterlo salire dal basso, la fessura si nasconde dietro teppe d’erba e cariolate di terra. Do una pulita grossolana e lascio a Tommy il lavoro di fino con la spazzola, l’idea è quella di salire a piedi fino in cima al torrione, calarsi, mettere uno spit di sosta ogni 50-60 metri e verificare se esiste una linea trad. Uno spit l’ho già messo a fine diedro, le fessurine per fare una sosta a friend sono piccole e svase, non l’ideale insomma.
Tra l’avvicinamento, la pulizia del primo tiro e i convenevoli son già volate due ore, Gioele mi guarda e mi fa: “Sai che c’è Albi?”. “Sì, lo so, attacchiamo dal basso. Fanculo la perlustrazione”. “Esatto”.
Parte Ene, non può che essere altrimenti, è lui lo specialista dei diedri. Tra incastri e dulferate arriva allo spit che avevo messo, lo integra con due bei micro e mi recupera. Ma che tiro! Mica facile! Seguono a ruota Tommy e Gio, aka il Podda. Il secondo tiro dovrebbe seguire una piramide fessurata seguita da un piccolo bombé, ma, una volta giunto in cima alla piramide qualcosa non torna. Caccio un bel rosso che pare lavorare bene, lo tiro leggermente e le camme si aprono, ma che cazz… Mi accorgo che è tutta la piramide a muoversi. Niente di nuovo, dietro front. Disarrampico, traverso alla base del triangolone e vado a beccare il bombé che per fortuna si rivela più facile del previsto. Lascio la sosta di Titanic a destra e proseguo su terreno quasi pianeggiante fin sotto la parete vera e propria. Due buoni friend di sosta, “Vieni pure Ene”.
Mi raggiunge sicuro come sempre, recupera i ferri dal mio imbrago e fa per partire, poi si ferma. 65 metri più su incombe spavaldo il tetto, ma tra noi è lui ci son solo placche, di fessure manco l’ombra. “Cazzi tuoi Ene, hai voluto partire sul diedro?! Eccoti il conto”. Si avvicina alla parete con occhio attento, cerca le pieghe della roccia, la studia. Oltre lo spigolo no, troppa erba, se fossimo dovuti andare a funghi non ci saremmo spinti fin qui. Poi parte, più convinto, su una sottospecie di diedro tutt’altro che invitante, cieco e molto aperto. Sembra l’abbia chiamato. Scalare trad è questo, rispondere ad un richiamo, accettare l’offerta della roccia. A volte Madre Natura ci regala belle fessure continue, dove i friend entrano da soli, altre ci sussurra solo, tocca avere orecchie allenate, mente elastica e fiducia smisurata. Sono le sirene di Ulisse, sono brusii appena accennati le linee trad più belle, non le vedi neanche subito, le senti solo. Non sai come, ma sai che di lì puoi salire mettendo solo qualche protezione, scrivendo storie nella tua memoria, ma senza lasciar traccia. Non si sbagliava, qualche protezione entra, è la linea giusta. La scalata è delicata, da intellettuali, come diciamo noi. Sangue freddo, dai che tra un paio di passi mette un altro pezzo. Sale elegante, come se quel tiro l’avesse già scalato mille volte. Dopo 40 metri sento l’urlo liberatore “Sosta!”.
Seguo i suoi passi e mi viene il solito pensiero di quando scalo da secondo “Io sto tiro non l’avrei mai fatto”. Arrivo in sosta e gli stringo la mano “Diuffa, brau Ene!”. Sorride goduto “Grazie, ma ora tocca a te!”. Recupero il materiale, metto un po’ di magnesite e solo allora alzo gli occhi. Se prima il socio è stato bravo a trovare la linea giusta tra infinte possibilità, io non ho la stessa fortuna. Siamo in una piccola nicchia sullo spigolo, le alternative non esistono, la prosecuzione possibile è solo una. Meglio così, vista la mia indecisione cronica. Una fessurina appena accennata segue lo spigolo, mi alzo sopra la sosta e metto un nut piccolo, poi uno 0,2 da non guardare troppo, la parete inizia a strapiombare, un ciuffetto d’erba mi disturba, lo tolgo col cavanut e voilà, ecco la fessurina che cercavo, 0,4 bomber!! Da lì non scappa. Supero un tetto con un ribalto mica stupido, e, udite udite, ecco un altro bel tettino. Destino beffardo, avevo chiesto delle tette, non dei tetti! In una fessurina entra un bel nuttone e vicino gli fa compagnia un verde non dei migliori. Aggiro la sporgenza verso destra e mi ritrovo sospeso sullo scudo di placche. Avessi uno spit davanti alla pancia non ci penserei neanche e salirei sereno, invece, l’ultima protezione è 4 metri sotto e non vedo possibilità di metterne altre. Cosa fare?!
Basta ascoltare, certo! Contro ogni logica traverso ancora a destra, un ciuffetto d’erba mi chiama. Urlo a Ene, due tetti sotto di me, “Se sotto il ciuffo d’erba c’è una fessura siamo salvi”. “E se no?” chiede Ene. Non rispondo. Prendo il cavanut e scavo, “C’è!!”. Accoppio un viola e un grigio e mi torna il sorriso. Salgo dritto, una specie di clessidra accoglie un bel giallo, che figata! Traverso ancora 6 metri a destra ed eccomi, sotto il famigerato tetto!! La sosta non è delle più comode ma è senz’altro delle più costose, su un 5 e un 6. Recupero Ene, dietro lo tallona Gioele. Si appendono tutti alla mia sosta e insieme recuperiamo saccone e Tommy, a chiudere la carovana. Qui, infatti, lasceremo andare davanti loro, largo ai giovani! Gioele reclama giustamente il 6 della sosta, sul tetto sembra decisamente servire. Ma stare in quattro cristiani più il saccone su un solo 5 non sembra saggio.
Recupero il trapano dal saccone e metto uno spit che collego al 5. Liberiamo il 6 e parte. Il tetto è decisamente più largo di quando sembrava, il 6 entra in bassissimo, inutile. E allora ecco che Gio sfodera la sua arma segreta, fa parte del suo mestiere d’altronde, ovvero cercare soluzioni alternative. Il Podda è il maestro assoluto dell’aggirare i problemi, lo fa con naturalezza innata. Lui sa sempre dov’è il passaggio più facile, la presa più buona, lo sgamo. Ad avercela sta dote… È talmente talentuoso nella sua chiaroveggenza che, secondo me, lui non può scalare “a vista”, ma solo flash, perché sembra sappia esattamente dove stanno i pezzi dei puzzle. Con qualche micro-friend traversa sopra la sosta in massima esposizione, neanche a dirlo si allunga ad un buchetto invisibile e poi ad una presa dietro lo spigolo, come faceva a sapere ci fosse spiegatemelo voi. Con uno dei suoi caratteristici cambi piede al volo salta fuori e voilà, ci guarda sorridente da sopra il tetto. Deve sentire meno la gravità, per forza, a volte sembra quasi si tenga per non volare via verso l’alto, non verso il basso, come noi poveri acciaiati. Si tiene a destra la maxi fessura e sale una splendida placca ad erosioni, un gioiellino, come direbbe lui.
Lo seguiamo contenti e felici, consapevoli di aver passato il tratto chiave. Mancano 50 metri alla cima, l’ultimo tratteggio lo traccerà il buon Tommy. Ho già fatto l’ultimo tiro a spit di Titanic, si può fare trad, sicuro passerà di lì. Dopo un bello slego di 10-12 metri sopra la sosta, finalmente si ricorda di avere dei friend all’imbrago, ne mette uno e prosegue, lontano dalla nostra vista. “Parti pure” e il richiamo del Tommy. Gio lo segue e io a ruota. Guardo la linea di spit, lontana a destra. Ma dov’è andato ad infilarsi quel triestino maledetto?! Non si sa come, anzi, ora lo sapete anche voi, ovvero ascoltando, Tommy ha doppiato lo spigolo della torre, e, nascosta alla vista ma non all’udito, eccola, una fessura clamorosa in piena esposizione! La ciliegina sulla torta! Pirla io che non ho allungato i friend sotto, mi sembra di portarmi un mulo a spalle. Esco in cima e guardo stupito Tommy, “E sta fessa?! Da dove l’hai tirata fuori?!”. Sorride. Recuperiamo Enea, che goliardicamente si lamenta della compagnia, nella luce arancione del tramonto. Ci abbracciamo, qui come in tante altre avventure vissute insieme.
Doppie su Titanic, corsa all’auto perché il Podda aveva promesso alla sua bella di prepararle cena, e via, ognuno per la sua strada. O meglio, come cantava il Guccio, ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare, ma non raccontare a noi cos’è la libertà.
L’abbiamo chiamata così la via, proprio come la canzone di Guccini: quattro stracci. Quattro stracci come siamo noi, sognatori senza tempo. Del nostro passaggio su quel torrione resta poco, due spit, invisibili da sotto, evitabili col senno di poi.
Che poi, poco tempo dopo, qualcuno, a conoscenza dei quattro stracci, è andato lì, sulla stessa parete, su alcune delle pieghe che ci hanno sussurrato, e ha tirato su una fila di spit. “Che tanto la vostra via è trad, non c’è una linea, potete passare ovunque, e se incontrate gli spit potete non rinviarli”. Un classicone, quante volte me l’han detto, quante me lo diranno (spero più poche), quante volte mi son rifiutato di rispondere, di spiegare che forse bisognerebbe farsi un po’ “l’orecchio” e ascoltare la roccia. Che una via trad è evidente come una a spit. E che anche quelle a spit sarebbe bello seguissero le linee naturali, le venature, gli spigoli, le creste e qualsiasi struttura “evidente” delle pareti. L’epoca delle vie a goccia d’acqua è finita in Dolomiti mezzo secolo fa e invece, continuo a vedere falesie chiodate così, con squadretta e righello, senza rispettare la roccia e le sue formazioni perfette, magiche, uniche. Che tristezza mi mettono.
Però, qualche tempo fa, durante la proiezione di un film, un’autorità della val Susa e non solo, un alpinista che ha scritto sui libri, sui blog, su pareti vicine, lontane e sul ghiaccio di mezzo mondo, mi ha detto “State facendo bene, servivano idee diverse, un vento nuovo. Adesso, grazie a voi, quando uno deve mettere uno spit in valle, ci pensa due volte”. Sarebbe bello fosse così, ma non lo è ancora.
Noi continueremo comunque a salire le nostre linee invisibili, i nostri tracciati immaginari, a inseguire sogni e bisogni, a metter su ricordi, e non file di chiodi. Affineremo ulteriormente l’udito per sentire ancora meglio voci e suggestioni di Madre Natura. Continueremo a vivere delle avventure, e non ad aprire semplicemente delle vie. Non smetteremo di vivere il Nostro Nuovo Mattino, non siamo la generazione dei Tempi moderni, ma quella dei Tempi odierni, come recita il nome di un’altra nostra avventura verticale. Arriverà il giorno, e forse non è lontano, che non le censiremo neanche più. Che lasceremo quei piccoli fazzoletti di roccia senza salite e apritori, così da creare spazi libertari dove potersi perdere, esprime, avventurarsi e perché no, ritrovarsi.
Torrione Ovest di Mompellato 1350 m
Quattro stracci
Aperta dal basso l’8 novembre 2024 da Tommaso Zorzini, Enea Canone, Gioele Poddine e Alberto Gandiglio.
Avvicinamento
Sulla Provinciale del Colle del Lys, salendo da Almese (TO), poco prima dell’abitato di Mompellato, svoltare a sx per varie borgate (indicazioni) fino a Suppo a termine sterrata, parcheggiare con cura. Da Suppo passare tra le case e dalla fontana risalire diritti il grande prato fino alla falesia del Masso della Borgata. Andare ora verso dx ed oltre un rudere entrare nel bosco seguendo i bolli rossi fino all’indicazione per i vari settori. Raggiungere la base delle Placche della Comodità e proseguendo sul sentiero in leggera salita verso Ovest, si transita all’attacco di Vista su Suppo. Poco oltre vi è l’indicazione per Titanic ed in pochi minuti si è giunti. Quattro Stracci attacca subito 5m a sx, nel grande diedro fessurato. 30 minuti.
Relazione
L1 – Salire il diedro fin quasi al termine della fessura. 3 m prima che essa si esaurisca, traversare a sx per 3m seguendo una sequenza di buchi ed erosioni provvidenziali. Sosta 1 spit+0.4. (20 m VII-).
L2 – Salire sopra la sosta puntando ad una bella fessura costituita da un grande blocco instabile. Giunti alla sua base, aggirarlo a destra seguendo il suo bordo inferiore. Poi per facili risalti incrociare la linea di spit di Titanic. Sostare lì in prossimità o andare a sostare su alberi lontani lungo la cengia. (20/40 m VI-).
L3 – Dalla base del risalto principale, portarsi a sinistra di un grande crepaccio e attraversarlo (blocchi). Risalire circa 8 m per i terrazzi erbosi fino all’inizio di un sistema di diedrini apparentemente muschiosi. Seguirli per 20 m con sporadiche possibilità di proteggersi, scalando la sua placca prima a sx e poi a dx, fino a giungere su un comodo terrazzo costituito da un enorme blocco dietro un alberello secco. Sosta su spuntone. (25 m, VI).
L4 – Dritto sopra la sosta, in piedi sopra allo spuntone, ribaltarsi leggermente a sx con passo obbligatorio (VI+) puntando al tettino sovrastante. Aggirarlo a destra e attraversare la grande placca semi-sprotetta (V-) puntando all’enorme tetto fessurato ben visibile già da terra. Sosta alla base del tetto su spit+frend #5. (20 m VI+).
L5 – Se si hanno istinti suicidi e freesolo, scalare il tetto off-width, improteggibile se non all’inizio con un #6. Se no, scalare il muro verticale alla sua destra, che con sequenza di tacche e buchi provvidenziali porta ad acciuffare il bordo e ribaltarsi oltre (utile 0,1 – passo di VI+). Al che, salire fino al bordo superiore del tetto, bypassare la sosta della vicina Titanic e scavalcare la grande fessura per riportarsi alla sua sx, dove per placca a buchi e bugnoni, continuare verticalmente (V) fino a bel terrazzo dove si sosta. (golfaro+friend 0,4 – 25 m VI+).
L6 – Salire le facili placche sovrastanti la sosta puntando ad una betulla. Poi più facile sempre a sx fino a raggiungere una selletta sotto la cima. Qui portarsi ancora a sx doppiando lo spigolo, fino ad incontrare una magnifica fessura che in grande esposizione porta in vetta. (30 m, V+).
Discesa: in doppia lungo Titanic.
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@ 59
Tot capita, tot sententiae.
Devo una replica a Bertoncelli (#17), anche se nel frattempo (come al solito) la discussione si è allargata in mille rivoli:
Permetti, se al #7 e al #10 ho osato criticare quello che hai scritto è proprio perché conosco il testo della canzone (anche se non la so a memoria come altri che hanno scritto qui) e non ci trovo niente di quello che ci trovi tu: “apologia di reato”, “terrorismo”, addirittura “esaltazione” di quest’ultimo, volontà di uccidere, ecc.
Inoltre, trovo che sia quanto meno azzardato scrivere che:
https://youtu.be/SwYN7mTi6HM?si=-VJFckzyCIoVqgt8
Ben visibili le fasce di Van Halen
Fasce di Van Allen o Van Halen, da Wikipedia:
– fasce elastiche progettate negli anni ’80 da Eddie Van Halen, per proteggere la schiena durante i lunghi assoli di chitarra nei concerti. Si possono comprare sul sito del gruppo nella sezione Market.
– Fasce di particelle ad alta energia nella magnetosfera terrestre, danneggiano i satelliti e mettono a rischio la salute degli astronauti. Per verificare il loro effetto basta chiudersi nel forno a microonde domestico, dare massima potenza e dire a un amico/moglie di riaprire dopo una settimana. La Samantha nazionale ha detto, sussurrato, che l’uomo non si è mai avvicinato ad esse.
“Esiste qualcuno in grado di spiegare il motivo per cui dopo il primo falso […] furono architettati un secondo falso, un terzo falso, un quarto falso, un quinto falso, un sesto falso”
Ci sono tanti buoni motivi per cui gli americani avrebbero potuto inscenare non uno, ma ben sei falsi allunaggi.
Ad esempio per rendere più credibile la storia. Una volta sola? Sembra una trovata pubblicitaria. Sei volte? Diventa routine, normalità.
Chi era che diceva che “una bugia ripetuta sei volte diventa verità” (o qualcosa del genere 🙂 ) ?
Inoltre, la NASA aveva bisogno di giustificare i miliardi piovuti dal Congresso e continuare a chiederne. Niente di meglio quindi che una bella saga di missioni rischiose, ma girate in sicurezza tra Nevada e Hollywood.
Infine mostrare costante progresso. Ogni missione una novità: rover, campioni, esperimenti, così da rafforzare la leadership globale americana e tenere viva l’attenzione del pubblico e il senso di patriottismo.
Da questo punto di vista l’Apollo 13 è stato un colpo di teatro magistrale. Suspense, paura, umanità. “Houston, abbiamo un problema”.
Nessuno muore, tutti tornano a casa, e anni dopo Oscar a Tom Hanks.
Che poi, già il nome A-pollo è una presa in giro: infatti solo un pollo può crederci.
Insomma, come vedi, Bertoncè, motivi ce ne sono a iosa: l’unico limite è la fantasia, che può volare in alto come un razzo, in barba alle leggi della fisica.
A differenza della realtà.
Trovo esilarante venire accomunato a Bertoncelli da Cominetti e a Cominetti da Bertoncelli 🙂
Anche se, Bertoncè, è evidente che (al solito) tu abbia capito poco o nulla di quanto ho scritto (a differenza di Cominetti).
Che sarebbe: vedi Bertoncè, questo è quello che si prova quando, per rispondere a una posizione per te fuori dal mondo, segnali qualcosa e ti rispondono che sei “abile nel pescare a strascico nella Rete, facendoti bello con collegamenti a destra e a manca“.
Non mi pare tu l’abbia presa bene, ma è esattamente l’atteggiamento che tieni tu negli altrui confronti. Come nella discussione su Tachipirina&vigile attesa, ad esempio.
P.S. Cominè, “all’onore non ci ho mai tenuto, tranquillo” (cit.)
Quelli del c.d. mainstream/massa appecorata Bertoncelli, Balsamo e anonimi vari, sinceramente fanno un po’ tenerezza.
Liberi o incatenati che dir si voglia, l’importante è il come ci si sente.
I giri di parole che usate per esprimere concetti decisamente superficiali non vi fanno di certo onore come invece vorreste.
Ma, in ogni caso, tutto dipende da come vi sentite.
E io mi auguro: bene.
Ok?
Non siete nemmeno in grado di inventare qualcosa di simpatico, dovete per forza scopiazzare.
Dimentichi Apollo Creed che nel 1976 ha perso ai punti contro Rocky Balboa
Fabio TROLL GO HOME…è più consono!
Dicono che nel luglio 1969 l’uomo sia andato sulla Luna per la prima volta con l’Apollo 11. Ma trattasi di un enorme falso architettato dai luridi yankee.
Per loro fortuna gli andò bene: tutto il mondo credette alla panzana (perfino l’URSS!), ma non Cominetti e pochi altri. Perfino Tito Stagno – cosí corre voce – ebbe dubbi (e Ruggero Orlando no?).
Dopo il primo falso, ce ne fu un secondo: Apollo 12 (novembre 1969).
Dopo il secondo falso, ce ne fu un terzo: Apollo 14 (febbraio 1971).
Dopo il terzo falso, ce ne fu un quarto: Apollo 15 (luglio-agosto 1971).
Dopo il quarto falso, ce ne fu un quinto: Apollo 16 (aprile 1972).
Dopo il quinto falso, ce ne fu un sesto: Apollo 17 (dicembre 1972).
P.S. Apollo 13 come volete considerarlo: vero o falso?
Esiste qualcuno in grado di spiegare il motivo per cui dopo il primo falso – quando il mondo miracolosamente si era bevuto tutta la panzana – furono architettati un secondo falso, un terzo falso, un quarto falso, un quinto falso, un sesto falso. In tal modo il rischio di essere scoperti e sbugiardati aumentò di sei volte.
Per fortuna a illuminarci ci sono Cominetti e quella sagoma di Balsamo, oltre che (forse) i Testimoni di Geova.
Ripeto: gli USA non potevano fermarsi al primo falso? In fondo gli era andata cosí bene…
E invece no! Hanno voluto strafare! Ma il Grande Smanettatore, i Testimoni di Geova e tutto il resto della banda li hanno smascherati. YANKEE, GO HOME!
Sei un artista del fraintendimento totale…era riferito solo ed esclusivamente al cielo sotto al quale tu vivi .Il resto dal tuo ultimo post denota poi più paranoie che altro…
Chiedo scusa per i continui fuori tema al amministratore e a quanti leggono di montagna nonché al autore dell’articolo stesso.
Lo sparatemi addosso ora si tramuta in sputatemi addosso di Gucciniano testo.
A presto con pace.
44
Vuoi il mio indirizzo per venire civilmente a casa mia come netanyau a gaza?
Perché da ciò che scrivi mi sembri simile.
A me mi spaventate
Carlo a volte è bene porre risposte concrete più che che consigliare agli altri di leggere…posso solo immaginare le tue (banali ?)risposte.
Condensazione, altimetria e rotte di voli civili qua sopra sono cavolate di comodo per non voler vedere…
Le griglie in cui viene” tracciato” periodicamente il cielo non ha risposte e dati che mi aspetto certo da te.
Beato te che a quanto pare l allerta BravoPlus ti è distante.
P.s.1 falsità mai dette…p.s.2 sei te che pavidamente non ti firmi a esserlo!
A volte è bene distogliere lo sguardo dal cielo e calarlo in qualche libro di fisica e chimica e, perché no, di geografia. Si eviterebbe di dire irreali falsità
43@ …”lo si ignora” e sei in contraddizione! per quanto invece il compatire ti ringrazio è preferibile al odiare…
Per conoscenza sono 20 anni che osservo il cielo e questo non banale (come tanti vorrebbero liquidare) fenomeno.
Buona giornata.
Ma dove (civilmente)vivi ?
Non si spara a chi guardando il cielo si fa un film e lo romanza credendo a scie chimiche e all’arancità della terra..lo si compatisce o lo si ignora
Buon giorno …sulla terra a forma d’arancia nessun dubbio.
Sulla nostra calpestata sulla luna a parte la forma …molti.
Invece sulle cosiddette scie chimiche nessun dubbio…se guardate oggi il cielo sopra le Dolomiti nel giro di poche ore dalle 5 alle 8 per capirci la velatura è totalmente artificiale data da scie che si allargano per km e assolutamente non si dissolvono .
Di solito al venerdì…ma in genere si puo osservarlo anche in altri giorni concomitanti con eventi militari es .in queste “calde” giornate medio orientali.
Non sono di linea e spesso fanno anche delle belle inversioni a U.
Non so se è corretto chiamarle con il nome coniato per denigrare chi guarda ancora al cielo come me,qualsiasi cosa siano esistono eccome!
E ora sparatemi addosso …
P.S. Sulla libertà.La sindrome dell’illuminato è una trappola mentale che nasce da una esigenza autentica (capire di più, non farsi manipolare), ma che si traduce in una illusione di invulnerabilità e in una visione semplificata e narcisistica del mondo, possibilmente avversa al c.d. “mainstream”, che alla fine lascia l’individuo ancora più vulnerabile e isolato.
Chi è affetto da questa sindrome è sinceramente convinto di essere libero, ma in realtà è prigioniero di un’altra forma di manipolazione: quella che sfrutta il bisogno umano di sentirsi speciali, diversi, superiori alla c.d. “massa appecorata“.
Ed è una manipolazione che proviene da noi stessi, e, in quanto tale, molto difficile anche solo accorgersene.
“Bertoncelli, citi delle fonti a livello Wikipedia o poco meno. […] tutte quelle contrarie […] mi sono sembrate di livello tecnico e scientifico decisamente superiore”
Bertoncè, consentimi di darti il benvenuto nel mondo dei “Grandi Smanettatori“.
Quel mondo in cui tu sei “abile nel pescare a strascico nella Rete, facendoti bello con collegamenti a destra e a manca” (ricordi?) e gli altri quelli che “io prima mi informo e controllo. Poi, se è il caso, gli faccio notare: “Guarda che l’hai fatta fuori dal vaso” (sempre parole tue).
La prova definitiva? Anche Tito Stagno “non mi era sembrato tanto convinto“.
Scacco matto, NASA! 🙂
Non è un mondo meraviglioso, Bertoncè ? 🙂
Su molti dei temi citati mi verrebbe da dire che “… tanto ci sarà sempre, lo sapete, un Bertoncelli un prete, a sparare … “.
“Abbocchino il..lucci”
chi sà vanti lucci ci sono di perinquà….?
Sembra che causa troppi allunaggi, l’estate scorsa sulla polvere del Mare della Tranquillità sia comparsa la scritta: “ASTRONAUTI GO HOME.”
Bertoncelli, citi delle fonti a livello Wikipedia o poco meno.
Non perdo tempo a citare tutte quelle contrarie, che comunque, mi sono sembrate di livello tecnico e scientifico decisamente superiore. Se proprio devo dirlo.
Certo che al telegiornale non ci credeva solo mia madre…
https://lunasicisiamoandati.blogspot.com/
Bombardare l’ Iran è Giusto o sbagliato? Occupate la Palestina è giusto o sbagliato?
È tutto relativo Fabio……tranne tenersi…..
Sono d’accordo con Marcello. Ci sono temi di cui definire giusto o sbagliato bene o male vero o falso…a che serve? La guerra in Vietnam….l’occupazione dell’Afghanistan…….aver lasciato che i serbi facessero quello che hanno fatto sotto gli occhi dell’ONU????
Bertoncelli, scrivi di
…articoli sulla Terra piatta, sulle scie chimiche, sull’uomo che non è mai andato sulla Luna, e via delirando…
accomunando cose diversissime tra loro che sovente vengono utilizzate per definire una categoria di persone scomoda o demente.
La fai troppo semplice, secondo me.
Ad esempio io sono convinto che gli americani sulla luna non ci siano andati ma anche che la terra è sferica. Sulle scie chimiche non saprei, ma ci si può documentare e parlarne.
Circa la luna, pensa, che Tito Stagno è stato mio cliente per qualche stagione e neppure lui mi era sembrato tanto convinto quando ne parlavamo. Io, ovviamente, non gli ho mai detto che dubitavo (erano gli anni ’80) perché volevo che mi raccontasse… ma effettivamente parlava come un telegiornale, cioè in quella maniera che io definisco “da oroscopo”.
@ 25
ERRATA: “apertura mentale”.
CORRIGE: “tolleranza”.
P.S. Ciò non toglie, beninteso, che Alessandro è pure di mente aperta!
Aspetto un meteorite che me la riporta nell’orbita giusta…forse basta un buon ortopedico!
“La Terra non è piatta, però fino al ‘600 era al centro dell’universo, poi non si sa il perché ma si è lateralizzata“
…forse perché non è affatto al centro dell’univers.
Sempre che si possa definire un “centro dell’universo”, ovviamente!
In ogni caso, spiace per la tua rotula.
La Terra non è piatta, però fino al ‘600 era al centro dell’universo, poi non si sa il perché ma si è lateralizzata, come la rotula del mio ginocchio!
Bravo Benassi: meglio conoscere prima di sparare sentenze a cazzum!
Tra chi crede in buonafede e chi non crede in malafede non ci vedo nessuna differenza: entrambi non conoscono.
Per sapere chi sono i mentitori, chi ci prende per cretini, bisogno conoscere le menzogne, gli inganni che raccontano. È la conoscenza che ci da un arma in più.
Ragazzi, crescendo mi sono interessato sempre piú alla storia, non solo per passione ma anche perché ho capito che senza la sua conoscenza è piú facile essere turlupinati. Insomma, sapere la storia è utile: serve per non ripetere gli errori.
È necessario sentire tutte le campane, pure quelle che riteniamo stonate, se non altro per spernacchiarle senza pietà. Solo un tipo di campana non sopporto proprio: quella in malafede, quella palesemente falsa, quella che vuole spacciare ignobili menzogne credendoci imbecilli o ignoranti.
Per esempio quella di chi insinua o dice apertamente che l’Olocausto è stato una messinscena dei vincitori. Tempo fa su Totem & Tabú fu pubblicato un articolo di un miserabile negazionista. Ecco, pur apprezzando l’apertura mentale di Alessandro, io non l’avrei pubblicato. I mentitori non devono trovare spazio. Altrimenti, per parità di trattamento, mi aspetterei che fossero pubblicati articoli sulla Terra piatta, sulle scie chimiche, sull’uomo che non è mai andato sulla Luna, e via delirando.
Al cantautore spetta un ruolo di intermediario. Conosce una storia che ispira un tema musicale, o viceversa, e fondendo parole e musica ne esce la canzone.
Questo ruolo manleva ogni ideologia che la canzone trasmette, proprio per il ruolo che il cantautore ha.
Non vi piace la mia locomotiva? Pazienza. L’ho suonata almeno 400 volte davanti a persone di ogni tipo che mi hanno applaudito e voluto bene.
È abbastanza per farmela considerare una bella storia.
@ Fabio, concordo con molte delle cose che dici. Bisogna, però, fare attenzione al revisionismo che può facilmente sfociare in atteggiamenti woke assai censurabili. Giusto “fare le pulci” alla Resistenza dove ci sono stati episodi molto censurabili (me lo diceva anche mio suocero buonanima, Partigiano nelle montagne della Val Pellice), ma prendersela oggi con La Locomotiva significa ignorare non solo il contesto in cui è stata scritta ma anche il periodo storico in cui accadde il fatto a cui la canzone si é ispirata. Sul finire dell’800 le disuguaglianze e le ingiustizie sociali erano estremamente marcate. Ci sono anche oggi (sempre di più, in particolare le disuguaglianze) ma la differenza è che il “proletariato” (tanto per usare un termine caro a chi scrisse “Il Capitale”) odierno sta decisamente meglio di quello di fine ‘800, quando, ad esempio, a San Martino le famiglie contadine che non rispettavano certi “standard” stabiliti dal latifondista venivano bellamente cacciate fuori dalla cascina. Per non parlare delle condizioni di lavoro negli opifici. Non dico che neanche all’epoca fosse giusto “ammazzare i ricchi”, però posso capire maggiormente l’odio sociale della base verso i vertci della piramide, rispetto alla situazione odierna. Giudicare con gli occhi del passato é sempre un esercizio molto complicato (rimetta 🙂).
Per quelli che criticano la Locomotiva, è come dire che Bella Ciao è una canzone comunista. No! È un inno alla libertà di tutti. Ma evidentemente c’e gente che non ama la libertà, preferisce il più forte che gli scandisce giorno per giorno la vita, imponendogli le proprie regole.
Scusa Fabio ma sei un po’ ossessionato dalla verità, la storia, ? Cerchi una unica risposta alle mille facce della realtà……esistono le religioni per soddisfare queste tue aspirazioni.
Dopo tanti decenni di prevaricazioni culturali – e di Hazet 36 – ritengo che, per rispetto della verità e della storia, sia giusto incominciare a chiamare le cose col loro nome, pur considerando il contesto differente da quello attuale.
Lo stesso accadde con la Resistenza: ce ne avevano taciuto una parte di importanza fondamentale. Ora gli storici tentano di narrare la Storia, tutta la storia e non solo quella che conviene a certuni.
Onore ai partigiani che combatterono contro il nazifascismo e per la democrazia. Vergogna per i partigiani che combatterono contro il nazifascismo e per il comunismo, e trucidarono tantissime persone incolpevoli.
D’altra parte, purtroppo, le prevaricazioni continuano tuttora, perfino nelle università: provate a esprimere alla Sapienza un pensiero contrario a chi di fatto comanda lí!
Giampaolo Pansa preferí addirittura rinunciare alle serate di presentazione dei suoi libri (in librerie private!) per evitare incursioni violente dei sedicenti “antifà”, che in realtà si comportano come squadracce fasciste.
Ho sempre cantato a squarciagola La Locomotiva congratulandomi con me stesso del fatto di saperla a memoria (anche se ogni tanto seguivo il “Guccio” perchè e veramente lunga). Non ho mai pensato che il testo fosse un’apologia di un attentato in quanto ritengo questa canzone “figlia del suo tempo”. Parliamo dell’inizio degli anni ‘70 come composizione, ma poi ha imperversato per tutto il decennio e, di fatto, è diventata “un classico” anche perchè, misicalmente parlando, è una gran bella canzone. Bisogna, però, ricordare cosa rappresentò quel decennio …,
Anni di potente ideologia “figlia” del movimento studentesco del ‘68. Anni di lotta armata. A Torino la FIAT faceva uscire i dirigenti da corso Tazzoli perchè all’uscita principale in corso Agnelli c’erano i brigatisti ad aspettarli per gambizzarli. Anni duri di potente contrapposizione ideologica tra “rossi” e “neri” con i primi che imperversano nella società e i secondi che agivano nell’omra e ogni tanto uscivano allo scoperto con qualche vile strage. Per (nostra) fortuna entrambi gli schieramenti sono stati sconfitti e relegati nei libri di Storia.
I quegli anni un terzo filone di pensiero molto presente nella società era costituito dall’anarchia, ideologia in cui si riconosceva Guccini e molti altri (alcuni anche amici miei).
Questi sono gli anni in cui il Francesco cantava la sua Locomotiva la quale, come è stato detto, si ispirava ad un fatto realmente accaduto a fine ‘800 che aveva avuto come protagonista proprio un anarchico.
Criticare ora quella canzone mi pare un esercizio che si pone fuori dal contesto in cui è nata.
Più che Guccinone,politica ,terrore,libertà,spit o non spit, primato o trad…l’ukulele sirenico che evoca paradisiaci Eden non riesco a toglierlo dalla testa…
Placido, lasciamo perdere la battuta scherzosa. La questione che prima mi ha infastidito è la seguente: tu mi critichi nel commento 7 (“È fuori strada”), però poi nel 10 dimostri di ignorare il testo della canzone.
Se non si sanno le cose, ci si informa e poi si interviene. Perché si vuole giudicare senza sapere?
Per esempio, quando nel forum compaiono le sentenze del Grande Smanettatore, io prima mi informo e controllo. Poi, se è il caso, gli faccio notare: “Guarda che l’hai fatta fuori dal vaso”.
Placido, credo che tu sia un bravissimo arrampicatore su placca, specie se insaponata. Bravo!
Bertoncelli, sarebbe sufficiente rispondere (se vuoi e se puoi) alla mia domanda del #10, senza lanciarsi in inutili assunzioni sul mio conto basate non si sa bene su cosa.
Ma sopratutto Marcello, terrorismo è un termine scivoloso, ben poco chiaro che si presta piuttosto bene alla propaganda e quindi al fraintendimento e al travisamento ideologico.
Per cui alla fine i terroristi sono e rimangono sempre e solo quelli che non stanno bene all’establishment.
Sparare a un giudice o a un giornalista a me pare significativamente differente, come qualità che come quantità, dal mettere una bomba su un treno di gente che va in vacanza o in una piazza.
Però è tutto terrorismo, è tutto uguale, i terroristi sono tutti uguali e tutto è da condannare e deprecare.
Alla base del terrorismo, vero o farlocco, c’è sempre qualcosa di ingiusto da combattere. Non che esista un terrorismo giusto, intendiamoci, ma senza ingiustizie non esisterebbe terrorismo. Mi pare.
Usando la violenza ogni terrorismo è sbagliato ma a volte combatte violenze indirette che non di rado sono peggiori della violenza eclatante e momentanea di certi episodi altisonanti.
@ 10
In vita tua hai mai ascoltato La locomotiva?
E, non sapendone nulla, emetti giudizi a vanvera (@ 7)?
Prova a leggerne il testo:
https://www.youtube.com/watch?v=WIJABv3N_BY&pp=ygUbbGEgbG9jb21vdGl2YSBndWNjaW5pIHRlc3Rv
Al messaggio precedente (#10) si legga:
“Puoi citare il passo dove secondo te sarebbe espressa questa volontà?”
Il “te” mi era rimasto nella tastiera…
?!?
Dove?
Puoi citare il passo dove secondo sarebbe espressa questa volontà?
Matteo, ho parlato di Guccini soltanto perché era stato nominato nel commento 4 in termini estremamente positivi. Mi sono limitato ad aggiungere che, se lui esaltò il terrorismo in una canzone, forse c’è anche dell’altro nella sua personalità.
Se il tema fosse stato la storia d’Italia dalla proclamazione del Regno fino alla Prima guerra mondiale, avrei parlato anche di Bava Beccaris.
P.S. Nella canzone di Guccini NON si menziona Rigosi. Si parla di un treno pieno di “signori” che il terrorista vuole ammazzare, dimenticandosi per di piú dei macchinisti, dei controllori, dei passeggeri nelle classi inferiori. Se l’attentato fosse riuscito, sarebbero morti anche costoro, a decine.
P.P.S. A parte il fatto che non considero giusto assassinare un ricco in quanto tale. Lasciamo il terrorismo alle Brigate Rosse, ai Nuclei Armati Rivoluzionari e a tutti gli altri. Gli italiani hanno sofferto abbastanza.
Invece Incontro, anch’essa di Guccini, regala uno tra i piú profondi testi musicali che io conosca. È l’apoteosi della nostalgia e della malinconia esistenziale.
Per un carattere “crepuscolare” come il mio, ascoltare questa canzone è perfetto per farsi del male.
https://www.youtube.com/watch?v=dydXHR3-Df8&pp=ygUXR3VjY2luaSBkaWVjaSBhbm5pIGRvcG8%3D
È fuori strada.
Terrorismo è un termine abusato ed è diventato un vero babau, usato per spaventare e per giustificare repressione del dissenso e, ultimamente, le peggiori guerre di aggressione.
Nella fattispecie, sul quel treno non c’era proprio nessuno, perché l’anarchico Pietro Rigosi nel 1893 sganciò La Locomotiva dal merci cui era addetto come aiuto macchinista (cioé quello che sbadilava il carbone) e partì, come gesto di protesta. Non si sa perché lo fece e magari andò a sbattere perché non sapeva come frenare, comunque è interessante che ne uscì vivo anche se gravemente ferito, e non fu mai incriminato, ma anzi godé della pensione delle ferrovie fino alla morte.
Terrorismo…chissà perché invece i Fabii del mondo non sono mai spaventati e non chiamano terrorismo la guerra d’Abissinia di 2 anni dopo o la repressione dei moti di Milano di Bava Beccaris di 5 anni dopo?
E non gli interessa mai se è di destra o di sinistra…
A vent’anni ho amato La locomotiva di Guccini. Tuttora la considero una bella canzone.
Tuttavia, analizzandone il testo – isolato dalla musica – ci si rende conto che si tratta di apologia di reato. Si esalta il terrorismo.
Nella storia d’Italia sono successi attentati a treni, con stragi; vedi la strage dell’Italicus (1974) e quella alla stazione di Bologna (1980). Non mi importa la motivazione e se siano stragi di sinistra o di destra. Mi importa che siano morti tanti innocenti, come invocò Guccini nella sua canzone.
E se su quei treni ci fosse stato qualche suo familiare, che faceva? Cantava lo stesso?
Spittico…ma va a quel paese! Fosse pieno il mondo di Guccini e di Motti ora non staremmo sotto il giogo di pazzi criminali guerrafondai e tipi come te.
Quante pippe!
Mutatis mutandis utte quelle di un aspirante caiano: compresa citazione di un reduce di ogni sconfitta, Guccini.
Siete quattro gatti, girate con centinaia e centnaia di euro di materiale all’imbrago e piangete una miseria esistenziale, un patimento alla Motti – l’unico vero fallito – uno spleen vintage.
Scalate senza rompere i coglioni con le vostre pallosissime lagne.
La storia della polemica con la linea a spit che minacciava di infrangere i sogni di libertà di Gandiglio e soci si può leggere qui:
https://www.gulliver.it/il-forum/?buone_gite=dmlld3RvcGljLnBocD9mPTgmdD03NzYw
Segnalo che la sua libertà è garantita per sempre grazie all’asportazione (che lui stesso ha compiuto) dell’unico spit della nostra via che intersecava la sua linea.
Spiace solo che i tentativi di conciliazione e collaborazione offerti -malgrado la schiodatura- vengano buttati in vacca in questo modo.
Tutti si danno un motivo valido per giustificare il loro agire.
Scalate ma non pontificare, che è meglio e perché si dicono anche tante cazzate.
Meglio pensarla alla Maestri che diceva che ci sono tanti alpinisti e tanti alpinismi. Ma la morale per favore anche no.
Il racconto era molto più interessante all’inizio, poi è scivolato nelle solite banalità verticali di cui non se ne può più. Peccato.