Rinunciamo al mezzo meccanico, per quanto possibile.
La politica di risparmio energetico in futuro sarà inevitabilmente parte integrante della nostra coscienza civica e morale. Solo allora ci sarà più facile rinunciare a quelle comodità che inducono solo allo spreco ambientale ed economico.
Oggi al contrario, usiamo auto e moto senza risparmio per un rapido inserimento nel bel mezzo di una situazione naturale: e invece dovremmo soltanto permetterci un più agevole accesso a quella stessa situazione naturale.
Funivie e impianti a fune sono richiesti e usati non per accedere ai margini della wilderness rispettandone il cuore, bensì per accelerare l’inizio e la conclusione di un percorso o di una gita tramite un consistente accorciamento. Abbreviare le distanze facilita un’esperienza ma ne rimpicciolisce l’intensità. L’industria turistica può svendere percorsi ridotti o selezionati, ma non può includervi alcun reale beneficio per lo spirito, perché l’esperienza interiore, al contrario dell’acquisto, non segue la logica del “paghi due, prendi tre”.
Non ci possono essere conoscenza e amore per la montagna e per la wilderness se stoltamente amputiamo quelle parti di percorso che riteniamo meno significative. Possiamo vivere una maratona, per esempio, solo se corriamo per 42 km. Se così non è, l’esperienza che andiamo cercando si azzera, perché si svuota di significato.
Di solito le strade perimetrali di un’area wilderness, come pure gli accessi stradali o gli attraversamenti, non permettono una forte velocità perché strette, ripide, sassose, oppure a tornanti con ridotto raggio di curvatura. Se proprio non si può rinunciare all’auto, evitiamo la velocità e le imprudenze: l’ambiente ce ne sarà grato e avremo una miglior possibilità di “sperimentarlo”. È inutile andare al cuore di un bel posto velocemente. Trascurandone la periferia, rimpicciolisce l’intensità della nostra esperienza.
Chi si esibisce in corse, sbandate e frenate su sentieri, boschi e prati, svilisce un ambiente con l’inquinamento dell’aria, con il danno alla coltre erbosa, con il dissesto del terreno, con il disturbo agli animali.
In ogni caso evitiamo di percorrere le strade riservate ai mezzi agricoli o forestali, anche se troviamo la sbarra seducentemente aperta; lasciamo posteggiate le auto in modo che chi interviene per un incendio o per un soccorso non trovi accessi ingombri.
La qualità di un’esperienza umana, avventurosa o meno, avrà sempre più bisogno dell’abbandono del mezzo meccanico: perché, per avere un valore, sarà sempre meno asservita ai consumi.
postato il 17 aprile 2014
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Non conta solo ciò che si guarda, il punto è come si guarda: ricordiamoci di questo quadro http://grisou70.wordpress.com/2012/03/15/le-erbacce-di-durer/
quando cerchiamo ambienti “mozzafiato”
Oggi abbiamo fretta. Bisogna fare tutto in velocità. L’avventura, la scalata va bruciata nel minor tempo possibile. Non c’è tempo per i sentimentalismi, non c’è tempo per guardarsi intorno. L’avvicinamento e il ritorno quindi vanno ridotti al minimo. Anche gli attuali record di velocità sulle pareti da parte dei vari fuoriclasse di turno sono un esempio e forse anche un invito a fare tutto di corsa.
Bisogna collezionare e farne il più possibile quindi non si può perdere tempo in cose inutili come l’approccio e il ritorno.
Autostrada, funivia, ritorno in doppia, funivia, autostrada……