Sostenibile
di Susanna Turco
(pubblicato nella rubrica La parola de L’Espresso nel settembre 2021)
C’era già, codificata da Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere. S’avanza ora prosaica una nuova forma di insostenibilità: quella del sostenibile. Sempre di più vasto uso, sostenibile è infatti l’aggettivo che serve a sostenere tutto: lo sviluppo, le emissioni inquinanti, un’alleanza, un progetto urbano, qualsiasi idea di futuro. Dimensioni che si ha spesso il sospetto non sarebbero sostenibili altrimenti, senza l’aggettivo che le sostiene.
Giuseppe Conte, grande fiuto per le tendenze, nel discorso del tavolino che fece nel giorno in cui lasciò Palazzo Chigi battezzò la coalizione cui voleva lavorare, il futuro con Pd e sinistra, «alleanza per lo sviluppo sostenibile». È in nome di questo progetto che, a Roma, ora ha deciso di non presentare un candidato M5S alle elezioni suppletive a Primavalle: una scelta che molti ritengono insostenibile, inaugurazione di una desistenza ( forse) sostenibile. Nell’oggi ambiguo, dominato da concetti polivalenti come la transizione, che corrisponde all’ambizione di agguantare ciò che e in moto e quindi per certi versi che non è da nessuna parte (la transizione ecologica), la sostenibilità serve del resto a segnare il punto di svolta di certe transizioni politiche: è il cavallo di Troia attraverso cui si entra nell’epoca nuova, facendo leva su un però. Esempio: i Cinque Stelle erano contro il ponte sullo Stretto; ora sono a favore del ponte, a patto però che sia sostenibile. La sostenibilità ha anche un timing preciso, in città: da Anne Hidalgo a Parigi, fino alla Roma democratica ambita da Roberto Gualtieri, i 15 minuti sono il tempo entro cui la qualità della vita cittadina è sostenibile. Dal sedicesimo si entra nell’insostenibile, dove però per lo più si vive, a farci caso. Un tempo dilagò in modo analogo la parola flessibilità, che in origine era progressiva e leggera, sostenibile; poi però divenne precarietà, fragile e insostenibile. Quanto ci vorrà stavolta?
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Giorgio, peccato che nel 1918-1920 nonostante fossimo meno etc etc la influenza spagnola fece circa 50 milioni di morti (o qualcosa di più) su una popolazione mondiale di solo due miliardi uomini….
Domanda: che fare per ridurre la popolazione? Soluzioni?
@Giorgio,
grazie con la spiegazione… è che la tua frase per come la avevo letta suonava più come un “con il vaccino e la tecnologia risolviamo il problema del sovraffollamento”… Ma forse sono io che ho pensato male 😉
Caro Andrea, vaccinare 7 miliardi di umani mi sembra un obiettivo costosissimo, utopistico e pertanto irraggiungibile, soprattutto se bisognerà continuare a vaccinare tutti ogni sei mesi e ammesso che i vaccini siano in grado di debellare virus mutevoli (il che, per quel poco che ho capito, è da dimostrare). Se fossimo 1,5 miliardi come ad inizio 1900 credo che non ci vorrebbe molto a capire che la situazione sarebbe ben diversa e il virus, grazie al naturale “distanziamento”, ai vaccini e alle minori tensioni sociali, forse sarebbe già stato vinto. Le tecnologie con cui si vuole risolvere i problemi di degrado ambientale (energia pulita, reciclaggio, zero emissioni, ecc…) funzionano ma hanno dei limiti difficilmente superabili, collegabili proprio al sovraffollamento e alle ambizioni di sviluppo del benessere insite nella natura dell’uomo. Se fossimo 1,5 miliardi potremmo ambire, con le tecnologie e i vaccini che sono stati sviluppati, a stare tutti bene, consumando il giusto senza sentirci in colpa. Senza preoccuparci troppo dell’inquinamento che provochiamo, chi più chi meno, per il solo fatto di esistere, di respirare. Greta compresa. Finché non si capirà questo i convegni come Cardiff per debellare il degrado saranno destinati ad essere dei fallimenti. E le pandemie, peraltro previste da chi è ancora capace di togliersi il paraocchi, non ci renderebbero la vita così difficile.
@Giorgio
“ma di questo nessuno più ne parla, si vuole risolvere tutto con i vaccini e la tecnologia,”
…. Giorgio, mi spieghi meglio questo concetto?
Mercificazione, anche del sostenibile.
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/sul-capitalismo-morale
Finché il Pil resterà la misura di tutte le cose il sostenibile resta una farsa, nettare per chi pensa ci sia un capitalismo buono, che non abbia alternative, per chi è appiattito sul pensiero unico.
Votate! Per sostenere l’agonia della terra. E con la sua, la nostra.
LA TRAGICA IMPORTANZA DEL NON SOSTENIBILE
Massimo, hai ragione e hai torto.
Hai ragione sul fatto che non sapremmo come quantificare la sostenibilità.
Hai ragione sul fatto che l’espressione “sviluppo sostenibile” è truffaldina perchè sottintende che possa esistere uno sviluppo sostenibile quando invece questo è tutto da dimostrare.
Hai ragione quando questo ti ricorda l’affermazione gattopardesca “bisogna che tutto cambi perchè niente cambi”.
Hai torto quando inviti a non usare mai il termine sostenibile, perchè se è difficile dire cosa e quanto sia sostenibile è fuori discussione che ci siano cose non sostenibili.
Hai torto perchè è importante ciò che qui Giorgio afferma, e cioè che sulla terra non è sostenibile la presenza di oltre sette miliardi di umani.
Non solo l’attuale inquinamento demografico umano non è sostenibile, ma scoraggia qualsiasi azione verso un riequilibrio ecologico: perchè accollarsi il sacrificio di ridurre i propri consumi se questo sacrificio viene annullato dall’eccesso e addirittura dall’aumento di popolazione?
Geri
Giornalismo da salotto ,si sfiora il punto senza indagarlo oltre….Giusto una spolveratina.
Scusate, ancora una domanda: QUAL’E’ L’UNITA’ DI MISURA DELLA SOSTENIBILITA’?
Perche’ se mi muovo, sono i metri al secondo, o i chilometri all’ora, se voglio misurare l’energia sono i Joule, o i chilowattora, se misuro la potenza sono i Watt, se misuro una massa sono i grammi, o i chilogrammi …..
Ma qual’è l’unità di misura della sostenibilità?
Qualcuno me lo spiega, per favore? Perchè se c’è una unità di misura posso fissare un limite al di qua del quale una cosa è sostenibile ed al di là no – ammesso e non concesso che sia possibile definire un limite esatto – …. ma se non c’è come faccio a capirlo?
Questo per essere più esplicito in merito a quanto sollevato nel post precedente …..
Di nuovo saluti. Spero solo che la prossima notte non vi vengano gli incubi alla Munch pensando all’unità di misura della sostenibilità …..
MS
Leggere con attenzione:
https://gognablog.sherpa-gate.com/i-precursori-della-decrescita/
(Testo di Georgescu Roegen)
“Tuttavia, Herman Daly finì col rendersi conto di questo grave ostacolo e, alla ricerca di una scappatoia, come ammise apertamente nel seminario all’Università di Manitoba il 22 settembre 1989, cambiò il logo del suo movimento con un altro decisamente più allettante: sviluppo sostenibile, un’espressione che probabilmente prese in prestito da un volume di Lester Brown. Effettivamente chi potrebbe trovare qualcosa di sbagliato in questo nuovo programma, visto che è congeniale sia alla popolazione del Bangladesh sia a quella che abita negli attici di New York? […..] E’ comprensibile allora come il falso ottimismo presente in questi due slogan – “stato stazionario ” e soprattutto “sviluppo sostenibile” – abbia attratto miriadi di convertiti, i quali si sono dati appuntamento a un forum “globale” dopo l’altro, accrescendo la reputazione dei promotori della formula. Tutte queste iniziative spinsero molte corporations a promuovere la propria immagine attraverso il finanziamento di tali attività.”
Da quando una dozzina di anni fa in un documento ufficiale di Regione Lombardia il termine ‘sostenibile – sostenibilità’ era presente una trentina di volte ho capito che era tutto un trucco alla ‘Gattopardo’. Evito accuratamente l’uso di questo termine ed invito quelli che lo usano a farne a meno.
Saluti.
MS
Ciò che oggi è davvero insostenibile sono gli oltre 7 miliardi di umani che vivono sulla terra ma di questo nessuno più ne parla, si vuole risolvere tutto con i vaccini e la tecnologia, facendo anzi più figli per aumentare il PIL e pagare le pensioni ai vecchi. Così l’umanità si sta scavando la tomba. Pandemia, disastro ecologico, migrazioni sono fenomeni collegati, Sono le “scorie tossiche” del sovraffollamento.
L’importante è votare.