Sono più di 350.000 le donne che sono state sterilizzate forzatamente, contro la loro volontà, per ordine del ex presidente peruviano Alberto Fujimori. Le stragi sono state compiute dal gruppo paramilitari locali.
Per l’incriminazione di Fujimori è stata condotta una battaglia legale durata 25 anni che ha visto in prima linea tutti i principali gruppi per i diritti umani.
Tesi dell’accusa?
Ovviamente “crimini contro l’umanità”.
Il terribile progetto messo in atto dal governo Fujimori era stato concepito per controllare la popolazione indigena. Coinvolse oltre 350.000 donne fra il 1990 e il 1999 ma anche 25.000 uomini con l’obiettivo dichiarato di ridurre il tasso di natalità tra le popolazioni indigene, povere e analfabete delle aree rurali del paese.
Sterilizzazione di massa delle donne indios
di Maria Cristina Fraddosio
pubblicato su repubblica.it l’11 gennaio 2016 con titolo originale “Perù, progetto Quipu: per non dimenticare le sterilizzazioni forzate”
Un progetto di memoria collettiva, una linea telefonica su cui registrare la propria testimonianza e condividerla. Si chiama Quipu, il documentario interattivo che ha per protagoniste le donne peruviane sterilizzate forzatamente durante il governo Fujimori
ROMA – “Con moltissima arroganza pensarono che, essendo le donne indios, illetterate, le più deboli delle deboli, non avrebbero avuto il coraggio di parlare. Ma fecero male i conti. Parlarono”. La voce risuona sicura. A prendere la parola è Giulia Tamayo, avvocata e attivista per i diritti umani deceduta nel 2014. La prima a denunciare, nel 1998, le atrocità a cui gli esponenti delle classi sociali peruviane meno abbienti erano stati costretti. È stata proprio la Tamayo a mettere in contatto gli ideatori di Quipu, Rosemarie Lerner, Maria Court, Sebastian Melo e Ewan Cass-Kavanagh, con le vittime delle sterilizzazioni forzate avvenute nel decennio tra il 1990 e il 2000 in Perù. Sono circa 130 le testimonianze raccolte fino ad oggi. Ma la portata del fenomeno è molto più ampia: furono 272.028 le donne e 22.004 gli uomini obbligati con la forza a sottoporsi alla legatura delle tube e alla vasectomia, durante il governo di Alberto Fujimori.
Le atrocità del governo Fujimori. “I metodi di pianificazione familiare nel mio paese ora sono legalmente alla portata delle donne, degli uomini e delle famiglie di tutte le classi sociali affinché li usino liberamente e responsabilmente”. Era il 1995 e Fujimori partecipava alla IV Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino, difendendosi in quell’occasione dalle accuse di “imporre mutilazioni e voler uccidere i poveri”. A quei tempi il suo governo implementava, con ogni tipo di mezzo, il Programma Nazionale di Salute Riproduttiva.
In attesa di giustizia. Già alla fine degli anni ’90, numerosi attivisti denunciarono abusi sistematici. Ma, solo a partire dalla caduta del governo Fujimori, i casi di sterilizzazione forzata vennero alla luce. L’ex presidente peruviano di origine giapponese è in carcere dal 2009, a seguito della condanna a 25 anni di prigione per violazione dei diritti umani e corruzione. Ancora oggi, però, sono 300.000 le persone che attendono giustizia.
Basta un telefono. “Se sei stato sterilizzato o conosci qualcuno che è stato sterilizzato. Benvenuto a Quipu”. Ideato nel 2011, in collaborazione con Amnesty International ed altre organizzazioni locali, il progetto Quipu è un archivio di memoria collettiva. Un documentario interattivo che, grazie alla combinazione di una linea telefonica con l’alta tecnologia, consente anche a chi vive nei villaggi remoti delle Ande di far sentire la propria voce.
Una rete internazionale. Dal Perù, infatti, le testimonianze arrivano a Londra, dove un team di esperti le traduce e le carica sul web. Agli utenti è data la possibilità di ascoltare e di interagire con le protagoniste, registrando a loro volta un messaggio. Quipu è una piattaforma che ha per obiettivo la diffusione in Perù e nel resto del mondo della verità su questa atroce pagina di storia.
Le vittime: indios, contadini e analfabeti. Tutt’ora le migliaia di persone sterilizzate vivono le conseguenze di quella violenza: dolori fisici e traumi psicologici, in molti casi, gli impediscono di lavorare. Alcune donne sono state ripudiate dai loro mariti o, addirittura, espulse dalle comunità. Tra le zone maggiormente interessate da questo fenomeno ci sono Huancavelica, Piura, Ayacucho, Cusco, Apurímac, La Libertad, Puno, San Martín e Cajamarca, ovvero le regioni andine più povere dove gli abitanti parlano esclusivamente le lingue quechua e aymara.
Sterilizzazioni di massa. Nel decennio tra il 1990 e il 2000, migliaia di persone furono caricate su camion o ambulanze per essere trasportate con la forza in centri inadeguati, dove – fatte prigioniere – venivano operate e dopo poche ore messe alla porta e costrette a percorrere chilometri a piedi per ritornare a casa. Alcune furono sterilizzate mentre erano in gravidanza, causando il decesso del feto. Altre morirono: 18, secondo i registri ufficiali, ma si teme siano molte di più.
La testimonianza diretta. Attraverso il portale Quipu è possibile ascoltare il racconto di alcune di loro: “Mi portarono in ospedale con l’inganno”, “Scappai tre volte, ma loro mi inseguivano”, “Non le daremo più gli alimenti – mi dicevano – si sta riempiendo di figli come i conigli e non vuole farsi sterilizzare”, “Mi misero sul letto e mi afferrarono in quattro, due dalle mani e due dai piedi. Da quel momento in poi, non ricordo più niente”. C’è chi ha memoria dei minimi dettagli, chi inconsapevolmente ha rimosso.
Una trama di corde e nodi. Il progetto è nato proprio per questo, per impedire che avvenimenti così gravi siano dimenticati o, nella peggiore delle ipotesi, si ripetano. Documentare per non dimenticare è del resto il motivo per cui è stata scelta la parola “quipu”. Indica, infatti, corde di cotone o di lana e nodi bianchi o di vari colori. In questo modo l’impero Inca e le popolazioni andine gestivano la contabilità, l’amministrazione ed anche la comunicazione. Si ritiene, infatti, che i quipus fossero usati per registrare informazioni orali, creando un archivio collettivo.
E pensare che è salito al potere votato e appoggiato dagli stessi ceti poveri e dalle fazioni di sinistra!
Che dire poi dell appoggio nel “programma “delle Nazioni Unite…una vera stortura.
Una bestialità decantata nell’indifferenza
@albert “C’è da sospettare”: c’è da SPERARE
Che schifezza
Ogni governo o religione che vuole mettere il becco regolamentando nascite e accoppiamenti , combina disastri e neppure ottiene i risultati che si prefiggeva. C’e’da sospettare che gli ex castratori a partitre dal principale godano in carcere e anche fuori di protezioni e trattamenti di favore, altrimenti ….*****gli arrotini avrebbero parecchio da fare.
Inquinamento e sovrapopolazione ricetta esiziale solo se condita con capitalismo-consumismo.