Luigi Ferrajoli: “Una Costituzione della Terra può realizzare la democrazia basata sull’uguaglianza e la garanzia dei diritti fondamentali. I governi nazionali sono inadeguati a tutelare la pace e l’ambiente”.
Una Costituzione per salvare la Terra
intervista a Luigi Ferrajoli
di Diego Colombo
(pubblicato su L’Eco di Bergamo il 4 giugno 2023)
La tutela dell’ambiente è un problema globale, che richiede risposte globali. Lo stesso si dica della pace, della riduzione delle disuguaglianze e della fame nel mondo, della tutela del lavoro contro precarizzazioni e dislocazioni, del dramma vergognoso dei migranti respinti a tutte le frontiere. «Le proposte contenute nella bozza di Costituzione della Terra possono apparire utopie. In realtà sono proposte realistiche». Ne è convinto Luigi Ferrajoli, giurista, filosofo del diritto e della politica, autore di Per una Costituzione della Terra. L’umanità al bivio (Feltrinelli, 2022, pp. 208, euro 19).
Com’è nato e con quali obiettivi il progetto di una Costituzione della Terra? Perché può riuscire dove l’Onu ha fallito?
«È nato dalla consapevolezza che ci sono problemi globali che non fanno parte dell’agenda politica dei governi nazionali, anche se dalla loro soluzione dipende la sopravvivenza dell’umanità; non solo la crescita delle disuguaglianze, la fame nel mondo, la svalutazione e lo sfruttamento globale del lavoro, ma anche il riscaldamento climatico e il pericolo di una guerra nucleare, come quella nella quale può oggi degenerare l’aggressione russa all’Ucraina. Questi problemi non sono né possono essere affrontati dalle politiche nazionali, inerti e impotenti perché ancorate agli spazi ristretti delle circoscrizioni elettorali e ai tempi brevi delle elezioni e dei sondaggi. È d’altro canto fallito quell’embrione di costituzione del mondo che è formato dalla Carta dell’Onu e dalle tante carte internazionali dei diritti umani: perché esse non sono costituzioni rigide, sopraordinate alle fonti statali, ma sono al contrario contraddette dalla permanente sovranità degli Stati, dai quali sono impunemente violate; e perché non sono state introdotte le norme di attuazione, cioè i divieti di lesioni e gli obblighi di prestazioni che ne sono le garanzie. Pace, uguaglianza e diritti fondamentali sono perciò rimasti sulla carta, per la grande maggioranza del genere umano, quali promesse non mantenute. La sola alternativa a questo fallimento è l’espansione oltre lo Stato del costituzionalismo rigido. È infatti certo che 8 miliardi di persone, 196 Stati sovrani, nove dei quali dotati di armamenti nucleari, un anarco-capitalismo vorace e predatorio e un sistema industriale ecologicamente insostenibile non possono a lungo sopravvivere senza produrre catastrofi in grado di mettere in pericolo l’abitabilità del pianeta e la stessa sopravvivenza dell’umanità. È questo un dato di fatto, che impone un salto di civiltà, cioè l’espansione del costituzionalismo oltre lo Stato, all’altezza dei poteri globali da cui provengono le minacce al nostro futuro: una Costituzione della Terra, appunto, quale costituzione rigida, sopraordinata agli Stati, che istituisca un demanio planetario dei beni comuni della natura, la messa al bando delle armi, funzioni globali di garanzia dei diritti umani – cioè servizi sanitari e scolastici globali e l’alimentazione di base per tutti – e un fisco globale realmente progressivo».
Nell’epoca dei sovranismi com’è possibile anteporre i beni comuni agli interessi particolari delle singole nazioni?
«Nell’epoca della globalizzazione è un’illusione e una mistificazione l’idea che esistano interessi nazionali superiori all’interesse comune di tutti alla sopravvivenza del genere umano. Dobbiamo renderci conto che è cambiato il senso stesso dell’interesse pubblico, che non è più l’interesse nazionale, ma l’interesse dell’intera umanità a sopravvivere, facendo fronte comune, con un nuovo patto costituzionale, contro le minacce – il riscaldamento climatico, l’olocausto nucleare – da cui dipende il futuro dell’umanità e che nessuno Stato, nessun governo è in grado da solo di fronteggiare. D’altro canto, la sovranità statale è sempre più illusoria. Per effetto della globalizzazione è cambiata la geografia dei poteri. I poteri che contano si sono trasferiti fuori dei confini degli Stati. È cambiata inoltre la natura delle aggressioni al diritto e ai diritti, che sono tutte di carattere globale. Il rapporto tra mercati e Stati, a causa dell’asimmetria tra il carattere globale dei primi e il carattere locale dei secondi, si è capovolto. Non sono più gli Stati che garantiscono la concorrenza tra le imprese, ma sono le grandi imprese multinazionali che mettono in concorrenza gli Stati privilegiando, per i loro investimenti, i paesi nei quali possono maggiormente sfruttare il lavoro, evadere il fisco, devastare l’ambiente e corrompere i governi».
Il progetto di Costituzione della Terra può risvegliare le democrazie occidentali dalla crisi?
«Ovviamente sì, se entrasse a far parte del dibattito pubblico. Imponendo la costruzione di una sfera pubblica planetaria, all’altezza dei grandi poteri economici e finanziari globali, essa varrebbe a rifondare la politica, restituendole il ruolo di governo dell’economia e quello di tutela degli interessi dei popoli da essa rappresentati e governati. Soprattutto, la sua attuazione varrebbe a realizzare la democrazia quale democrazia cosmopolita, basata effettivamente sull’uguaglianza e sulla garanzia dei diritti fondamentali di tutti, oggi promesse ma penosamente violate».
Le libertà fondamentali e i diritti sociali sono sotto attacco?
«Lo sono in tutto il mondo, per l’oggettivo dominio dei mercati. Giacché i mercati privilegiano, per i loro investimenti, gli Stati nei quali possono accrescere i loro profitti inducendo i governi ad abbassare i salari, reprimere il dissenso, ridurre le garanzie dei diritti sociali e pagare meno imposte. Di qui, nei nostri stessi paesi democratici, per reggere questa concorrenza al ribasso, l’abbassamento dei salari, la riduzione delle garanzie dei lavoratori, le restrizioni delle spese nella sanità e nella scuola e l’abbassamento delle imposte sui ricchi».
Una Costituzione della Terra può favorire un nuovo modello di sviluppo?
«Certamente. Basterebbero poche migliaia di miliardi, la spesa militare degli Stati Uniti, per risolvere il problema della fame nel mondo. Ne seguirebbe, come l’esperienza italiana insegna, un enorme sviluppo economico e civile. Pensiamo a cosa diverrebbe il continente africano se alle persone, che oggi muoiono di fame o di malattie non curate, fossero garantite la salute e l’istruzione».
Pensa che la crisi ecologica e climatica debba diventare la questione centrale di una forza politica oppure, vista la gravità e l’urgenza, un tema istituzionale?
«Deve diventare entrambe le cose: la questione politica centrale, insieme a quella della pace e del disarmo, dato che da queste due questioni, come ha avvertito ripetutamente Papa Francesco, dipende la sopravvivenza dell’umanità; e, insieme, una questione istituzionale, dato che la crisi ecologica e le altre catastrofi possono essere impedite solo dalle garanzie dell’ambiente, della pace e dei diritti di tutti, quali solo possono provenire da un nuovo patto costituzionale di convivenza pacifica e civile».
Luigi Ferrajoli (Firenze, 1940) è professore emerito di Filosofia del diritto all’Università Roma Tre. Allievo di Norberto Bobbio, giurista, filosofo del diritto e della politica, è uno degli studiosi più autorevoli del nostro tempo. Nella sua vastissima produzione scientifica, le opere di maggiore rilievo sono Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale (1989) e Principia luris. Teoria del diritto e della democrazia (2007). Tra i libri più recenti, Poteri selvaggi. La crisi della democrazia italiana (2011), La democrazia attraverso i diritti (2013), La democrazia costituzionale (2016), Manifesto per l’uguaglianza (2018), La costruzione del la democrazia. Teoria del garantismo costituzionale (2021).
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Penso che ne abbiamo abbastanza di teorie e di parole e che sia necessario, individualmente, passare ai fatti senza attendere (ancora?!) che qualcun altro disponga della nostra vita.
Un gruppo di intellettuali? Giammai, visto che sono tra i principali “complici” (silenzi, omissioni, interessi, ecc.) del bordello in cui si è. Ma la cosa che mi chiedo è: CHI e COME farà “applicare” questa fantasiosa Costituzione della Terra?
Concordo pienamente!
E’ indispensabile si formi un gruppo di Intellettuali che lavorino sodo su questo progetto, poi la Comunità alpinista(e altri) potrà discutere,approvare e praticare nelle forme opportune. È una speranza molto realista.