Vandali vs turchi
(deturpata e danneggiata la via Mamma li Turchi in Val d’Adige)
di Manuel Leorato
(pubblicato su verticalage.blogspot.com il12 novembre 2024)
Un atto di vandalismo senza precedenti ha colpito la storica via d’arrampicata Mamma li Turchi a Canale, frazione di Rivoli Veronese, in Val d’Adige. La via fu tracciata nel dicembre 2016 da Christian Confente, Simone Gianesini e Manuel Leorato. Questo celebre tracciato sportivo ma dal sapore alpinistico, conosciuto e amato dai frequentatori della Valle, è stato reso inutilizzabile a causa di un’azione deliberata di danneggiamento: ogni piastrina è stata rimossa, i tasselli sono stati ribattuti nei propri fori, e le soste sono state private dei fix anche qui ribattuti, lasciando la parete impraticabile. A fare da sfondo a questo atto, una scritta nera recitante un messaggio forte e inequivocabile: “Climbers go home.”
L’accaduto, segnalato inizialmente su bergsteigen.com e diffuso rapidamente sui social media e sulle testate italiane Il Dolomiti e L’Arena di Verona, ha scosso la comunità di arrampicatori. In molti si sono interrogati non solo sul significato del gesto, ma anche sull’identità dei responsabili, che con tutta probabilità conoscevano bene l’area e le sue vie di arrampicata, muovendosi con disinvoltura probabilmente dall’alto in corda doppia.
La scritta “Climbers go home” riporta immediatamente alla mente un altro episodio avvenuto quest’estate sulle iconiche Tre Cime di Lavaredo. In quell’occasione, il messaggio nato nella penisola iberica “Tourists go home”, riportato in parte a Canale con una calligrafia simile e con lo stesso tratto di indelebile nero, aveva preso di mira i turisti. Questo slogan, con il suo invito a “lasciare l’area”, assume però sfumature diverse quando viene rivolto agli arrampicatori. Non è più un generico “stai lontano” rivolto a chi visita la zona, ma un messaggio specifico: “Sei venuto fin qui? Gira i tacchi e torna a casa perché qui non scali”.
L’arrampicata è uno degli sport più rispettosi della natura, dove ogni scalatore si sente (o dovrebbe) parte del territorio che attraversa e si impegna a preservarlo: è sconvolgente pensare che qualcuno possa arrivare a deturpare una via storica con un simile gesto di rifiuto.
Cause e significato del vandalismo: siamo davvero a rischio “Over Climbing”?
Dopo il fenomeno dell’Over Tourism tanto discusso nell’estate 2024 stiamo assistendo ora ai risultati di un ‘“Over climbing”? Questo termine potrebbe indicare la concomitanza di saturazione di vie d’arrampicata e il sovraffollamento sui percorsi e gli accessi, compresi i parcheggi, argomento sempre più spesso discusso nel mondo dell’arrampicata. Alcuni lo vedono come un inevitabile segno dei tempi, in cui l’arrampicata si è diffusa da dopo la pandemia a tutte le palestre cittadine, contando centinaia di migliaia di iscritti e più sovrapposizioni di corsi nei fazzoletti di roccia che sono sempre gli stessi, creando disagio negli stessi ripetitori, ma non ultimi nei coltivatori e residenti locali; altri invece lo vedono come un’opportunità. Ma questo basta a giustificare una reazione così estrema?
Scrive Davide Melchiori (local, climber, Istruttore di Alpinismo, della famiglia proprietaria della Parete di Santa Barbara dove si trova la via Mamma li Turchi) riferendosi ai danni provocati alla falesia Tes-story: “Un paio in giro li ho sistemati io… Si sono fregati anche un moschettone di sosta in falesia, ho sistemato anche quello… Ormai giro con la chiave sull’imbrago…”.
Esplorando le origini e il possibile significato di questo gesto, sembra che i motivi vadano oltre il semplice affollamento. Mamma li Turchi è molto più di una via di arrampicata: è un punto di riferimento per chi si approccia all’arrampicata a più tiri in Valle senza troppi stress, essendo ben spittata e non del tutto alpinistica. Con più di un centinaio di ripetizioni nel solo primo anno dalla chiodatura, ha visto di recente anche esercitazioni dei volontari del soccorso alpino; inoltre l’ex cava di “Nero de Canal”, da dove iniziano i primi tiri, è di proprietà di una famiglia amica degli apritori. Colpire una via con queste caratteristiche, dunque, potrebbe significare un atto di protesta non solo verso l’affollamento, ma forse anche verso gli apritori stessi e la gestione delle aree di arrampicata in Valle, che alcuni potrebbero percepire come inquinanti o invasive.
Vandalismo e dissenso in Val d’Adige: un fenomeno già visto?
Non è la prima volta che in Val d’Adige appaiono scritte controverse. Già in passato, nel 2021, sui tracciati di Profumo di V e nella Falesia degli Amici, sono apparse frasi provocatorie come “I vaccini uccidono,” sempre in rosso e cancellate rapidamente dai chiodatori. La stessa vernice rossa e lo stesso stile e vernice utilizzata per i nomi delle vie. Una coincidenza? Successivamente tocca alla via Pace senza Confini, la cui scritta è stata cancellata nel 2023. Sempre nella primavera 2023, il Camino di Mefisto e la via Nonna Gigia, sulle placconate sopra Forte Ceraino: spit rimossi, ma almeno qui il tassello l’hanno lasciato (qui l’articolo di Orizzonti Dolomitici). Preludio a quello che succederà nel 2024? Più recentemente ad anticipare quello che è stato: furti di soste alla Falesia Undulna e sulla via Per Elisa: qui schiodato solo il primo tiro, ma che tuttavia si può salire in trad.
La reazione della Comunità: risanare, ripristinare, resistere
L’indignazione è palpabile tra gli appassionati di arrampicata, che si sono immediatamente mobilitati sui social per esprimere il loro disappunto e offrire supporto per ripristinare la via. La comunità non si è fermata alla condanna, ma sta già organizzando iniziative per finanziare il ripristino dei tasselli e delle piastrine, con la speranza di restituire Mamma li Turchi agli arrampicatori nel più breve tempo possibile.
Questo episodio di vandalismo è una sconfitta temporanea della comunità arrampicatoria, ma anche un invito a riflettere sulla nostra responsabilità condivisa di proteggere il nostro territorio, le comunità locali e non per ultimo le nostre vie che attirano sempre molti arrampicatori da tutto il nord Italia. La simbologia di un attacco ad una via come Mamma li Turchi è importante: essendo una delle prime del team di apritori che ha contribuito alla rinascita e alla coltivazione del Fenomeno Tessari, e non essendoci problematiche di nessun tipo con i cittadini di Canale, è un attacco codardo e deliberato; ci si augura in questa sede, l’ultimo!
“Chi deturpa una via, forse ha dimenticato cosa significa arrampicare”.
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Per rispondere al tuo 89: mi pare che qua il discorso si sia spostato dalla polemica “spitsispitnodovespitquantispiteticaerispettodellanatura” per abbracciare una visione più ampia che rimette in discussione molte idee di qualche anno fa (che ora vengono riesaminate alla luce dei fatti) e l’operato di alcuni gruppi di scalatori. La Roda del Canal non vale niente e credo sia semplicemente un Iperbole per denunciare tutto ciò.
Stefano forse ho capito o forse no e comunque quello che ho capito sono solo mie illazioni.
Se rileggi il mio #89 capisci che tutta la diatriba si semplificherebbe mooolto se i “contestatori” volessero rispondere con sincerità a quelle domande (e con ciò non sto dicendo che io sto con i Valponi e tantomeno che dò loro ragione)
Teo ma dal bon no t’è ancora capio niente? Dopo 100 messaggi…
Unopolemico e Nicolò e voi avete mai sentito parlare di ironia?
Le mie domande, precise e circostanziate, però rimangono senza risposta: perché ce l’avete tanto su con la Roda del Canal, considerando che ecc., ecc.?
Unopolemico. No, non ho mai pensato che tu fossi un irriducibile. Altro linguaggio. Però nei social non sai mai cosa tiri su buttandola lì..sai il famoso 10%. In ogni caso ho visto situazioni di pericolo per persone che si aspettavano sicurezze rimosse con il flessibile con buone e. nobili intenzioni. Persino un ponte tibetano sabotato che poteva costare molto caro ad una guida alpina che gestiva un team building aziendale sul “sicuro”. Cazzi loro, uno potrebbe dire, ma questa filosofia non fa, per ora, ancora parte del mio modo di vivere. Può essere che ci arrivi lasciando sempre più spazio al vecchio che cresce in me, però ancora non ci sono e sono disposto anche a qualche rinuncia alle mie convinzioni su come si dovrebbe gestire il territorio montano. Punti di vista. Ciao
Premessa: da vecchiodiemme, ormai da troppi anni mifacomodo andare sulla Roda ecc a fare il criceto.
E mi diverto.
Ma so bene di giocare su un abito plasticaro all’aria aperta (outdoor per quelli fighi).
Però da subito ho notato che molti frequentatori vi si approcciano con modalità alpinistica a mio avviso fuori luogo, ovvero trascinare un gonnellino di camalotti dove, stante la distanza tra gli spit, non può esservene necessità.
Da questa banale osservazione se ne deduce che qui si stia disquisendo più o meno amabilmente sui come/cosa/perché, ma che in realtà alla totalità dei frequentatori abituali (spesso relativamente giovani nel gioco, ma non altrettanto anagraficamente ) non sbatta assolutamente un beata cippalippa di tutte le nostre pippe etico funzionali alla fruizione del sito.
A loro basta arrampicare su un terreno preparato, divertente e sicuro, dove se trovi un bullone svitato parte il “volevo segnalare che…” (ma a chi santiddio? alla guardia costiera? o credi ci sia il padrone della falesia che mette a posto tutto? arrangiarsi no? … vabbé).
Bene.
Legittimo.
Ma il fatto che una su mille vie sia stata schiodata perché se ne parli, a queste persone, a questi utenti, non fa sortire la voglia di scambiare opinioni diverse, ma solamente fastidio: un po’ come se al King avessero smontato la via viola prima di essere riusciti a farla bene.
Magari esagero, ma ho questa impressione.
Alla fine dei conti, per molti interessi in gioco, ma soprattutto per l’evoluzione di una qls cosa, quello che conta sono i numeri
E se a disquisire in merito siamo ics, a non porsi alcun problema, ma a utilizzare un campo di gioco preparato senza pippe mentali sono enne volte ics.Analogamente per quanto si parla di turismo senza regole :Chi si pone il problema è un parte risibile rispetto all’utilizzatore/fruitore.
Quindi temo che il parlarne sia bello, ma un po’ autogratificante (…) e basta.
PS: @Grazia piantala.
Unopolemico ho come l’impressione che le cose più interessanti verranno dette da Luca Calvi e che il resto sarà un blablablero di luoghi comuni e frasi fatte abbozzate con estrema fatica. Tra l’altro: ideona invitare il Rivadossi, anche lui si sta distinguendo in valle per zigzag fra vie storiche e fenomenate del genere, ma magari l’hanno invitato come esempio negativo? Ad ogni modo io ci sarò, se verrai anche tu ci sapremo riconoscere. Ciao
Gelido, non sarebbe neanche una cattiva idea.
C’è da aggiungere che domani, poco distante dal feudo del King Rock e di APS, si terrà il convegno nazionale del Club Alpino Accademico, che avrà come argomento “conservazione del patrimonio alpinistico nel rispetto dell’avventura e dell’esperienza vissuta”; tradotto: si parlerà di etica, chiodature e spit in montagna.
Ho già inviato un delegato per portare avanti le posizioni dell’Unopolemico, che è alla fine è tutti e nessuno insieme.
Grazie Unopolemico. Tirando le somme: lo vogliamo o no questo convegno veronese? stasera gli apièssi organizzano una serata di “reading” – “letture” effettivamente suona male, meglio “reading” – al fortino King Rock in via Ca’ di Mazzè: visto che loro da là non escono potrebbe essere un’idea quella di presentarsi per fare quattro chiacchiere. Sono sicuro che Nicola Tondini ci ospiterebbe con estrema serenità e che tutti sarebbero ben disposti al dialogo. Magari riusciamo anche a stanare qualche cane sciolto tipo Luca Gelmetti: so che in seno ad apièsse non tutti approvano il suo operato, però non glielo possono dire altrimenti casca il palco, d’altronde: APS esiste da oltre 40 anni, siete voi che non ve ne siete mai accorti!
Madonna Santa matteo… non hai mai sentito parlare di ironia, di astrazione?
Matteo, scusami. Hai ragione.
La prossima volta sarà mia premura inserire un disclaimer nel quale dichiaro che il mio commento deve essere inteso in maniera satirica e non letterale.
Pensavo fosse abbastanza chiaro, per la natura dell’azione stessa, che un attentato dinamitardo sarebbe impossibile.
Ma, domando scusa non capisco, cosa ti infastidisce tanto negli spit sulla Roda del Canal?
Non c’è nessun pregio paesaggistico, naturalistico o storico da preservare.
Non c’è nessuna via storica o alpinistica da salvare.
Si passa in un vigneto ma non mi pare che abbia mai subito alcun danno.
C’è solo un po’ di casino con i parcheggi, ma mi pare assai blando e senza danni per la proprietà privata rispetto a tanti altri posti e comunque facilmente risolvibile con un paio di cartelli.
E quindi, perché vorresti farla saltare in aria (questo si con effetti non auspicabili sul canale e sull’autostrada)?
Pasini, ma che mi credi un brigatista?
Certo, il mio sogno rimane un attentato dinamitardo presso le pareti del tessari, con conseguente eliminazione completa e radicale della Roda del Canal e itinerari contigui, ma ben comprendo che rimarrà solo un sogno…
Non vedo perché la rivoluzione debba farvi paura. Vogliamo uccidere solo tasselli e piastrine, mica persone.
Grazie per la risposta Unopolemico
Beh certo con queste premesse quanto ho scritto vale poco…
Che ambiente terribile che avete.
Unopolemico. Non so chi sei e a quale generazione appartieni. Sento nelle tue parole una forte grado di risentimento e di rabbia che sicuramente ha le sue ragioni. Non voglio fare come chi non potendo più dare il cattivo esempio da’ buoni consigli. Alcune tue frasi però mi hanno fatta paura. Penso e spero che si tratti di retorica e di un po’ di melodramma da blog. Va bene, ci può stare, però attenzione alle parole che usiamo. Chi ha visto dove certe affermazioni possono portare le persone, anche animate da obiettivi e valori nobili, e’ sempre un po’ sensibile al tema. E ti assicuro, credimi, che non è frutto di un imbelle rincoglionimento. Pensaci e ripensaci per favore prima di fare cose o di stimolare altri a farle. Saluti.
@Roberto, a quanto so confronti fra le parti sono stati più volte richiesti, ma salvo qualche incontro fra chi ha le palle (e le ha sempre avute) di metterci la faccia e i pochi che a stento reggono il confronto, non si è cavato un ragno dal buco. A Verona, come anni fa successe con la pubblicazione della guida “Monte Baldo Rock” di e Cipriani e Pastorello (https://kingboulderblog.blogspot.com/2012/11/lettera-aperta.html), si perpetrano le medesime dinamiche: muro di gomma, arrocco nel King Rock, intorbidimento delle acque al limite della diffamazione e ricerca di proseliti fra chi non conosce. Il presidente attuale della LAAC, associazione che non è morta come molti credono ma vive ancora sul territorio – ovviamente per chi concepisce la sola attività trapanatoria è morta, ma vabbè li perdoniamo per il semplicismo – ha chiesto più volte un confronto pubblico fra i vari attori della scalata veronese, ovviamente senza ricevere risposta alcuna. Se finalmente avvenisse questo auspicato dibattito, se ne vedrebbero delle belle, ma a questo punto credo che la richiesta di chiarimenti debba venire dal popolo arrampicatorio, dalle centinaia di soci che pagano le rispettive quote ignari. Ma io, da semplice praticante che ha la fortuna di conoscere le persone giuste, mi sono convinto che purtroppo le cose andranno avanti così e nessuno sarà mai costretto a rendere conto delle proprie azioni.
Stamattina ho tempo da perdere e rispondo anche al Massari del commento 83.
Il problema delle già citate associazioni è che non lasciano nessuna libertà di scelta a nessuno: omologano TUTTO. Hanno stilato delle linee guida unilaterali, senza nessun confronto. Non coinvolgono gli apritori nelle richiodature. Non c’è più la libertà di creare o frequentare “pareti o falesie selettive, nel solco della tradizione”, per il semplice fatto che per APS non dovrebbero nemmeno esistere e si stanno prodigando per eliminarle con sistematiche spittature.
Bursi ha provato a fare il Pilato di turno, lavandosi le mani con degli articoli a dir poco ipocriti (e sappiamo benissimo che lui ce l’ha con verona rock per altri motivi, più economici che altro), ma ci ha fatto solo una bruttissima figura.
Il tuo ragionamento avrebbe senso se APS e King e Valdalponi fossero disponibili a mantenere certe aree inalterate… Ma così non è.
L’arrampicata è diventata una pratica sportiva di massa con tutti i pregi e difetti che la cosa comporta.
Perche’ quindi non dare la possibilità a chi esce da una palestra di ritrovare le stesse modalità all’aperto?
Falesie assimilabili ad impianti sportivi con roccia sana, chiodatura rassicurante, gradi europei e infrastrutture che ne consentano la fruibilità a carico dei comuni ospitanti credo potranno essere in futuro uno sbocco importante per questa attività in modo che tutti possano accedere facilmente all’arrampicata e, perché no, incidere anche sull’offerta turistica
Allo stesso tempo ci sono e ci saranno sempre falesie o pareti più selettive dove si seguirà più fedelmente il solco della tradizione e dove andrà chi non troverà consona l’altra possibilità
A ciascuno la scelta se praticare una o l’altra possibilità o magari entrambe; la schiodatura anche se legittima (io chiodo, tu schiodi) non può portare da nessuna parte…
Oppure qualcuno vuole dire agli altri cosa possono o non possono fare?
@81
Pasini, nel veronese il dialogo è impossibile. APS, King e Valdalponi sono dispotici e si comportano come dei dittatori. Unilateralmente, loro decidono tutto senza confrontarsi con nessuno. Altri ci hanno provato e sono, metaforicamente, “periti”. Motivo per cui, purtroppo, l’anonimato rimane fondamentale: pena il non poter praticamente più scalare nelle loro zone, salvo evitare il 95% delle falesie. Ecco che, dunque, dove il dialogo non esiste, la violenza proletaria (come quella del TTT!) rimane l’unica soluzione: schiodare è rivoluzione, schiodare per sopravvivere!
Cantava qualcuno assai più importante di me
“A questo punto il popolo non crede a chi ha il potere
a questo punto il popolo non crede alle elezioni, non c’è più via legale che possa esser tentata, non resta altro al popolo che la lotta armata.”
Questa vicenda, al di là delle dinamiche specifiche non sempre facilmente decifrabili da noi che siamo lontani, solleva alcune problematiche che chiunque operi attivamente sul territorio si trova oggi ad affrontare, non solo per l’arrampicata: il ruolo degli enti locali, il coinvolgimento delle popolazioni, l’azione delle associazioni di volontariato delle zona e degli enti nazionali di riferimento, la condivisione di modelli di turismo, le forme dell’opposizione e della protesta…….Purtroppo a quello che capisco la situazione veronese è deragliata per vari motivi e responsabilità e non sembra cosa facile recuperarla. Anche i casi di deragliamento sono comunque istruttivi, un po’ come l’analisi degli incidenti. Sarebbe dunque utile per noi che operiamo in altri ambiti che qualcuno a conoscenza dei fatti riuscisse a mettersi in tribuna, tirandosi fuori dalle risse del campo di gioco, e cercasse di ricostruire con atteggiamento neutrale, da sociologo/antropologo cosa è andato storto. Certo, per tirar su il morale e non danneggiare quel poco di ottimismo che ancora spinge molti ad impegnarsi concretamente su questi temi, sarebbe anche auspicabile che venisse pubblicato anche qualche caso di successo dove si è riusciti a realizzare soluzioni accettabili di equilibrio, magari non grandiose ma decenti. Chi sa dunque parli, possibilmente “sine ira et studio”, facendo uno sforzo di superare il comprensibile coinvolgimento personale. Sarebbe un contributo utile a tutti, più utile che non assistere da lontano ad una rissa, detto con comprensione ma anche con franchezza.
Un’ultima cosa, dedicata direttamente ad APS, King Rock e Valdalponi: voi, proprio voi, siete i responsabili di tutto ciò. Dell’over-tourism e over-climbing. In preda ai vostri capitalistici deliri, previo cospicuo pagamento di quote associative e corsi, avete concesso a tutti, cani e porci compresi, di poter assaporare il piacere la roccia. Per farlo avete dovuto prima addomesticarla, senza nessun ritegno e senza nessuna etica, senza nessun rispetto neanche per le persone. Voi avete tolto da ogni appiglio il sapore della scoperta, da ogni falesia il piacere dell’amicizia: avete omologato tutto, dalle piastrine ai rapporti umani, pretendendo di avere sempre la ragione dalla vostra parte. Senza mai un confronto. Le vostre parole oramai sono vane: nessun sano di mente è più disposto ad ascoltare voi lobbisti del trapano e della plastica.
Voi, proprio voi, vi sentite onnipotenti: così onnipotenti e superiori da credere che “gli altri” non siano nemmeno in grado di leggere. Già, perché ora organizzate perfino serate in cui leggete i vostri ipocriti sproloqui, nella speranza di ricevere ancora più consensi.
D’altronde, è solo con gli ignoranti, da cui non ci si aspetta certo la capacità di leggere e comprendere un testo, che potete avere successo.
Voi, proprio voi, vi auto-celebrate come “storico dell’arrampicata veronese”, quando di storia evidentemente non sapete nulla, vi auto-celebrate come “guide” solo in virtù di una patacca, quando l’unica cose verso cui guidate l’arrampicata è la più totale banalizzazione. Voi, dico voi, cominciate a pensare alle vostre azioni.
Ho letto tutto con grande attenzione e interesse, devo dire che di rado si trovano commenti vagamente intelligenti nei blog, ma in questo caso abbiamo fatto un’eccezione. Ad ogni modo, questo genere di problematiche deriva anche da una gestione assente del territorio da parte delle amministrazioni comunali, che spesso si ritrovano inermi di fronte a tali fenomeni e si riducono a contattare la guida alpina di turno o la sede CAI per una consulenza, GA o sede CAI che spesso sanno poco o nulla di queste dinamiche (o peggio, vogliono guadagnarci qualcosa). Credo che anzitutto andrebbe invece coinvolta la popolazione locale, che è anche quella che dà il voto agli amministratori, e insieme si concordasse il favore o meno a questo tipo di turismo (o ad altri tipi di turismi).
@65
Grazia, pensi di essere diversa da me? Pensi di essere migliore perché ci fornisci il tuo nome? Non credi che al mondo esistano milioni di altre Grazia? O forse, anche tu, come i nostri Crovella e Caminetti-Stella Alpina, sei in preda ad un delirio di onnipotenza e non ti rendi conto di essere una banale anonima tanto quanto me? Pensi che il tuo pensiero sia superiore perché hai il coraggio di usare un nome che, per quanto ne so, potrebbe essere inventato? Ti rendi conto che se al posto di Unopolemico fosse scritto un nome a caso non cambierebbe nulla? Servono i cognomi, se vogliamo uscire dall’anonimato… e io il tuo cognome non l’ho ancora visto, anonima-una qualsiasi-come tutte le altre Grazia.
P.S. qual gaudio nel vedere, finalmente, l’espressione pubblica del dissenso comune nei confronti dei Valdalponi. Forse aver cominciato da anonimi sta dando i suoi frutti.
Pasini71
Noto che nomini “Provaci ancora Sam”
Falesia marina di Moneglia e pure nome di un tiro tosto seppur molto breve, da provare solo con mare calmo.
Fatti sentire, magari sulle Aquile d. G.
No no, Alberto Benassi, avevo scritto giusto…
In tutto questo discutere interessante nessuna dichiarazione da parte dei ‘dalponi? si affrettano a pubblicare gli articoli sul loro blog alle 4 di notte e poi nulla? effettivamente la sprangata nei denti è stata davvero forte…
61)
Non sarebbe. E’!!
Chiodo sei un poeta!
Una volta, quando ci volevano decine di minuti per piantare un chiodo come me, si aveva il tempo per pensare. Questo e` la cosa che forse vi manca di piu’.Il trapano ha ucciso il tempo per pensare, pensare se vale davvero aprire una via su un cumulo di sassi precari, il tempo per pensare se davvero ci si vuole appendere in sosta, in coda dietro altre decine di persone che hanno perso la fantasia.Perche’ perdendo la propensione al pensiero si e` persa la fantasia, la fantasia di ricercare itinerari veri, modi diversi di fare le cose senza per forza lasciare tracce.Per fortuna non abbiamo perso la capacita` di fare polemica, quella allieta sempre le nostre giornate, tra un gotto di rosso e na bastiema a pieni polmoni.Un pensiero commosso ai miei cugini spit, rimossi troppo giovani da una roccia che pero` non li meritava.
La tentazione luddista è forte non solo verso gli spit debordanti. Ieri su un crinale appenninico ho trovato cinque segnaletiche diverse: Cai, Fie, un’alta Via, un cammino improbabile e inventato più segnalazioni artigianali di qualche locale. Ho avuto una forte tentazione. Avevo delle cesoie con me per togliere un po’ di rovi. Poi mi sono fermato. La mossa distruttiva lancia un messaggio forte ma apre anche la spirale della vendetta; tu metti, io distruggo, tu rimetti e io ridistruggo…così finché uno dei due molla. Provaci ancora Sam..sono tornato a casa e ho scritto qualche mail. Forse ha ragione Matteo e sono un sentimentale ottimista della volontà..però se ci priviamo da soli anche di quello cosa resta? Pensateci. Forse si può ancora tentare la mossa cooperativa o ormai è una strada chiusa? E’ una vostra decisione.
ahaha che spasso, Leorato e i suoi amici pensavano di raccogliere consensi e stanno invece raccogliendo tutta la merda che avevano messo sotto al tappeto 😀 D’altronde con queste argomentazioni l’unica via è quella degli APS: il silenzio e il fantasmismo!
Visto che è stata tirata più volte in ballo APS e il suo presidente, qui un articolo sul “Tosipensiero” rispetto ai Valdalpone, pensiero che evidentemente dev’essere mutato in maniera radicale negli anni, altrimenti non si spiega come mai i Leorati oggi siedano al suo fianco nel direttivo di Arrampicata Verona. Ve lo lascio, sempre per i motivi sottocitati (c’è chi non dimentica, e i nodi verranno tutti al pettine): https://kingboulderblog.blogspot.com/2017/03/retorica-e-dintorni.html?m=1&fbclid=IwY2xjawGiy7JleHRuA2FlbQIxMAABHeLJZvCfS4Qm3bCXqRZ2h4AR8UADWaniE4Z8fGo2oPQNi2aqAGw77V6w2g_aem_t8b6Fm6vgmAofKE3jI9lbA. Buona lettura
Fanno ridere al cazzo questi appelli alle rivendicazioni e alle discussioni. Negli ultimi 10 anni più persone e gruppi hanno proposto momenti di confronto aperti e pubblici per discutere di chiodature, stili, ambiente, e via dicendo.Il team Tessary si è sempre distinto nell’irridere, schernire e talvolta pure minacciare i promotori di suddette iniziative, nel nome di un’idea un po’ obliqua e un po’ furbetta di libertà.Molti che ora sono soci della cupola veronese al tempo erano fieri oppositori di questa gardalandizzazione della valle, ma come è noto molti di quelli che nascono incendiari muoiono pompieri, ed eccoci qua.Che qualcuno si sia rotto e abbia iniziato a smartellare mi pare del tutto prevedibile, oltre che assolutamente legittimo.Anzi, auspico che questa sia solo la prima di una lunga serie di schiodature.
58 Robol, questa affermazione è una cazzata. A molti arrampicatori della natura non gli frega nulla.
Tanto per farvi capire che quanto scritto sotto non sono cazzate, vi riporto giusto qualche commento del tempo dei Valdalponi nei confronti della LAAC, commento che potete tranquillamente trovare anche voi su FB:”i Rocciatori Valdalpone vogliono pubblicamente prendere le distanze dall’ associazione LAAC di Caprino non condividendone l’etica e l’operato in Valdadige. Vie di difficoltà classiche in stato di abbandono e ricavato dei proventi delle guide che tutti noi abbiamo acquistato destinate per la maggior parte all’apertura di itinerari per soli big. Pensiamo che lo sviluppo dell’ arrampicata e sopratutto dell’alpinismo sia diametralmente opposto all’operato avvenuto in questi anni, e che il fenomeno Valle del Sarca sia un esempio da seguire e non da ripudiare, come già pubblicamente esposto con i rappresentanti della sopra citata “libera” associazione. Cordialmente, gli apritori del G.R.V.”.Perché a volte si pensa che la gente sia gelosa o non sappia quello di cui sta parlando, ma per fortuna ci sono ancora quelli che non dimenticano, e per fortuna i social almeno in questo aiutano!
Unopolemica, non ho facilità a dialogare con qualcuno senza nome.
Come si può pensare di aver credito a proposito di giustizia se non si riesce a scrivere il proprio nome?
Le schiodature fanno parte del gioco arrampicata. Non ci sono regole . Non lo sapevate? Ehhh siete arrivati tardi. Sveglia.
Tempo fa abbiamo fatto un raduno alla grotta del scemalo
A volargne . Ai chiodatori non andava bene che fossimo la E indovinate? Hanno schiodato tutti i tiri a loro dire facili. Ci è giunta voce i tiri fino al 6c . Non mi pare fosse venuto fuori tutto sto casino. Tra l’altro poi siamo venuti a conoscenza che sta falesia l’hanno chiodata quelli di APS.Eeeee ne fanno parte anche i ragazzi che hanno creato questa “mama li turchi “.
Quindi mi spiegate quando si può schiodare e quando no? Chiedo per un amico. La nebbia ci tiene lontani dalle merdate filosofiche di Verona ma
Non ci fa dimenticare.
@Expo, ognuno discute per la propria parte del problema, non per forza si deve ragionare sempre per massimi sistemi, o non per forza si deve sempre cercare il male più male del nostro. Alla fine con il traforo del Monte Baldo faranno diventare anche la Valdadige lago di Garda, allora non si parlerà più di problemucci…
Il discorso diventa interessante , ma ci sono cose che capisco poco e male.
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Vedo chiodatori ed alpinisti che sorvegliano severi che non appaiano troppi spit su rocce che fino a 50 anni fa’ non cagava nessuno , mentre dall’altra parte della cresta del Baldo l’insulto al territorio va’ ben oltre 10 kg di fittoni e piastrine per via.
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Oltre il Baldo dilaga il Garda da bere , dove il lago forse piu’ bello d’Italia viene “valorizzato” a colpi di migliaia di metri cubi di cemento , e la cosa contagia tutti i paesi rivieraschi di Veneto , Lombardia , Trentino.
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Chiunque abbia un po’ di capelli bianchi sa che cosa aspettarsi da un amministratore che prometta “valorizzazione del territorio” e dalla sua corte di imprenditori.
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Come minimo sono parchi dei divertimenti e ponti tibetani come piovesse , ma c’e’ anche un consumo di suolo che sta’ diventando eccessivo , ci sono zone come Punta S.Vigilio e la Valle Dei Mulini che rischiano di essere formattate e riplasmate a favore di pubblico , con la DDA che sospetta investimenti della ndrangheta calabrese.
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I prati diventano Golf Clubs , a Marciaga e Virle si lottizza a pieno regime , e si pongono le basi per un turismo che portera’ altre migliaia di tonnellate di plastica e inquinanti nelle acque del lago.
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Io non ho soluzioni furbe , ma mi sembra che noi che discutiamo di chi caga sul sentiero , butta le sigarette o distribuisce 100 fix su una parete , siamo degli inguaribili sentimentali.
Io sono stato un socio dell’associazione LAAC. Sò che ora i pochi soci rimasti hanno tirato i remi in barca delusi dal codardo tradimento di APS e sembra si siano rotti le scatole di impegnarsi nel sociale quando poi ti tirano pesci in faccia. Ricordo bene la questione di apertura dei nuovi facili itinerari sul monte cordespino. Ricordo bene l’incontro con Confente e Leorato, era stato suggerito loro di aprire vie nello stesso territorio con etica diversa, rispettando l’ambiente e evitando chiodature seriali di facili percorsi che avrebbero portato quello che hanno portato. Io sono totalmente convinto che la scelta più stupida da seguire sarebbe quella di addomesticare le pareti, rendendole preda di orde di principianti con tutti i rischi connessi: soccorso alpino sempre in allerta, abusi di parcheggio, sporcizia, poco spazio per gli animali selvatici e infine l’etica che viene a mancare.Ma sembra che ormai l’etica sia cosa antica e dimenticata… Aperture seriali, falesie con linee cambiate senza interpellare i chiodatori originali, chiodature seriali. E APS in questo moderno modus operandi è capofila, ne va orgogliosa grazie al suo potere. Quindi ai poveri alpinisti romantici non resta che schiodare di nascosto. Hanno il mio appoggio totale. Chi non si presta al confronto viene ripagato con azioni, avete poco da lamentarvi e sostenere che era meglio uno striscione o una conferenza. Si risponde al ferro con il ferro. Non so chi sia stato ma lo sostengo di brutto
Da quello che ricordo la LAAC, che ora non so nemmeno se sia ancora attiva, durante le prime chiodature dei Valdalpone aveva provato a sensibilizzarli e in tutta risposta loro li avevano scanzonati aprendo vie come “Mamma li Turchi” e “Balla coi Becchi”, rispondendo sostanzialmente che facevano ciò che volevano avendo il favore del popolo arrampicatorio. Proprio a causa di frizioni sulle nuove aperture, alcuni storici tipo Sergio Coltri e la sua compagna Giuliana Steccanella si erano allontanati dall’associazione perché fervidi sostenitori della libertà dei Valdalpone di fare ciò che volevano. Ad oggi le osservazioni fatte al tempo, che non riguardavano certo la gelosia per l’invasione del proprio giardino come molti credevano, ma appunto le dinamiche che negli anni si sono poi avverate, appaiono molto più ragionate di tante altre e sarebbe interessante sapere cosa ne pensa oggi quella stessa LAAC, che a conti fatti non aveva tutti i torti e, a suo modo, ha avuto una visione lungimirante. Che questa schiodatura sia un’occasione di confronto?
Robol. Hai molto ragione. Per trovare punti di incontro anche allargare il campo con la conoscenza può ’ essere una strada. Finché si resta concentrati sui temi della falesia come terreno di gioco si finisce per litigare su cose piccole. Se si allarga la conoscenza sulle caratteristiche e la storia dei luoghi, le comunità sociali e le attività che caratterizzano ciò che circonda la falesia, insomma se si fa un po’ di cultura ambientale, sociale e storica magari si riesce a sensibilizzare almeno una parte dei fruitori sul fatto che quel luogo non è solo la versione outdoor della palestra cittadina indoor. Ci si può provare. Alcune associazioni locali lo stanno facendo e sarebbe interessante conoscere se funziona.
@Benassi, io sono convinto che la strada sia un’altra. Una delle più grandi cazzate che ha scritto Leorato nel suo “articolo” è che gli arrampicatori sarebbero tutti una sorta di guru della natura: c’è un grave problema di ignoranza rispetto al nostro impatto sulla natura e sulle dinamiche sociali dei posti che frequentiamo, e fintanto che i numeri restano contenuti va anche bene, ma non è il caso dei Tessari. Il fatto che alcuni si ostinino a non vedere è allarmante…
E il rispetto per la roccia? Forse pottrebbe essere questo il punto da mettere in comune per ritrovare un punto d’incontro. Per non far si che sia solo un giocattolo da usare e consumare e una volta rotto, da buttare.
Non conosco l’ambiente veronese e le sue dinamiche e me ne guardo bene dal dare giudizi ma non mi meraviglia. I conflitti più accesi, anche nella vita, sono spesso su questioni triviali e non sui grandi temi. Si divorzia per lo spazzolino da denti, i calzini abbandonati, l’asse del cesso alzato, una simpatia di poco peso più che sui grandi valori dell’esistenza. Di solito si ritrova l’unità e il senso di comunità di fronte alle cose toste e profonde, vedi ad esempio la malattia mentale del post sulla Sardegna, oppure le grandi sfide o i grandi lutti. Nella mia esperienza anche professionale una delle strade che si può tentare è quella di far risalire le persone lungo la scala fino a trovare il gradino dove le posizioni si sono separate e poi ritrovata questa convergenza anche emotiva ridiscendere verso la quotidianità del primo spit per trovare un possibile accordo. Certo è dura quando il rancore si è consolidato: un 7a + strapiombante o di placca. Però arrampicare dovrebbe aver creato un po’ di capacità di governare l’incontinenza emotiva, purtroppo non il narcisismo, soprattutto maschile, ma ci si può provare. Auguri.
Roberto Pasini hai ragione: ma fintanto che le neonate associazioni come APS Arrampicata Verona, dichiarata dai fondatori come “istituita per sanare gli antichi dissapori fra le comunità arrampicatorie veronesi”, in realtà non fanno altro che alimentarli ed esasperarli, evitando scientemente il confronto e operando come delle vere e proprie consorterie che dettano legge sulle modalità di spittatura e boicottano i progetti di chi non segue i loro dettami – tanto che alcuni chiodatori, pur di non entrare in conflitto con loro, preferiscono non operare – capisci che non ci sarà mai evoluzione. A Verona a un certo punto c’è stata la possibilità di trovare un’intesa, ma si è ben pensato di chiudere le porte in faccia alle persone, ritirarsi nel proprio fortino in via Ca’ di Mazzè, nascondersi nel silenzio e nell’apatia, o peggio, nella connivenza. Teste vecchie in propositi giovani, questo è il problema.
Purtroppo anche su questo tema paghiamo la nostra endemica mancanza di senso di comunità e la diffusa litigiosità. Se ci fosse una maggiore focalizzazione su ciò che unisce e non su ciò che divide si creerebbero associazioni locali e nazionali che potrebbero raccogliere risorse, condividere regole comuni, coordinare i lavori di chiodature e manutenzione. Cosa che accade in altri paesi. Anche da noi ci sono esempi positivi ma sono limitati e tende a prevalere il liberi tutti e tutti contro tutti. Per condividere bisogna che ognuno rinunci a qualche cosa e questo a molti appare un sacrificio troppo grande per la propria individualità è libertà. Così è: vantaggi e svantaggi di vivere e pure arrampicare nel nostro Bel Paese. Il blog è uno specchio interessante delle variegate tendenze che animano anche questa piccola sotto-comunità’ della comunità montagnarda: basta osservare e confrontare questa discussione a quella sull’esperienza di volontariato in Sardegna: tipo di interlocutori, stile di comunicazione, emozioni emergenti…
Ha stato Putin…dai.
Se alla base tra schifezze varie si trovano lattine della nota bevanda che mette le ali e sponsorizza l “estremo” la spiegazione razionale della despittata oltre le soste è chiara.
A parte gli scherzi la pista delle falangi Turche (come estremiste estremità)mi sembra valida .
Sia di destra che di sinistra…
E speriamo nessuno si faccia male!
Vedo che il punto continua a non essere colto da tutti – eccetto Unopolemico e Gelido che come al solito si rivelano perspicaci -: qui non si tratta di offrire servizi (bagni, parcheggi ecc.), bensì di operare scelte turistiche lungimiranti, non a favore di un’attività praticata principalmente da semiaccattoni che girano in furgoni camperizzati consumando il territorio senza dare niente in cambio (ammesso che si voglia qualcosa in cambio da loro). Si tratta insomma di progettualità: che futuro vogliamo per i nostri paesi? Non di certo questa logica di progresso acritico ed esasperato con cui negli anni pagine FB tipo “Arrampicata in Valdadige” o gruppi di stelle alpine veronesi e austriache hanno indiscriminatamente promosso e lucrato sulla scalata in valle favorendo il proliferare delle vie dei Leoretti (con il mito di Arco in testa), vie che hanno ridotto Tessari a quello che è: si tratta ovviamente di persone dalle vedute molto ristrette, dei sempliciotti, e chi è contrario è doveroso che si faccia sentire, magari non si otterrà nulla, ma tant’è! Oppure il diritto ad esprimersi è solo degli scalatori?
Il problema del sovra affollamento delle falesie “di tendenza” è un problema reale
Ormai le falesie belle e ben attrezzate fanno, anche giustamente, da ritrovo a centinaia di arrampicatori, soprattutto per il livelli medio bassi, che si sono moltiplicati negli ultimi anni e che frequentano certi siti come si frequenta una palestra o un locale alla moda che però sono attrezzati per accoglierli come invece non succede in ambienti outdoor
Si pone quindi il problema di regolare questi flussi sia per non arrecare disturbo ai residenti ma anche per gestire i parcheggi o più semplicemente per nascondere le olezzanti deiezioni umane di gruppi ravvicinati anche di cento persone
Questa è la vera sfida del domani per le falesie più popolari che sono ormai assimilabili ad impianti sportivi a cielo aperto
Gestire numericamente gli ingressi e i parcheggi? Forse
Mettere e rendere obbligatorio l’utilizzo di wc chimici? Sicuramente
Per la specifica questione e trattandosi della schiodatura di una via multipitch credo che il fatto si possa ascrivere alla solite beghe territoriali tra piccoli gruppi mentre la rimozione di primi spit avvenuta in molte altre falesie penso possa essere più facilmente riconducibile al fastidio che può dare ai residenti la massiccia ed incontrollata presenza umana nelle vicinanze
Sig.Matteo come al solito in ogni costruzione che si rispetti vi è il solito quadrello,che per quanto,cubo esatto,non serve,e avanza,e se avanza,pur avendone le specificità nessun lo segue.lei come molti non da una risposta,poichè scegliere impegna,ma il quadrello,che di solito viene solo scelto,se avanza,nel cantiere resta li,
“Entrate nel merito della questione invece di relativizzare o idealizzare”<
Caro Anonimosfottitore io ci ho ben provato ma tutti gli anonimi amici tuoi stanno bene attenti a evitare una qualunque risposta in merito!
“chi frequentereste?”
Tranquillo Albertoaperto, la stragrande maggioranza qui (anonimi compresi) frequenterebbe chiunque tranne te!
Faccio una considerazione per poi eclissarmi, da buon anonimo fantasma polemizzatore…
Ma il popolo del GognaBlog, che alla gogna mette tutti gli anonimi, non si rende conto che sono tanto anonimi quanto noi i vari Massimo (massimo chi?), expo (expo Milano?), Matteo (quale? L’evangelista?), Cla (Claudia? Claudio? Clarissa?), Filippo, Placido, Aikaik, Grazia…? Basta il nome? O addirittura il nomignolo? Perché non cominciate voi coi cognomi?
Conseguenze penali?
Se un tipo arriva e non trova la sosta che risulta indicata su una guida e per caso si schianta al suolo credo che potrebbero esserci conseguenze serie. Ma ammetto di non conoscere la legge. Resta che far del male alle persone dovrebbe essere più grave di scassare uno skilift.
Sono abbastanza vecchio per conoscere e ricordare le azioni di MW che infatti stesero uno striscione sulla funivia del Bianco, e non andarono, giustamente , oltre.
Egregio dr.Anonimopersfottò,
ci metti dinnanzi ad una vicenda delicatissima, con dei risvolti della massima importanza per tutti noi. La lobby del trapano va combattuta a tutti costi. Tenete duro e viva Fleximan!
P.S. ma va a caghe’…
44:
Nella penultima riga c’è un “non” di troppo?
@41
Hai mai sentito parlare di cose tipo “conseguenze penali”? O pensi che uno spit e un pilone di una funivia sano la stessa cosa, per la legge?
O forse non hai neanche mai sentito parlare delle proteste, organizzate dagli ex-Molotov (Peruffo) contro la pista da bob e le nuove piste da sci a cortina? O delle proteste di MountainWilderness?
Ricordate, cari amici, che alle volte si rimane anonimi non per paura, ma perché in un solo nome non può essere raccolto il pensiero di molti nomi.
Come a Fleximan bisogna trovare un nikename a questo tipo, propongo:
Spiantaspit
Vista così, sembra proprio una zona dove tira una brutta aria.
Visto che la Valdadige è molto lunga e ha moltissima roccia si spera regnino climi migliori in altre zone.
Così proprio non fa venire voglia di venirci.
Forse è meglio così.
Così per curiosità. Ma qualcuno ha mai smantellato il pilone di una funivia per sciatori? No? Eppure crea molti più problemi di una manciata di spit.
Forse la questione riguarda l’eterna lotta tra maschi alfa per vedere chi c’è la più lungo.
Osservate il blog,rileggetevi il precedente articolo,di U.Manera fate una riflessione dei valori,dell ambiente,e degli attori,poi tirate una conclusione,potendo scegliere. chi frequentereste?
Grazia, potremmo, al contrario, dire che all’aumento degli anonimi corrisponde un aumento degli spit sulle montagne. Non credi?
In val d’Adige è proprio così…
Utenti anonimi in progressivo aumento insieme agli atti di vandalismo in montagna…sarà un caso?
Oh, se a un certo punto non se ne esce qualche banalotto con sta storia degli anonimi non siamo contenti. È un luogo comune talmente radicato che non ne possiamo fare a meno. Entrate nel merito della questione invece di relativizzare o idealizzare, e risparmiateci i vostri commenti da ritardati. Grazie
Regattin, sono totalmente d’accordo. Almeno i “molotov” ci mettevano la faccia. Qui pure i “sostenitori” sono rigorosamente anonimi. Ma poi sostenitori di che? Vogliamo fare la lista delle installazioni umane che generano overtourism e cominciamo a vandalizzarle tutte?
Il problema è che da quando ci sono i social, le beghe locali assurgono agli onori della cronaca nazionale.
Se le risolvessero tra di loro le scaramucce e i dispetti, non rilevo nell’accaduto questa grande importanza da fare intervenire nel dibattito tutta la comunità arrampicatrice del globo.
Concludo con un doveroso esticazzi.
@Benassi d’accordissimo, su questo fantastico articolo che citava @Gelido infatti era proprio un politico che parlava della solita esausta “valorizzazione del territorio”: penso che sintagma più inflazionato di questo non esista, eppure molti arrampicatori lo ripetono a pappagallo nei loro blog ritenendosi salvatori del territorio. Domandate se a Tessari sono contenti di essere passati da paese dimenticato da Dio a centro del climbing di medio-basso livello pedemontano. A parte qualcuno che magari pensa di guadagnarci, al resto delle persone non interessa. Per fortuna che altre zone della Val d’Adige si difendono grazie alla difficoltà delle loro pareti, altrimenti pure lì sarebbero arrivati i Valdalpone a rovinare i ritmi di vita degli abitanti senza porsi il minimo problema, anzi dichiarando pure di essere amici del tipo in fondo alla via proprietario del bosco, sottendendo quindi che hanno il benestare dell’intera popolazione. Ipocriti. E nessuno ha mai detto niente, anzi alcuni scalatori storici della valle sono pure complici, per non parlare appunto delle guide alpine e della lobby del trapano (se ho capito bene a chi si riferisce @Gelido).
visto come si comportano le amministrazioni comunali per la cosidetta VALORIZZAZIONE dei propri territori, io ci rifletterei.
Dalla lobbies dei trapani non vorrei cadere in quella di ben altri lobbies.
Come dire dalla padella nella brace.
@Placido e @Matteo staremo a vedere se si tratta o meno di episodio isolato e se ci saranno rivendicazioni a questo punto, certo è che l’entità del problema è stata per la prima volta sollevata in maniera forte. Pertanto, condannabile o meno che sia, mi pare che l’azione abbia sortito un qualche effetto “politico”. Di vie ce n’è un centinaio, una in più una in meno non fa differenza, tanto i Leoretti hanno già dichiarato che verrà ripristinata invece di fermarsi un attimo a riflettere. Quindi il problema dei turisti del fine settimana sarà risolto a breve e potranno tornare sulla loro fantastica via, mentre quello degli abitanti di Tessari rimane…
@Expo certo ovviamente su questo non c’è dubbio. Spesso poi le guide alpine e le associazioni (soprattutto quelle con interessi economici alle spalle) non fanno altro che peggiorare la situazione, e allora tutto si complica ulteriormente. Se ci aggiungi che a Verona queste due realtà hanno la stessa sede legale, allora capisci l’entità del problema: è ora che le amministrazioni comunali inizino a gestire i propri territori anche da questo punto di vista per non lasciarli in balia delle lobbies dei trapani, con la speranza che il modello di riferimento non sia Arco come ho letto stamattina su un articolo di scarsissima qualità (ovvero= riproposizione acritica di modelli turistici inflazionati). Staremo a vedere…
Gelido 3.0: sono anch’io critico verso la modalità con cui le aperture sono state divulgate (d’altronde purtroppo oggi funziona così), ma penso che SE gli schiodatori avessero voluto fare un gesto davvero “politico” e dare un segnale, allora avrebbero dovuto motivare la schiodatura, perché altrimenti senza alcuna rivendicazione/spiegazione/motivazione questa azione corre il rischio di restare un dispettuccio, o “appropriazione indebita” (esagero, eh) di materiale, e non generare alcun effetto/riflessione, oltre all’ “indignazione popolare” che comunque avrebbe sollevato.
Correndo il rischio di volare troppo alto, dico che “gesto politico” è quello di Mountain Wilderness con lo striscione sulla funivia del Monte Bianco, o Kennedy e Kruk che schiodano la “Via del compressore” e lo rivendicano… mentre azioni come questa, con un generico “climbers go home” lasciato a mo’ di sberleffo, secondo me lasciano il tempo che trovano.
OK Gelido, posso anche capire e in parte approvare quello che scrivi, se non fosse che chi l’ha fatto non credo proprio che l’abbia fatto per questi motivi.
Altrimenti avrebbe detto sono io e l’ho fatto per questo.
Comunque il solo Santuario della Madonna della Corona porta più gente e più macchine di tutti gli arrampicatori della valle da Brentino a Rivoli, sopratutto da quando il comune ha risistemato/rifatto/facilitato il sentiero d’accesso…
Appunto! E quale sarebbe l’equilibrio?
@ Gelido
Ok : l’arrampicata non e’ l’attivita’ piu’ importante in un ecosistema naturale , ma serve trovare un equilibrio.
Cla #18:
Capisco il punto, ma è il solito “spit sì/spit no” dal quale non si esce.
Con questo criterio allora di vie da schiodare ce ne sono a bizzeffe, comprese quelle che “storiche” le sono veramente.
Non se ne esce.
Ciao @Expo, allora io non giustifico ma provo a comprendere: per quale motivo ci indigniamo di una schiodatura e non di una chiodatura? Pensate all’impatto che hanno avuto su quei luoghi le vie dei Leoretti, eppure nessuno si è mai indignato perché tanto ci si va il fine settimana divertendosi e non si parla mai di quanto ferro ci sia in parete, delle centinai di auto parcheggiate, del disturbo della flora e della fauna, del danno alla popolazione (che non ci guadagna nulla se non disturbo della quiete). E anzi ci si prodiga a pubblicizzare sui social in maniera indiscriminata (vedi vari gruppi tipo “Arrampicata in Valdadige” e così via) e ignara delle conseguenze a medio e a lungo termine in nome di una non meglio definita “libertà”. Ma invece se uno o più schiodano: indignazione popolare! Per questo invitavo il nostro amico tardo ad andare oltre la punta del suo metaforico trapano (= dell’interesse arrampicatorio). Ma a quanto pare è difficile…
@ Gelido
Anch’io sono tardo , ma forse inizio a capire : tu giustifichi un tipo che schioda le vie in valdadige perche’ Tessari e’ preso d’assalto e sold out ?
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Ammesso che schiodare delle vie porti meno climbers dal King Rock alla roccia, a me un’azione del genere sembra un po’ arrogante da parte di chi schioda.
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Se ci fosse un orientamento condiviso : tipo li si puo’ e qui e’ riserva integrale , ma fatto cosi’ che cosa significa ?
“si sta assistendo ad un puro social in stile”
per fortuna che arrivi tu e parli di climber ucraini
@Gelido: se sono lento sii gentile e spiegamelo tu: perché non mandi i tuoi giovani a schiodare Desiderio Sofferto e la Simoncelli?
Non ti costa molto visto che sei vecchio e non hai altro da fare…
@Matteo se hai bisogno di una risposta a quella domanda, si vede che sei lento, cosa che peraltro dimostri affermando di non capire dei concetti davvero banali. Comunque sono troppo vecchio per schiodare, è una cosa che lascio fare ai giovani 😉
a parte il num 1 e Cla si sta assistendo ad un puro social in stile patumiera,sorvolo sul puntuto Sig. Matteo,che fa i suoi errori,da Lui,sempre puntualmente richiamati,questo dimostra come di poco e innutile ci si spende,magari,se volete,se ad alcuno riesce,riflettete sul forte arrampicatore Ucraino deceduto pochi giorni fa al fronte su di una via che si chiama libertà,quella vera,mica cazzi da chiodi…l inglesismo è per i cultori del politicamente..etc etc..
“vedo che anche tu…fai l’errore logico di crederti al centro del mondo.”
Francamente questa affermazione non l’ho capita però…
Io comunque non nego nulla, tu invece perché non rispondi alle mie domande: perché non schiodi Castel Presina, la Simoncelli e Ceraino?
@Matteo, purtroppo vedo che anche tu, come Leoretto e molti altri scalatori fai l’errore logico di crederti al centro del mondo. Saprai che c’è anche chi guarda oltre l’orizzonte del proprio trapano, e che certe azioni non devono per forza essere un attacco a persone o a gruppi, ma possono valere anche come atto di denuncia. Ma d’altronde se sei uno di quelli che nega il sovraffollamento di Tessari, dove ogni fine settimana ci sono più macchine che abitanti, non ci stupiamo…
Placido :
Vigliacco è salire una parete spittandola perché non sei in grado di salirla senza. Forse anche infantile.
Basta luna park per “””climbers””” senza fantasia,quelli che ci sono bastano giá
Egregio Gelido 3.0 rispondo a te ma anche a Unopolemico, che vedo siete pappa-e-ciccia.
Si parla di chiodature sistematiche, a metro, di vie incredibilmente inutili
Posto che tutte le vie sono inutili, nel senso etimologico (non servono a nulla, come l’arrampicarta e l’alpinismo), che differenza c’è con le vie della placconata di Desiderio Sofferto o di Castel Presina? Tanto per dire: intendo due posti storici, a 1 km di distanza dove si passa agevolmente da una via all’altra
Cosa avrebbero di più pericoloso le vie Valdalpone da quelle storiche, talora cementate/consolidat/sikate anche abbondantemente (e qualche volta malamente)?
Perché qualcuno, provocatoriamente definito “ragazzotto”, arrecherebbe danno a tutta la comunità arrampicatoria e dovrebbe fare un passo indietro?
Schiodare falesie/vie/tiri/soste senza accordo e senza dirlo pubblicamente non è atto da saggi, anzi. E’ da stronzi, anche in caso di palesi brutture (e non è certo questo)
E’ vigliacco e pericoloso, soprattutto se si tratta di vie lunghe entry level.
Nel caso in oggetto è il frutto del antagonismo becero e livoroso di chi, ritenendosi investito per volontà divina del sacro compito di guru di un luogo, vede apparire un foresto che pretende di chiodare in quello che ritiene sua proprietà.
E della sua conventicola di fedeli seguaci, a cui non frega un cazzo del over-tourism, della sicurezza altrui né della valla, ma solo che vengano riveriti e ammirati i loro guru e per riflesso loro, gli adepti e veri credenti.
La stessa, solita storia che è capitata ad Arco con Grill.
Oggi tutto invecchia molto precocemente e viene sacrificato sull’altare dell’uso e consumo.
Aperta nel 2016 e già é diventata storica?
Io sono d’accordo con Placido.Cominetti , non è che sei sceso dalle alpi a pasticciare la Valdadige con inutili scritte no vax ?
L’affiancamento deliberato delle scritte dei vaccini – si sa benissimo chi le ha fatte, un orsetto lavatore anche lui complice di aperture seriali “per tutti” in stile Valdalpone – con questo atto politico e lecito (come è lecito aprire, lo è anche schiodare!) la dice lunga sulla malafede di Leoretto, che invece di fare un passo indietro come suggerisce il buon Unopolemico, o comunque di riflettere sull’accaduto, si indigna e promette di ripristinare la via (ma lo paga qualcuno?). Inoltre, si capisce molto delle sue doti alpimistiche quando ipotizza una schiodatura in corda doppia: Leoretto, ci spiegheresti come si fa a togliere ogni singola sosta calandosi dall’alto? magari in Valdapone avete sviluppato nuove tecniche di discesa, tipo che ne so, l’anchor-jumping?
A prescindere da qualsiasi valutazione sulle vie di Leorato e soci, si tratta di un’azione infantile e vigliacca, che ha tutta l’aria di un dispettuccio opera di qualche arrampicatore.
Se la schiodatura prosegue oltre la prima sosta, allora a mio parere è stata fatta salendo dal basso, magari in solitaria autoassicurata, e scendendo poi a piedi.
Piccola nota senza alcun intento polemico: se “Mamma li turchi”, aperta nel 2016 (quindi neanche 10 anni fa), già merita la qualifica di “storica”, come dovremmo qualificare vie come la poco lontana “Le nebbie di Avalon” (2005), oppure “Carmina Burana” (1984) alla Chiusa di Ceraino, oppure le vie di Brentino?
Preistoriche?
Una provocazione : quando qualcuno “schioda” , spesso adduce a motivazione il rispetto dell’etica originaria di apertura della via ; che senso ha schiodare una via che è ancora chiodata come volevano i primi salitori ?
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Come forse si era detto in occasione della disgrazia su “Amplesso complesso” o di altre vie ( Vedi la Vinci al Cengalo “sistemata” da guide svizzere e subito dopo schiodata da arrampicatori italiani , sarebbe bello parlare con i primi salitori quando è possibile , o resuscitare i primi salitori quando sono deceduti , e chiedere a loro quanto della chiodatura della via è frutto di oculatezza nella chiodatura e quanto è frutto delle possibilità di protezione che c’erano all’epoca dell’apertura della via .
“ogni piastrina è stata rimossa, i tasselli sono stati ribattuti nei propri fori, e le soste sono state private dei fix anche qui ribattuti”
“responsabili, che con tutta probabilità conoscevano bene l’area e le sue vie di arrampicata, muovendosi con disinvoltura probabilmente dall’alto in corda doppia”Ok.
Che l’arrampicata si uno degli sport più rispettosi della natura se lo è proprio inventato l’autore dell’articolo, basta vedere l’immondizia che c è in tutte le falesie, per non parlare del compressore sul Torre
È solo uno sport da tamarri!
@ matteo
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Effettivamente….
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Ma perche’ proprio Mammaliturchi , che sta’ li in parte e relativamente poco battuta ?
Avevano paura che qualcuno li beccasse ?
A parte che la frase “ogni piastrina è stata rimossa…lasciando la parete impraticabile” non corrisponde proprio al vero, perché la via è perfettamente percorribile con mezzi tradizionali, io non credo che la rimozione radicale di tutti gli ancoraggi sia stata fatta da un abitante di Tessari o Canale perché disturbato dagli arrampicatori.
Vedo molto più probabile la manina di qualche altro climber della zona che ha sempre vissuto male il Fenomeno Tessari e i suoi creatori Confente e Brighente e malsopportato la loro invasione di campo.
Insomma le solite, incomprensibili beghe tra local, già viste e straviste ad Arco, in val di Mello o a Sea.
Dimostrazione pratica che la montagna e l’arrampicata di per sè non rendono migliori e che i piccoli, gli stronzi, gli invidiosi e i bastardi rimangono tali anche se fanno il 7a!
Sarà stato qualche saggio uomo ormai stanco delle pericolose (nel senso anche letterale del termine) chiodature del gruppetto della Valdalpone.
Già: sono proprio loro i principali autori di questi over-climbing nella bassa valle dell’Adige, grazie alle loro chiodature sistematiche, a metro, di un numero sconosuderato di vie incredibilmente inutili e lontane solo pochi metri l’una dall’altra.
I ragazzotti dovrebbero fare un passo indietro e rendersi conto che stanno arrecando danno a tutta la comunità arrampicatoria.
ma si da la colpa ai residenti come si fa con gli anarchici…???
A me non sembra si possa parlare di “Overtourism / Overclimbing” su “Mammaliturchi”.
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Infatti , contrariamente alla vicinissima area dei “Tessari” , che riscuote per una serie di ragioni un gradimento incredibile , e in cui gli arrampicatori dovrebbero cercare di essere discreti e educati per non disturbare con i posteggi selvaggi residenti ed agricoltori , Mammaliturchi attacca sopra la piazzetta del tranquillo paesino di Canal , e gode di una frequentazione piu’ limitata e discreta , attaccando fra l’altro in cima ad un ripido ghiaione.
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Che qualche “corso roccia” abbia disturbato i residenti ?
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Che qualche
Dopo il terrorismo rosso e nero una democrazia imbeĺle subisce anche il terrorismo verde che confonde la ragione con l’arroganza delle minoranze.
Saranno stati arrampicatori turchi.