Vandali vs turchi
(deturpata e danneggiata la via Mamma li Turchi in Val d’Adige)
di Manuel Leorato
(pubblicato su verticalage.blogspot.com il12 novembre 2024)
Un atto di vandalismo senza precedenti ha colpito la storica via d’arrampicata Mamma li Turchi a Canale, frazione di Rivoli Veronese, in Val d’Adige. La via fu tracciata nel dicembre 2016 da Christian Confente, Simone Gianesini e Manuel Leorato. Questo celebre tracciato sportivo ma dal sapore alpinistico, conosciuto e amato dai frequentatori della Valle, è stato reso inutilizzabile a causa di un’azione deliberata di danneggiamento: ogni piastrina è stata rimossa, i tasselli sono stati ribattuti nei propri fori, e le soste sono state private dei fix anche qui ribattuti, lasciando la parete impraticabile. A fare da sfondo a questo atto, una scritta nera recitante un messaggio forte e inequivocabile: “Climbers go home.”
L’accaduto, segnalato inizialmente su bergsteigen.com e diffuso rapidamente sui social media e sulle testate italiane Il Dolomiti e L’Arena di Verona, ha scosso la comunità di arrampicatori. In molti si sono interrogati non solo sul significato del gesto, ma anche sull’identità dei responsabili, che con tutta probabilità conoscevano bene l’area e le sue vie di arrampicata, muovendosi con disinvoltura probabilmente dall’alto in corda doppia.
La scritta “Climbers go home” riporta immediatamente alla mente un altro episodio avvenuto quest’estate sulle iconiche Tre Cime di Lavaredo. In quell’occasione, il messaggio nato nella penisola iberica “Tourists go home”, riportato in parte a Canale con una calligrafia simile e con lo stesso tratto di indelebile nero, aveva preso di mira i turisti. Questo slogan, con il suo invito a “lasciare l’area”, assume però sfumature diverse quando viene rivolto agli arrampicatori. Non è più un generico “stai lontano” rivolto a chi visita la zona, ma un messaggio specifico: “Sei venuto fin qui? Gira i tacchi e torna a casa perché qui non scali”.
L’arrampicata è uno degli sport più rispettosi della natura, dove ogni scalatore si sente (o dovrebbe) parte del territorio che attraversa e si impegna a preservarlo: è sconvolgente pensare che qualcuno possa arrivare a deturpare una via storica con un simile gesto di rifiuto.
Cause e significato del vandalismo: siamo davvero a rischio “Over Climbing”?
Dopo il fenomeno dell’Over Tourism tanto discusso nell’estate 2024 stiamo assistendo ora ai risultati di un ‘“Over climbing”? Questo termine potrebbe indicare la concomitanza di saturazione di vie d’arrampicata e il sovraffollamento sui percorsi e gli accessi, compresi i parcheggi, argomento sempre più spesso discusso nel mondo dell’arrampicata. Alcuni lo vedono come un inevitabile segno dei tempi, in cui l’arrampicata si è diffusa da dopo la pandemia a tutte le palestre cittadine, contando centinaia di migliaia di iscritti e più sovrapposizioni di corsi nei fazzoletti di roccia che sono sempre gli stessi, creando disagio negli stessi ripetitori, ma non ultimi nei coltivatori e residenti locali; altri invece lo vedono come un’opportunità. Ma questo basta a giustificare una reazione così estrema?
Scrive Davide Melchiori (local, climber, Istruttore di Alpinismo, della famiglia proprietaria della Parete di Santa Barbara dove si trova la via Mamma li Turchi) riferendosi ai danni provocati alla falesia Tes-story: “Un paio in giro li ho sistemati io… Si sono fregati anche un moschettone di sosta in falesia, ho sistemato anche quello… Ormai giro con la chiave sull’imbrago…”.
Esplorando le origini e il possibile significato di questo gesto, sembra che i motivi vadano oltre il semplice affollamento. Mamma li Turchi è molto più di una via di arrampicata: è un punto di riferimento per chi si approccia all’arrampicata a più tiri in Valle senza troppi stress, essendo ben spittata e non del tutto alpinistica. Con più di un centinaio di ripetizioni nel solo primo anno dalla chiodatura, ha visto di recente anche esercitazioni dei volontari del soccorso alpino; inoltre l’ex cava di “Nero de Canal”, da dove iniziano i primi tiri, è di proprietà di una famiglia amica degli apritori. Colpire una via con queste caratteristiche, dunque, potrebbe significare un atto di protesta non solo verso l’affollamento, ma forse anche verso gli apritori stessi e la gestione delle aree di arrampicata in Valle, che alcuni potrebbero percepire come inquinanti o invasive.
Vandalismo e dissenso in Val d’Adige: un fenomeno già visto?
Non è la prima volta che in Val d’Adige appaiono scritte controverse. Già in passato, nel 2021, sui tracciati di Profumo di V e nella Falesia degli Amici, sono apparse frasi provocatorie come “I vaccini uccidono,” sempre in rosso e cancellate rapidamente dai chiodatori. La stessa vernice rossa e lo stesso stile e vernice utilizzata per i nomi delle vie. Una coincidenza? Successivamente tocca alla via Pace senza Confini, la cui scritta è stata cancellata nel 2023. Sempre nella primavera 2023, il Camino di Mefisto e la via Nonna Gigia, sulle placconate sopra Forte Ceraino: spit rimossi, ma almeno qui il tassello l’hanno lasciato (qui l’articolo di Orizzonti Dolomitici). Preludio a quello che succederà nel 2024? Più recentemente ad anticipare quello che è stato: furti di soste alla Falesia Undulna e sulla via Per Elisa: qui schiodato solo il primo tiro, ma che tuttavia si può salire in trad.
La reazione della Comunità: risanare, ripristinare, resistere
L’indignazione è palpabile tra gli appassionati di arrampicata, che si sono immediatamente mobilitati sui social per esprimere il loro disappunto e offrire supporto per ripristinare la via. La comunità non si è fermata alla condanna, ma sta già organizzando iniziative per finanziare il ripristino dei tasselli e delle piastrine, con la speranza di restituire Mamma li Turchi agli arrampicatori nel più breve tempo possibile.
Questo episodio di vandalismo è una sconfitta temporanea della comunità arrampicatoria, ma anche un invito a riflettere sulla nostra responsabilità condivisa di proteggere il nostro territorio, le comunità locali e non per ultimo le nostre vie che attirano sempre molti arrampicatori da tutto il nord Italia. La simbologia di un attacco ad una via come Mamma li Turchi è importante: essendo una delle prime del team di apritori che ha contribuito alla rinascita e alla coltivazione del Fenomeno Tessari, e non essendoci problematiche di nessun tipo con i cittadini di Canale, è un attacco codardo e deliberato; ci si augura in questa sede, l’ultimo!
“Chi deturpa una via, forse ha dimenticato cosa significa arrampicare”.
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Sloveni:
Certamente, non lo contesto, però credo che le varie discussioni, anche su FB (di cui mi risparmio volentieri la lettura), sarebbero molto più “sul punto” se gli autori dell’azione e le loro motivazioni fossero stati chiari fin dall’inizio.
Credo che l’attuale confusione sia in parte figlia del ritardo con cui l’azione è stata “firmata” e motivata, ritardo che ha permesso lo sviluppo incontrollato di varie ipotesi e speculazioni.
Io stesso al commento #11 (pagina precedente) l’ho giudicata “un’azione infantile e vigliacca” e tale per me sarebbe rimasta se non ci fosse stata alcuna motivazione/rivendicazione.
Quanto alla sigla, è certamente stupido (e inutile) focalizzarsi solo su quella, ma altrettanto certamente, mi spiace dirlo, si tratta di una scelta infelice.
Poco male, andiamo oltre.
@ Stefano Sloveni-Io probabilmente sono un utile ( ? ) idiota , ma mi sembra sempre che ha questa “richiesta” manchi un pezzo….Una futura via di 5c chiodata S2 sull’altra riva dell’Adige in comune di Dolcè è da schiodare , oppure bisogna interpellare gli indovini e sapere che cosa ha mangiato ieri sera il “Leader” dei Nuclei Armati Martellomuniti ? .Le vie di Brentino sono al sicuro da schiodature , o bisogna indire un concistoro ?.Una volta soddisfatti i :”Sogni di grandezza” di alcuni , che cosa succederà se qualcuno schioderà vie come :”Desiderio sofferto” a Brentino ( 5c -S2 ) e qualcuno replicherà distruggendo tutte le vie sopra il 7 al Sengio Rosso ?.Urgono meno “pippe” e più spiegazioni terra terra su dove è il punto di arrivo della protesta…
@Placido, com’è già stato fatto notare, la schiodatura e il manifesto hanno voluto essere degli interventi dal forte impatto simbolico e comunicativo: dopo un tempo in cui si è cercato dialogo e mediazione, ora forse c’è chi crede che sia giunta l’ora dell’azione: possiamo biasimarlo/a/i? Se leggi il delirio che ne è nato su gruppi come “Arrampicata in Valdadige” – per non parlare delle chat private fra arrampicatori locali – ti renderai conto dello spessore della discussione (tutti che minacciano o emettono sentenze senza senso focalizzandosi sul nome scelto dai rivendicatori o cagate di questo tipo, confondendo i furti di placchette con questa azione). Questa è la gente con cui ci si trova a confrontarsi: il dialogo a Tessari non è mai stato contemplato, e oggi ci scandalizziamo per un’azione? Riflettiamo. P.S. Se volete farvi un’idea dell’ipocrisia dei Leorati, fatevi un giro sul loro blog, non troverete più, guarda caso, la sezione Valdadige. E pensano di essere anche furbi…
Senza alcun intento polemico né pretesa di poter insegnare alcunché, penso che se l’ultimo comunicato, magari con un incipit diverso (es. “Siamo un gruppo di abitanti della Valdadige che ecc. ecc.”), fosse stato affisso alla base di “Mamma li turchi” al posto del generico “CLIMBERS GO HOME”, forse si sarebbero evitati inutili fraintendimenti, illazioni, speculazioni, ecc.
Comunque adesso almeno gli interessi in gioco dovrebbero essere chiari, andiamo oltre.
@Placido ti chiedo scusa per la mia ilarità (forse eccessiva). Grazie per la comprensione.
Eugenia, che gli interventi di un Roberto Pasini siano di un livello ben superiore a quelli di un cretino qualunque come il sottoscritto è pacifico e non è certo una novità.
Anche se non devo certo giustificarmi, confesso che ho scritto il mio commento #91 senza prima aver letto quelli precedenti, mea culpa.
Non posso garantire di avere sempre il tempo e la voglia di leggere tutti i commenti prima di intervenire con quelle che evidentemente sono inutili ripetizioni, quindi spero di avere la tua comprensione se involontariamente in futuro scatenerò nuovamente la tua ilarità.
Quello che posso garantire, invece, è l’impegno a comportarmi sempre meglio che posso e a cercare di “educare” chi non lo fa.
I migliori auguri.
Matteo hai studiato con Expo? 😀 😀 😀
“io capisco che il problema, stringi stringi, è uno solo: i parcheggi”
E ti hanno fatto capire subito che il problema è invece un altro, più leghista: chi ce l’ha più duro.
Mi piacerebbe sentire un abitante di Tessari…
Aahhaha @Placido il tuo commento dopo quello di @Roberto sembra la risposta del compagno di banco ritardato delle medie subito dopo l’intervento del fuoriclasse 😀 Scusa mi hai fatto morire 🙂
Leggendo il comunicato, io capisco che il problema, stringi stringi, è uno solo: i parcheggi.
Quindi, da esterno, e posto che gli arrampicatori per primi dovrebbero comunque comportarsi civilmente (ad esempio lasciando liberi i pochi parcheggi riservati ai residenti), mi domando: non era più semplice mettere una sbarra per impedire l’accesso a quello che è diventato il parcheggio principale (che, a latere, immagino sia proprietà privata)?
Io la penso così sui due punti. Esondazione: il processo va analizzato nelle sue articolazioni. Un approccio bianco/nero fa perdere possibilità di azione. Quando la città esce dalle sue mura porta con sé un grande pericolo ma anche una grande opportunità. Il pericolo sono gli escrementi materiali e spirituali che si porta dietro nei luoghi che colonizza. Alcune situazioni sono ormai perse per la causa perché ci vorrebbe troppa energia per recuperarle. Non resta che lasciare che il vento faccia il suo giro. Magari cambierà e si tornerà a giocare a tennis o magari si rilancerà il bowling: tutto è possibile. I gusti delle masse sono volubili. Altre situazioni si possono gestire facendo leva sulle potenzialità. Il contatto con ambienti naturali e sociali diversi dal proprio puo’ anche stimolare una riflessione su se stessi e sul proprio modo di vivere. Però questo contatto “educativo” va gestito con iniziative di comunicazione, di sensibilizzazione, di responsabilizzazione gestionale attraverso il volontariato e di stimolo a riscoprire il passato e a far parlare le pietre, che non sono solo appoggi e appigli. Per gli escrementi materiali cessi e parcheggi ben costruiti e mantenuti possono aiutare. Per quanto riguarda la strategia di “lotta” io penso che le strategie più efficaci siano quelle che allargano il consenso e non quello che lo restringono. Un approccio “leninista” ho visto negli anni che non porta nel contesto attuale alla rivoluzione di ottobre ma all’isolamento e alla sconfitta. In particolare andare a schiodare certe vie vuol dire inimicarsi il ceto medio arrampicatorio (fino al 6c e non giovanissimo) quello che rappresenta il segmento più ampio dell’arrampicata cittadina e che ha anche più peso nell’influenzare i consumi e quindi i comportamenti di chi fa business con questa attività. Qui bisogna mettere da parte i pregiudizi e individuare in modo creativo azioni che non appaiano solo “contro” ma “per”. Purtroppo se si vogliono portare a casa risultati concreti subito e non fare solo testimonianza a futura memoria o prendersi una soddisfazione personale ci vuole pazienza, tenacia e soprattutto uno stomaco non troppo sensibile.
Roberto posso solo dire questo: SEI UN GRANDE. Finalmente uno che la mette giù come dev’essere messa. Imparate raga, finalmente uno (l’unico) con capacità di analisi lucida. Roberto mi piacerebbe molto conoscerti e confrontarmi con te.
Direi che dopo la lettura del comunicato su FB e dei commenti che vi hanno fatto seguito le cose sono abbastanza chiare. C’è un gruppo che ritiene sia ormai scaduto il tempo della ricerca della mediazione e ha deciso di passare all’azione con interventi di demolizione a forte impatto simbolico e comunicativo. L’obiettivo è fermare la spinta alle chiodature abbondanti di vie diciamo intermedie che attirano un numero elevato di arrampicatori con impatto significativo e non gestito sulle comunità locali. Il gruppo in questa sua azione si fa paladino e rappresentante degli abitanti o almeno di una parte più sensibile e reattiva al tema del sovraffollamento. Su questa base poi si innestano elementi secondari e un po’ spuri da parte di qualcuno: disprezzo per i tapascioni dell’arrampicata, ostilità verso i foresti cittadini, riferimenti a piattaforme ideologiche che riecheggiano slogan del passato, forse anche rancori personali e locali…ma la sostanza resta quella: una risposta dura ad un processo che si ritiene in costante crescita e che viene giudicato come pesantemente negativo. I terreni di confronto sono dunque due: 1. la valutazione del processo in atto, quello che ho chiamato l’esondazione che si sta verificando in molti luoghi, soprattutto di comodo accesso dai centri urbani 2. l’efficacia della strategia degli atti simbolici distruttivi al fine del raggiungimento degli obiettivi di contenimento del processo. Il resto sono questioni di colore a forte impatto emotivo (giramenti reciproci di palle) ma secondari.
Brao @Expo, con calma te ghe rivi veditu. L’è tut en problema de gestiom, me par ciaro (altro che spit e cagae varie).
@ Claudio Demichei.Claudio , sarò scemo io , ma mi sembra che le idee siano confuse : stili di arrampicata o posteggi ?.Natura incontaminata o piastrine ?.Arrampicatori o altri sportivi ?.A Brentino c’è una scalinata di un tot di gradini che porta gli escursionisti all’eremo della Madonna della Corona , e anche lì ci sono tanti posteggi occupati..D’estate è un viavai di torrentisti sopra alle Fraine e sotto a Brentino , tutti con la loro bella macchinetta.. Loro non danno fastidio ?.A Spiazzi ancora peggio…Per me se mettessero una sbarra prima del Biffis andrebbe benissimo uguale , posteggerei al cimitero oppure dove mi dicono , ma mi sà che è come dice Matteo.
Ma poi, scusatemi se mi espongo anch’io en ‘sta trafila de commenti: ma qualcuno ha per caso visto abitati o paesini che possono essere disturbati a Castel Presina? Ma vi rendete conto di quanto minchia siete idioti? Madonna oh, xe come darghe a uno che caga con vialtri…
Mi intrometto: Teo ma poi chi ha parlato di parcheggi? chi ha parlato di spit? cosa minchia ce ne frega di dove avete scalato? siete folgorati, parlate totalmente a caso…Qua si discute delle solite puttanate alpinoidi e nessuno che si sofferma sulle rivendicazioni, assurdo quanto siete dementi…
Boh contiuè a sparar le stesse insulse cazae, l’è come andare contro a un muro con voi…ragionar come mi te piasaria, eppure no te poi (te toca far con quel poco che te gai). Ciao vecio!
Claudio, quanto a ragionare male non hai rivali.
Se il problema fossero i parcheggi a Tessari, basterebbe prevederli, regolamentarli o vietarli come hanno fatto a Brentino per un affluenza mooolto maggiore di gente che va al Santuario.
Se il problema è la spittatura, spiegami che differenza c’è tra la Roda del Canal e Castel Presina, perché una va bene e l’altra è esecrabile.
Sull’impatto ambientale/ecologico lasciamo perdere.
Ho arrampicato a Tessari come ho arrampicato a Castel Presina, alle Bastionate, a Tessari, a Ceraino e in tanti altri posti per le Alpi.
Sono un tapascione e non certo un big, ma non sono un pirla: il motivo dell’irritazione, della contesa e della schiodatura non è il benessere degli abitanti di Tessari, non è la salvaguardia dell’ambiente e nemmeno della purezza dell’arrampicata.
Disclaimer: con questo non voglio assolutamente sostenere che le vie debbano essere spittate come le falesie o la “messa in sicurezza” di quelle esistenti e nemmeno che sia auspicabile che ogni roccia e ogni sasso venga spittato dovunque e comunque.
Dai @Expo sveglia! il mio commento sotto vuol dire “posti per BIG= poca gente”, e quindi presumibilmente no problema per gli abitanti e bla bla bla, non c’entrano una beata eva i cavilli che tiri in ballo tu. Ma come cazzo fate a essere così scemi da non capire? vorrei troppo conoscervi per vedere le facce che avete…
Io la penso come Matteo al @76..Fra l’altro dubito che gli abitanti di Preabocco e Brentino cavillino su “BIG” , “NO BIG” e barzotti vari , se gli stanno sui coglioni i climber è un problema di educazione indipendente dal grado.
Bella intuizione @Placido…
Ho letto il “comunicato”: a parte che alcune frasi sembrano una copia di alcuni commenti qui sul GognaBlog (a voi, se ne avete voglia, scoprire quali), mi auguro che gli abitanti dei Tessari e paesi vicini sappiano di essere stati reclutati da questo sedicente Nucleo Abitanti Rivoluzionari.
PS
Certo che la scelta della sigla poteva essere migliore (eufemismo).
Riecheggia quella del già noto Nucleo Alpinisti Proletari (basta cercare in rete), così come nella realtà pare che anche il NAR (quello “vero”) si fosse ispirato al NAP… chissà se anche questo giochetto di richiami è voluto.
Matteo, anche tu come tanti altri a quanto pare non sai leggere: si parla di paesi, e Tessari è ricompreso fra i paesi della Valdadige, come quelli che tu citi (a Canale è stata schiodata un’intera via, non mi pare che non sia ricompreso, a Preabocco c’è solo una falesia per BIG e vie lunghe per gente che si tiene quindi il problema non si pone, a Brentino idem). Il manifesto non titola “in difesa di Tessari”, ma evidentemente sei troppo ignorante per capirlo da solo e hai bisogno di me. Sarai il solito con la terza media che si è fatto da solo studiando all’Università della strada.
Ribadisco, 7da quello che so e capisco tutta la diatriba è nata da beghe di clan. Da anni si mormora di secret spot svelati, di edizioni di guide contrapposte e concorrenti, di mancate collaborazioni, ecc.
Non ho mai sentito e tantomeno visto segni di animosità da parte degli abitanti del luogo (come ho visto invece in tanti altri posti da Finale ad Arco) e anche il “comunicato” non mi pare proprio frutto di un abitante del luogo, ma dalle parole usate sembra scritto da qualcuno del “mestiere”. Chissà poi perché cita solo Tessari? A Canale e Preabocco va tutto bene?
E’ sempre la solita storia di chi si crede importante e riferimento in un luogo e che scopre qualcun altro nel suo giardino.
La stessa che ha portato un ben noto arrampicatore e accademico fare la guerra con ripicche e maldicenze ad Heinz Grill fino a dare le dimissioni dal CAAI quando questi è stato ammesso.
Caro Expo, questo caso è emblematico. Quando le grandi palestre urbane esonderanno, ed è inevitabile perché la plastica stufa dopo un po’, saranno problemi seri per le falesie di prossimità e le comunità limitrofi. Potrebbero diventare opportunità ma anche minacce. Se non ci saranno attori in grado di gestire l’esondazione e adeguati ammortizzari e vantaggi per tutti e’ molto probabile prevalga la minaccia con tutte le conseguenze inevitabili, a meno che i gusti cambino e un nuovo gioco prenda il sopravvento. Certo gli ingenui sognatori del gioco arrampicata non avevano pensato finisse così. Buona notte. Chi ha tempo davanti e amore per la parte migliore di questa attività dovrebbe mobilitarsi per tempo, ma in modo costruttivo e pragmatico, perché le guerre non portano a nulla. Amen.
O done done !
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https://www.facebook.com/groups/954599507944876/posts/%EF%B8%8Ffoto-che-mi-%C3%A8-stata-inoltratase-qualcuno-in-zona-pu%C3%B2-verificare-in-difesa-della/27590960287215436/?app=fbl
Ne abbiamo già parlato in passato. Magari sarà anche marketing ma se noi avessimo organizzazioni come Access Fund negli USA forse ci sarebbero dei punti di riferimento e di aggregazione che consentirebbero di definire regole condivise a livello nazionale all’interno della comunità arrampicatoria. Il problema dell’affollamento e dell’inquinamento dei luoghi, unito all’incontimenza spittatoria ha ormai raggiunto dimensioni tali che non si può più andare in ordine sparso lasciando che qui e là scoppino incendi come quello veronese che alla fine danneggiano tutti, No Fix e Pro Fix in tutte le loro sfumature. A titolo di curiosità riporto i valori fondanti di Acces Fund che trovo assolutamente condivisibili. In rete chi vuole può trovare sul loro sito informazioni sul funzionamento dell’Associazione.
We believe all climbers have an important role to play in stewardship, conservation, and advocacy.
We foster and support a community where all people feel respected, welcomed, and able to fully engage in climbing and outdoor recreation.
We believe that diversity of experiences, opinions, and ideas spur innovation and strengthen our community.
We honor the Indigenous people who have cared for the land since time immemorial, and we are grateful for the opportunity to enjoy those places
Ho letto ora su “il Dolomiti” di altre schiodature in val d’Adige ad opera di un sedicente “Nucleo Abitanti Rivoluzionari” che afferma di voler porre fine all’eccessiva frequentazione di quei luoghi.
@ Pasini
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Eyesight ?
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Blind ?
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Wtf is Axel doing with his left hand ?
Dear Alex, too many solo activities can create serious problems for your eyesight. In fact you are no longer able to write your last name correctly. We therefore amicably suggest that you contain them, if you can. Regards.
Al di la dell’argomento specifico, notare il livello di litigiosità del mondo arrampicatorio veronese e dintorni ( per carità non solo veronese, però..) e sempre molto divertente!
The late, great, Paul Preuss nailed it: what’s all this fuss about?
I could solo routes like this “Mama Lee Toorky” in minutes, blindfold and one-handed.
No big deal.
@66.
Penso proprio di si 🙂
Expo. Intendi dire che siamo leggermente rompipalle, solo un pochino, così per gradire? Ipotesi interessante e suggestiva per spiegare alcune dinamiche. Certo che la panchina rossa del postale in cima all’Hannibal non tutti l’avrebbero apprezzata anche come goliardata, sarebbe successo il finimondo. Ma c’è ancora?
@ 63 Pasini
.
Pur con le migliori intenzioni da noi non accontenterebbe nessuno , chi e’ stato in zona Furkapass lo sa.
@ 61
Io mi ero proposto di richiodare lo spigolo del Mandelkogel ma Paul si e’ opposto.
Alpinisticamente e’ ancora vivo , pero’..
Benassi. Capisco la tua posizione però se leggi l’intervista in italiano gli svizzerotti sembrano animati da buone intenzioni: rispetto dell’etica delle vie, collaborazione con gli apritori, criteri rigorosi di decisione, gestione dell’eventuale conseguente affollamento, lavorano pure con Piola’ …boh bisognerebbe poi vedere in pratica. In ogni caso a me pare apprezzabile una certa umiltà nell’approccio e un atteggiamento pragmatico. Purtroppo da noi ogni tanto mi sembra sia più popolare un approccio melodrammatico venato da punte di disprezzo verso il “diverso” che rende difficile trovare accordi.
L’intervento di Paul Preuss è il migliore tra tutti i 160 fin qui letti
A me queste “associazioni” che si prendono la briga di richiodare, valorizzare, disgaggiare restaurare, pulire, risistemare (come a suon di trapano???) mi fanno paura e NON le condivido.
non capisco sul serio tutta sta disquisizione. io ho sempre scalato senza chiodi. eravamo in pochi a scalare, in ancora meno a diventare vecchi, ma quello che ho fatto io ancora lo ricordate. Spero per voi che tutte ste miserie siano dimenticate nel giro di poco. la mia speranza è rivolta alle nuove generazioni ovviamente perchè voi, da un punto di vista alpinistico, siete già fottuti
@Bugatti ma tu sei quello del rave party nella grotta del Semalo? è vero che dopo la vostra festa sono stati schiodati tutti i tiri sotto al 7a come diceva qualcuno sotto? In quel caso nessuno si era scandalizzato per la schiodatura? Grazie
Expo. Scusa il link e’ sbagliato. L’avevo girata a Gogna perché mi sembrava interessante. Si trova comunque sul sito di petzl.
La falesia maso corona chiodata da Sergio coltro è bellissima comunque. L’unica cosa che si può recriminare è che è stata chiodata con i soldi del comune di caprino veronese su territorio di Brentino Belluno. Ma va beh nessuno è perfetto
avanti tutta biiiiiiiiiiiip
Expo. Senza per carità prendere alcuna posizione su questioni e luoghi che non conosco……ci mancherebbe però bisogna osservare: paese che vai usanze che trovi. Anche in bassa Val D’Aosta una famosa guida alpina biellese non più giovanissima apre a sue spese vie plaisir di media difficoltà in luoghi già frequentati o luoghi limitrofi che hanno aumentato la frequenza dei tapascioni dell’arrampicata ma nessuno le ha mai schiodate e anzi c’è una generale gratitudine nei suoi confronti (per chiarezza io sono uno di quelli che gli è grato). Qui per documentazione l’intervista in italiano sul sito di Petzl al presidente di Rebolting.
reply-fec3117876640075-176_HTML-102502982-100007073-2004@digital.petzl.com
@ 54
Grazie
Per me puoi toglierle anche sul 7a+ (per restare nel veronese, vedi certe falesie tipo Maso Corona chiodate orrendamente a metro in nome di certi “standard” di sicurezza non meglio definiti…). La percezione della sicurezza dipende sempre dalle capacità del singolo e dalla sua preparazione tecnica (questo voleva dire Gogna). Tu invece se fra i pastori della standardizzazione come quelli che emettono decaloghi di chiodatura.
@51
Gli spit che si tolgono piu’ volentieri sono wuelli che servono agli altri…
La mia domanda e’ chiara , rispondere e’ cortesia..
@ Pasini
.
Credo che le richiodature operate da Rebolting sarebbero del tutto sgradite a chi ha schiodato :”Mammaliturchi” , come pure se Rebolting dovesse risistemare lo spigolo Vinci al Cengalo.
.
https://www.rebolting.ch/de/ueber-uns/
@Expo, dai puoi fare di meglio, leggi e impegnati di più. Il primo commento banale ce lo siamo fumato così (per il prossimo ti do un indizio: dimmi che eventualmente si possono saltare ecc. ecc.).
@ 49
Se la via fosse stata di 7a + , togliere lo spit “ci stava” lo stesso , oppure era un’altra cosa ?
@Enrico Trevisan anche questo mi ha fatto riflettere (soprattutto avendo visto gli ultimi commenti per una piastrina tolta da una via di III grado sul gruppo “Arrampicata in Valdadige”): “Sicuro è ciò in cui mi muovo bene, indipendentemente dalla corda, dai chiodi, dalla bussola, dalle relazioni tecniche. E perché io mi muova bene è necessario che impari, per esempio, che pensare e sentire non sono la stessa cosa.”. Se vedi i commenti, molti si immolano contro questi ladri di piastrine in nome di una sicurezza che Gogna circoscrive, e relativizza, bene.
Anche questo passaggio dell’ultimo articolo sul blog calza a pennello e mi pare in linea con le rivendicazioni della schiodatura: “Perché il Mezzogiorno di Pietra non diventi di “pietra unta”, ma rimanga di “pietra magica”, occorre assegnare i posti limitati, dandoli in pasto ai chiodatori di professione e dilettanti, ingabbiandone il più possibile le ansietà di sviluppo.”.
Chiedo a chi è più informato: gli interventi di “schiodatura”/ eliminazione più o meno radicale di manufatti avvengono anche in altri paesi? Ho visto come esempio diverso che in Svizzera esiste un’associazione che si chiama Rebolting che si occupa di richiodare in modo “sostenibile” come dicono loro le vie di arrampicata in ambiente alpino. Anche la serie dei volumi Schweiz Plaisir continua ad essere molto popolare. Qualcuno ne sa qualcosa ? E’ una cosa nostra o è una pratica diffusa?
Dall’Articolo “Intervista ad Alessandro Gogna”
Un interessante risposta di Gogna che potrebbe essere rapporta a questi fatti .
Unopolemico #84 (alla pagina precedente):
Ti spiacerebbe fare degli esempi reali, così anche chi non è del milieu riesce a capire qualcosa?
Quali falesie o vie sono state “omologate” dalla richiodatura?
Grazie
Bisogna dire che prima di questa parentesi alpinoide-romantica si parlava di cose molto più interessanti per chi è interessato a capire le dinamiche veronesi…
Effettivamente anche a me la risposta che invita chi non vuole gli spit a saltare gli ancoraggi a pressione convince poco.
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Ma e’ una risposta che solletica piu’ la mia vanita’ di praticante che un eventuale salvaguardia dell’ ecologia dei luoghi ; e’ il fatto di potermi considerare :”Uno dei pochi” piuttosto che un appartenente alla “folla indistinta”.
Tipo: “Per diventare come me non basta acquistare il biglietto del circo”.
Expo non saprei cosa dirti, io ho i miei. Ed ho sempre cercato di basarli sul rispetto di uno stile, di una storia, di un’etica, di un luogo, di una parete. I luna park verticali per indole non sono per me. Ma ognuno deve avere il suo terremìno. Certi non condivido quando si fanno azioni che tendono a trasformare tutto in luna park
Quando uno mi dice , che se ci sono gli spit, dove prima non c’erano, puoi sempre saltarli. Per me è una risposta del menga.
Benassi , perdonami , ma che cosa distingue un’ arrampicatore da uno scialpinista , un camminatore , o qualsiasi altro appassionato sportivo di sani principi ?
Non mi sono offeso, era solo per precisare, che in alpinismo e in arrampicata ci sono tante sfumature e i motivi per praticarlo non sono per tutti uguali. Infatti ci sono diversi modi, stili, concezioni e quello che è veramente triste è voler omologare.
Tranquillo @Benassi, non intendevo offendere e ti chiedo scusa se del caso.
Simonini, per come interpreto io le tue parole hai generalizzato, oltre a una non tanto velata critica a chi crede in certi ideali.
Se per te l’arrampicata e solo un semplice passatempo, come ce ne sono tanti altri. Benissimo, tanto di rispetto! Ma per tanti altri non è così. E’ molto di più!
Nel week end sono stato a fare un paio di vie sopra la zona “incriminata”.Posteggio ai tessari pieno ma non selvaggio : io non conto niente , ma al di la’ delle piastrine a distanza S1 , ho trovato discreta pulizia , bella roccia , e visto camosci vicini.Tutto sommato mezz’ora di avvicinamento ha sempre il suo effetto positivo insieme alla mancanza della maledetta moulinette sui percorsi lunghi.
Eh sì è una “mossa” del gioco degli scacchi già ampiamente usata. Una mossa comunque “pesante” come tutte le mosse “distruttive”Se poi è una mossa di “apertura” della partita e’ ancora più tosta e tende a innescare la classica spirale. E’ da valutare bene da parte di chi la vuole giocare perché poi deve avere una strategia per il seguito della partita.
@Benassi a chi avrei messo in bocca parole o in testa pensieri? non capisco. Ho espresso il mio, e con esso la mia opinione, questo sì.
Uno chioda
L’altro s-chioda
Poi arriva quello che scala
30) io non banaliozzerei e non generalizzerei troppo. Su queste cose è sempre bene molto rispetto e parlare a titolo personale, senza mettere agli altri in bocca o in testa parole o affermazioni che non hanno mai fatto, o pensieri che non hanno mai avuto.
Ognuno il proprio spirito lo eleva come crede. Per molti la scalata è molto di più che un semplice passatempo, ma uno stile di vita.
Pasini non solo in Val Masino, anche il Dolomiti e anche in Apuane.
Benassi. Lo so bene che non è la tua prima volta che si schioda. Visto in val Masino. Quando si arriva a quel punto vuol dire (salvo casi particolari) che il conflitto è già deragliato prima: come spaccare i piatti sbattendoli per terra. Brutta roba, difficile da recuperare anche procurandosi una buona colla.
Grazie @Placido, leggendo i commenti sotto mi sembrava di aver capito che uno dei soci della nuova associazione (o addirittura il presidente?) fosse apertamente contrario alle aperture dei ragazzi di Valdalpone, per questo non capivo. Io frequento Tessari per manifeste incapacità, senza quelle vie andrei a scalare da altre parti, che mi rendo conto essere altrettanto dei parchi gioco all’aperto, e un po’ sinceramente me ne vergogno…Come dice @Pasini, un tempo si scalava con altre motivazioni, ora invece sottostiamo tutti al metro del tempo libero credendoci ancora degli alternativi. In realtà credo che anche un tempo gli alpinisti idealizzassero fin troppo la loro attività, in modo forse un po’ naif, che non ha mai elevato lo spirito quanto si crede; ma almeno per ripetere certe vie (anche le più facili) si faceva un certo percorso. Oggi invece cosa ci resta?
27) Roberto, valori comuni?? Ma stili e concezioni molto diverse!!
Questi non sono i primi atti di schiodatura di vie, a causa di una opposta visione dell’arrampicata.
Simonini #26:
Sono ignorante quanto te, ma, stando a quanto riportato sul sito di Arrampicata Verona, Leorato ne fa parte a tutti gli effetti.
Caurla. Ho detto in un prevedente post che qui sotto ci sono problemi importanti che non riguardano solo l’arrampicata ma la gestione di diverse attività “ludiche” sul territorio. In questo senso il caso è un caso di scuola. Purtroppo, da quello che si percepisce da lontano, si ha la sensazione che questi problemi molto seri siano stati affrontati con modalità non propriamente aperte e collaborative (diciamo così va) e che siano emersi istinti ed emozioni che uno non si aspetterebbe in una comunità che dovrebbe condividere valori comuni e un’idea di rapporti tra persone diverse da quelle che spesso caratterizzano altri ambienti. Ribadisco il mio auspicio che questo secondo aspetto della vicenda sia un caso isolato e contingente non che per sminuire ma per mantenere accesa la speranza. Questo senza prendere le parti di nessuno. Se per primi noi che condividiamo certe passioni cadiamo in certe trappole relazionali e’ davvero difficile pensare di poter trovare soluzioni decenti e accettabili da tutti (o quasi tutti). Saluti.
@Dario Andreoli #21: è stato semplicemente ripostato l’articolo di Leorato senza ulteriori commenti? Scusate l’ignoranza non essendo veronese, ma in che rapporti starebbero questa nuova associazione e gli apritori di Valdalpone? non capisco il senso di questo tuo link
Caurla #23:
Beh, se non SONO arrampicatori di certo degli arrampicatori li hanno materialmente aiutati, visto che, stando a quello che viene scritto nell’articolo, la via è stata schiodata fin oltre la prima sosta.
Chi sarebbe in grado di farlo, oltre a qualcuno pratico di manovre di corda?
https://www.arrampicataverona.it/2024/11/18/chi-deturpa-una-via-forse-ha-dimenticato-cosa-significa-arrampicare/
@Placido questo dovremmo chiederlo a loro, se mai si paleseranno (qui mi pare che tutti diano per scontato che siano arrampicatori, staremo a vedere…). Ad ogni modo la scritta “Climbers Go Home” mi sembra inequivocabile e fa propendere per l’ultimo tuo punto “Gli schiodatori ritengono che Leorato e soci siano stati poco lungimiranti nel non prevedere l’affollamento che sarebbe scaturito dall’apertura e successiva divulgazione di queste vie?”. Ma ti ripeto, mia personale interpretazione…
Caurla #21: purtroppo dall’esterno non si capisce molto quali siano le
Gli schiodatori ritengono che il carattere delle vie aperte da Leorato e soci (itinerari c.d. “plaisir” completamente attrezzati con protezioni fisse ravvicinate e pulizia del percorso da vegetazione e rocce instabili) sia inadeguato e che invece le vie dovessero essere lasciate in uno stato più “wild”?
Gli schiodatori ritengono che Leorato e soci non avrebbero proprio dovuto aprire alcun itinerario su quelle pareti?
Gli schiodatori addossano a Leorato e soci la responsabilità dei comportamenti scorretti di chi frequenta il comprensorio dei Tessari?
Gli schiodatori ritengono che Leorato e soci siano stati poco lungimiranti nel non prevedere l’affollamento che sarebbe scaturito dall’apertura e successiva divulgazione di queste vie?
Tutte queste cose assieme?
Altro ancora?
Buongiorno Roberto, purtroppo vi ostinate a vedere quello che avete già visto (le beghe fra climbers), eppure qua mi pare che il discorso, salvo qualche commento offensivo (tipica dinamica da social) si sia spostato più verso la gestione del territorio e le legittime rivendicazioni di un gruppo di scalatori rispetto ad altri (qualcuno diceva: com’è legittimo chiodare, lo è anche schiodare, e io lo trovo moralmente corretto). Non banalizziamo questa schiodatura etichettandola come invidia o beghe (anche perché, francamente, se vogliamo proprio parlare di qualità, cosa c’è da invidiare a vie su roccia mediocre a balzi frammiste a erba e detriti aperte con uno stile che non mette di certo in evidenza le doti degli apritori?). Cerchiamo di non banalizzare sempre le questioni, fermo restando la condanna ai commenti che si sono spinti nell’offesa (su 120, comunque mi pare che tutto sommato siano una percentuale davvero irrisoria…).
Per fortuna c’è stato l’articolo e i commenti di Semus fortes. Quello che è venuto fuori da questa vicenda, vista da fuori, è sembrato il trasferimento nell’arrampicata dei peggiori istinti del mondo del business e della politica. Compreso il disprezzo per l’interlocutore. A quanto pare il dolore unisce, il culto della prestazione divide. Sono convinto si tratti di un caso isolato legato a beghe e interessi locali e non il sintomo di una tendenza emergente nel mondo delle palestre e delle falesie. Almeno lo spero con tutto il cuore perché altrimenti sarebbe una tristezza infinita. Un contagio letale.
17 Unopolemico, non c’e nulla da ringraziare, la penso esattamente come te.
Ciao @Unopolemico, io c’ero e ti ho riconosciuto ancora prima che parlassi. Hai detto bene, complimenti. Della rappresentanza veronese c’ero io, anche se non sono un cittadino; quelli che intendi tu invece, come già detto da molti, è difficile stanarli dal fortino in via ca di mazze, al massimo fanno qualcosa là. Ad ogni modo ci incontreremo presto e mi presenterò, ma prima ho alcune altre cose da sbrigare dalle mie parti…
Grazie Benassi
Trovo che un ripetitore dovrebbe voler ripetere una via non perché ha gli “anelli trapanati” in sosta, ma perché incuriosito da qualcosa di diverso (storia, contesto, cultura…)
Sono giovane (molto più di quanto credi), ma ringrazio tantissimo i veci che mi hanno fatto diventare alpinista raccontandomi le loro storie e facendomi leggere.
Invece oggi stiamo perdendo questo aspetto e i ripetitori giudicano tutto sulla base del grado e del numero di protezioni…
completamente condivisibile!!!!
Gelido, probabilmente non ci siamo riconosciuti
Sono il ragazzo vestito di blu che, alla fine, ha parlato di valorizzazione degli itinerari non con l’aggiunta di materiale, ma culturalmente e storicamente all’interno di guide complete (come non ne esistono più).
È stato un bel convegno.
Non c’era nessuno della rappresentanza veronese… Peccato.
Buongiorno Eugenio, purtroppo negli anni non si sono volute trovare delle posizioni mediate, c’è stata di fatto un’incapacità di dialogo e di confronto a causa di una cifra peculiare di alcuni attori dell’ambiente arrampicatorio veronese – mi riferisco agli APS e, anche se non sono veronesi ma per questo caso specifico c’entrano, i Valdalponi – che si rifiutano di confrontarsi con altre realtà associative che da molti più anni di loro (quasi 20 ormai, anni associativi reali e non inventati a mo’ di slogan promozionale acchiappasoci) hanno trovato un’intesa e operano su un territorio che, a differenza degli APS e Valdalponi, vivono e conoscono. Ma qui mi fermo, conosco peraltro molte delle vicende che hanno portato alle guide MBR e VR, vicende bassissime che si vogliono far passare per incomprensioni, oppure peggio per interessi personali…
Andrea Lanzoni ti ringrazio per avermi involontariamente “ringiovanito” ma dal 1982, anno in cui aprii il “Cappuccio del fungo” mettendo per primo le mani con intenti arrampicatori sulle rupi tessaresi sono passati, se non faccio male i conti, 42 anni. Quasi mezzo secolo! Allora ero l’unico a scalare lì e la mia moto e, successivamente la mia R4 rossa, non davano fastidio a nessuno. Le cose sono molto cambiate da allora. Era inevitabile. Non pensavo però che sarebbero degenerate in tal modo. Manco da Tessari dal tempo della pandemia e conto di non recarmici mai più. Mi auguro che questa schiodatura resti un caso isolato e che, magari con il supporto dell’amministrazione locale, si arrivi a una soluzione di pacifica convivenza. Però credo che l’armonia si sia allontanata da quel luogo. Per sempre, temo.
Lorenzo, tutto vero, quello che dici è una parte del problema. Anni fa chi portava avanti queste idee veniva deriso e chiamato “BIG” perché faceva il 7a-7b, come se fare il 7b sia una cosa da BIG (io personalmente che sono mister nullità arrampicatoria lo faccio tenendomi un minimo allenato e andando a scalare praticamente MAI), però forse è più comodo dire “eh ma tu sei un BIG, tutti hanno diritto a scalare anche i NO BIG, voi avete aperto solo vie per BIG”. Argomentazione di bassissimo livello (come quello della loro scalata). Ricordiamoci peraltro che in zona Tessari i Leorati non sono stati i primi ad aprire, bensì un certo Eugenio Cipriani che bazzicava su quelle parete circa 30 anni fa con materiale tradizionale; inoltre, il “plaisir” inteso come concetto non l’hanno certo inventato i Valdalponi, che piuttosto ce ne stanno proponendo una deriva. Per proporre idee nuove serve intelligenza, come pure per vederci lungo come qualche esponente della LAAC aveva fatto ormai 10 anni, testa e intelligenza che non sviluppi passando una vita appeso a una corda a tirar tacche (come mi pare che invece molti credono). Grado o n° di vie aperte/richiodate non equivale a intelligenza.
Leggo spesso gli articoli del gognablog legati a questo argomento che trovo molto interessante, soprattutto per una dinamica sociale che ritengo dannosa: il tutti posso fare tutto senza fare i minimi sacrifici che la cosa dovrebbe comportare.
A mio avviso Come spesso accade a “problemi complessi”ci sono soluzioni semplici,in questo caso overtourism di climbers nelle falesie/vie sportive??
Basta distanziare le protezioni vedrete che i fruitori delle suddette vie diminuiranno radicalmente,sia sui gradi da principianti sia su quelli da “elite”.
Se scalo sul 7A e faccio un giro su un 8A senza nemmeno sapere cosa sto facendo(cosa che va molto di moda ultimamente, tanto si azzera)con passaggi obbligatori tra spit e spit e non mi schiodo certamente non starò appeso 2 ore creando coda,E probabilmente in quella falesia/via non ci tornerò piu.
Così rimarranno solo i veri appassionati dell’attività.
La vera arrampicata sportiva è quella che si fa tra una protezione e l’altra.
Secondo voi le schiodature continueranno?
@ Anna Franco.Se il mio è da cassonetto il tuo commento può tranquillamente andare in chiavica. .Anche tu avresti tante cose da fare , oltre a fare commenti del cazzo.
Quando la carriera alpinistica mai cominciata arriva a fine corsa incominci la carriera di serialkillercommentatore su social e blog del settore, a volte le 2 carriere per un breve tempo si sormontano.
Matteo, permetti.
Capisco bene cosa vuoi dire in valore assoluto.
Ma la differenza tra Brentino classica e alla sua fauna del tempo che fu e alla nouvelle vague della bassa valle la sai benissimo.
Ergo non fare esempi tirati per i capelli, ovvero no sta misiàr ‘a lana co ‘e strasse… per quanto belle e comodamente ripetibili siano codeste.
Perché sai benissimo che la differenza non sta nel maggiore o minor valore di chi vada sul “vecchio” o sul “recente”, ma nella diverso approccio dei due tipi di fruitori.
Da cui discendono le diverse visioni del come dovrebbe essere il terreno di gioco e le reazioni a questa palese provocazione.
E cortesemente prendi questa nota a margine di tutta la discussione: è solo una precisazione che non vuole entrare nel merito … un modo come un altro per dirti no star dir monàe! ^_^
“Vecchi a fine corsa di una carriera alpinistica mai iniziata”. Però. Ma cosa gira oggi nell’ambiente: succo di Scorpione concentrato? Time to die per vecchi romantici sentimentali che sono andati in montagna, tra le altre cose, proprie perché si sviluppavano rapporti tra le persone diversi da quelli del mondo del lavoro e della carriera. Riposiamo in pace. La messa è finita a quanto pare.
Expo a) secondo aps dal 6c in su, vedi commento precedente su falesia sengalo b)boh chiedi sempre a loro c) il tuo è un classico commento da cassonetto che tira in ballo atleti di livello ad cazzum. Vedi tu cosa fare o il curling o va a spazzar le foie che cè condizione.
@ Anna Franco.a ) Da che grado partono le vie da non schiodare ?.b ) In base a che criterio una si e l’altra no ?.c ) Se passa a schiodare un Ondra che si scalda sul 7c posso darmi al curling…
Pazzesco, 100 commenti per aver tolto una via demmmerda . Ma scusate ? C’è solo quella in tutta la vostra valle? Eddai cazzo evolvetevi . Da noi chi va a far ste robe sono solo vecchi a fine corsa di una carriera alpinistica mai iniziata. Complimentissimi a chi si sciroppa x km per far ste cacate.
Ecco, appunto.
Se la Roda del Canal non vale niente io chiedo che differenza c’è con Brentino classica, Desiderio Sofferto, castel Presina, solo per restare in zona?
Perché mettere “in discussione l’operato di alcuni gruppi di scalatori” su questa e non su quelli?
Dalle motivazioni che passano dall’overtourism all’overclimbing fino al fastidio degli abitanti, per arrivare all’attacco personale ma sopratutto dal livore degli interventi Gelidi di Apprendisti moralizzatori e Moltipolemici direi che le motivazioni reali sono ben altre e resto fermo nell’idea espressa nel mio intervento #6: “le solite, incomprensibili beghe tra local, già viste e straviste ad Arco, in val di Mello o a Sea”
Così va il mondo dell’ arrampicata. Oddio, aiutoooo un bullone allentato…maronnaaa.