Emil Solleder (Monaco, 23 agosto 1899 – Meije, 27 luglio 1931) iniziò la sua attività a poco più di vent’anni quando si trasferì nelle Alpi di Kitzbühel. Per un certo periodo vi gestì un rifugio; in seguito, adattandosi ai più svariati lavori, vagabondò a lungo per le Alpi Orientali. Nonostante una struttura fisica gracile, grazie ad una notevole forza di volontà e ad un costante allenamento, giunse in possesso di quei mezzi atletici che gli consentirono i suoi grandi successi. Ben presto compì brillanti prime, in particolare nel Karwendel, e divenne guida tra le più apprezzate, a proprio agio non solo sul calcare ma anche su granito e su ghiaccio; sua fu pure la prima invernale solitaria della Biancograt del Bernina. Profondamente individualista e pieno di innato spirito di avventura, Solleder fece parte di quella schiera di alpinisti germanici che nel difficile clima del primo dopoguerra, acquisiti i progressi tecnici introdotti da Hans Dülfer, Otto Herzog e Hans Fiechtl, li perfezionarono sulle pareti di massicci calcarei austriaci e bavaresi, come il Karwendel, il Kaisergebirge ed altri, fino a superare i «grandi problemi» sia nelle Dolomiti sia in tutte le Alpi.
Emil Solleder e Gustav Lettenbauer
Nel 1924, i monachesi Felix Simon e Roland Rossi avevano offerto un primo saggio sulla Nord del Pelmo, ma la definitiva affermazione fu per l’anno successivo. Solleder superò la friabile parete nord della Forchetta, nel gruppo delle Odle, che già aveva visto numerosi tentativi, tra cui uno di Dülfer. Compagno gli fu Fritz Wiessner, che nel 1939 si era distinto in una sfortunata spedizione al K2. Sei giorni più tardi, il 7 agosto 1925, dopo un tentativo conclusosi in modo avventuroso, Solleder, in cordata con Gustav Lettenbauer, supera di slancio, evitando il bivacco in parete, i 1200 metri della parete nord ovest della Civetta. Per l’arditezza e la linearità del percorso, per le dimensioni della parete ed il continuo susseguirsi di difficoltà spesso estreme, l’exploit suscitò grande interesse negli ambienti alpinistici tedeschi, dove si era sviluppato per merito di Willy Welzenbach il dibattito su una moderna classificazione delle difficoltà alpinistiche; ed in seno a quella che fu poi chiamata la «Scala di Monaco», fu considerato come il classico esempio di scalata di sesto grado. In Italia l’impresa di Solleder fu quasi ignorata dagli organi dell’alpinismo ufficiale, tuttavia fu di stimolo per i più giovani alpinisti, soprattutto veneti, e la «direttissima» costituì la pietra di paragone cui si riferirono poi i grandi protagonisti degli anni Trenta. Solleder ritornò ancora sulle Dolomiti. Nel 1926, dopo aver tracciato una nuova via sul versante nord del Catinaccio, superò con un’ardua scalata compiuta con Franz Kummer l’imponente parete orientale del Sass Maor; poco dopo è la volta con lo stesso compagno della parete nord della Pala di San Martino. Nel 1930 tornò per l’ultima volta nelle Dolomiti e salì, con F. Fontein, la Torre Gialla della Cima Canali. Questa sarà anche la sua ultima importante nuova ascensione, lasciando così non realizzati i grandi progetti cui da tempo pensava, come la parete nord del Cervino. Il 30 giugno 1931 perse infatti la vita mentre, concludendo la traversata della Meije, stava approntando una corda doppia. Della sua notevole attività, tra cui venti importanti prime ascensioni, non lasciò che poche relazioni, rimanendogli più presenti, come scrisse nel suo diario, i ricordi e l’amicizia che lo legavano ai suoi compagni di cordata che non gli aspetti puramente tecnici delle sue imprese.
Walter Philipp
Anche Walter Philipp (Vienna, 14 dicembre 1936 – Mixnitz, 19 luglio 2006) fu un arrampicatore la cui statura fu misurata con la sua impresa sulla Civetta. Fece le sue prime gite alpine con il padre, fino a che, nel 1952, non cominciò ad affrontare salite più difficili. Egualmente preparato sia su terreno dolomitico sia occidentale, compì una serie impressionante di ascensioni. Nel 1958 ad esempio, in una sola settimana salì con compagni diversi tutte e tre le grandi classiche del sesto grado sulla parete sud della Marmolada: la Soldà, la Micheluzzi e la Vinatzer. Alla fine dell’agosto 1957 (ventunenne) si trova nel gruppo della Civetta con gli amici Claude Barbier, belga e Dieter Marchart, austriaco. Insieme affrontano la parete nord ovest della Torre d’Alleghe, alta 500 metri, e la superano in un solo giorno. Ma dai tre giovani questo è considerato solo un allenamento. Con Dieter Flamm attaccano la parete nord ovest della Punta Tissi (in sostanza la parete nord ovest della Civetta); Marchart ha un piccolo infortunio ed è costretto a scendere con Barbier. Philipp e Flamm procedono e dopo due bivacchi arrivano in cima. Il loro itinerario è una tappa fondamentale, è la più diretta conseguenza all’impresa degli Scoiattoli di Cortina alla Cima Scotoni realizzata qualche anno prima: la parete è alta mille metri con uno sviluppo di 1300, con difficoltà eccezionali di arrampicata libera e con una traversata da cui è impossibile ritornare. Un vero capolavoro che Philipp seppe intuire e condurre con bravura eccezionale. Nel 1959, con Fred Henger, aprì un nuovo itinerario sulla parete sud della Marmolada di Ombretta, cercando di ripetere la via Conforto-Bertoldi: sono 800 metri difficilissimi. Si disse che con Walter Philipp si chiudeva l’era dei grandi specialisti dell’arrampicata libera e in effetti per circa una decina d’anni, forse un po’ meno, non vi fu progresso effettivo ma si cercarono nuovi problemi, più artificiali. Nel 1960 Philipp smise di arrampicare a causa di un pauroso volo che gli occorse sui primi trenta metri della parete nord della Cima Grande di Lavaredo, fortunatamente senza gravi conseguenze: si trasferì ad esercitare la sua professione negli Stati Uniti.
La Nord-ovest della Civetta
Con un’altezza massima di 1050 metri, la muraglia verticale si estende dalla Torre Coldai fino alla Cima di Terranova, passando per Torre d’Alleghe, per Torre di Valgrande, Punta Civetta, Civetta, Piccola Civetta, Cima De Gasperi e Cima Su Alto. Parete delle Pareti, perché nessun’altra struttura è nell’insieme così colossale: il regno del sesto grado. La Solleder fu la prima via di questa difficoltà ad essere aperta nella storia e nessuno ebbe dubbi sul valore superiore di quell’itinerario. In seguito altri percorsi vi furono aperti, e ancora non è finita l’esplorazione. Via Solleder: prima ascensione, Emil Solleder e Gustav Lettenbauer, il 7 agosto 1925; prima solitaria, Cesare Maestri, il 4 settembre 1952; prima invernale, Ignazio Piussi, Giorgio Redaelli e Toni Hiebeler, dal 28 febbraio al 7 marzo 1963. Via Andrich: prima ascensione, Alvise Andrich ed Ernani Faè, il 23 e 24 agosto 1934; prima solitaria, Claude Barbier, il 28 agosto 1961; prima invernale (in solitaria), Renato Casarotto, dal 22 al 27 febbraio 1975. Diedro Philipp: prima ascensione, Walter Philipp e Dieter Flamm, dal 5 al 7 settembre 1957; prima solitaria, Reinhold Messner, il 2 agosto 1969; prima invernale, Gianni Rusconi, Gian Battista Crimella, Giuliano Fabbrica e Giorgio Tessari, dal 7 al 12 febbraio 1973. Spigolo della Su Alto (oggi crollato): prima ascensione, Ignazio Piussi, Aldo Anghileri, Alziro Molin, Ernesto Panzeri e Guerrino Cariboni, dal 15 al 18 agosto 1967; prima invernale, Zbigniew Laskowski, Janusz Skorek, Aleksander Warm e Andrzej Czok, dal 3 al 9 marzo 1977.
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