Il manuale dell’eliski e dell’eliboarding

Il manuale dell’eliski e dell’eliboarding

Nel sito dell’Avalco Travel è reperibile il Manuale dell’eliski e dell’eliboarding. Un documento di 35 pagine in pdf che illustra a fondo questa tanto discussa disciplina e ne sviscera tutti, ma proprio tutti, gli aspetti pratici e tecnici. Ma solo quelli.

Con ciò intendiamo dire che il documento è, dal punto di vista pratico, indubbiamente prezioso ed esaustivo: dovrebbe essere letto con attenzione da tutti i praticanti.

Naturalmente la posizione di questo blog sull’argomento è ben nota, pertanto non possiamo esimerci dal commentare qualche punto che abbiamo ritenuto di particolare interesse. Abbiamo preso in considerazione, dei 38 presenti, i paragrafi 1, 2.1, 10, 11, 21.

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1) Etica e impatto ambientale
Naturalmente c’è chi è pro e contro l’eliski. In questo manuale non vogliamo fare filosofia né cadere nelle incongruenze di chi assume posizioni estreme, ma intendiamo solo sottoporre alcuni dati oggettivi alla vostra valutazione.
Prima di tutto occorre considerare dove si pratica l’eliski.
Sulle Alpi esiste un livello molto alto di antropizzazione (unico al mondo) e dunque l’eliski può risultare spesso invasivo, per il disturbo agli altri frequentatori della montagna oltre che, a volte, anche agli animali.
Alcuni paesi, come la Francia, lo hanno vietato. Molti vorrebbero vietarlo anche in Italia, ma altri sostengono che l’eliski è diventato un business importante per alcune valli e specialmente per le guide alpine che ci lavorano.
Altri ancora sostengono che un compromesso accettabile è tollerare i voli in certe aree ma assolutamente non aumentare né il numero di voli né le aree stesse.

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Ad oggi sulle Alpi i voli per eliski rappresentano il 2% dei voli totali realizzati (la maggior parte sono voli per: trasporti materiale, costruzioni, soccorso).
Fuori dalle Alpi, o addirittura fuori dall’Europa, è tutto un altro discorso. L’eliski si pratica (salvo rare eccezioni) in aree di montagna remote, pressoché disabitate, e molto vaste. In tali situazioni si può ancora affermare che l’eliski disturbi altre persone o gli animali?
Molto dipende da come l’attività è gestita dall’organizzazione locale. Per esempio, in Canada (che è stato il primo paese a sviluppare l’eliski su larga scala) si può volare solo su certe zone e con percorsi e modalità di volo estremamente restrittivi e tali da non disturbare la fauna. Chi è stato in quel paese, sa quanto i canadesi siano fanatici dell’ambiente, oltre che entusiasti degli sport all’aria aperta. Lì addirittura l’elicottero è il solo mezzo per raggiungere certe vallate che non sono percorse da strade né tantomeno da impianti di risalita.
Infine, l’impatto ambientale. L’elicottero fa rumore, ma per fortuna è uno solo e cambia velocemente posizione. Se l’area non è antropizzata non darà fastidio alle persone. Se il pilota segue le procedure corrette, in particolare per quanto riguarda le aree di atterraggio e decollo, non recherà alcun disturbo agli animali sia uccelli che terricoli. In caso contrario non si deve volare in quella zona.
Poi l’inquinamento. Un elicottero per 4-6 sciatori, su quote di 2000-3000 m, consuma in media 250 lt di kerosene/ora e, durante un volo per eliski di 20’ in andata e ritorno, produce circa 175 kg di CO2. Questa massa di gas distribuita nello spazio percorso dal mezzo equivale a circa 3,5 ppm (parti per milione di massa d’aria), contro una concentrazione naturale di CO2 nell’aria di circa 275 ppm (a 2500 m di quota).
Un impatto assolutamente ininfluente, tenuto conto che ogni giorno si vola in posti diversi (almeno fuori dalle Alpi), ed enormemente inferiore all’inquinamento prodotto dalle auto che portano gli sciatori sulle piste di una qualunque stazione sciistica
”.

Considerazioni:
La domanda che ci facciamo è: perché mettere nel titolo del paragrafo la parola “etica”? E’ vero che si tratta di un manuale, dunque perché dire di voler parlare di etica e poi non parlarne? Tanto valeva tacerla quella parola. Il dissenso all’eliski si basa in stragrande maggioranza su una questione etica, anche se nessuno nega certo l’importanza della questione ambientale. Il paragrafo si affanna, citando numeri, a dimostrare che, dal punto di vista ambientale, l’impatto dell’eliski è praticamente ininfluente. Dopo l’ammissione che “sulle Alpi esiste un livello molto alto di antropizzazione (unico al mondo) e dunque l’eliski può risultare spesso invasivo, per il disturbo agli altri frequentatori della montagna oltre che, a volte, anche agli animali” si cerca visibilmente di citare tutte le pretese attenuanti. Se si tiene la discussione su questo piano può risultare facile convincere che in effetti l’eliski è un’attività turistica del tutto innocua. Noi invece sosteniamo che prima di tutto l’eliski sulle Alpi è una disciplina invasiva nei rispetti etici, diseducativa, eccessiva, consumistica e che tutto il resto, pur vero, è secondario. Così secondario che non sentiamo neppure il bisogno di controbattere le affermazioni sul disturbo alla fauna o sulle emissioni: argomenti che lasciamo a persone più esperte in questi campi. Saranno loro a chiedere ragione delle affermazioni fatte e dei numeri citati.

L’eliski sulle Alpi favorisce il consumo uso e getta del territorio, svilisce la fatica e quindi la filosofia di una pratica naturale della montagna: in definitiva è al tempo stesso suddito di un turismo di spreco delle risorse ambientali e grande elettore della visione irresponsabile e consumistica dell’evoluzione umana.

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2.1) Scelta della destinazione – Europa – Italia
“In Italia l’eliski si pratica in molte località sulle Alpi, generalmente nei centri maggiori dove c’è la disponibilità di elicotteri. La maggiore offerta è in Valle d’Aosta, dove esistono strutture che volano sul versante sud del Monte Bianco (da Courmayeur e La Thuile), in Valgrisenche nel gruppo del Gran Paradiso (ma fuori dall’area del Parco, ovviamente), a Cervinia, nel gruppo del Monte Rosa (da Gressoney e Alagna). Sul Rosa c’è la possibilità di sciare anche sul versante svizzero, con discesa a Zermatt. E’ qui che si trovano i maggiori dislivelli fattibili in Europa.
Molte di queste discese si svolgono su ghiacciaio e possono essere effettuate fino a maggio.
In Piemonte ci sono strutture in alta Valle di Susa (Cesana, Sauze). In Lombardia si vola in Valtellina (Bormio, S. Caterina di Valfurva, Livigno) e al Passo del Tonale.
In Trentino e Alto Adige l’eliski è vietato, ma non in Veneto dove si può volare da Falcade verso la Marmolada.
Purtroppo in Italia (ma non solo…) si fanno parecchi voli abusivi, ossia in zone dove non c’è l’autorizzazione, oppure anche dove c’è ma non precisamente per l’itinerario effettuato. Alcune società di elicotteri non seguono correttamente le procedure e non hanno tutte le autorizzazioni richieste. In tutti questi casi i voli sono illegali e chi ne ha conoscenza dovrebbe subito denunciarli alle autorità”
.

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Considerazioni:
Sono da apprezzare i giudizi negativi sui voli abusivi e sui trucchetti d’itinerario. Non sappiamo la data di stesura di questo manuale, ma questo paragrafo meriterebbe un aggiornamento, perché purtroppo, ad oggi, in Italia sono ben di più le destinazioni possibili e autorizzate. Quanto alle autorizzazioni, siamo dell’opinione che vanno contestate. Se la maggioranza pensa che una legge sia sbagliata, in democrazia la si cambia, pertanto non ci stancheremo mai di dire che “legale” non basta. La disciplina dell’eliski è mostruosa alla radice e occorre lottare contro di essa fino alla scomparsa della richiesta, cioè non dissuadendo a colpi di leggi ma persuadendo. Cosa invero assai difficile, ma la sfida è questa, non altra.

10) Eliski + impianti di risalita?
La presenza di impianti di risalita nella località può non esserci gradita per questioni di “wilderness”, ma può anche essere utilizzata per inserire nel periodo uno o più giorni di sci con gli impianti, e contenere così il costo totale della vacanza. Inoltre, gli impianti possono essere utilizzati per lo sci di pista da eventuali accompagnatori che non praticano l’eliski.
Infine, un vantaggio di avere gli impianti a disposizione è di poterne usufruire in caso di impossibilità di volo degli elicotteri per maltempo
”.

Considerazioni:
Beh, qui c’è dell’involontario umorismo allorché si pretende che l’eliskier “gradisca” la wilderness.

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11) Eliski + snowcat?
Alcune località offrono la possibilità di abbinare eliski e snowcat (risalita con i battipista). Come per gli impianti, uno o più giorni di snowcat riducono il costo totale della vacanza e lo snowcat può essere utilizzato quando gli elicotteri restano a terra per scarsa visibilità.
Meglio è se la stessa società gestisce sia l’eliski che lo snowcat; in questo caso l’organizzazione inserisce automaticamente lo snowcat come attività sostitutiva dell’eliski in caso di maltempo.
Con i battipista si fa meno dislivello dell’eliski e soprattutto ci si muove più lentamente. Qualcuno non gradisce il rumore del battipista e anche l’odore dei gas di scarico non è il massimo (dal punto di vista ambientale è certamente meglio l’elicottero).
D’altra parte, oltre a potersi muovere sempre, lo snowcat costa meno dell’eliski (quasi la metà in media), può a volte arrivare in posti non raggiungibili in elicottero, può gestire gruppi più numerosi, e può essere utilizzato da chi ha paura di volare in elicottero.
Infine, ricordiamo che in alcuni spot lo snowcat è l’unica possibilità, quando non ci sono elicotteri a disposizione, oppure se l’eliski non è autorizzato
”.

Considerazioni:
In effetti, descritto così, lo snowcat è da proletari, al contrario dell’elicottero, molto più estetico, veloce, efficiente, per veri signori. Come dire “preferite fare Milano-Roma con l’alta velocità o in camion?”. Però, se chiudono gli aeroporti o manca la corrente sulla TAV, allora anche il camion va bene… Ragazzi, bisogna sapersi accontentare, no?

21) Quante rotazioni? Quanto dislivello? Quante ore di volo?
Chiedersi quante rotazioni (voli) non ha molto senso, se quello che ci interessa è la quantità e la qualità delle discese.
In una location possiamo fare pochi voli di elevato dislivello medio ciascuno, o molti voli con poco dislivello medio. Quindi, non è vera l’equazione: maggiore numero di voli = maggiori sciate… Spesso è vero il contrario: infatti, nella giornata di eliski, una parte significativa del tempo è impiegata proprio nelle operazioni di carico-decollo e atterraggio–scarico. Pertanto, con molte rotazioni si consuma molto tempo in queste operazioni anziché nella discesa sulla neve.
La quantità effettiva delle discese è rappresentata dai metri di dislivello verticale effettivamente sciati (e non dai dislivelli saliti in elicottero, che possono variare in funzione della morfologia del territorio, delle condizioni meteo, e dell’abilità del pilota). E’ vero che due discese di uguale dislivello verticale, per la varietà del percorso, possono avere durata diversa e dare sensazioni diverse. Tuttavia, i metri sciati sono un parametro inequivocabile che dà anche la misura del servizio offerto.

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Alcuni operatori preferiscono invece parlare di ore di volo (“heli-hours”), affermando che è un parametro più corretto poiché è sotto controllo e facilmente misurabile anche dal cliente. Per esempio, al momento della prenotazione vendono 4 ore di volo a settimana, le eventuali ore extra si pagano a parte se effettivamente volate.
Questo tipo di offerta è attraente, ma può essere una trappola: l’operatore tende, nei primi giorni, a “forzare” l’andatura per esaurire il più presto possibile le ore già pagate e passare subito ad addebitare le ore extra. Si è dunque obbligati a portarsi dietro una bella somma o ad avere la carta di credito ben rifornita per fare fronte a queste spese inizialmente non preventivabili.
Le ore di volo sono il parametro fondamentale per l’operatore, perché riflettono fedelmente i costi da lui sostenuti. Ma è un parametro poco significativo per il cliente, poiché non esiste una correlazione diretta tra ore di volo e discese effettivamente sciate.
Per esempio, possiamo fare molte ore di volo (per la distanza dalla base ai punti di atterraggio e/o per le condizioni meteo), avendo sciato effettivamente poco.
In conclusione: il parametro effettivamente rappresentativo degli interessi del cliente sono i metri verticali sciati, ma non tutti gli operatori basano i loro prezzi e le garanzie su questo dato. Occorre poi valutare bene le garanzie offerte (vedasi par. 34) prima di fare la scelta finale
”.

Considerazioni:
Questo paragrafo è interessante: pensavamo che tutti gli appassionati di eliski fossero dei ricconi che non badano a spese, invece pare che non sia così. Ce ne rallegriamo. Il rapporto qualità-prezzo è un parametro che prima o poi invaderà anche le religioni…

Il manuale dell’eliski e dell’eliboarding ultima modifica: 2017-02-14T05:02:11+01:00 da GognaBlog

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3 pensieri su “Il manuale dell’eliski e dell’eliboarding”

  1. Cos’altro aggiungere? Se non rilevare l’assoluta coerenza del manuale con il racconto di una montagna che si propone come “occasione” ed “offerta”, senza un rapporto di conoscenza con una realtà complessa. Una racconto triste, che interessa non solo l’ignaro visitatore, aperto a ricevere qualsiasi “pacchetto di emozioni”, manuale incluso, ma pure chi avrebbe titolo e compito di propiziare comportamenti responsabili e lungimiranti…

  2. che dire: se salgo con le pelli il rumore del frullino sopra la testa fa subito girare anche le mie pale… I soggetti che poi il frullino scarica mi ricordano quegli sfigati che pagano per fare un po’ di sesso: ma quelli, almeno, non fanno rumore…

  3. Solo una nota, un po’ da ingegnere lo ammetto, ma ritengo possa mettere in luce come sia facile fa passare vere e proprie falsità.
    Si afferma che l’impatto dell’elicottero sia assolutamente ininfluente. Facciamo due conti.
    20 minuti, 4-6 persone, 175 kg di CO2 = 29÷44 kg per persona
    Prendendo FIAT come riferimento, le emissioni di tutti i modelli sono compresi tra 113 e 178 g/km (ciclo misto), significa che per Milano-Roma 5 persone producono 65÷102 kg, ovvero 13÷20 kg a testa: praticamente 20′ di elicottero valgono andata e ritorno MI-Roma.
    Questo è inquinamento, non la puzza che si sente!
    Sono assolutamente convinto che se si facessero i conti anche il peggior gatto delle nevi risulta molto meno inquinante di un elicottero

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