Abusivismo e terremoto

Dopo il sisma del 24 agosto 2016, il Collegio Regionale delle Guide Alpine delle Marche si è attivato prontamente, in via del tutto volontaria e in collaborazione con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e con l’Università della Sapienza, per formulare un progetto di monitoraggio della situazione sul terreno montano interessato dal terremoto. Nel contempo alcuni professionisti dello stesso Collegio, sempre a titolo gratuito, sono state inviate in montagna dai Sindaci per le ricognizioni necessarie.

Dopo le scosse del 26 e del 30 ottobre, che hanno devastato il territorio montano e le sue infrastrutture in modo assai più massiccio, tutti si sono resi conto che era necessario, anche per le zone montane, formulare un progetto, assai più complesso, che prevedesse non solo il rilievo dei danni, ma anche un progetto di ripristino e ovviamente il ripristino vero e proprio.

Il 1° novembre 2016 alcune guide si trovano a Visso (sede del Parco Nazionale dei Monti Sibillini), nell’emergenza dell’ultima scossa: vengono a sapere, da un rappresentante della Protezione Civile, che ad accompagnare i tecnici del Genio Civile non saranno le Guide Alpine, come da obbligo di Legge per ogni accompagnamento in zona impervia e pericolosa, bensì il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (C.N.S.A.S.), i cui compiti istituzionali sono assolutamente diversi, riguardano l’emergenza e non l’accompagnamento di tecnici. Lo stesso rappresentante è stato assai chiaro nello specificare a chi era stato attribuito il compito dell’accompagnamento.

La legge nazionale 6/1989, articolo 14, dà addirittura come obbligatorio il coinvolgimento delle guide in questi casi.

La legge regionale (Marche) 4/1996, all’articolo 40 (Promozione e diffusione dell’alpinismo) recita: “Al fine di agevolare i compiti istituzionali del Collegio regionale delle guide alpine e specificatamente per l’opera prestata in operazioni di soccorso, per la promozione della diffusione dell’alpinismo e dell’escursionismo, la Regione può concedere contributi al Collegio stesso sulla base di domanda inoltrata al Presidente della Giunta, motivata e corredata da documentazione delle spese sostenute”.

Le macerie del campanile della chiesa di Camerino, 27 ottobre 2016. Foto: AP Photo/Alessandra Tarantino
Le macerie del campanile della chiesa di Camerino, 27 ottobre 2016 (AP Photo/Alessandra Tarantino)

In base a queste regole e ai propri compiti istituzionali il C.N.S.A.S. avrebbe dovuto rifiutarsi di prestare accompagnamento ai tecnici della Protezione Civile. Tra l’altro essendo ancora in essere i contestatissimi casi dell’affidamento alle squadre del C.N.S.A.S. della pulizia di un muro del Comune di Premilcuore (vedi https://gognablog.sherpa-gate.com/la-delusione-di-luca-gardelli/) e dei lavori di manutenzione a un campanile di Pordenone e al Duomo di Catania, oltre ad altri casi che qui non è il caso di enumerare.

Ed è sempre in base alle norme succitate che il Collegio regionale delle Guide Alpine delle Marche si è attivato presso l’Assessorato Regionale al Turismo per la concessione di un contributo al progetto di ripristino che veda le guide stesse protagoniste nelle operazioni sul campo necessarie. Le tariffe sono quelle istituzionali, indicate in modo cristallino in 300 euro, giornalieri e forfettari (comprensivi cioè di materiale, vitto, alloggio e disgaggio leggero).

Ma il veto della Protezione Civile all’utilizzo delle Guide ha bloccato il corso e il senso di questa richiesta, oltre probabilmente ad aver inibito definitivamente le possibilità di lavoro della quarantina di aderenti al Collegio che di certo in questo momento, con le infrastrutture e il turismo bloccato, non sanno quando mai potranno riprendere a lavorare.

Visso, fine ottobre 2016
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Il C.N.S.A.S abusivo
di Stefano Michelazzi
I recenti casi di terremoto nel centro Italia hanno scosso un po’ tutti i cittadini di questo Paese, com’è ovvio che sia, hanno scosso le notizie su morti e feriti, sui crolli delle case, sulla perdita della propria vita normale per gli sfollati, sugli sciacallaggi… non hanno scosso, come invece avrebbero dovuto, le notizie di operazioni poco chiare che gli organismi preposti hanno posto in essere nel dopo terremoto e mi limiterò ai soggetti protagonisti di questo caso marchigiano.

Si è letto (ed è notizia ufficiale) che ad accompagnare i vari tecnici intervenuti a sondare e monitorare il territorio dopo il sisma del 30 ottobre 2016 si sia chiamato il Soccorso Alpino… sì… proprio così… il soccorso alpino – C.N.S.A.S.! Non quindi un corpo istituzionale e predisposto tipo V.d.F., G.d.F., C.F.S., ecc., ma un’entità volontaria che a quanto mi risulta non ha tra i propri compiti nulla che riguardi questo tipo di servizio (l’accompagnamento) demandato dalla L. 6/89 in esclusiva alle Guide Alpine, trattandosi di terreno impervio il quale può prevedere anche l’utilizzo di tecniche alpinistiche. Anche nel caso queste non fossero state necessarie, resta comunque un “mistero” il titolo mediante il quale il C.N.S.A.S. abbia accompagnato i tecnici…

Non vi erano situazioni di emergenza tipiche del campo operativo del C.N.S.A.S. e visto che la Protezione Civile ha già delle squadre di pronto intervento specializzate nelle calamità di questo genere (diversi anni fa alla nascita dell’odierna Protezione Civile feci parte per un periodo di una squadra di intervento in calamità naturali seguendo un corso formativo apposito e partecipando anche ad un paio di simulazioni internazionali Italia-Slovenia), credo sia piuttosto palese l’abuso nell’utilizzo di mezzi e operatori del C.N.S.A.S. risultanti assolutamente fuori luogo.

Il possibile slancio di solidarietà è più che apprezzabile nei casi di calamità naturale, ma questo slancio dev’essere autonomo e personale e non certo lo si può sfruttare in questo modo quando si interviene ufficialmente con annessi e connessi… la Marina Militare non mi risulta sia stata chiamata… forse perché non c’erano dispersi in mare? Solitamente in occasioni come queste, dove esiste un vertice organizzativo che definisce i vari ambiti e distribuisce le risorse, si dovrebbe tenere presente i compiti istituzionali di ogni organismo eventualmente da impiegare…

Camerino, 28 ottobre 2016. Foto: Alberto Pizzoli/AFP/Getty Images
Una strada di Camerino, 28 ottobre 2016 (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Errore dell’organismo organizzativo? Fretta, concitazione nell’emergenza? Può darsi, ma perché perseverare nell’errore quando sarebbe stato facile e non dispendioso per lo Stato far notare che esistono altri soggetti formati per questo tipo di emergenza e che magari non è proprio ortodosso lasciare a casa i preposti, togliendo invece operatori da un servizio diverso e comunque d’emergenza…

Perché non si sono fatti intervenire i gruppi organizzati e accreditati dalla Protezione Civile (alcuni erano presenti, ma ne esistono diversi in tutte le regioni con un organico piuttosto elevato) preferendo il C.N.S.A.S. che non vi è direttamente coinvolto? Perché si precettano le Guide Alpine in certi casi e quando invece sarebbe ovvio servirsene sono lasciate a casa (sul loro territorio oltretutto, vista la presenza dei Collegi professionali e di diverse unità) preferendo dei volontari che, anche se hanno esperienza, non hanno titolo in materia? Sarebbe interessante che chi di dovere dipanasse questi “amletici” dubbi e ci chiarisse una situazione che appare molto strana… ma dispero già fin d’ora sull’esito di questa richiesta…

Casi come questo lasciano pensare che ormai il cittadino italiano si sta abituando a una condizione sociale che non rispetta, come ci si aspetterebbe, le norme di tutela e di convivenza civile che uno Stato evoluto e moderno, come il nostro, dovrebbe far rispettare, considerando anche che quelle stesse norme sono state promulgate proprio dagli organismi legislativi che gli appartengono.

Dico questo perché purtroppo, ormai ogni giorno, apprendiamo attraverso i canali mediatici di soprusi nei confronti del cittadino ad ogni tipo di livello, ma aldilà di accanite diatribe e dispute sui social forum, nessuno, se non in qualche situazione di tipo soggettivo e quindi con caratteristiche di unicità, prende posizioni che possano definirsi tali e il nostro status socio-culturale ne risente al punto da cominciare ad essere una forma di accettazione passiva sempre più coinvolgente: “Tanto non si può fare niente…”.

Siamo arrivati a un punto dove il cittadino continua a essere convinto della buona fede dell’istituzione mentre la stessa, il “buon padre di famiglia” secondo il Codice Civile, si scatena nei suoi confronti con operazioni più riconducibili a un’associazione poco legittima che a un tutore dell’ordine e della correttezza civile.

Il Lago di Pilato, Monti Sibillini
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Non più tardi di due mesi fa ho vinto una causa nei confronti di un comune che utilizzando sistemi di controllo non omologati e quindi non autorizzati, mi aveva appioppato una bella multa di quasi 500,00 euro evidenziando la mia presenza in un luogo dove quel giorno non ero mai apparso e… senza alcuna prova in proposito (per fortuna… altrimenti sarebbe stato ancora più inquietante se ci fossero state prove falsificate).

Un piccolo esempio forse, ma se lo moltiplichiamo per tutti quelli che in quel sistema sono caduti (non ho dati certi per enumerarli ma non sono stato di certo l’unico, visto che la situazione è andata avanti per parecchi mesi…), diventa un simbolo di quell’espressione di prevaricazione che ti puoi aspettare da un malavitoso e non certo da chi ti dovrebbe tutelare.

Se, quindi, la res-publica si comporta con atteggiamenti che definisco solo “poco chiari”, è ovvio che vi sia tra i privati cittadini chi tenterà di seguirne le orme nelle diverse forme possibili e che in questo Paese ci sia ormai in atto una sorta di stato di caos tendente allo sfascio di ogni regola di comportamento lecito e civile.

Uno degli atteggiamenti più deleteri in questo senso è senz’altro quello dell’abusivismo.

Abusare significa andare oltre il limite comune e oltre le norme di comportamento civile, quindi chi pratica abusivismo in merito alle leggi commette un reato e reca un danno alla società. Anche se, in questo caso, stiamo parlando del benemerito C.N.S.A.S.

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Abusivismo e terremoto ultima modifica: 2016-11-22T05:41:08+01:00 da GognaBlog

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5 pensieri su “Abusivismo e terremoto”

  1. Massimo Riganelli: non saprei dirti, non conosco l’organico del CNSAS delle Marche ed a quanto pare, visto che l’episodio che ho descritto nel post precedente è accaduto al Presidente del Collegio direi che comunque non erano presenti in quell’ambito.
    Sarebbe anche più grave se fossero stati coinvolti dei colleghi e per un motivo piuttosto importante:
    sovrapposizione di ruoli e di conseguenza conflitto d’interessi (che non significa soltanto essere proprietario di una rete televisiva privata e presidente del consiglio allo stesso tempo…) con conseguente abuso nei confronti del codice deontologico.
    Ricordiamo sempre che malgrado le professionalità soggettive, l’organismo che eroga il servizio non ha le credenziali in questo ambito e le differenze di ruoli che le diverse leggi stabiliscono non sono casuali, altrimenti se la Caritas (nome messo soltanto come esempio ed assolutamente non coinvolto in questi fatti!) vedesse tra le sue fila una Guida Alpina potrebbe rivendicare il diritto di essere soggetto giuridico ammesso all’accompagnamento professionale, cosa che per evidenti motivi non è…!
    Poi il punto della questione, a mio avviso, oltre ad una sovrapposizione di ruoli poco chiara è il lato economico della questione: i corpi civili e militari coinvolti nella Protezione Civile sono già retribuiti e non comportano oneri di spesa ulteriori, le Guide Alpine hanno messo a disposizione la loro professionalità gratuitamente, mentre i costi che deriveranno dall’impiego di un corpo volontario, a meno che, come richiesto, qualcuno dei responsabili si faccia avanti e dimostri concretamente che non vi saranno oneri, andranno ad influire sul capitolo di spesa relativo (rimborsi spesa, costi organizzativi, ecc…).
    Quindi direi che da un punto di vista di spese calibrate ed oculate non ci siamo anche alla luce del caos creato attorno ai recuperi di infortunati in montagna dove sembra spesso che il disgraziato di turno (evito di divagare sull’argomento muto soccorso…) sia colpevole di grandi spese da parte degli enti pubblici ma mai si guarda quale spesa sia per il pubblico mantenere un impianto istituzionale e preferirgli invece un organismo che abbisogna di ulteriori fondi per esistere nel mezzo, oltretutto, di una moltitudine di realtà consimili o anche maggiormente specializzate…

  2. Una domanda: nessuna delle Guide Alpine del Collegio delle Guide Alpine Regione Marche, escludendo gli AMM, è nell’organico del CNSAS?

  3. La legge regionale delle Marche è inserita nell’articolo a titolo di specifica ed appare evidente, anche per chi non avesse seguito altri articoli di questo Blog dove si menzionano le normative fondanti del CNSAS, tenendo conto che è applicativa della Legge quadro 6/89.
    Il CNSAS stesso definisce i suoi ruoli nel sito di rappresentanza ufficiale http://www.cnsas.it/il-cnsas/
    “I compiti del CNSAS
    Il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (CNSAS) è un servizio di pubblica utilità, del Club alpino italiano. Le finalità del CNSAS, definite con chiarezza dalla legge, sono:

    il soccorso degli infortunati, dei pericolanti ed il recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale
    contribuire alla prevenzione e alla vigilanza degli infortuni nell’esercizio delle attività connesse in queste zone
    concorrere al soccorso in caso di calamità, in cooperazione con le strutture della Protezione Civile, nell’ambito delle proprie competenze tecniche e istituzionali.
    Il CNSAS provvede al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e al recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale. Contribuisce inoltre alla prevenzione e vigilanza delle attività riguardanti gli sport di montagna e alle attività speleologiche in queste stesse zone. Essendo anche una struttura nazionale operativa del servizio nazionale della protezione civile presta attività al di fuori dell’ambiente montano in caso di calamità naturale.”

    E tra questi non appare (direi LOGICAMENTE) alcuna menzione all’accompagnamento, attività riservata dalla L. 6/89 in ogni ambito!!!

    Quindi ringrazio Judo per la sua specifica che per motivi di spazio è stata omessa dall’articolo principale (non è un trattato ma un articolo e di conseguenza ognuno poi dovrebbe formarsi ed informarsi in proposito…). Specifica della legge 24 febbraio 1992, n° 225 la quale identifica i rapporti tra enti e/o associazioni e Protezione civile, la quale non fa altro che avvalorare quanto detto dall’articolo non fosse altro che per denotare ancora di più il mancato o parziale utilizzo dei corpi di riferimento primario (in primis i V.d.F. “componente fondamentale della protezione civile”) che assieme alle Guide Alpine hanno contestato l’accaduto…!
    Accaduto che nello specifico (anche qui per motivi di spazio si sono omessi alcuni episodi molto gravi) ha visto le Guide Alpine minacciate d’arresto e fatte allontanare dal terreno d’azione con conseguente necessità d’intervento da parte di sindaci e direzione del Parco che erano i soggetti i quali ovviamente e correttamente si erano loro rivolti…

  4. La disinformazione regna sovrana… non dirò altro e farò parlare le famose “norme” di cui tanto si abusa. Legge 24 febbraio 1992, n° 225 – G.U. 17/03/92 n° 64 (si ricordi la famosa gerarchia legislativa, si tratta di legge parlamentare nazionale, non di legge regionale)

    Art. 11. Strutture operative nazionali del Servizio 1. Costituiscono strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione
    civile:
    a) il Corpo nazionale dei vigili del fuoco quale componente fondamentale della protezione civile;
    b) le Forze armate; c) le Forze di polizia; d) il Corpo forestale dello Stato; e) i Servizi tecnici nazionali f) i gruppi nazionali di ricerca scientifica di cui all’articolo 17, l’Istituto nazionale di geofisica ed altre istituzioni di ricerca; g) la Croce Rossa Italiana; h) le strutture del Servizio sanitario nazionale; i) le organizzazioni di volontariato; l) il Corpo nazionale soccorso alpino-CNSA (CAI). 2. In base ai criteri determinati dal Consiglio nazionale della protezione civile; le strutture operative nazionali svolgono, a richiesta del Dipartimento della protezione civile, le attività previste dalla presente legge nonché compiti di supporto e consulenza per tutte le amministrazioni componenti il Servizio nazionale della protezione civile. 3. Le norme volte a disciplinare le forme di partecipazione e collaborazione delle strutture operative nazionali al Servizio nazionale della protezione civile sono emanate secondo le procedure di cui all’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

  5. E’ interessante vedere come tantissime organizzazioni si interessino di tutti i problemi con grande impegno.
    E’ interessante vedere anche come le competenze e le capacità siano mostrate onnipresenti dovunque si volga l’attenzione e il giudizio sia sempre unico diritto di strutture politiche, che sono solo tali.
    Però non mi spiego il perché di certe rivendicazioni di professionalità e di unicità.
    Penso che il cittadino in caso di calamità naturali si trovi in grandi difficoltà, non solo naturali.
    In queste situazioni avere paura anche degli aiuti deve essere terribile.

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