Vi proponiamo, dopo la presentazione del Blogger Contest e il comunicato della giuria, la lettura del testo primo classificato e di quella del terzo.
Blogger Contest 2017
Lettura: spessore-weight**, impegno-effort***, disimpegno-entertainment***
La 6a edizione del Blogger Contest si è conclusa con 60 unità multimediali ammesse (su un totale di 67 candidature complessive). Tra tutte le opere sono stati selezionati i seguenti 27 autori che hanno concorso per la fase finale (comprese 5 audiostorie):
Angelo Ramaglia, Silvia Benetollo, Pieranna Casanova, Stefano Lovison, Eva Toschi, Giovanni Spitale, Claudia Colonia, Gianluca Stazi (audiostoria), Andrea Carta, Gabriele Villa, Andrea Pasqualotto (audiostoria), Francesca Nemi, Alessandra Longo, Franco Longo (audiostoria), Saverio D’Eredità, Dario Pedrotti, Marco Battistutta, Mariolina Cattaneo, CSC – Abruzzo (audiostoria), Michele Bertelle, Ornella Roberi, Umberto Isman, Alessandro Barbisan, Luca Castellani, Federico Rossetti, Vincenzo Agostini, Toni Tegner (audiostoria).
Il tema di questa edizione: liberi di sbagliare
Da sei anni www.altitudini.it organizza attraverso il Blogger Contest un confronto nazionale fra blogger su un tema di anno in anno diverso. Quest’anno il tema “Liberi di sbagliare” è tratto dal celebre racconto Ferro di Primo Levi in cui l’autore descrive l’esperienza vissuta in montagna con Sandro Delmastro come “la carne dell’orso”. I partecipanti erano quindi chiamati a raccontare qualcosa che avesse a che fare con l’errore, con la rivendicazione della libertà al livello più alto, la libertà di sbagliare.
Per maggiori informazioni sul tema di quest’anno (liberi di sbagliare), vedi http://bc2017.altitudini.it/bc-2017-6a-ed/.
“Non è un tema facile quello di quest’anno, un tema che è innanzi tutto un invito. A rileggere o a leggere lo splendido racconto di Primo Levi, Ferro, dedicato all’amico Sandro Delmastro. Non so se tutti i partecipanti al Blogger Contest lo abbiano letto, ma di certo il tema è stato quasi sempre ben interpretato. Storie di quella volta che abbiamo incontrato il nostro limite, storie di quella volta che abbiamo peccato di “Hybris”, e magari ci è andata bene o magari non troppo, ma non importa. Credo sia stato un esercizio faticoso quello richiesto: in fin dei conti, ci è stato insegnato, i panni sporchi si lavano in famiglia. Ferro, dal canto suo, è un racconto che fa piazza pulita di un bel po’ di ipocrisia e ci ricorda qualcosa di fondamentale. Quando mi capitò fra le mani per la prima volta fu come se mi sentissi deprivata di qualcosa. Io la carne dell’orso non sapevo nemmeno che esistesse, che fosse buona o che si dovesse almeno provare. La famiglia, la società, tutto oggi concorre a tenercene lontano. È il fantasma della sicurezza a governare le nostre vite più di quanto noi stessi non ci rendiamo conto. “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza” diceva Benjamin Franklin. Perché il confine tra la sicurezza e la voglia di appaltare la propria responsabilità personale a qualcun altro – in montagna come nella vita – è labilissimo. Eppure l’unico modo dignitoso di stare sul pianeta è in ogni momento accollarci la nostra quota parte di responsabilità personale. Senza deliri di onnipotenza ma anche senza sconti. Perché solo se riconosciamo ciò che dipende da noi siamo in grado di fare la differenza – o la somma, se vi piace di più. E allora, se si tratta di riprendere in mano le redini della propria esistenza, se si tratta di strappare con i denti un angolo di libertà, per quel che mi riguarda vale un po’ tutto. Sì, anche mettersi nei guai (Simonetta Radice, staff Blogger Contest)”.
La giuria
Durante il mese di dicembre 2017 sono state esaminate le 27 unità multimediali finaliste da parte della giuria di premiazione composta da Sandro Campani (scrittore e camminatore), Ida Harm (artista, pittrice e fotografa), Fabio Palma (alpinista), Silvia Boschero (giornalista e conduttrice radiofonica ) e Lea Nocera (autrice radiofonica e blogger). La giuria ha decretato i vincitori della 6a edizione del Blogger Contest attraverso l’applicazione di quattro criteri di giudizio (coerenza al tema del concorso; qualità del testo o dell’audiostoria; qualità delle immagini; qualità del blog personale). Sabato 6 gennaio 2018 la giuria del Blogger Contest ha indicato i vincitori di questa 6a edizione.
I premiati
A) categoria RACCONTO BREVE
1 posto / Eva Toschi / SOPRAVVIVENZA
(lo si può leggere anche più sotto)
In Sopravvivenza, di Eva Toschi, la carne dell’orso si manifesta, ineluttabile, e “sa di fame, freddo e sonno”. “La cosa che più ti rovina il cervello è che adesso quello ti sazia”: ti rendi conto della gravità delle tue azioni, scrive Eva Toschi, e vai avanti finché il tuo corpo si blocca, e decide da solo; e proprio quello ti salva: che il tuo corpo decida da solo. L’irresponsabilità e la responsabilità che giocano una posta alta sulla tua testa, mentre non puoi altro che starle a guardare; alla fine, la consapevolezza di poter contare soltanto su te stessa proprio nel momento in cui ti rendi conto che di te stessa non ti puoi fidare; ti puoi soltanto buttare, ed è quello che fai. Il tutto tenuto con uno stile personale e grande tensione, intrecciando sapientemente il dato fisico della fatica in montagna con quello esistenziale: la messa in gioco del proprio animo, senza sconti prima di tutto per chi narra.
2 posto / Marco Battistutta / WHITE OUT
Marco Battistutta, con White out, costruisce una narrazione in cui la suspence sembra nascere dal rispetto per la propria stessa paura, e la propria incoscienza; c’è il ritmo, e c’è una cura scrupolosa per le parole: nella descrizione degli agenti atmosferici, e nella descrizione dell’ambiente che circonda il narratore, persino quando questo ambiente diventa nulla, diventa bianco. Dall’ambiente generano le sensazioni: un movimento dal fuori al dentro – non l’emozione del narratore che si riversa sull’ambiente esterno e pretende di dipingerlo dei propri toni. Per questo lo sguardo, dal particolare, dalla difficoltà del momento vissuto, si allarga e riesce a diventare universale: quasi come se da quel bianco della nebbia, perso ogni punto di riferimento, si potesse abbracciare l’intera condizione umana. Un episodio particolare diventa un punto da cui guardare l’esistenza: questa è una caratteristica dei buoni racconti.
3 posto / Saverio D’Eredità / DUE SOLITUDINI
(lo si può leggere anche più sotto)
“Non c’era nessun piacere, né alcun ritorno. (…) Due solitudini che si ritrovavano ad ogni sosta.” In Due solitudini, di Saverio d’Eredità, la montagna diventa teatro: le azioni umane e i loro motivi, le paure recondite, la fiducia dell’uno nell’altro, l’abbandono dell’uno nell’altro; sapendo che, per quanto l’amicizia ci leghi, e nonostante tutti i nostri sforzi, di fronte a certe sfide restiamo solitudini: e allora occorre fidarsi, e abbandonarsi. Il racconto, seppure scandito dal ritmo teso della natura, è un saggio di introspezione psicologica. Un duello con se stessi, prima che con l’altro, o con la montagna. E, come si addice ad ogni buon duello, il ritmo è preciso, contato, teso.
Un giudizio per i tre premiati
“C’è una tensione che accomuna i tre racconti premiati, e altri molto belli fra quelli pervenuti. Una tensione che scaturisce dalla messa in gioco di se stessi, nella Natura: la necessità di fidarsi dell’incerto, di accollarsi responsabilità a cui si teme di non poter far fronte, ma che pure non si possono evitare; e allora è come se qualcosa di cui non sospettavamo la presenza in noi, venisse in soccorso; uno sguardo di un altro livello, lucido, rarefatto, ghiacciato, forse incosciente. Non si tratta semplicemente di avventura: lì stava forse la difficoltà del tema scelto quest’anno per il contest, e i partecipanti, spesso con risultati notevoli, hanno accolto la sfida, travalicando l’avventura, o la disavventura, per arrivare a un punto in cui, sospesi, ci si specchia nei propri limiti, ci si soppesa, e ci si trova mancanti, e ciò nonostante si trovano le forze per passare oltre; il corpo si blocca, le mani agiscono da sole; si diventa osservatori di se stessi, e si vede se stessi, quasi con stupore, andare oltre – e quando il pericolo è scampato, ci accorgiamo che siamo stati più consapevoli di quanto avessimo creduto: ecco il sapore della carne dell’orso (Sandro Campani, presidente giuria BC “racconto breve”)”.
B) categoria AUDIOSTORIE
Considerato il numero ridotto di partecipanti a questa categoria, la giuria ha deciso di assegnare solo il primo premio.
1 posto / Gianluca Stazi / LA VOLTA ARMATA
L’audiostoria di Gianluca Stazi si caratterizza per un’elevata qualità compositiva, originalità e raffinatezza registica. È accompagnata da fotografie di buona qualità che hanno un’importante coerenza narrativa e valore documentale. Inoltre il sito di riferimento dell’autore propone in modo chiaro numerosi contenuti di diverso tipo e formato ed è aggiornato regolarmente. Per quanto riguarda le caratteristiche specifiche dell’audiostoria: “La volta armata” presenta un intreccio del racconto in cui il dialogo tra interviste, materiale di repertorio, suoni d’ambiente e musica è realizzato con grande maestria ed equilibrio, senza stonature. L’utilizzo, nella composizione narrativa, di voci registrate (interviste) come asse portante del racconto rispetta l’idea di una grammatica sonora di fondo in cui gli elementi diversi si uniscono in modo armonioso e non forzato. La qualità estetica rispetta inoltre la linea narrativa e la forza del racconto in cui il tema del contest ‘Liberi di sbagliare’ è sviluppato in modo coerente. Nel racconto dell’occupazione della miniera di San Giovanni a Iglesias emergono il rischio, la sofferenza, le debolezze, il coraggio di agire al di là di regole e conformismi, oltre percorsi tracciati, e con dignità al di là degli sberleffi: un’interpretazione originale del tema, che narra dell’esperienza reale di uomini che non percorrono le vette delle montagne ma lavorano nelle viscere della terra, hanno un rapporto diretto con il territorio, con la forza della natura e forse anche per questo hanno deciso di sfidare le regole a costo di sbagliare.
C) Premio speciale Adventure Awards Days
Alessandra Longo / LIBERA I PIEDI, LA MENTE SEGUIRÀ
Federico Rossetti / LIBERI DI SBAGLIARE, LIBERI DI (NON) VOLARE
Francesca Nemi / QUELLA TRAGEDIA CHE PORTI CON TE
D) Premio speciale SALEWA Get Vertical
Mariolina Cattaneo / IL GIORNO DELLA MARMOCCHIA
E) Premio SKIALPER
Matteo Pavana / ALDO
Vincenzo Agostini / PARETE SUD
Angelo Ramaglia / LA STORIA DI E E T
F) Premio AKU
Carmine De Ieso e Alessio Salvini (Centro Sperimentale di Cinematografia, Abruzzo) / LA PARETE NORD DEL MONTE CAMICIA
Da White Out, di Marco Battistutta
Premiazione
Luogo e data della premiazione verrà pubblicato e comunicato al più presto. La premiazione avverrà durante un evento pubblico d’interesse nazionale con la partecipazione dei giurati e delle aziende sponsor.
Cosa è il Blogger Contest (BC)
Il tema di quest’anno è stato sicuramente più difficile rispetto a quello dello scorso anno “i vagabondi delle montagne” che ha raccolto oltre 100 partecipanti, poi ammessi 95 http://www.altitudini.it/blogger-contest-2016-i-vincitori/.
Non è un concorso letterario, infatti la giuria cerca di individuare la migliore unità multimediale che corrisponde alla somma di tre “prodotti”: il testo + le foto + il blog dove l’autore scrive normalmente. La giuria premia queste tre cose insieme, vedi anche il regolamento al punto 5 http://bc2017.altitudini.it/wp-content/uploads/2017/10/BC-Regolamanto-2017-ITA.pdf. L’obiettivo del BC non è quello di raccogliere storie inedite, ma di stimolare la produzione di storie nel proprio blog o per la propria rivista digitale su un tema diverso di anno in anno. Tuttavia anche chi non ha un proprio blog può partecipare ma deve pubblicare le sue opere attraverso altitudini.it. Non serve nemmeno avere un blog personale, qualsiasi strumento dove inserire storie è foto è ammesso. Il valore del BC è anche di offrire a molte persone che scrivono di far conoscere ad un vasto pubblico le loro storie, il loro diario digitale e di far parte di una comunità.
L’obiettivo del BC è far diventare www.altitudini.it un “luogo” dove presentare “storie vere, fuori traccia”. Storie di persone ed esplorazioni di chi ama muoversi nella natura, per passione o per lavoro, lungo percorsi non convenzionali, appunto fuori traccia, ma nel rispetto dei valori etici, sociali e ambientali. La montagna, come musa ispiratrice, come terra madre, come elemento con cui confrontarsi è sempre il riferimento, ma non più in modo esclusivo. Storie che nascono nei deserti, negli oceani, nelle foreste, nei fiumi…
Qui per leggere tutte le storie in concorso http://bc2017.altitudini.it/
Sopravvivenza
di Eva Toschi
Hai strappato la tua laurea in Giurisprudenza, hai regalato i vestiti firmati che ti facevano sentire più simile al branco. Hai sconvolto i perbenisti e hai rovistato nel secchio delle tue azioni creando disordine; ci hai trovato dentro quello che era giusto e ciò che invece era sbagliato e hai deciso di rimescolarli nel fondo.
Sono nel mezzo della notte con la frontale scarica e lo strozzo del pianto che mi raschia in gola e mi chiedo cosa ci faccio qui? Sono senza acqua né cibo e mi sto trascinando in direzione opposta al rifugio verso il quale devo tornare. Continuo a salire.
Quel sapore della zuppa primordiale che hai assaggiato ti ha creato dipendenza; sa di fame, freddo e sonno. Sopravvivere. La cosa che più ti rovina il cervello è che adesso solo quello ti sazia.
Per un istante. Poi ne vuoi ancora di più.
Calarsi prima della scalata strilla nelle orecchie un solo imperativo: salire. Me ne rendo conto solo ora, a due tiri dalla fine, con la mia compagna immobilizzata dal freddo e dalla paura. Vorrei non dipendesse così tanto da me, dalle mie capacità come amica e scalatrice, vorrei una via d’uscita facile, o almeno un backup.
Vorrei non dipendesse così tanto da me, dalle mie capacità come amica e scalatrice, vorrei una via d’uscita facile, o almeno un backup.
Il passato non esiste più. Presa una strada sai che poi il tuo corpo andrà in automatico e ti ritroverai catapultata nel futuro a cercare di ricordare cosa, come, perché lo hai fatto. Assapori nel ricordo la perfezione della lotta per la sopravvivenza. Non ne puoi fare a meno, ci pensi ogni sera prima di addormentarti e alleni la tua memoria a scolpire quei momenti in quel luogo dove resteranno per sempre.
Non ho mai fatto una via a friend, da prima, su questa roccia troppo diversa dal solito e forse proprio per questo l’ho detto. “Parto io”. Ma sono idiota? Chi ha parlato al posto mio?
Anche stavolta solo mentre salgo mi rendo conto della gravità che circonda le mie azioni. Non posso cadere. Faccio un passo, poi un altro. Un altro ancora.
Ancora una volta ti sfinisci e contemporaneamente ti nutri.
Non c’è nulla di alto in quello che fai. La spiritualità non ha casa qui.
Non lo fai per liberarti, tantomeno per salvare l’umanità.
Lo fai solo per te.
Vuoi la scelta, l’azione e l’inerzia.
Vuoi solo sopravvivere.
Solo vuoi vivere sopra.
Eva Toschi
Ho lasciato Roma e un probabile futuro da avvocato per girare l’arco alpino. Vado in giro, scalo, racconto storie. Alcune delle storie che scrivo fortunatamente mi permettono di pagare il gasolio e riempire il (piccolo) frigo del mio Ducato bianco.
Il mio blog | Ra.va.nà.re. è uno spazio dove vengono raccolte storie vere o immaginate. Racconti, sogni, sensazioni o punti di vista, dei quali i confini non sono ben tracciati e si confondono tra loro. Ra.va.nà.re. è disordine. Ra.va.nà.re. in montagna e nella vita.
Link al mio blog
Due solitudini
di Saverio D’Eredità
La sosta era appesa nel posto peggiore di tutta la torre. Sotto il culo sprofondava quel vuoto nauseante e sopra di noi c’era appena qualche ruga da seguire fino in cima. Questa non era una via: era un viaggio allucinante nella mente di un pazzo furioso. Che motivo c’era di abbandonare la linea sicura di fessure incise nella parete per buttarsi in quel vuoto cosmico? Cosa avrà suggerito la minuscola cornice che traversa verso lo spigolo, ad Ernesto?
Me lo chiedevo mentre con le mani infilate nel fondo della fessura puntavo i piedi contro la parete. In quel punto, in quel preciso punto, intuii che stavo chiudendo la porta alle spalle. Che non ero più il quartogradista che ogni tanto si concedeva un lusso, come stappare una bottiglia di Barolo invecchiato o una poltrona in tribuna vip.
Stavamo varcando una soglia e lo sapevamo benissimo, quel giorno. La piccola nicchia erbosa era l’ultimo barlume di normalità. Appena un passo oltre era solo un’allucinante visione. Non sempre una cordata è quel simbolo di concordia ed amicizia che pretendiamo di mostrare. Lo è, anche. Ma ci sono situazioni in cui siamo solo due solitudini che condividono lunghi trefoli intrecciati di nylon.
Mai come quel giorno la nostra cordata fu una somma di individualità. Credo sinceramente che nessuno dei due volesse davvero fare quella via. Non c’era nessun piacere, né alcun ritorno. Desideravamo solo toccare con le nostre mani il ventre molle della paura, sentirne la fame chimica salire fino a vomitare. Due solitudini che si ritrovavano ad ogni sosta.
In quei brevi momenti fatti di comandi secchi e pochi commenti ci sentivamo forti. Sicuri. Un istante dopo eravamo nuovamente naufraghi in quel mare di pietra. Nuovamente soli. Ci scambiammo i materiali. Ogni gesto era misurato. Quasi trattenevamo il respiro, come se potesse bastare questo a tenerci appesi ai tre chiodini della sosta.
Non sempre una cordata è quel simbolo di concordia ed amicizia che pretendiamo di mostrare.
Lo è, anche. Ma ci sono situazioni in cui siamo solo due solitudini che condividono lunghi trefoli intrecciati di nylon.
Mai come quel giorno la nostra cordata fu una somma di individualità. Credo sinceramente che nessuno dei due volesse davvero fare quella via. Non c’era nessun piacere, né alcun ritorno. Desideravamo solo toccare con le nostre mani il ventre molle della paura, sentirne la fame chimica salire fino a vomitare. Due solitudini che si ritrovavano ad ogni sosta.
In quei brevi momenti fatti di comandi secchi e pochi commenti ci sentivamo forti. Sicuri. Un istante dopo eravamo nuovamente naufraghi in quel mare di pietra. Nuovamente soli. Ci scambiammo i materiali. Ogni gesto era misurato. Quasi trattenevamo il respiro, come se potesse bastare questo a tenerci appesi ai tre chiodini della sosta.
Un rinvio mi sfuggi di mano. Mi sembrò quasi che rimanesse sospeso pochi istanti prima di precipitare. Non lo seguii con lo sguardo. Non mi giunse nemmeno il suono del tocco al suolo.
Per tre volte Nicola tentò di partire dalla sosta e per tre volte tornò indietro. Ripeté lo stesso identico movimento senza venirne a capo. Alla terza vide un chiodo, nascosto dentro una fessura invisibile da sotto. Era quella la porta d’uscita. Tornò alla sosta.
Eravamo insieme, ma l’un l’altro soli. Ci sono poche cose che può fare un buon secondo di cordata. Recuperare il materiale. Essere svelto. Non mostrare segni di cedimento nemmeno alla decima ora di salita. Mantenere il buon umore. Incoraggiare il compagno. Gli dissi che poteva fare con calma. Potevamo fermarci anche mezz’ora. Che potevamo tornare indietro, anche se non lo credevo seriamente.
“Vuoi bere?” dissi alla fine; che domanda idiota, pensai. Nicola invece non disse niente. Lui era già oltre la paura. Aveva visto il chiodo, sapeva cosa doveva fare. Solo trattenere il respiro un attimo in più. Crederci oltre quello che riteniamo lecito credere.
Non penso che il mio atteggiamento risoluto e controllato possa aver cambiato la nostra situazione. O magari sì.
So solo che alla terza volta Nicola passò il chiodo e andò oltre. Il resto fu nuovamente la mia e la sua solitudine, asimmetriche e parallele al tempo stesso. Quando poggiai le mani sul bordo della cima mi accorsi di respirare di nuovo. Nicola mi raccolse da quel vuoto come un marinaio un naufrago tra le onde. C’era ancora un po’di sole, poi la notte inghiottì ogni cosa.
Attorno a noi, attonite, fluttuavano le montagne, naufraghe anch’esse nella sera.
Saverio D’Eredità
E’ sempre complicato spiegare come un palermitano finisca per amare le montagne. Forse in principio c’è solo un bambino con una mappa, la curiosità di scoprire e di osservare le cose da prospettive sempre diverse. Scrivere, forse, è solo una naturale conseguenza di tutto ciò. Da 25 anni comunque vivo a Udine e non manca giorno che non rivolga lo sguardo alle Giulie, dove tutto è iniziato.
Il mio blog | Un blog a quattro mani, ideato e sviluppato da Saverio D’Eredità e Carlo Piovan. Nato come costola dei siti web Rampegoni e Quartogrado si propone di raccogliere spunti, pensieri, riflessioni sul mondo verticale e non solo, ampliando lo sguardo oltre i meri dati tecnici per tornare al vissuto dell’alpinismo.
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Non conoscevo l’esistenza di questo contesto, grazie!Il prossimo anno proverò a parteciparvi…
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