Conoscenza oggettiva e soggettiva

Conoscenza oggettiva e soggettiva
di Edwin Bernhaum

(pubblicato su Science, Conservation and National Parks, edito da Steven R. Beissinger, David D. Ackerly, Holly Doremus e Gary E. Machlis (University of Chicago Press, 2017)

Dal capitolo 16 (The Spiritual and Cultural Significance of Nature: Inspiring Connections between People and Parks)
di Edwin Bernbaum

Osservazioni conclusive
Gli esempi tratti dal programma del The Mountain Institute con il progetto dei Parchi Nazionali degli Stati Uniti indicano che abbiamo due tipi di conoscenze complementari che devono essere incorporate nell’interpretazione, nella gestione e nella governance delle aree protette. Sono suggeriti da due forme del verbo “conoscere” in spagnolo: saber e conocer (savoir e connaître in francese, sapere e conoscere in italiano).
Possiamo vedere questi due tipi di conoscenza riflessi nella frase “Yo se que el es un biólogo, pero no lo conozco”, che significa “So che è un biologo, ma non lo conosco personalmente”.

Edwin Bernbaum

Il primo tipo di conoscenza, che in spagnolo corrisponde a saber, è sapere di qualcuno o qualcosa – nel caso della nostra frase, quello che so di lui è che è un biologo. Questo tipo di conoscenza, che potremmo definire oggettiva, corrisponde alla conoscenza scientifica. È descrittiva ed esplicativa e tende alla generalizzazione e all’astrazione teorica. Si concentra sull’oggetto della conoscenza e cerca di eliminare l’osservatore o il soggetto, in modo che sentimenti, valori, credenze e altri fattori soggettivi non interferiscano con l’accuratezza della registrazione dei dati e della teorizzazione. Si sforza di essere il più possibile priva di valori e oggettiva.

Il secondo tipo di conoscenza, che corrisponde a conocer in spagnolo, è conoscere qualcuno o qualcosa direttamente o intimamente – lo conosco personalmente. Questo tipo di conoscenza, che potremmo chiamare conoscenza soggettiva, è quella che una persona ottiene attraverso l’esperienza diretta o attraverso esperienze profondamente sentite evocate da storie, poesia, arte, musica o modi tradizionali di conoscenza. Quando viene scritta o espressa in altro modo, è evocativa piuttosto che descrittiva. Invece di tendere all’astrazione e alla teoria, sottolinea l’unicità concreta e l’immediatezza di ciò che vediamo e sperimentiamo. Una poesia, una storia o un’opera d’arte potente possono aumentare le nostre percezioni e renderci acutamente consapevoli di caratteristiche della natura e del nostro rapporto con essa che abbiamo trascurato o dato per scontate. Le metafore e i simboli che molte di queste opere utilizzano possono non avere una corrispondenza descrittiva diretta con ciò che rivelano in natura: questo sta nell’esperienza che evocano, non nella storia, nella poesia o nell’opera d’arte in sé. Questo è importante perché, senza tenere conto di ciò che rivelano, è fin troppo facile liquidare queste opere come creazioni fantasiose dell’immaginazione che non hanno alcuna attinenza con il mondo reale. Anche se la chiamiamo soggettiva, questo tipo di conoscenza non è una questione di mera soggettività, ma piuttosto di evocazione di esperienze soggettive di una realtà oggettiva. Esse rivelano aspetti della realtà che non sono accessibili a un approccio puramente oggettivo alla conoscenza.

La conoscenza soggettiva è importante per la conservazione perché stabilisce un legame intimo con la natura che motiva le persone a prendersi cura dell’ambiente e a proteggerlo. Storie, poesie, opere d’arte e visioni tradizionali delle caratteristiche naturali aiutano a superare la dicotomia soggetto-oggetto che ci separa dalla natura e razionalizza la distruzione e la profanazione dell’ambiente nell’odierno mondo prevalentemente economico. La conoscenza scientifica oggettiva, pur con tutti i suoi grandi usi e benefici, tende per sua natura a separare l’osservatore dall’osservato, ponendo una distanza tra l’uomo e la natura. La conoscenza soggettiva compensa questa tendenza e integra la conoscenza scientifica, in modo da ottenere una comprensione più completa e ricca del mondo naturale e del nostro rapporto con esso.

I gestori di parchi e aree protette possono migliorare la loro missione chiave di conservazione dell’ambiente includendo le competenze e le capacità di poeti, scrittori, artisti, detentori di conoscenze tradizionali e studiosi di scienze umane, oltre che di scienziati naturali e sociali, nei loro programmi di interpretazione, gestione e governance.

Entrambi i tipi di conoscenza, soggettiva e oggettiva, sono necessari per conoscere la natura nel suo senso più completo e per stabilire connessioni che assicurino un sostegno sostenibile e a lungo termine ai parchi e alle aree protette.

Edwin Bernbaum, Ph.D.
Senior Fellow, The Mountain Institute;
Co-Chair, IUCN Group on Cultural and Spiritual Values of Protected Areas (CSVPA).

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Conoscenza oggettiva e soggettiva ultima modifica: 2023-03-07T05:39:00+01:00 da GognaBlog

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3 pensieri su “Conoscenza oggettiva e soggettiva”

  1. Sebbene ritenga che l’autore sia in buona fede, anche nel suo modo di relazionarsi con l’ambiente vi è purtroppo separazione tra umani e natura, come se noi stessi non ne fossimo parte.
    Finché ci permarrà questa distinzione non vi sarà modo di salvarci.

  2. E’ un peccato che cancelliate i commenti. Comunque resto della mia idea: non dovreste pubblicare testi senza il permesso di autore ed editore.

  3. Considerazioni importantissime, molto pregnante l’intuizione “immagine percepita della natura” VS opera d’arte (aggiungo di mio, anche astratto-informale o installazione)!
    Ben vengano gli abstract e gli estratti nell’era dei Social (spesso, ma non sempre, spazzatura)!
    Infine, posso dire per vanità (passatemela per una volta) di averlo conosciuto personalmente Edwin Bernbaum Ph.D.? Che bella impressione parlare con lui, una figura di grande gentilezza sormontata da un pensiero lucidissimo e affilato.

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