Difendiamo la valle delle “Cime Bianche”
Al Presidente del Consiglio della Regione Autonoma Valle d’Aosta
(istanza popolare ai sensi dell’articolo 36 del Regolamento interno per il funzionamento del Consiglio)
Noi valdostani, nati o residenti in questa regione, chiediamo la conservazione della Valle delle “Cime Bianche”, unica e preziosa per la straordinaria varietà e concentrazione di ricchezze naturali, geografiche, socio-culturali e archeologiche. Una valle eccezionale per la sua natura, la sua storia e la sua cultura.
La sua natura:
– rappresenta uno scenario unico e ancora intatto dell’ecologia alpina. Gran parte del suo territorio è soggetto al regime ZSC-ZPS (Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale) garantendogli un regime di massima tutela naturalistica secondo le norme europee (IT 1204220 – Ambienti glaciali della catena del Monte Rosa);
– la sua flora le è valsa il riconoscimento della Società Botanica Italiana come uno degli ultimi esempi di biotipi italiani da salvaguardare per la sua ricchezza e diversità: la torbiera confina con la prateria, i terreni carsici confinano con le morene, i pascoli confinano con i suoli periglaciali. Per non parlare della sua biodiversità vegetale derivante dalla felice vicinanza tra substrati calcarei e silicei;
– tra gli animali che vi abitano in libertà, numerosi sono i mammiferi come lo stambecco, il camoscio, il capriolo, l’ermellino, la lepre e la marmotta. La coturnice, l’aquila reale, il gracchio alpino, la pernice bianca, il fagiano di monte, il ciuffolotto e il culbianco sono tra gli uccelli citati nell’allegato I della direttiva 2009/147/CE che nidificano regolarmente in quota. A media quota troviamo il gheppio, il cuculo, l’averla, il cardellino e il gipeto;
– i suoi paesaggi, grandiosi, vari e sorprendenti, offrono allo spettatore che li percorre immagini ogni volta diverse e rappresentano un’importante risorsa per un turismo “slow” capace di attrarre, in tutte le stagioni, un pubblico attento alla sostenibilità d’uso del territorio e nella continua ricerca di luoghi vergini;
– infine, da un punto di vista geologico, la completezza dei diversi elementi che compongono l’antico bacino oceanico e la loro distribuzione su tre livelli ben distinti nonché l’evidenza delle varie associazioni mineralogiche conferiscono alla valle delle “Cime Bianche” un’assoluta unicità perché da nessun’altra parte tutte queste caratteristiche si ritrovano insieme in un unico e stesso luogo.
La sua eredità storica:
– la valle delle “Cime Bianche” è da sempre il miglior passaggio di transito tra il Vallese, la Val d’Aosta e la Pianura Padana. Menzionato fin dai tempi dei romani come passaggio, è l’unico luogo della Valle, della Val d’Ayas – e della valle di Zermatt – dove sono state rinvenute lapidi risalenti al I e II secolo nonché monete, più precisamente a il Col du Théodule; questi ultimi sono conservati nei musei di Zermatt, Briga e Aosta;
– la parte alta della Valle d’Ayas e, più in particolare, la Valle delle “Cime Bianche” attestano una fiorente attività legata all’estrazione e modellatura della pietra ollare (pietra ollare) di epoca romana, con un picco nel VI e VII secolo;
– Durante il medioevo le terre della Val d’Ayas appartenevano all’Abbazia di San Maurizio d’Agaune nei pressi di Martigny e la Valle delle Cime Bianche era la loro via di accesso.
– nel XII/XIII secolo fu colonizzata essenzialmente dai “Walser” come le alte valli che compongono le pendici meridionali del Massiccio del Mont Rose;
– per diversi secoli l’attraversamento della Valle delle “Cime Bianche” è stato il tratto finale della rotta dei mercanti (Kraemerthal), una via commerciale tra il Vallese, la Val d’Aosta e la Pianura Padana attraverso le Valli d’Ayas, Gressoney e Sesia. Tale sentiero è ancora in gran parte visibile, come testimoniano i tratti di strada lastricata all’altezza del Col des “Cime Bianche” superiore e il posto tappa dell’Alpe Vardaz;
– nella Valle delle “Cime Bianche” nasce la Rü Courtaud, struttura idraulica progettata tra il 1393 e il 1433 per portare l’acqua dal ghiacciaio alle aride colline di Saint-Vincent, Emarèse e Challant-Saint-Anselme per oltre 25 chilometri, opera ancora in attività e visibile.
Il suo patrimonio culturale:
– al crocevia tra storia e passato, l’hotel Bellevue de Fiéry, all’ingresso della Valle delle “Cime Bianche”, occupa un posto di rilievo: assiduamente frequentato dall’élite socioculturale tra Ottocento e Novecento: il poeta italiano Guido Gozzano, il beato Giorgio Frassati, il drammaturgo Giuseppe Giacosa a sua volta contribuirono a plasmare la sua fama e splendore. Ricordiamo in Saint Jacques il ricordo della forte personalità dell’abate Gorret che vi trascorse buona parte della sua vita, analogamente l’abate Jean-Baptiste Cerlogne vi si ritirò a lungo per raccogliere ed elaborare, tra il 1879 e il 1883, il soggetto delle sue opere sulla grammatica e il dizionario di Patois. Sono questi i motivi per cui, consapevoli di essere gli eredi di un così illustre passato, riteniamo fondamentale salvaguardare e tutelare tale patrimonio per poter tramandare alle generazioni future un bene sempre più inestimabile e prezioso, anche dal punto di vista economico. Inoltre, è chiaro che l’attuale turismo che frequenta la Val d’Aosta cerca più precisamente la particolarità, l’unicità e l’integrità di luoghi alti ancora segnati da un illustre passato e che la valle delle “Cime Bianche” corrisponde in tutto e per tutto a questo approccio, pur rispettando il suo carattere incomparabile, unico ed eccezionale. Infine, la valle delle “Cime Bianche” è una specifica zona di protezione soggetta a misure di vigilanza e protezione da norme comunali, regionali, nazionali ed europee per la salvaguardia del suo ambiente naturale e del suo paesaggio. Vi è vietata la caccia e fa parte della più grande area di protezione faunistica “Gran Tournalin” della Valle d’Aosta. Un territorio protetto senza gestione e, quindi, incapace di generare benefici economici per la collettività.
Concretamente, chiediamo al Consiglio regionale:
1) di effettuare, per mezzo delle competenze della Commissione del Consiglio e su invito dei Consiglieri, una ricognizione a piedi e in posto di una giornata in Valle, accompagnato da una delegazione di firmatari;
2) di attuare un piano specifico per la gestione della Valle delle “Cime Bianche” nell’ambito dell’ampio comprensorio ZSC/ZPS “IT 1204220 – Ambienti glaciali della catena del Monte Rosa”, così come previsto dall’insediamento, idealmente nell’ambito un Parco in continuità con il Parco dell’Alta Val Sesia;
3) elaborare quanto prima un programma pluriennale di studi, documentazione e valorizzazione dell’estrazione e lavorazione della pietra ollare (pietra ollare) ad Ayas e nella Valle delle Cime Bianche;
4) di abbandonare ogni nuovo progetto di realizzazione di impianti di risalita nella Valle delle “Cime Bianche”, progetti resi ancor più anacronistici a causa dei recenti cambiamenti climatici.
Défendons la vallèe des “Cime Bianche”
À Monsieur le Président du Conseil de la Région Autonome du Val d’Aoste
(Pétition populaire d’après l’article 36 du Règlement interne pour le fonctionnement du Conseil)
Nous, valdótaines et valdótains, nés/nées ou résidents dans cette région, nous demandons la sauvegarde de la Vallèe des “Cime Bianche”, unique et précieuse par l’extraordinaire variété et concentration de richesses naturelles, géographiques, socioculturelles et archéologiques. Une vallèe exceptionnelle au vu de sa nature, de son histoire et de sa culture.
Sa nature:
– elle représente un écrin unique et encore intact d’écologie alpine. La majeure partie de son territoire est soumise au régime de ZSC- ZPS (Zone Spéciale de Conservation et Zone de Protection Spéciale) lui garantissant un régime de protection naturaliste maximal selon les normes européennes (IT 1204220 – Milieu glaciaires de la chaTne du Mont Rose);
– sa flore lui vaut d’ètre signalée par la Société de Botanique Italienne comme un des derniers exemples de biotypes italiens à sauvegarder de par sa richesse et sa diversité: la tourbière y còtoie la prairie, les terrains karsiques jouxtent les moraines, les pàturages longent les sols périglaciaires. Sans mentionner sa biodiversité végétale résultant d’un heureux voisinage entre substrats calcaires et siliceux;
– parmi les animaux qui y vivent en liberté on énumère plusieurs mammifères comme le bouquetin, le chamois, le chevreuil, l’hermine, le lièvre et la marmotte. La bartavelle, l’aigle royal, le chocard alpin, la perdrix bianche, la grouse noire, le bouvreuil et le traquet motteux sont parmi les oiseaux cités dans l’Annexe I de la Directive 2009/147/CE qui nidifient régulièrement en altitude. A moyenne altitude on retrouve le faucon crécerelle, le coucou, la pie grièche, le chardonneret et le gypaète barbu;
– ses paysages, grandioses, variés et surprenants, offrent au spectateur qui les parcourt des images à chaque fois différentes et représentent un atout important pour un tourisme “slow»” capable d’attirer, en toute saison, un public attentif à l’utilisation durable du territoire et à la recherche constante de lieux vierges;
– enfin, d’un point de vue géologique, la com plétude des différents éléments composant l’ancien bassin océanique et leur distribution sur trois niveaux bien distincts ainsi que le caractère évident des diverses associations minéralogiques confèrent à la vallèe des “Cime Bianche” une unicité absolue car nulle part ailleurs toutes ces caractéristiques se retrouvent réunies en un seul etmèmelieu.
Son héritage historique:
– la vallèe des “Cime Bianche” a toujours été le meilleur passage de transit entre le Valais, le Val d’Aoste et la plaine du Po’. Mentionnée dès l’époque romaine comme voie de passage, c’est le seul endroit de la Vallèe, en Val d’Ayas – et dans la Vallèe de Zermatt-où des pierres tombales remontant au I et II siècle ainsi que des monnaies y ont été découvertes, plus précisément au Col du Théodule; ces dernières sont conservées dans les musées de Zermatt, de Brigue et d’Aoste;
– la partie haute de la Vallèe d’Ayas et, plus particulièrement la Vallèe des “Cime Bianche” atteste une florissante activité liée à l’extraction et au fagonnage de la pierre ollaire (stéatite) dès l’époque romaine, avec un apogée au cours du VI et VII siècles;
– au cours du Moyen Àge, les terres du Val d’Ayas appartenaient à l’Abbaye de saint Maurice d’Agaune à proximité de Martigny et la Vallèe des «Cime Bianche» en constituaient leur voie d’accès.
– au XII/XIII siècle elle fut essentiellement colonisée par les “Walser” à l’instar des vallées en altitude qui constituent l’étendue des versants Sud du Massif du Mont Rose;
– pendant plusieurs siècles, la traversèe de la Vallèe des “Cime Bianche” constituait la partie finale de la route des marchands (Kraemerthal), route d’échanges entre le Valais, le Val d’Aoste et la plaine du Po’ à travers les Vallées d’Ayas, de Gressoney et de Sesia. Ce chemin est encore visible sur une grande partie, comme l’attestent les portions de route pavée au Col supérieur des “Cime Bianche” et le relais de poste de l’Alpe Vardaz;
– dans la Vallèe des “Cime Bianche” naît le Rü Courtaud, ouvrage hydraulique congu entre 1393 et 1433 pour acheminer l’eau du glacier jusqu’aux arides collines de Saint-Vincent, d’Emarèse et de Challant-Saint-Anselme sur plus de 25 kilomètres, ouvrage toujours en activité et visible.
Son héritage culturel:
– au carrefour de son histoire et de son passé, l’hotel Bellevue de Fiéry, à l’entrée de la Vallèe des “Cime Bianche” occupe une place de choix: assidûment fréquenté par une élite socioculturelle entre le XlXe et le XXe siècle: le poète italien Guido Gozzano, le bienheureux Giorgio Frassati, l’auteur de théàtre Giuseppe Giacosa contribuèrent tour à tour à fagonner sa renommée et son éclat. Citons à Saint Jacques la mémoire de la forte personnalité de l’Abbé Gorret qui y passa une bonne partie de sa vie, pareillement l’Abbé Jean Baptiste Cerlogne s’y retira longuement afin de recueillir et d’élaborer, entre 1879 et 1883, la matière de ses ouvrages sur la grammaire et le dictionnaire du patois. Voilà les raisons pour lesquelles, conscients d’ètre les héritiers d’un passé aussi illustre, nous estimons essentielle la sauvegarde et la protection d’un tel patrimoine afin de pouvoir transmettre aux générations à venir un bien toujours plus inestimable et précieux, meme d’un point de vue économique. Par ailleurs, force est de constater que le tourisme actuel qui fréquente le Val d’Aoste cherche plus spécialement la particularité, l’unicité et l’intégrité de hauts lieux encore empreints d’un illustre passé et que la vallèe des “Cime Bianche” correspond en tous points à cette démarche, dans le respect de son caractère incomparable, unique et exceptionnel. Enfin, la vallèe des “Cime Bianche” est une zone de protection spécifique soumise à des mesures de tutelle et de protection par des normes communales, régionales, nationales et européennes de sauvegarde de son environnement naturel et de son paysage, que la chasse y est interdite et qu’elle fait partie d’une zone de protection de la faune “Gran Tournalin” la plus vaste du Val d’Aoste. Un territoire protégé sans gestion et, par conséquent, inapte à générer des retombées économiques pour la communauté.
Concrètement, nous demandons au Conseil Régional:
1) qu’il effectue, au moyen des compétences de la Commission du Conseil et sur invitation à Messieurs les Conseillers, une reconnaissance à pied d’une journée sur place dans la Vallèe, accompagné d’une délégation de signataires;
2) qu’il mette en oeuvre un pian spécifique de gestion de la Vallèe des “Cime Bianche” en tant que part de la grande aire ZSC/ZPS «IT 1204220 – Milieu glaciaires de la chaîne du Mont Rose», comme prévu par le règlement, idéalement en tant que partie d’un Parc en continuité avec le Parc de «l’Alta Val Sesia»;
3) qu’il élabore le plus tôt possible un programme pluriannuel d’études, de documentation et de valorisation de l’extraction et du fagonnage de la pierre ollaire (stéatite) à Ayas et dans la Vallèe des “Cime Bianche”;
4) qu’il abandonne tout nouveau projet de réalisation de remontées mécaniques dans la Vallèe des “Cime Bianche”, projets rendus encore plus anachroniques en raison des récentes évolutions climatiques.
7
Riportiamo il testo del Comunicato Stampa emesso dal CAI/Club Alpino Italiano della Valle d’Aosta e dalla nostra Associazione (Ripartire dalle Cime Bianche).
Per quanti intendano documentarsi e approfondire a questo link:
https://shorturl.at/fmuKN troverete:
1) i documenti base della valutazione di fattibilità
2) la nostra analisi della valutazione di fattibilità
3) i contenuti della nostra Opzione Zero
Lo scorso mese di marzo 2023, la società Monterosa Spa consegnò finalmente alla Regione la copiosa documentazione riguardante gli “Studi propedeutici e preliminari alla valutazione di fattibilità del collegamento inter-vallivo Cime Bianche”.
Ad aprile, con grandi squilli di trombe, lo studio venne presentato a Champoluc, favoleggiando addirittura di cinque soluzioni impiantistiche fra le quali scegliere e delle mirabolanti ricadute economiche sul territorio.
Probabilmente, l’auspicio era che nessuno si impegnasse ad esaminare con cognizione di causa centinaia di documenti e migliaia di pagine.
Analizzando il dossier, si scopre che lo studio medesimo precisa come tutte le soluzioni incidono in modo fortemente negativo e che l’ultima, quella di ripiego con stazione intermedia a Gavine, la meno dannosa sul piano dell’alterazione degli habitat, devasterebbe in modo irreversibile l’integrità paesaggistica dell’intera area interessata e del Vallone (attraversandolo totalmente con la collocazione di enormi tralicci alti da 47 ai 60 metri, con una base di 256 m2 – senza parlare della cantierizzazione) e che potrebbe avere conseguenze pesantissime sull’avifauna (motivo dell’istituzione della ZPS), ancor più ricca di quanto finora documentato.
Abbiamo evidenziato come lo studio medesimo certifichi l’insensatezza della linea funiviaria anche dal punto di vista funzionale e della sostenibilità economica, se non ricorrendo alla manipolazione dei dati riguardanti le possibili ricadute monetarie sul territorio.
Anziché sottoporre la documentazione all’esame delle Commissioni e del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, la Giunta regionale, probabilmente in forte imbarazzo, ha deciso di buttare alle ortiche (403.000 euro) lo studio di fattibilità e di forzare la mano inserendo nel DEFR 2024/2026 in modo del tutto provocatorio in capo alla lista delle priorità per gli impianti a fune “l’avvio dell’iter autorizzatorio di fattibilità tecnico-economica per il collegamento inter-vallivo Cime Bianche”, relegando in fondo all’elenco le reali priorità di intervento sugli impianti esistenti di cui abbiamo più volte chiesto pubblicamente conto:
– “la sostituzione dell’impianto di arroccamento Breuil-Plan Maison e la realizzazione del nuovo arroccamento Plan Maison-Plateau Rosa” nel comprensorio Breuil/Cervinia;
– “il potenziamento degli impianti di Alpe Mandria e Lago Ciarcerio-Alpe Belvedere” nel comprensorio di Ayas/Frachey.
Una dichiarazione d’intenti mistificatoria, lontana dall’effettiva percorribilità, con l’unico concreto risultato far perdere altro tempo prezioso per progettare una strategia di sviluppo locale volta a diversificare e ampliare l’offerta turistica, a consolidare un assetto economico e sociale che vada oltre la mono-cultura dello sci, in un’epoca di rapidi ed innegabili cambiamenti climatici, economici e culturali a livello globale.
“Invecchiando” (ho girato la boa dei 60) mi sto ulteriormente inacidendo. Ho scritto più volte, anche su questo Blog, che sono apertamente contario (e lo confermo) a nuovi impianti, mentre non pensavo fosse necessario “togliere” gli impianti installati: ci sono, a volte da decenni, cosa vuoi toglierli? basta limitare l’espansionismo dei comprensori. Ma ultimamente mi accordo che tale espansioni è tutt’altro che contenibile: dalle Olimpiadi 2026 alla fagocitazione del Vallone dell cime Bianche, sono squali insaziabili. Allora sto virando la mia posizione: confermo il pieno NO a nuovi impianti, ma sto iniziando a sostenere che occorre “toglierne” qualcuno di esistente, o quanto meno (come suggerisce Daidola) sostituirlo con impianti “leggeri” (skilift al posto di mega seggiovie a 6-8 posti…). Per fare muro contro i nuovi impianti, occorre a questo punto contrastare quelli esistenti, almeno nel modo indicato.
Certo che la battaglia ideologica sarà molto dura. Le controparti hanno in mano “armi” promozionali che fanno gola. Fanno gola ai turisti “briatoreschi; fanno gola ai valligiani nei cui occhi si installa il simbolo $, fanno gola ai politici che sanno di poter conquistare voti promettendo ipotesi che alimentano i $ negli occhi dei residenti (che sono elettori). Finché sarà possibile vagheggiare progetti faraonici, la battaglia è decisamente contro corrente. Questo non mi disincentiva, a titolo personale, anzi. Dico però che non basteranno semplici petizioni.
Uno fra i tanti esempi di armi promozionali che oggi fanno ancora presa. Poco tempo fa è uscito un articolo sulle pagine de La Stampa Montagna. Si tratta di un intervista a Bruce McNeill, maestro di sci, albergatore a Cervinia e presidente del Comitato promotore “Cervino Monterosa Paradise”. Questo progetto è appunto quello di collegare il comprensorio di Zermatt con quello di Alagna, attraverso Valtournanche e Cal d’Ayas. Il tassello che manca è mettere impianti nel Vallone della Cime Bianche. Sentite cosa dice questo signore: 1) “«Unico». Lo dice più volte Bruce McNeill, maestro di sci e albergatore di Cervinia che è a capo del Comitato promotore Cervino Monte Rosa Paradise per sostenere il progetto di collegare cinque vallate dello sci per farne il comprensorio più grande d’Europa con 580 chilometri di piste da discesa. Dalla stazione svizzera di Zermatt, passando per le valdostane Cervinia, Valtournenche, Ayas e Gressoney, fino alla piemontese Alagna. Costo previsto 66 milioni, per girare intorno al massiccio del Monte Rosa con vista sul Cervino e altre 30 vette (su 82) oltre i Quattromila. Di lì la definizione di McNeill sul progetto, “unico” appunto.”
Non basta? 2) Ecco il pezzo forte: “Il nostro sarà per estensione il terzo comprensorio al mondo, ma sarà il primo per il comfort e per la fruibilità annuale. Questa è l’unicità e questa è la grande opportunità. La geografia ci aiuta. Prendere il biglietto per il giro intorno al Rosa è come un biglietto vincente alla lotteria. Bellezza e natura. In questo modo elimineremo il problema della stagionalità con picchi di afflusso e improvvise cadute e saremmo attrattivi anche per i nuovi mercati, come quello asiatico. Dalle città d’arte italiane alle montagne famose nel mondo come il Cervino e il Monte Rosa. Cambia la strategia del turismo. Senza trafori e impianti da sci dove saremmo?”
Contro “messaggi” del genere la battaglia ideologica sarà ardua. Io non ho paura, ma occorre esser duri, sennò ci spazzano via. Prepariamoci.
Sono un frequentatore di queste zone.
Anacronistici progetti mettono in luce la miopia sul futuro
Mi associo alla petizione.
Da escursionista curioso ho conosciuto e apprezzato la Val d’Ayas e la Valle delle Cime Bianche. Pieno sostegno alla petizione e a quanti da anni si battono contro questo assurdo progetto che dimostra ancora una volta come certa politica, in totale spregio del rispetto di ambienti e zone di massima tutela riconosciute e sancite da leggi in teoria non derogabili, vada a braccetto con il mondo degli affari, disposta a sacrificare il bene comune di oggi e di domani, in nome e per conto del denaro.
Anchio non sono un valdostano
Ma avendo avuto la fortuna di frequentare la zona, grazie ad una escursione di più giorni attorna al Monte Rosa…. Mi associo totalmente alla petizione per la salvaguardia di questo ambiante… lo dobbiamo alle future generazioni
Sono un semplice frequentatore (non valdostano) dei luoghi in oggetto, ma mi associo totalmente alla presente petizione.
È grottesco e paradossale che, considerato cosa sta succedendo nel mondo, si pensi ancora a grotteschi mega progetti di collegamenti fra stazioni di sci, fra l’altro già ipercollegate con altre stazioni. Devastando una valle di grande bellezza, adatta non solo allo scialpinismo ma anche al freeride e all’escursionismo nelle quattro stagioni. Lo ski total della Tarantaise francese ha fatto il suo tempo e i suoi disastri. Si dovrebbe capire che i tempi dell’Oro Bianco della Courchevel di Laurent Chappis sono finiti. Anche l’ancor più becero ski total delle piste autostrade dolomitiche è un carrozzone in crisi, che ha devastato luoghi che a parole, solo a parole, sarebbero un Patrimonio dell’Umanità. Tenuto su dai soldi pubblici, da pubblicità a doppia pagina di dubbio gusto, al carrozzone adesso stanno mancando i clienti, russi in particolare ma non solo. Non per questo i progetti di sviluppo senza fine vengono meno. L’idea folle di costruire un mondo simile ad un’immensa città è purtroppo nel DNA di chi sponsorizza simili brutture. Nemmeno la pandemia, nemmeno le guerre sembrano frenare le bassezze degli strateghi di queste assurdità. Mi associo ovviamente alla petizione.
Mi associo completamente alla petizione. Piantiamola di ridurre le montagne a squallidi luna-park! La valle delle Cime Bianche è meravigliosa, se resta come è sempre stata.
Non sono valdostano ma mi associo volentieri alla petizione come sostenitore esterno, come frequentatore (ormai storico) della valle