E gli AMM stanno ancora a guardare…
di Virginio Grosso

Dunque, ci risiamo.
Per l’ennesima volta gli Accompagnatori di Media Montagna (AMM) dovranno assistere da spettatori alla diatriba (ma sarà proprio così?) tra Collegio nazionale Guide Alpine (CONAGAI) e Associazioni di Guide Ambientali Escursionistiche (GAE), in particolare AIGAE, sul tema: terreni di accompagnamento degli AMM.
Infatti, le associazioni GAE hanno presentato ricorso al TAR lombardo per annullamento mediante sospensiva contro la Delibera della Giunta regionale lombarda XII/3014 “Nuova individuazione degli ambiti spaziali e geografici riservati agli AMM”.
Nuova perché vi è stata una precedente delibera del 2017 impugnata con ricorso al Capo dello Stato, con contenzioso affidato al Consiglio di Stato e firma del parere dato da parte del Capo dello Stato.
Nel caso precedente agli AMM è andata di lusso: pur non essendo mai stati coinvolti è stato ratificato il loro essere professione regolamentata, motivo per cui è stato assegnato loro un terreno riservato, quello definito di difficoltà escursionisti esperti (EE) secondo le classificazioni del Club Alpino Italiano.
Alle GAE è andata solo benino: è stato cancellato il divieto per loro ad accompagnare su terreno montano (sopra i 600 m) o sui terreni ovunque classificati E dal Club Alpino Italiano, ma rimane, e viene rafforzato, il divieto ad accompagnare sul terreno ovunque classificato EE.
Il Consiglio di Stato si è comunque pronunciato in modo restrittivo verso le GAE e in modo esclusivo verso gli AMM, anche se in modo più limitato rispetto a Regione Lombardia.
La presente delibera reintroduce il divieto per le GAE ad accompagnare sopra la quota 700 m, considerata potenzialmente pericolosa per rischi oggettivi e riservata agli AMM perché professionisti regolamentati, come si dice esplicitamente.
Non conoscendo i termini specifici del ricorso presentato, si possono solo fare considerazioni generali.
E la prima considerazione è generalissima: le Guide Alpine non sono parte in causa, perché i loro terreni riservati sono tali per legge e perciò non sono citati nella delibera. Ma questi terreni riservati non comprendono più le escursioni in montagna.
Tuttavia, sarà il Collegio regionale Guide Alpine ad essere consultato dal TAR come stakeholder e saranno i loro avvocati ad impostare il contenzioso.
Gli AMM non saranno parte in causa, semplicemente perché non esistono sotto il profilo organizzativo, non avendo, in Lombardia, una loro associazione e non prevedendo la 6\89 alcun loro organismo di rappresentanza ufficiale cui avvalersi per essere convocati da organismi istituzionali.
Ma deve essere altrettanto chiaro che la legislazione italiana non prevede affatto che siano i Collegi delle Guide Alpine a rappresentare gli AMM.
Una delle bufale più grosse che circola è che gli AMM siano nell’orbita delle guide alpine.
Una professione regolamentata, tale dicono siano gli AMM sia il Capo dello Stato che la delibera attualmente impugnata, si dice tale perché, come sta scritto sul sito del Dipartimento per gli Affari europei:
“impiega un titolo professionale riservato da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative a chi possiede una specifica qualifica professionale (DL 205\36)”.
E se si ha una specifica qualifica professionale si è specifici e non si può essere nell’orbita di nessuno.

Perciò andrà al più presto chiarita una contraddizione inconciliabile: o gli AMM non sono professionisti regolamentati, o, in quanto regolamentati e quindi specifici, devono rappresentarsi autonomamente, non per interposta professione.
Non c’è alternativa legale, in base alla legislazione attualmente vigente.
Si è mai sentito dire che i geometri sono nell’orbita degli architetti o che i periti sono nell’orbita degli ingegneri?
Ognuna ha specifiche qualifiche e tutte sono professioni autonome, anche senza Ordine o Collegio.
L’equivoco nasce (o viene indotto) dalla non modifica del testo originale della 6\89 dopo la sentenza costituzionale 372\1989 che, giudicando costituzionalmente illegittimi alcuni commi dell’art 7 (e di conseguenza dell’art 22), induce un processo formativo e abilitativo gestito dalle regioni che fa degli AMM e delle stesse Guide Alpine professionisti regolamentati.
Questa sentenza è stata recuperata nell’art 23 della legge 81\1991, troppo spesso non citata, ma che modifica di fatto, e sostanzialmente, la 6\89.
Nasce, inoltre, anche dalla non conoscenza, o dalla voluta ignoranza, della sentenza costituzionale 459\2005, la quale stabilisce esplicitamente che le Guide Alpine non hanno riserva di legge sui terreni montani, bensì sui terreni dove si usano attrezzature alpinistiche senza limiti altitudinali.
Perciò gli AMM non operano più su un terreno d’esercizio professionale riservato ad altri e concesso loro dalla legge 6\89.
Hanno, invece, all’interno di un terreno d’esercizio libero ed esposto alla concorrenza, quello dell’accompagnamento escursionistico, un settore ad essi riservato, quello classificato Escursionisti Esperti (EE) dal Club Alpino Italiano, in quanto professionisti regolamentati e perciò in grado di gestire il rischio connesso a terreni impervi.
Ma tutto questo va davvero bene a CONAGAI e AIGAE?
E’ stato proprio il CONAGAI, interpellato come stakeholder dell’allora Dipartimento per le Politiche Europee (oggi Dipartimento Affari Europei), nell’ambito della stesura del “Piano nazionale di riforma delle professioni”, consegnato alla Commissione Europea nel 2015, che ha sostenuto, di fatto, che AMM (e altre figure professionali) devono rientrare nell’orbita delle guide alpine, tramite una proposta di riforma della 6\89, indirizzata a diventare legge quadro settore outdoor, che li riporti nell’ambito dell’ordine professionale delle guide alpine.
In particolare il CONAGAI ha proposto che tutte le figure operanti nell’ambito dell’escursionismo confluiscano nella figura di Guida escursionistica di Montagna.
Ciò sta alla base di due proposte di legge presentate in parlamento (e lì ancora presenti), che oggi il CONAGAI nega di aver voluto, e sulle quali si dichiara in disaccordo. Anzi, dichiara di non volere modifiche della 6\89.
A sua volta AIGAE nega che gli AMM siano professionisti regolamentati e che abbiano un terreno riservato, non utilizzabile dalle GAE.
Lo fa tramite dichiarazioni riprese dal suo sito ufficiale nelle quali si confonde volutamente la valutazione delle difficoltà di singoli percorsi (per stabilire le quali si invita ad un confronto tra categorie interessate), con la valutazione generale delle difficoltà emersa dal parere del Consiglio di Stato fatta propria e firmata dal Capo dello Stato, nella quale il terreno classificato EE è riservato agli AMM, e quello classificato EEA alle Guide Alpine.
Lo fa, per di più, anche in concreto proponendo:
“un esame di accesso ad AIGAE per i colleghi AMM, con la sola verifica delle competenze ambientali“,
come sta scritto sul sito di AIGAE, con relativa quota per l’esame.
Secondo AIGAE sarebbero già una trentina gli AMM iscritti ad AIGAE.
Questo, tuttavia, non può essere fatto da parte di una associazione non regolamentata, nei confronti di professionisti regolamentati.
Anche in un sistema di dualismo delle professioni vi sono gerarchie che mettono i professionisti regolamentati al di sopra dei professionisti non regolamentati, anche se riconosciuti: i professionisti regolamentati sono tali perché abilitati dallo stato dopo formazione gestita dallo stato stesso, mentre i non regolamentati hanno formazione autogestita dalle loro associazioni di categoria tramite corsi professionalizzanti e gestione degli esami finali.
Perciò una associazione non regolamentata non può mai esaminare un professionista già abilitato dallo stato, tanto più se la piattaforma formativa comprende, ampiamente, anche le “competenze ambientali”.
Se poi lo fa a pagamento si potrebbero ravvisare gli estremi di una truffa.
Ma perché il CONAGAI e i Collegi regionali non si muovono per tutelare l’intera professionalità degli AMM, cioè la loro regolamentazione, da cui discende la scelta dei terreni loro riservati?
Inoltre, tutto il comportamento del CONAGAI su questo argomento è stato estremamente ambiguo.
Abbiamo visto cosa hanno detto al Dipartimento per le Politiche Europee nel 2015, a proposito del “Piano nazionale di riforma delle professioni”.
Ma ancora più grave è l’iscrizione al CONAGAI di centinaia di (presunti) AMM altoatesini formati dalla Provincia autonoma di Bolzano con modalità non previste dalla legge 81\1991 (in questo caso le modalità non erano previste nemmeno dalla 6\89) e perciò privi di regolamentazione.
Ad essi si aggiungeranno presumibilmente presto alcune Guide escursionistiche naturaliste (GEN) aostane cui la recente legge regionale concede di diventare AMM per mezzo dell’attestato dell’associazione privata UIMLA, e quindi senza regolamentazione, poiché questa richiede il superamento di un esame presso una commissione presieduta dalla regione.
E ai quali si sono già aggiunte la maggior parte degli aderenti alle associazioni nazionali di UIMLA venute a lavorare in Italia, cui è stato imposto di fare le trafile burocratiche richieste per il riconoscimento delle qualifiche (regolamentate) estere e poi di iscriversi ai Collegi regionali e al CONAGAI per esercitare in Italia anche se nei loro paesi non sono regolamentati ma solo riconosciuti.
L’ultima perla, però, deve ancora arrivare.
Mentre in Lombardia si fa una delibera per limitare i terreni di azione professionale alle GAE alla quota di 700 m (e sarebbe interessante sapere qual è stata l’opinione del Collegio regionale Lombardo come stakeholder), rendendolo terreno riservato agli AMM, in Sicilia si sta valutando di introdurre un limite altitudinale agli AMM a favore delle guide vulcanologiche, limiti non previsti dalla legislazione nazionale.
E questo col coinvolgimento del Collegio Regionale (che magari farà la proposta).
A questo punto non è possibile non parlare delle Guide Vulcanologiche, anzi di che cosa ci stanno a fare nel CONAGAI e se la loro presenza è lecita. Non ho mai capito qual è il riferimento legislativo nazionale di questa figura professionale regionale.
Non certo, comunque, l’art 23 della legge 6\89, legge che in ogni caso va integrata con la legge 81\1991 nelle modalità di formazione ed abilitazione.
Mi vien da pensare che il riferimento nazionale sia stata la Legge Nazionale sul Turismo, poi abrogata e sostituita.
Cioè, che il loro status attuale sia altrettanto ibrido di quello delle GEN e GAE regionali, ma che comunque non siano più professione regolamentata secondo i parametri dell’attuale legislazione.
Quindi per questa figura andrebbe fatta una sanatoria regionale che le consenta di esercitare, come professionista non regolamentato, fino ad esaurimento delle guide stesse, come fatto in Val d’Aosta per le GEN (e in misura diversa dalla Regione Sicilia per le GAE regionali), oppure chiedere alle loro associazioni nazionali di iscriversi al MISE\MIMI come hanno fatto varie associazioni GAE.
In ogni caso, non trovo motivazione per la loro iscrizione al CONAGAI e ai collegi regionali, come non ce ne sono per l’iscrizione dei sedicenti AMM altoatesini, delle GEN aostane, di tutti gli iscritti alle associazioni nazionali di UIMLA (quando non regolamentate da leggi nazionali) che sono venute, o verranno a lavorare in Italia.
Dopo queste premesse è lecito chiedersi: quale sarà il contenuto della discussione del contenzioso al TAR lombardo tra AIGAE e CONAGAI (e\o collegio regionale)?
E, soprattutto, quale sarà l’influenza esercitata sul TAR lombardo da codesti stakeholder, che andranno ad argomentare sui terreni professionali degli AMM?
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Carlo Crovella ha detto:
Un altro dei principi che regolano l’attività del CAI (che è una “associazione”) è che la sua attività sia in termini di gite sociali che di scuole/corsi, deve ESSERE RIVOLTA ESCLUSIVAMENTE ai SOCI CAI
Legge 91/1963 art 2 c 1
Il Club alpino italiano provvede, a favore sia dei propri soci sia di altri, nell’ambito delle facoltà previste dallo statuto, e con le modalità ivi stabilite:
d) all’organizzazione ed alla gestione di corsi d’addestramento per le attività alpinistiche, sci-alpinistiche, escursionistiche, speleologiche, naturalistiche;e) alla formazione di istruttori necessari allo svolgimento delle attività di cui alla lettera d);
Da osservatore esterno sottolineo che la risposta alla presunta “esclusione” degli AMM dall’episodio citato sta nel punto specificato dal commento 59: essi risultano compresi nei Collegi GA per cui, nel riferito contenzioso, gli AMM sono correttamente RAPPRESENTATI dal Collegio GA Lombardia. Se gli AMM non si riconoscono in questa impostazione (chiedendo – presumo – di avere un “proprio” ordine professionale, totalmente indipendente da quello delle GA), allora sono i primi a non voler applicare la L. 6/89, che è la legge che li tutela rispetto a figure alternative come le GAE.
Buon giorno. Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, ma occorre fare il punto sulla discussione. Il mio articolo poneva l’accento su una situazione specifica interna al settore economico dell’escursionismo professionale che io giudico PARADOSSALE: è in corso una vertenza legale sui terreni di accompagnamento riservata alla PROFESSIONE REGOLAMENTATA degli Accompagnatori di media Montagna, che sarà disputata da Collegi Guide Alpine e associazioni di Guide Ambientali Escursionistiche, mentre i diretti interessati saranno assenti, anzi non conoscono nemmeno i termini specifici del dibattimento. Il dibattito sul Blog si è indirizzato su altro, soprattutto perché i soggetti interessati, e da me esplicitamente chiamati in causa, non sono praticamente intervenuti (salvo due esponenti di AIGAE, che hanno ribadito la loro posizione).E’ mancata soprattutto la presenza degli AMM, la categoria professionale al centro della vertenza. Eppure essi non sono proprio all’anno zero, organizzativamente. Vi sono due associazioni regionali in Veneto e Trentino, e anche rappresentanti nei direttivi dei Collegi regionali e nazionale. Possibile che nessuno sia interessato ai problemi posti? O abbia qualcosa da dire, anche in disaccordo? O che voglia avviare un dibattito nella propria realtà? E le Guide Vulcanologiche cosa pensano di ciò che io sostengo nell’articolo? E i Collegi Guide Alpine chiamati in causa dettagliatamente?
Inutile che ci giriamo intorno, il tema è proprio quello. Così come, per principio, sono dalla parte delle GA contro tutte le “false guide”, sono anche per un CAI che faccia il CAI (cioè un club di appassionati di montagna e NON come una piattaforma di erogazione di servizi), peraltro come dice il buon senso e come PREVEDE la legge (L. 6/89). Sono quindi allineato con le GA laddove esse, spesso a livello individuale, stigmatizzano la “concorrenza sleale” del CAI (anche attraverso l’uso sbagliato dell’iscrizione a scuole/corsi) quando agisce da agenzia turistica camuffata.
La posizione del CAI dovrebbe essere: “Touristi a sbafo? NO GRAZIE!”
Anche questo è un problema ed è perfino più grave di chi partecipa alle uscite sociali CAI per avere l’escursione organizzata e gratuita. E’ più grave perché questi FALSI ALLIEVI tolgono posti a persone che invece vorrebbero davvero IMPARARE ad andare da soli (che è la vera e UNICA finalità delle scuole CAI). Se già vedo come fumo negli occhi i falsi soci, figuriamoci i falsi allievi: io li sbatterei fuori a pedate, ma ci dovrebbero pensare i rispettivi direttori di scuola/corso. Se non lo fanno significa che emergono temi specifici (amico, vicino di casa, ragazza da cuccare, ecc) o probabilmente temi numerici (più numeri umani ho e meglio è e – a livello di Sezione – più $ mi arrivano dalla Sede Centrale). Tutto questo meccanismo, sia falsi soci che falsi allievi, dovrebbe esser estirpato a fuoco, altro che sentirci in dovere di assisterli!
Il CAI (ex L. 6/89) ha la FACOLTA’ di organizzare scuole/corsi/gite sociali, ma non l’OBBLIGO di farlo. NON pesa sul CAI l’obbligo morale di portare gente in montagna come se fossimo una agenzia turistica.
I casi dove si riscontra questo fenomeno “sbagliato” sono esclusivamente imputabili a singoli personaggi (Presidenti di Sezione, Direttori di Scuole/corsi) che NON intervengono come dovrebbero per esser coerenti con la L. 6/89. CONT
In effetti, senza voler fare polemica specifica con DM (ma perché non ti firmi Dino? possibile che tutti abbian timore di assumersi la responsabilità di quello che dicono? ma ve la fate sotto? ma che “alpinisti” siete?) è un altro tassello ancora rispetto a quello di Pasini. E’ vero che una “bella” fetta dei richiedenti l’iscrizione alle scuole/corsi del CAI sono dei FALSI allievi (che è un di più, peggiorativo” dei “falsi soci”). cioè sono persone che si iscrivono a una scuola/corso NON per imparare ad andare, poi, da soli, ma si iscrivono per avere una organizzazione di gente affidabile e capace che garantisce una uscita ogni due weekend. in genere c’è un limite massimo di anni di iscrizione come allievo: o “maturi” (e quindi non hai più bisogno di esser allievo) o sei un “capoccione” (ed è inutile insistere a insegnarti…). La gente che sceglie le scuole come tour operator, arrivato al limite massimo di anni in una scuola, si iscrive in un’altra scuola. Lo vedo in ambito regionale: mi capita di fare uscite, come ospite di giornata, di altre scuole e ho “casualmente” incontrato allievi che erano srtati allievi nella ns scuola senza imparare ad essere autonomi… CONT
DM. Tu però parli di scuole e di formazione all’arrampicata e all’alpinismo. Il tema su cui in realtà insistono l’articolo e il provvedimento lombardo e’ quello dell’escursionismo accompagnato, il grande bacino anche economico che si inserisce a suo volta nella marea crescente dell’escursionismo in generale e dei cammini. Una marea sulla quale puntano gli operatori turistici e gli enti locali, insieme alle MTB elettriche, soprattutto gli operatori delle zone “mitiche” ormai consolidate da un effetto “calamita sociale imitativa” ma anche quelli che vorrebbero uscire dal cono d’ombra in cui sono oggi e diventare attrattivi.
Le persone che oggi si accostano all’arrampicata, vie spittate e sci alpinismo sono tantissime; nei corsi abbiamo il doppio o triplo di richieste (molte meno nello sci alpinismo) rispetto alle disponibilità. Considerato che discorsi di “selezione di chi arrampica” sono irrealistici, c’è un grande numero di persone che si accosta a queste attività senza formazione tecnica ed ambientale e questo a mio avviso non va bene per tantissimi ovvi motivi. Occorrerebbe perciò dare una risposta a queste esigenze. Anche solo, ma non solo, per motivi di costo e numeriche difficilmente tale risposta può arrivare dalle GA. In linea con l’offerta attuale penso occorra potenziare l’offerta CONI/CAI. Per farlo occorre tenersi ben saldi gli istruttori attuali e reclutarne di nuovi, preparati e competenti. L’attuale Presidente CAI ha già, diversamente da altri, individuato il problema e sottoscritto con FASI un protocollo d’intesa. Purtroppo il trend attuale è esattamente opposto ovvero l’età media degli istruttori si sta velocemente alzando e i nuovi ingressi sono pochi. Diventare e rimanere istruttori oggi è molto diverso e impegnativo che in passato. Impegno, tempo, costo, responsabilità sono aumentati esponenzialmente. Il CONI/FASI ha già affrontato e risolto il problema. Dovremmo risolverlo anche noi.
A mescolare i due grandi bacini (GA e succedanei da una parte e CAI e non professionisti dall’altra) si rischia solo di accentuare il minestrone, non di chiarire le idee. Ciascuno dei due bacini ha le sue beghe. Le GA dovranno prima o poi chiarire definitivamente con il legislatore se “altri” soggetti possono o meno effettuare accompagnamento a pagamento. Dall’altra il CAI dovrà chiarire se le ASD possono o meno dargli fastidio e come comportarsi con chi frigna perché al CAI non si prendono soldi (io sono per dirgli: quella è la porta…). Ma occorre che, nei ragionamenti e nei dibattiti, i due grandi bacini restino ben distinti, sennò si fa ulteriore conclusione mescolando concetti propri di un settore con l’attività e le beghe dell’altro settore. E poi emergono delle incongruenze che, appunto, risultano non facilmente comprensibili (il CAI mica deve garantire sicurezza perché gli iscritti a una sua uscita hanno “pagato”! quello è un tema da GA, non da CAI. Ovviamente il CAI deve garantire sicurezza, ma in assoluto, non perché i soci hanno pagato!).
Soprattutto, Roberto, non si comprende di che garanzie parli DM.
L’incongruenza fra le due leggi (L. 6/89 seconda parte: CAI esclusivamente in contesto di volontariato) e la legge luglio 2023 crea l’asimmetria fra operatori in ambito CAI (= NO retribuzioni, ma neppure rimborsi spese) e i corrispondenti tecnici delle ASD che incassano qualcosa a parità di attività svolta (istruttore/accompagnatore in uscite di alpinismo, arrampicata, scialpinismo). Io sul punto sono tetragono: operare nel CAI è un onore e se condividi tale onore, non devi neppure prendere in considerazione l”idea di percepire dei soldi. Se frigni perché l’ASD a fianco, a parità di impegno, ti “paga”, significa che non hai la testa da CAI: guarda vai pure, fai benissimo ad andare dove ti pagano, non sei fatto per noi. Ovviamente io ragiono così perché la tradizione torinese vede il “timbro” CAI profondamente impresso nelle persone e inoltre ci sono dei numeri umani che permettono di fare questo discorso (in una scuola che ha 100 istruttori, se se ne vanno in 10 perché “di là” li pagano, la scuola non se ne accorge nemmeno). Probabilmente realtà più piccole (sia sezionali che scuole) e/o in località dove il “far parte del CAI” non è così sentito come a Torino, devono fare dei ragionamenti diversi. Tuttavia io trovo estremamente pericoloso, in ambito CAI, aprire a concetti come “rimborso spese vive” oppure “rimborso usura materiale alpinistico” ecc, perché da quell’apertura ad arrivare alla remunerazione (in stile ASD) il passo è brevissimo: poi non si tornerà più indietro.
Per quanto riguarda il CAI ribadisco che la stessa L. 6/89 (seconda parte) dichiarando l’attività del CAI (organizzazione di corsi/scuole e gite sociali) unica eccezione al principio di esclusività professionale a favore della GA (L. 6/89 prima parte), stabilisce che tale “eccezione giuridica” a favore del CAI deriva e incorpora indiscutibilmente il principio che l’attività sia svolta nell’assoluto contesto del volontariato. Quindi azzardare remunerazioni striscianti e/o rimborsi spese per i vari operatori CAI (siano essi istruttori o componenti commissioni gite sociali) non ha fondamento giuridico, almeno allo stato attuale (se una prossima legge lo prevederà, allora sarà un altro paio di maniche).
Discorso diversissimo per i tecnici delle ASD perché la legge luglio 2023 (riordino dell’intero sistema sportivo, ben al di là della montagna) prevede il rimborso spese e addirittura l’elargizione di retribuzioni ESENTASSE fino a 10 mila euro annui. Detta legge estende l’intera sua applicazione a tutte le ASD le cui attività siano comprese negli elenchi redatti da CONI (attenzione questo è un fattore chiave: gli elenchi di attività sportive non sono redatti né dal legislatore 2023, né dalle GA, né dal CAI, ma unilateralmente dal CONI, che ovviamente tira acqua al suo mulino = più soci di ASD significa più numeri di affiliati al CONI, ergo contributi statali più pingui). per una anomalia, non si sa se in buona fede o voluta, in tali elenchi del CONI sono finiti le seguenti discipline: Alpinismo, arrampicata, Scialpinismo (non ho tempo di andare a verificare se ci sono anche escursionismo, MTB, canyoning ecc, ma il tema “rimborsi/retribuzioni” riguarda sostanzialmente le tre principali discipline. Ebbene grazie al combinato disposto fra legge 2023 e presenza delle suddette discipline negli elenchi CONI, i tecnici delle ASD possono legittimamente esser rimnborsati e perfino, se del caso, percepire una retribuzione esentasse fino a 10 ml euro annui. CONT.
DM. Scusa ma non ho capito bene le tue ultime parole. Tu intendi dire che tutti gli “accompagnamenti” secondo te andrebbero retribuiti in qualche modo, anche quelli non erogati da GA, AMM e GAE ma da altre figure appartenenti a organizzazioni come CAI/CONI/FASI……
La legge 6/89, a mio avviso assolutamente attuale, viene, tirata, strapazzata, interpretata a seconda delle esigenze di ogni “attore “pubblico o privato, le cui interpretazioni sono plasticamente adattate al “peso ” dell’attore. Lo spirito della legge è quello di garantire la qualità dell’affidamento; per questo è necessario che chi accompagna individualmente (GA) sia “super” (ed in. questo senso le GA lo sono) e/o chi accompagna o insegna in gruppo sia affidabile e organizzato (CAI/CONI). Per garantire un elevatissimo livello qualitativo è necessario che le GA possano mantenere un livello retributivo che consenta loro una vita dignitosa. Per garantire un buon livello di sicurezza e insegnamento, è necessario che gli enti preposti (CAI o CONI/FASI) si organizzino per consentire agli istruttori la formazione e l’aggiornamento. Per questi ultimi il concetto di “rimborso spese” senza sconfinare nella retribuzione, deve rimborsare ai volontari qualificati tutte le spese da loro sostenute in quelle attività che ormai per regolamento sono divenute obbligatorie. Come da sentenza di Milano, il concetto di professionalità, non è più solo appresentato dal compenso per la prestazione, ma dall’affidamento e dal rapporto allievo/istruttore. Quindi è corretto che chi vuole usufruire del servizio, nell’attuale sistema di garanzie “sociali”, paghi e pretenda un affidamento sicuro.
La tua analisi, purtroppo, è fondata. So tratta proprio dei “falsi soci” che io spazzerei via senza pietà dal CAI. Ma se esistono non è colpa del CAI bensì di questi signori. Sono loro che sbagliano a rivolgersi al CAI per avere le gite sociali “a gratis”. Ancor più errato l’approccio di chi si iscrive alle Scuole del CAI con tali finalità (=esser accompagnato da gente qualificata), quando lo spirito dovrebbe essere diametralmente opposto (=mi iscrivo a una scuola per imparare ad andare da solo). Tra l’altro tutti questi signori, i “falsi soci”, così facendo, mettono in competizione il CAI (come fornitore di accompagnamento sul terreno) con i professionisti legittimati dalla legge, tutto ciò senza che il CAI voglia minimamente entrare in rotta di collisione con i professionisti. E’ in questo malsano meccanismo che si mescolano i due settori, i quali invece, fin dalla L. 6/89, sono tenuti ben distinti e DEVONO RIMANERE DUE MONDI COMPLETAMENTE DIVERSI. Buone feste!
Crovella. Si, si mi è ben chiaro. Io vedo però nella mia esperienza che molti ormai usano il Cai come agenzia turistica a basso costo. Fanno solo le gite (comprese le settimane bianche ) o i pranzi e per il resto niente. Quando poi si parla di attività di volontariato ambientale c’è la grande fuga. Non ovunque sicuramente, però è quello che vedo io. Sui temi di tutela del territorio mi sono dovuto appoggiare ad altre associazioni di volontari.
Pasini: la quota annua al CAI (mediamente 50-60) è la quota completa di associazione in tutti i suoi risvolti. Essere socio CAI è un concetto molto ampio e offre svariate opportunità, che poi ciascun o può sfruttare in pieno o solo parzialmente. Però vedere la quota annua come una tassa base per poi partecipare gratis alle gite sociali è mooooolto riduttivo: chi ragiona così in effetti appartiene a quella categoria non ufficiale che io chiamo dei “non soci”. in pratica sono dei teorici clienti di professionisti (lasciamo perdere se poi AMM o GAE) che tentano di dribblare i costi professionali affidandosi al CAI. Ma in fondo a questi falsi soci del CAI come “club” non gliene frega niente. Per me questi signori farebbero meglio a NON iscriversi al CAI e rivolgersi direttamente a AMM/GAE. Sarebbero più lineari e coerenti con le loro aspettative. Ne guadagnerebbe anche il CAI, perché q1uelli che io chiamo i “falsi soci” sono solo un fardello per il CAI e non un valore aggiunto.
Nuova definizione degli ambiti per l’Accompagnamento di Media Montagna (AMM) in Lombardia
La Giunta Regionale della Lombardia con la Deliberazione n. XII/3014 del 16/9/2024 ha approvato i nuovi ambiti spaziali e geografici riservati alla professione di Accompagnatore di Media Montagna (AMM) che aggiorna la precedente Deliberazione n. X/7235 del 17/10/2017.
Questa decisione rappresenta un passo significativo verso una gestione più sicura e professionale delle attività escursionistiche sul territorio regionale in montagna, risolvendo un annoso problema di sovrapposizione di competenze attraverso una regolamentazione equilibrata e proporzionata tra le attività degli AMM e di altre professioni affini.
Secondo la nuova normativa gli AMM potranno operare su tutto il territorio regionale, eccetto su quei terreni che richiedano tecniche e attrezzature alpinistiche, come ghiacciai e terreni innevati, che rimangono di competenza delle Guide Alpine.
Saranno invece riservati agli AMM:
gli itinerari situati sopra i 700 metri di altitudine classificati come “E” (Sentiero escursionistico) ed “EE” (Sentiero per escursionisti esperti) secondo la classificazione del Club Alpino Italiano (CAI).
Percorsi sotto i 700 metri classificati come “EE” saranno anch’essi inclusi nelle loro competenze.
È possibile visionare la classificazione dei sentieri lombardi sul portale REL (Rete Escursionistica Lombarda) di Regione Lombardia (https://www.cartografia.servizirl.it/rel/).
Questa nuova definizione degli ambiti pone alcuni limiti alle attività di professionisti che attualmente operano sul territorio lombardo. I professionisti non organizzati in ordini o collegi (tra cui ad esempio le Guide Ambientali Escursionistiche – GAE) potranno continuare a operare solo su percorsi classificati come “T” (turistici) e “E” sotto i 700 metri di altitudine, mentre non potranno svolgere attività di accompagnamento su percorsi classificati “EE” o su itinerari situati oltre i 700 metri di altitudine.
In particolare in Valle Camonica saranno loro escluse alcune aree, tra cui l’alta Valle Camonica e la Val di Corteno a monte di Edolo, l’alta Valsaviore, la Media Valle Camonica oltre Cimbergo e Paspardo, la sezione montana dell’Altopiano del Sole (Borno-Ossimo-Lozio), l’area di Montecampione, e in generale tutte le aree superiori ai 700 m.s.l.m.
La formazione degli AMM è riconosciuta da Regione Lombardia come un elemento chiave per garantire sicurezza agli escursionisti, con competenze specifiche in meteorologia, tecniche di progressione e gestione delle emergenze. La Regione si conferma così in prima linea nella valorizzazione delle professioni legate alla montagna e nello sviluppo di un turismo montano sicuro e di qualità.
Per ulteriori informazioni, visitare il sito ufficiale della Regione Lombardia: http://www.regione.lombardia.it
Giusto distinguere l’escursionismo accompagnato a pagamento da quello su base volontaria Cai. Non li confondo di sicuro. Se però vogliamo essere precisi quest’ultimo non è completamente gratuito. Il costo della tessera, che si aggira ormai tra i 50 e 60 €, è vero che comprende diverse cose però corrisponde alla tariffa di 3/4 gite accompagnate da una GAE (tariffa media a persona 15/20 €). A volte, per gite di più giorni, viene chiesto un contributo specifico che copre i costi di soggiorno ma anche i costi “organizzativi”. Non c’è dubbio che comunque prevale nel CAI (al quale sono iscritto, detto per chiarezza) la dimensione volontaristica anche se non escluderei una dimensione di convenienza anche economica da parte dei partecipanti, come ho constato di persona quando mi è stato chiesto di affiancare l’accompagnatore di altre sezioni “nordiche” che volevano fare un’escursione dalle mie attuali parti. Tra parentesi, io mi sono preparato in modo diligente e scrupoloso sugli aspetti storici e ambientali, ma un misero dilettante rispetto ai miei amici GAE che per fortuna non erano con me a spernacchiarmi, anche se i partecipanti forse manco se ne sono accorti, bontà loro, sentendo l’accento celtico. A proposito di accompagnamento su base volontaria e non a pagamento constato che sono scese in campo anche persone e organizzazioni di “buona volontà” che con grande sprezzo del pericolo si sono messe ad accompagnare persone su percorsi un po’ particolari magari pubblicizzandoli pure sul social. A quelli che conosco ho detto: okkio ragazzi che rischiate grosso ma mi hanno risposto con una colorita espressione ligure che ha a che fare con un certo oggetto tubolare che viene battuto sugli scogli. E sono persone perbene, generose e preparatissime.
Tanto per agevolare la comprensione quando parlate di 6/89 le figure di cui questa legge parla sono Guide Alpine, Aspiranti GA, Accompagnatori di Media Montagna e Guide Vulcanologiche.
Quindi sul lato figure la legge è completa e GA AGA AMM GV sono tutti parte dello stesso collegio ed iscritti ad albo.
Anche l’ultimo ddl montagna parla delle figure professionali, quindi GA AMM includendo anche i Rifugisti.
Corretta osservazione che parli solo chi è direttamente coinvolto nel tema professionale. Ma allora stride ancor di più il complessivo silenzio dei vertici nazionali delle GA. Le autorità apicali delle GA dovrebbero essere i primi soggetti, se non gli unici, a esprimere ESPLICITAMENTE la visione ufficiale delle GA sul tema degli accompagnatori professionali non GA. La presa di posizione ufficiale delle GA non va confusa con eventuali singole azioni giuridiche, come – a titolo di esempio – ricorsi o citazioni in giudizio. Inoltre la presa di posizione ufficiale, che implicitamente presuppone l’illustrazione coram populo dello stato dell’arte del settore (con tutte le sue anomalie), fugherebbe anche il “minestrone” che viene fatto, in buona fede per carità, da parte di moltissimi osservatori, i quali spesso mescolano addirittura il settore professionale degli accompagnatori a pagamento (cioè GA e succedanei) con il grande mondo CAI, che vive invece di un riconosciuto principio giuridico tutto suo (basato sul volontariato). Ne consegue la constatazione che L. 6/89, nonostante sia oggettivamente datata (36 anni), è di fatto sconosciuta ai più. Se non si conosce la fonte giuridica basilare, almeno a grandi linee, ovvio che tutti i ragionamenti che derivano siano più o meno “viziati”.
Chiedo scusa, avevo letto i commenti solo fino al 38.
Per favore, se parlate fatelo se conoscete l’argomento, sennò state zitti. Enri per primo. A seguire gli altri.
Escluso Pasini e Grazia.
(conclusione, segue messaggio 2)Ecco, cominciate i vostri pensieri, i vostri ragionamenti partendo da quì. Vedrete che piano piano, andando sempre più a raschiare le varie argomentazioni o tesi degli ultimi 30anni, scoprirete il posto esatto dove collocare termini e concetti come “Sviluppo sostenibile”, “Sicurezza”, “Professionalità”, “Diritto”, “Protezione e tutela della Natura”, limiti altitudinali, strumenti di progressione adatti, sana competizione, leggi e leggine varie, divieti, ecc. ecc.:tanta roba, tutta magari di gran pregio, magari pronta per essere in buona fede utilizzata all’occorrenza ma, purtroppo, solamente pretesti se dimorano sempre in qualche parte di qualche “giardino”.
(messaggio 2, segue messaggio 1)Poi arrivarono i Mercati. Le Guide Alpine, fresche finalmente di un doveroso (e legittimo) riconoscimento della propria passione oltre che lavoro, improvvisamente ed in poco tempo si ritrovarono relegati a solo il ristretto, naturale ed ovvio ambiente delle montagne alpine, per via della pressione improvvisa del sistema economico mercantile dagli anni ’90 in poi che, anche nell’ambito turistico-naturalistico, cominciava ad annusare l’olezzo degli affari. Il complesso ambientale-turistico alpino era stato fino ad allora l’ovvio ma purtroppo delimitato ambito territoriale ove aveva (ed ha) la sua ragione d’essere la preponderante preparazione a cui devono sottoporsi le aspiranti guide per potersi fregiare ed avvalersi dell’importante ed esclusivo riconoscimento nazionale con tanto di Albo.Cominciarono quindi, seppur molto distrattamente all’inizio (le Alpi e le montagne in genere da sempre rappresentavano un ottima meta turistica, e la richiesta natural-ricreativa diversificata era ancora agli inizi..), quella “discesa” dalle “loro” montagne alpine alla ricerca, appunto, di nuovi mercati turistico-naturalistici, che però, nel frattempo, per normali processi evolutivi sociali oltre che anche economici, stavano per essere (o in parecchi casi erano già stati, come per diverse associazioni che storicamente agivano in ambiente naturale territoriale senza scopo di lucro) occupati liberamente ed in maniera spontanea da altre emergenti realtà professionali e non, certamente più aderenti alle circostanze, alle peculiarità biogeografiche, alle condizioni richieste dai luoghi, dagli ambiti, e dalle realtà locali o territoriali in genere.
(messaggio 1)Buonasera, intanto, e solamente per indicare “la giusta via”, ovvero il punto di partenza per comprendere la questione e fornire così una prima veloce risposta alle perplessità manifestate da diversi commentatori dell’articolo, e sopratutto da chi ancora non c’era per ragioni d’età, vi dico questo:in principio era la Libertà….Si poteva andare dappertutto in lungo e largo attraverso la biosfera, alla scoperta del Creato intorno a noi senza doversi giustificare con qualcuno o con qualcosa, senza costi di qualsiasi genere che non fossero alla fine sempre ripagati dalla soddisfazione propria ed altrui, con qualsiasi mezzo di progressione, senza doversi sentire in colpa con altri o addirittura con se stessi se qualcosa andava male, oppure il rischio (…insito sempre..) ci presentava il conto qualche volta, senza preoccuparsi di urtare la sensibilità, la fede, lo spazio, il tempo di qualcosa o qualcuno o di qualche entità aliena, astratta, umana o collettiva (!).C’era spazio, tempo, lavoro, goduria, soddisfazione, e di che vivere in pace e bene con tutto e tutte le rappresentanze del mondo animale e vegetale….uomo compreso!
Nella ns società, volenti o nolenti, tutte le attività sono ormai normate con precisi testi di legge, a maggior ragione se si tratta di attività dove ci sono pagamenti, a fronte di prestazioni, e responsabilità giuridiche gravanti su chi esegue le prestazioni. Tutto ciò a prescindere dall’accompagnamento in montagna. Lo scopo delle leggi è proprio quello di “regolamentare” i diversi settori, stabilendo regole, sostanziali e formali, e imponendo dei divieti, totali o parziali. In ultima analisi lo scopo delle leggi è chiudere le porte o quanto meno chiudere “certe” porte (= tu con quei requisiti puoi agire e potrai fare questo e quello, tu con altri requisiti, o addirittura senza requisiti, NON puoi agire, oppure puoi fare solo questo, ma non quello). Altrimenti non è più un settore “normato”, ma una jungla inestricabile. Cosa cui si assiste oggi per il settore degli accompagnatori a pagamento. A me personalmente non mi fa un baffo, tanto io non sono un professionista né mi interessa assoldare GA o accompagnatori, ma se non si regolarizza questo settore, ne va della sua serietà e della professionalità complessive. A buon intenditor…
Oggi come oggi, l’altro settore, quello del CAI (diviso dal primo dall’importantissimo spartiacque che nel CAI vige il volontariato) è molto più organizzato e chiaro. Il modello didattico del CAI è strutturato con regole e gerarchie molto chiare e chi vuol farne parte è benvenuto ma deve accettare le regole del modello stesso (in vita ormai da oltre 25 anni e accettato da tutti i suoi componenti). Il mondo delle gite sociali è un po’ più sfumato, ma lì molte scelte dipendono dai Presidenti di Sezioni, anche perché alla fin fine la responsabilità ultima ricade sulle loro spalle. A Torino io osservo una complessiva “serietà” anche nel sub-settore delle Gite sociali, nelle cui Commissioni Sezionali spesso sono coinvolti anche degli istruttori CAI, a volte anche titolati.
Ma veramente c’è gente che si affida e paga figure simili. Per andare a camminare in montagna???
Alberto ed Enri,
perché vedere solo gli estremi? Ci sono svariate vie di mezzo tra l’essere accompagnati mano nella mano e l’andar soli.
Penso che a tutti piaccia conoscere un luogo attraverso il racconto e l’esperienza di qualcun altro ed è per questo che tanto amiamo il metadiario di Alessandro.
Invito, nel difendere le proprie tesi, a tenere porte aperte.
Giusto per anticipare eventuali obiezioni errate, specifico che se il CAI assolda una GA che accompagna una uscita, è legittimo che tale GA sia pagata, in quanto prevale la sua natura giuridica di legittimato a farsi pagare ( ex L. 6/89) rispetto alla natura del CAI di volontariato. Questo principio vale esclusivamente per i soci CAI, compresi anche gli istruttori titolati. Altra cosa: è evidente che c’è un’anomalia connessa al diritto di una GA di farsi pagare (sia in atticità organizzate in prima persona che eventualmente quando accompagna una uscita CAI) e gli istruttori CAI per i quali vige il DIVIETO di farsi pagare anche indirettamente. L’anomalia è che le responsabilità sono praticamente le stesse, con la differenza che uno si fa pagare e l’altro NO. Dall’equiparazione di fatto della responsabilità deriva il cospicuo irrigidimento del modello didattico del CAI, trend che apparentemente cozza con il clima (“ognungo porti il suo contributo”) da struttura del volontariato. Gli istruttori CAI devono essere preparati (ecco l’obbligo dei corsi per titolati e, a cascata, tutto il resto) perché sono caricati da responsabilità giuridiche come se fossero GA, ma 8 a differenza delle GA) NON possono farsi pagare in nessun modo. tutto ciò origina nella L. 6/89: tutta la gente che opera all’interno del CAI ringrazi che l’allora legislatore ha previsto la seconda parte della L 6/89 (= il CAI unica eccezione riconosciuta al principio di esclusività delle GA; sancito dalla stessa L. 6/89, prima parte), perché altrimenti nessuno all’interno del CAI sarebbe autorizzato, sul piano giuridico, a organizzare neppure una scampagnata a mangiare castagne.
Un altro dei principi che regolano l’attività del CAI (che è una “associazione”) è che la sua attività sia in termini di gite sociali che di scuole/corsi, deve ESSERE RIVOLTA ESCLUSIVAMENTE ai SOCI CAI. Non solo, come si “spaccia” adesso, per la copertura assicurativa (considerazione cmq fondata), ma soprattutto in ossequio alla L. 6/89. L’eccezione riconosciuta al CAI all’esclusività giuridica delle GA si basa appunto su due principi fondamentali: 1) i soci CAI che si prestano lo fanno esclusivamente in termini di volontariato (= gratis!); 2) l’attività del CAI deve essere esclusivamente a favore dei suoi associati. So che si sta diffondendo, purtroppo, l’abitudine (chiamiamola così) di accettare a uscite CAI (= solo gite sociali, NON uscite di scuole!) persone che NON sono soci CAI e lo si fa per buonismo (=accetto alla gita sociale tuo figlio, la tua fidanzata, il tuo amico) e si sana il tutto con un fax alla Compagnia assicurativa per assicurare anche agli estemporanei sulla singola giornata. Questo è vero, ma la presenza di NON soci viola l’altro principio della L. 6/89, quello che le attività del CAI sono esclusivamente a favore di suoi soci effettivi. I rimborsi spese (=puzzano di remunerazione strisciante) e l’accetatre alle singole uscite anche i NON soci sono due violazioni delle L. 6/89 e come tali sono un cancro che va combattuto. Dura lex, sed lex. Vale per le figure collaterali alle GA, ma deve valere anche per il CAI: io sarei inflessibile al riguardo, ne va dell’immagine pubblica del CAI.
Pasini: sbaghliatissimo mettere nello stesso pentolone il minetsrone del settore “accompagnatori a pagamento” (anche indiretto, vedi le ASD) con il mondo CAI. questi vive di vita propria e parallela. cìè anche una pietra miliare giuridica che giustifica tutto ciò: la seconda parte della L. 6/89, la legge quadro delle GA, disciplina esplicitamnente l’attività del CAI.
In eccezione al principio di esclusività di attività delle GA; ai sensi della L. 6/89, Il CAI è l’UNICA istituzione autorizzata a organizzare propri corsi/scuole e attività di gite sociali, con la fondamentale differenza, rispetto alle guide, che le GA sono legittimate a farsi pagare per la loro attività di accompagnamento, metre il CAI e tutti coloro che operano nel CAI devono assolutamente rimanere in un contesto di volontariato (cioè prestano la loro opera GRATIS). proprio per evitare equivoci io, come tutti gli istruttori delle vecchie generazioni, ho sempre voluta pagare i costi vivi delle uscite (viaggio in pullman, benzina per viaggi in auto, rifugi ecc.). infatti i “rimborsi spese” agli istruttori e/o capi gita (=gite sociali) sono un terreno molto scivoloso, perché facilmente si entra (come per i tecnici delle ASD) in forme striscianti di remunerazione occulta, violando il principio cardine della L. 6/89 (seconda parte). CONT
Cari amici non sto neppure a legger quello che avet scritto. siete tutti in perfetta buona fede, ma spesso “campate i dati” come si dice in piemontese. Il settore è immerso in un bel minestrone, molto pasticciato, che ho sintetizzato in un mio interventoi di ieri: collaborano leggi di anni successivi, contraddittorie fra di loro, così come sentenze (la cui valenza giuridica spesso viene “estesa” e “ristretta” a senconda della convenienza). E’ vero che una ASD oggi può fare quello che descrive Pasini. E’ un’ulteriore downgrading del settore. I percorsi formativi di AMM e/o dei GAE non c0’entrano un dico secco di niente col discrosod ella legittimità giuridica. Sono sicuramente percorsi duirui e selettivi ep preparano persone serie, ma se c’è il principio dell’esclusività della professione a favore della GA (L. 6/89), le altre figure professionali DEVONO CHINARE il capo, a prescindere da quanto siano preparati o meno. Se sei un dentista tecnicamente bravissimo ma non hai nè laurea nè iscrizione all’ordine professionale, come voluta dalla legge, sei “fuorilegge”. Quindi le vostre capacità e serietà (che in moltissimi casi ESISTONO) NON sono legittimate dalla L. 6/89. Conclusione: ribadisco che il guazzabuglio generale così intricato fa male al settore e tutte la categorie coinvolte dovrebbero sedersi introno a un tavolo per trovare un’intesa, che più o meno è una “spartizione” del mercato. Solo dopo si rivolgono alla politica che, sulla base degli accordi raggiunti, cuce una NUOVA LEGGE QUADRO e la fa transitare nei passi parlamentari dovuti fino all’approvazione. se vi aspettate che sia il parlamento che prende l’iniziativa, state freschi. Non capiterà mai che sia il parlamento che prende in mano l’iniziativa e vi farà trovare fatta una legge quadro. per i seguenti motivi: 1) a nessun parlamentare gliene frega un cazzo; 2) anche se fossero interessati, non hanno le competenze tecniche4 (te4cnhicha 2alpinistiche”) per elaborare un testo sensato; 3) sono indaffarati ad affrontare le mille criticità del ns mondo (dalle guerre alle crisi aziendali, dai vincoli di bilancio alla gestione dell’immigrazione), per cui si guardano bene di caricarsi di altre grane. Conclusione bis: se gli operatori NON si muovono il minestrone attuale non si risolverà e anzi, sentenza dpo sentenza, si incancrenirà sempre di più.
Ad ognuno la sua visione, però c’è un punto che ritengo fondamentale , quello di mettersi in gioco. La vita di tutti i giorni è pianificata da regole organizzative. Non vedo perchè dovrei trasportare questa pianificazione in una attività che invece dovrebbe essere di evasione. Quindi mettersi in gioco, incertezza che non è una limitazione ma è il giusto ingrediente che da gusto alla scoperta, da valore al risultato. Se c’è qualcuno che ti suggerisce tutto, ti pianifica tutto, ti organizza tutto, e te, ti limiti solo a metterci la fatica fisica, questo valore del risultato viene meno.
40 Luciano, capisco ed accetto la realtà che ho intorno, però ho un’altra visione e mi permetto una critica.
Alberto Benassi ha detto:
A quando gli accompagnatori per andare a foliage?
Caro Alberto, era il 20/09 u.s. mi recavo in Abruzzo per una gara di MTB nel PNALM, attraversando uno dei più suggestivi passi appenninici, Forca d’Acero… arrivato in fondo valle mi fermo a prendere un caffè al bar dell’area di servizio e noto la locandina per l’attività di Foliage del giorno seguente di una nota associazione naturalistica locale: peccato che gli alberi erano ancora tutti verdi, neanche i primi faggi che in dialetto locale hanno un nome importante che nn ricordo, avevano ancora le foglie. Come i panettoni di Natale che arrivano sugli scaffali a settembre… si cerca di bruciare i clienti.
Io “sento” molto quello che dice Benassi , ma non lo metto necessariamente in relazione con ĺa necessita’ o meno di esperti acconpagnatori escursionistici.
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Il mondo la’ fuori e’ pronto a sorprenderci e ad incuriosirci in mille modi , e spesso un accompagnatore piu’ colto di noi e’ in grado di migliorare la nostra esperienza in molti modi ( valido il parallelo con qualcuno che ti aiuti a capire l’arte ).
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Per contro non sopporto quando questa esigenza e’ indotta da altre ragioni : ansia ingiustificata , fobie , incapacita’ di rapportarsi con natura , ambiente , orientamento , animali , pericoli , senza avere per forza qualcuno che ti dice cosa devi notare , dove devi andare al bivio , cosa devi fare se c’e’ un fiume , un burrone , un albero…
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Per me questi ultimi aspetti fanno parte della impagabile del viaggio , e cerco di non farmeli sottrarre da un gps .
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Se non sono in grande difficolta’ , perdermi fa parte del gioco.
Regattin. Giusta osservazione. L’escursionismo accompagnato tiene in piedi il Cai da sempre, tra l’altro. Migliaia e migliaia di persone ogni weekend. Non va trascurata anche la componente stare in gruppo che per tanti è molto motivante e i gruppi bisogna saperli gestire soprattutto se numerosi. Con tutto il rispetto per il volontariato, le GAE che conosco io sono decisamente più professionali e preparate di molti accompagnatori escursionistici volontari, bravissime persone, generose e disinteressate magari bravi nel muoversi in ambiente ma non sempre adeguatamente preparate sul piano delle conoscenze di contorno che sempre di più sono una parte importante dell’escursionismo e dei cammini. Il mercato “grigio” da questo punto di vista vede di tutto, da qui le problematiche alle quali si collega l’articolo.
Enri e Alberto, dimenticate di considerare che là fuori c’è un mondo molto diverso da quello che probabilmente siete abituati a vedere frequentando l’ambiente montano da molti anni. Molti, dopo una settimana lavorativa (che sia intensa o no ha poca rilevanza) hanno solo il desiderio di fare qualcosa di diverso, ma senza ulteriori “sbattimenti”, quindi niente riviste/guide/cartine da mettersi a sfogliare: vanno sul web e scelgono l’attività del we, oggi una camminata, domani il SUP, la prossima settimana gita in barca e il giorno dopo arrampicata sportiva e così via, ognuno con le motivazioni personali che a voi potranno apparire strampalate, ma per fortuna esistono, e fanno parte delle diversità degli esseri umani. Non capisco perché sia così difficile da accettare.
A me sembra che stiamo perdendo l’esperienze personali perchè si vogliono bruciare le tappe, garantendosi, sempre e comunque il risultato.
Enri. Non usi mai una guida cartacea, elettronica o umana quando vai a visitare una mostra, un monumento, una città….? Io si, al secondo giro. Il primo emotivo, il secondo cognitivo e se trovo qualcuno competente che mi racconta le cose sono ben contento di ascoltare, come mi è successo quando un po’ di anni fa sono andato alla scoperta del mondo scomparso dell’Ardesia. Non stiamo parlando di alpinismo e arrampicata. Siamo in un altro contesto di esperienza umana e ambientale. Pensa a Parodi quando porta le persone sulla via del Sale. In quell’ambito non è il Parodi arrampicatore, ma fa un altro mestiere e la Laurea in geologia gli serve e eccome se gli serve e oltre alle conoscenze storiche da’ un valore aggiunto alle persone che vanno con lui. Certo potrebbero andarci anche da sole leggendosi la guida e qualche libro di storia ma magari non ne hanno voglia o preferiscono comunque stare insieme ad una persona che gli può dare ben di più di quello che trovano in un libro. Grande Parodi, in entrambi i mondi.
Grazia.
Grazie, come dice Enri oggi si sente il bisogno di avere mille sicurezze. Si cerca l’avventura, ma allo stesso tempo ci si procura l’app, il gps, oppure l’accompagnatore, per non avere dubbi per non avere preocupazioni, guidandoci per mano metro metro. Che senso ha tutto questo? Per me nessuno, è una totale contraddizione verso se stessi. È un non creare un rapporto con l’ambiente che ci circonda, è non fare esperienza perchè il minimo problema che ti si presenta, te lo risolve l’app o l’accompagnatore. Ma il gusto, la soddisfazione non stanno solo nel raggiungere il traguardo, ma anche risolvere i dubbi, i problemi, che ti si presentano strada facendo. Quindi partire con il dubbio e non con la garanzia, la certezza di arrivare. Che senso ha appoggiarsi a qualcuno che sa già tutto e non ha il minimo dubbio di dove andare?
Grazia 33
invece io mio ragionamento mi sembra molto semplice e lineare. Oggi molti hanno bisogno di essere rassicurati, da un accompagnatore, dal navigatore in auto, da un app che ti dice cosa devi fare in situazioni in cui non ve ne è’ alcun bisogno.
Sono d’accordo con Nives Meroi, vedi commento sotto.
Puoi essere non d’accordo ma Tutto molto semplice, chiaro e poco confuso.
Alberto, io parlo di colori autunnali e non ne faccio il focus delle mie camminate.
Enri, la maggior parte delle guide alpine che conosco – e non sono poche! – non sarebbero capaci di accompagnare a Portofino perché non sono interessati a quel tipo di territorio a tal punto da studiarne le caratteristiche.
E il fatto che a te non farebbe piacere ascoltare qualcuno che si fa portavoce di un luogo non significa che sia una professione inutile.
Bonnuì.
Enri, mi diverte leggerti perché fai un po’ di confusione, pur di portare avanti la tua tesi: se ti accompagna una guida non hai bisogno di un’app.
Ti sentiresti a disagio a portare in giro qualcuno spiegando perché non senti la passione per farlo. Io non ho fatto il corso per diventare amm per diventare ricca, ma perché amo stare in montagna, giorno per giorno mi appassiono ai mille spunti che propone, non smetto mai di studiare ed ho la volontà di passare queste conoscenze a sceglie di camminare con me.
Tu, evidentemente, hai scelto un altro cammino. Che lavoro fai?
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Pasini grazie per l’informazione. Io rimango dell’idea che tutto ciò dovrebbe rimanere nella sfera del volontariato. Perché non si può paragonare chi accompagna persone fra San Rocco e Portofino e chi sulla Kuffner al Mont Maudit.
Detto questo, come scrivevo sotto, credo che oggi l’accompagnamento tramite navigatori satellitari APP e accompagnatori vari sia eccessivamente invadente. Le persone hanno bisogno di fare esperienza diretta, in solitudine, in solitaria, anche di perdersi.
Ps. Non ti dico caro Enri le cazzate sulla storia della Liguria e sull’archeologia della vita rurale dell’interno che io e i miei amici abbiamo sentito raccontare da alcuni di questi pirati incontrati casualmente in giro. Ho dovuto legargli le mani e mettergli la museruole per evitare che gli mozzassero le orecchie.
Enri. Certo che ci sono. Alcuni sono dei miei cari amici con tanto di lauree scientifiche e umanistiche e pure esperienza arrampicatoria. Andando in allegra amicizia con loro in giro nel Parco e a riaprire sentieri in Appennino ho imparato un sacco di cose, ad esempio sulla botanica e la geologia, sulle quali sono ignorante, che certo avrei potuto leggere sui libri ma che con il racconto avevano il calore che solo la relazione tra persone può dare. Io ho avuto la fortuna di frequentare fin da giovane anche guide alpine, pure famose, sulla base di un rapporto di partnership amicale e tranne qualche birra e qualche panino non ho mai pagato nulla come si suol dire, forse ho dato anch’io qualcosa, lo spero, ma non sul piano del denaro, però capisco che una persona si affidi a un professionista anche in un ambiente diciamo tranquillo per un motivo di “comodità”: non devo cercarmi il percorso e tutte le informazioni storiche e naturalistiche di contorno e in più interagisco con una persona che sa gestire un gruppo con il quale possono anche socializzare e condividere un’esperienza piacevole e istruttiva. Niente di male in tutto questo e nel guadagnarsi da vivere onestamente soddisfacendo questo bisogno. Io e te abbiamo probabilmente altri gusti ma come si dice ognuno ha i suoi sogni e bi-sogni. Poiché questi professionisti sono persone serie che studiano e investono cercando sempre itinerari e informazioni nuove io capisco quando si lamentano che ci siano in giro dei corsari improvvisati e spesso ignoranti che “sporcano” il mercato in tutti i sensi, anche economicamente.
Ricordo uno scritto di Silvia Metzeltin, decenni fa, in cui ci si chiedeva quale fosse l’utilità dei corsi CAI di escursionismo.
La domanda chiave era la seguente: c’è bisogno di insegnare a camminare sui sentieri? Gli appassionati non sono capaci di impararlo da soli?
I 700 metri sono oltre il ridicolo, quindi una GAE non potrebbe accompagnare in una passeggiata sui prati di Livigno?? O gironzolare per il fondovalle di Bormio? Occhio pure alla Valsassina 🤣🤣
Condivido al 100% quello che ha scritto Enri.
A quando gli accompagnatori per andare a foliage?
Grazia
Lo so che non si parla solo di sicurezza. C’è’ l’ambiente, la geologia, la storia, la fauna, ma se fosse per questo è per quello che ho girato potrei portare la gente in ogni angolo della Liguria e raccontar loro tutto. Ma mi sentirei a disagio a farne una professione e direi loro di fare queste esperienze in modo diretto e non filtrato. Perché con questo andazzo siamo finiti ad avere l’APP per qualsiasi cosa.
Smettiamo di aver bisogno di accompagnatori la’ dove ce la possiamo e ce la dobbiamo cavare da soli.
Caro Edoardo,
apprezzo la sua verve ma mi lasci dire un paio di cose. Le prove nonché test nonché indici di allenamento che lei cita sono del tutto comuni se non di livello mediocre al giorno d’oggi. Ma a parte questo io mi chiedo: ma c’è’ bisogno di figure simili? I nostri padri i nostri nonni ( che molto spesso ci hanno insegnato ad andare in montagna) hanno avuto bisogno di accompagnatori? Noi abbiamo avuto bisogno di accompagnatori? La gente comune, quella che non fa alpinismo ne’ escursionismo, ha bisogno per forza di un accompagnatore? Il problema è’ che oggi si creano professioni dove non servono e spesso esse si nutrono delle debolezze delle persone. Un esempio: il personal trainer. Perché per andare a fare 10 km di corsa per strada c’è’ bisogno che qualcuno te lo dica? O te lo scriva sul cellulare?
Per andare su sentiero non c’è’ bisogno di essere accompagnati. Lasciamo che la gente possa fare esperienze dirette e non filtrate. In luoghi a scarso pericolo, lasciamo anche che la gente sbagli ( e non andiamo a prenderla con il soccorso alpino solo perché ha freddo e ha sbagliato sentiero).
Non metto in dubbio che il suo percorso formativo abbia richiesto un qualche impegno, ma per fare cosa?
arriveremo agli accompagnatori per andare da San Rocco a Portofino?
Pasini, ci sono già’ per caso??
Carlo, oggettivo e assoluto è solo il tuo punto di vista, evidentemente, che vuol mettere insieme due figure professionali solo pour parler!
E anche Luca non è da meno, non conoscendo gli iter formativi di amm e counselor (per altro, non c’è di un solo tipo…).
Il counselor, peraltro, con lo psicologo non c’entra proprio nulla e parte da visioni totalmente diverse.
Se si vuole scrivere che l’amm e le gae appaiono illegittime, lo si può fare senza fare paragoni!
E se scriviamo entrambi qui, forse qualcosa in comune ce l’abbiamo!
Alex, sono guida da più di vent’anni ed il quadro turistico è sempre apparso come lo dipingi tu: nessuna trasformazione in atto, se non l’aumento di figure che accompagnano di qua e di là (si sono aggiunti, per esempio, quelli della Forest Therapy…) grazie a corsetti di una manciata di week end, degustazioni comprese.
Enri, sarà perché sono guida, ma l’accompagnamento in natura non è solo legato alla sicurezza. Benché io trasmetta anche ai miei ospiti i rudimenti per orientarsi e mi fa piacere che si riesca e si abbia voglia di andare anche da soli, ritengo sia prezioso il racconto di un territorio che può condividere una guida.
Da amm, grazie, Edoardo, per la precisazione! (La tua frase finale mi ha fatto scoppiare a ridere).
Caro Carlo Crovella.
io sono un amm e iml. sentirmi paragonare ad un counseilor o farabutto non ci sto.
ma lei sa cosa significa diventare amm?
curricula escursionistico con oltre 50 uscite tutte diverse, selezioni fisiche (perché se un cliente si fa male non basta chiamare il 112) 800mt in 1h, 400mt negativi in 20, prove di regolarità sui 350mt/h escursionistici, navigazione con bussola, altimetro e mappa. Test culturali. Colloquio su curricula. E queste sono le selezioni. poi 700h di corso, 8/9k euro di costo.
alla fine esami del corso e poi esami regionali. Regione che riconosce ed iscrive il professionista.
dedizione, qualità, conoscenza.
mi scusi ma il farlocco lo dica a suo fratello.
Provo a vedere se ho capito un punto al di fuori del tema GA, AMM, GAE tema che mi sembra bello incasinato da quello che dite. Una ASD o un tour operator organizza una gita su un itinerario classificato E e si fa pagare una quota di partecipazione e magari anche una polizza temporanea. L’ho visto spesso. Proprio settimana scorsa ho incontrato 30 persone in Appennino tutte con il loro pile marchiato. L’accompagnatore non ha titoli certificati se non eventualmente dalla stessa ASD o altri enti vari non istituzionali. Viene pagato con un rimborso. Non può essere sanzionato per abuso di professione (salve comunque le sue responsabilità civili e penali in caso di incidente). E’ così? La ASD può fare una cosa del genere? Per quanto riguarda le gite Cai come funziona la faccenda? Possono far partecipare anche non soci facendogli pagare l’assicurazione? E gli accompagnatori? Vale sempre la gerarchia Istruttore sezionale, Regionale….con i relativi ambiti di attività? Mi dicono che il Direttivo della Sezione può deliberare di far accompagnare una gita anche da persona non titolata certificandone le competenze sotto la sua responsabilità. E’ così? Ho la sensazione che ci siano due mercati forse uno ancora più selvaggio dell’altro: un mercato presidiato dalle figure istituzionali GA, AMM e GAE che ha un problema di confusione sui confini tra gli ambiti di esercizio dei diversi operatori e un mercato diciamo “libero” più selvatico dove ci sono molte aree oscure. La questione è rilevante visti i numeri che girano ormai sull’escursionismo, una parte del quale è “accompagnato”anche se non saprei quale quota rappresenta quest’ultimo (???). Grazie se qualcuno condividerà’ le sue conoscenze in merito. Penso farebbe cosa utile a molti lettori. Sarebbe comunque meglio rimanere in ambito escursionismo per non aprire il capitolo arrampicata ed alpinismo per non incasinarci ancora di più .
L’ATM violerebbe le norme sulla concorrenza con AP , ABM, e AMM ,perchè agendo slealmente si approprierebbe anche di quegli escursionisti che hanno meno voglia di camminare..Già 20 anni fa’ ridevamo delle terribili crisi di ipossia che avrebbero fatalmente colpito ogni accompagnatore di mezza montagna qualora avesse osato superare la quota sacra di 1500 mt.
Ho dato una rapidissima occhiata alla citata sentenza Cort Cost 459/2005. Mi riservo una lettura più attenta e puntuale, ma il tema è un ulteriore tassello che contribuisce al casino generale. La sentenza riguarda il respingimento della questione di incostituzionalità sull’art 3 di una legge regionale Emilia Romagna art che prevede tra le altre figure una in pratica “accompagnatore di media montagna”. La sentenza respinge la messa in discussione di tale citazione nell’art 3, ma nulla risolve né a livello nazionale (stante il fatto che la legge è regionale e NON vale fuori dai confini dell’emilia-Romagna) nè sul vero oggetto del contendere che è l’esclusività della professione delle GA, esclusività che è istituita da una legge nazionale e ha validità ed estensione sull’intero nazionale. Anzi così facendo (459/2005) la GA dell’Emilia Romagna ha un “concorrente in casa”, mentre la GA di altre regioni NO. Sentenze così contribuiscono solo a gettare benzina sul fuoco, perché ovviamente chi ha interesse a un tipo di interpretazione cita quella sentenza, chi ha interessi opposti sottolinea i limiti e i confini di tale sentenza… tutto sto casino alimenta solo casino e va a scapito della trasparenza del settore
Peccato la sigla ATM sia già bruciata per le aziende di trasporto altrimenti sarebbe stata unificante: Accompagnatore su Terreno Montano. Scherzi a parte c’è qualcuno che ci aiuta a capire come stanno le cose ? Grazie.
@16 NON non cìè è questo il problema. Inoltre chi assume la L 6/89 come parametro fondamentale (io sono fra questi) sostiene una tesi, cioè l’esclusività della professione riservata agli iscritti all’ordine professionale delle GA, e chi afferma che l’esclusività dell’O.P. è una cosa, ma per operare non è necessario essere nell’O.P. in più si sono messe di mezzo altre due leggi dello stato, di cui una del 2013 (che di fatto fa una sanatoria e legittima tutte le professioni senza ordine professionale-ma quella legge si riferisce a settori professionali dove NON c’è un O.P e viene invece strumentalmente utilizzata per cho dice io NON sono GA e quindi NON ho l’obbligo di O.P.) e una del 2023 (il riordino dell’intero settore sportivo, con la possibilità di istituire ASD-Associazioni Dilettantesche Sportive nelle discipline rientranti in appositi elenche del CONI, nei quali- per ingoranza? in mala fede? – sono stati compresi ALPINISMO, ARRAMPICATA e SCIALPINISMO-forse anche altre discipline di montagna non ricordo, tipo MTB). Le ASD, di qualsiasi discilpina sportiva, possono erogare rimborsi spese e/o corrispettivi essenti fiscalmente mi pare fino a 10 ml euro/anni. ovvio che la gente NON vive con 10 ml euro annui, ma intanto sono dei modi per bypassare il divieto di farsi pagare nell’accompagnare la gente in montagna. Va precisato che nel caso delle ASD i servizi sono a favore dei soci, ma fai pagari 50 euro/anno e il cliente diventa socio della ASD… oltre a tutto questo che è già un bel guazzabuglio ci si mettono sentenze ordinarie, anche altolocate, oppure amministrative, magari di anni diversi in cui l’orientamento è diverso. Morale: CASINO TOTALE. Ne va della professionalità del settore e della qualità dei servizi offerti alla clientela. NON sarebbe meglio fare piazza pulita del passato, spazzar via tutto sto casino e riscrivere ex novo una Legge Quadro che discilplini da adesso in avanti?
A quando la figura del A.B.M. ??
Da qualche parte c’è un quadro complessivo scritto in linguaggio comune e comprensibile delle regole attuali sull’accompagnamento da un lato e delle questioni aperte dall’altro ? Grazie anticipatamente per la segnalazione. Io, come forse altri, mi sono un po’ perso. Dove vivo io vedo un gran casino e una sorta di liberi tutti con attori in pista di tutti i tipi (finché non succederà qualcosa a qualche accompagnato e speriamo proprio non succeda).
#13 @Crovella, no mi spiace l’esclusività della GA no è affatto ben chiara, anzi semmai è l’opposto.
Una per tutti si legga la sentenza della Corte Costituzionale 459/2005.
Certo che per uno che va in montagna con un po’ di assiduità e di voglia di sperimentare non ha senso affidarsi a un GAE, AMM o finanche una GA, però ad esempio potrebbe essere utile per un trekking all’estero in qualche zona remota del mondo o più semplicemente per una scolaresca.
Ma ha senso che ci sia bisogno di AMM e GAE?
Non sarebbe auspicabile che ogni essere umano si metta in grado di andare da solo su terreni privi di qualsiasi difficoltà?
L’unica figura sensata è quella della guida alpina, il resto per me è davvero poco comprensibile.
Sono quindi sostanzialmente d’accordo con il commento di Crovella e forte è il dubbio che queste siano strade create ad arte per farsi pagare senza essere costretti a gravarsi dei duri percorsi ed esami da guida alpina.
E’ evidente quanto io penso da tempo, ovvero che la legge 6/89, importantissima pietra miliare sul tema GA, abbia ormai fatto il suo tempo. Non per errore del legislatore di allora, ma perché dall’89 la realtà si è evoluta e occorre una REVISIONE LEGISLATIVA complessiva del settore. In tale revisione, ma SOLO nell’ambito di tale revisione e non prima, possono trovare spazio anche i “riconoscimenti professionali parziali”. Viceversa finché non si arriverà a tale revisione con una nuova legge quadro, vige quella in essere, dove l’esclusività a favore delle GA è ben chiara. Dura lex, sed lex.
Da quello che, a tempo perso, leggo e sento in giro non c’è però una vera volontà COMUNE di arrivare a una nuova legge quadro. O meglio ciascuna corporazione la vorrebbe, ma sbilanciata a suo favore. Mi pare che un po’ di tempo fa se ne sia parlato anche sul Blog, da allora non mi risultano risolutivi passi avanti, ma potrei sbagliare. Finché i vari operatori non si renderanno conto della necessità di una nuova legge quadro (che inevitabilmente sarà un “compromesso” fra le diverse e antitetiche esigenze: ognuno dovrà “cedere” un po’ rispetto alle sue aspettative), resta questa situazione di bagno maria, per cui non si va né di qua né di là e si continua a sguazzare nell’ipocrisia attuale. Non spetta a me insegnare cosa devono fare i diversi operatori: si tirino su le maniche e, anziché sfidarsi a colpi di ricorsi e controricorsi, elaborino dei criteri di base su cui si accordano e poi, su tali criteri condivisi, il legislatore redigerà la legge dello Stato.
Intanto ringrazio per lo spazio concesso qui sopra a tutti. Al netto di quanto già fatto notare sulla questione “EE”, dico solo che se la situazione delle AmM fosse davvero a cuore in termini lavorativi, si eviterebbe di ingenerare discussioni su discussioni poiché a ogni polemica che nasce, anziché avvicinare l’utenza si allonta dal mondo dell’accompagnamento (e quindi dentro ci finiscono pure le GAE visto che qualcuno dovrà pur difendersi quando vi è una richiesta di esclusività). Sono sicuro che se e qualora esistesse una associazione degli AmM, a parte qualche No Pasaran irriducibile, forse l’associazione stessa penserebbe di più e davvero alla difesa di una figura che può convivere benissimo con quella delle GAE (e non per questioni di metri). Sarebbe bello sapere quanti in realtà tra GAE e AMM riescano a vivere solo di accompagnamento e indotto senza essere, questo, un lavoro da sabato e domenica o stagionale. Perché l’aspetto su cui dibattere non dovrebbe essere l’egemonia – che è una questione vetusta e assai passata – ma quanti sono i professionisti che fanno questo come unica professione.E aggiungo. Stucchevole ancora tutto questo alzare polveroni che poi il vento si porta via, quando il mondo dell’accompagnamento è in rapida trasformazione: le persone si incontrano attraverso internet e vanno in escursione oppure van da sole o ancora vanno con “tizio” che non è AMM non è GAE ma ha tirato su un’associazione e si fa seguire sui sentieri mentre tutto intorno si gioca al maschio alfa di turno. Se non si ha in occhio questo problema, se non si ha in occhio la situazione delle professioni turistiche, vuol dire solo che certe richieste sono solo funzionali a vendere più corsi AMM. Questa storia che è vecchia e antica, lo è almeno quanto un vecchio adagio che vuole presenti un saggio e il suo dito puntato verso la luna e uno stolto.
Grazia, io scrivo dal punto di vista di un alpinista della domenica. Conosco la questione qui dibattuta e conosco le norme che tentano di districare il caos sulle figure citate. Come per la statistica, chi commenta una norma o la giurisprudenza può orientare la visione dell’ascoltatore a suo piacimento a seconda di ciò che mette in rilievo. Non dimentichiamo, infatti, che esistono anche i regolamenti e le direttive europee che regolano la questione, nonché l’intreccio tra la competenze regionali e statali su materie quali le professioni ed il turismo. Su alcune questioni (penso a norme regionali) è evidente una illegittimità, senza che le questioni siano già state sollevate nelle sedi opportune (TAR ad es). PS. La similitudine di Crovella non è ardita, anzi la trovo molto appropriata anche se io personalmente non condivido la sua visione di esclusività delle GA su tutto quanto è “montagna”.
I mie commenti risultano “non sensati” a chi ha una visione della vita molto diverse se non diametralmente opposta alla mia: ovvio che così non c’è nulla in comune e, su questo come su altri temi (anche oltre la montagna), le scale di valori sono organizzate in modo antitetico (classifica primo-ultimo o viceversa). Per pura combinazione ho appena terminato una telefonata di lavoro con un amico che è anche appassionato di montagna e lettore abituale del blog: costui mi ha detto che ha trovato azzeccatissimo, concettualmente parlando, l’accostamento fra GA-AMM-GAE e dall’altra psicologi-counselor. Il percorso formativo fra le diverse figure non incide un piffero sulle considerazione giuridiche. Quindi è tutto relativo: le valutazioni dipendono dal punto di vista da cui si guarda la realtà. Altrettanto ovvio che ciascuno ritenga che il proprio punto di vista sia oggettivo e assoluto.
Ha ragione Sebastiano : in Italia leggi idiote e burocrazia dominano , di solito per permettere a tutti di avere l’ultima parola.
Ottima disanima, ma dissento su un punto, frutto di un equivoco di fondo: “Secondo AIGAE sarebbero già una trentina gli AMM iscritti ad AIGAE.Questo, tuttavia, non può essere fatto da parte di una associazione non regolamentata, nei confronti di professionisti regolamentati.”L’equivoco è che gli AMM si iscrivano ad AIGAE in quanto AMM. No. Gli AMM si iscrivino ad AIGAE per fare ANCHE le GAE, visto che la sentenza della Corte Costituzionale 459/2005 sanciva che “AMM e GAE sono due profesisoni diverse”. E dunque esercitabili in forme e con procedure diverse. E’ come se un AMM decidesse di fare l’istruttore sub (altra professione non regolamentata), o l’amministratore di condominio.quindi se sono profesisoni distinte, come dice la Corte Costituzionale, non c’è alcuna ambiguita o “truffa” (parola molto pesante) da parte di AIAGE nell’associare AMM.
Molto aspetti interessanti ma c’è un grosso errore di fondo Alessandro: il parere del Consiglio di Stato non aveva assolutamente riservato agli AMM i sentieri EE!
Quando ero piccolo, uno degli episodi piú belli che lessi di Topolino fu quella della saga burocratica, disegnata dalla grandissima Silvia Ziche. In questo universo fantastico, pieno di draghi, cavalieri, orchi ecc… Era necessario da parte di tutti (draghi, cavalieri, orchi ecc…) compilare moduli per fare qualsiasi cosa. Una storia per spiegare la bellezza e i limiti della burocrazia e delle regole.
Vorrei sapere poi, cosa succede superati i 700 mt di quota. Ci sarà bisogno obbligatoriamente bisogno di ombrello e parafulmini?
Paragonare gli Amm a dei counselor (con tutto il rispetto per questa figura) mi par fuori luogo in termini di formazione.
Carlo, non ho ancora mai letto un tuo commento sensato e coerente.
Mi sembra chiaro che non conosci nessuno dei due iter formativi.
E’ una questione, che secondo costume “italiano”, non si dirimerà mai veramente. Da appassionato del rispetto delle regole, da sempre io sono a fianco delle GA. Ma, more italico, temo che verrà strutturato il ruolo delle GAE fino a renderlo inattaccabile, ci si abituerà ad avere una stratificazione delle guide e nessuno dirà più nulla. E’ una mancia elettorale, parliamoci chiaro. Non ho nulla contro le GAE, ne conosco diverse di persona e di loro ho elaborato una considerazione positiva, ma è una questione di principio. Dura lex, sed lex. Solo le GA hanno il diritto di farsi pagare per accompagnare gente in montagna: la legge prevede l’esclusività della professione a favore delle GA. Le varie opportunità nate in questi ultimi decenni sono solo degli escamotage per aggirare il baluardo di legge. Vale per gli AMM come per le GAE: per me sono entrambi “illegittimi”. La diatriba AMM_GAE ai mie occhi non esiste: li considero entrambi fuorilegge. Mi ricorda l’invenzione dei counselor (o, meglio, la loro introduzione anche in Italia), che di fatto sono degli psicologi senza esserlo pienamente in termini normativi. Mi stupivo che gli psicologi accettassero questa situazione, in fondo sono concorrenti che mangiano loro una fetta di mercato senza fare tutta la “fatica” che fanno gli psicologi per arrivare ai requisiti per lavorare. La trovo una concorrenza sleale, ma purtroppo legalizzata. Poi un giorno un conoscente, psicologo/psicoterapeuta , mi ha confidato: “Sai, alla fin fine preferisco così. I counselor devono cmq frequentare dei corsi di formazione, prendere una qualifica, sono codificati e ben rintracciabili. Senza questa categoria, avremmo forse un mercato selvaggio di gente che si inventa, dalla sera alla mattina, come assistente psicologico. chissà cosa va a dire ai suoi “pazienti” e magari lavora totalmente in nero.” Questa chiacchierata, che NON ha nulla a che fare con l’andar in montagna, mi ha però fatto riflettere sul punto che, piuttosto che avere un mercato selvaggio di improvvisati accompagnatori di montagna, forse non è male che ci siano questi settori collaterali alle GA. Io però resto fermo sulle mie posizioni: l’esclusività professionale delle GA è ancora indiscutibilmente un principio di legge. Per eventuali “aggiunte” da qui si deve partire, sennò siamo nella jungla più selvaggia.
Non ho letto la delibera, ma mi sembra decisamente questionabile.
In particolare trovo folle il discrimine della quota di 700m per definire il limite di accompagnamento.
Una GAE non può fare un bel giro per visitare le faggete tra Ballabio e i piani Resinelli (1200 m slm), dove il pericolo oggettivo maggiore è la coda al rientro, mentre potrebbe andare a spasso su Selvaggio Blu in Sardegna?
Ciao Luca, tu invece da che punto di vista scrivi? 🙂
A me sembra di leggere che Virginio in tutto l’articolo riporti fatti e che solo alla fine esprima opinioni.
Per correttezza bisognerebbe segnalare che l’autore è un AMM e IML e che quindi le considerazioni qui espresse sono, ovviamente, orientate dal proprio punto di vista che è, ipso facto, ideologico (nel senso etimologico del termine).