Ebrei e palestinesi patrimonio dell’umanità

Ebrei e palestinesi patrimonio dell’umanità
a cura di Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
Newsletter n. 339 del 14 maggio 2024

La guerra non solo provoca catastrofi immediate, ma travolge e sconvolge anche valori e processi di lungo periodo. Tra le cose più preziose che vengono messe in crisi dalla tragedia di Gaza, c’è anche il dialogo ebraico-cristiano intrapreso dopo il Concilio, volto a ritrovare e condividere tutto ciò che unisce le due religioni. Ora non può esserci niente di più lontano e inaccettabile per i cristiani di ciò che sta avvenendo a Gaza ad opera delle Forze Armate e dello Stato di Israele, mentre ogni protesta o critica a tale azione, che venga dalle piazze o dagli studenti delle Università o dall’ONU, e perfino dagli Stati Uniti, viene respinta e tacciata di antisemitismo, e perciò da condannare come continuazione sotto altra forma della Shoà. Questa accusa viene reiterata anche per ribadire che l’operazione a Gaza non può cessare, pur contro le sollecitazioni internazionali, finché non “sia finito il lavoro”, come viene chiamata la strage della popolazione palestinese, rinominata come Hamas. Tutto ciò si fonda su una identificazione dello Stato di Israele con l’intero popolo ebraico, compreso quello della diaspora, a partire da quella che è considerata una filiazione diretta dello Stato di Israele dalla Scrittura, invocata anche come suggello dell’esclusiva sovranità israeliana sull’intera Terra promessa “dal mare al Giordano”, con Gerusalemme indivisa “capitale eterna di Israele”; è questo l’assioma sostenuto soprattutto dai partiti religiosi, ma assunto di fatto come legittimazione anche delle politiche del governo laico. 

Questa concezione di un messianismo realizzato, che non si credette di poter formalizzare in una Costituzione scritta al momento della fondazione dello Stato, è stata infine suffragata dalla Legge fondamentale approvata dalla Knesset il 19 luglio 2018 sotto la spinta di Netanyahu, ma con la contrarietà del presidente Reuven Rivlin che ne temeva le conseguenze negative per tutti gli Ebrei e per lo stesso Stato di Israele. Tale Costituzione definisce Israele come “lo Stato nazione del popolo ebraico”, la Terra come sua patria storica e “il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale” (cioè i diritti politici e di cittadinanza) ,come riservato “esclusivamente al popolo ebraico”. Si tratta di una statuizione che non ammette alcuna altra etnia, e mette la parola fine a qualsiasi forma di “due popoli e due Stati”, e in ultima analisi esclude l’esistenza stessa di una entità palestinese entro il territorio dello Stato, ciò che è appunto il “lavoro” da finire a Gaza, ma portato avanti anche in Cisgiordania.

È  di fronte a tutto ciò che l’ebreo Bernie Sanders, leader democratico americano, ha scritto a Netanyahu che  “non è antisemita sottolineare che in poco più di sei mesi il suo governo estremista ha ucciso 34mila palestinesi e ne ha feriti 77mila, il 70 per cento dei quali donne e bambini, e che i bombardamenti hanno lasciato senza casa un milione di persone, quasi la metà della popolazione di Gaza”; né è antisemita la Corte dell’Aja che adotta misure cautelari per arginare il genocidio, né lo è Francesca Albanese, relatrice dell’ONU per i diritti umani.

E allora la condizione imprescindibile perché il dialogo cristiano-ebraico possa continuare e arricchirsi è che si distingua tra il popolo ebraico e lo Stato di Israele, come voleva Primo Levi, e  tra la fede biblica e la sua attuale traduzione politica a Tel Aviv, la quale risponde a una lettura fondamentalista della Scrittura che, come dice la Pontificia Commissione Biblica, è “un suicidio del pensiero” ma può diventare anche il suicidio di uno Stato, e può dar ragione al lamento di Michea al vedere i “governanti della casa d’Israele costruire Sion col sangue e Gerusalemme con il sopruso”. Perciò lo stesso Stato di Israele dovrebbe avviare un processo di cambiamento

Noi cristiani possiamo fare senza abuso questo discernimento nel nostro rapporto con gli Ebrei, perché noi non siamo estranei ad Israele, gli Ebrei non sono solo “i nostri fratelli maggiori”, essi sono noi e noi siamo loro. Questo è il vero dialogo ebraico-cristiano: fino a Gesù eravamo una cosa sola, lui era ebreo e nel contempo era Cristo, c’è una corrispondenza tra Sinagoga e Chiesa, Tempio e Cenacolo, l’Arca e la Croce, il Rabbi e il Crocefisso, che è poi quanto san Paolo ha scritto a noi romani, parlando degli Israeliti come “fratelli e consanguinei secondo la carne, che possiedono l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse,  i patriarchi e da cui proviene Cristo secondo la carne”.

In forza di questa unità, a differenza di quanto sostiene ogni altra voce oggi corrente, noi possiamo dire che la vera soluzione politica della questione palestinese, e la vera alternativa al genocidio dell’uno o dell’altro popolo, è la riconciliazione tra Ebrei e Palestinesi nella convivenza in un’unica Terra; e possiamo fare la proposta all’Europa, e a tutta la comunità internazionale, di assecondare questo processo adottando il popolo ebreo e quello palestinese come “patrimoni dell’umanità”: è questa la figura giuridica istituita dalla Convenzione dell’UNESCO per la protezione del patrimonio culturale e naturale da trasmettere alle generazioni future, proprio in quanto rappresenta “il legame tra il nostro passato, ciò che siamo ora, e ciò che passeremo alle future generazioni”: e quali altri popoli sono portatori di tradizioni e valori universali e perenni d trasmettere al mondo futuro come l’ebreo e il palestinese?

L’obiezione è che i patrimoni di cui si parla sono i siti, i complessi architettonici e altre strutture materiali da preservare per il futuro: ma non sono gli uomini e i popoli il patrimonio più grande da salvare? La perdita di un popolo, che sia l’herero, il primo sterminato nell’altro secolo, o l’armeno, l’ebreo, il tutsi, il palestinese, non è più grave della perdita della diga di Assuan?

Sarebbe questo il modo anche per rispondere alla più penetrante forma di alienazione e di dominio che oggi espropria la dignità delle persone e devasta la Terra, che consiste nella sottomissione dell’uomo al dominio della cosa; il sistema di guerra che struttura oggi l’intera politica mondiale è, infatti, interamente fondato sul dominio della cosa, a cominciare dalle armi, dalla produzione e dal profitto: un’inversione di tendenza, che parta proprio da quella terra di Palestina, sarebbe un segnale di ritrovata speranza. 

Sul sito www.chiesadituttichiesadeipoveri.it/ pubblichiamo il testo “Dove va il mondo?” di Raniero La Valle, che è un tentativo di rispondere a tale domanda posta a tema del convegno di “Missione oggi”, svoltosi a Brescia l’11 maggio 2024. Pubblichiamo anche un articolo di Domenico Gallo dal titolo “Anche noi contro i Palestinesi?” (oltre che contro i naufraghi).

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Ebrei e palestinesi patrimonio dell’umanità ultima modifica: 2024-07-28T04:12:00+02:00 da GognaBlog

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11 pensieri su “Ebrei e palestinesi patrimonio dell’umanità”

  1. Segnalo anche questo documentario uscito nel 2023, prima degli attacchi del 7 ottobre e di tutto quello che ne è seguito.
    Chiaramente si tratta principalmente di un film di arrampicata e non ha la profondità di un’analisi sociale/politica (né vuole esserlo), inoltre parla di smidollati climber e non di eroici alpinisten, però ha il merito di dare finalmente un volto umano ai palestinesi.

    Buona visione:  Resistance Climbing.

  2. In Palestina la quasi totalita’ delle persone e’ seguace di Hamas , trovare un minorenne che voglia accoltellare un israeliano e’ come da noi trovare un ragazzino che vuole fare il calciatore.
    .
    Da decenni il terrorismo palestinese nasconde le proprie basi operative sotto siti civili : ospedali , scuole , campi profughi ; e’ cosi’ strano che Israele possa seccare chirurgicamente i capi di hamas nelle loro succursali in Iran e faccia fatica in un ospedale quando deve inseguire infermieri col kalashnikov e donne in cinta di esplosivo ?
    .
    Cosi’ , chiedo per un amico…

  3. Commenti #6 e #7:
    “La popolazione palestinese NON e’ parzialmente a supporto di Hamas e del terrorismo arabo , ma lo e’ all’80 %”.
    Ho mandato a Alessandro un articolo di ieri: bambino con schegge di bomba nella testa, operato in Egitto ma senza esito, da ieri all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – uno dei 70000 feriti; un altro neonato di sei mesi dello stesso gruppo di feriti è morto a Parma durante il tragitto in ambulanza tra Bologna e Milano, in attesa di un intervento medico urgente – uno dei 40000 morti. 
    Anche questi affiliati ad Hamas?
    La metà dei morti sono minori: anche loro seguaci di Hamas?
    Quelli di Hamas (ma anche Hezbollah, Houthy e stati canaglia come Iran e Siria) sono dei veri delinquenti, perché sapevano benissimo cosa sarebbe potuto accadere alla popolazione di Gaza dopo il 7 ottobre, hanno venduto come carne da macello la propria gente e si sono nascosti in mezzo alla propria gente per tirarla con sè nella tomba. Ma Nethanyau e la sua cricca di ultraortodossi hanno fatto di peggio: non ‘occhio per occhio, dente per dente’ (vecchio testamento docet) ma ’30 occhi per un occhio, 30 denti per un dente’ soprattutto in forza del fatto che loro si ritengono esseri superiori … meritano una condanna ed una punizione ben maggiore!
    In merito al fatto che Gaza era Egitto e dopo la guerra dei 6 giorni è diventata terra di nessuno in cui Israele ha spinto tutti i disperati che ha buttato fuori da quelli che considera propri territori: questo è accaduto dopo. L’origine del casino risale a subito dopo la seconda guerra mondiale, con l’ONU che ha riconosciuto lo Stato di Israele in barba a coloro che in quei territori ci vivevano …
    Sono inorridito dall’impotenza internazionale, dai giochi di potere e delle lobby (delle armi, ma non solo …) ma soprattutto dallo sterminio degli innocenti!
    Saluti.
    Massimo Silvestri
    PS: Expo, per favore, io mi firmo con NOME E COGNOME. Si firmi anche lei con NOME E COGNOME come faccio io e non si nasconda dietro nomignoli di facciata.

  4. La Striscia di Gaza fino alla Guerra dei sei giorni (1967) era parte integrante dello Stato egiziano. I suoi abitanti erano cittadini egiziani.
     
    DOMANDA
    Perché l’Egitto non opera affinché la Striscia di Gaza diventi di nuovo parte integrante dello Stato, come lo era in precedenza?
    Perché l’Egitto non dice ai palestinesi: “Voi fino al 1967 eravate egiziani. Se lo volete, Gaza sarà di nuovo Egitto. In ogni caso, vi accogliamo almeno come profughi”.
     
    L’Italia – ma non i comunisti italiani – accolse i profughi giuliani, istriani, dalmati, fiumani, zaratini. La Germania accolse i profughi della Prussia, Pomerania, Sudeti e Slesia.
    Perché l’Egitto non fa altrettanto?

  5. In quella terra in cui da decine di migliaia di anni abitavano i semiti e i camiti , non c’era mai stato uno Stato con caratteristiche rigide e rispettate : era come un campo nomadi in cui vivevano palestinesi ed ebrei.
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    Sull’area si succedettero un protettorato ottomano e uno inglese , e sotto quest’ultimo gli inglesi negli anni 20/30 decisero di fare rientrare nella loro terra gli ebrei provenienti dalla diaspora.
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    I terreni non inglesi vennero in grab parte COMPRATI dagli ebrei : erano ricchi e quei terreni non valevano un cazzo.
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    L’attrito fra le due parti ha delle ragioni che tu hai ELUSO :
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    Religione : pur stando sui coglioni al mondo arabo, che giammai li farebbe entrare in casa propria , i palestinesi sono pur sempre musulmani , e sono una bandiera per il con tinente arabo che sta dietro : finanziatori arabi , e stati tipo Siria / Yemen/ Libano/ Iran/Turchia , il resto del mondo sono infedeli.
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    La popolazione palestinese NON e’ parzialmente a supporto di Hamas e del terrorisno arabo , ma lo e’ alk’80 % , i fatti Gutierrez sta ancora mangiandosi la merda di avere avuto tanti “pacifisti palestinesi” a libro paga ONU , che unilateralmente sono andati a scannare stuprare ed uccidere civili israeliani con un attacco da  premeditato da due anni.

  6. Terza parte –
    Premessa e considerazioni sui commenti #1 e #2
    Le popolazioni arabe, sicuramente per mio sordido retaggio culturale, non mi sono mai state particolarmente simpatiche. Avevo sempre considerato il QI degli ebrei come persone benedette dal padreterno (Einstein era ebreo, Primo Levi era ebreo …) ma che non sempre hanno usato il loro superiore QI a fin di bene (vedi le speculazioni finanziarie dei Rothschild). Ma quanto sta accadendo nell’anno in corso mi sta facendo ricredere. Dopo quanto accaduto passeranno generazioni prima che la reputazione internazionale dello Stato di Israele ritorni a livelli accettabili e semplicemente perché di quello che sta accedendo ora si sarà persa la memoria.
    Commento #1. Come si fa a scrivere “Chi vuole davvero bene ai palestinesi deve mettere in conto il loro spostamento e la distribuzione nei paesi musulmani collaterali.”? Persino un bambino capirebbe che se c’è qualcuno che dovrebbe lasciare questi territori non sono sicuramente i palestinesi … Parafrasando la fantastoria: chi dovrebbe lasciare il Piemonte? Gli Italiani? Sulla “esplicita e vistosa crescita demografica” sollevata da Crovella non intendo commentare: già in altre occasioni in questo blog ho manifestato il mio pensiero profondamente contrario: sono le immani disuguaglianze economiche che vanno eliminate, non i bambini!
    Commento #2. No, non è affatto una barzelletta. Legga bene e comprenda quello che c’è scritto. Di fronte a questo disastro totale l’unica possibilità per risolvere in modo accettabile la questione è riconoscere il valore CULTURALE di entrambi i popoli. La nuova costituzione di Israele è invece una costituzione confessionale ove solo gli ebrei hanno diritto a vivere in Palestina: tutto il contrario di quanto sarebbe necessario.
    Saluti.
    Massimo Silvestri

  7. Seconda parte –
    Storia reale.
    15 maggio 1948: scade il mandato britannico sulla Palestina; dopo il 1945 dalle macerie dei campi di concentramento (milioni di morti) gli ebrei europei lasciano l’Europa per tornare nella Terra Promessa, occupando, sulla base di motivazioni storico-religiose, i territori biblici nelle porzioni del mandato britannico. Ma in questi territori ci sono già popolazioni di origine araba, che da secoli abitano queste terre. Dopo le guerre del 1947-48, 700000 palestinesi devono lasciare i territori (la “al-nakba” ovvero la catastrofe). Nel corso degli anni dalle porzioni iniziali di territorio (v. la carta in https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_arabo-israeliana_del_1948 ) il neonato stato di Israele occupa ulteriori porzioni di territorio. Anche ora in Cisgiordania si assiste al progressivo furto di territori alle popolazioni palestinesi. Nel 2024 lo Stato di Israele per vendicare le uccisioni di Hamas nei territori di confine il 7 ottobre 2023 invade Gaza. 40000 persone uccise (una città come Bassano del Grappa, o Schio, o Cantù, poco meno degli abitanti di Lodi ….) e 70000 ferite (una città come L’Aquila, o Cremona, o Imola, o Pavia …) a fronte di 1200 ammazzati e di 250 deportati a Gaza. La metà dei deceduti sono minori. I 4/5 sono minori o donne o uomini non collegati ad Hamas. Metà delle abitazioni distrutte. La popolazione tutta assimilata ad Hamas. Con la comunità internazionale (leggi ONU) bloccata dai veti reciproci di Stati usciti vincitori dalla Seconda guerra mondiale e che oggi, 80 anni dopo e qualche miliardo di persone in più sulla faccia della terra, non ha più ragion d’essere.
    (segue)

  8. Prima parte –
    “… la vera soluzione politica della questione palestinese e la vera alternativa al genocidio dell’uno o dell’altro popolo, è la riconciliazione tra Ebrei e Palestinesi nella convivenza in un’unica Terra; e possiamo fare la proposta all’Europa, e a tutta la comunità internazionale, di assecondare questo processo adottando il popolo ebreo e quello palestinese come “patrimoni dell’umanità”: è questa la figura giuridica istituita dalla Convenzione dell’UNESCO per la protezione del patrimonio culturale e naturale da trasmettere alle generazioni future, proprio in quanto rappresenta “il legame tra il nostro passato, ciò che siamo ora, e ciò che passeremo alle future generazioni”: e quali altri popoli sono portatori di tradizioni e valori universali e perenni di trasmettere al mondo futuro come l’ebreo e il palestinese? L’obiezione è che i patrimoni di cui si parla sono i siti, i complessi architettonici e altre strutture materiali da preservare per il futuro: ma non sono gli uomini e i popoli il patrimonio più grande da salvare? La perdita di un popolo, che sia l’herero, il primo sterminato nell’altro secolo, o l’armeno, l’ebreo, il tutsi, il palestinese, non è più grave della perdita della diga di Assuan?”

    Fantastoria.
    1946: alla fine della Seconda guerra mondiale la Francia rivendica il Piemonte e la Valle d’Aosta (prevalentemente francofona) come propri territori. Dagli accordi di pace Piemonte e Val d’Aosta (e non solo alcune porzioni marginali delle valli alpine) passano alla Francia. I francesi si stabiliscono e rivendicano il diritto di occupare del territorio, espellendo gli italiani. Ma emerge un movimento di opposizione locale che si trasforma in una guerriglia armata contro i francesi. Di fronte a questa situazione chi avrebbe ragione? I francesi o i piemontesi / valdostani? Chi se ne deve andare?

  9. Dopo la pizza napoletana e l’alpinismo, pure ebrei e palestinesi diventeranno Patrimonio Mondiale UNESCO dell’Umanità?
     
    Ma che cos’è? un’altra barzelletta?

  10. Gli spazi geografici in M.O. sono ormai angusti rispetto a due popoli in esplicita e vistosa crescita demografica e con tassi di crescita economica visibilmente differenti. E’ ridicolo fare appello al senso di umanità per costringerli a convivere. Significa non capire i dati oggettivo del problema, dati che rendono impossibile una convivenza pacifica in spazi così ristretti. Chi vuole davvero bene ai palestinesi deve mettere in conto il loro spostamento e la distribuzione nei paesi musulmani collaterali. Se la comunità internazionale (USA in primis) non arriva ad agire in tale direzione, è inutile riempirsi la bocca di “buontuttismo” dicendo che i due popoli sono patrimonio dell’umanità (?!?). Chi non si attiva per cercare soluzioni diverse rispetto alla convivenza coatta dei due popoli in spazi strettissimi, non vuole il bene, ma addirittura il male del Medio Oriente. Cioè non agisce per la pace in quell’area, ma addirittura per continuare ad alimentare la guerra (o guerriglia). Sono evidentissimi gli interessi internazionali che conseguono allo stato di guerra, dalla vendita di armi al focus dell’opinione pubblica internazionale sull’area, distogliendola da altre zone che restano nell’ombra…

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