L’articolo qui presentato è “sponsorizzato”. Nel senso che chi l’ha scritto ha molto a cuore la promozione turistica di Courmayeur e ha quindi pagato redazioni varie perché fosse pubblicato.
GognaBlog NON percepirà alcun compenso per questa pubblicazione, che evidentemente noi presentiamo in senso critico.
Va detto che l’articolo è misurato, non scade mai nella propaganda becera ed è privo di stucchevoli iperboli. Ciò che vi si legge è tutto vero, anche la premessa delle motivazioni di quel 60% di italiani vacanzieri che hanno preferito la montagna al mare o ad altro. In compenso si pone nel solco trito e ritrito del tipo di promozione turistica che oggi sembra non avere alternativa: l’elencazione di tutte le cose che, grandi e piccini, avventurosi o merenderos, possono “fare” a Courmayeur, nel tentativo di distinguere questa stazione turistica dalle altre in base alla quantità e “qualità” d’offerta. Se andate a leggere ciò che scrivono i promotori delle altre località alpine vi troverete le stesse cose, con gli stessi aggettivi, con la stessa noia profonda che essi suscitano in chi non è posseduto dall’adrenalinica cultura del “fare”. Nessuno pone l’accento su cosa possa ancora significare scegliere culturalmente tra una località e l’altra. Forse perché ormai non c’è più alcuna differenza? Noi crediamo che Courmayeur sia ancora diversa da Cortina, da Madesimo, da Moena o da St-Moritz, per non parlare di Chamonix. I promotori turistici non lo sanno o forse non lo credono più e si affannano a mostrare differenze in termini di panorami “mozzafiato”, funivie, campi da golf, ponti tibetani, ferrate, pacchetti con divertimenti vari in “totale sicurezza”… e prezzi.
In questo articolo non mancano piccole ingenuità, come quella di presentare i boschi come “magici”, con “case di druidi e folletti”, come se volessimo e potessimo dimenticare che questi boschi sono in realtà contornati da parcheggi e spesso sottoposti ad accesso regolamentato o per un motivo o per l’altro.
O come quella di dire che “la piscina alpina con acqua riscaldata di Plan Chécrouit è raggiungibile, volendo, anche in funivia. Ve le immaginate le frotte di escursionisti che salgono a piedi 500 e passa metri di dislivello per poi tuffarsi in piscina?
Non manca neppure la presentazione di attività sportive che di nuovo non hanno nulla, forse solo il nome in inglese, vedi nordic walking, fat bike o il no-kill fishing.
L’estate sotto le cime più alte d’Europa
a cura di Courmayeur Mont Blanc
(pubblicato su ilpost.it il 27 luglio 2020)
Quest’estate, secondo le previsioni dell’Agenzia nazionale italiana del turismo, il 60 per cento degli italiani che andranno in vacanza lo farà in montagna: i grandi spazi all’aria aperta, in mezzo alla natura e lontano da luoghi affollati, sono sembrati a molti la soluzione ideale per mettere da parte lo stress dei mesi chiusi in casa per il coronavirus continuando a rispettare le regole sul distanziamento fisico. L’Italia è fatta al 35 per cento di montagne, quindi sceglierne una per le vacanze non è difficile. Sono poche però le località dove si possono vedere paesaggi come quelli di Courmayeur, sotto una montagna che più montagna non si può: il massiccio del Monte Bianco, dove si trovano le cime più alte d’Europa (a meno che abbiate aderito alla mozione Elbrus).
In Valle d’Aosta, vicino al confine con la Francia e a 1200 metri di altitudine, Courmayeur è una delle località di montagna italiane più note e molti associano il suo nome a settimane bianche, impianti sciistici e feste di Capodanno. Ma anche quando fa caldo e la neve a bassa quota si scioglie, a Courmayeur ci sono un sacco di cose da fare e da vedere. Ad esempio camminate, giri in mountain bike e corse in alta quota, lungo percorsi attrezzati di ogni tipo e difficoltà. I meno intrepidi e le famiglie con bambini piccoli invece possono dedicarsi a passeggiate, corsi sportivi, giardini, laghi e parchi gioco nella natura. Tutti poi possono vedere le Alpi dall’alto grazie a SkyWay Monte Bianco, la funivia che arriva fino a 3.466 metri di altezza sul Monte Bianco e porta anche in Francia.
In alta quota
La funivia SkyWay Monte Bianco ha tre stazioni: quella di partenza è a Courmayeur, a 2.173 metri di altezza c’è quella intermedia chiamata Pavillon/The Mountain, e la terza arriva ai 3.466 metri di Punta Helbronner, da cui si vedono le vette del Monte Cervino e del Monte Rosa. Da lì si può decidere di proseguire con la Panoramic Mont Blanc, una funivia che porta a valle fino a Chamonix, sul versante francese del monte.
Per i più allenati e appassionati di trekking in alta quota c’è il famoso Tour du Mont-Blanc, un percorso attorno al monte lungo 210 chilometri, che attraversa Italia, Francia e Svizzera con un dislivello di più di 8mila metri. In bicicletta può essere fatto in 5 giorni, a piedi in una decina. Essendo un percorso ad anello, si può partire da dove si vuole e decidere liberamente il senso di percorrenza e le tappe. Infatti, lungo il percorso ci sono diversi rifugi, campeggi e alberghi dove fermarsi a mangiare e passare la notte. Sul percorso si incontra anche la piscina alpina con acqua riscaldata di Plan Chécrouit, raggiungibile, volendo, anche in funivia.
Alcune tappe del Tour du Mont Blanc fanno parte anche di un altro tour che parte da Courmayeur, il cosiddetto Tour dei Rifugi che è pensato per tre giorni in mountain bike ma che d’estate è percorso anche da molti escursionisti. È lungo circa 120 chilometri e ha un dislivello totale di 3mila metri.
Per passeggiate meno impegnative ci sono la Val Veny e la Val Ferret, dove vengono spesso organizzate anche escursioni guidate. La prima è considerata una valle più “selvaggia”, punto di partenza di diverse passeggiate di media montagna e percorsi escursionistici estivi. Non è raro, nei lunghi tratti in mezzo ai boschi, riuscire ad avvistare qualche animale. Qui le famiglie con bambini piccoli possono esplorare i boschi “magici” del Peutérey, dove si incontrano “case di druidi e folletti” e arrivare fino al Lago Combal. Altre due attrazioni della valle sono le Pyramides Calcaires, formazioni di roccia calcarea simili a piramidi visibili sopra il ghiacciaio del Miage, e il santuario Notre-Dame de la Guérison.
La Val Ferret ha un aspetto molto caratteristico perché da un lato, quello del Monte Bianco, è aspra e rocciosa, mentre dall’altro le cime sono più arrotondate e coperte di vegetazione. Qui uno dei percorsi più frequentati è quello in direzione del Rifugio Elena, dalla cui balconata si può ammirare tutta la vallata: è molto adatto anche alla famiglie perché lungo la strada si può fare una sosta al parco giochi e una sulle sponde di un piccolo lago. La Val Ferret, la Val Veny e anche la meno conosciuta Val Sapin sono anche zone molto adatte a chi è in cerca di itinerari da fare in mountain bike: rispetto al Tour dei Rifugi, sono meno impegnativi, si possono fare anche gite di due ore in queste vallate per chi è meno pratico o vuole semplicemente scoprire se la mountain bike fa per lei o per lui.
Si possono seguire anche itinerari di alpinismo guidato, sia per i più esperti che per chi è alle prime esperienze. Una delle ascensioni più classiche è quella detta del Petit Mont Blanc, il versante ovest del Monte Bianco, che ha un dislivello di mille metri e una durata di 5 ore circa. Oppure, più adatta ai principianti, c’è l’ascensione dell’Aiguille d’Entrèves, una cima incastonata nel ghiacciaio del Monte Bianco: il percorso prevede l’attraversamento in cresta da ovest a est per cui bisogna essere muniti di scarponi e ramponi.
Courmayeur è un posto ideale anche per fare arrampicata, sia in palestra come allenamento (in paese c’è una palestra di roccia al chiuso che offre diversi corsi per principianti) sia sulle pareti della montagna. Tra le esperienze di arrampicata più suggestive ci sono quella del Gran Capucin, una punta di granito rosso che si chiama così perché ricorda la figura di un frate cappuccino, del Clocher, della Chandelle e del Trident du Tacul.
Altre cose che si possono provare per approfittare dei sentieri e dei paesaggi di Courmayeur sono il nordic walking, che si pratica camminando con racchette simili a quelle usate nello sci di fondo, e la fat bike, un’evoluzione della tradizionale mountain bike ma con le ruote più grosse che permettono di fare tratti ancora più difficili. Per chi vuole provare la pesca sportiva, invece, il consiglio è di andare nella riserva della Dora di Val Ferret dove il lago è pieno di trote e si può acquistare un permesso giornaliero per pescare: si può praticare la pesca classica, ma anche quella cosiddetta no-kill, che prevede di liberare i pesci subito dopo averli pescati e non uccidere nessun animale.
Per una pausa tra le escursioni, vicino alla stazione di Pavillon, si può visitare il giardino botanico alpino Saussurea, considerato il giardino più “alto” d’Europa, visto che si trova a 2.175 metri sul livello del mare. Deve il suo nome a una pianta molto rara che cresce nella pietra, la Saussurea alpina, che a sua volta fu chiamata così per via di Horace-Bénédict de Saussure, il primo alpinista a proporre la salita al Monte Bianco nel 1786. Il giardino ospita piante medicinali e piante di alta quota (più di 900 specie diverse) che d’estate raggiungono l’apice della fioritura. È visitabile tutti i giorni fino al 20 settembre.
A Courmayeur (e a tavola)
In paese, si può visitare il Museo Alpino Duca degli Abruzzi, chiamato così perché voluto e inaugurato, nel 1929, da Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, alpinista ed esploratore oltre che membro della famiglia reale italiana. Ha sede nella storica Casa delle Guide di Courmayeur e documenta la storia delle guide alpine con foto, testimonianze e vecchi attrezzi per l’arrampicata. Tra le altre cose si possono vedere i diari su cui le guide prendevano annotazioni sulle varie ascensioni e i libri dei rifugi sui quali gli alpinisti segnavano il loro passaggio. C’è anche un plastico dettagliato del Monte Bianco e uno del K2.
Un’altra cosa per cui vale la pena stare nel centro di Courmayeur è Lo Matsòn, il mercato all’aperto di contadini e artigiani che si tiene la prima domenica di settembre. Tra i prodotti valdostani più tipici che si trovano sulle bancarelle ― ma che si possono acquistare nei negozi del paese anche durante tutto il resto dell’anno ― ci sono formaggi come la Fontina e il Fromadzo, un formaggio vaccino a pasta semidura, salumi e il Lard d’Arnad, il famoso lardo locale. Agli appassionati di vini invece è consigliata una visita alla cantina sperimentale di Cave Mont Blanc, un’azienda vinicola esperta nella produzione di vini e spumanti ad alta quota: il loro laboratorio di spumantizzazione si trova a 2.173 metri sul livello del mare.
Di esperienze enogastronomiche se ne possono fare tante altre nei ristoranti di Courmayeur e dei paesi vicini. Si trovano piatti innovativi, ma anche tanta cucina tradizionale, genuina, basata sui prodotti “a chilometro zero”, come si dice. La vicinanza con la Francia e la Svizzera in particolare ha creato una tradizione culinaria ricca di commistioni di sapori: c’è una cucina di montagna, italiana, ma dai forti legami transalpini. Per gli appassionati di dolci, oltre al Monte Bianco, il dessert a base di castagne, zucchero e panna che somiglia al massiccio da cui prende il nome, ci sono la fonduta di cioccolato con frutta fresca e biscotti, i torcettini al burro e le sottilissime tegole valdostane. Dopo cena, poi, vale la pena alzare gli occhi per vedere le stelle come non è possibile fare in città.
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Caro Professor Aristogitone può darsi lei abbia ragione e che il “pezzo” funzioni, ma ho dei dubbi. Come cantava la Cinquetti, non ho più l’età per scandalizzarmi, ma ancora mi illudo di riconoscere un lavoro mediocre. Non mi sembra questo un modo efficace di vendere Courma al suo target, che non è quello di Chamonix. Sarebbe come vendere Portofino con le stesse argomentazioni buone per la Riviera Romagnola o per rimanere in VdA Cogne con le argomentazioni buone per Cervinia. Poi ovviamente c’è il discorso di merito sul turismo montano ma anche nell’ambito delle marchette, rispettabile professione, c’è marchetta e marchetta. Qui il cliente ha speso male i suoi soldi, secondo me e magari sono anche soldi legati a qualche fondo regionale. Come diceva il Divo, a pensar male si fa peccato, ma spesso non si sbaglia.
Di cosa vi scandalizzate? Questa è la propaganda che fa ogni località semplicemente perché per attirare schiere di spendaccioni non si deve assolutamente parlare di cultura, storia e cose del genere. Chi apprezza questi ultimi aspetti non spende a caso, di solito, mentre chi può comprarsi quante più cose possibili in una località di grido, per sé e per magari anche i figli, spende volentieri per sentirsi pago di stare facendo una vacanza esclusiva e piena di cose che poi si possono raccontare.Il turismo degli ignoranti è il più redditizio e anche i giornalisti che lo trattano, ci dev’essere in loro una dose di ignoranza proporzionata alle banalità da offrire.Da un lato va bene che questi turisti si concentrino in determinate località lasciandone di libere da ignoranza per chi cerca tutt’altro.
Partendo dal presupposto che sono daccordo con le considerazioni del Gognablog, e che Courmayer l’ho sempre vissuta marginalmente come città, in quanto i miei soggiorni degli ultimi anni sono sempre stati in campeggio in Val Veny…
Volevo solo fare una precisazione. Il riferimento alla presenza di druidi e folletti a Peuterey è legato al fatto che ogni anno a fine Luglio o inizi Agosto (non ricordo) nei boschi adiacenti al campeggio La Sorgente si svolge Celtica una manifestazione alla quale non sono mai stato perchè rientro fra coloro che, tranne rare occasioni, rifuggono le folle. Quello che invece mi piace è ciò che tale manifestazione lascia….delle fantasione realizzazioni con legno e colori che rimangono nei boschi a manifestazione finita e che penso siano il motivo della descrizione riportata nell’articolo.
La sensazione conclusiva che ho provato è di amarezza. Si vende un luna park. Altro che Monte Bianco. Il tutto potrebbe essere nell’hinterland di una qualsiasi metropoli. Nessuna valorizzazione delle vere specificità di Courmayeur. Che amarezza, ma è così dappertutto. La società consumistica ci vuole tutti uguali. Chi oggi è attirato dalla piscina in quota sopra Courma, domani la cercherà a Cortina o in un’altra località. Ci vorrebbero tutti soldatini che rispondono a input omogenei, non che cercano le differenze.
Concordo con la redazione. La pochezza di questo promo è la totale mancanza di ogni riferimento storico. Un eterno presente di plastica fatto di cose da fare. Una sofferenza per chi ha amato e frequentato quel luogo e un documento della scarsa lungimiranza di chi vuole vendere la montagna e non sa neppure farlo in modo professionale. Vuoi vendere: va bene, ma c’è modo e modo anche di vendere. Oltretutto c’è un problema di coerenza col prodotto. Qui mancano anche i fondamentali del marketing. Non puoi vendere una Ferrari con lo stile Tecnocasa. Un buon antidoto a questo piattume può essere la lettura dei capitoli del libro di Paolo Paci “4810” dedicati a Courmayeur e alla sua evoluzione nel tempo. Dichiaro il mio conflitto di interessi. Paolo è un amico, ma quello che mi piace di quello che scrive è la sua descrizione degli ambienti sociali che fanno da sfondo all’alpinismo. La terza dimensione: l’alpinismo come Azione, Visione (direbbe Gogna) e Società.