EXPO: lettera aperta

Questa lettera, datata 21 gennaio 2015, è stata indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, alle Autorità e agli esperti invitati all’incontro istituzionale tenutosi a Milano il 7 febbraio 2015 e promossa via stampa e internet. Ma non abbiamo assistito alla diffusione che avrebbe meritato, non è stata una notizia da telegiornale.
Abbiamo ritenuto opportuno, per l’importanza dell’argomento trattato, di riportarla integralmente qui.

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EXPO: lettera aperta
Allo stato attuale la produzione agricola mondiale potrebbe facilmente sfamare 12 miliardi di persone… si potrebbe quindi affermare che ogni bambino che muore per denutrizione oggi è di fatto ucciso (Jean Ziegler, già Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo).

Signor presidente del Consiglio,
i giornali ci informano che lei sarà a Milano il 7 febbraio 2015 per lanciare un Protocollo mondiale sul Cibo, in occasione dell’avvicinarsi di EXPO. Ci risulta che la regia di tale protocollo, al quale lei ha già aderito, sia stata affidata alla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition. Una multinazionale molto ben inserita nei mercati e nella finanza globale, ma che nulla ha da spartire con le politiche di sovranità alimentare essenziali per poter sfamare con cibo sano tutto il pianeta.

EXPO ha siglato una partnership con Nestlè attraverso la sua controllata San Pellegrino per diffondere 150 milioni di bottiglie di acqua con la sigla EXPO in tutto il mondo. Il Presidente di Nestlé Worldwide già da qualche anno sostiene l’istituzione di una borsa per l’acqua così come avviene per il petrolio. L’acqua, senza la quale non potrebbe esserci vita nel nostro pianeta, dovrebbe quindi essere trasformata in una merce sui mercati internazionali a disposizione solo di chi ha le risorse per acquistarla.

Questi sono solo due esempi di quanto sta avvenendo in preparazione dell’EXPO.

Scriveva Vandana Shiva: “EXPO avrà un senso solo se parteciperà chi s’impegna per la democrazia del cibo, per la tutela della biodiversità, per la difesa degli interessi degli agricoltori e delle loro famiglie e di chi il cibo lo mette in tavola. Solo allora EXPO avrà un senso che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peggio ancora, occasione per vicende di corruzione e di cementificazione del territorio.”

Il Padiglione Italia di EXPO 2015
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“Nutrire il Pianeta, Energia per la vita” recita il logo di EXPO. Ma EXPO è diventata una delle tante vetrine per nutrire la multinazionali, non certo il pianeta.

Come si può pensare infatti di garantire cibo e acqua a sette miliardi di persone affidandosi a coloro che del cibo e dell’acqua hanno fatto la ragione del loro profitto senza prestare la minima attenzione ai bisogni primari di milioni di persone ?

Expo si presenta come la passerella delle multinazionali agroalimentari, proprio quelle che detengono il controllo dell’alimentazione di tutto il mondo, che producono quel cibo globalizzato o spazzatura, che determina contemporaneamente un miliardo di affamati e un miliardo di obesi.

Due facce dello stesso problema che abitano questo nostro tempo: la povertà, in aumento non solo nel Sud del mondo ma anche nelle nostre periferie sempre più degradate.

EXPO non parla di tutto ciò. Non parla di diritto all’acqua potabile e di acqua per l’agricoltura familiare. Non parla di diritto alla terra e all’autodeterminazione a coltivarla.

Non si rivolge e non coinvolge i poveri delle megalopoli di tutto il mondo, non si interroga su cosa mangiano, non parla ai contadini privati della terra e dell’acqua, scacciati attraverso il Land e Water grabbing (la cessione di grandi estensioni di terreno e di risorse idriche a un paese straniero o a una multinazionale), espulsi dalle grandi dighe, dallo sviluppo dell’industria estrattiva ed energetica, dalla perdita di sovranità sui semi per via degli OGM e costretti quindi a diventare profughi e migranti.

E non cambia certo la situazione qualche invito a singoli personaggi della cultura provenienti da ogni angolo della terra e impegnati nella lotta per la giustizia sociale. Al massimo serve per creare qualche diversivo.

In EXPO a fianco della passerella delle multinazionali si dispiega la passerella del cibo di “eccellenza”. Expo parla solo alle fasce di popolazione ricca dell’occidente e questo ne fa oggettivamente la vetrina dell’ingiustizia alimentare del mondo, nella quale la povertà si misurerà nel cibo: in quello spazzatura per le grandi masse e in quello delle eccedenze e degli scarti per i poveri.

In questi mesi, di fronte a tutto quello che è accaduto nella nostra città, dall’illegalità allo sperpero di ingenti risorse economiche per l’organizzazione di EXPO in una città dove la povertà cresce quotidianamente e che avrebbe urgenza di ben altri interventi, noi abbiamo maturato un giudizio negativo su EXPO.

Ma come cittadini milanesi non possiamo fuggire la responsabilità di impegnarci affinché l’obiettivo di “Nutrire il pianeta” possa essere meno lontano.

Per questo avanziamo a Lei e alle autorità politiche ed amministrative che stanno organizzando EXPO alcune precise richieste.

Il Protocollo mondiale sulla nutrizione che Lei intende lanciare, pur dicendo anche alcune cose condivisibili, evitando i nodi di fondo, rimane tutto all’interno dei meccanismi iniqui che hanno generato l’attuale situazione. Noi le chiediamo di porre al centro la sovranità alimentare e il diritto alla terra negati dallo strapotere e dal controllo delle multinazionali in particolare quelle dei semi. Chiediamo che sia affermata una netta contrarietà agli OGM che sono il paradigma di questa espropriazione della sovranità dei contadini e dei cittadini, il perno di un modello globalizzato di agricoltura e di produzione di cibo che inquina con i diserbanti, consuma energia da petrolio, è idrovoro e contribuisce al 50% del riscaldamento climatico.

Le chiediamo che venga affermato il diritto all’acqua potabile per tutti attraverso l’approvazione di un Protocollo Mondiale dell’acqua, con il quale si concretizzi il diritto umano all’acqua e ai servizi igienico sanitari sancito dalla risoluzione dell’ONU del 2011.

Expo-2015

Chiediamo che vengano rimessi in discussione gli accordi di Partnership tra EXPO e le grandi multinazionali, che, lungi dal rappresentare una soluzione, costituiscono una delle ragioni che impediscono la piena realizzazione del diritto al cibo e all’acqua.

Chiediamo che si decida fin d’ora il destino delle aree di EXPO non lasciandole unicamente in mano alla speculazione e agli appetiti della criminalità organizzata e che, su quei terreni, venga indicata una sede per un’istituzione internazionale finalizzata a tutelare l’acqua, potrebbe essere l’Authority mondiale per l’acqua, e il cibo come beni comuni a disposizione di tutta l’umanità. Una sede dove i movimenti sociali come i Sem Terra, Via Campesina, le reti mondiali dell’acqua, le organizzazioni popolari e i governi locali e nazionali discutano: la politica per la vita.

Una sede nella quale la Food Policy diventi anche Water Policy, dove si discuta la costituzione di una rete di città che assumano una Carta dell’acqua e del Cibo, nella quale si inizi a concretizzare localmente la sovranità alimentare, il diritto all’acqua, la sua natura pubblica, la non chiusura dei rubinetti a chi non è in grado di pagare, la costituzione di un fondo per la cooperazione internazionale verso coloro che non hanno accesso all’acqua potabile nel mondo.

Una sede nella quale alle istituzioni e ai movimenti sociali, venga restituita la sovranità sulle scelte essenziali che riguardano il futuro dell’umanità.

“La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone” affermava Gandhi. E questa verità oggi è più che mai attuale e ci richiama alla nostra responsabilità, ognuno per il ruolo che svolge.

Firmato:
Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Piero Basso, Franco Calamida, Massimo Gatti, Antonio Lareno, Antonio Lupo, Emilio Molinari, Silvano Piccardi, Paolo Pinardi, Basilio Rizzo, Erica Rodari, Anita Sonego, Guglielmo Spettante.

Le adesioni alla lettera aperta, sia individuali che collettive, vanno comunicate ad uno dei seguenti indirizzi mail:
Vittorio Agnoletto vagnoletto@primapersone.org
Franco Calamida f.calamida@alice.it

 

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EXPO: lettera aperta ultima modifica: 2015-03-25T07:00:38+01:00 da GognaBlog

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21 pensieri su “EXPO: lettera aperta”

  1. Questa cosa delle concessioni a Farinetti senza gara di appalto è stata denunciata ieri sera da Travaglio alla trasmissione di Santorio dove era presente lo stesso Farinetti.
    Non mi è sembrato che Farinetti l’ abbia digerita molto bene.

  2. A me queste benemerite e altruiste (…..sto quasi per strozzarmi) fondazioni legate alle multinazionali, che in maniera disinteressata (……adesso mi strozzo proprio) vogliono il bene dell’umanità. Mi lasciano sempre perplesso, mi fanno venire il prurito al naso. E quando mi viene il prurito al naso mi devo sempre preoccupare.

  3. I quanto ad essere allineati… se il suo significato è quello di accomunarsi a persone, singoli soggetti che si coalizzano per il bene comune, allora io mi allineo come già più volte mi è capitato di fare e più volte già con alcune di queste persone.
    Non credo però che allinearsi sia il termine più corretto, far sembrare ciò che è una comunità d’intenti come risultato di una politica di stampo stalinista mi sembra quantomeno fuori luogo… direi piuttosto che condivido ciò che questo documento evidenzia e ne diffondo il messaggio.
    Non che ogni qualòvolta si sia d’accordo con qualcuno o qualcosa significhi essere allineati, anche perché non esiste una realtà collettiva per cui esserlo e lo spauracchio dei comunisti mangia bambini che tanto amano i populisti stile berlusca sarebbe ora che la gente comprendesse che sono solo spauracchi e non verità…! Io non li gradisco mi fanno acidità di stomaco…

  4. “Quanto descritto non corrisponde a verità. In merito alla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), desideriamo precisare quanto segue: la Fondazione BCFN è un centro di pensiero multidisciplinare, nato nel 2009 con l’obiettivo di analizzare i grandi temi legati all’alimentazione e alla nutrizione a livello globale. Organismo garante della Fondazione BCFN è l’Advisory Board, gruppo composto da scienziati ed esperti che opera secondo i principi di indipendenza e di eccellenza, in quanto è un centro di incontro delle migliori espressioni internazionali riconosciute nei campi di conoscenza sociale, medico-scientifica, ambientale ed economica.“

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    “In merito all’accusa rivolta all’azienda Barilla di essere “una multinazionale molto ben inserita nei mercati e nella finanza globale, ma che nulla ha da spartire con le politiche di sovranità alimentare essenziali per poter sfamare con cibo sano tutto il pianeta”, desideriamo precisare quanto segue:

    · Siamo fieri di essere tra i pochi gruppi alimentari ancora italiani che portano l’eccellenza italiana in tanti mercati del mondo

    · Siamo convinti che la pasta sia un modo per dare da mangiare alla gente in modo sano e sostenibile

    · Abbiamo difficoltà nel comprendere come si possa definire Barilla “ben inserita nella finanza globale,” dal momento che non siamo neanche quotati in Borsa.”

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    MA SONO INDIPENDENTI O NO… ? SAREBBE INTERESSANTE CAPIRE CHE COSA SI INTENDA PER INDIPENDENZA IN QUESTO CASO…

  5. Anche se non li conosco come Luca, io sto con loro perchè si danno da fare per un principio, un ideale giusto. E nella vita i principi e gli ideali valgono. Sopratutto quelli che vogliono difendere la povera gente dalla violenza di chi già è pieno di soldi e potere e ne vuole ancora di più.

  6. Ma si diventa revisionisti e destri con l’età o lo si è già da piccoli? Boh, intanto io so che almeno cinque dei firmatari della lettera non erano stalinisti fin da giovani, ci ho lavorato e fatto politica assieme per anni, sto con loro.

  7. Qui nessuno vuole essere allineato a nessuno. quasi un dogma in questo blog 😉

    Sono anch’io dell’idea che la lettera della fondazione Barilla, semplicemente “difende” alcuni punti aziendali.

    Ma rispetto al tema generale, qui in oggetto, di quello che dicono/fanno le aziende private o fondazioni collegate, a me importa poco, perchè sono sempre posizioni legate al profitto aziendale, Interesse particolare.

    Qui invece (all’EXPO) si dovrebbe parlare di temi di interesse dei cittadini degli stati di tutto il mondo: la mancanza di cibo, la tutela dell’acqua, o no ?

    Lo stridore insopportabile, è a monte dei comportamenti delle aziende private, per me è la contraddizione su come è stato gestito in Italia l’EXPO dagli enti pubblici (il meccanismo delle partnership con gruppi privati, multinazionali o startup brianzole, che siano).

    L’esempio che fai sulla musica non mi quadra, ma la musica è qualcosa che sta a metà tra razionale ed irrazionale (per usare parole tue) ed è che io e te abbiamo forse visioni molto diverse di arte e scienza 🙂 Tu mi pare abbia una visione “positivista” della scienza, perchè mi sembra che ne attribuisci l’avere una verità oggettiva sul funzionamento del mondo… io sono (diventato) nichilista invece, perchè ho constatato nel mio piccolo come la scienza possa essere usata con obbiettivi di potere particolare “antiscientifici”… quindi, con esempio terra-terra: malgrado ci siano scienziati che si ribellano ad una scienza plagiata ad uso e consumo del business, l’insulina continua ad essere propinata quando forse non dovrebbe esserlo ed in generale le multinazionali continuano a vendere medicinali ad cazzum. Forse forse, le stesse multinazionali producono OGM… (scherzo…) Ecco perchè noi cialtroni ignoranti, siamo diventati molto prevenuti… 🙂

  8. Io non la noto Stefano. Mi spiace. La risposta mi pare puntuale e corretta (fatto fact cheking) ed ancora di più purtroppo la letterina barricadera dell’armata brancaleone mi sembra che abbia pestato una merda. Ho dato un’occhiata all’advisory board del Barilla Center che è autore del Protocollo di Milano. Per la cronaca lo sai chi è Riccardo Valentini? Non solo è un premio nobel per la pace ma anche uno che sulle questioni del cambiamento climatico, della ripartizione delle risorse e cosette così si è speso non poco. Oltre ad avere competenza sull’argomento e non sulla fatina buona del cazzo come direbbe il tenente Hartmann. E altrettanto potrei dire del Prof. Ricordi che è il più importante diabetologo del mondo. Uno che quando ha dovuto cazziare le multinazionali del farmaco a cui conviene vendere insulina piuttosto che offrire soluzioni ci è andato anche troppo greve. Se al tuo o di altri paradigma conviene considerare personaggi di questo calibro servi delle multinazionali fate pure. Sarebbe come dire che Mozart, Bach e Beethoven facevano musica di merda e che è meglio ascoltare Gigi D’Alessio che lui sì che ne sa. Per me, detto dal profondo del cuore, la questione finisce qui. E me ne dolgo amaramente perchè vedo con grande preoccupazione la sostanziale incapacità di tutto ciò che è antagonista di essere credibile. Un bel guaio. Perdonami la brutalità e spero che tu non me ne voglia per il fatto di non essere allineato.

  9. Sull’acqua ne vedremo certamente delle belle. Quando alla gente gli verrà a mancare non credo che se ne starà tranquilla e rassegnata.

    Quanto agli OGM , io non ci capisisco, nulla ma sinceramente mi spaventano. Puà darsi che l’agricoltura tradizionale non sarà in grado di soddisfare i bisogni futuri dell’umanità. Ma se la facciamo morire come abbiamo fatto in Italia perchè l’abbiamo sacrificata a favore del consumo del territorio per l’industria del cemento della speculazione edilizia. Ci credo.

  10. E per concluderla con una battuta credo che faranno fatica a trovare agronomi, biologi, genetisti disposti a sottoscrivere un “Chiediamo che sia affermata una netta contrarietà agli OGM”. Contenti loro. Così la mette giù una giovane amica (non a caso all’estero) ricercatrice del settore: “Credo che da un punto di vista tecnico non ci sia alcun dubbio che la modificazione genetica rappresenti una tecnologia necessaria per il nostro sviluppo in campo agricolo e non, ma penso che non voler vedere alcuna ambiguità nello squilibrio globale dei rapporti di forza tra agricoltura local ed impatto delle lobby delle grandi multinazionali sia altrettanto fazioso e poco interessante.” Messa così gliela appoggiavo entusiasticamente.

  11. Scusate se le riscrivo eh, giusto per pararmi il kulo:
    1) “Scusate ma non ho parlato di acqua (non ci capisco una sega).”
    2) “ora come allora ridistribuire le ricchezze e le risorse sarebbe sacrosanto ed intelligente, anche solo in quanto “egoismo lungimirante”, come appare evidente dall’aumentare continuo delle tensioni geopolitiche”
    3) “A parte tutte le, anche giuste, considerazioni sull’Expo”
    Io avevo circoscritto le mie affermazioni a due aspetti: quello specifico degli OGM, e quello generale. Prima di scrivere una lettera che affronta tematiche sociopolitiche ma anche tecniche avrei coinvolto qualcuno con competenze specifiche.
    Voi ed io ci possiamo permettere delle chiacchiere da bar. I personaggi pubblici che fanno annunci pubblici secondo me un po’ meno.

  12. Vero Marco! Mi girano a elica non c’è dubbio! Ma la lettera in questione non mi appare scritta sugli stessi toni.
    La lettera denuncia una situazione che è davanti agli occhi di tutti senza dare ricette in proposito, ma invitando ad una rivalutazione sulla base di reali necessità comuni che conosciamo tutti (solo per citare l’acqua: c’è stato il referendum dove in molti ci siamo prodigati a spiegare ed acculturare quindi, sui possibili risvolti di una privatizzazione del massimo bene universale dando spunti a chiunque per comprendere e così è stato. Magari come ammetti tu stesso qualcosa ti è sfuggito, magari non è sfuggito a te ma a chi aveva il compito istituzionale e profumatamente retribuito di legiferare in proposito e non l’ha ancora fatto, preferendo agire per vie, direi poco chiare e/o illegali, annebbiando proprio la comprensione su quello che si era dichiarato al referendum…).
    Denunciare che si è demandato in pieno conflitto d’ìinteressi, la gestione dell’argomento clou dell’ expo a multinazionali del settore tra le quali Nestlé già ben nota a livello internazionale per essere tra i massimi esponenti di un commercio becero e senza limiti (il latte in polvere africano ti dice nulla?), non è facile propaganda complottista ma una esposizione in piena regola delle conseguenze che ne deriveranno dal momento che durante tali farse, pagate oltretutto anche coi soldi degli italiani, si stileranno documenti e prese d’impegno o ridicole o deleterie in futuro e conteranno non poco, come già si è visto in altri appuntamenti sui generis…
    Denunciare che da più parti sul pianeta si stanno creando situazioni schiavizzanti in nome del benessere occidentale, mi sembra sia, alla luce delle notizie che tutti noi possiamo trovare sia in rete che su moltitudini di pubblicazioni,una realtà: prova a trovare un caffè in sud-america… il sud america è tra i massimi produttori mondiali di caffè eppure la gente è costretta a bere nescafè (sicuramente alemno in Colombia, Ecuador, Guatemala e Perù)… e di chi è nescafè???
    Per concludere, la lettera non vuole insegnare niente a nessuno ma tende invece a proporre nel caso, un possibile contraddittorio che non dia atto alle solite e ben note strumentalizzazioni dell’expo.
    Temo però che servirà a ben poco purtroppo…

  13. Non è che dagli EXPO in generale ci si possa aspettare granchè. Sono d’accordo sul fatto che certi argomenti vengano spesso affrontati con idealismo crociano però quello dell’acqua è un problema serio tant’è che diversi esperti di geopolitica lo considerano come un possibile fattore scatenante di future tensioni sociali di non poco conto.

  14. Scusate ma non ho parlato di acqua. E non saprei che dire più che darvi genericamente ragione. Non ho idea di cosa comporti la gestione della medesima. A capocchia (detesto le consultazioni su temi tecnici fatte urbi et orbi) ho votato contro la privatizzazione dell’acqua. Con il disagio di non aver ben capito che stavo votando. Su quello che riguarda il fatto che fra le nazioni ed all’interno delle medesime ci siano grandi e gravi sperequazioni ho convenuto. E che queste aggravino problemi geopolitici pure anche. Mi pare intuitivo e sotto gli occhi di tutti. E’ sulla questione tecnica che l'”agricoltura delle origini” a bassa tecnologia senza uso di OGM od “altri artifici” sia in grado di soddisfare le esigenze di un mondo popolato da oltre sette miliardi di persone che mi sono permesso, visto che è il campo in cui ho studiato, di esprimere dei dubbi e li ho motivati.
    Contesto l’affermazione che il genocidio fosse scienza o tecnologia. Noi siamo Homo sapiens sapiens e nessun antropologo (non antropologo culturale, intendo zoologo antropologo) riguardo alla specie umana ammette l’esistenza di sottospecie o razze. Che si sia utilizzata in molte occasioni la tecnologia per scopi pessimi è invece indubbiamente vero, ma mentre nel corso dei secoli le tecnologie sono molto cambiate non è certo colpa delle medesime se le intenzioni sono rimaste più o meno quelle. 🙁
    Esempi dolenti in cui pregiudizi ideologici ed umanistici hanno piegato la scienza con risultati devastanti se ne possono enumerare parecchi. Uno dei più istruttivi è la sciagurata genetica delle caratteristiche acquisite di Lysenko che per qualche motivo piaceva tanto a Stalin ma ha devastato l’agricoltura sovietica provocando orribili carestie.
    E visto che ci siamo, caro Michelazzo, quando un giornalista che non ha mai messo piede in montagna ciarla di valanghe piuttosto che di altri rischi della montagna… non ti vengono i famosi cinque minuti?

  15. Marco,

    non mi è chiaro il tuo pensiero sottostante i punti di diatriba filosofica; potresti spiegarcelo con esempio terra terra ?
    Vuoi dirci che la lettera è na roba radical-chic di saccienti ignoranti nella scienza della terra ?
    E’ questo che ti fa tristezza ? O il tuo post è una scherzosa provocazione ? 😉

    Non ho tutti i riferimenti che citi ma traspare un concetto che ci vede forse in posizioni opposte: il concetto per cui se non si ha una certa competenza tecnologica/scientifica (ed anche sociale/di territorio dico io), bisogna tacere a riguardo di specifici temi inerenti. Mica vero! Sopratutto se i temi sono di interesse così generale come l’acqua ed il cibo, necessari alla soppravivenza di ogni essere organico (ci metto pure le pulci e le bacche).

    Dunque tu trovi ideologica la posizione anti OGM, e forse nel contenuto potresti avere anche ragione (sono combattuto sulla questione), ma il fatto è che ormai noi “gente di strada” ed intellettuali-ignoranti, siamo un pò prevenuti sugli statements di corporations multinazionali del “not be evil”, che in realtà non hanno interesse nel bene della gente, ma il profitto aziendale; è il buon vecchio solito capitalismo (zombizzato). Ci sarebbero mille esempi collaterali da fare, vedi acqua pubblica, vedi energia nucleare, vedi temi etici (l’eutansia per esempio). ambientali (chi sei tu per venir a dir a me montagnard cosa fare e non fare in montagna), etc.

    Allora. Per me non è “bene” tutto quello che la scienza e la tecnologia fanno e Stefano riporta giustamente il tragico esempio della “scienza” nazista. Certo era/è “tecnologia” anche il genocidio! C’è un bellissimo sequel cinematografico che amo a proposito dei tragicomici effetti dell’iper-razionalismo medico in “the kingdom” di Lars Von Trier.

    Poi sulla questione della “communicazione”: in Italia ormai siamo paradossalmente incapaci di comunicazione sociale che un qualsiasi argomento / istanza politica o sociale diventa popolare solo se si invia un tweet / una lettera al nostro beneamato monarca Matteo Renzi. Questo si che è triste. Ma questo dover passare dal boss è solo una banale/disperata strategia di marketing comunicativo…

    Stefano,
    sono completamente d’accordo su tue considerazioni sull’acqua.
    Veramente ci siamo rotti i marroni in Italia ad andare a votare ai referendum contro la privatizzazione e dovere ogni anno poi di nuovo ricominciare la lotta da capo. Sta cosa dell’acqua delle fontane della valle Camonica non la sapevo. Tra un pò verrà fatto anche per le falesie e tutte le montagne poi 😉

    Si, so bene che la nostra lotta contro l’eliski ti sembri ora una minchiatina da bar, ma non è così: è una piccola battaglia “sperimentale” da cui partire per riflettere noi (aplinisti, cioè parlo per te! io sono uno stupido cittadino di mare pure) e far riflettere i nostri figli su come il pianeta terra potrà assomigliare a Matrix (il film di fantascienza) se non facciamo “qualcosa”. Prova ne proprio questo post di Alessandro, apparentemente scorrelato dai temi che riguardano la montagna…

    Concludendo,
    io sono fondamentalmente d’accordo con il contenuto della lettera:

    ” “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita” recita il logo di EXPO. Ma EXPO è diventata una delle tante vetrine per nutrire la multinazionali, non certo il pianeta.”

    Quindi l’EXPO, scandali e corruttele tutte italiche a parte, è in ipocrisia ideologica: altro che morti per denutrizione e politiche agricole del pianeta, saremo invece a pontificare con tanta pubblicità-progresso i vari Barilla, Farinetti, multinazionali ben più potenti eppoi tante bottigliette d’acqua brandizzata per tutti (basta pagare)!

    Quello che invece ci rende felici ?
    Quella frase di Marco Rigoni Stern citata in altro post qui l’altroieri…

  16. Marco, la letterea come si può leggere, punta in maniera particolare al possibile sfruttamento dell’acqua e della sua privatizzazione alla fonte.
    Primi esperimenti (personalmente non saprei quale altro aggettivo usare per definire la situazione) stanno già avvenendo ed alcune fontane della valle Camonica sono usufruibili soltanto dai residenti con tessaerina magnetica. E questa non è fantascienza o complottismo ma la realtà…!
    Diverse associazioni denunciano già da anni le situazioni allucinanti dovute alle grandi dighe, costruite sempre in Paesi terzomondisti con governi corrotti. Le popolazioni sono rese schiave grazie soprattutto alla carenza di risorse idriche controllate a vista da guardie armate che sparano senza preavviso a chiunque si avvicini. Non sono notizie da film catastrofico, ma realtà confermatemi anche e soprattutto da un amico alpinista che ci ha lavorato per qualche tempo con un’azienda italiana e che è tornato a casa inorridito da ciò che aveva vissuto.
    Se non si ponesse un fermo a questa situazione che sta prendendo i toni sempre più decisi di un tentivo di accaparramento a scopi commeciali di un bene comune ciò che ne scaturirà sarà tragico.
    L’eliski ed il suo impatto ambientale a quel punto diventerà una barzelletta da baretto.
    La scienza è ciò che ci permette di progredire, ma in suo nome spesso sono stati perpetrati delitti contro singoli e contro l’umanità, non dimentichiamolo perché non si può dimenticare personaggi tipo Mengele, il quale operava a suo dire ed a dire di chi lo sosteneva in nome della scienza!

  17. “La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone” affermava Gandhi. Ovviamente prima del 1948. Nel 1948 questo pianeta ospitava meno di due miliardi e mezzo di persone, oggi più di sette. Nelle affermazioni di Ghandi c’era molto di giusto, nel senso che ora come allora ridistribuire le ricchezze e le risorse sarebbe sacrosanto ed intelligente, anche solo in quanto “egoismo lungimirante”, come appare evidente dall’aumentare continuo delle tensioni geopolitiche. Ma oggi come oggi c’è anche qualcosa di sbagliato, un wishfull thinking un po’ illusorio ed ingenuo. Credo che i problemi del ventunesimo secolo difficilmente potranno essere affrontati con le tecnologie del ventesimo e meno che mai con quelle del diciannovesimo o del diciottesimo. E mi spiace davvero che su questi temi rilascino dichiarazioni così tranchant (ad esempio no OGM) personaggi che pur essendo degli intellettuali e ottimamente intenzionati non hanno alcuna preparazione specifica agronomica o delle filiere alimentari. Dispiace ed è purtroppo la solita storia. In questa nazione siamo vittime del pregiudizio crociano, di un malinteso tardo idealismo, dove alle idee astratte ed alle intenzioni è ampiamente concesso travalicare le evidenze scientifiche e la realtà. Siamo in un paese dove la voce più ascoltata sugli OGM è quella di Celentano… piuttosto che sui vaccini quella di Romina Power. Un paese dove ci si pone il problema della legittimità della sperimentazione sugli animali e un esperto di filologia romanza si crede patentato per pontificare sul metodo Stamina. E dove l’irrazionalismo, il pregiudizio antiscientifico e l’idealismo crociano, che sono il fior fiore dell’apparato ideologico reazionario, codino ed anti illuminista, si stanno diffondendo a macchia d’olio proprio fra coloro che si definiscono progressisti e con maggiore forza e determinazione dovrebbero avversarlo. Triste realtà. A parte tutte le, anche giuste, considerazioni sull’Expo.

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