I resti di Irvine

Resti di Andrew “Sandy” Irvine sono stati trovati sull’Everest. La scoperta, effettuata da un team del National Geographic 100 anni dopo la scomparsa dell’alpinista con George Mallory, potrebbe aggiungere nuovi indizi a uno dei più grandi misteri irrisolti dell’avventura di tutti i tempi. In precedenza, già un altro team National Geographic nel 2019 aveva scalato l’Everest alla ricerca di una macchina fotografica che potesse riscrivere la storia.

I resti di Irvine
di Grayson Schaffer
(pubblicato su nationalgeographic.com l’11 ottobre 2024)

Quando lo videro, non ci fu dubbio su cosa stessero guardando: uno scarpone che emergeva dal ghiaccio. Avvicinandosi, capirono che la pelle screpolata era vecchia e usurata, e la suola era tempestata e incastonata con chiodi d’acciaio a forma di diamante di un’epoca passata di alpinismo.  

A settembre 2024, sull’ampia distesa del Central Rongbuk Glacier, sotto la parete nord del monte Everest, un team di documentaristi del National Geographic che includeva il fotografo e regista Jimmy Chin, assieme ai registi e scalatori Erich Roepke e Mark Fisher, ha esaminato lo scarpone più da vicino. All’interno c’erano i resti di un piede, che hanno riconosciuto immediatamente come appartenenti ad Andrew Comyn Irvine, o Sandy, come era conosciuto, scomparso 100 anni fa con il più famoso George Mallory. 

Jimmy Chin accanto allo scarpone di Irvine

Il fotografo e regista Jimmy Chin stava guidando una squadra del National Geographic sotto la parete nord dell’Everest a settembre 2024 quando sono stati scoperti uno scarpone e un calzino ricamati con la scritta “AC Irvine”, che si ritiene appartenessero all’alpinista scomparso Andrew Comyn Irvine. Foto: National Geographic/Erich Roepke.

Ho sollevato il calzino”, racconta Chin, descrivendo il momento, “e c’era un’etichetta rossa con la scritta AC IRVINE cucita sopra“. Chin dice che lui e i suoi compagni hanno riconosciuto all’unisono il significato di ciò. “Stavamo letteralmente correndo in tondo ripetendo ‘cazzo, cazzo’, eccitatissimi“. 

Irvine e Mallory furono visti l’ultima volta l’8 giugno 1924, mentre tentavano di diventare le prime persone a raggiungere la cima della vetta più alta del mondo. La questione se avessero raggiunto la vetta è rimasta il più grande mistero di tutti i tempi (alpinistici, NdR). Se Irvine e Mallory ci fossero riusciti, la loro impresa sarebbe arrivata circa 29 anni prima che Tenzing Norgay ed Edmund Hillary raggiungessero finalmente la cima dell’Everest.  

I resti di Mallory furono ritrovati nel 1999, mentre non si sapeva dove si trovassero quelli di Irvine. “È la prima vera prova di dove sia finito Sandy”, dice Chin della scoperta. “Sono state avanzate molte ipotesi“. Spera che la scoperta aiuti a spiegare cosa è successo sulla montagna nel 1924 e porti una conclusione ai parenti di Irvine che ancora l’aspettano. “Quando qualcuno scompare e non ci sono prove di cosa gli sia successo, può essere davvero difficile per le famiglie. E avere anche solo qualche informazione definitiva su dove potrebbe essere finito Sandy è sicuramente d’aiuto, e anche un grande indizio per la comunità degli scalatori su cosa sia successo“. 

Chin ha detto che sospetta che lo scarpone fosse rimasto intrappolato nel ghiacciaio fino a poco prima che il team lo individuasse. “Penso che il ghiaccio attorno si fosse sciolto da poco, forse una settimana prima che lo trovassimo“, ha detto. Foto: Jimmy Chin.
Il calzino che emerge dal ghiaccio con il nome di Sandy Irvine sopra. Foto: Jimmy Chin.

Il calzino, con il nome di Irvine, è stato trovato insieme a uno scarpone e a un piede, emersi dal ghiaccio del Central Rongbuk Glacier. Foto: Jimmy Chin.

Una delle prime telefonate di Chin per condividere la notizia è stata alla pronipote di Irvine, Julie Summers, 64 anni, che ha scritto una biografia di Irvine nel 2001 (in italiano L’altro uomo dell’Everest, CDA, 2002) e ha sostenuto il suo contributo all’alpinismo per anni. Era grata per la notizia.

È un oggetto che gli apparteneva e ha un po’ di lui dentro“, dice dello scarpone. “Racconta l’intera storia su cosa è probabilmente successo“. La Summers sospetta che i resti siano stati trascinati giù dalla montagna dalle valanghe e schiacciati dal ghiacciaio in movimento. “Penso che siamo quasi arrivati ad una conclusione“. I membri della famiglia si sono offerti volontari per condividere campioni di DNA da confrontare con i resti per confermare la loro identità. 

Summers ha detto che la scoperta le ha riportato alla mente i ricordi di quando, nel 1999, si diffuse la notizia che il corpo di Mallory era stato trovato dall’alpinista Conrad Anker, come parte della Mallory and Irvine Research Expedition, che cercava di risolvere la questione se la cordata avesse effettivamente raggiunto la vetta. Un esame dei suoi resti aveva rivelato i profondi segni lasciati in seguito a una caduta dalla corda legata attorno alla vita, indizio che ha suggerito ad Anker che Mallory e Irvine fossero legati insieme nei loro ultimi momenti. “Ho capito subito che era legato al suo compagno e che era caduto per un lungo tratto“, ha scritto Anker in The Lost Explorer, di cui è coautore con David Roberts. La gamba destra di Mallory era gravemente rotta e la gamba sinistra illesa era adagiata delicatamente sulla frattura, il che suggerisce che non è morto immediatamente nella caduta. Gli occhiali scuri erano nella sua tasca, il che ha portato a ipotizzare che la caduta potesse essere avvenuta di sera mentre i due stavano scendendo. La fotografia della moglie che Mallory aveva intenzione di lasciare sulla vetta non c’era.  

Il ritrovamento dei resti di Mallory aveva risposto a diverse domande sul destino dei due uomini, ma ne ha lasciate due grandi senza risposta. Dov’era Irvine? E la cordata aveva raggiunto la vetta? Scalatori e storici hanno pensato a lungo che poter rispondere alla prima domanda avrebbe potuto offrire indizi sulla seconda. Dopo tutto, era Irvine che portava con sé la Kodak Vest Pocket Camera datagli da un altro membro della spedizione, Howard Somervell. Si pensava che la pellicola non sviluppata all’interno potesse contenere l’unica prova conclusiva del loro successo. E così, la ricerca del corpo di Irvine acquisì più interesse, alla pari, in alcuni ambienti, con la ricerca di Amelia Earhart o Michael Rockefeller.  

In quest’ultima foto scattata agli alpinisti, George Mallory (a sinistra) e Sandy Irvine si preparano a lasciare il Colle Nord dell’Everest nel giugno 1924. Foto: Noel E. Odell/Royal Geographical Society (tramite Getty Images).

A settembre, diversi giorni prima di imbattersi nello scarpone, racconta Chin, il team stava scendendo dal Central Rongbuk Glacier quando aveva trovato un altro manufatto che aveva suscitato la loro curiosità. “Scoprimmo una bombola di ossigeno datata 1933“, racconta. Nove anni dopo la scomparsa di Mallory e Irvine, la spedizione britannica sull’Everest del 1933 fu il quarto tentativo di scalare la montagna. Anche questa finì in un fallimento, ma i membri della spedizione del 1933 trovarono una piccozza che apparteneva a Sandy Irvine in alto sulla cresta nord-orientale, anche se ben al di sotto di dove fu trovato Mallory. 

La scoperta della bombola di ossigeno del 1933 aveva fatto riflettere Chin e i suoi compagni di spedizione. “Se Sandy fosse caduto lungo la parete nord, i suoi resti o il suo corpo potrebbero essere da qualche parte qui vicino“, dice Chin. Cominciarono a ipotizzare che se una bombola di ossigeno fosse caduta dalla montagna, “probabilmente sarebbe caduta molto più in basso di un corpo, più come un missile“.  

Chin sospettava che i resti di Irvine potessero essere lì vicino. “Sandy potrebbe facilmente essere a qualche centinaio di metri sul ghiacciaio da qui verso la montagna“, disse a Erich Roepke. Nei giorni successivi, Chin e il suo team iniziarono a battere a tappeto le pieghe e i crepacci del ghiacciaio. “In realtà fu Erich a individuare qualcosa e a dire, ‘Ehi, cos’è quello?’“, racconta Chin. Era lo scarpone, che emergeva dal ghiaccio. “Penso che il ghiaccio attorno si fosse sciolto da poco, forse una settimana prima che lo trovassimo“.

Nel suo libro sul suo prozio, Julie Summers descrive Irvine come “un bel ragazzo morto nel pieno della giovinezza“. In effetti, a 22 anni, Irvine era il membro più giovane della spedizione del 1924, che aveva seguito due precedenti tentativi britannici, uno nel 1921 per esplorare possibili percorsi di salita e una seconda nel 1922 che segnò il primo serio tentativo di raggiungere la vetta. A quei tempi, raggiungere la base dell’Everest richiedeva un mese o più. Le corde erano in fibra naturale, i vestiti erano in lana e gabardine e gli scarponi erano in pelle, acquistati per cinque sterline e tre scellini da James J. Carter, un calzolaio londinese. 

Andrew Sandy Irvine aveva 22 anni quando scomparve con Mallory. Lo studente di Oxford era il membro più giovane della spedizione. Foto: Mount Everest Foundation/Royal Geographical Society tramite Getty Images.

Irvine proveniva da una famiglia della classe medio-alta del Cheshire, in Inghilterra; era bello e atletico, un campione di canottaggio a Oxford. Tuttavia, Irvine è stato spesso oggetto di critiche per la mancanza di esperienza tecnica in alpinismo prima di ritrovarsi sulla montagna nel 1924. A quanto si dice, probabilmente soffriva di una disabilità di apprendimento come la dislessia che lo ostacolava come lettore, ma era dotato di ottime capacità di movimento ed eccelleva in matematica e ingegneria. Quando si unì alla spedizione, fu immediatamente nominato responsabile dell’ossigeno e contribuì a migliorare il design delle bombole del team. Si guadagnò il suo posto nella cordata per la vetta in virtù della sua volontà e abilità atletica. “Irvine“, scrisse il capo della spedizione Edward Felix Norton in The Fight For Everest, “era alto e potente, con spalle fini e gambe relativamente leggere“. Summers dice che Mallory probabilmente apprezzava la deferenza di Irvine nei suoi confronti, alpinista più anziano. Irvine era assolutamente leale a Mallory, dice. 

La mattina presto dell’8 giugno 1924, i due uomini partirono per la vetta in condizioni che Mallory avrebbe descritto come “meteo perfetta per il lavoro”. Quel pomeriggio, furono avvistati per l’ultima volta dal compagno di spedizione Noel Odell, che riferì di aver notato brevemente due piccole figure vicino al Second Step durante una breve apertura tra le nuvole. Poi non se ne seppe più nulla.  

Nel corso degli anni sono emerse diverse teorie per spiegare perché Irvine non sia mai stato trovato. Un’idea proposta da Mark Synnott, scrittore, scalatore e collaboratore del National Geographic nel suo libro The Third Pole: Mystery, Obsession, and Death on Mount Everest, suggeriva che gli alpinisti cinesi (del 1960, NdR) potrebbero aver trovato il corpo e la macchina fotografica molto tempo fa, e averlo tenuto nascosto. Summers pensa che la scoperta dello scarpone confuti questa idea. “Penso che la scoperta di Jimmy abbia risposto assolutamente a questa domanda“, afferma.  

Una precedente teoria suggerisce che un alpinista cinese nel 1975 avesse incontrato un corpo vestito con abiti d’epoca, appena sotto la Cresta Nord-est. Quell’avvistamento divenne la base per l’area bersaglio della Mallory Irvine Research Expedition del 1999. I membri di quel team, tra cui Anker, speravano che, in caso di ritrovamento, il corpo fosse quello di Irvine, il che avrebbe potuto portarli a Mallory (il capo della spedizione Eric Simonson aveva raccolto un campione di DNA da uno dei parenti di Irvine per facilitare l’identificazione). Dopo che Anker scoprì i resti di Mallory, il team eseguì una sepoltura sulla montagna, e ne parlò con Summers. “Conrad Anker mi disse che stava cercando la mappa del tesoro e aveva finito per trovarla“, ricorda Summers.  

Diversi giorni dopo che Chin e il suo team hanno trovato lo scarpone, hanno notato dei corvi che lo stavano disturbando. A quel punto, dice, ha chiesto alla China-Tibet Mountaineering Association (CTMA), l’autorità governativa che sovrintende al versante nord dell’Everest, se il team poteva spostare i resti dalla montagna. Chin ha portato lo scarpone e il piede via dall’Everest in una borsa frigo e li ha consegnati al CTMA. Il suo team ha anche prelevato un campione di DNA su cui sta lavorando con il consolato britannico per un’ulteriore identificazione. “Ma comunque ragazzi…”, dice Chin “C’è un’etichetta sopra…”. 

Chin si rifiuta di dire esattamente dove sono stati trovati i resti: dice che vuole scoraggiare i cacciatori di trofei. Ma è sicuro che nelle vicinanze ci siano altri reperti e forse anche la macchina fotografica: “Sicuramente l’area di ricerca è ormai ridotta”.

8
I resti di Irvine ultima modifica: 2024-10-13T05:28:00+02:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

16 pensieri su “I resti di Irvine”

  1. Non solo non erano in grado di superare il secondo gradino, come dice Bonsignore riprendendo il giudizio di Messner, ma avevano due torce e dopo le due ore di bufera Odell non vide segnali e nemmeno vide i due scalatori salire o scendere. Questo mi suggerisce che l’incidente sia avvenuto in discesa sulle placche diventate viscide senza che essi abbiano superato il secondo gradino. Questa fascia di rocce è aggirabile spostandosi a destra, come ho letto in un paio di resoconti, ma sia Nortron nel 1924 sia il forte Frank Smythe nel 1933 furono costretti a rinunciare quasi subito. 

  2. Storia sempre molto molto affascinante, viviamola un po’ come un “mito”, fondatore di tutte le successive “storie” di arrampicata su questa montagna-simbolo.

  3. @13 poco importa se arrivarono in cima, di certo fecero qualcosa in anticipo sui tempi  di decenni…
    La vetta è una convenzione che ci siamo dati noi occidentali in fondo.

  4. @12:
    Capisco il punto, ma credo ci sia un errore di prospettiva. Il motivo per cui si continua insistentemente a parlare di Mallory e Irvine, a cercare loro tracce e a ricostruire i dettagli ipotetici della disgrazia, non è una morbosa curiosità da necrofili, ma è invece relativa al desiderio di scoprire cosa sia successo PRIMA.
    Tantissima gente, dentro e fuori il mondo alpinistico, sarebbe ben felice di poter dimostrare che i due sono arrivati in vetta prima di cadere durante la discesa. Questo, essenzialmente per onorare la loro memoria con un riconoscimento postumo, visto che hanno pagato con la vita la loro passione. Per questo, in assenza di prove certe documentate (come sarebbe la famosa macchina fotografica) si cerca di analizzare i fatti e i tempi a nostra conoscenza (l’avvistamento da parte di Odell alle 12:50, la caduta quasi certamente al buio) per arrivare a delle ipotesi quanto meno plausibili.
    Personalmente, mi azzardo a ritenere che abbia ragione Messner: i due non erano minimamente in grado di superare i Second Steps in libera, discorso chiuso. Però capisco che altri sia invece affezzionati ad ipotesi diverse.

  5. Pure il piede di Sandy non può più riposare in pace tra i ghiacci dell’Himalaya.
    Conservare il mistero non guasterebbe, in un’epoca in cui più si conosce nel dettaglio più si perde lo sguardo…

  6. Mi sorprendo che in questo blog frequentato da persone “acculturate” come direbbe Crovella, nessuno degli storici bloggers dica nulla sulle eresie (o più semplicemente fesserie) scritte da Caminetti tipo “dopo averci fatto credere di essere stati persino sulla luna” che fanno il paio con le sue idee (ignoranza più che idee) sui vaccini e per non parlare delle leggi della fisica. Del resto basta vedere come scrive parole non in italiano (Irwine, Djocokovic ….) per farsi un’idea del livello del personaggio.

  7. I 2 scarponi di Gunther, lo scarpone di Irvine, il Green boots all ‘Everest… Si trovano più scarponi da quelle parti che funghi dalle mie. Forse è meglio che prendo cestino e bastone e vado a far scarponi in Himalaya! 

  8. Un dettaglio, ma importante per i tentativi di ricostruzione della vicenda: la piccozza di Irvine venne trovata nel 1933 non “ben più in basso rispetto a dove venne poi scoperto il corpo di Mallory”, ma al contrario molto più in alto e in linea oretta. Da cui le prime ipotesi, dopo il ritrovamento di Mallory, che la piccozza di Irvine segnasse appunto il punto di inizio della caduta (ipotesi poi abbandonate perché se Mallory fosse caduto da lì, il suo corpo sarebbe finito in pezzi).
    L’errore è nell’articolo originale, non solo nella traduzione italiana.

  9. Qualcuno dice che i  mericani abbiano persino fatto volare oggetti piu’ pesanti dell’aria , e messo un nano dietro il cruscotto dell’ auto , per farci credere che un computer potesse guidarci come una persona.

  10. Gli americani, dopo averci fatto credere di essere stati persino sulla luna, di averci propinato la storia (totalmente falsa) del tipo che si amputa il braccio incastrato tra le rocce, con un coltellino, stai a vedere che ci faranno vedere un film su un  Everest secondo loro.
    In ogni caso il ritrovamento di Irwine è una notiziona, ma guardacaso, come anche accadde con Mallory, sono sempre delle star a fare questi ritrovamenti. 
    Un po’ come Ötzi che venne rinvenuto da una coppia di escursionisti tedeschi ma siccome Messner passava da quelle parti, il ritrovamento venne attribuito a lui.
    Vediamo cosa dirà l’esame del DNA.

  11. Mi commuove il calzino con l’etichetta rossa, con i caratteri uguali con cui contrassegnavo i miei pochi effetti personali da ragazzina, in una colonia montana. L’epopea dei grandi scalatori è  anche il rustico abbigliamento con cui si affrontavano fatiche e freddo per arrivare là. 

  12. “Nulla si crea e nulla si distrugge”. Basta aspettare pazientemente e la Natura chiarirà tutto, anche questo “mistero”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.