Idee per l’alpinismo in Turchia

Idee per l’alpinismo in Turchia
di Barbara Holzer

Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(1)

Quest’anno ha avuto luogo un incontro tra l’alpinismo italiano, rappresentato da due “trentini“ (o, meglio, da due residenti e attivi da parecchi anni in Trentino), con l’alpinismo turco. Tutto ciò era in occasione del congresso Hestourex, che in Turchia promuove un turismo sportivo e alternativo ed ha luogo ogni anno ad Antalya.

Heinz Grill e Barbara Holzer hanno parlato della loro attività alpinistica nella Valle del Sarca e nelle Dolomiti italiane. Dopo di che si è discusso sul presente e futuro dell’alpinismo italiano e turco. Era stato invitato come relatore anche Ivo Rabanser, guida alpina gardenese, che però era altrimenti impegnato in Italia. L’invito per il congresso era stato fatto dal presidente di Hestourex, Ozan Kaya

Sulle montagne vicino ad Antalya esistono diverse vie sportive; sulle montagne più alte, sempre in questa zona attorno ad Antalya, si trovano però anche molte vie alpinistiche senza spit e quasi sempre senza chiodi. L’assicurazione in queste pareti è ideale con friend e dadi, perché tutte le placche offrono fessure e fessurine. Gli alpinisti della zona hanno espresso la loro preoccupazione sul futuro, perché una cordata tedesca aveva già attrezzato una via a spit in questa zona alpinistica. Pure un alpinista svizzero ha usato il trapano per ricavare clessidre artificiali.

Yilmaz Sevgül

Gli alpinisti di Antalya hanno chiesto a Heinz Grill come si potrebbero rendere più accessibili le loro pareti, senza banalizzare però tutta la zona. L‘esempio mostrato da Heinz Grill nella sua conferenza è stato quello delle rampe di Santa Massenza, dove con compagni vari Grill ha creato delle vie d’arrampicata tradizionali, con sentieri d’accesso e discesa, offrendo cosi all’arrampicatore un‘esperienza “rotonda”, che non si può ottenere, come ha giustamente sottolineato, facendo una calata sulla stessa via. Ha presentato oltre a ciò anche la Parete San Paolo con un altro esempio, la via Lo scansafatiche e ha spiegato il suo stile di apertura con anelli sulle soste, chiodi intermedi, clessidre e friend.

Sivri Dag 1413 m

Barbara Holzer ha presentato due vie lunghe nelle zone dolomitiche ben più „alpinistiche“ della zona attorno ad Arco: una nelle Dolomiti bellunesi e l’altra nel Catinaccio, spiegando, che secondo lei un criterio per la bellezza di una via è dato dai singoli passaggi caratteristici, che sono poi per l’arrampicatore un’esperienza particolare e danno alla via un valore e un’estetica specifica. Un esempio è la via Serpe in Moiazza, sulla Cima dei Mez e Mez. Uno stretto camino si supera con movimenti simili a quelli del serpente, quindi „serpeggiando“, e viene espresso anche nel nome della via. Se i singoli bei passaggi poi vengono collegati tra di loro con intuizione e logica, il risultato può essere una bella via.

Heinz Grill

Un altro criterio importante per una via bella è la scelta della buona qualità di roccia sul tracciato intero. Un esempio presentato è stato la via Marte sulla cima del Catinaccio, che offre roccia particolare con passaggi interessantissimi.

Il congresso aveva luogo nel sud-ovest della Turchia sul Mar Mediterraneo vicino alla città di Antalya. Ad ovest di Antalya si trovano diverse montagne con vie d’arrampicata, di cui una è il Sivri Dag 1413 m con vie sportive e tradizionali. Heinz Grill l’ha citata nella sua conferenza perché da lui stesso già conosciuta e scalata. Grill osservava che il problema delle vie di questa montagna è che finiscono spesso a metà parete. In risposta, gli alpinisti locali ribattevano che era difficile trovare una linea logica fino alla cima su questa montagna, perché nella parte superiore quella parete è ripida, friabile e poco arrampicabile. Ecco perché non era stato possibile fino ad allora crearvi una linea ideale. 

Heinz Grill nella parte superiore del Sivri Dag, 5a lunghezza

Il pioniere dell’alpinismo tradizionale in questa zona è Yilmaz Sevgül, docente all’universitá di Antalya nel campo outdoor sports. Questo forte alpinista aveva aperto le prime vie su questa montagna. Gli alpinisti turchi non vogliono spit sul Sivri Dag, un fatto che è stato deciso dal comitato regionale. 

Due cordate, Yilmaz Sevgül con Heinz Grill e Barbara Holzer con Ali Karaboga (un arrampicatore e professore di matematica di Antalya) hanno attaccato l‘8 aprile 2019  nella parte centrale di questa montagna, per fare una prima salita “ideale” e per scambiare idee sullo stile di apertura. L’idea e l’obiettivo erano di non finire la via d’arrampicata a metà parete, come la maggioranza delle vie su questa montagna, ma di trovare una linea logica fino in cima. Sono stati creati alcuni bei tiri: la linea percorre strapiombi, placche, pilastri ed è stata attrezzata solo con cordini in clessidre e su spuntoni. La difficoltà era un V+, con passaggi di VI grado. La roccia e le sue forme sono ideali per integrare la protezione con friend e dadi. Purtroppo non c’era il tempo di finirla, rimane così un progetto aperto italo-turco.

Yilmaz Sevgül , Barbara Holzer e Heinz Grill a una sosta

Lo stile di apertura di Heinz Grill è stato per gli alpinisti turchi un’ispirazione. Con l’intuizione e l’esperienza di Heinz Grill, assieme alla conoscenza della zona e le esperienze di Yilmaz Sevgül, sono stati trovati passaggi interessanti, che uno dopo l’altro in un pomeriggio, in brevissimo tempo, sono stati collegati in una linea logica. E’ stata creata così la prima parte di una via d’arrampicata,  „costruita“ come “un’architettura”. Questo era stato anche il tema della conferenza di Heinz Grill: aprire una via come costruire una bella casa, un’opera artistico-architettonica (vedi manifesto).

Yilmaz Sevgül ci ha lasciato gentilmente tre copie della sua guida Antalya traditional rock climbing guide, che possono essere fornite su richiesta.

Idee per l’alpinismo in Turchia ultima modifica: 2019-05-23T05:46:27+02:00 da GognaBlog

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12 pensieri su “Idee per l’alpinismo in Turchia”

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    Bimbo piange. Mamma dice: “dagli camomilla”. Papà risponde: “Ma lui non sa che è camomilla”.

  2. Penso che abbiamo differenti concetti di “individualità”. Sicuramente anche un uomo con caratteristiche mali, come per esempio un ladro, può essere una grande “inididualità”. Ma come è con le persone, che hanno poco di buono e poco del male? Sarebbero persone simili a prodotti del mercato, prodotti di una fabbrica, tutti uguali, seguono le voci del mainstream.

  3. Quando si può dire, che una persona è un’individualità?

    Una persona è SEMPRE una individuabilità. Nel bene o nel male.
    Non solo secondo i tuoi parametri.
     

  4. Non sono d’accordo su molte cose. Due, per esempio. Ho conosciuto alpinisti fortissimi, ma umanamente stupidi che non vi dico. E poi non condivido questa voracità, questa bulimia di vie nuove per un singolo alpinista, questo voler lasciare il proprio segno dappertutto; altro che empatia con il mondo e l’universo, questo è mero narcisismo; un centinaio di personaggi simili e non rimarrà più libertà per nessuno sulle pareti, delle Dolomiti in particolare.

  5. I grandi alpinisti si sono sviluppati con le esperienze esposte – tra cielo e terra e spesso tra morte e vita. Hanno abbandonato una parte della vita comoda, hanno rischiato tanto e dopo sono stati arricchiti con una sapienza particolare.

    anche i PICCOLI alpinisti.
    Le esperienze sono personali. Non c’è differenza tra grandi e piccoli alpinisti. Ognuno vive le proprie a alla propria maniera. Quello che è piccolo per te , per me può essere enorme e l’avventura più grande del mondo.
    L’alpinismo crea indipendenza ma può diventare anche dipendenza.
     

     Lo scopo dell’ Alpinismo non è solo di trovare l’Ego dell’uomo, piuttosto anche di comunicare e condividere le esperienze.

    capisco quello che affermi. Ma l’alpinismo per me resta una attività essenzialmente personale. Che faccio per me stesso.

  6.  
    Quando si può dire, che una persona è un’individualità? All’ altro lato abbiamo la parola „universalità“. I due concetti sono come fratelli, sono imparentati. Una goccia del mondo universale cade all’essere umano e matura nell’anima; e si può dire, che l’uomo si sviluppa nella sua individualità.
    I grandi alpinisti si sono sviluppati con le esperienze esposte – tra cielo e terra e spesso tra morte e vita. Hanno abbandonato una parte della vita comoda, hanno rischiato tanto e dopo sono stati arricchiti con una sapienza particolare.
    Per diventare individuali sono importante due cose: la sapienza universale e l’esperienza della vita. Se uno dei due manca non si può dire, che l’alpinista è individualista, perchè l’uomo diventerebbe troppo egocentrico.  Chiusura può significare egocentrismo; la persona diventa troppo “terrestre” senza sapienza universale. Una vera individualità è aperta verso altri, per nuovi ideali e condivide le proprie esperienze con altri. Lo scopo dell’ Alpinismo non è solo di trovare l’Ego dell’uomo, piuttosto anche di comunicare e condividere le esperienze. Anche un solitarista trova un grande anelo, nascosto nella profondità dell’anima, per la comunità.
     
    Alpinismo crea indipendenza ma contemporaneamente apre un senso sociale e amichevole.

  7. Se ogni persona diventa un po’ più individuale, senza chiusura, la pace nel mondo è più vicina.

    Senza chiusura in che senso?
    Ogni alpinista ha il suo alpinismo. Quindi alpinista uguale individualista.

  8.  
    Interessante è la discussione soprattutto sul pensiero libero nel Alpinismo e degli alpinisti. Chi è un alpinista? Abbandona la valle, sale sulle montagne alte e ritorna con uno sguardo più libero dal sistema materialistico. Ogni vero alpinista è un’individualità, come ha già detto Anderl Heckmayer, il primo salitore del Eiger Nord.
    La domanda di Carlo Crovella come i regimi considerano l’alpinismo e le persone che creano un mondo un po’ più libero dal materialismo, è preziosa. Gli alpinisti con i loro pensieri aggiungono un po’ di „fuoco“ alla società, perchè sono un po’ più individuali. Nei tempi antichi l’elemento del fuoco era paragonato con la forte individualità. I regimi socio-politici non se ne sono ancora accorti sufficientemente del campo del Alpinismo. L’importanza nazionale del Alpinismo nel senso di competizione e conquista oggi ha perso l’importanza. Anderl Heckmayer e anche Heinrich Harrer, durante la seconda guerra mondiale, hanno l’esperienza di questa importanza nazionale: la loro prima salita del Eiger Nord era promosso dai regimi, per avere un vantaggio con l’alpinismo.
    L’alpinismo può raccontare del coraggio di diventare individuale, di creare pensieri indipendenti. Dov’è il „fuoco“ del popolo? L’alpinista sale e scende e puo’ dare una forza agli altri. Il popolo non deve essere un greggio di pecore. Se ogni persona diventa un po’ più individuale, senza chiusura, la pace nel mondo è più vicina.

  9. Leggendo e ascoltando, mi sembra che l’alpinismo italiano oggidì abbia poco a che fare con quello mondiale, salvo rarissime, poco conosciute e non mediatizzate eccezioni.Che io sappia l’alpinismo mondiale non si è fermato a osannare solo vecchi modelli, ma continua ad evolversi, direi come sempre ha fatto.Sugli 8000, 5 in 20 giorni con la nostrana idea dell’elicottero, sul free solo, sulle vie nuove come sullo Jannu o in Alaska, sulla difficoltà pura e lo stile e l’etica, sempre più rigorosi e selettivi del valore ……La comunità degli alpinisti di altissimo livello è come sempre sovranazionale, con obiettivi condivisi e mantiene una competitività forse idealizzata.

  10. il mito del superuomo che un tempo metteva a repentaglio la propria vita per la gloria della nazione è fortunatamente finito. Agli  stati di oggi, almeno nel mondo della montagna, non interessa sicuramente  più.
    Anzi,  in questa “società sicuritaria” l’alpinismo penso sia  visto male, perchè, con la scusa della sicurezza, va contro tutto quello che questa società promuove: controllo, uniformità, appiattimento.

  11. Approfittando di questo post sulla Turchia, sarebbe curioso approfondire l’analisi a livello mondiale per comprendere se l’alpinismo, oggi, possa entrare o meno in conflitto con i modelli socio-politico non certo di avanguardia liberale e democratica (in parole povere: regimi più o meno mascherati).
    Le domande potrebbero essere: i regimi come considerano oggi l’alpinismo? Ne sono indifferenti (poiché non riguardano la vita di tutti i giorni)? Oppure lo vedono con diffidenza, se non addirittura con astio (in quanto elemento di “libertà di pensiero” e di confronto con stranieri)?
    In più: è ancora attuale, a livello mondiale, il modello del secolo scorso, quando i Paesi europei strumentalizzavano l’alpinismo per affermazioni nazionalistiche?

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