Identità e responsabilità traballano

Identità e responsabilità traballano
(senza lo studio della storia a scuola)
di Giovanni Cominelli
(pubblicato su santalessandro.org il 14 maggio 2024)

La settimana scorsa il Ministro del MIM Giuseppe Valditara ha nominato una Commissione, con il compito di revisionare le “Indicazioni nazionali per il curricolo della Scuola d’infanzia e del Primo ciclo di istruzione”, un malloppo di 68 pagine in PdF, del 2012.

Ha presentato la Commissione con motivazioni semplici: ridurre, a vantaggio di una migliore qualità, la quantità di nozioni che vengono somministrate quotidianamente ai nostri ragazzi mediante l’imbuto di Norimberga.

Quale coordinatrice della Commissione ministeriale è stata nominata Loredana Perla, docente di Didattica e Pedagogia speciale all’Università di Bari e, ultimamente, coautrice insieme a Ernesto Galli della Loggia di un libretto intitolato “Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo”.

Il libro sostiene che ”se la scuola deve servire a formare buoni cittadini, per essere pedagogicamente efficace dovrebbe affrontare soprattutto quegli aspetti che agli occhi dei bambini e degli adolescenti rivestono una immediata familiarità e importanza: l’Italia, la sua storia, la sua geografia, la sua cultura. In una parola, la sua identità”.

Ora, molti pedagogisti, quando sentono questa parola, mettono mano alla pistola, solo ideologica, si intende, perché associano “identità” a razzismo, a rifiuto della diversità, a etnicismo, a intolleranza.

Leggi “identità”, ma pensi Meloni, anzi, peggio, Salvini. La storia, si dice, è innanzitutto umana, è fatta di molte culture, tutte legittime, tutte eguali. Sotto la superficie delle culture sta l’individuo universale, quale che sia il cielo sotto cui vagisce.

D’altronde, le Indicazioni del 2012 parlano chiaro: “Il curricolo sarà articolato intorno ad alcuni snodi periodizzanti della vicenda umana, quali: il processo di ominazione, la rivoluzione neolitica, la rivoluzione industriale e i processi di globalizzazione e di mondializzazione”.

Risultato, i nostri ragazzi sanno districarsi perfettamente tra le numerose specie di dinosauri e di ominidi, sanno leggere una tavoletta di Ebla, sanno leggere l’accadico e il sumero – assai meno in Italiano – ma ignorano chi sono i Micenei e non sanno che Milano è stata fondata dai Celti e che il nome del fiume Serio – in dialetto “Sère” – che nomina anche la Valle Seriana – è parente filologico stretto dei celtici Isère, Saar, Isar… Insomma, ignorano la storia e la civiltà del luogo dove sono nati, non conoscono la storia d’Italia. 

Identità e storicità
Gli storici Francesco Remotti e Antonio Brusa hanno fatto notare la contraddizione che si creerebbe tra un curricolo di Storia identitario, imputato ai desideri di Galli della Loggia e di Perla, e un curricolo cognitivo/scientifico, che, secondo le Indicazioni nazionali,  sarebbe l’unico in grado di garantire la comprensione della società, del quale tutti i cittadini devono essere dotati: “Trasformare la storia da disciplina di studio a strumento di rappresentanza delle diverse identità rischia di comprometterne il carattere scientifico e, conseguentemente, di diminuire l’efficacia formativa del curricolo”. 

Qui la discussione fa un salto quantico: dall’orbita della didattica della Storia a quella psico-socio-antropologica.  Come si costruisce l’identità di un individuo, gettato a caso nella storia del mondo? Come prende coscienza della propria “Geschichtlichkeit”? Non astraendosi dalla storia.

Tra identità e storicità non c’è contraddizione, poiché l’identità è un’autocostruzione del Sé, fatta con i materiali costituiti dai legami, dall’appartenenza, dalle relazioni, dal territorio, dalla comunità dove si è venuti al mondo. Cioè: l’identità è fatta di storia. Tuttavia non vi si riduce.

La libertà dell’individuo trascende ogni contingenza, ogni situazione determinata, non è mai totalmente assorbita dalla sua storicità. Questa trascendenza è il motore della storia umana.

Sì, la libertà accomuna tutti gli esseri della specie, è il lato universalistico dell’identità. Non è, tuttavia, necessario flirtare con la dialettica hegeliana per prendere atto che identità concreta e universalità dell’umano si tengono, che la trascendenza della libertà individuale regge solo se muove dall’immanenza dell’identità, che è la radice e la pedana da cui la libertà fa il salto verso l’Oltre.

Ne consegue che un individuo può/deve avere una Patria, senza che questa entri in conflitto con le Patrie altrui sotto gli altri cieli del pianeta. E che, dunque, per tornare all’orbita pedagogico-didattica, il bambino ha bisogno di rendersi conto del proprio ambiente, del proprio territorio, della propria patria, della propria storia per muovere verso il mondo, verso il pianeta.

Sì, certo, anche per tornare indietro fino a quei dinosauri, la cui scomparsa involontaria ha favorito l’insorgenza della nostra specie. Mai asteroide fu così provvidenziale! Ma oggi il rischio antropologico che corrono i nostri ragazzi è lo sradicamento da ogni appartenenza, e quindi il non sentirsi impegnati con niente e nessuno, perciò neppure verso di sé e quindi irresponsabili verso gli altri e verso di sé, free-floating in un universo virtuale fasullo. 

Perché la sinistra pedagogica e politica diffida dell’identità e della Patria? Solo perché il Fascismo e il Nazismo ne hanno fatto un uso tragico e catastrofico? Forse perché è ancora condizionata dall’internazionalismo del Movimento operaio – proletarizzazione dell’Illuminismo settecentesco – che oggi si è trasformato in internazionalismo dei diritti e, per eterogenesi dei fini, in individualismo assoluto, sul quale si sta edificando una torre di Babele di diritti che si innalza verso il cielo, finché non rovinerà addosso a tutti noi, in una conflagrazione di conflitti individuali, sociali e nazionali. 

Serve una Commissione di indagine sull’insegnamento della Storia
Che dire della Commissione ministeriale? Il palazzo di Viale Trastevere nasconde nei suoi sotterranei la necropoli di molte Commissioni.  Se la Commissione appena istituita non volesse fare la stessa fine, dovrebbe funzionare come “Commissione di indagine sull’insegnamento della Storia nella Scuola italiana”.

Dovrebbe fare carotaggi in profondità nel sistema, andare ad ascoltare i Collegi dei docenti, i Consigli di classe, al Nord, al Centro, al Sud, dei vari ordini di scuole e dei vari indirizzi. Servirebbero, pertanto, mezzi di indagine scientifici, quantitativi e non solo chiacchiere qualitative, e pertanto studiosi e ricercatori di sociologia dell’istruzione piuttosto che pedagogisti e ideologi.

E nel mirino di questa inchiesta dovrebbero entrare anche le Case editrici, che scrivono nei loro libri di testo le reali Indicazioni nazionali, cioè i Programmi, assai più delle Commissioni ministeriali, assai più dei Ministri e assai più dei docenti.

Le Indicazioni, gli orientamenti ministeriali, i progetti di riforma passano attraverso tre spessi filtri: la burocrazia ministeriale centrale, regionale e provinciale, gli ottocentomila docenti, le decine di Case editrici. Nessun Ministro finora è mai andato a vedere quale rigagnolo arrivi dell’acqua versata dall’alto.

Eppure, prima di abbozzare riforme globali o riforme puntiformi, riguardino esse i contenuti dei saperi, gli ordinamenti o gli assetti di governance, sarebbe opportuna una conoscenza scientifica del sistema di istruzione. Sennò una Commissione a cosa serve?

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Identità e responsabilità traballano ultima modifica: 2024-07-23T04:42:00+02:00 da GognaBlog

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12 pensieri su “Identità e responsabilità traballano”

  1. Certo che i politicanti menzionati dall’autore han proprio fatto un bel lavoro, se pronunciando il termine “identità” ve li associa! Il lavoro di impoverimento è stato cominciato molto tempo fa, pare, e sta a noi non subire ma trovare altre strade.

  2. Purtroppo non abbiamo grosse eccellenze, forse la primaria e’ meglio della secondaria , e fra nord e sud c’e’ un abisso.

  3. L’acronimo è simpatico, ma il sito è ufficiale, mica skytg24 (che peraltro si riferisce a maturandi e non a scuola primaria…)

  4. Purtroppo pare che lo siano….:-(.Poi “identità” non necessariamente significa necessariamente giovani balilla di prima media che cantano “Giovinezza” mentre marciano a forma di testuggine romana , ma anche un senso civico e del bene comune che sta uscendo devastato dal “Lassez faire” delle amministrazioni degli ultimi decenni.

  5. Che le nostre scuole primarie siano le peggiori d’Europa io non lo so (ma non lo credo affatto), ma di sicuro insegnarvi la Gloriosa Storia Patria al fine di costruzione identitaria non risolverebbe il problema.
    Ed è un tale obbrobrio che solo un ‘ascoltatore’ di libri poteva pensare e un destrocefalo minidotato approvare!

  6. In Italia la parola “Costituzione” serve solo per bloccare i progetti politici della fazione avversa con ragionamenti assurdi..Alla Costituzione infatti si fà dire di tutto : dal fatto che non è possibile incarcerare i delinquenti perchè “La detenzione è improntata alla riabilitazione” , al fatto che sia possibile qualunque impostazione sulla tassazione perchè :”La tassazione è improntata a criteri di progressività ( la progressività può andare da 0 a 100 ed è “costituzionale” solo il livello che dicone le sinistre..Come straconfermano i dati INVALSI abbiamo una delle peggiori scuole primarie d’Europa , ma per i nostri insegnanti indottrinati il problema non è la Scuola , è l’INVALSI che và abolito per discolpare chi alleva dei somari..Tralasciamo il “Mirabile sistema di pesi e contrappesi” che mantiene la politica italiana in una palude dove negli ultimi 20 anni nessun governo è arrivato a fine legislatura , e la :”Giustizia più bella del mondo” che tutti sappiamo benissimo che merda è , con tre gradi di giudizio che danno quasi sempre sentenze in contraddizione fra di loro  , ma chiudiamo gli occhi lo stesso…Adesso l’ennesima levata di scudi per la parolina :”identità” , quando l’ultimo argomento pregnante a scuola era stata l’assenza di 4 gabinetti per le diverse sensibilità dei fruitori LGBTQIA+..Abbiamo paura di non avere ancora distrutto il senso di appartenenza all’Italia  ?

  7. Vedendo il comportamento dell’uomo oggi forse quell’asteoroide non ha fatto un gran servizio!
    Conoscere la storia patria, non manipolata per un fine politico, deve essere il punto di partenza per accedere almeno a nozioni, conoscenze della storia del mondo. Impossibile nel ciclo di scuola obbligatorio studiare tutto, ma gettare le basi per conoscere altre civiltà è a mio avviso fondamentale. Discorso analogo per la geografia. Oggi l’isolazionismo culturale non ha più senso anzi è deleterio.

  8. Illeggibile e confuso assieme di vuote idiozie…ma d’altronde cosa aspettarsi se si prende spunto dall’iniziativa di un Ministro che giudice allo Strega ‘ascolta’ i libri da votare?

  9. Anche in questo caso conviene ricordare la costituzione italiana che al primo comma dell’articolo 33 dichiara: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Ma in realtà non è vero: come in altri casi si tratta di un principio ideale che lo stato cerca di limitare con leggi e regolamenti restrittivi di vario genere. Per esempio nelle Indicazioni nazionali si legge un eufemismo che vuole imporre agli insegnanti le Prescrizioni di questo o di quello. Dunque a che serve una commissione? A niente: se non è un diktat, può avere solo una funzione consultiva e proporre qualche suggerimento nel rispetto della libertà che appartiene ad ogni insegnante.

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