Il Covid insidia i bouquinistes, un simbolo di Parigi

L’insieme delle bancarelle è la libreria all’aperto più grande del mondo, sui quais da 450 anni e arriverà la candidatura all’Unesco.

Il Covid insidia i bouquinistes, un simbolo di Parigi
a cura della Redazione di AGI
(pubblicato su agi.it il 21 gennaio 2022

A Parigi i bouquinistes fanno parte del paesaggio. Questi venditori di libri usati che si trovano sul lungosenna, più precisamente sui quais, stanno lì da secoli e sono spesso associati al Quartiere Latino, al Louvre e a Notre-Dame, anche per le numerosissime cartoline prodotte e fotografie pubblicate nelle riviste di tutto il mondo. Con il Covid anche loro non se la passano bene, soprattutto per la mancanza di turisti, che rappresentano la fetta più importante della clientela.

Foto: Riccardo Milani/Hans Lucas via AFP.

Mi consentono di restare in buona salute e un bouquiniste si ferma soltanto quando non può veramente più aprirle“.

Da un paio di mesi sono pochi i bouquinistes aperti: “Facciamo molta presenza, bisogna tenere duro”, afferma Jerome Calais, presidente dell’associazione culturale della categoria, precisando che “soltanto un quarto della nostra clientela proviene dall’Île-de-France”, la regione di Parigi. In questo mese di gennaio sono 18 le postazioni libere sui quais. Il comune di Parigi ha lanciato un appello a presentare candidature fino al 18 febbraio.

Cerchiamo specialisti del libro per mantenere in vita la più grande libreria a cielo aperto del mondo“, spiega Olivia Polski, vice sindaca della capitale con delega al commercio. Per il momento solo 25 candidature sono arrivate, mentre erano una sessantina negli anni passati per lo stesso numero di postazioni libere. “Ma resta ancora un mese“, osserva Polski cercando di essere ottimista.

Per dare un nuovo slancio alla propria attività, i bouquinistes, insieme con il Comune, hanno depositato una candidatura all’Unesco per essere inseriti nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità.

Siamo un simbolo importante di Parigi, un simbolo unico al mondo. Sono 450 anni che siamo qui“, prosegue con orgoglio Calais. Nonostante il freddo, la rare boîtes aperte attirano curiosi e amatori. “Qui è diverso, si trovano libri particolari, che hanno una storia e che a volte sono anche annotati“, spiega un pensionato appassionato di libri. “Ma adesso è sempre più difficile trovarle aperte“, aggiunge l’uomo. Molti bouquinistes hanno affrontato la pandemia cercando di migliorare l’offerta con antiche e rare edizioni e con stampe d’epoca originali, per attrarre una clientela più sofisticata. Al momento non sembra però essere sufficiente.

Il commento di Carlo Crovella
Proprio pochi giorni fa mi è ricapitato di transitare a piedi in corso Siccardi, tratto centrale torinese fra il Giardino della Cittadella e piazza Arbarello. Quando ero universitario ci passavo ogni giorno perché allora la Facoltà di economia era ancora nella storica sede di piazza Arbarello. In corso Siccardi c’è una larga piattaforma asfaltata, ma solo pedonabile, posta sotto gli alberi. Era il luogo simbolo, insieme – ma in posizione preminente – ai portici di via Po e di piazza Carlo Felice, delle bancarelle di libri usati. Una sfilza di bancarelle di legno semi permanenti, con ogni tipo di libro, dai Gialli Mondadori ai romanzi impegnativi dei francesi e dei russi dell’ottocento. Vi ho trascorso infinite ore, a volte acquistando – per poche lire – qualche pezzo raro, a volte semplicemente scartabellando le pile di libri nel cassettoni, così per il puro piacere di mettere le mani in quelle urne sacre, anche se impolverate. In esse si mescolavano cultura e collezionismo, un mix non frequentissimo. Là ho trovato anche qualche libro di montagna, specie autobiografico e non sempre dei soliti noti. Dunque un pezzettino del mio cuore è legato a quelle bancarelle torinesi. L’altro giorno ho provato un tuffo al cuore, appunto. Lo spazio è completamente vuoto, tutte le bancarelle sparite. Vuoto desolante. Ho immediatamente collegato il fenomeno ad una conseguenza socio-economica della pandemia e mi sono domandato cosa fosse avvenuto alle più note e numerose bancarelle sul lungosenna di Parigi, altro luogo mitico per me. Ecco l’immediata risposta, ahimè!

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Il Covid insidia i bouquinistes, un simbolo di Parigi ultima modifica: 2022-02-17T04:56:00+01:00 da GognaBlog

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69 pensieri su “Il Covid insidia i bouquinistes, un simbolo di Parigi”

  1. “L’idea è di riportare l’Italia ad essere una potenza economica ma soprattutto culturale, intellettuale e sociale, come negli anni ’80. “
     
    I mitici anni di Drive-in e Colpo Grosso, quando l’Italia contava veramente nel mondo…
     
    Essere alla frutta significa anche non avere nemmeno più un’età dell’oro decente!

  2. Nei peggiori bar dei Navigli noi meneghini (anche di importazione) amanti dell’ordine teresiano chiamiamo ciclo di Franti (quello del libro Cuore) la tendenza a mettere costantamente alla prova la pazienza della maestra (dell’oste, del genitore, in una parola dell’autorità) per verificare fin dove ci si può spingere e dove stanno i limiti del socialmente accettabile. Di solito caratterizza le fasi della vita nelle quali viene messo a punto il sistema interno di regolazione del comportamento. Può succedere che il ciclo rimanga pienamente attivo anche in altre fasi. Questo genera indubbi vantaggi ma anche qualche svantaggio per la persona e per quelli con cui entra in relazione. Come sempre e come per altri processi diversi e complementari, come l’opposto ciclo di Pierino, il bravo bambino. Croce e delizia si dice di solito nella predica domenicale. Bon courage, visto che tutto è partito dal lungo Senna.

  3. Fuori dall’Europa allora.
    Dentro non pare ci sia manovra per qualsivoglia autonomia.
    L’europa stessa – vediamo a “breve” quanto precipita o si emancipa dalla nato – non ne avrà.

  4. Preciso che n realtà detesto/detestiamo la globalizzazione, neppure tu ci prendi molto. L’idea è di riportare l’Italia ad essere una potenza economica ma soprattutto culturale, intellettuale e sociale, come negli anni ’80. Puntiamo a tornare a  “contare” e non “essere contatti” come accade ora.

  5. Tutto va a destra, tutto va al presidenzialismo, al liberismo. È funzionale al globalismo.
    Arriva lui col manifesto.
    Supremo.

  6. Di Natale. Libero di fare ciò che vuoi e che senti giusto. Dico solo che ogni tanto, se non interessa il dialogo con un interlocutore, penso faremmo cosa utile a sottrarci, dopo aver detto una o due volte cosa pensiamo delle posizioni della persona, meglio delle posizioni che non della persona, che non conosciamo, senza insultare. Guarda, lo dico a te ma soprattutto a me stesso, perché anch’io per primo ogni tanto non resisto e poi mi pento e mi dico da solo che sono un imbecille perché spreco la mia energia. Però mi impegno a provarci. Saluti

  7. Le posizioni sulle libertà personali saranno cristallizzate per il  vecchio Pasini  che tende sempre a mettere nelle sue prediche tutto e tutti, tentando infruttuosamente di dargli un ordine che inconsciamente va bene a lui. Dal profondo emerge una milanesità di base che andrebbe limitata alla visione meneghina delle cose. 
    La visione che ho delle libertà personali fluttua nel fluido degli avvenimenti giornalieri e averne visioni differenti lo considero una ricchezza per tutti. Altro che cristalleria. Il fatto che il buon Gogna cancelli commenti ritenuti sterili guerriglie interpersonali, oltre a farmi onore, cerca di non trasformare il blog nel pollaio che evidentemente non gli piace, ma allo stesso tempo evidenzia caratteri e pensieri per la fugace durata prima della cancellazione. 
    Se nella tristezza indotta dall’intorno  trovi altra tristezza  ad alimentarla,  è già una mezza allegria.

  8. Vedi Pasini ognuno se la vive e la pensa un po’ come  vuole.
    A me di approfondire il tema con Crovella non interessa minimamente e lo dico apertamente.
    Questo non perchè la pensa diversamente da me, ma perchè mi risulta insopportabile.
    Consiglio banale: non leggerlo…..
    A volte lo applico, altre mi risulta difficile perchè si perde poi il filo della conversazione data la sua logorroica presenza.
    Esprimo quindi il mio dissenso come più mi aggrada, non per sfogo (ho altre valvole di scarico),  e mi ritengo libero di farlo fino a quando lui sarà libero di ribadire a loop le quattro frasette che è riuscito ad assemblare in 60 anni di vita.
     

  9. Pasini (e per estensione tutti): work in progress. A tempo debito sarà tutto pubblico, se matureranno le condizioni. Non solo su un Blog di montagna, ovviamente. Come sintetica anticipazione ripeto quanto mi pare di aver già detto: il perno è l’elezione diretta del Capo dello Stato che (o sul modello americano o – a me preferito – su quello semipresidenziale alla francese) che è il vero organo operativo della vita nazionale. Il centro di comando esecutivo si sposta da Palazzo Chigi al Quirinale. Questo cambiamento non si ferma lì, ma comporta (almeno nelle nostre intenzioni) una rivoluzione epocale dell’intero modello social-giuridico e di sviluppo. Alleggerimento della selva intricata dei diritti (che consideriamo ormai solo più aria fritta da dare in pasto al popolo bue per tenerlo tranquillo) e snellezza operativa (specie nel mondo del lavoro), con  ridimensionamento drastico del potere della Magistratura. Già a metà dei ’90 Pannella diceva che eravamo una Repubblica dei Procuratori della Repubblica e che andava fermata. Sono trascorsi 25-30 anni e la cosa è peggiorata, fino (ultimo in ordine di tempo) alla diffusione di una lettera da padre in figlio. Su questo tema del ridimensionamento entro l’alve onaturale della Magistratura noto che siamo accumunati sia noi di destra che i vecchi comunisti come Piero Sansonetti (direttore del Riformista), per cui io penso che ci sia un marcato interesse trasversale alle ipotesi che renderemo pubbliche a suo tempo. L’obiettivo è di riportare a galla la politica e soprattutto le politiche (del lavoro, energetica, ambientalista ecc) e che di tutto ciò tornino ad occuparsene, con capacità e visione strategica, i politici, anzi gli statisti. Certo, politici capaci e di alto livello: ma le due cose si “chiamano” a vicenda.  Noi ipotizziamo se ricreiamo le condizioni, potrebbero tornare le intelligenze: se invece accettiamo irreversibilmente lo status quo, resterà per sempre il becerume in essere.  A questo ci ribelliamo. Non è questo (di un blog di montagna) il contesto adeguato per parlarne, concordo. Con spirito di amicizia, conoscendo il tuo interesse per il tema politico in generale, ti ho dato poche indicazioni di larghissima massima. Ciao!

  10. I litigi in rete possono avere una funzione di scarico utile per la persona, come vediamo molto spesso, ma non apportano nessun valore aggiunto per gli altri. Proprio perché siamo prevalentemente vecchi, conosciamo altre forme di scarico efficaci pre-social e sarebbe più utile rimanere concentrati sui contenuti. Visto che il sistema politico dopo Mani Pulite non è più riuscito a trovare in trent’anni un suo equilibri,  molti stanno riflettendo su possibili riforme istituzionali che favoriscano il superamento di questo stallo, non solo Crovella e i suoi compagni di viaggio. È un tema di grande interesse, anche se c’è chi pensa che non serva a molto e che le cause siano più profonde.  Se pensate che questa possa essere una sede di discussione adatta (io francamente non lo penso) concentratevi su questo tema discutendo le varie proposte che girano magari chiedendo a Crovella delle anticipazioni sul loro “manifesto”.  Il resto è rumore di fondo. Buona settimana.

  11. Strano che uno che è passato sopra a tutto e tutti macinando orde di avversari a mani nude…sia ancora a leggere i suoi giornaletti in isolati tavolinetti di caffè torinesi. Come minimo dovrebbe già essere imperatore d’ Europa.
    Che.mondo ingrato!!

  12. Crovella parli di costituzione, di montagna e di diritti con un taglio che si commenta da sè e ti (s)qualifica. dire che non serve neanche commentare.
    Dire che la costituzione è l’oppio dei popoli e che lo stato di diritto e i diritti astratti non servono a nulla è, con ogni evidenza, dimostrare di non sapere di cosa si parla e dare fiato alle trombe del qualunquismo.
    purtroppo ogni regime autoritario si fonda sui qualunquisti e sui cretini. Due categorie pericolosissime. 
    Puoi evitare uno dei soliti sproloqui sul punto, che ormai sono dei ridicoli mantra solipsistici.  La mia riflessione è personale e diretta a tutelare parametri che per me – e vedo per fortuna anche per altri – sono sacri.
    spero che questo paese riesca a risollevarsi dall’abisso in cui è caduto e non sono ottimista. 
     

  13. Ho la sensazione che le posizioni sulle limitazioni delle libertà personali connesse a motivazioni di sanità pubblica (SGP, peste suina…..) siano ormai cristallizzate. Non è più una discussione ma una “guerra” di trincea e non mi sembra si faccia un passo avanti. Trovo interessante il quesito posto dall’articolo. Alcune attività commerciali connesse a tipici rituali urbani hanno subito un colpo mortale irreversibile dal Covid? Per quanto riguarda libri usati e dischi, penso che il processo sia irreversibile e lasci spazio solo a nicchie, come l’antiquariato librario o il piccolo ritorno del vinile per appassionati. La chiusura del mitico Mariposa, ad esempio, ha rappresentato un evento epocale per un’intera generazione di milanesi. Non penso c’entri il Covid, ma le tecnologie. Diverso il discorso per altre forme di ritualità sociale di cui abbiamo parlato. Su questo punto sono cambiate in parte le forme ma i bisogni sottostanti sono rimasti uguali e non penso cambieranno nel dopo epidemia, almeno nell’orizzonte di tempo prevedibile. Anche in passato c’erano una socialita’ contenuta (che trovava risposta nel tradizionale caffè di tradizione viennese) , una socialita’ estesa e aperta che si esprimeva nei locali ritrovo ( i milanesi ricorderanno il Bar Magenta) e una socialità specifica di gruppo che si esprimeva nei locali con una forte caratterizzazione o politica o di attività (artisti, ad esempio, al Bar Giamaica sempre a Milano). Io credo che quello che è successo non cambierà questi bisogni, ci sarà una riorganizzazione dell’offerta e del mercato, qualcuno sopravviverà e qualcuno soccombera’, magari emergeranno varianti ibride (come lo strano Strarbucks “viennese” che frequentavo io, forse troppo ibrido e per questo chiuso) ma sono convinto che presto, anche con la caduta di una serie di obblighi e divieti, il fenomeno continuerà. Nelle grandi aree urbane non c’è l’opzione natura nella versione solitaria o di piccolo gruppo e la chiusura nella propria casetta, anche se confortevole, non è così attraente. PS. Sarebbe interessante anche riflettere sui rituali pre e post attività montane e sulla loro evoluzione. Magari qualcuno potrebbe scrivere un pezzo, magari anche condito di ricordi come quelli già emersi sui bar di Finale o sulle merende ad Arnad. La nostalgia è sempre una bella emozione.

  14. Bravo Crovella sei un vero feudatario. Riunchiuditi nel tuo castello dorato da dove, con il megafono,  urlerai i tuoi sermoni di omologazione alla plebe ignorante.

  15. Falli alti quegli steccati e profondi i fossati….ma soprattutto restaci dentro con il tuo SGP….almeno noi fuori respireremo aria più pulita.

  16. @49 ho gia’ detto che so creare steccati e fossati, mica sono nato ieri… Il trucco strutturale è semplice: basta esser fra coloro che cavalcano il movimento di omologazione degli altri… cioe’ farlo e non subirlo. Ma adesso non incominciate con la solita tiritera…  rischiate solo di finire ghigliottinati come quelli di ieri. Buona domenica a tutti!

  17. Tutto è relativo. Sono partito dalle considerazioni di Pasini sui rituali cittadini. Ho spiegato che io ho potuto riprendere i miei rituali abituali (che ho sempre seguito da decenni e decenni) proprio grazie al SGP. Senza il SGP dall’autunno 21 in poi sarebbe stato consistente il rischio o di chiusura dei locali pubblici o addirittura di tutto (lockdown come nel 20) almeno per il periodo dicembre-febbraio. Voglio smontare l’idea, molto diffusa fra voi, che il SGP sia esclusivamente uno strumento repressivo: per chi vive e ragiona come me, il SGP è  addiritura uno strumento di libertà. Proprio grazie al SGP io (ma non solo io), in questa particolare fase caratterizzata dalla coda della pandemia, posso fare liberamente la vita che mi piace e che è sempre stata la vita che ho fatto. Di sacrificare il mio stile di vita per diritti astratti non me ne è mai importato molto, neppure in passato: da che avevo 15 anni, parliamo quindi di meta’ anni ’70, ho sempre sostenuto, anche in interventi pubblici (ambito torinese), che la Costituzione è l’oppio delle masse. E una frase mutuata da quella della religione. Molti di voi, e non solo di voi ovviamente, sono come sotto sbornia per questi ideali, magari nobili ma alla fin fine solo aria fritta da dare in pasto alla popolazione. Alla fine è sempre un’oligarchia che davvero muove le cose. Quindi non ci ho mai creduto, negli ideali astratto, come non credo nell’effettivo stato di diritto. Anche quello e’ un ideale astratto che sta solo sulla carta, ma nella realtà non funziona per niente. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, a migliaia tutti i giorni. Viviamo in ina jungla istituzionale, peggio che in Vietnam nel 68. Quindi non mi sono mai interessato ai “diritti”. A maggior ragione non lo faccio in una fase come questa, dove, grazie al SGP, chi ce l’ha (terza dose) può fare liberamente tutto ciò che vuole. Non solo qui sul Blog ma anche in altre sedi più congrue sotto il profilo politico-istituzionale, io porto avanti una campagna politica per la modifica della Costituzione e dello stato di diritto. Campagna con caratteristiche legittime, ovviamente, e non eversive. Intendo: articoli, dibattiti, ipotesi di referendum, azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica ecc ecc. Vedremo se ci riusciremo, ma la partita è aperta. Un certo interesse della gente c’è, checché siate portati a pensarla voi  difensori dei diritti astratti. Vedremo.

  18. Guarda che anche i tuoi “graditi spazi” che te difendi strenuamente possono diventare astratti ed essere cancellati da questo sistema che ci vuole tutti omologati. 
    Quindi occhio!!!

  19. Caro Massimo (Ginesi), grazie delle parole. Sono assolutamente d’accordo.
    In Italia i diritti costituzionali sono sotto attacco.

  20. @42 Io dico apertamente mala tempora currunt, perché la società attuale mi fa schifo. Parlo della società dell’ “uno vale uno”. Non ci credo a questo assioma, anzi non ci ho mai creduto, anzi l’ho sempre combattuto, fin da giovanissimo . Tuttavia, nonostante la società imperante, non sono né infelice né  disadattato, anzi. Infatti io faccio tutto quello che mi piace: noi sabaudi sappiamo crearci i nostri giardinetti riservati, i luoghi dove starcene tranquilli, tenendo fuori il marasma. Non voglio rinfocolar polemiche, ma ogni minimo strumento che sia utile a tale finalità per me è un toccasana. Però non ho bisogno di Draghi, so costruirmeli da solo sia gli steccati che i fossati, e in modo molto efficace. Per es qui a To ci sono solo due Starbucks, almeno in centro. Non ci sono mai entrato, neppure in era prepandemica: non mi piace quello spirito. Però, a guardarli dall’esterno, passando sul marciapiedi, l’idea che davano era adattata agli standard di Torino: tavolini separati, abbastanza distanti, altro che tavolone comune per facilitare conversazioni con estranei. Dentro vedevi solo singoli personaggi chini sui loro pc oppure intenti a leggere. Dalle porte aperte sentivi che dentro c’era solo silenzio da sacrestia, mica vociare alla milanese. Ora io ho ripreso la mia vita normale, pre pandemica intendo, faccio esattamente tutto quello che facevo fino a 2019 e questo, da settembre 21, anche grazie al SGP, che mi permette di stare tranquillo senza piantagrane fra i piedi. A volte vado in uno dei mie caffè preferiti (a Torino li chiamiano caffè, quelli “veri”: i bar sono altra cosa, sono porti di mare…): sale ovattate, filodiffusione in sottofondo, cigolio del parquet. Ci vado con due-tre quotidiani e alcuni periodici e mi “godo” un’oretta di silenziosa lettura, arricchita da un gustoso marocchino. In genere sono circondato da altri solitari intenti nelle loro letture. Se uno rivolge la parola ad uno sconosciuto, c’è da stupirsi che quest’ultimo non chiami immediatamente i Carabinieri. Era così in epoca pre Covid, è così anche ora: qui funziona così. In tutto questo contesto, una capatina ogni tanto fra le bancarelle di Corso Siccardi rientrava nei miei spazi preferiti, solitari e silenziosi, anche se all’aperto. Mica andavo per comperare. A volte è capitato, ma spesso scartabellavo i libri solo per amore dei libri stessi. Su Amazon non è lo stesso. Ma Amazon le stava già uccidendo, le bancarelle, prima del Covid. Mi sono ricordato che, salvo rarissime eccezioni, i tipi che le gestivano erano uomini (cioè maschi, non donne) in genere con capelli bianchi, ovvero sui 70 almeno. La mazzata della pandemia non viene vissuta con lo stesso spirito da un 30-40enne (che normalmente riesce a rialzarsi) rispetto ad un 70-75enne. Credo che questo sia l’elemento chiave, almeno per le bancarelle di Torino. Vale un po’ in tutti i settori. Nel mio quartiere 2 edicole su 5 hanno chiuso definitivamente. Guarda caso i titolari erano i più deboli fra i 5: uno abbastanza anziano, l’altro con salute malferma. E’ legge darwiniana: la natura è fatta così, è spietata. Occorre mettersi l’animo in pace e godersi i propri spazi graditi il più a lungo possibile. Proprio per questo, li difendo strenuamente. Non sono disposto a sacrificarli in nome di diritti “astratti” in cui, tra l’altro, non credo neppure. Buona domenica a tutti!

  21. Parmeggiani. Non tutto è oro quello che luccica e non è tutto da buttare quello che sembra brutto e puzzolente: ricorderai De Andre’ sui fiori e i diamanti 😀 A proposito dei cambiamenti di schemi comportamentali, oggi ho parlato con un mio conoscente quarantenne che fa un lavoro complicato in un ambiente super competitivo che non gli lascia neppure tempo per piangere e mi detto che il mio discorso sul modo di allocare il tempo libero e di dedicarne una parte significativa ai social è relativo ad un’epoca (la mia) dove c’era una distinzione netta tra le sfere di vita. Oggi la distinzione tempo di lavoro, tempo privato, tempo libero è diventata meno netta e le persone vivono dentro un flusso continuo, senza interruzioni e barriere, difficile da capire per noi che siamo cresciuti in un’epoca di porte che si aprivano e chiudevano, differenziando spazi e ambiti di vita. Ho pensato: uela, ha ragione, è una roba nuova su cui riflettere seriamente perché incide sullo stile di vita, sui modelli mentali e sulle relazioni all’interno della nostra specie, anche se è troppo presto per dire come. 

  22. Bisogna anche dire che i bouquinistes, almeno quelli che conosco io (rive gauche intorno al pont des arts) sono diventati molto turistici, non so quanto possano interessare un’appassionato di libri. Molto diverse erano le bancarelle di corso Siccardi, dove avevo potuto trovare dei libri bellissimi.

  23. Crovella. Io penso che tempora currunt. Mentre ci stai dentro è sempre difficile distinguere bona da mala, ovviamente nei dettagli non nelle cose fondamentali, che rimangono sempre quelle, almeno nel corso di qualche secolo. Poi la storia a volte produce dei ribaltamenti sconvolgenti nella valutazione dei comportamenti umani. Ne parlavo da giovane con mio padre quando mi raccontava della sua gioventù nella Regia Marina Militare e di ciò che loro pensavano fosse bene o male. Mi chiedo ogni tanto, del tutto inutilmente, cosa penseranno in futuro di noi e questo mi invita non ad astenermi, ma ad una certa cautela nei giudizi: esageruma nen, mi sussurrano le mie radici piemontesi, anche se molto orientali.

  24. Ho detto che gennaio è storicamente stagione di bassa per il settore specifico della ristorazione, non in generale. Circa le bancarelle, Amazon+eBay ecc le stavano ammazzando già prima della pandemia, questa ha dato solo il colpo di grazia. Ma non c’entra il bombardamento governativo circa il rischio infezione fra le bancarelle. C’entra invece l’ulteriore revisione della tipologia dei consumi anche al seguito della pandemia: ancor più device elettronici e, viceversa, meno libri. Netflix tira di più che Guerra e Pace. Mala tempora currunt.

  25. Alcune ritualità urbane, caratteristiche di una certa epoca, erano già in cambiamento prima dell’epidemia. Le restrizioni hanno accelerato il processo. Riprenderanno? Vedremo presto, forse. Una di queste era il giro delle librerie e delle bancarelle, di solito il sabato o la domenica mattina. A Milano si diceva negli anni 70/80 : “Vado a fare un giro da Feltrinelli”, intendendo la libreria di Via Manzoni, dove si trovavano i giornali e le riviste straniere, allora non consultabili in rete. Analogamente molto ridotto mi pare anche il rito del cinema al sabato sera in centro. Un rito urbano più recente,?ma di antica tradizione mitteleuropea, quello di andare a leggere o navigare e persino lavorare, studiare nei locali con internet, molto diffuso tra i giovani ma anche tra persone come me nei miei ritorni milanesi invernali con brutto tempo, è stato pesantemente limitato in questi due anni. Io frequentavo un bellissimo Starbuck tranquillo e silenzioso del centro con vetrate su un giardino interno favoloso che è stato chiuso. Un altro locale sotto casa mia, molto conosciuto, dove si stava tutti intorno a grandi tavoloni e dove avevo occasione di scambiare ogni tanti quattro chiacchere anche intergenerazionali,  ha dovuto ritornare all’assetto classico a tavolini isolati e ridurre la frequentazione. Stiamo ovviamente parlando di riti urbani, nei piccoli centri i riti sono diversi. Ho la sensazione, da quel che vedo nel mio paesello ligure, che la riduzione della socializzazione e la spinta a chiudersi sia stata più forte nel grande che nel piccolo. Penso che presto capiremo meglio se si è trattato di un’interruzione o di un acceleratore che farà nascere nuove ritualità e quali. Perché comunque i rituali hanno un’attrazione irresistibile sugli uomini (vedi i rituali ripetitivi che avvengono in questo bar virtuale 😀)

  26. Magari c’è anche che a Parigi, ben prima del Covid, c’erano ogni sabato i Gilet gialli e scontri con la Polizia. Magari, semplicemente, i “possibili acquirenti” evitavano di andarci nell’unica giornata libera. E forse evitavano il centro di Parigi…

  27. Sembra comunque che dei bouquinistes parigini non gliene importi molto a nessuno. 
    Gli esercizi che in questa situazione hanno dovuto chiudere i battenti  hanno iniziato a farlo mesi orsono,  altroché gennaio è un mese di mollo dopo le spese natalizie. Sarà vero ma non ha correlazione con chi non ce la fa più da tempo. Solo i piantagrane infelici e ribelli notano queste cose. Beati i fieri portatori di Supergrinpas che possono sguazzare nel mondo che hanno sempre frequentato certi di non incontrare pericolosi elementi non punturati, cagacazzi e non allineati.

  28. Visto che i vaccinati possono comunque infettare, i no vax per il momento vanno trattati con maggior riguardo.

  29. Ps. Fabio tranquillo. Dormo, non tantissimo come tutti o quasi gli anziani, ma dormo. L’ho visto questa mattina bevendo il caffè e mi ha fatto dispiacere non rabbia.

  30. No è un anonimo estemporaneo. Ma non è questo che conta. Facevo una riflessione sui social. Quando lavoravo non esistevano e mi sono chiesto, domanda un po’ oziosa, come mi sarei comportato se ci fossero stati. Non saprei, però devo dire che durante il giorno ero talmente preso dalla sopravvivenza che non so avrei avuto energia per intervenire, visto che la priorità era trovare il tempo per riuscire a mangiare e bere un caffè.  Il poco tempo libero che mi restava lo dedicavo alle priorità residuali: amore, amicizia, politica, montagna, allenamento e lettura e riposo. Ma forse erano altri tempi. Difficile rispondere: pero’ non c’è dubbio, visto che comunque, il tempo libero per chi è in frontiera (lavoro/famiglia) è comuque scarso anche oggi, evidentemente si fanno scelte di allocazione diverse. Altro discorso per noi che viviamo nella terra di nessuno. 

  31. Comunque mi meraviglio di lei, signor Pasini.
    Alle 2.45 di notte, anziché dormire, che fa? Si trastulla?

  32. «Ho notato oggi un commento pieno di rabbia alle 2.45.»
    Sarà mica stato Crovellik? Pure Diabolik colpisce nottetempo.
     
    P.S. Ragazzi, mi raccomando: l’accento va sulla “i”.

  33. Interessante osservare gli orari di molti dei commenti più emotivi: notte fonda o alba. Ho notato oggi un commento pieno di rabbia alle 2.45. Una conferma del valore rasserenante della luce naturale e dell’effetto contenitivo degli impegni lavorativi e pratici della vita quotidiana e contemporaneamente del carattere di luogo di “scarico” di una parte dei social. Il silenzio, il buio e il tempo libero non sempre hanno effetti positivi sull’umore. 

  34. “La loro cancellazione ne sottolinea l’uscita da certi limiti”

    Infatti; e per quanto mi riguarda, l’opinione che rimane di una persona dopo averli letti rimane anche dopo la cancellazione.

  35. Parmeggiani, i commenti che Gogna cancella vengono comunque letti prima di sparire. La loro cancellazione ne sottolinea l’uscita da certi limiti. Non mi da fastidio e mi permette comunque di dire come la penso. È un po’ come la storia dei chiodi a pressione sul Cerro Torre infissi da Maestri nel 1970. Lui fece bene a metterli e Kruk e Kennedy fecero altrettanto bene a toglierli. Mai amato gli schemi, adoro l’improvvisazione. 

  36. @Balsamo
    Hai ragione, nell’infervoro ho dimenticato una fetta sostanziosa di chi si vaccina: cioè coloro che in base alle loro motivazioni pensano sia giusto vaccinarsi (in parte rientrano tra coloro che in modo colorito ho definito come “gli hanno inculcato che altrimenti muoiono”.  Hanno pensato che il vaccino giustamente funziona, non ha effetti collaterali o perlomeno sono talmente bassi che valgono il rischio. Massimo rispetto per le loro decisioni, tra cui immagino ci sia anche tu.
    Ma anche in questa fascia di popolazione  perlopiù civile ci sono coloro che vorrebbero che tutti si vaccinassero, e che trovano giuste le restrizioni degne di un periodo fascista che sono state emesse nei confronti di chi, invece, a seguito degli stessi ragionamenti, hanno pensato che non fosse meglio vaccinare sé stessi o i loro figli. 

  37. “Neppure io ipotizzavo a priori i vantaggi del SGP.”
     
    …in effetti non potendo (ancora) imporre un Passaporto per l’Interno firmato dal Questore in base a un Certificato di Buona Condotta il SGP pare un’ottima alternativa.

  38. Ci sono passato anche io Marcello.
    Effettivamente Gogna, che racconta di aver dormito e mangiato nei peggiori bar di Caracas…risulta sensibile ai ” vaffanculo” e tollera i ” non capite niente”….
    Sarà la saggezza che avanza…

  39. «Faccio un esempio: nel circolo sportivo dove frequento la palestra, chiedono OGNI VOLTA il SGP al cancello d’ingresso. Mi conoscono da 50 anni e sanno benissimo che sono tri-vaccinato, eppure lo chiedono OGNI VOLTA anche a me, perché lo chiedono a tutti.»
    … … …
    Altro esempio:
    «Chi siete? … Dove andate? … Sí, ma quanti siete? … Un fiorino!»
     

  40. Non capisco perché il caro Gogna cancella i miei commenti offensivi personali ( non lo nego) mentre lascia quelli di Crovella che offendono in più pesante misura dei miei, molte più persone. 

  41. Commento 22
     
    Parmeggiani, mi pare che tu abbia una opinione piuttosto bassa nei confronti di chi ha deciso di vaccinarsi.
    Non credi che molti di costoro possano avere tutt’altre motivazioni oltre a quelle da te elencate ?
    E che, magari, condividevano pure alcuni dei tuoi stessi dubbi, ma sono semplicemente pervenuti a una decisione finale diversa ?

  42. La differenza è che “le masse” vaccinate sono in parte faziose come lui, in parte lo hanno fatto perchè gli hanno inculcato che altrimenti muoiono, molto lo hanno fatto perchè altrimenti perdevano il posto di lavoro o più prosaicamente perchè altrimenti non potevano andare al ristorante. 
    Questa è la realtà. Perlomeno come quella che conosco io nella mia città parlando con i miei conoscenti, non certo su Internet. Una realtà dove tutti sono come Crovella che guardano ai senza SGP (che comprendono quindi anche quelli con solo due dosi) come delle merde da calpestare mi farebbe venire i brividi. 

  43. Crovella non è malato: fotografa una situazione che non volete vedere.
    Le folle oceaniche che avrebbero dovuto imporre al Governo Draghi un passo indietro su SGP e vaccino obbligatorio dove sono finite? Manifestazione nazionale No Green Pass al Circo Massimo sabato: talmente pochi che han pensato bene di non entrare nel Circo perché la figura fotografica sarebbe stata impietosa. E’ rimasto un ex generale dei Carabinieri in pensione a cercare di fare il capopoplo ma nessuno se lo caga. Sparito Agamben, passettini indietro di Cacciari. Questa è la realtà… Le masse inferocite dove sono? No, Crovella non è malato. Solo che si guarda in giro fisicamente, non sul web… 

  44. Guarda, si vede che, nella Torino che frequento io, siamo tutti malati. Il mio parrucchiere esige il SGP: se tenti di entrare nel suo locale senza SGP, ti caccia fuori un malo modo. Preferisce perdere un cliente, ma non avere cagacazzo fra i piedi. Nel mondo del lavoro, il SGP è visto come una benedizione: senza, qui non entri ne’ in banca ne’ in uno studio professionale né in sedi aziendali. In molti negozi c’è il cartello appeso sulla porta: “se volete entrare siete i benvenuti, ma preparate il SGP e indossate la mascherina”. Non è Draghi che lo impone, è proprio un riemergere di esigenze sociali. Se non cogliete questo, sarete sempre più scollegati dalla realtà in evoluzione. Tutto questo c’entra pochissimo conl bancarelle che, probabilmente sarebbero morte lo stesso. Peccato.

  45. Non riuscite a cogliere un punto chiave. Neppure io ipotizzavo a priori i vantaggi del SGP. Credo che sia stato davvero creato per motivazioni sanitarie. Ma, giorno dopo giorno, abbiamo apprezzato i risvolti collaterali. A tal punto che, pur prendendo atto che anche i vaccinati posso contagiarsi (seppur in maniera più blanda), ora è molto ampia la fascia che apprezza  SGP e spera che non sia tolto anche con riduzione di pericolo. Appunto per tenersi fuori dai piedi i piantagrane (cagacazzo). Faccio l’esempio della polisportiva che frequento. Siamo 200 soci circa. In epoca prepandemica, cioè fino al 2019 compreso, avevamo 15-20 piantagrane. Uno non pagava mai in tempo, un altro sporcava lo spogliatoio, un altro litigava sempre ecc ecc. Non sapevamo come liberarcene. Guarda caso questi piantagrane sono tutti “svaccinati” (non vaccinati), come li chiamo io. Appunto sono del ribelli  infelici-inquieti, sempre polemici….non stupisce che sia no vax. Morale: grazie al controllo quotidiano del SGP al cancello di ingresso, nessuno dei piantagrane entra più da diversi mesi. Vi aspettate che gli altri soci protestino dicendo le scemenze in cui credete voi (liberta’, uguaglianza  cosituzionalita’…)? Ma ‘sto par di balle! Siamo tutti felici che, grazie al SGP, possiamo impedire ai piantagrane di entrare. Speriamo che i piantagrane si iscrivano in alte palestre così, se dovessero abolire il SGP, non verranno più da noi. Lo stesso vale per le gite sociali in montagna oppure per luoghi di lavoro o mille alte occasioni. La pandemia ha rimescolato violentemente la società liquida, per dirla alla Bauman, e sta riportando a galla esigenze di segmentazione del vivere quotidiano. Non è Draghi che ci ha fatto il lavaggio del cervello. È che abbiamo RI-scoperto che, per noi, è più piacevole vivere senza i cagacazzo fra i piedi. Di fronte a questa esigenza sociale, genuina e spontanea, non c’è nessuna delle vs affermazioni che tenga. Se non coglie questo  continuate a blaterare a vanvera  perché parlate di cose che NON corrispondono con la realtà. Ciao!

  46. Seguito: poi vai la domenica in piazza Mercanti e i venditori di monete, stendardi, placche e patacche, cartoline, manifesti, distintivi della RSI ci sono sempre….
    Che tristezza…

  47. E’ l’infelice che non c’azzecca.Forse voleva dire inquieto. Comunque io in quegli aggettivi mi ci vedo, infelice a parte, perché fortunatamente non lo sono e a vivere mi diverto.
    Alla cassa di una funivia che prendevo spesso per andare al lavoro c’era un tale del mio paese che conoscevo bene e che anche lui mi conosceva. Mostrando la tessera di guida salivo gratis quando portavo dei clienti paganti. Un giorno non avevo la tessera e il tipo alla cassa non mi ha fatto salire. Io ho trovato che fosse un idiota e un paio di giorni dopo l’ho incontrato in un negozio, l’ho preso da una parte e gliel’ho detto chiaramente.
    Tanti anni fa mio padre, che era capocantiere durante la costruzione di un oleodotto che attraversava il Sahara, si era raccomandato con un tale che lavorava nella stessa ditta, di non fare avvicinare nessuno al deposito dei carburanti e lo aveva dotato di un bastone per dissuadere eventuali ladri.
    Il giorno seguente mio padre doveva fare il pieno alla sia land rover e arrivato al deposito, il tale da lui stesso messo a guardia dei carburanti, voleva prenderlo a bastonate per osservare l’ordine che aveva ricevuto. Venne licenziato.

  48. Quanto alle bancarelle concordo sul fatto che, con elevata probabilità, il problema pandemia abbia dato semplicemente il colpo di grazia ad un settore che stava in piedi solo con lo sputo… quando si scuote l’albero, le pere mature cadono e si sberniaccano a terra, è legge di natura. Però a me un po’ dispiace, perché mi intrigava quella particolare atmosfera che c’era fra le bancarelle, sia a Torino che a Parigi. 

  49. Carlo, permettimi tre consigli:
    1) Evita di considerare te piú intelligente e gli altri stupidi. Non puoi iniziare i tuoi interventi cosí: «Anche tu sei uno di quelli che non comprende mai niente». Lo fai sempre piú spesso. Oltre che offensivo, non ti conviene neppure: il tuo interlocutore e chi ti legge si formano un pessimo giudizio.
    2) Evita il turpiloquio (N.B. E questo vale per tutti).
    3) Commento 9: se nel dipartimento universitario di tua moglie esistessero eccellenze non vaccinate, allora – secondo il tuo criterio – sarebbero state bandite. In altre parole, evita di confondere i “cagacazzo” (lessico tuo) con chi non si vaccina: sono due realtà assolutamente differenti. I lavativi vanno licenziati in quanto tali, NON perché non sono vaccinati.
    Con il Super Green Pass bandisci semplicemente dalla società chi non vuole vaccinarsi, “cagacazzo” o non “cagacazzo”. 
     
    P.S. Noto che la vera motivazione del lasciapassare governativo si sta rivelando sempre di piú: non sanitaria, ma di controllo sociale.
     

  50. A Milano, le bancarelle dell’usato (parlo di libri)  sono quasi praticamente estinte da anni e anni, altro che Covid. Persino alla Fiera di Senigaglia, un mito dell’usato milanese da sempre, chi vende libri è un pezzo che non c’è. Da noi, le bancarelle che avevano libri di montagna sono state saccheggiate da antiquari del campo(Alessandro avrà intuito a chi mi riferisco)… Poi ci sono gli antiquari in generale… Poi quella mostruosità dell’Antiquario in Fiera una roba da ricchi sfondati (avevo trovato un titolo interessante, venduto 5 volte più caro che a Trento…). Quindi, il problema è che agli italiani (in generale) dei libri non gliene fotte niente,,,  Altro che Covid.

  51. E’ un modo per fare selezione umana e creare circuiti separati, cosa a me molto gradita da sempre.

    SELEZIONE UMANA
    Ma che personaggio sei?!?!?
    Con quale diritto ti permetti di scrivere queste cose??
    E visto il personaggio che sei in quale ghetto o in quale camera a gas  ti rinchiudiamo? 
     

  52. @7 io, che per lavoro ho contatti quotidiani con le realtà economiche, posso assicurarti che NON sono state le ultime restrizioni a creare i problemi economici, specie per le realtà piccole. La popolazione può circolare liberamente (con SGP, ma sono il 90%), per cui non è lì il problema. C’è molta gente che ci marcia sopra (specie se va in TV). Mi spiace per le bancarelle, cui ero affezionato, ma forse sarebbero cmq destinate a sparire perché fanno parte di un mondo orami “passato”… Bisognerebbe tenerle più che altro come reperto museale, come a Torino abbiamo il Borgo Medievale o i tanti Musei.
     
    @8 Anche tu sei uno di quelli che non comprende mai niente. Ho già raccontato che nel dipartimento universitario, dove lavora da quasi 30 anni anche mia moglie, grazie al tema vaccino-SGP si sono tolti dalle palle tre gacacazzo, di cui in precedenza non sapevano come liberarsene. Precisazione: il maccanismo emotivo-sociologico non è “uno scopre di non volersi vaccinare e quindi diventa un  cagacazzo”. No, no! In genere il meccanismo è all’opposta: “uno è già un cagacazzo di natura (è un ribelle, un non inquadrato, un infelice, uno che protesta sempre, un piantagrane) e, nell’attuale situazione connessa alla pandemia, esprime la sua natura di cagacazzo con il tema no vax ecc”. Quindi il rapporto causa-effetto èben chiaro: uno è un piantagrane di natura e nell’attuale contesto diventa un no vax per avere un pretesto per protestare. Anche questi tre tecnici di laboratorio erano dei cagacazzo strutturali. da tempo immemore. Un dipartimento non sapevano come liberarsene. Finalmente è arrivata la norma che obbliga tutti i dipendenti universitari d’Italia ad essere vaccinati, pena esser messi a casa in aspettativa non retribuita. Questi tre sono a casa da settimane (mi pare da inizio gennaio, non ricordo bene). Sapete qual è stata la reazione dell’intero dipartimento universitario di mia moglie? Hanno tirato un sospiro di sollievo: “Finalmente ce li siamo tolti dalle palle”. Ma mica per timori sanitari, nessuno aveva paura di esser contagiato da quersti tre. Perché erano dei piantagrane istituzionalizzati e stavano sui coglioni a tutti. Ora tutti sono felici perché si sono tolti dai piedi questi piantagrane strutturali. E’ questo che non capite: che la gente ne ha le palle piene dei cagacazzo, come in montagna, mutatis mutandis, dei cannibali. Se non focalizzate che c’è un crescente desiderio di emarginare i cagacazzo, continuerete a fare dei discorsi da vecchi rimbambiti che non comprendono nulla dei fenomeni sociali in atto. Non a caso fate sempre riferimento a frasi storiche del passato. Non avete in mano il sentiment della gente di oggi. Ciao!

  53. “Il Super Green Pass NON ha nulla a che fare con considerazioni SANITARIE, ma deriva dal fatto che è uno strumento per evitare di avere fra i piedi i non graditi. E’ un modo per fare selezione umana e creare circuiti separati.”
     
    Raccapricciante.
    … … …
    SUPER GREEN PASS MACHT FREI. Un passo alla volta e ci avviciniamo sempre di piú alla soluzione finale: non nei forni, ma nei ghetti. Espulsi dal lavoro e da ogni forma di vita sociale. Senza alcuna motivazione sanitaria (Crovella dixit). 
    Come si chiama tutto ciò?

  54. Carlo, la tua visione era già chiara, non c’era bisogno di fare l’esempio per me patetico della palestra.
    Quello che invece non capisci tu è che la sparizione delle bancarelle dei libri, cosi’ come dei ristoranti e dei bar vuoti, è una conseguenza di questo. Che ti piaccia o no. Quindi non ha senso bearti del fatto che la tua palestra ti controlla il SGP anche se sei tornato un minuto in macchina a prendere gli occhiali e rientri, e poi lamentarti se invece questo provoca un allontanamento di molta gente da certi esercizi

  55. Continuate a non capire. Non mi sono “offeso”, mi infastidisce che ci sia gente che “pretende” di capire e non capisce mai una beata fava. Spiego una volta per titte e poi mangiatevi pane e volpe, ma in quantità industriali. La mia approvazione al SuperGreenPass (SGP) e restrizioni conseguenti, NON ha nulla a che fare con considerazioni SANITARIE, ma deriva dal fatto che è uno strumento per evitare di avere fra i piedi i non graditi. E’ un modo per fare selezione umana e creare circuiti separati, cosa a me molto gradita da sempre. Faccio un esempio pratico: nel circolo sportivo dove frequento la palestra, chiedono OGNI VOLTA il SGP al cancello d’ingresso. Mi conoscono da 50 anni e sanno benissimo che sono tri-vaccinato, eppure lo chiedono OGNI VOLTA anche a me, perché lo chiedono a tutti. Quel giorno non hai il SGP (banalmente perché hai dimenticato il cell a casa)??? Bene, lì non entri. Torni domani e ti farai furbo a ricordati il SGP. A Maggior ragione non entrano quelli che NON volgiono il SGP per scelta ideologica: non mettono neppure un mignolo oltre il cancello d’ingresso. Lo stesso epr le gite CAI: il controllo del SGP viene fatto al mattino alle 5 al parcheggio cittadino e, se non ce l’hai, la gita non la fai. Adoro questa situazione perché questo meccanismo tiene fuori dai piedi i corrispondenti torinesi dei vari Comninetti-Benassi ecc ecc. Se fate mente locale, la mia campagna (che porto avanti da una 15ina di anni circa) di “una montagna per pochi” ha la stesa radice ideologica. In montagna, anziché chiedere una patente (corrispondente al SGP), la si rende più scabra e meno comoda e i famosi cannibali, che normalmente amano la comodità, se ne stanno fuori dai piedi. Questa mia campagna non ha niente a che fare con una mia presunta misantropia, perché io frequento anche gruppi numerosi (vedi uscite della scuola di scialpinismo). Come mai? Perché lì non incontri i fenomeni, i corrispondenti dei no vax e dei cannibali. Lo stesso nelle società sporstive cittadine che frequento, o nei giri professionali e culturali. Siete scandalizzati? Vedrete che la società umana si segmenterà come non riuscite a immaginare, proprio in reazione all’attuale melting polt della società liquida, per dirla alla Bauman. Fra i miei conoscenti non sento altro che questo auspicio. Tutto ciò premesso, le ultime restrizioni non c’entrano nulla con la crisi delle piccole realtà. Parlavo proprio l’altro giorno con il titolare del ristorantino dove a volte mangio a pranzo e mi ha detto che gennaio è strutturalmente un mese di morta, perché viene dopo l’abbuffata e le spese delle feste. La si vuol strumentalizzare per esigenze di cassa: il gatto piagne quando fotte, dice Pasini. In Italia è così sempre e non c’entra nulla il SGP, perché il 90% circa della popolazione ce l’ha e se non è andato in giro nelle settimane scorse non è per colpa del SGP. Per le bancarelle di libri, poi, proprio non c’è collegamento: sono all’aperto! La loro crisi deriva soprattutto dal commercio on line, anche di libri usati. Con un colpo di click ordini un libro e ti arriva a casa. Riasumendo in generale: nessun “inganno”, solo desiderio di non aver fra i piedi gente indesiderata.

  56. Bisogna stare isolati, bisogna stare soli, l’altro è un pericolo!
    Non serve il contatto umano ci sono altri strumenti.
    Che vai a romperti le palle, a perdere tempo e a rischiare di infettarti  alle bancarelle…stai sul divano, c’è Amazon che pensa a te!!!
    E’ questo che viene sbandierato, che viene inculcato sempre più nelle menti oramai bacate di tutti noi.
    Mia e tua compresa.
    Quindi , con tutto il pane e volpe che hai mangiato, di che ti meravigli Crovella?!?!?

  57. Carlo, probabilmente ti sei offeso per le giuste osservazioni di Cominetti, ma non fanno una piega.
    Questo è uno degli effetti della regole attuali che non puoi negare di avere sempre sostenuto.Poi, un fumatore accanito potrà lamentarsi e dire “che brutte le dita ingiallite” ma nessuno gli impedisce di smettere di fumare

  58. Come al solito, entrambi non avete capito una cippa delle mie posizioni. Ma non meritate attenzioni, non sto più a ripetervele. Primo perché non le capite, secondo perché non meritate alcun investimento di tempo a spiegarvi le cose. Tutta fatica buttata al vento. Crogiolatevi pure nella convinzione che siete gli unici Enstein sull’intero pianeta ad aver  focalizzato il “vero” problema. Magari, in parallelo, mangiatevi pane e volpe al mattino, come diciamo qui a Torino: serve per affinare le capacità intellettive.

  59. Cominetti, mister Crovella lavora per le grandi aziende. Che gliene frega se chiudono i piccoli.

  60. Ma, Crovella!!??
    Ti meravigli e dispiaci di una situazione di cui ti compiacevi fino a pochissimo tempo fa. La gite Cai con mascherina e gel, la divisione e discriminazione verso chi ha (saggiamente, secondo me) deciso di non vaccinarsi rispetto ai detentori di supergrinpas del cazzo (scusa ma non riesco a definirlo altrimenti), il sollievo quando i colleghi di tua moglie non vaccinati sono finalmente stati sospesi dal lavoro e via discorrendo… e ora ti crucci di un’attività che soffre perché la gente ha paura a tocchignare i libri come faceva prima. Ha paura perché il sistema da te tanto apprezzato gliel’ha inculcata a meraviglia. E i librai chiudono, come molti altri negozi, i ristoranti, le palestre e le discoteche. Ma questo non lo dici anche se lo noti. O non fa parte di ciò che ti va di commentare di questo articolo? Un po’ di coerenza non ti farebbe male. In spagnolo quelli come te li chiamano “sin vergüenza”, non so se si sia un termine equivalente in italiano.
     

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