Il famigerato Colletto Verde di Clavière

Il famigerato Colletto Verde di Clavière
Il famigerato Colletto Verde di Clavière, in alta Valsusa, ha colpito ancora.

Era a sciare sulle montagne che conosceva bene Tommaso Martinolich, un ragazzo di Chieri (TO) che a 14 anni è morto il 4 gennaio 2015 dopo una rovinosa caduta.

La pista numero “100” parte dal Colletto Verde, che segna il confine tra Italia e Francia: da quota 2600 metri permette il rientro nell’area sciistica di Clavière-Monti della Luna per gli sciatori che arrivano dal versante francese di Montgenèvre. E proprio in quel giorno la pista era stata riaperta. Negli anni scorsi su questa pista “nera”, o meglio negli immediati dintorni, sono purtroppo successi altri incidenti mortali. Ma questa volta non si tratta della solita valanga provocata.

Tommaso Martinolich
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Il tratto iniziale è privo di vegetazione, data la quota elevata: solo rocce fuori dal tracciato nel primo tratto particolarmente ripido e impegnativo, adatto agli sciatori esperti. Chi non se la sente di affrontarlo, può aggirare il ripido grazie a un passaggio alternativo e iniziare la discesa alcune centinaia di metri più in basso percorrendo così una pista “rossa”, la “100 bis” che in seguito si ricongiunge alla «pista nera» quando questa si fa più dolce in vista di alcune casermette abbandonate poco prima della capanna Gimond.

Proprio quest’estate la società Vialattea che gestisce gli impianti del comprensorio sciistico aveva portato alcune modifiche al tracciato originario della pista, proprio per aumentare la sicurezza di quel tratto di discesa lungo quasi 3 km che porta gli sciatori alla partenza della seggiovia Gimont. Una discesa che non viene quasi mai battuta perché i gatti delle nevi faticano ad arrampicarsi su quelle pendenze. Ma che tuttavia viene ben delimitata con una serie di paletti, proprio per evitare che gli sportivi escano inavvertitamente fuori dal tracciato.

La cronaca
E’ stata la scarsità d’innevamento a tradire Tommaso che, conoscendo bene quella pista, durante la discesa si è allontanato dal percorso tracciato e ha superato i paletti per avventurarsi in qualche salto fuori pista. Ma proprio durante un salto è atterrato in modo scomposto, battendo violentemente la testa contro una roccia che affiorava dal manto nevoso. È questa la prima ricostruzione fatta dai poliziotti del commissariato di Bardonecchia, che indagano sulla vicenda.
L’incidente è avvenuto verso le 15, sotto gli occhi dei genitori e di altri familiari. È possibile che la neve ghiacciata gli abbia fatto prendere velocità e perdere il controllo degli sci, che sono andati distrutti nell’urto. Indossava il casco, ma questo non è servito a salvargli la vita. Ha battuto la faccia e torto il collo. Sono stati proprio i familiari i primi a soccorrerlo e a dare l’allarme al 118, mentre sul luogo dell’incidente arrivavano anche gli addetti delle piste. Tommaso era incosciente ma respirava ancora quando l’elicottero del 118, che era fermo a Torino, si è levato in volo. Ma in quota c’era molto vento, vento contrario, che ha rallentato il viaggio. Mentre sulla pista si attendevano i soccorsi, il ragazzo ha avuto un arresto cardio-respiratorio. Nel gruppo c’era una dottoressa, che lo ha ventilato e massaggiato per tutto il tempo, finché i sanitari non lo hanno intubato e caricato sull’elisoccorso. Ma le condizioni dell’adolescente erano disperate. Troppo lontano l’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, l’elicottero lo ha portato alla più vicina struttura, l’Ospedale Agnelli di Pinerolo, dove i medici del pronto soccorso hanno fatto di tutto per stabilizzare i parametri vitali. Ma il filo di speranza cui tutti erano appesi si è spezzato un paio d’ore dopo.

Il Colletto Verde di Clavière
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L’indagine
Il fascicolo sulla morte di Tommaso, che abitava a Chieri e frequentava l’istituto alberghiero Colombatto di Torino, è stato aperto dal pm di Torino Raffaele Guariniello, che valuterà se vi siano responsabilità nell’accaduto.

Guariniello ha inviato la Polizia giudiziaria della Procura di Torino sulle piste da sci di Clavière per un sopralluogo. A quello che verrà riportato dai poliziotti, si aggiungeranno le testimonianze dei parenti di Tommaso, presenti al fatto.

Il fascicolo per il momento non contiene nomi di indagati, né reati. Il pm vuole fare chiarezza su quanto accaduto, vuole capire se la pericolosità del canalone in cui si è consumato il dramma, di fianco alla pista “100” del Colletto Verde, era ben segnalata. Nel caso di “segnalazione insufficiente”, i responsabili degli impianti sciistici potrebbero dover rispondere di omicidio colposo per la morte del ragazzo.

I commenti
Vittorio Salusso, direttore tecnico della Sestrières Spa, esclude che il fondo fosse in brutte condizioni: «Le piste “100” e “100 bis” erano state bene tracciate e battute. In quota la neve in pista è ancora molto buona e abbondante». Nessun pericolo, quindi? «No, le condizioni erano perfette e anche la giornata era buona, solo il vento poteva dare fastidio, ma all’ora della tragedia c’erano un bel sole e un’ottima visibilità».

Quali sono, allora, le cause della sciagura? Qualcuno si sbilancia: «Molti ragazzi per esibirsi abbandonano la pista per andare a cercarsi qualche salto a pochi metri del tracciato. Una pratica vietata ma spesso usuale, che questa volta purtroppo è finita in tragedia».

Il pm Guariniello, con la consueta sollecitudine, ha aperto l’inchiesta e ne seguiremo gli sviluppi. Naturalmente, di fronte alla tragedia e ancora “a caldo”, è difficile fare commenti di ogni genere, ma una prima annotazione occorre pur farla: segnalazioni sufficienti o meno, risulta difficile ritenere che i gestori della pista debbano essere incriminati. Lo sci è uno sport abbastanza pericoloso. Se si va fuori pista lo è anche di più. È solo questo che bisogna sapere, e non è riempiendo le stazioni turistiche di cartelli che si eviteranno altre disgrazie.

Per fare un esempio, in Italia qualunque postazione panoramica è dotata di balaustra protettiva, più o meno solida e invasiva: ma non risulta che in Islanda, dove questo non succede affatto, la percentuale di incidenti sia superiore alla nostra.

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Il famigerato Colletto Verde di Clavière ultima modifica: 2015-01-07T07:00:50+01:00 da GognaBlog

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2 pensieri su “Il famigerato Colletto Verde di Clavière”

  1. Sono la mamma di Tommaso, non avevo mai letto l’articolo… Io c’ero quel giorno, nessun fuoripista. C’è un processo per omicidio colposo. La pista era abusiva e in stato di cantiere, la segnalazione delle paline era fuorviante e approssimativa. Morale, ho visto morire il mio bambino per una cosa fatta all’italiana. Ormai Tommaso è morto nessuno me lo riporta indietro. Per il futuro, per gli altri, cerchiamo di capire perché non ha potuto soccorrerlo l’elicottero di Briançon. Non lo avrebbe salvato, così mi dicono, ma avrebbe potuto arrivare in un minuto, non in mezz’ora. La mezz’ora più lunga della mia vita. Non è vero che era “fuoripista”, è una precisazione a Tommaso, che a 14 anni è morto in una giornata di sole.

  2. Da più di 30 anni percorro il colletto verde. Ora spesso con figli della stessa età del povero T o con ospiti anche poco pratici dello sci. Nella norma la pista puó essere “non facile” ma gestibile anche per i meno capaci.
    Ricordo la preoccupazione provata qualche anno fa quando mio figlio di allora 8/10 anni prese, proprio nella pate inferiore destra della foto, la linea di massima pendenza a spazzaneve/uovo, fermandosi in rovinose capriole fuori pista. Allora fortunatamente la neve era abbondante.
    Ero li in questi giorni. Purtroppo per via delle condizioni meteo c’era una neve difficile in pista e pessima fuoripista: scarsa, dura e crostosa. Sono scialpinista ma non ho osato uscire dal seminato. La fatalità ha portato alla tragedia che è difficile da accettare anche per via dell’eta del ragazzo.

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