Il Re del Cadore

Il Re del Cadore
La maestà dell’Antelao è fuori discussione, da qualunque parte lo si osservi s’impone con la sua altezza o con il suo volume: a volte i suoi profili sono dei classici nell’iconografia dolomitica, come la visione da Perarolo o il colosso «che fuma la pipa». Possiamo discutere sulla definizione di «Re delle Dolomiti», mentre su quella di «Re del Cadore» si è tutti d’accordo. La vetta principale, 3264 m, è la seconda delle Dolomiti in altezza: la struttura è poi costituita da altre cime, tutte superiori ai tremila, che si rincorrono nell’ordine verso est: Punta Menini, Punta Chiggiato e Cima Fanton. L’insieme di queste punte determina un castello di bellezza davvero singolare. A nord possenti pilastri s’affondano in due quasi misteriosi ghiacciai, oggi un po’ ridotti, il Superiore e l’Inferiore, e il grigio delle rocce, facendo strano contrasto con il bianco della neve, diventa un non colore, tetro e minaccioso, tranne quando il sole dell’alba di giugno e luglio riesce a tingere di rosa l’angolo più segreto dell’Antelao. A sud invece i pilastri sono ancora più potenti e verticali, sufficiente pensare al dislivello sui 1000 metri della parete sud e ai quasi 2400 metri di salto tra la vetta e Vodo di Cadore. Questa parete è praticamente sconosciuta, solo pochi l’anno salita: ed esistono, a difficile portata di mano, pochi racconti, foto, relazioni di quelle ascensioni. Ad ovest invece l’Antelao proietta la sua immagine più familiare, quella di una piramide di lisci lastroni a volte listati di neve. Ed è da lì che tutti salgono.

L’Antelao da Cortina d’Ampezzo
Cortina d'Ampezzo da frazione Ronco, verso Antelao

La storia alpinistica dell’Antelao si perde nella notte dei primi tempi, quando cacciatori e pastori vagavano sulle cenge e sulle cime a scopi non alpinistici. Sembra proprio che Matteo Ossi, di San Vito, non fosse mai stato sulla cima prima di quella volta con Grohmann e le guide Francesco e Alessandro Lacedelli (18 settembre 1863): ma non si può sapere con certezza, perché lui diceva che, sì, c’era stato nel 1850. Proprio sulla via normale, il 15 gennaio 1882, l’alpinismo invernale sulle Dolomiti ebbe il suo battesimo: il veneziano Pietro Paoletti salì alla vetta con le guide Luigi Cesaletti e Giovanni Battista Zanucco. Il 25 novembre il Paoletti, con lo stesso Zanucco e Giuseppe Pordon, aveva salito la Croda Marcora, ma quell’impresa non destò così scalpore come l’Antelao. L’8 agosto 1886 è di scena il canalone ghiacciato che dal Ghiacciaio Superiore spara diritto fino alla Forcella Menini (cap. David Menini, gli alpini Silvestro Zandegiacomo e Carlo Carrara, con la guida Giuseppe Pordon). E. Artmann con Joseph (Sepp) Innerkofler salgono la cresta ovest (III), poi, il 16 agosto 1898 lo sperone sud sud est (III e IV) cede ad Antonio Dimai e compagni (Zaccaria Pompanin, Michel Innerkofler jr. ed i clienti inglesi John S. Phillimore e Arthur G. S. Raynor). Il 24 settembre 1913 Luisa e Umberto Fanton traversano l’intera cresta orientale (III) dalla Cima Fanton. Il 19 agosto 1925 il torinese Oliviero Olivo, da solo, riesce a superare lo sperone nord (III). Walter Stösser e Fred Schütt, il 17 agosto 1930, salgono il V grado dell’evidente spigolo della parte sinistra della parete sud ovest. Otto Oppel, anch’egli da solo, nell’agosto 1931, sale il pericoloso canalone nord, a destra della via Olivo (III e IV). Tocca ai padovani

In salita per la via normale dell’Antelao (le Laste)
La salita della via normale dell'Antelao provincia di Belluno

Antonio Bettella e Gastone Scalzo risolvere il vero problema, la parete sud ovest. Fu un’odissea di cinque giorni, dal 3 al 7 agosto 1941, una vittoria ostacolata fino all’ultimo dal maltempo che poteva finire in tragedia se l’amico Guerrino Barbiero non fosse andato loro incontro per la via normale… Le difficoltà estreme di quella via non bastarono al Bettella, il quale già da tre anni sognava di salire  non solo la parete ma anche il grande camino che incide la stessa parete un po’ più a sinistra. Ed è così che l’11 agosto 1942, con Barbiero, inizia quest’altra scalata. La conclusione ci sarà solo il 15, dopo altri cinque giorni di avventure al limite.

Ornella Antonioli e Alessandro Gogna in vetta all’Antelao, 14 agosto 1985
O. Antonioli e A. Gogna in vetta all'Antelao (BL).14.08.1985

Altra salita di cui si sa poco, ma importante, è quella di Italo Da Col e Roger Petrucci-Smith, che il 21-22-23 agosto 1942 riescono a salire il nascosto pilastro sud est (VI) che punta direttamente alla vetta. Il 28-29 giugno 1970 il fuoriclasse triestino Enzo Cozzolino sale con Luciano Corsi la parete sud (VI) della Punta Chiggiato, mentre nel 1981 Renato Casarotto apre quattro itinerari su cime minori del gruppo con Maurizio Dall’Omo. Il 20 agosto 1992 Lorenzo Massarotto con Fausto Conedera sale l’ennesimo suo capolavoro, l’Uomo in strach (parete sud-ovest). Ma la storia continua, assieme all’esplorazione. Il 25 settembre 1985, dopo vari tentativi ed attrezzature, i triestini Aldo Michelini e Sergio Serra salgono sul pilastro sud ovest di 600 m, a sinistra della via Stösser, difficoltà fino al VII e all’A4 (poi ridotti a VI e VII- nella prima ripetizione): intitolano il pilastro a Nidia e Martino e battezzano la via Ma perché te gà roto i fiori? Un’altra via è aperta nel 1995 dai Ragni di Pieve di Cadore, è Sabotaggio, 500 m, VI, sullo sperone meridionale: sono Anna Sommavilla, Giampietro Poles, Ernesto Querincig, Lucia Del Favero, Michele Barbiero e Angelo De Polo. Poco tempo dopo gli stessi Poles e Sommavilla, assieme a Fabio Bertagnin e Mauro Valmassoi, aprono un’altra via su un pilastro a destra, 500 m, VI+.

La parete meridionale dell’Antelao con il tracciato della via L’Uomo in strach (Massarotto-Conedera, 20 agosto 1992)
Antelao-Mass0001-Antelao

postato il 10 ottobre 2014

Il Re del Cadore ultima modifica: 2014-10-10T07:30:09+02:00 da GognaBlog

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6 pensieri su “Il Re del Cadore”

  1. L’Antelao, tra le grandi montagne, rimane il meno frequentato dagli alpinisti, forse il simbolo di un alpinismo che non crede nelle proprie capacità di avventura alpina, come se la grande ricerca fosse sempre nel prato del vicino per definizione sempre il più verde.

  2. Stefano, passi per la Cariatide, ma sul Ciaudierona non è che ci sia sempre sta roccia meravigliosa!
    Un’altra di Casarotto sta sui Becett, ma a fare l’elenco di tutte le vie dell’Antelao si fa notte
    Le pareti ovest e sudovest comunque ogni tanto qualche visita ce l’hanno… è uno splendido terreno di gioco.
    Da gustarselo finché non uscirà una guida aggiornata, che renderà l’Antelao come ora sono le Pale di San Lucano, à la page…

  3. Anch’io salii l’Antelao a metà agosto del 1985, ci siamo sfiorati. 😉

  4. Le cime minori che citi sono la splendida roccia di cima Cariatide e Ciaudierona, versante Otèn. In Alpi Venete si parlava all’epoca di VII grado (grado Dall’Omo, probabilmente tendente più verso l’VIII e aperta con mezzi assolutamente tradizionali, 1980/81 o giù di lì).

    Ottimo articolo. come sempre.

    p.s. non è Gastone Scalzo ma Scalco.

  5. Eppoi Alessandro, oltre le vie di roccia e ghiaccio, ci sono anche le vie di discesa “adrenalinica”! e no!?

    http://www.banff.it/leffetto-domino-delleliski-in-cadore/
    http://www.banff.it/un-motivo-per-impedire-leliski-sullantelao/

    Un giorno una ragazza cadorina mi fece innamorare di lei puntando un dito in alto e dicendomi: “quello è l’Antelao”…
    Ora però sono stanco di discutere della sacralità di quello che è pure lontano da me. Lascio ai cadorini decidere cosa sia sacro, cosa sia da salire o scendere, cosa sia da impantare o espiantare. Io sono qui a lottare con le mie piccole alluvioni collinari quotidiane…

    Le foto che posti sono sempre molto belle!

  6. Grande montagna l’Antelao, con una via normale fra le più belle delle Dolomiti, per nulla da sottovalutare.

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