Kaisergebirge 1

Storia alpinistica del Kaisergebirge. Prima puntata (1-2)

Per evidenti motivi storici, oltre che geografici, le Alpi calcaree del Nord sono assai simili nella conformazione e nel loro manifestarsi strutturale alle Dolomiti. Le vie di comunicazione sono sempre state facili e al tempo della nascita e dello sviluppo dell’alpinismo la sovranità politica era la medesima per la maggior parte del territorio. Gli alpinisti di lingua tedesca spontaneamente considerano le Dolomiti come l’estrema propaggine di casa loro: un Sud Tirolo che è un archetipo nei sogni, nelle aspirazioni, una terra mitica dove le grandi pareti si sposano al grande sole meridionale. Gli italiani invece hanno a cuor leggero ignorato quelle catene montuose al di là dei loro confini linguistici: se si eccettuano le sporadiche apparizioni di Piaz, di Dibona e di qualche altro, le scarse cognizioni italiche di tali regioni si limitano di solito a una malcelata sensazione di sufficienza, al non giustificato pregiudizio delle dimensioni limitate, all’insofferenza per le lingue ostiche e quindi al rifiuto di avvicinarsi a una cultura diversa. Eppure Karwendel, Kaisergebirge, Wetterstein e altri gruppi montuosi dell’Austria non hanno proprio nulla da invidiare alla maggior parte delle Dolomiti convenzionali.

Il Kaisergebirge dalla vetta dello StripsenjochkopfTirolo, Kaisergebirge, panorama dallo Stripsenjochkopf

La leggenda di Georg Winkler diciassettenne e della sua salita all’omonima torre del Vajolet aveva delle premesse. L’anno precedente (1886) lo studente di Monaco compiva un’impresa egualmente mitica salendo il 24 aprile, da solo, un colatoio del versante occidentale del Totenkirchl: è primavera, la neve ingombra il colatoio incassato, il vetrato delle pareti ovest ingigantisce il pericolo. Oggi il Winklerschlucht è un orrido budello di 450 metri, raramente salito, con difficoltà fino al IV+. E Winkler lo descrive come un «couloir», cioè un canalone! Nel suo diario riporta l’orario di 4 ore e 20, annota due «schwierige Stellen» (passi difficili) e qualche impegnativo «risalto nevoso». Un’asciutta essenzialità del tutto rispondente alle sue idee. Sua è la frase «Alle mie salite ho sempre cercato di far corrispondere valori sportivi». Questo giudizio ha un senso anche per noi del secolo dopo se evitiamo di equivocare sul termine «sport».

Il versante meridionale del Kaisergebirge
Autunno e Kaisergebirge

Allora «sportiva» era la qualifica di un’impresa compiuta senza guide, un leale confronto con la montagna, mentre la competizione tra uomo e uomo non permeava completamente gli impulsi all’azione: oggi non riusciamo più a distinguere, anzi tendiamo a dichiarare «romantico» (e quindi non sportivo) questo tipo d’imprese un po’ avvolte nelle nebbie del tempo e della solitudine, cui non possiamo attribuire alcuna misura né confronto.

Gottfried MerzbacherKaisergebirge1-Merzbacher Gottfried 010

È con difficoltà che ci si può occupare di storia dell’alpinismo nel Kaisergebirge. È necessario procedere per contributi, rimandando a un futuro un compito che prima o poi altri si assumeranno. Ricercatori, botanici e cacciatori sono i naturali predecessori delle prime escursioni turistiche. Nel 1826 Peter Carl Thurwieser, un professore di Salisburgo, sale in compagnia di J. CarI e S. Unterrainer le vette dell’Ackerlspitze e Maukspitze, iniziando così un’esplorazione che, per merito d’altri continuò poi sporadicamente per alcuni decenni. Il 1881 è l’anno della salita di Michel Innerkofler alla Cima Piccola di Lavaredo: per la prima volta o quasi ci si affaccia alle soglie del III grado. Nel Kaiser la vetta più imponente, il Totenkirchl, è ancora vergine. Il 16 giugno Gottfried Merzbacher, di Monaco, dopo alcuni tentativi riesce a raggiungere la vetta seguendo una via assai complicata sul versante settentrionale, alto 600 metri. Lo accompagna la guida Michael Soyer, detto Steinackerer. Ancora oggi chi vuol salire la «Chiesetta dei morti» deve riprendere questo itinerario, una via normale cui in seguito furono affiancate molte varianti e che rimane però la via più intuitiva, con difficoltà fino al III-. Pochi giorni dopo, a testimonianza di quanto siano celeri ormai i progressi (13 luglio), ecco la seconda ascensione del Totenkirchl. Autori ne sono tre giovani senza guida, il dottor Alois Zott assieme a Josef ed Heinrich Zameter. I tre salgono per quello che fu poi chiamato Zott-kamin, difficoltà di III grado.

Georg Leuchs
Kaisergebirge1-Leuchs

Poi altre imprese, quella di Albrecht von Krafft al Totenkirchl (con O. Koch, 1888), quelle di Josef Enzensperger, di Hans Pfann, di Wilhelm Wunder. E poi ancora Karl Botzong. Questo giovane studente del Pfaelz sale da solo un camino difficilissimo sul Predigtstuhl (17 luglio 1895), con difficoltà continue di IV-. La salita solitaria a quel tempo era cosa diversa da oggi. Le tecniche di assicurazione erano assai primitive, per non parlare delle prestazioni di una corda. Campione di questo stile solitario fu Georg Leuchs, uno dei più grandi alpinisti della storia. Originario di Norimberga, Leuchs girò in lungo e in largo le Dolomiti e le Alpi Calcaree del Nord. Nelle prime il suo capolavoro è la parete sud ovest del Cimòn della Pala, mentre nel Kaiser le sue salite sono veramente molte: quasi tutte accomunate dalla solitudine.

Hans Fiechtl
Kaisergebirge1-Hans_Fiechtl_(1883-1925)

Nello stesso periodo abbiamo le grandi attività di Josef Ostler, Josef Klammer, Rudolf Schietzold, Franz Nieberl e Franz Schroffenegger. Si giunge così al grande problema: la parete ovest del Totenkirchl per cui occorre attendere il 1908, 13 ottobre, e soprattutto la visita di Tita Piaz. La grande guida fassana riesce infatti a superare con i compagni Klammer, Schietzold e Schroffenegger i 450 metri di parete, fino al V grado di difficoltà. Le sue capacità di capocordata e i suoi meriti erano già da prima indiscussi anche in Austria e Germania: una prova quindi che in quel periodo, per la prima volta, la scuola italiana era ai massimi livelli.

La parete ovest del Totenkirchl
Tirolo, Kaisergebirge, parete ovest del Totenkirchl

Hans Fiechtl fu l’iniziatore delle nuove tecniche di assicurazione e progressione con chiodi, ma non bisogna credere ch’egli fosse solo un «chiodatore». La sua attività nel Kaiser, anche come guida alpina, inizia nel 1910 e continua fino all’anno della morte, il 1925. Anche se la sua più grande impresa è nel Wetterstein (parete sud della Schlüssellkarspitze, 1913, con Otto Herzog), nel Kaiser effettua molte belle prime, come la parete ovest del Predigtstuhl con Franz Weinberger nel 1923. Il suo capolavoro è però del 1924, quando con Toni Leiss sale la Onkel Fickel Riss sul Totenkirchl, una via ancora oggi temutissima, con un passaggio di sesto grado leggendario.

CONTINUA

Dal Fleischbank verso la parete ovest del Predigtstuhl
Predigtstuhl, parete ovest dal Fleischbank, Kaisergebirge, Tirolo

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Kaisergebirge 1 ultima modifica: 2015-05-06T06:00:02+02:00 da GognaBlog

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1 commento su “Kaisergebirge 1”

  1. Evviva, finalmente alla ribalta la storia dell’alpinismo vista da NE.
    Da li è arrivato molto, in tutti i sensi, per formare l’ alpinismo e l’ arrampicata cosi come li conosciamo. ora.
    Aspetto con impazienza la seconda puntata.

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