La Battaglia dell’Assietta

La Battaglia dell’Assietta
di Carlo Crovella

Le montagne non sono solo difficoltà, gradi, diedri, creste, valloni, ma anche storia, cultura e tradizioni. Le Alpi sono storicamente e geograficamente una cerniera fra popoli e Stati confinanti. In quanto cerniera hanno visto transiti, commerci, scambi di idee e di cultura, ma anche numerosissimi episodi bellici. Dalle semplici scaramucce alle singole battaglie fino alle guerre lunghe e sanguinose.

Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: Sito FestadelPiemonte.

Può sembrare sconveniente celebrare una battaglia, come un momento “positivo”, nell’attuale clima condizionato da ciò che accade in Ucraina. Ma la storia dei popoli passa anche attraverso le battaglie, forse più di quanto si sviluppi nel confronto commerciale, culturale e ideologico. Una battaglia è in genere un momento di affermazione dell’identità di un popolo, dei suoi valori, delle sue caratteristiche salienti.

Ritratto di Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio, comandante delle forze sabaude nella Battaglia dell’Assietta. Foto: wikipedia.

Molte delle battaglie delle Alpi hanno ricoperto ruoli non indifferenti nella Storia europea, ma ce n’è una cui io sono particolarmente affezionato: la Battaglia dell’Assietta (19 luglio 1747). Mio padre mi ha spesso portato alla celebrazione annuale di tale evento fin da quando avevo 10-15 anni.

Busto di Paolo Federico Novarina di San Sabastiano, comandante della ridotta posta sulla Testa dell’Assietta. Foto: www.legendanews.com.

Più del noto Assedio di Torino del 1706 (nell’ambito del quale si inserì l’episodio eroico di Pietro Micca) è la Battaglia dell’Assietta a cui si collega la “vera” Festa del Piemonte. Anche qui, come nel 1706, si tratta di una vittoria contro l’esercito francese, ma le caratteristiche dell’episodio sono molto particolari e meritano un cenno.

La Testa dell’Assietta si trova a circa 2570 m sullo spartiacque fra Val di Susa e Val Chisone. Le due valli erano difese dai Forti sabaudi di Exilles e di Fenestrelle (strutture meritevoli di una visita turistica). Nell’occasione del 1747 l’esercito francese decise di procedere sul crinale fra le due valli, proprio per evitare i forti. Lo spartiacque non è aguzzo come la Cresta del Lyskamm, ma non è neppure un campo aperto: si tratta di una serie di ondulazioni erboso-detritiche, con alcune vette arrotondate e intervallate da varie depressioni (una delle principali è il Colle dell’Assietta).

Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. In primo piano il drapò, cioè il vessillo sabaudo: croce bianca in campo rosso con bordi azzurri (riadattata, è oggi lo stemma della Regione Piemonte). Foto: www.piemonteis.org.
Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Cerimonia del “presentatarm” in corrispondenza del monumento rievocativo della battaglia. Foto: www.piemonteis.org.
Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: www.piemonteis.org

Su tale spartiacque stazionava da tempo una guarnigione di soldati piemontesi, o meglio sabaudi, rinforzata da qualche contingente austriaco (nell’occasione erano alleati), il tutto sotto il comando di Giovanni Battista Cacherano, Conte di Bricherasio. A dispetto del cognome, che oggi forse induce ad un sorrisetto ironico, il Conte di Bricherasio era un capace comandante e infatti farà una fulgida carriera militar-politica fino al ruolo di Viceré sabaudo.

I piemontesi erano in netta inferiorità numerica: 13 battaglioni contro i 32 dell’armata transalpina. Inoltre i piemontesi erano acquartierati dietro a semplicissimi ripari, per lo più muretti a secco, con qualche ridotta qua e là, come quella situata sulla Testa dell’Assietta. Dopo cinque ore di strenua battaglia i piemontesi respinsero l’esercito invasore, registrando tra l’altro solo 200 perdite contro le circa 5.000 dei francesi (chi dice 4.000, chi addirittura 6.000 e più).

La Battaglia dell’Assietta è passata alla storia come la più probabile origine del soprannome “bogianen” (si pronuncia bugianèn) che caratterizza i piemontesi DOC. Qui si entra nella leggenda, a tal punto che esistono due versioni per la nascita del soprannome sabaudo.

Prima versione. Alla notizia dell’avvicinarsi dell’esercito francese, qualche giorno prima dello scontro, il Comandante Bricherasio mandò una staffetta a Palazzo Reale in centro a Torino, per chiedere direttamente al Re Carlo Emanuele III cosa dovesse fare. Alla staffetta appena tornata il Bricherasio domandò sinteticamente: “Cosa l’han dì?” (Cosa hanno detto?). Risposta laconica: “L’han dì che a venta nen bogese” (Hanno detto che non bisogna muoversi). Il Bricherasio concluse: “E noi a bogioma nen” (E noi non ci muoviamo).

Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: www.piemonteis.org
Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: www.piemonteis.org
Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: www.piemonteis.org

Ecco la natura dei sabaudi: militari fin dalla culla, caparbi, testoni, un po’ ottusi, ma rigorosi, inflessibili e “insponstabili”. Provate a spostarli: impossibile. Chi ci ha provato, come i francesi all’Assietta, si è scornato e se n’è dovuto andar via. Ecco perché questa battaglia è la quintessenza del Piemonte.

Seconda versione. Durante la battaglia, il Bricherasio inviò al comandante della ridotta posta sulla Testa dell’Assietta, Paolo Federico Novarina, Conte di San Sebastiano, l’ordine di abbandonare la posizione (molto esposta agli attacchi francesi) e di ripiegare. Il Novarina non tenne conto dell’ordine, dicendo ai suoi soldati: “In faccia al nemico le Guardie non possono volgere le spalle”. La leggenda sostiene che aggiunse la frase diventata leggendaria: “Noiautri i bogioma nen da sì!” (Noialtri non ci muoviamo da qui!). La frase corse rapidamente da soldato a soldato, galvanizzandoli tutti, e i francesi vennero respinti più volte fino alla loro sconfitta finale.

Nei giorni successivi il Novarina spiegò la mancata applicazione dell’ordine ricevuto, affermando che il Comandante stesso non lo avrebbe impartito se si fosse trovato in quel momento sulla Testa dell’Assietta, potendo così valutare appieno la situazione. In realtà la mancata applicazione dell’ordine gli fu “perdonata” solo perché il risultato della battaglia fu favorevole. L’episodio dimostra però che i sabaudi, che normalmente hanno fama di essere ottusi perché solo abituati ad ubbidire ciecamente, all’occorrenza sanno “leggere” le situazioni e prendono quelle iniziative che l’intelligenza suggerisce.

Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: vitadiocesianapinerolese.
Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: Piemonte topnews.
Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: Piemonte topnews.

San Sebastiano Po, di cui il Novarina era conte, è un toponimo che caratterizza un ampio territorio collinare, molto ondulato, posto sulla riva destra del grande fiume, più o meno all’altezza di Chivasso (che però è sull’altra sponda), cioè a Est di Torino (direzione Milano): siamo quindi distanti dal luogo della battaglia. Il capoluogo di San Sebastiano è proprio su uno dei cocuzzoli più alti, ma il territorio è molto esteso e abbraccia “bricchi” (cime), valli, boschi, forre e pascoli. Conta numerose frazioni e frazioncine. Dalla notte dei tempi si narra che una di queste frazioni avesse il nome di Crova. Non è escluso che Crova derivi da crava, che in piemontese significa “capra”: si trattava quindi di abitazioni di persone dedite alla pastorizia. Vita grama, senza tanti lussi, anzi con la classica durezza esistenziale delle nostre parti.

Rievocazione storica della battaglia dell’Assietta. Foto: Piemonte topnews.

Pare che pian piano gli abitanti di Crova siano stati chiamati Crovella (Crova-Crovela-Crovella). A San Sebastiano, infatti, ci sono due cognomi dominanti: Crovella e Viano (un Viano è stato istruttore della Scuola di alpinismo Gervasutti di rilievo negli anni ’50-‘60). Per DNA i sansebastianesi hanno tutti i peggiori difetti dei sabaudi e per giunta in misura amplificata: militari fin dalla culla, caparbi, testoni, un po’ ottusi, ma rigorosi, inflessibili e “insponstabili”. Provate a spostarli: impossibile. All’occorrenza, però, sanno trovare quel guizzo di improvvisazione risolutiva come fece il Novarina nel 1747.

Se siete dalle parti dell’Assietta (Val di Susa-Val Chiusone) in corrispondenza con l’annuale rievocazione storica (che in genere si tiene la terza domenica di luglio, contrattempi permettendo), fate un salto. L’atmosfera emotiva è molto coinvolgente: l’alzabandiera, la sfilata dei reparti nelle uniformi dell’epoca e le salve di fucili e cannoni non lasciano insensibili.

La montagna è fatta anche di queste cose.

Panorama dalla Strada dell’Assietta. Foto: Federico Pregnolato.

L’anello dal Piano dell’Alpe ai forti ottocenteschi
Testo e foto di Furio Chiaretta
(pubblicato su Alp n. 157, maggio 1998)

Accesso
Da Torino con il raccordo autostradale per Orbassano – None, da cui si continua sulla SS 23 aggirando Pinerolo e risalendo la Val Chisone; poco oltre Fenestrelle si svolta a destra per Usseaux, da cui si continua per Balboutet e il Piano dell’Alpe. Per chi effettua la traversata conviene salire a Sestrière con il pullman di linea Sapav (tel. 0121-803380; si può caricare la bici pagando un secondo biglietto).

Periodo consigliato
luglio, settembre, ottobre (troppe auto e moto ad agosto e nelle domeniche estive).

Dislivello: 1500 m.
Sviluppo: 40 km.
Difficoltà: percorso impegnativo nel tratto del Ciantiplagna.

Carte, guide e libri: IGC, scala 1:50.000, n. 1 Valli di Susa – Chisone – Germanasca; Tullio Contino, La piazzaforte di Fenestrelle, R. Chiaromonte editore, Torino 1993; Dario Gariglio e Mauro Minola, Le fortezze delle Alpi occidentali -1, L’Arciere, Cuneo 1994.

Punti di appoggio: l’agriturismo Pian dell’Alpe, tel. 0121-842672 e 0330-761819 dispone di 10 posti letto e di piazzole per le tende; più in basso, a Usseaux c’è il posto tappa Pzit Rei, tel. 0121-83876.
Informazioni utili: Pro Loco di Fenestrelle, tel. 0121-83600; IAT di Sestrière, tel. 0122-755444.

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Itinerario
Dal Piano dell’Alpe 1850 m si prosegue verso nord-est sulla carrareccia, raggiungendo subito la strada militare, che si segue verso sinistra. Con una lunga ma panoramica salita a mezza costa la strada porta al Colle dell’Assietta 2472 m, 11 km; qui si può giungere anche a piedi, percorrendo l’itinerario GTA che da Balboutet porta a Cerogne e sale allo spartiacque).

Lo scenografico Forte del Gran Serin

Dal Colle dell’Assietta si può salire verso ovest, prima lungo i tornanti della militare e poi con il vecchio tracciato di crinale, che costeggia i trinceramenti a zig-zag del 1714, e giunge alla Testa dell’Assietta 2567 m, monumento che ricorda la battaglia. Ridiscesi alla vicina strada militare, si continua verso ovest, e in prossimità di un laghetto si trova a destra il viottolo (chiuso da sbarra) che porta in breve alla Testa di Mottas 2547 m: una piccola opera del 1888-89, invisibile dal basso; da notare la sagoma del terrapieno che nascondeva 4 cannoni che sparavano “in barbetta” (ovvero con la canna talmente bassa che la fiammata dello sparo faceva la barba al terreno). Proprio di fronte si innalza il Monte Gran Costa 2614 m, la cui vetta è stata spianata nel 1888 per costruire due batterie collegate da camminamenti coperti e una caserma per 300 uomini: la strada (chiusa alle auto) che sale in vetta si stacca da quella principale poco più a sud.

Il Forte di Serre Marie

A questo punto si può tornare verso est al Colle dell’Assietta, dove la militare si biforca: si segue il ramo in salita, che in meno di 2 km raggiunge la cima del Gran Serin 2615 m, che ospita una scenografica fortezza: lunghe muraglie, un promontorio semicircolare “a caponiera”, i terrapieni per le 4 coppie di cannoni da 120 mm che sparavano “in barbetta”, le piazzole per i mortai. La strada quindi si abbassa a un colle 2587 m, dove sorgono i ruderi di grosse caserme e continua verso est, tenendosi ora sul versante della Val Susa. La strada si restringe e taglia alcune frane, per ritornare sul lato della Val Chisone al Colle delle Vallette 2551 m.

Le caserme del Gran Serin

Ora la mulattiera militare si tiene presso il crinale e passando alcune pietraie raggiunge la Cima Ciantiplagna 2849 m, che offre un panorama estesissimo. La vecchia militare si abbassa verso nord-est alla Punta del Mezzodì 2690 m, poi procede verso est fino a un colletto da cui si perde quota in un valloncello affacciato sulla Val Chisone. Da quota 2450 m circa si va a mezza costa verso est, tagliando i ripidi pendii del Monte Pintas, fino a raggiungere la strada poco sotto il Colle delle Finestre 2176 m. Poco a ovest del colle si trova una ben difesa caserma che domina il ripido pendio valsusino ed era raggiungibile con un ponte levatoio; un po’ prima dell’edificio si può salire sulla sinistra, raggiungendo facilmente la piatta copertura: si notano le bocche di aerazione e i due scavi circolari che ospitavano le torrette corazzate dei cannoni da 57 mm a scomparsa, collegate da un buio cunicolo agli alloggiamenti delle truppe. A questo punto si ridiscende lungo la strada verso il Piano dell’Alpe: giunti al bivio di quota 1950 m, gli appassionati di fortezze possono fare ancora una breve digressione verso sud, fino al costone da cui appare la conca di Pra Catinat.

La Strada dei Sette Colli

A valle della strada sorge infatti il Forte Serre Marie 1892 m, che ospitava una guarnigione di 200 uomini: il grandioso edificio è circondato da un largo fossato, ma ormai privo del ponte levatoio. Nello stesso punto, ma a monte della strada, parte una via militare inerbita (cartello M. Pelvo) che conduce in 15 minuti al possente Corpo di guardia del Falouel 1930 m, un massiccio cubo di pietra dagli spigoli arrotondati che offre ottimi scorci sulla fortezza di Fenestrelle. L’anello si chiude ripercorrendo verso nord la stessa strada, fino al bivio a sinistra che riconduce al Piano dell’Alpe.

La Battaglia dell’Assietta ultima modifica: 2022-07-19T05:35:00+02:00 da GognaBlog

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143 pensieri su “La Battaglia dell’Assietta”

  1. Interessante notare come la storia possa essere letta, interpretata e raccontata in maniera agiografica, pur rispettando (abbastanza) i fatti; sopratutto dai (o forse ai) profani, magari spinti da motivazioni “ideologiche”
    E basta leggere wikipedia per rendersene conto.
    L’Assietta è un colle strategico tra le valli Susa e Chisone, che i francesi avevano già conquistato nella campagna di due anni prima: per questo Carlo Emanuele III aveva ordinato di trincerarlo e presidiarlo con postazioni collegate tra loro e con le retrovie per i rifornimenti; non erano semplici “muretti”, che comunque erano una difesa quasi imprendibile per eserciti senza appoggio d’artiglieria (che invece i difensori avevano) e costretti dal terreno ad attaccare in colonna.
    Bricherasio, che poco aveva capito della situazione e aveva paura per la sua posizione principale del Grand Serin, ordinò a San Sebastiano di abbandonare la ridotta dell’Assietta per rinforzare il Grand Serin e quest’ultimo disobbedì.
     
    In definitiva le sbandierate doti sabaude si riducono a un re capace di imparare qualcosa dalle sconfitte passate, un comandante che sul campo non capisce molto di quello che succede e si fa prendere dal panico e infine un subordinato che non obbedisce agli ordini.
    E’ il caso di dirlo, l’ “Avanti, Savoia!” ha proprio una tradizione antica!

  2. No, Roberto, ti prego di non andartene.
    I tuoi commenti si leggono con piacere e rivelano moderazione, tolleranza e buon senso; non ricordo toni davvero aggressivi. Su alcuni punti, marginali nel quadro della vita, abbiamo sí opinioni differenti, ma su altri – quelli importanti – concordiamo, ed è ciò che conta. L’invito riguarda pure una guida alpina di Genova e ora residente nelle Dolomiti – un certo Cominetti 😉😉😉 – che nei giorni scorsi ha minacciato di fare altrettanto.
     
    Alessandro ha tentato di smorzare La seconda battaglia dell’Assietta. Lo ha fatto per un fine positivo: evitare offese, astio, parole cariche di disprezzo, botte da orbi. Eliminando quei commenti, ne sono caduti sotto i colpi d’accetta anche alcuni che non lo meritavano; a volte però non si può fare in altro modo perché contengono riferimenti a quelli da censurare e non si capirebbe piú niente.
     
    Alessandro si muove con le migliori intenzioni, tu altrettanto e cosí la grande maggioranza di noi. Siamo qui per confrontarci, per ascoltare e forse aprirci alle idee altrui, non per offendere né per ostentare il nostro ego.
    Non siamo d’accordo con l’opinione del signor Mario Rossi? Ebbene, si prendono carta e penna, e si scrive: “Caro signor Rossi, sono in disaccordo con lei. E lo sono per le seguenti ragioni: punto 1, punto 2, punto 3, ecc. Lei che replica?”.
    … … …
    In conclusione ripeto il mio invito:
    1) Non andartene.
    E ad Alessandro chiedo:
    2) Elimina pure i commenti con insulti. Però, limitatamente a quelli rivolti a me, ti confesso che non sarei affatto dispiaciuto che rimanessero a perpetua memoria. E perché mai? Non sono masochista; la spiegazione è semplicissima: gli insulti si ritorcono contro chi li ha scritti, l’arroganza squalifica.
    E questo, nel GognaBlog, lo capiscono tutti.
     

  3. Se si ritiene che una discussione abbia dato tutto quello che doveva dare e si stia avvitando basta chiudere il thread. Non c’è bisogno di tagliare indiscriminatamente contributi che non violano, come non hanno mai violato, le regole della decenza, perché di questo si tratta. Cosa peraltro strana, visto che si lasciano aperti thread con mille post, molti dei quali sono solo ossessivamente rilanci tutti uguali dello stesso temo. Anch’io preferisco stare in una comunità governata da regole (la famosa rule of Law) e non dagli umori del sovrano di turno, quindi….saluti e auguri per il futuro.

  4. Per fortuna che non sono uno sempre connesso! Ieri sera ero preso da interessanti letture. Intervengo per un puntualizzazione di cronaca, credo doverosa nei confronti di un mio professore, che è stato maestro di vita prima che insegnante. Infatti per pura casualità storica al liceo sono stato allievo di tal Giovanni Ramella, che, fra le sue mille attività letterarie (dalla letteratura latina fino agli autori del Novecento) è stato anche un accreditato commentatore letterario di Pavese e di Fenoglio. Per comune piacere e interesse, li abbiamo sviscerati in profondità (fuori dai programmi ministeriali) fino ad arrivare all’analisi dei termini dialettali e dei riferimenti ai valori del territorio. Molto di quel lavoro è poi confluito, a ragion veduta, in miei articoli sulle Langhe. Questa precisazione dovevo al mio professore. Buona giornata!

  5. Cari 92, 93, 94 e 95 (Pasini, Govi, Max,Pierlorenzo Bagnasco) mi dispiace che anche le cose buone che erano presenti nei vostri ultimi commenti siano state “segate”.

    Lascio stare questi ultimi tre commenti perché spero che questa vostra “delusione” possa essere utile a tutti. Se il mio fosse un bannaggio vero, avrei eliminato anche questi, non vi pare?

    Fenoglio non poteva stare in un contesto in cui il commento che aveva provocato la reazione non c’è più.

    Tutto ciò in cui vi stavate più o meno accalorando era già stato ampiamente detto e stradetto nei commenti precedenti, da voi e da altri. La situazione stava volgendo alla rissa, come è già più volte capitato, e a quel punto occorre non “bannare”, ma interrompere le trasmissioni.

    Le idee di Crovella sono sue, le mie sono quelle cui Max fa cenno (l’intervista). Questo mi sembra vi sia chiaro, qualcuno si stupisce però perché io pubblichi comunque qualcosa che comunque stride con il mio personale giudizio. La risposta è molto semplice: questo non è un blog di partito. In un Parlamento senatori e deputati possono parlare e dire qualsivoglia cosa, anche la più assurda: ma i presidenti di Camera e Senato, di fronte a situazioni di tumulto, rissa, vituperio, ecc. possono sospendere la seduta.

    C’è stato chi ha voluto e chi ha subito la recente caduta del governo. In Parlamento siede gente che è stata regolarmente eletta: e chi non capisce che d’improvviso la democrazia ti può mettere di fronte a decisioni “incomprensibili”, “infantili”, auto-lesioniste, ecc., o accetta di continuare a stare in questa “convenzione” democratica e continua a lottare per le sue idee, oppure se ne va (io non saprei dove, però).

  6. Il binomio Gogna-Crovella è  la cosa più improbabile del blog. Se lo chiedono in molti, anche tra i lettori non commentatori come me (fino a pochi giorni fa).
    Non so se c’entri invecchiare male oppure no, ma ricordo una serata modenese in cui un Jim Bridwell, fino a poco tempo prima simbolo della Yosemite hippie e ribelle, se ne uscì con affermazioni razziste e destrorse che shoccarono i presenti. Che a Gogna stia succedendo lo stesso?  
    Perché quelle di Crovella sono frasi razziste e di destra (per non dire fasciste) oltretutto ripetute milioni di volte sempre uguali. Oltre all’orrore ideologico, la noia.

  7. Invecchiare male non è un lessico, è un’espressione precisa, e amara.
    Ho riletto l’altro giorno una tua bella intervista in tre parti, dalla quale viene fuori il gogna che ho ammirato in gioventù, un innovatore, un visionario e un curioso, uno dalle vedute aperte e spesso più ampie degli altri.
    oggi è il gogna che legittima le randellate e che banna commenti, per quanto diretti, su fenoglio e pavese (che sono pure due miei capisaldi, che conosco bene per averli letti e studiati, per quello sono intervenuto) banalizzati e ridicolizzati da uno che crede di appartenere ad una razza eletta e che di quegli autori mostra di aver capito poco. 
    dopo questa precisazione   mi riprometto di non intervenire più in una realtà così “soggettiva”.
    Il blog è il tuo, e sei ovviamente libero di gestirlo come meglio credi.
    ma la  linfa vitale di qualunque piazza arriva da chi la frequenta, altrimenti non è una piazza ma una semplice vetrina. E qui, pur a fronte, talvolta, di  begli articoli e interventi interessanti, questo martellamento crovelliano è davvero incomprensibile, vieppiù in un sito tenuto da uno che fa quelle interviste.
    tutto qui. 

  8. Gogna, con tutto il rispetto, credo che molti lettori del blog (me compreso) non comprendano il tuo operato e si aspettano qualche spiegazione in piu’. 
    Va bene pubblicare tutto quello che venga ritenuto di qualita’ o interesse opinabile, laddove tu lo ritenga meritevole. Va bene, anche, al limite, pubblicarlo quando includa contenuti aneddotici personali al limite del ridicolo. 
    Pero’ scegli di non censurare pubblicamente una ripetuta reazione abnorme e scomposta, con cifre che travalicano abbondantemente nel patologico – ed invece elimini commenti – che per quando diretti ed espliciti restano pur sempre nel recinto delle opinioni.
    Boh… davvero incomprensibile

  9. Non capisco perché hai tagliato il mio commento su Fenoglio. Evidentemente anche mantenere un certo stile e una buona educazione non serve. Ne prende atto.   Queste regole così soggettive non mi vanno bene però il blog è tuo e ne prende atto. Fine. 

  10. Chi segue con attenzione i commenti avrà certamente notato il grande “taglio” effettuato poco fa. I motivi sono sempre gli stessi, scusate ma non ho più tempo per giustificare.

    Lascio solo il 90 per rispondere che il comando ce l’ho solo io. E quanto a invecchiare bene o male… è solo un modo di dire che in genere non fa parte del mio lessico.

  11. Caro Gogna o Crovella, non so chi abbia il comando.
    complimenti per la cancellazione ad personam.
    brutta roba invecchia re male, eh

  12. Un minimo di educazione e di rispetto delle forme quando si è in pubblico (no sputi, no peti, no insulti, no minacce, no urla scomposte..) non c’entra nulla con cortigiani, contadini, sabaudi, piemontardi, interisti milanisti…ci sono gli stadi per sfogarsi e anche le compagnie maschili in montagna o casa propria, familiari e amici permettendo. E questo nulla ha a che vedere con espressioni colorite e metaforiche che tutti usiamo magari anche sul lavoro. Un comportanento cafone è un comportamento cafone, anche se è un principe o un pastore a metterlo in atto. Perché non sono le persone che vanno bannate ma i comportamenti, senza sconti e senza attenuanti o differenziazioni. È un bel po’ che lo diciamo in tanti, affezionati al blog.  Io mi sono stufato. 

  13. Anche Carlo ha diritto di parola, come tutti. Ma deve pure accettare che gli altri abbiano il diritto di criticarlo (beninteso, argomentando).
    E poi ritengo che la sua presenza sia utile anche a noi: ci ricorda come saremmo potuti diventare con la tracotanza e col disprezzo delle opinioni differenti dalle nostre, a prescindere.

  14. @ 88
     
    Insomma, lo stesso Pasini non ci ha capito un ca**o, pur essendo per metà piemontese (e per metà sardu). 😂😂😂
    Roberto, confermi? 😉😉😉

  15. Se le informazioni che ci ha dato Crovella – con relativa pubblicità negativa -fossero lette da milioni di persone, ebbene avremmo milioni di persone in meno in vacanza nelle valli del Piemonte.
    Crovella: “Piú Alpi piemontesi per pochi!”.
    … … …
    Domande:
    1) I piemontardi albergatori, ristoratori, baristi, osti, rifugisti, guide alpine, ecc. ecc. saranno contenti della pubblicità crovelliana?
    2) E se sono tanto “tosti, duri, arcigni, rognosi”, come reagiranno alle parole di Carlo quando lui si presenterà da loro chiedendone i servizi?

  16. Modesta proposta. Abbiamo avuto da Crovella numerose, spiegazioni, non convincenti ma più che esaurienti, direi anzi da esaurimento, su cosa sono secondo lui i piemontardi, i sabaudi e tutti gli audi che vuole dipingerci.
    Una prece; basta così Crovella, passiamo ad altro. O bisogna fare la conta esatta delle volte in cui ci hai intrattenuti su tale appassionante tema? L’offesa è un pericolo sempre presente, ma ci sono anche altri rischi nel blog;
    non dimentichiamo l’eccesso,
    a parlare per di più di se stesso.

  17. Per gli appassionati di etimologia, aggiungo alcune info che ritengo interessanti. L’aggettivo “gorègn” (di cui “bastardo”, nel significato da me precisato poco fa, è una versione gergale quotidiana, forse “urbanizzata” nel tempo…) ha una profonda valenza culturale per noi. Recupero un interessante intervento di qualche anno fa, da cui emergono molti collegamenti ai concetti comportamentali da me rilanciati.
     
     
    Gorègn: Tenace, coriaceo, temprato alla fatica. Difficile da masticare/digerire.
    Il piemontese è da ritenersi una lingua regionale (o minoritaria) ai sensi della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie. È riconosciuto fra le lingue minoritarie europee dal 1981 ed è inoltre censito dall’ Unesco, nell’Atlante delle lingue del mondo in pericolo, tra le lingue meritevoli di tutela. Il 15 dicembre 1999 il Consiglio Regionale del Piemonte, ha ufficialmente riconosciuto il piemontese quale Lingua Regionale del Piemonte.
    Una dimostrazione di quanto alcuni piemontesi siano come la parola di oggi: gorègn. Si tratta chiaramente di un aggettivo – al femminile gorëgna – attribuibile principalmente a persone ma anche a oggetti e a cibi di difficile masticazione/digestione.
    È una parola che personalmente mi sta molto a cuore per via del fatto che caratterizza parte della gente piemontese, quella storica con cui siamo in debito, vocata alle attività rurali. Gorègn rappresenta qualcosa di duro, forte, resistente alla fatica lavorativa. Un popolo gorègn, quello piemontese, esortato a portare avanti la propria tradizione.
    Ora, per fare un po’ di campanilismo sano e costruttivo, bisogna puntualizzare che nelle due macro zone collinari che circondano Alba, vi sono rispettive parole che alimentano e riconoscono, seppur con sfumature differenti, il valore dell’essere umano laborioso, duro e coriaceo. In Langa si dice feità di un individuo corazzato, assuefatto, temprato alla fatica; nel Roero troviamo groè/groesa, per descrivere qualcuno di molto capace a far qualcosa, che si impegna e sa darsi da fare.
     
    C’è una metafora che mi ha sempre affascinato, quella delle teste dure, come solo noi sappiamo essere da queste parti quando ci impuntiamo su qualcosa. Chi non la pensa come noi, tenderà sempre a farci cambiare idea con le parole, con la forza, con chissà cosa. Bene, bisogna sapere che quando si cerca di provocare, spostare o trascinare via una testa dura, questa traccerà un solco con il naso; in quel solco resteranno i semi delle nostre buone idee da cui cresceranno ottimi frutti.
     

  18. Alcune precisazioni terminologiche. Forse non è chiaro a tutti che il termine “bastardo” nella cultura piemontese, contadina e montanara, non ha lo stesso significato (offensivo) del corrispondente termine italiano. Nella ns quotidianità, “bastardo”  significa un insieme di concetti come: tosto, roccioso, duro, impegnativo, arcigno, impenetrabile, rognoso, non malleabile… Lo utilizziamo in modo figurato anche per definire certi passaggi di montagna, esempio “diedro bastardo”. Il legno dell’acacia, che in dialetto definiamo “goregno” è un esempio di bastardaggine nel senso piemontese di questo termine: prova a spezzarlo a mani nude, non riesci. E’ fibroso, incastrato, duro a morire…
     
    Altra cosa. Piemontard originariamente è crasi da piemontese e montagnard. Quest’ultimo termine significa montanaro in francese o nei dialetti di confine. Quindi i piemontard sono i muntagnin sul confine italo-francese (testate valli italiane): cmq gente mica da ridere, prova a metterti a discutere con loro e ne esci non bene. Io ho recuperato il termine, gli ho aggiunto una “o” (piemontardo), perché lo mescolo con il termine bastardo (nel significato piemontese sopra descritto) e lo utilizzo per definire un particolare sottoinsieme di sabaudi.
     
    I sabaudi veri sono quelli cui fa riferimento Pasini, cioè quelli “falsi e cortesi”: in faccia ti riempiono di lusinghe e poi alle spalle ti tagliano i colletti. Da quello che mi risulta, questi erano i sabuadi di corte, cioè quelli che giravano per Palazzo Reale e le altre regge e dovevano sopravvivere alle congiure con la diplomazia e la falsità bizantina. Invece quelli che io definisco piemontardi sono i sabaudi da trincea, duri e crudi, “bastardi” nel significato sopra descritto. I piemontardi ti dicono le cose in faccia, non li sposti di un millimetro, girano (oggi figurativamente, ma il concetto non cambia tanto) con il moschetto ad altezza uomo e la baionetta innestata. Se ti avvicini troppo a un piemontardo, ti infilzi da solo nella baionetta.
     
    Mentre puoi impostare una trattativa o un dibattito con i sabaudi doc (pur sapendo che trattare con loro significa inoltrarsi in una palude come mille trappole nascoste e potenzialmente letali, come sabbie mobili, alligatori, anaconde e piranha), mai mettersi contro un piemontardo. La baionetta è sempre innestata.

  19.  Al grido di batttaglia “Assietta! qualche commilitone  partenopeo  nell’anonimato garantito dai  ranghi ,aggiungeva (“assietta-te! “) assiettammoce e stammo quiete!

  20. Dopo 79 commenti La battaglia dell’Assietta si è trasformata in La seconda battaglia dell’Assietta. Quasi.
     
    In verità a volte si è combattuto con piú furore.
    Ci stiamo forse tutti rammollendo? 😂😂😂

  21. @78 non si sta riflettendo sulla “bontà” delle tesi o sulla qualità degli articoli, ma sulla legittimità della loro pubblicazione a prescindere dai contenuti. Gli interventi 1 e 38 questo risvolto contestano. Su questo specifico aspetto, dovete chiarirvi con Gogna, non con me (tesi esposto nel 44).

  22. Vede Crovella se mi metto nelle scarpe di Gogna ed avessi un quotidiano da seguire pubblicherei volentieri anche il menù del tal rifugio ,il che non vuole dire che il rifugio serva buone pietanze. Credo che Lei giochi su questo aspetto, considerando la mera pubblicazione un implicito ma congruo avallo alle sue tesi o modo di essere. E credo che Lei molte volte sia in errore. Saluti

  23. Il ragionamento di 44 non è fallace. È la risposta tecnica agli interventi n.1 e n.38, che si dicono scandalizzati per la pubblicazione di un mio articolo.

  24. Bertoncelli. Devi stare attento quando punzecchi perché non tutti considerano anche qui zanzare e zecche figlie di Dio. Poi ovviamente dipende dal numero di punture 😀 Ho già citato, con compiaciuto narcisismo , il mio record personale di 14 zecche. Adesso se ne becco una la prendo anch’io a randelllate crovelliane, altro che tolleranza empatica e stile formale, perché l’altro 50% è camuno, come testimonia il cognome, gente di acciaieria, abituata a risolvere i problemi in modo sbrigativo. Hai presente il suono del dialetto bresciano? Il bergamasco e’ un dolce canto delle sirene. Per la precisione non ho mai fatto parte del servizio d’ordine del Movimento studentesco della Statale,  detto i Katanga. Io militavo in un altro servizio d’ordine, se permetti ben più glorioso, blasonato e di antica tradizione. A volte i Katanga se la prendevano con noi, nemici in seno al popolo e quindi particolarmente odiati e disprezzati (un po’ come oggi  il Vate apocalittico del blog) ma gli andava sempre male. Acqua passata. Roba da ex combattenti ormai rincoglioniti.  Uno degli errori più gravi degli anziani è credere che ad altri, di altre generazioni, interessino le loro storielle. Si diventa spesso patetici, senza purtroppo accorgesene. Buona estate. 

  25. “Sono solo mezzo sabaudo.”
    Caro Roberu, e l’altra metà che è? Sardu? 😉😉😉
     
    E poi non sono un provocatore! Piuttosto che provocare a gratis, mi mozzerei il mignolo sinistro.
    Diciamo che mi piace punzecchiare. E tu sei perfetto per le punzecchiature: animo mite ma non troppo, di piacevole conversazione, ex membro del servizio d’ordine del Katanga all’università di Milano ma ora persona saggia e perbene. Insomma, se non punzecchio te e pochi altri, chi punzecchio qui? Sappilo: c’è il rischio di randellate.
    E ora sorridiamo insieme 🙂🙂🙂, ché la vita è breve e dopo non si sa che ci sia.
     
    N.B. Grazie per la tua richiesta di scuse da Crovella. Non me ne scorderò.
     

  26. Bertoncelli. Fabio ho detto a Crovella che avrebbe dovuto chiederti scusa, ma anche tu non scherzi come provocatore. Ma quando mai ho detto che adoro le tirature (di cui peraltro ha tenuto conto anche Gogna nel decidere di passare alla rete come dice nell’intervist). Si chiama fare i conti con la realtà se vuoi cambiarla. Però io ti assolvo,perché sono solo mezzo sabaudo. Vai in pace in Versilia. C’è da trarne grande ispiraxione per l’inverno. Aumenta l’inflazione ma i costumi da bagno si sono ridotti. 

  27. Caro Lorenzo (54) e caro Roberto (58), guardate che cosa ho trovato!
     
    Alessandro Gogna: “Fantasia vuol dire sognare, usa pure la parola sogno. A tal punto che il mio blog si distingue anche per un’altra cosa che qualunque markettaro del marketing digitale ti sconsiglia di fare: loro dicono “se vuoi essere incisivo, devi fare la pagina, e non dovresti costringere a “scrollare” giù. Una pagina lì pronta e basta, punto. Io odio – capito, odio – questo genere, quando ero bambino c’era il Reader’s Digest, lo leggevo, dicevo che schifo, una cosa che già non mi piaceva allora, immagina. Questa pappetta preconfezionata, questa paginetta che fanno gli altri organi d’informazione, lo facciano pure loro. T’interessa? Lo leggi. Non ti interessa? Non leggi. Non me ne frega niente. Non ho da vendere niente. Anche lì è il bello. Sto crescendo come numero di lettori, fa piacere, per carità, ma mettersi a lavorare perché questi numeri schizzino in alto, non mi interessa, devono crescere naturalmente, crescere senza che io cambi me stesso. Se a me piace questo tipo di presentazione non superficiale deve rimanere non superficiale. Poi non è vero che internet fa solo gossip – per fortuna esistono i link, e c’è gente che va a cercare articoli di un anno fa, e ogni tanto vengono fuori commenti su un articolo di mesi fa. Se uno fa un commento, questo va comunque a tutti quelli che avevano fatto un commento prima e quindi la cosa continua a girare. Questi sono pregi che internet ha a differenza della carta stampata. E quindi se vuoi fare cultura, questo è un sistema. Se tu dai invece pappetta che sembra liofilizzato, va bene, va benissimo, non sto dicendo che è sbagliato, solo che non fa per me”.
    … … …
    Tu, soprattutto tu, adoratore delle tirature e dei grandi numeri, leggi e medita. 😉😉😉

  28. Bertoncelli. Tu personalizzi un discorso generale sull’importanza di tener conto,  cia’ diciamo la parolaccia, del feedback o ritorno, anche quantitivamente se possibile, quando si esce in pubblico. Però di capisco. È quella che Jannacci chiamava “ la forsa dell’amore”. E l’amore va sempre rispettato, anche se cieco. Vedi intervista fantastica di ieri di Messner e signora sul Corriere. Ale’ riposiamoci che ci attendono mesi interessanti che ci sono stati regalati dal narcisismo autoreferenziale (perché questa è la caratteristica del narcisimo patologico,  il disinteresse per le reazioni altrui) di tanti nostri galletti di vario piumaggio. Che gli dei proteggano i nostri mutui, i nostri risparmi e le noste terga.

  29. “I fan del Gogna Club sono scandalizzati dalla sola presenza di un articolo che non rientra nei loro parametri. È il caso di questo articolo sull’Assietta, che rinvia ad una filosofia di vita che non è certo quella dei Nuovi Mattini. È anche il caso del personaggio Crovella che, in generale, è l’antitesi dei Nuovi Mattini.”
     
    Posso dire la mia?
    1) Non esiste alcun Gogna Club, né reale né virtuale. 
    2) Pertanto non esistono neppure “fan del Gogna Club”. Esistono però tante persone, ciascuna delle quali ragiona con la propria testa.
    3) I partecipanti al forum protestano vivacemente – senza tuttavia scandalizzarsi né randellare – quando vi leggono corbellerie, da chicchessia provengano. Le critiche a Crovella sono piú numerose delle altre per una delle seguenti ragioni:
    – per desiderio malvagio di farlo arrabbiare come una belva umana;
    – perché il numero delle sue corbellerie è leggerissimamente superiore alla media generale del forum (beninteso, a giudizio di chi legge).
    Quale delle due?
     
     
    Saluti da un emiliano, modenese, castelfranchese (tra Modena e Bologna). Ma prima di tutto italiano.

  30. Il commento 44 mi pare fondato su una logica fallace.
    Sembra di leggervi che chi non è d’accordo con il contenuto di un articolo dovrebbe prendersela con l’amministratore del blog (che ha deciso di pubblicarlo) invece di esporre le proprie critiche in proposito agli altri lettori (tra i quali figura anche -ovviamente- l’autore dell’articolo medesimo): un punto di vista quanto meno “peculiare”…

  31. Come non scorgere il parallelismo fra il gesto eroico del Comandante Paolo Federico Novarina, Conte di San Sebastiano, che difende eroicamente la ridotta posta sulla Testa dell’Assietta menando sciabolate contro il soverchiante nemico (detto senza ironia e con il massimo rispetto da parte mia), ed il nostro eroe che a sua volta ci dimostra il suo spirito pugnace, il suo coraggio indomito, il suo sprezzo del pericolo quando difende la sua personale ridotta in un CdA nei piani alti di una società industriale col suo gesto di tranciare l’aria davanti a se al grido:<<Questi bisogna spazzarli via a cannonate!>>.
    Con i suoi soldati, tutti in giacca e cravatta, nell’atmosfera ovattata da sala riunioni top class, circondato da segretarie che si muovono silenziose come geishe nel rifornirli di munizionamento (pardon di bicchieri di acqua fresca) districandosi leggiadre fra poltrone e scrivanie.
     

  32. “Libertà e indipendenza di pensiero dai condizionamenti esterni e/o narcisismo ? […] una delle caratteristiche delle personalità fortemente narcisistiche è fottersene dell’impatto e del ritorno e andare avanti con sicurezza delle proprie verità, a prescindere.
     
    Stai ipotizzando che Alessandro sia narcisista? Hai letto come si è messo a nudo nei suoi brani autobiografici? E quello sarebbe narcisismo?
     
    NARCISISMO (cfr. vocabolario Hoepli):
    1. Adorazione morbosa di sé stessi, che si esprime nel culto e nella cura maniacale per il proprio corpo e che spinge a improntare a totale egoismo i rapporti con il mondo esterno.
    2. Ammirazione eccessiva e compiaciuta per se stessi e per le proprie azioni.
    … … …
    Io ritengo che anelito alla libertà e indipendenza di pensiero siano in primis caratteristiche delle persone libere e indipendenti.
     
    Poi ognuno è libero di credere ciò che vuole.

  33. @54. Libertà e indipendenza di pensiero dai condizionamenti esterni e/o narcisismo ? Un crinale sottile 😀 una delle caratteristiche delle personalità fortemente narcisistiche è fottersene dell’impatto e del ritorno e andare avanti con sicurezza delle proprie verità, a prescindere.  Come sempre, un punto di grande forza (anche di trascinamento di chi ha meno fiducia in se stesso, tutti i guru hanno infatti tratti narcisistici e sono questi che spesso li portano allla rovina)  ma anche di pericolo. Lo vediamo in questi giorni nelle cronache dal Palazzo. Buon viaggio ci rivedremo in un ottobre rosso, rosato, viola, nero, seppia ….

  34. https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/assalto-8353/
      qualla battaglia   dell’Assietta ha condizionato la teoria militare fino alla prima guerra mondiale, ma l’esercito era di leva, cittadini italiani soldati, non” militari fin dalla culla, caparbi, testoni, un po’ ottusi, ma rigorosi, inflessibili e “insponstabili” . Furono spostati da moglie, figli,  genitori, attività economiche di sussistenza..e  i superstiti  tornarono tutt’altro che ”  tutti di un pezzo”…e affatto “testoni” nella psiche.

  35. @62 Pasini. Il mio linguaggio quotidiano fa parte della mia “personalità”, per cui è ineliminabile. Mi esprimo così in ogni frangente. Qualche settimana fa in un CdA si una società industriale, tutti in giacca a cravatta, atmosfera ovattata da sala riunioni ai piani alti, bicchiere di acqua fresca per ciascun partecipante, segretarie che si muovevano silenziose come geishe, io ho detto (ovviamente a ragion veduto su un punto all’OdG): “Questi bisogna spazzarli via a cannonate”. E con la mano ho “pulito” l’aria davanti a me: via, fuori dai piedi, il senso. Risata generale: “ecco Crovella ha sintetizzato il punto”, mica distinguo politically  correct, del tipo “ma no, cosa dici mai,  non usare metafore belliche, dai…”. Se sono difetti, sono proprio quelli che mi contraddistinguono.

  36. La sul col de La Sietta per rinverdir la dote e fama della sabauda Baionetta…scordando poi secoli dopo che a  Pescara e a poi Ortona per salirvi fecer gara.

  37. a cass…hanno abbattuto i costi. Comunque a casa, nelle linee private casalinghe, nessuno ha un ip statico…

  38. Crovella. Ognuno di noi è un prodotto unico con delle radici, un’educazione e una storia. Ma questo influenza solo in parte la sua unicità. Tuttavia, come diceva un mio maestro, “Il carattere non è un destino”. Non per rinnegarlo o rivoltarlo, ci mancherebbe, cosa peraltro impossibile, soprattutto dopo una certa età, ma per regolarne gli eccessi. Le forme sociali servono proprio a questo, ad evitare che le nostre qualità diventando difetti, non ad alimentare falsità ed ipocrisia, che sono una caricatura delle forme e si vede subito, almeno di persona. Comunque ognuno è arbitro del suo destino. Amen, la messa è finita come mi ricordano sempre simpaticamente Cominetti e i toscani mordaci, ma io non mi offendo, tranne quando sono in giornata nera, come tutti noi umani. Saluti accaldati. 

  39. Poi mi dispiace deluderti ma un IP fisso costa una fucilata

    Lo so che è il tuo mestiere. 🙂
    Ma io sono un’imprenditore. Allo stato dell’arte attuale ho 4 linee fisse fibra di cui due nello stesso ufficio per il principio di ridondanza (per me un gusto a una fibra comporta danni nell’ordine di migliaia di euro di fatturato al giorno), Una linea fibra con iP fisso mi costa 15 euro al mese. Se è una fucilata questa…  😉

  40. @54. Intendo ma non condivido. Quando leggo uno strumento di comunicazione pubblica (non privato) a me interessa sapere la tiratura. Non per valutare il contenuto che può essere assolutamente valido anche se ha due lettori, ma per capire l’impatto. Ognuno ha le sue perversioni.  La mia è, tra le tante che ho,  capire i comportamenti della società in cui vivo anche attraverso i numeri, ovviamente non solo attraverso i numeri, che sono solo uno delle fonti che possiamo usare. Una volta guardavo con una certa frequenza Sky Tg 24 (adesso non più) perché mi sembrava decente e diverso rispetto al resto,  poi rimasi scioccato dal numero veramente esiguo degli utenti e mi feci molte domande. 

  41. @55 vero che il forum e’ morto… lo sappiamo tutti, pero non e’ colpa dei 4 polli da cortile…ma per tante ragioni 🙂   comunque non e’ che qui ci siano centinaia e centinaia di persone che partecipano e commentino gli articoli, sono/siamo semrpe i soliti 10/15 e di articoli commentati con vivacita’ sono, o quelli di crovella o quelli veramente pazzeschi!!! e ce ne sono, moltissimi altri invece non li commenta nessuno
    Poi mi dispiace deluderti ma un IP fisso costa una fucilata, a casa nostra ne abbiamo almeno uno differente ogni giorno, ma puo’ cambiare anche piu’ volte al giorno…sono informatico e mi occupo di reti, fidati

    Infine, se crovella volesse, potrebbe tranquillamente iscriversi al forum e venire a difendere i l suo onore 🙂

  42. @47 Pasini. Io sono un piemontardo, non un piemontese. Probabilmente non sono neppure un sabaudo doc come hai in testa tu. I piemontardi (piemontesi bastardi) sono una mie definizione, non la trovi sui libri di storia né di sociologia. I piemontardi sono quel sottinsieme dei sabuadi che si differenziano dai sabaudi doc proprio perché solo questi ultimi sono i tipici “falsi e cortesi”. Noi non siamo falsi e cortesi, ma schietti e crudi. Se diciamo una cosa, non torniamo indietro con ipocrite lacrime di coccodrillo. I piemontardi sono i veri bogianen, nel senso che ho descritto nell’articolo. Prova a spostarlo, un piemontardo, anche solo in senso figurato (es in una trattativa, in un confronto, in un dibattito…): impossibile. La prima foto dell’articolo è esemplificativa: tutti asserragliati nella ridotta, moschetti altezza uomo, baionetta innestata. Chi va all’assalto della ridotta, si infilza da solo. I sabuadi invece, quelli “falsi e cortesi”, sono tutta un’altra cosa: vivono in centro o in collina (cioè in quartieri signorili), votano PD, sono politically correct, ma magari hanno la filippina in nero (inteso come regime di pagamento), per via del braccino corto tipicamente sabaudo. Io appartengo ad un altro filone. Inizialmente per definirmi utilizzavo il termine sabaudo, è vero. Recentemente ho cambiato. L’ho fatto perché ho compreso che, guardando dall’esterno (come può essere la tua visuale, e non solo la tua), non è per nulla facile cogliere la differenza fra “sabaudi falsi e cortesi£ e, dall’altra, “sabaudi crudi e schietti”. Allora, per definirmi, ho iniziato a usare il termine piemontardo (piemontese bastardo). Non ho idea di quanti siano i piemontardi, magari io sono l’unico, come l’ultimo dei Mohicani, oppure addirittura l’unico in assoluto nella storia. Ma mi importa poco, non sono alla ricerca di definizione sociologiche. Cercavo un’immagine figurata nella speranza di farmi comprendere da tutti. Forse addirittura ho confuso ancor di più le acque. Diciamo allora che io sono così, con i mie pregi e i mei difetti. Sono un’incazzoso di natura, ma è l’altra faccia della mia creatività vulcanica. Un vulcano è un vulcano, non puoi prendere solo i suoi aspetti positivi (l’energia, il calore ecc, fuor di metafora: l’inventiva, la creatività, la cultura, la programmazione manageriale…) e rifiutare le esplosioni di lapilli e lava, perché queste ti danno fastidio. Quello che 61 anni di vita mi hanno confermato è che, alla fine, la gente mi viene a cercare, perché alla fin fine uno duro e determinato come me è sempre utile. Un po’ come il Conte Novarina di San Sebastiano, là nella ridotta dell’Assietta. Se il Novarina non avesse preso quella determinata decisione il 19 luglio 1747, forse l’intera storia europea sarebbe stata diversa. Nel lavoro, in famiglia, nelle relazioni sociali, in montagna, nelle varie istituzioni (politiche, culturali, sportive…), giù giù fino addirittura alle assemblee condominiali… ho sempre verificato che, alla fine, vengono a cercare Crovella. Per cui non rinnego la mia natura. Stame bin.
     
    PS: in ogni caso, il mio intervento di ieri sera verte su altri temi, magari contigui, ma concettualmente diversi.
     

  43. 52@Giorgio.
    Sono iscritto al forum PM dal 2006 e in anni passati ho partecipato più che attivamente.

    non ricordo un messaggio censurato/cancellato e non ricordo nessun utente che ha minacciato di bastonare un altro utente

    Sbagliato. E’ avvenuto e ben più di una volta in passato. Vi fu addirittura un momento in cui il forum venne chiuso e diede il via alla diaspora che portò la nascita di Fuori Via.

    non capisco la contrapposizione che voi avete creato fra questo blog e “il forum”

    Per quel che riguarda il mio caso, nessuna contrapposizione. Semplicemente il forum PM è diventato un dominus di un coacervo di “animali da cortile” i cui interventi relativi alla montagna sono nulli e pertanto per me di nullo o scarso interesse.

    gli amministratori possono risalire alla persona che scrive

    Anche qui. La redazione del Gogna Blog ha sempre gli indirizzi IP di chi scrive e ha il potere (come ha già fatto) di bloccare gli IP molesti. E come certamente sai, visto che mi pare di ricordare sia parte delle tue conoscenze personali, oramai gli indirizzi IP sono quasi tutti statici.

     volendo io potrei  scrivere commenti come Maurizio Zanolla e nessuno saprebbe se sono veramente io  o no

    No. Anche su PM puoi usare Maurizio Zanolla in sede di registrazione. Basta che non sia già “occupato” come nick. Però qui ritorniamo sull’annosa questione dei nick e del nome reale. Continua a sfuggirvi una differenza. Sul forum chi apre un topic lo fa con il suo nick ed è normale che altri nick scrivano o ribattano.
    Sul Gogna Blog chi scrive un articolo lo fa con il suo nome e cognome e ritengo sia doveroso per rispetto su chi si è esposto esponendo una tesi, rispondere non in anonimo.
    Come hai scritto sono strumenti diversi.  Ma ho l’impressione che molti degli utenti di PM no lo abbiano ben compreso.
    Per finire. Non sono un particolare estimatore di Crovella, ed essendo torinese conosco la reale caratura del personaggio. Ma trovo il burleggiare su PM la sua figura e non qua, dove può avere possibilità di ribattere, sia esecrabile alla pari di  molti degli stessi interventi di Crovella.

  44. Una volta chiesi ad Alessandro:
    – “Quante visite hanno mediamente gli articoli?”
    – “Non so”.
    – “In che senso?”
    – “Non mi interessa”.
    [Sempre che qualcuno voglia capire.]

  45. @52. Condivido. Sono due cose molto diverse, anche se ci sono dei travasi di utenti. Programmaticamente. Una cosa interessante del Forum è la trasparenza sui numeri degli utenti: iscritti totali, utenti collegati, medie giornaliere….si tratta di un atto di chiarezza importante per “prendere le misure”. Io lo apprezzo molto e non tutti i blog sono così trasparenti.

  46. @50 …in tanti anni di frequentazione  del forum non ricordo un messaggio censurato/cancellato e non ricordo nessun utente che ha minacciato di bastonare un altro utente…per cui…ma poi non capisco la contrapposizione che voi avete creato fra questo blog e “il forum”…sono due strumenti/prodotti informatici completamente differenti con finalita’ differenti…qui una volta al giorno Gogna posta un articolo e voi/noi lo commentiamo, volendo io potrei  scrivere commenti come Maurizio Zanolla e nessuno saprebbe se sono veramente io  o no. Di la bisogna iscriversi con una mail vera e pertanto, anche dietro anonimato di un nick name, gli amministratori possono risalire alla persona che scrive.Sul forum siamo tutti lettori degli articoli di questo blog e ne abbiamo commentati un sacco , perche’ gogna e’ gogna e di montagna ne sa e ci sono spesso articoli super interessanti…di la commentiamo con ironia le gesta e gli scritti  di crovella, ma per il resto abbiamo un grande rispetto per gli articoli che spesso saltano fuori qui

  47. Allora venite tutti sul forum di planetmountain….sarete i benvenuti

    Dalla padella direttamente nella brace. 🙂

  48. . È il caso di questo articolo sull’Assietta, che rinvia ad una filosofia di vita che non è certo quella dei Nuovi Mattini. È anche il caso del personaggio Crovella che, in generale, è l’antitesi dei Nuovi Mattini.

    e meno male. Vuol dire che non tutti i piemontesi sono piemontardi !!

  49. Commento 38, sottoscrivo, non si può far finta di non aver letto e soprattutto  non capito.

  50. Crovella. Non c’entra il Nuovo Mattino e neppure il Vecchio Pomeriggio. La cultura “sabauda” che io conosco, avendola a lungo frequentata ed essendo per metà piemontese, anche se di confine, è caratterizzata dal rispetto di alcune regole formali di comportamento sociale, dall’abbigliamento al linguaggio al modo di porsi e da una composta dignità da rispettare in ogni circostanza. Si tratta di uno stile personale e di gruppo che prescinde dalla classe sociale di appartenenza e dagli orientamenti politici e che ha generato il famoso stereotipo del piemontese “falso e cortese”. L’inevitabile aggressività che a volte si genera nelle relazioni umani è sublimata con una tagliente ironia. Ciò che è fortemente riprovevole dal punto di vista sociale nel contesto sabaudo  sono sono proprio alcuni eccessi “longobardi” “brianzoli” ritenuti volgari e senza stile Agnelli v/s Berlusconi per intenderci. Te lo dico con rispettosa franchezza, proprio da mezzo piemontese, io ho osservato che quando ogni tanto vieni preso da scatti d’ira il tuo linguaggio diventa volgare e rozzo e perdi stile e compostezza.L’ultimo episodio sono state le espressioni inaccettabili, anche se chiaramente metaforiche, rivolte a Bertoncelli, reo ai tuoi occhi di aver accorciato troppo le distanze. Un comportamento ben lontano da quello stile che proprio tu ammiri e di cui ti fai vanto e che utilizza abitualmente altre modalità per mantenere un corretto distanziamento verso gli estranei. Perciò, con pacatezza, ti invito ad essere davvero più sabaudo sempre curando il tuo linguaggio anche quando ti arrabbi o sei emotivamente coinvolto. Un comportamento davvero sabaudo e signorile ora sarebbe che tu ti scusassi con Bertoncelli. Così mi hanno insegnato i miei genitori, operai delle fabbriche al confine tra Piemonte e Lombardia, scesi dalle montagne dell’Ossola. I miei rispetti. Ps. Le mie parole faranno si’ che altri iracondi mi daranno del prete “manzoniano”, cosa che io ritengo un complimento, e poi io essendo un “bastardo” dal sangue misto vissuto in giro, sicilianamente, me ne catafotto e casomai li prendo per i fondelli 😀 

  51. https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2022/07/watchfolder-tgr-piemonte-web-gatti-rievocazione-battaglia-assietta-tgp2mxf-715863fa-fb73-424a-b2d7-2c5854caf3e0.html
    per chi vuol rendersi conto di cosa si è perso. Sotto il sole con i berrettoni di panno e pelo e paludamenti  e scarponacci vari,i figuranti dovevano essere armati di zelo degno di miglior causa. Ricordo di Naja:simulazione di ondate di assalto alla baionetta sotto il tric trac azionato da un caporale, a simulare raffiche di mitragliatrice nemica.Tra una pseudo raffica e l’altra pochi secondi di intervallo..non si riusciva nemmeno ad alzarsi dal prato polveroso…che il sadico ripartiva con la raganella (evidentemente negatagli da bambino) col gusto di farci fare figure di m….  decidemmo allora in molti , di fare i finti morti e restare distesi…tanto nella realtà sarebbe finita così. A fine esercitazione, con sincronismo sospetto arrivarono in zona prativa furgoni  APE con tanto di porchetta  ,tranci di pane casereccio e pure lattine fresche di birra .I finti morti si risollevarono per miracolo..a fare la fila. , assieme al caporale ed a tutti i graduati.

  52. Il realtà ci é tutto chiaro futuro deputato. Solo che molti di noi non condividono la tua linea e le tue espressioni, e in piena libertà, finché ce ne sarà, lo dicono.
    E continueremo a dirlo…..perché tutte le volte che si lascia perdere, quando parlano quelli come te, con i termini ed i toni che tu usi,  finisce che poi la gente si abitua e ritiene normali certi discorsi. Ci siamo già passati 100 anni fa e faremo di tutto per evitare repliche.
    Qui rassegnati perché a noi i panzer ci fanno un baffo….
     

  53. Mi distacco dal tema dell’articolo, ma penso che l’occasione lo giustifichi. Come sostengo da almeno due anni, in riflessioni dirette con Gogna, c’è un equivoco di fondo in cui cadono molti commentatori sistematici del GognaBlog. Ovvero quello di considerare, erroneamente, il Blog come una specie di “Gogna Club”. Tutti questi “fan di Gogna” si aspettano interventi che siano sistematicamente coerenti con una certa filosofia di vita (riallacciabile al personaggio Gogna): sintetizziamola per semplicità nella definizione dei Nuovi Mattini. Questa definizione non va intesa in senso arrampicatorio, anzi: è più uno stile di vita, che quasi non ha a che fare con la montagna. Uno stile anticonformista se non addirittura “ribelle”. Chi parte da questo presupposto finisce per trovarsi disorientato quando gli interventi, nei contenuti o nella forma o negli atteggiamenti (o in tutti questi risvolti), non si allineano alla filosofia dei Nuovi Mattini o addirittura ne sono in aperto (seppur non ricercato aprioristicamente) contrasto ideologico.
     
    E’ risaputo che, da sempre, io non appartengo alla filosofia dei Nuovi Mattini, intesa come filosofia di vita. È quindi evidente che il chiarimento di fondo non riguarda il rapporto fra me e certi commentatori, bensì il rapporto fra questi ultimi e Gogna nel suo ruolo di amministratore del sito.
     
    Infatti nessuno può inserirsi nottetempo nel sito e caricare articoli mentre Gogna dorme. Pertanto la pubblicazione degli articoli ha come ultima decisione quella dell’amministratore. Di conseguenza, come peraltro scritto fin dal 2013 nella partizione “Chi siamo”, è evidente che l’impostazione di Gogna è quella di dare spazio a una pluralità di opinioni, e non di propinare solo un’opinione della casa. Opinioni diverse possono presupporre modalità espressive molto diverse, magari crude e pragmatiche. Ognuno ha le sue peculiarità.
     
    Io non ho mai obbligato Alessandro a pubblicare alcunché: gli propongo delle ipotesi operative (in soldoni: articoli) che Alessandro può pubblicare o meno a suo insindacabile giudizio. È anche capitato che certi miei articoli non abbiano riscontrato la sua approvazione o, più propriamente, che Gogna mi abbia sottolineato i passaggi che non condivideva: dopo esserci confrontati in modo sempre proficuo, i passaggi sono stati riscritti e, a quel punto, gli articoli sono andati in programmazione. Io condivido questo modo di lavorare e riconosco a Gogna la più ampia libertà di decisione. Pero’ altrettanto dovrebbero fare parecchi dei commentatori seriali, mentre cio’ non avviene: i fan del Gogna Club sono scandalizzati dalla sola presenza di un articolo che non rientra nei loro parametri. È il caso di questo articolo sull’Assietta, che rinvia ad una filosofia di vita che non è certo quella dei Nuovi Mattini. È anche il caso del personaggio Crovella che, in generale, è l’antitesi dei Nuovi Mattini.
     
    È su questo punto “strategico” che va ricercato il chiarimento fra certi commentatori e l’amministratore del Blog.
     
    Buona serata a tutti.

  54. Premesso che anch’io da ragazzo sono andato entusiasticamente con gli amici alla festa dell’Assietta a piedi, in bici, con la moto, dormendo anche in tenda in quota fin dai giorni precedenti.
    Considerati i toni personalistici-moraleggianti francamente debordanti della parte finale dell’articolo (la prima parte rimane una lettura godibile)  vorrei ribadire e fare mia la domanda di Pierlorenzo Bagnasco (commento nr.13) che a parere dell’autore dell’articolo  sarebbe talmente fuori luogo da lasciarlo interdetto (?):
    Sig. Crovella, lei, vista la sua età, dove ha fatto il militare?
    Grazie

  55. Le randellate in faccia immagino siano metaforiche, non credo sia così scemo da rischiare una denuncia penale per percosse o, nella peggiore delle ipotesi, per omicidio volontario.
    Gogna ci da uno spazio che può essere utilizzato bene o male ed è giusto che sia lui a valutare di volta in volta. Personalmente sono contrario alla censura ma sono altresì contrario all’assenza di regole e quindi non contesto il fatto che uno possa dire ciò che vuole ma il fatto che non si arrivi mai ad una fine.
    Quando si esagera nei toni e nei rilanci bisognerebbe avere il coraggio di bloccare i commenti, cosa ben diversa dal censurarli, perché se no s’instaura una spirale che non è certo sinonimo di libertà.

  56. Senti Arioti, quando ho scritto il mio commento 1 a questo articolo ho provato un profondo senso di disgusto. Quando posso leggo il gognablog mentre bevo il caffè la mattina presto perché spesso ci trovo notizie di alpinismo interessanti. Totem e tabù non lo guardo da mesi.
    Trovarmi un articolo, di per sé interessante, dello stesso Crovella che pochi giorni prima minacciava farneticando di prendere a RANDELLATE IN FACCIA un ospite del blog come lo siamo tutti noi, mi ha fatto vomitare e meravigliare del fatto che Alessandro Gogna continui come se niente fosse a proporne gli articoli. Lo trovo scandaloso! Anche perché Crovella insiste nel suo dichiararsi bastardo, violento e intransigente con chiunque e ne fa motivo di orgoglio. Io lo segnalerei ai Carabinieri del suo quartiere, altro che leggerne gli articoli. E invece no! Come se nulla fosse si reintegra nei commenti (sempre uguali, seriali e monotoni) e pure gli si pubblicano gli articoli.  Oltretutto in questo ultimo il pretesto è sempre quello dei sabaudi, piemontesi, ecc. che sarebbero meglio degli altri, ecc ecc. Tutto frutto evidente di un educazione chiusa e a senso unico. Deleteria per l’umanità tutta. Lo penso e lo dico! Cancellatemi e banditemi, penso di vivere anche senza gognablog. 
    Crovella dovrebbe scusarsi con tutti per la sua mitomania e violenza verbale (atteggiamento tipico del cagasotto nella vita di tutti i giorni) pubblicamente.  Solo così potrebbe essere riconsiderato una persona normale.  Io non sono un rancoroso ma provo disgusto per certe cose e non me ne sto di certo zitto come la maggior parte dei presenti che è disposta a passare sopra a certe cose. Io no! L’avete capito?

  57. Comunque mi sono riletto l’articolo e, per quanto conscio di poter passare per l’avvocato delle cause perse, non vedo cosa ci sia da stracciarsi le vesti per un paio di frasi a mio avviso più caricaturali che tracotanti.
    Poi capisco che gli articoli siano un po’ come le nuvole dove ciascuno ci vede ciò che vuole, in base allo stato d’animo del momento ma non solo.
    L’insistenza a cui alludevo non riguarda il continuo rimarcamento di Crovella su certi tratti sabaudici bensì la ripresa, anche a distanza di mesi, di articoli oggetto di forte polarizzazione relativamente ai quali sono volati gli stracci. Ed è riguardo a ciò che mi pongo delle domande.
    Con questo non voglio dire che certi argomenti non possano essere ripresi ma almeno che lo si faccia con un nuovo articolo senza riesumazione dei cadaveri.

  58. Cambronne:”No, non ho detto “La guardia muore, ma non si arrende”, ma, intimatomi di deporre le armi, ho risposto con alcune parole meno brillanti, certo, ma di una naturale energia».(ovvero”merde!”)
    altro famoso
    Anthony Clement McAuliffe (Washington, 2 luglio 1898Chevy Chase, 11 agosto 1975) è stato un generale statunitense.
    Durante la seconda guerra mondiale comandò la 101ª Divisione Aviotrasportata accerchiata dalle truppe tedesche durante l’offensiva delle Ardenne, resistendo vittoriosamente nonostante la inferiorità di mezzi e uomini. Popolarmente noto per l’episodio in cui all’invito ad arrendersi rivoltogli dal generale Hasso von Manteuffel, comandante delle forze assedianti, rispose con l’esclamazione Nuts!, un gioco di parole che oltre ad avere assonanza con la negazione not è traducibile come “matto” o più volgarmente riferibile alle noci genitali come insulto[1], riportata dall’interprete come “andate al diavolo!”.(prosaicamente “sti cojoni”)

  59. Arioti. Ribadisco: è lo stimolo che genera il comportamento. C’è una logica abbastanza prevedibile in noi umani. Poi i comportamenti possono deragliare, per diversi motivi, ma questa è un’altra storia. Certamente puoi correggerli dopo, come tu suggerisci e come anch’io ho detto varie volte, rispetto agli insulti e alle offese personali. Può funzionare, ma devi farlo in modo sistematico putroppo, con consumo di tempo ed energia. Si chiama certezza della “punizione” (in senso lato).  Se lo fai in modo occasionale, con varie eccezioni, come osservato anche da Cominetti e altri, non funziona. Siamo anche noi esseri viventi, un po’ cani di Pavlov o piccioni di Skinner, almeno fino ad un certo punto. È un fenomeno che non riguarda solo questo blog, ma anche ad esempio quello che succede in queste ore in Parlamento 😀 

  60. Pasini, questo blog non va bene così ma va bene così. In fondo c’è spazio per tutti. Personalmente l’unica cosa che trovo fastidiosa è l’insistenza inveterata di alcuni commentatori, relativamente ai quali non ho né la competenza né la voglia per cimentarmi in analisi psicologiche.
    Per questo ogni tanto auspicherei un bel taglio da parte del padrone di casa, come faceva all’inizio evidenziando che su un certo argomento si era già commentato abbastanza.
    Non è questo il caso perché non siamo neanche a 40 commenti, c’è ancora abbastanza margine prima che l’orchite lanci dei segnali imbarazzanti.

  61. Quest’intervista di Giorgio Inaudi
    (storico torinese, a lungo istruttore scialpinismo del CAI Uget, lo conosco di persona da almeno 30 anni, forse di più) nonché le dichiarazioni di altri (Bosticco e la donna) dimostrano che noi piemontardi consideriamo tale evento come una pietra miliare non solo delle ns caratteristiche storiche ma addirittura dell’Unità d’Italia (Inaudi dixit).Ovviamente in sequenza indiretta, visto che fra l’Assietta e l’Unità d’Italia è trascorso un secolo abbondante. Ma senza le battaglie che hanno corroborato lo Stato sabaudo (fra queste l’Assietta è tra le più importanti), forse nonsi sarebbe arrivati all’Unità d’Italia.

     

  62. Ps. La prova che lo stimolo genera il comportamento è la sezione Sherpa Gate. Non ci sono praticamente commenti. Lì c’e solo da leggere e recepire ciò che viene presentato. Belle storie e notizie interessanti. Fine. Ed è giusto così. Certe diatribe che avvengono nelle altre sezioni, in particolare T&T non avrebbero alcun senso. 

  63. Una quota rilevante degli articoli ha un contenuto autobiografico o esprime opinioni e prese di posizione con una forte caratterizzazione personale e soggettiva. Non è un blog di news tipo Montagna TV. L’e’ al so bel, per riprendere la lingua di Alex. Inevitabile lo spostamento dal contenuto all’autore. Lo stimolo genera il comportamento. Poi ci sono gli eccessi e le fiammate che hanno un andamento carsico e spesso umorale, sulle cause delle quali si possono solo fare illazioni non verificabili ma questo è tipico dei social. Quindi rassegnatevi ad una vigilanza attiva o cambiate linea editoriale, ma questo significherebbe snaturare il carattere attuale del blog e forse sarebbe un peccato essendoci già sul mercato offerte “fredde” di quel tipo. 

  64. Posso capire Alex….ma che Gogna faccia finta di cascare dal pero…lo trovo quasi comico…

  65. Personalmente stimo e apprezzo Crovella. Il fatto di non essere d’accordo, o di ribattere a quanto può qualche volta scrivere, non sminuisce il generale apprezzamento. Ma un blog è fatto anche di questo.

  66. Alex, apprezzo la tua considerazione, che però è valida qualora l’articolo semplicemente non interessi. E infatti in tali casi, che riguardano soprattutto Totem e Tabú, io passo oltre.
    Oppure la penso in modo diverso dall’autore. Allora capita che io intervenga per spiegare le mie ragioni, argomentandole.
    … … … 
    Il caso in questione è molto differente.
    Qui abbiamo una persona che in sostanza dice: «Io so’  io e voi nun siete un ca*zo». A quel punto spesso non taccio.
    Però non lo insulto, non lo minaccio di randellate: scrivo che sbaglia, e ne spiego i motivi. A volte uso toni canzonatori: l’ironia è un’arma potente.
     
    Se l’autore mitigasse la sua prosopopea, non darebbe tanto fastidio. Potrebbe per esempio raccontare la battaglia dell’Assietta limitandosi ai meri fatti storici, cioè senza aggiungere che lui e quelli come lui sono “er mejo fico der bigonzo”. 

  67. 22 e 23
    non sono d’accordo . Certo che  il contenuto di un articolo dovrebbe essere il centro  dell’attenzione dei commentatori ma il contenuto lo scrive l’autore e se l’autore scrive cose offensive , errate, discriminanti , violente, minacciose, ect., mi sembra il minimo che  si commenti anche la sua persona. A  volte lo si fa in maniera seria, altre volte si risponde con prese per i fondelli, perchè a certi atteggiamenti marziali, ma allo stesso tempo profondamente ridicoli, si risponde con l’ironia.

  68. Grazie Alessandro per avere capito!
    Mi firmo Alex per brevità ma sono una tua omonima al femminile (non che faccia alcuna differenza).
    Buona giornata a tutti.
     

  69. 22 e 23, evidentemente non la pensiamo tutti allo stesso modo. Mi sembra chiaro.
    Ribatto invitando chi non è interessato a certi commenti a tirare innanz. Io lo faccio spesso. Non è difficile, giuro. 

  70.  storicamente: quelle divise con  zone  colorate e differenze indicanti i gradi dei comandanti,erano un bersaglio facile per i cecchini, allora però i fucilacci non erano tanto precisi…lo schieramento a ranghi serrati facilitava l’effetto dei cannoni caricati a pallettoni (mitraglia) adesso son tutti mimetizzati e quindi in ambiente urbano spiccano e si attirano uoco amico, infatti devono aggiungere un fazzoletto  colorato attorno al braccio..ritorno all’antico.

  71. Caro Alex (commento 22), complimenti. Hai riassunto in poche parole pacate ma assertive l’esatto nostro pensiero al proposito.

  72. Mi permetto una considerazione: si legge un articolo che può essere interessante o meno;  si può o si dovrebbe scrivere un commento sull’articolo stesso e sul contenuto. Punto.
    Invece ultimamente è un vostro continuo “ci cip e ci ciàp” (dialetto milanese, così un po’ di orgoglio ce lo metto pure io!) sulla simpatia o antipatia o saccenza o vattelapesca dell’autore.
    Non va bene, così.
    Se l’autore non piace, semplicemente “si passa oltre”. Stesso discorso per l’autore, però: andare oltre ed evitare di commentare il commento del commento del commento…
    Articolo interessante storicamente, punto. Per tutto il resto “tirèm inanz”.
    BASTA…. 

  73. Essere soldati di Natura è una cosa che fa paura.
    Io sono stato in Mozambico e una guerra l’ho vista da vicino.
    Puzza di merda.
    In qualunque modo la si voglia nobilitare, per simbolismi o pratiche di vita 
    Ah, puzza anche di piscio.
    È un brutto posto.

  74. Vista l’impossibilità di veder accettata la domanda di arruolamento nel Corpo Ufficiali del Reggimento dei Dragoni di Piemonte avrà optato per una sana raccomandazione per evitare la noiosa scocciatura della leva obbligatoria (destino riservato alla plebaglia dei comuni mortali).

  75. Quello che ho sempre trovato preoccupante è come Crovella non si vergogni di essere com’è ma anzi ne vada orgoglioso e ce lo propini continuamente. 
    A parte i deliri da mitomane in esso contenuti, l’articolo è interessante dal punto di vista storico e di attualità. 

  76. Ebbene sí, ve lo dico io. È un veterano della Panzer Division Großpiemontard.
    Non faceva prigionieri: li finiva a randellate.
    … … …
    E ora tuoni, fulmini e saette. 😉😉😉

  77. La domanda è talmente fuori luogo che mi lascia interdetto. Per questo motivo non entro nel dettaglio. Se la tua è solo una curiosità in buona fede, il suo soddisfacimento non ha a che fare con questo articolo. Se invece la domandava implica un tono polemico, ti segnalo che l’articolo ha un taglio storico ed etnicografico. Il succo è che il DNA dei “piemontardi” (che non sono tutti i piemontesi ma un gruppo molto particolare, anche se numeroso) ci rende “combattenti” durante tutta la nostra esistenza. Indipendentemente dal fatto che indossiamo la divisa o giacca e cravatta, o la T shirt da jogging.
     
    Abbiamo un modo molto particolare di vivere combattendo. Non ci lanciamo in cavalcate all’attacco. Bugianen non significa “pigri”, come spesso si crede in giro. Per estensione abbraccia anche quel concetto. Ma qui’ il punto è un altro. Significa che stiamo fermi, ben piantati sui piedi, arcigni e, invece, sono gli avversari che si schiantano contro di noi, come e accaduto ai francesi di allora. Questo è il valore storico dell’Assetta e per questo il 19 luglio è considerato la Festa del Piemonte. Ciao!

  78. Sig. Crovella, lei, vista la sua età, dove ha fatto il militare?
    Grazie.

  79. il motto dei Piemotardi….

    Fate largo, che passano i giovani,i seguaci di Bacco e di Venere,coi berretti color d’ ogni genere,e la fava rivolta all’insú! –
    Cosa importa se voi non volete?Siete vecchi, barbosi e tiranni!Ma i goliardi hanno sempre vent’anni,anche quando ne hanno di piú!
    Bimbe belle, facciamo l’amoreche è la cosa piú bella del mondo:chi non ama nel tempo giocondo quand’è vecchio lo prende nel cul!

  80. Aggiungo informazioni storiche, più interessanti delle amenità in cui svolazzano certi altri commentatori. I Granatieri di Sardegna sono l’evoluzione delle Guardie reali costituite a metà Seicento. Sono proprio le Guardie cui si rivolge il loro comandante Novarina alla Testa dell’Assietta. Ecco spiegato  il motto citato da 5. Già ad inizio Settecento vennero dotate di granate, ecco il nome. Sardegna deriva dal fatto che il Ducato di Savoia, promosso regno a cavallo del trattato di Utrecht del 1713, aveva avuto inizialmente in dote la Sicilia (Capitale Torino, vicecapitale Palermo). Ma i muntagnin sabaudi (i piemontardi), duri, silenziosi, antipatici e poco espansivi, non si trovarono a meraviglia con l’opulenza e l’espansività siciliana (e viceversa). Pertanto chiesero di cambiare la Sicilia con la Sardegna. Andò un po’ meglio: entrambi sono popoli duri, rocciosi, taciturni e testardi. Si fece a testate, per vedere quale fosse la più dura. Finì pari. Certo i sabaudi vennero inizialmente vissuti come invasori, ma piano piano ci fu compenetrazione. La comunità sarda di Torino ha radici antiche, certamente precedenti alla grande immigrazione degli anni ’50-60 per la FIAT.

  81. @6 Vai a vedere quanti erano gli spettatori all’Assietta: potevi provare a dire le stesse cose e ti avrebbero risposto con un bel pernacchione collettivo, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, ti saresti schiantato contro le baionette. Di piemontardi che provano quello che ho descritto ne trovi a valanghe. Non mettersi mai contro un piemontardo. Non dobbiamo neppure esser noi ad andare all’attacco: ci basta stare fermi, con i piedi ben piantati, e sono gli altri che si schiantano contro di noi.

  82. Il fatto che io non ami le ricostruzioni storiche delle battaglie, con tanto di uniformi e spari a salve, non interessa a nessuno, ma simili rievocazioni potrebbero anche avere un senso storico se non andassero poi a finire per l’ennesima volta, come giustamente scrive  Marcello Cominetti, in lodi a se stesso o al proprio ambiente:
    militari fin dalla culla, caparbi, testoni, un po’ ottusi, ma rigorosi, inflessibili e “insponstabili”. Provate a spostarli: impossibile. All’occorrenza, però, sanno trovare quel guizzo di improvvisazione risolutiva come fece il Novarina nel 1747.
    Tutti i Salmi finiscono in Gloria. La misura denota l’uomo ma caro Crovella, almeno su questo tema, pare che lei arranchi come un passista sul Tourmalet. Potrebbe essere utile anche a lei sapere cosa ne pensano altri, pochi o tanti che siano? Ma la risposta temo di saperla già…Per chi la cerca, la patente di superiorità la danno, o negano, gli altri. Non ci si può auto-incoronare, per non apparire uno dei tanti eredi del grande Corso, che si auto-incoronò a Notre-Dame. Si rilassa e torni fra noi, glie ne sarò grato, ma soprattutto se ne gioverà lei stesso. Con rispetto,

  83. Primo reggimento Granatieri di Sardegna: motto  da urlare dopo il “pieeeeed-arm! “ASSIETTA!!!”ma non si conoscevano i dettagli ne’ della battaglia ne’ del percorso escursionistico..neppure di  Cefalonia o Porta San Paolo.
    ..la conca di Pra Catinat…http://www.parco-orsiera.it/Archivio/proposte/CentroPraCatinat.html… iniziativa lodevole vista analoga solo in Trentino.(https://www.aeratscarl.com/vacanze-insieme/candriai/) praticati zero giochi di guerra, parecchie attivita’ nella natura.
     

  84. Siete completamente fuori tema. Prima ancora dell’educazione ricevuta, che è cmq determinante, conta il DNA che uno si trova nel sangue. Noi piemontardi, oltre che bogianen, siamo soldati di natura. La vita è una battaglia, a prescindere dagli episodi bellici veri e propri.
     
    La Battaglia dell’Assietta è talmente importante, per noi piemontardi (piemontesi bastardi, come li chiamo io) che è diventata la Festa ufficiale del Piemonte. Se non sbaglio una delibera regionale del maggio scorso l’ha proprio elevata a tale ruolo. La rievocazione annuale, giunta ben oltre la 50 edizione, raccoglie un pubblico molto numeroso e crescente di anno in anno: c’è molta partecipazione emotiva. Su Facebook trovate le foto (non mie) di domenica scorsa. Quindi i valori descritti sono molto condivisi fra una pluralità crescente di persone, non si limitano al sottoscritto.
     
    Per quanto riguarda la presenza di articoli, devi chiarirti con Gogna. Tutti gli articoli che propongo sono da lui valutati: se li pubblica è perché ritiene che sia sensato farlo. Probabilmente sono articoli di valore, a prescindere dall’antipatia della mia persona. Potete contrastarmi riempiendo la redazione di vostri articoli, in modo tale da togliermi spazio nella programmazione. Perché non lo fate? Forse perché costa fatica scrivere articoli… 

  85. Dai Cominetti di che ti meravigli, stai parlando con uno che si fregia farsi chiamare PANZER.
    Comunque da ragazzetti si giocava a guerra, ci costruivamo i fucili con un pezzo di legno, mollette per i panni fregata alla mamma  e cingini (elastici) . Ma da ragazzetti si sa spesso si è inconsapevoli e si gioca a fare i grandi…
    Adesso ci sono quelli che giocano alla guerra armati di tutto punto, con fucili che sparano palle di vernice, con tanto di mimetica. Oppure quelli che rievocano  fatti di guerra in cui si è ammazzato centinaia di persone.
    Ogni morto una candelina sulla torta…ognuno FESTEGGIA come sà….!!

  86. Che pena.
    Gogna a che gioco giochi? Prima lanci moniti e poi soffi sul fuoco?
     
    Mha?!!

  87. Leggendo, speravo anche in una spiegazione sugli atteggiamenti minacciosi in perfetto stile mafioso di certi elementi, ma non ho trovato soddisfazione. 
    Le parole per me pesano come le pietre e non cambiano peso a seconda degli umori di chi le sposta. Hanno il loro peso e basta.
    Quindi sono meravigliato che Gogna ti lasci ancora scorrazzare nel suo blog, quando ha bannato commenti ben più “leggeri” di certi tuoi.
    Sarebbe un po’ come se io (che sono nativo di Genova come lo pure Gogna) raccontassi la storia di Gianbattista Perasso detto Balilla (accaduta un anno prima -1746- della battaglia dell’Assietta) che al grido di “che l’inse” tirò in faccia a un ufficiale austriaco una sassata che lo uccise dando inizio alla rivolta che scacciò dalla città gli austriaci oppressori. 
    Sassata in faccia-randellata in faccia… le analogie si adattano tristemente a meraviglia.
    Ecco, ora potrei dire che i genovesi sono irascibili e violenti ed esserne orgoglioso, ma non è così e quindi non lo faccio.
    Per fortuna mio padre, quando avevo 10-15 anni mi lasciava andare con gli amici e non mi portava a commemorare episodi militari, perché penso che ognuno firmi il proprio carattere secondo com’è stato educato. 
    Il tuo esempio è davanti a tutti e ognuno potrà giudicarlo o fregarsene. Ma io stamattina, leggendo il blog, prima di andare al lavoro,  sono rimasto basito da tanta tracotanza e ho scritto cosa ho pensato. 

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