La psicosi di massa

Riteniamo che valga la pena impiegare i 21 minuti e 48 secondi necessari per visionare il potente video qui sotto linkato. Una serie di graffianti vignette a spiegazione di un testo, facilitato dalla presenza di sottotitoli in inglese, che a nostro avviso è un caposaldo culturale per tentare di spiegarci la maggior parte dei fenomeni di massa che oggi più ci affliggono.

Questo video è stato realizzato in collaborazione con Academy of Ideas. Questa crea video che spiegano le idee dei grandi pensatori della storia al fine di aiutare a fornire al mondo più conoscenza, potenziare l’individuo e promuovere la libertà. Chi vuole può visitare il loro canale YouTube (https://www.youtube.com/c/academyofideas) o, per saperne di più, il loro sito https://academyofideas.com/.
In questo video è esplorata la più pericolosa di tutte le epidemie psichiche, la psicosi di massa. Una psicosi di massa è un’epidemia di follia e si verifica quando gran parte della società perde il contatto con la realtà e cade nell’illusione. Un tale fenomeno non è certo solo ipotetico. Due esempi di psicosi di massa sono la caccia alle streghe americana ed europea del XVI e XVII secolo e l’ascesa del totalitarismo nel XX secolo. Questo video mirerà a rispondere alle domande sulla psicosi di massa: che cos’è? Com’è l’inizio? È già successo? Ne stiamo vivendo uno in questo momento? E se sì, come si possono invertire le fasi di una psicosi di massa? Questo video ha richiesto un’enorme quantità di lavoro. È davvero un lavoro d’amore e chi lo apprezzasse potrebbe aiutare a supportare la creazione di altri video (https://www.patreon.com/AfterSkool).

Eccone la traduzione in italiano.

La psicosi di massa
(come un’intera popolazione può ammalarsi mentalmente)
a cura dell’Academy of Ideas

Le masse non hanno mai sete di verità, preferiscono ignorare le prove se non sono di loro gradimento e preferiscono deificare l’errore se questo le affascina; chiunque possa fornire illusioni diventa facilmente il loro maestro, chi invece distrugge questa illusione diventa vittima delle masse (Gustav Le Bon)”.

Secondo Carl Gustav Jung la più grave minaccia alla civiltà non sono le forze della natura né le malattie fisiche ma la nostra incapacità di gestire le forze della nostra psiche. Noi stessi siamo il nostro peggior nemico o, come dice il proverbio latino homo homini lupus, l’uomo è lupo per l’uomo.

In Civiltà in transizione Jung sostiene che questo proverbio sia una triste ovvietà e la nostra tendenza a comportarci da lupo emerge in momenti della storia in cui la malattia mentale diventa la norma piuttosto che l’eccezione, in una situazione che Jung chiama epidemia psichica.

Scrive: “Diventa ovvio che non siano carestie o terremoti, non i microbi né il cancro ma l’uomo stesso il più grave pericolo per se stesso per la semplice ragione che non esiste un’adeguata protezione alle epidemie psichiche. Queste sono infinitamente più devastanti della peggiore delle catastrofi naturali (The symbolic life)”.

Un’epidemia di follia si manifesta quando una grande parte della società perde il contatto con la realtà e cade nel delirio. Questo non è un fenomeno fittizio. Due esempi di psicosi di massa sono la caccia alle streghe avvenuta nel sedicesimo e nel diciassettesimo secolo in America e in Europa e l’ascesa del totalitarismo nel ventesimo secolo. “In alcuni villaggi svizzeri – scrive Francis Hill – furono ben poche le donne rimaste vive dopo il passaggio di quella furia (A delusion of Satan)”.

Quando avviene una psicosi di massa gli effetti sono devastanti. Jung studiò il fenomeno e scrisse che gli individui che fanno parte di una società infetta diventano moralmente e spiritualmente inferiori. Inconsapevolmente scendono ad un livello intellettualmente più basso, diventano irragionevoli, irresponsabili, emotivi, imprevedibili e, peggio di tutto, commettono crimini che non commetterebbero mai se non fossero in un gruppo colpito dalla follia. Chi soffre di psicosi di massa non è consapevole di ciò che sta accadendo. Così come un individuo fuori di senno non può estraniarsi dalla sua mente e vedere gli errori che compie, allo stesso modo non esiste un punto fisso dal quale coloro che sono immersi in una psicosi di massa possano osservare la loro follia collettiva.

Ma che cosa porta alla psicosi di massa? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima indagare su ciò che porta alla follia il singolo individuo. Ci sono molti motivi potenziali di follia, tipo uso eccessivo di droga o di alcol, danni cerebrali o altre malattie, ma queste cause fisiche qui non ci interessano. Ci interessano invece la cause psicologiche, chiamate anche psicogene, quelle comunemente responsabili della psicosi di massa. 

La causa psicogena prevalente di una psicosi di massa è un profluvio di emozioni negative come la paura o l’ ansietà che portano l’individuo ad uno stato di panico.

In uno stato di panico l’individuo cercherà sollievo perché è mentalmente e fisicamente troppo stremato per sopravvivere in questo stato iper-emozionale. 

Mentre uscire da uno stato di panico si può fare con mezzi adeguati, tipo affrontare e sconfiggere la paura che genera la minaccia, un altro modo per uscirne è subire un episodio psicotico. Questo non è una caduta in uno stato più grave di disordine come si può credere ma è un riordino del proprio mondo sperimentale che mescola fatti e fantasia, illusioni e realtà, così da eliminare il panico. Silvano Arieti, una delle autorità mondiali nel XX secolo al riguardo dello studio della schizofrenia, spiega i passaggi psicogeni che portano alla follia: dapprima c’è la fase del panico, quando il paziente inizia a percepire cose in modo diverso, è terrorizzato a parlarne, appare confuso e non sa come spiegare le strane cose che gli stanno succedendo (Interpretation of Schizophrenia). Il passaggio successivo è quello che Arieti chiama fase di visione psicotica, quando l’individuo riesce a “mettere tutto assieme” elaborando un modo patologico di vedere la realtà che gli permette di spiegarsi le sue esperienze anormali. Il fenomeno è chiamato “visione” (insight) perché il paziente finalmente trova nelle sue esperienze sia un significato che i rapporti. Ma la visione è psicotica perché è basata su illusioni e non su modi adeguati e vitali per rapportarsi con qualsivoglia minaccia abbia creato il panico.

Le illusioni, in altre parole, permettono all’individuo precipitato nel panico di sfuggire allo scorrere delle emozioni negative, ma a costo della perdita di contatto con la realtà: per questa ragione Arieti dice che lo stato psicotico può essere visto come un modo anomalo di trattare con uno stato estremo di ansietà.

Se un profluvio di emozioni negative scatenanti il panico in un individuo debole e vulnerabile può portare ad un episodio psicotico, allora una psicosi di massa può intervenire quando una popolazione di individui deboli e vulnerabili viene portata ad uno stato di panico da minacce reali, immaginate o costruite appositamente.

Poiché le illusioni possono avere molte forme diverse e la pazzia può manifestarsi in innumerevoli modi, il modo in cui una psicosi di massa si manifesta sarà differente a seconda del contesto storico e culturale della società contagiata.

Nell’era moderna la psicosi di massa del totalitarismo appare la minaccia più grande.

Scrive Arthur Versluis in The New Inquisitions che il totalitarismo è il fenomeno moderno del potere statale totalmente centralizzato abbinato all’annientamento dei diritti umani individuali. In uno stato totalitario c’è chi detiene il potere e le masse sono rese oggetto, vittime. 

I due gruppi, governatori e governati, subiscono una trasformazione patologica: i governanti sono elevati ad uno status di semidei che è diametralmente opposto alla nostra natura di esseri imperfetti facilmente corrompibili dal potere. Le masse vengono trasformate in soggetti dipendenti da questi governanti patologici e assumono uno stato psicologico di regressione infantile.

Hannah Arendt, eminente studiosa del ventesimo secolo di questa forma di governo, chiama il totalitarismo un tentativo di trasformazione della stessa natura umana. Ma questo tentativo trasforma solo menti sane in menti malate poiché, come scrisse il medico olandese Joost Abraham Maurits Meerloo che studiò gli effetti mentali su persone sotto il totalitarismo: “… molto è paragonabile fra le strane reazioni di cittadini e la loro cultura sotto il totalitarismo da una parte e le reazioni di malati di schizofrenia dall’altra (Lo stupro della mente)”.

La trasformazione sociale che si sviluppa sotto il totalitarismo viene costruita e sostenuta da illusioni. Infatti solo uomini e donne illusi regrediscono allo stato infantile di soggetti obbedienti e sottomessi e consegnano il completo controllo delle loro vite a politici e burocrati. Solo una classe di governanti illusa crede di possedere la conoscenza, la saggezza e l’acume per controllare completamente una società in modo verticistico. E solo l’incantesimo delle illusioni non farà capire che una società composta da governanti affamati di potere da una parte e una popolazione regredita psicologicamente dall’altra, non porterà che a masse sofferenti e alla rovina sociale.

Ma che cosa innesca la psicosi del totalitarismo? La psicosi di massa del totalitarismo comincia nella classe dominante di una società. Gli individui che costituiscono questa classe, politici, burocrati o i loro sodali capitalisti sono portati ad illudersi di poter aumentare il loro potere e nessuna illusione attrae più della sete di potere e di dominio. Quando un’élite dominante viene posseduta da un’ideologia di questo tipo, sia comunismo, fascismo o tecnocrazia, il passo successivo è indurre la popolazione ad accettare le loro regole infettandole con la psicosi di massa del totalitarismo.

Questa psicosi è stata indotta molte volte nella storia e, come spiegato da Joost Meerloo è semplicemente una questione di riorganizzazione e manipolazione di sentimenti collettivi nel modo giusto. Il metodo generale con cui i membri di un’élite dominante arrivano allo scopo si chiama menticidio.

Meerloo spiega inoltre che il menticidio è un antico crimine contro la mente e lo spirito umano ma viene sistematizzato nuovamente.

È un sistema di intervento psicologico organizzato e di perversione legale con cui la classe dominante imprime le sue idee opportunistiche nelle menti di coloro che intende usare e distruggere. Si comincia seminando timori. Quando un individuo è inondato da emozioni negative come paura o ansietà diventa sensibile all’idea della pazzia. Minacce reali, immaginate o costruite possono essere usate per seminare paura, ma una tecnica particolarmente efficace è quella di usare ondate di terrore separate da momenti di calma, seguiti da periodi più intensi di terrore.

Meerloo scrive che ogni ondata di terrore crea più facilmente effetti dopo periodi di calma di quelli che lo hanno preceduto perché le persone sono ancora sotto l’effetto della precedente esperienza. La moralità si abbassa sempre più e gli effetti psicologici di ogni nuova campagna di propaganda diventano più forti e raggiungono un pubblico già ammansito. Mentre la paura prepara al menticidio, l’uso della propaganda per diffondere disinformazione e confusione riguardanti le fonti delle minacce e la natura della crisi, aiuta a distruggere le menti della popolazione. I funzionari governativi e i loro lacchè dei media usano informazioni contradditorie o senza senso e plateali bugie. Più riescono a confondere la popolazione meno questa sarà in grado di affrontare la crisi e diminuirne la paura in modo razionale e flessibile. La confusione in altre parole alza la possibilità di una discesa nel totalitarismo e, come ci spiega Meerloo, “il logico si può incontrare con il logico, mentre l’illogico non può e confonde coloro che sono nel giusto”.

Una grande bugia e affermazioni insensate ripetute monotonamente attirano emozionalmente più della logica e della ragione; mentre l’individuo sta ancora cercando una contro-tesi ragionevole alla prima bugia i totalitaristi li assalgono con un’altra bugia.

Metodi così efficaci per portare una società alla psicosi del totalitarismo non sono mai esistiti prima nella storia. Smartphone e social media, televisione e internet sono tutti collegati e con algoritmi che velocemente censurano il flusso di informazioni indesiderate; permettono a chi detiene il potere di aggredire facilmente le menti delle masse. Inoltre la dipendenza da queste tecnologie significa che molte persone si assoggettano volontariamente alla propaganda dell’élite dominante con notevole frequenza.

La tecnologia moderna, spiega Meerloo, insegna all’uomo di dare per garantito il mondo cui egli guarda.

Questi non usa il suo tempo per isolarsi e riflettere; la tecnologia lo attira nei suoi ingranaggi e non gli permette riposo, meditazione, riflessione o conversazione. I sensi sono continuamente sovraccaricati da stimoli.

L’uomo non sa più interrogarsi sul suo mondo, è lo schermo a dare risposte preconfezionate (The rape of the mind).

C’è un passo ulteriore che gli aspiranti dominatori totalitari possono fare per aumentare la possibilità di una psicosi totalitaria ed è isolare le vittime e spezzare le normali interazioni sociali. Solo e mancando delle normali frequentazioni con amici, parenti e colleghi, l’individuo diventa molto più sensibile all’illusione per svariati motivi. Prima perde contatto con la forza correttiva dell’esempio positivo, dato che non tutti si fanno ingannare dalle macchinazioni dell’élite dominante e chi vede che cosa sta dietro la propaganda può aiutare altri a liberarsi dall’aggressione che porta al menticidio. Se, comunque, l’isolamento è imposto, la forza di questi esempi positivi diminuisce molto; un altro motivo per cui l’isolamento aumenta l’efficacia del menticidio è che, come molte altre specie, l’essere umano, se isolato, viene più facilmente condizionato verso nuovi schemi di pensiero e di comportamento, come spiega Meerloo al riguardo del lavoro del fisiologo Ivan Pavlov sul condizionamento comportamentale: “Pavlov fece un’altra scoperta significativa: il riflesso condizionato può essere sviluppato più facilmente in un laboratorio silenzioso con un minimo di stimoli disturbanti. Qualsiasi addestratore di animali sa per esperienza personale che sono richiesti l’isolamento e la paziente ripetizione di stimoli per domare animali selvatici. I totalitaristi hanno seguito questa regola, sanno che possono condizionare le loro vittime politiche più velocemente se tenute in isolamento, sole, confuse e colpite da ondate di terrore (The rape of the mind)”.

Una popolazione sotto attacco menticida in stato di isolamento, solitudine e confusione cade in uno stato di vulnerabilità senza speranza; l’infinito flusso di propaganda modifica le menti un tempo in grado di pensare razionalmente in un teatro di forze irrazionali circondate da un turbinìo caotico. Le masse bramano il ritorno a un mondo più ordinato e gli aspiranti totalitaristi possono fare ora il passo decisivo: offrire una via d’uscita e il ritorno all’ordine in un mondo che sembra muoversi rapidamente nella direzione opposta. Ma tutto questo ha un prezzo, le masse devono abbandonare la loro libertà e cedere il controllo di tutti gli aspetti della vita all’élite dominante, devono rinunciare alla loro capacità di essere individui indipendenti e responsabili delle loro vite e diventare soggetti obbedienti e sottomessi, in altre parole devono scendere nell’llusione della psicosi totalitaria.

I sistemi totalitari del ventesimo secolo rappresentano un tipo di psicosi collettiva dove, gradualmente o improvvisamente ragione e comune morale non possono esistere nel sistema. Esiste solo una pervasiva atmosfera di terrore e la proiezione di un fantomatico nemico. Perciò la società si ripiega su se stessa spinta dalle autorità che la governano.

Ma l’ordine del mondo totalitario è un ordine patologico che forza a un rigido conformismo e richiede cieca obbedienza. Il totalitarismo si disfa della spontaneità che porta a molte gioie della vita e della creatività che migliora la società. Il totale controllo di questa forma di governo – non importa quale nome le venga dato: governo di scienziati e medici, di politici e burocrati o di un dittatore – porta alla stagnazione, alla distruzione e alla morte su larga scala.

Quindi forse la domanda più importante che ci si pone è come si può prevenire il totalitarismo. E se una società è sui primi gradini di una psicosi di massa si può tornare indietro? Non si può mai essere sicuri della prognosi di una follia collettiva, ma ci sono passi che si possono fare per provare una cura. Questo compito tuttavia necessita molti approcci diversi, da molte diverse persone. Visto che l’attacco menticida avviene su molti fronti, anche il contrattacco deve essere su molti fronti.

Secondo Jung chi di noi vuole aiutare a guarire un mondo malato, come primo passo deve portare ordine nella propria mente e vivere in modo che sia di ispirazione per altri che potranno seguirci. “Non è un caso che la nostra epoca invochi un redentore, uno che riesca a emanciparsi dalla morsa della psicosi collettiva e riesca a salvare almeno l’anima sua, uno che accenda almeno un barlume di speranza negli altri, proclamando di essersi almeno lui liberato dalla fatale identificazione con la psiche di gruppo”.

Assumendo che si sia liberi dalla morsa della psicosi ci sono altri passi da fare: in primo luogo le informazioni che replicano alla propaganda dovrebbero essere fatte circolare il più possibile poiché la verità ha più potere delle fantasie e delle falsità vendute dagli aspiranti governanti totalitari. In tal modo il loro successo è in parte subordinato alla loro abilità di censurare la libera circolazione delle informazioni. Un’altra tattica è usare l’umorismo e ridicolizzare per delegittimare l’élite dominante o, come Meerloo spiega: “Dobbiamo imparare a trattare il demagogo e gli aspiranti dittatori ridicolizzandoli. Il demagogo è quasi incapace di qualsiasi umorismo e, se lo trattiamo con umorismo, comincerà a crollare”.

Una tattica consigliata da Vaclav Havel, dissidente politico sotto l’Unione Sovietica e futuro presidente della Cecoslovacchia è la costruzione di strutture parallele.

La struttura parallela è una qualsiasi forma di organizzazione, affari, istituzione, tecnologia o ricerca creativa che esiste fisicamente all’interno di una società totalitaria, tuttavia moralmente al di fuori di essa.

Nella Cecoslovacchia comunista, Havel notò che queste strutture parallele erano più efficaci per combattere il totalitarismo che non le azioni politiche. Inoltre, quando vengono create abbastanza strutture parallele si forma spontaneamente una “seconda cultura” o “società parallela” che funziona come un’enclave di libertà e sanità mentale all’interno di un mondo totalitario.

Come spiega Havel nel suo Il potere dei senza potere: “Cos’altro sono le strutture parallele se non uno spazio dove si può vivere una vita diversa, una vita in armonia con i propri obiettivi e che, a sua volta, si struttura in armonia con questi obiettivi? … Cos’altro sono quei tentativi iniziali di auto-organizzazione sociale se non i tentativi di una certa parte della società […] di liberarsi degli aspetti di autoconservazione del totalitarismo e, quindi, sradicarlo totalmente dal sistema totalitario?”.

Ma soprattutto ciò che viene richiesto per prevenire una caduta totale nella follia del totalitarismo è l’azione del maggior numero possibile di individui poiché l’élite dominante non rimane passiva ma compie deliberatamente azioni per aumentare il suo potere. Allo stesso modo ci si deve impegnare attivamente e in modo coordinato per muovere il mondo in direzione della libertà.

Questo può essere un’immensa sfida in un mondo che cade preda delle illusioni del totalitarismo ma, come notava Thomas Paine: “la tirannia, come l’inferno, non viene conquistata facilmente; tuttavia ci consola il fatto che più grande è il conflitto più glorioso sarà il trionfo”.

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La psicosi di massa ultima modifica: 2022-07-19T04:08:00+02:00 da GognaBlog

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20 pensieri su “La psicosi di massa”

  1. Arrestatelo! Gridavano inferociti.
    Cosa è successo? Disse uno di passaggio.
    Urlava oscenità. Rispose uno della massa.
    Non può essere più preciso?
    “Donne, è arrivato l’arrotino”. Ecco cosa urlava.
    Arrestatelo! Riprese a gridare insieme a tutti gli altri .
     

  2. Mentre la luna fa il suo giro continuate a dedicarvi al dito. Indicizzati. 

  3. “I nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti.” diceva Norberto Bobbio.

  4. Quindi secondo Corrado Luci (@13), l’idea “del bastone e la carota” ha fatto breccia nella mente di Balsamo (oltre che di altri senza dubbio).  Peculiare attitudine ad emettere sentenze, direi.
    Per farti capire meglio, potresti presentarci, Corrado, la tua lista ( o anche quella non tua, ma che ritieni universale ) dei diritti “quelli fondamentali”? 

  5. @13
    Eh, lo so… Il fatto che oltre ai diritti esistano anche dei doveri – anch’essi importanti – è duro da digerire.
    Parlare di doveri, nella società del no-limits, è noioso e fuori moda.
     
    Ma tu, questa equazione che sottolinei, dove la vedi nell’articolo 48 ?
    Se non assolvi al tuo dovere civico di elettore, vieni privato del dritto di voto ?

  6. E’ proprio questa idea secondo cui i diritti siano da riconoscere solo in dipendenza dei doveri che sta facendo crollare tutte le società occidentali come le abbiamo conosciute.
    I diritti (parlo di quelli fondamentali) sono riconosciuti ad ogni essere umano, senza ma e senza se. L’equazione “assolvi ai tuoi doveri, ti riconoscerò i tuoi diritti” è la direzione da combattere, è la generatrice di mostri.
    Compito di uno stato democratico non è concedere diritti, ma riconoscerli e difenderli. Punto.
    Di peculiare c’è solo quanto l’idea del bastone e della carota abbia fatto breccia nelle menti di molti, troppi.

  7. Ma certo… E sappi che non esco mai nelle ore più calde e tengo sempre il tallone basso 🙂
     
    Che poi, quello del voto, sarebbe un diritto/dovere sancito dalla Costituzione.
    “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.” (articolo 48).
    Trovo assai peculiare parlare di “vilipendio della Costituzione” da una parte e incitare al non-voto dall’altra.

  8. Corri a votare. Non perdere la quarta dose. Resta mascherato. Non scendere dal divano. 

  9. E’ importante solo se si sopravvaluta il principio di autorità, secondo il quale qualunque minchiata diventa oro colato per il solo fatto di essere stata pronunciata da chi consideriamo autorevole (Andreotti o premio Nobel a scelta che sia).
    Altrimenti è irrilevante: una minchiata resta una minchiata a prescindere da chi l’ha detta.
     
    Comunque, nel caso specifico è una bufala (oltre a essere una minchiata 🙂 ), e pure vecchia.

  10. Da un canale Telegram.
    “Giulio Andreotti confidò: “Voi pensate che noi politici, il giorno delle elezioni ci mettiamo incollati davanti al televisore, come fate voi, per vedere chi vince e chi perde? A noi, non ce ne frega nulla, tanto il potere è uno solo. A noi interessano solo i dati di quanti non vanno a votare, quante schede bianche e quante annullate. Perché se il non voto arriva al 60%, per noi è finita! Significherebbe che il popolo ha sfiduciato tutto il sistema politico. I giudici non sarebbero più sotto scacco e farebbero immediatamente i processi per davvero. E finiremmo tutti in galera! Ma per fortuna nostra, voi questo non lo sapete e continuate a ripetere le frasette che vi mettiamo in bocca, come: se non vai a votare ti rimetti alla volontà degli altri che ci vanno”. E rideva di gusto. La persona che conosco gli rispose: “Scusi, ma chi glielo garantisce che, quando esco di qua, non racconto ciò che lei mi ha appena detto”? E Andreotti: “Lo faccia, lo faccia pure! La prenderanno per scemo”.
     
    È importante sapere se è autentica?

  11. Penso si possa dire che la base è sempre senza speranza, al massimo con illusioni.
    Di certo la sua popolazione cresce.

  12. Con tutto il rispetto, Paolo Maddalena fa bene ad avere delle speranze perché nella migliore delle ipotesi cade in piedi ma scendendo verso la base della piramide è ancora possibile avere speranza? Ecco, forse l’unica speranza spendibile è quella di non rivedere Speranza.
    La percentuale di astenuti alle prossime votazioni darà la misura della speranza che c’è in giro, senza contare quelli che sulla scheda disegneranno un padulo o altre amenità.
    Mah..

  13. Ma siamo sui primi gradini oppure già saliti troppo? Perché pare che le masse si rifiutino di prendere coscienza di cosa sta veramente accadendo, non rimane che sperare che il piano dei padroni universali si inceppi per eccessivo autocompiacimento da avidità.

  14. Se non ci fosse questo fuorviante cappello al totalitarismo, sotto il quale sarà facile a molti nascondere lo stato attuale dell’incantesimo totalitaristico, sarebbe stato meglio.
    “Scrive Arthur Versluis in The New Inquisitions che il totalitarismo è il fenomeno moderno del potere statale totalmente centralizzato abbinato all’annientamento dei diritti umani individuali. In uno stato totalitario c’è chi detiene il potere e le masse sono rese oggetto, vittime”.

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