La narcisata record del CAI Bergamo

Negli anni Trenta e fino a tutti gli anni Sessanta erano di gran moda le narcisate. A primavera, non appena questi splendidi fiori ricoprivano i prati di montagna, intere comitive si organizzavano per andare a coglierli. Anche molte sezioni del CAI mettevano in programma queste gite, che definire diseducative non basta. Soltanto negli anni Settanta si è capito il danno enorme che quelle migliaia di persone perpetravano ogni anno, nella più completa letizia e in buona fede. Oggi questa barbara usanza è praticamente scomparsa. Ma in compenso altre iniziative, e ben più dannose, stanno tenendo bella viva la fiamma del fuoco distruttore che arde proprio nel cuore di coloro che si dicono protettori della montagna.

La narcisata record del CAI Bergamo

Lettura: spessore-weight(3), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(3)

Già alcuni ne avevano sentito parlare, ma a me è giunto il primo urlo di dolore la sera del 18 aprile 2019, quando ho letto sul profilo fb di Ivo Ferrari: «Progetto di educazione e sostenibilità? Ma cosa ci tocca leggere, ma cosa ci tocca fare! Intasare le Orobie è educazione? Entrare in un “primato” è sostenibilità? 10.000 mila persone, rifugi “imballati”, macchine a go go sulle strade… e come posso esaudire il desiderio di mio figlio “Papà, a luglio facciamo insieme il Sentiero delle Orobie”, gente se ne trova sempre a luglio, ed è giusto, ma il caos no! Io non ci sto, spero che il CAI del mio paese boicotti questa “idea megalomane”. Piace anche a me “non nascondermi”, ma mettersi in mostra così è senso di grandezza inutile… siete entrati con l’abbraccio alla Regina Presolana nel Guinness dei primati (inutili) ed è andata… Ma questa volta NO… basta! Fermatevi, fermiamoci… e godiamoci il silenzio senza dimostrare e insegnare niente… BASTA!!!».

Luca Calvi mi scrive subito: «Se per festeggiare la sacralità delle montagne e tutelarle porto orde di persone su per i rifugi – invece di educarle alla fruizione dell’ambiente – è un po’ come se, festeggiando la castità dell’immacolata concezione, portassimo a puttane ad Amburgo i ragazzi del catechismo… Trovo assolutamente fuori luogo quel Guinness… Sono del parere che il CAI debba puntare sull’educazione ambientale, sulla storia della montagna e della sua frequentazione».

Nuova sfida da Guiness
Ma vediamo di cosa si tratta. L’accostamento con la narcisata è nostro, precisiamo subito. Ma secondo noi è azzeccato, perché in entrambe le iniziative danni materiali, diseducazione e deviazione sono sullo stesso piano di brutale importanza. Esse differiscono solo per la volumetria del caos arrecato e per l’enorme gioco economico che stanno dietro a quest’ultima operazione in progetto.

Il 7 luglio 2019, portiamo 10 mila persone sulle Orobie” è la sfida del presidente del CAI di Bergamo Paolo ValotiPer sensibilizzare sul loro valore”. A spingere in questa nuova impresa è stato un certificato «Guinness World Record» raggiunto in data 9 luglio 2017, quando una cordata umana di 3.500 persone aveva occupato la Presolana stabilendo un record mondiale. “Un traguardo importantissimo, per la città di Bergamo e il suo territorio montano (Marina Belotti su l’Eco di Bergamo), che ora Valoti vuole bissare su quelle vette che spingono a sfidare se stessi per raggiungere obiettivi sempre più alti”. Con le parole di Valoti: «Il nuovo Guinness che vogliamo raggiungere è quello di portare in montagna almeno 10 mila persone, lo stesso giorno, contemporaneamente, nei vari rifugi dislocati sulle Orobie».

Il progetto di educazione e sostenibilità «Save the mountains and their cultural heritage», promosso sulle Orobie bergamasche per salvare le montagne, è stato presentato martedì 9 aprile 2019 in Senato a Roma. L’iniziativa è stata del gruppo di Forza Italia, a sostegno della sfida che l’Associazione nazionale alpini, il Club alpino italiano – Sezione di Bergamo, il Collegio lombardo delCorpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico, l’Osservatorio per le montagne bergamasche e la Provincia di Bergamo lanciano per la tutela ambientale delle Orobie con il patrocinio del ministero dell’Ambiente.

L’abbraccio alla Presolana

Save the mountains è lo slogan di questa impresa da record che spingerà i bergamaschi a indossare gli scarponcini e sfidare i pendii: «Tutto parte dalla consapevolezza del valore che dobbiamo dare alle montagne, tanto belle quanto fragili, e alla luce della sensibilità crescente della gente attorno alla salvaguardia del patrimonio montano è nata l’idea di fare un evento di grande coinvolgimento collettivo con un record certificato da numeri altissimi, e questo perché così tante persone possano, nello stesso giorno, portare in alto, in tutti i sensi, il messaggio Salviamo le montagne», spiega Valoti. In effetti le diecimila persone saranno tutte «etichettate» da un codice a barre che ne registrerà la partenza e l’arrivo. Ognuno sarà libero di salire al rifugio che vuole (sono oltre 25 i rifugi delle Orobie).

«Ci saranno quelli che si raggiungono con un’ora di camminata, altri con due o tre, ognuno poi deciderà il proprio percorso, l’importante è che tutti nello stesso momento condividano la consapevolezza del rispetto ambientale e il messaggio “salvaguardiamo le montagne”, che rappresentano un territorio di ricchezze e di energie bisognose di tutela e cura», conclude Valoti.

L’impronta colonialistica di questo progetto è evidente a chiunque abbia un po’ di buon senso. Il nome cerca di travestire la realtà con il preteso intento di “valorizzare il territorio, perché quella sarà la vera vittoria, aldilà dei numeri da raggiungere”.

9 luglio 2017. Paolo Valoti, la giudice inglese del Guinness e Matteo Rossi (allora presidente della provincia di Bergamo) innalzano il certificato

Chi non sa cosa è davvero la montagna, come per esempio la senatrice Alessandra Gallone, si dichiara entusiasta: «Ho scelto consapevolmente di far parte della commissione ambiente, costruiremo insieme un disegno di legge che tuteli la salvaguardia dei comuni di montagna che non devono spopolare, e in questo senso il nuovo Guinness renderà ancora più accessibili e a misura d’uomo i sentieri orobici». A sottolineare quanta facile presa abbia questo progetto, ecco il giudizio di Paolo Franco, presidente di Uniacque: «A fronte di questa impresa dobbiamo essere consapevoli della forza della nostra comunità che sta crescendo con lo spirito di squadra nel segno della salvaguardia della montagna. Ora abbiamo un anno per prepararci e costruire una nuova sfida culturale di sostenibilità, per promuovere un territorio fatto di gente che lo ama».

Per impedire che la presenza di così tante persone, della cui educazione individuale peraltro non abbiamo per ora alcun motivo di dubitare, sia necessariamente rovinosa per l’ambiente, l’organizzazione ha già detto che vi saranno coinvolti moltissimi volontari, inclusi 400 Team Leader per coordinare e dare assistenza sui sentieri e ai rifugi, per realizzare tutti insieme la straordinaria sfida The most people climbing mountains with zero footprint (multiple locations). E’ previsto che ciascun partecipante al progetto Save The Mountains sarà informato sui comportamenti sostenibili e virtuosi da tenere in montagna e che riceverà la Carta della sostenibilità in montagna, la Carta della sostenibilità nel piatto e sulla tavola di montagna e l’apposito “KIT dell’Ambasciatore della sostenibilità” costituito da T-shirt e spilla commemorativa, materiali biodegradabili e compostabili.

Nel video qui sotto (realizzato da Mirko Pizzaballa a promozione dell’evento) non c’è traccia di grandi folle…

Considerazioni
Le montagne rappresentano degli ecosistemi di fondamentale importanza per il pianeta e ognuno deve impegnarsi a garantire la conservazione degli ecosistemi montuosi, incluse le loro biodiversità, al fine di migliorarne la capacità di produrre benefici essenziali per uno sviluppo sostenibile per la Terra e l’Umanità”. Recita così l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che ingloba 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals.

Save the mountains, lanciato dal CAI e dall’ANA di Bergamo, per come è congegnata, è un’operazione di massa che travisa completamente i dettati dell’Agenda 2030, pensando che il numero decisamente inconsueto di persone presenti faccia “del bene” all’idea della tutela della montagna.

9 aprile 2019: la presentazione in Senato di Save the Mountains

Se è vero che i rifugi delle Orobie rappresentano insostituibili presidi culturali e laboratori di sostenibilità, esperienze e amicizie nella natura alpina, allora per promuovere una nuova cultura dei territori delle montagne verso impronta zero occorre che siano lasciati nell’ambiente in cui oggi si trovano.

Diecimila persone tutte assieme sviluppano un’energia enorme, catalizzata però in un solo obiettivo che necessariamente non può essere quello della “salvezza” della montagna. L’emozione collettiva andrà a concentrarsi su quelle che saranno alcune false convinzioni:

– l’idea che uniti si vince crollerà miseramente di fronte al giudizio posteriore: perché una montagna quantizzata e “valorizzata” a quel modo nulla ha a che vedere con il naturale sviluppo che tutti ci auspichiamo. Sarà droga pura che richiederà presto altra droga;

– rispetto delle montagne? Quale rispetto! La massa, con la sua psicologia tanto forte quanto infantile, sarà portata a pensare che tutto ciò che ha visto quel giorno sia di sua proprietà, un banchetto d’un giorno per poveri mendicanti, incapaci di realizzare che il capitale è altrove. Questo infatti è nel silenzio, nella pace, nella fatica che compiamo individualmente senza che nessun altro ti osservi mentre la stai facendo, senza che nessuno ti ringrazi e, nessuno che ti esalti. Quella grande abbuffata non libererà nessuno, non salverà né noi né le montagne, anche se i diecimila si perderanno nella grande e falsa sicurezza di aver contribuito alla “salvezza” della montagna.

Le folle zelanti di persone vagamente appassionate di montagna, in quel senso di appartenenza a un evento “imperdibile” che si creerà, vedranno tutt’intorno i profili di altre montagne e saranno portati a considerare lecito – anzi auspicabile – la loro trasformazione nel fondale pittoresco e senz’anima che invece è davanti ai loro occhi in quel momento: un palcoscenico di inequivocabile (e non esportabile) connotazione urbana.

Con manifestazioni del genere appare chiaro che non è la montagna che deve essere salvata: siamo noi quelli che dobbiamo salvarci dall’abisso che sta sbadigliando sotto ai nostri piedi.

Tanto rumore e tante polemiche ha alimentato recentemente il previsto concerto di Lorenzo Jovanotti al Plan de Corones: siamo dell’opinione che questo sia nulla di fronte a quanto progettato sulle Orobie.

Non dubitiamo che la spazzatura sarà rimossa, non è quello il problema. Vogliamo pensare agli elicotteri necessari? O all’esagerato dispiegamento di forze per garantire la sicurezza? Al traffico auto nelle valli? Al totale bordello in cui si troveranno i rifugi? Al bilancio culturale in rosso profondo?

Davvero, se si ha tutta l’energia necessaria per organizzare un evento di tale portata, Save the mountains avrebbe dovuto essere pensata come manifestazione di piazza in una città come Bergamo, magari al ritmo della musica di Jovanotti.

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La narcisata record del CAI Bergamo ultima modifica: 2019-04-22T05:51:57+02:00 da GognaBlog

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29 pensieri su “La narcisata record del CAI Bergamo”

  1. Beh, Valoti nemmeno questa volta è stato eletto alla presidenza generale, dato che  Torti è stato riconfermato per tre anni. Vedremo se questo dirà qualcosa.

  2. Comunicato Stampa di Save the Mountains says: …(omissis)… Io avrei preferito, per evitare ancora brutte figure, lasciare il link di Riccardo Paravisi, – http://www.caibergamo.it/sites/default/files/20190515%20Comunicato%20stampa_1.pdf?fbclid=IwAR16k0yJueq9FBZmsq5uGHiD86QEbQ8qUTEocQvJgsFMVThZUZhhdncOiE0                              In tal modo, molti lettori che non ci cliccano, non avrebbero letto questo comunicato stampa sconclusionato.

  3. L’organizzazione del progetto di educazione e sostenibilità ‘Save the mountains and their cultural heritage’, e più chiaramente ‘Salviamo le montagne e il loro patrimonio culturale’, costruita da CAI e ANA di Bergamo, Provincia di Bergamo e Osservatorio per le Montagne Bergamasche, con riferimento a critiche sollevate da parti diverse ritiene necessario fare chiarezza sui contenuti e obiettivi veri del progetto.
    Questa iniziativa di sensibilizzazione ed educazione alla frequentazione della montagna è aperta a tutti gli appassionati, soci e alpini e non si prefigge, lo si ribadisce ancora, il conseguimento di alcun record o guinness; essa si ispira alle finalità istituzionali tese a promuovere la formazione etico-culturale e l’educazione alla solidarietà, alla sicurezza, alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente, come si legge nel regolamento generale e Bidecalogo del Club Alpino Italiano.
    Dall’idea iniziale al progetto attuale vi è stato un lungo cammino costruito con un intenso lavoro di ascolto e di riflessioni ma anche di critiche costruttive interne al CAI e ANA che hanno permesso di immaginare e costruire tutti insieme questo progetto.
    Informazioni precise ed obiettivi sul progetto #Savethemountains sono disponibili sul sito dedicato https://eppen.ecodibergamo.it/savethemountains 2/.
    L’obiettivo generale è sensibilizzare e avvicinare alla frequentazione delle montagne in maniera consapevole e sostenere tutti insieme la cultura tradizionale e una nuova cultura dei territori delle montagne verso impronta zero, e di valorizzare le Orobie bergamasche guardando a chi meglio di noi sa promuovere le bellezze e vocazioni del territorio alpino.
    La giornata del 7 luglio, che sarà preparata con incontri tematici sui vari aspetti ambientali, culturali e sociali, vuole essere l’inizio di un percorso di sensibilizzazione ed educazione alla sostenibilità per la montagna, con l’invito agli appassionati a percorrere i sentieri e salire alla rete dei rifugi delle Orobie, senza lasciare traccia del proprio passaggio. L’iniziativa continuerà lungo l’estate con ulteriori incontri della sostenibilità per la montagna.
    Presso ogni rifugio sarà possibile sottoscrivere idealmente la propria scelta di consapevolezza per agire comportamenti coerenti con gli obiettivi del progetto, apponendo la propria firma sul libro ‘Mi impegno’.
    Il libro ‘Mi impegno’ rimarrà disponibile per tutta l’estate nei rifugi che aderiscono al progetto e vuole essere uno strumento per raccogliere non solo adesioni ma idee, osservazioni e proposte da considerare con attenzione per rinnovare possibili future edizioni della giornata della sostenibilità in montagna.
    Auspichiamo che la diversità di idee e opinioni possa favorire ulteriori progetti e più significative azioni comuni per il bene della montagna.

  4. Ormai il CAI Bergamo sta raggiungendo vette tragicomiche altissime a proposito di Save the Mountains. Siamo alla pantomima: parte la petizione e ops… sparito il riferimento al record, sparite borracce, spillette e cotillon, sparite le locandine.
    Per chi vuol farsi due risate legga il comunicato del CAI Bergamo.
    http://www.caibergamo.it/sites/default/files/20190515%20Comunicato%20stampa_1.pdf?fbclid=IwAR16k0yJueq9FBZmsq5uGHiD86QEbQ8qUTEocQvJgsFMVThZUZhhdncOiE0

    Sparita la dignità dico io. E visto che è sparita tutta questa roba fateci un piacere caro Cai Bergamo e compagnia cantante #SpariteDalleOrobieil7Luglio #TuttiACasail7luglio

    Continuate a firmare la petizione!

    https://www.change.org/p/club-alpino-italiano-sez-bergamo-boicotta-l-iniziativa-save-the-mountains-cai-bergamo-e-salva-le-orobie-dall-invasione-3c830fcb-a5f1-4276-aaa8-d5b76a5b2c64?fbclid=IwAR1bsTvpyfgzm3ITTtk0f4cZfh63PJ4ZSf2QiM9C3EobGehhvNAZeru_Sjg

  5. P.S. In occasione dell’ abbraccio alla Presolana di due anni fa (3200 iscritti e 2800 partecipanti) la TAM sezionale aveva fatto formalmente presente il mancato rispetto dell’ articolo 19 del bidecalogo ed aveva chiesto a norma dello stesso articolo la redazione di un valutazione di impatto ambientale cosa che si è persa nel nulla. Ora si pensa ad un evento con 10000 partecipanti. Come dice il proverbio latino “errare humanum est ….”. Non aggiungo altro. Saluti.

  6. Infatti è proprio questo il punto: Dalla sede Centrale a quanto mi risulta tutto tace. Per quale motivo non si sa. In ogni caso a tutti i nuovi soci CAI Bergamo viene consegnato un dépliant che cita il bidecalogo ed il nuovo socio con la sottoscrizione si impegna al rispetto del medesimo. Peccato che a quanto sembra questo non valga per i presidenti della sezione con maggior numero di soci in Italia dopo la SAT.

  7. Dei 320mila soci del CAI, quanti sono a conoscenza del BIDECALOGO? Voglio essere pessimista, penso che pochi PRESIDENTI REGIONALI E SEZIONALI, NE SONO A CONOSCENZA. Qual è la posizione del Cai Centrale?

  8. PENSARE COME UNA MONTAGNA?
    Da mesi si sapeva di questa iniziativa, prevista tra due mesi, per domenica 7 luglio. In passato le stesse istituzioni avevano organizzato “l’abbraccio della Presolana”. Avevo provato ad apprezzarne l’idea “inconscia”, l’amore verso la montagna e ne avevo scritto sul Corriere della Sera positivamente. A patto che fosse una cosa OFF. Da ricordare. Però compresi che a loro interessava entrare nel Guinness dei Primati (a me ne sfugge proprio il concetto). Idea per altro ripresa dall’abbraccio delle Tre Cime di Lavaredo, con cinquemila persone per Amnesty International nel 2015.
    Non sono felice per questa “cosa”. Mi sembra un modo di fare politica mascherando il tutto nell’orgia di sorrisi e gioia che, con cuore e sincerità, migliaia di persone metteranno nella propria partecipazione. La spaccatura all’interno del CAI è ormai così evidente, si sente dire e si legge ovunque. Io non sono nel CAI, ma osservo e spesso ho volentieri partecipato a loro iniziative: la vita è Yin e Yang, dunque sto cercando di “osservare” e tuttavia ho il dovere di dire la mia (anche sollecitato da molte persone). Questo post dell’autorevole Alessandro Gogna mi pare dica molte cose condivisibili, soprattutto se si compie un percorso culturale nel valutare il tutto. E sorge spontanea una considerazione: questa iniziativa sembra partorita da una mentalità radicata nella prima metà del ‘900. Rispetto chi è favorevole, chiedo solo di evitare domande “ma allora tu cosa faresti?” perché io e decine di altre persone, da anni, proponiamo concretamente metodi differenti di fruire e vivere la montagna. E lo facciamo vivendo in montagna. Portiamo a termine lavori concreti. Produciamo cultura, come proposta, senza la pretesa di vederla come l’unica via possibile naturalmente. Non fermiamoci alle visioni “opposte”, proviamo a cercarne una condivisibile: certo, per farlo, occorre un cuore sincero.
    Dal profilo fb di Davide S. Sapienza, 5 maggio 2019, ore 10.36

  9. Pur nel pieno rispetto delle opinioni di tutti, spiace davvero constatare come anche persone come Paolo Valoti (che tanto hanno fatto per il bene del nostro territorio) siano attaccate in maniera così poco elegante. Dovremmo fare squadra pur con legittime opinioni diverse e non dividerci in fazioni. In questo sta la nostra debolezza. Se poi vogliamo entrare nel merito sulle Orobie in estate è normale che ci siano migliaia di persone ed è anche un bene, altrimenti il territorio muore per assenza di economia. La cosa importante è portare le persone in modo giusto ed educato al rispetto di questi ambienti bellissimi e delicati e mi sembra che su questo il CAI sia inattaccabile. 

  10. Se va bene 1.000 contro 10.000.
    Qualsiasi stratega militare direbbe che la battaglia è già persa, ma è una bella battaglia.
    Però la certezza della vittoria o della sconfitta si sa sempre dopo.

  11. è evidente chi è il Narciso in tutta questa storia.
    Agli amministratori di Forza Italia consiglierei di percorrere un po’ di sentieri delle Orobie e di constatare quanto è ancora presente il motocross e affini.

  12. E’ per iniziative del genere che mi vergogno di far parte del CAI!
     Mi piacerebbe che gli accademici del CAI facessero una petizione al CAI Centrale per osteggiare ed impedire questa “pagliacciata”!
     

  13. Tra il 2016 ed il 2017 sul notiziario della sezione di Bergamo ‘le alpi orobiche’ ho pubblicato 6 (sei) articoli su come intervenire per portare la sezione ‘ad emissioni zero’ adottando razionalizzazioni comportamentali, interventi attivi (fonti rinnovabili) e soprattutto interventi di tipo compensativo con uso di crediti di carbonio da accrescimenti forestali certificati coinvolgendo ersaf. Avevo proposto di far diventare la sezione ad emissioni zero entro il 2023, anno dei 150 anni della sezione. Ho chiesto un intervento nell’ assemblea sezionale del 2018 ma le richieste dei soci che da sempre erano state esaminate nel corpo dell’assemblea a sala piena sono state spostate a fine assemblea a sala vuota (cosa MAI successa nelle assemblee sezionali) con gravissimo pregiudizio della democratica gestione della stessa. Ora non ho rinnovato l’adesione alla sezione. Avevo pensato di iscrivermi a sezione fuori provincia (Maurizio Agazzi la sezione di piazza Brembana e’ sempre nel comitato delle sezioni bergamasche e quindi Valoti te lo trovi lo stesso!) ma per il momento non ho fatto nulla perché in particolare su questo evento per il quale in modo molto approssimato ho calcolato una emissione tra 40 e 50 tonnellate di CO2 ed è in palese contrasto con l’articolo 19 del bidecalogo nessuno a livello Cai centrale si è mosso. Questa iniziativa e’ il classico intervento mediatico che non solo AUMENTA le emissioni ma soprattutto le aumenta per un divertimentificio che alla base non ha neppure esigenze di lavoro o di sopravvivenza ma è solo puro consumo. Saluti. Massimo Silvestri
    P.S. La stessa logica di tipo compensativo l’ho proposta anche a MW Lombardia ma anche qui al momento con risultato nullo.
    2. PS scrivo dal telefono perché dal pc l’ accesso con chrome mi viene impedito con la scritta ‘il sito non può dare una connessione protetta’ e mi impedisce l’ accesso. Si può fare qualcosa?
     

  14. Se gli amici  Montanari del CAI di  Bergamo…si dessero la mano e uniti  percorressero con un girotondo le piazze, le vie della bella città, con  un grande abbraccio, tutti insieme  con gioia, nel rispetto dell’ambiente e con il cuore rivolto alle alte cime delle Orobie, farebbero una cosa speciale per il bene della natura e per l’amore per la Montagna.  i maxiraduni  fanno male, vanno contro lo spirito del CAI ….per chi crede nel CAI……

  15. Scacciare i mercanti dal  tempio, a Bergamo come a Trento! https://www.facebook.com/groups/giuelemanidallagorai/permalink/333525670687448/

  16.  RAGIONANO CON LA FORSA FISICA ,MA NON CON LA FORSA MORALE.NARCISISMO NO . BASTA RECOR .

  17. Dispiace quando soci CAI in disaccordo con iniziative che non condividono, decidono di rinunciare alla tessera, di non essere più soci, di ritirarsi non sentendosi più rappresentati dal Sodalizio.  Dispiace perchè  così facendo rafforzano la componente (sebbene  in buonafede?), pensa che per il bene delle montagne un CAI forte nei numeri possa avere più influenza nel promuovere i suoi principi fondanti invece di allontanarsene sempre più come sta accadendo. Le battaglie si combattono dall’interno  difendendo e diffondendo i valori originari  anche quando sembra di essere minoranza. Stimolare la riflessione ed il dibattito su questi temi è il solo modo per non perdere progressivamente le radici fino a scomparire o diventare altro.

  18. Non mi preoccupa l’inquinamento, non mi preoccupa l’impatto ecologico.
    Mi preoccupano la stupidità e la miopia di questa iniziativa e di altre del genere (tipo Jovanotti).
    La riminizzazione della montagna, che non passa solo dai DJ set o i concerti, ma ancora di più da queste iniziative imbecilli, che propongono/impongono un modello da villaggio turistico, di sfruttamento e colonizzazione anziché di rispetto.
    Spero che piova tantissimo!

  19. Quando penso che il signor Valoti si era proposto come Presidente Generale del CAI…! Ma ha mai sentito parlare di TAM, di Bidecalogo, ecc.? Qualcuno ha scritto che, con queste iniziative, il numero di soci CAI a Bergamo è in crescita: penso proprio che sarà una crescita solo temporanea e, non avendo il minimo rispetto per la montagna, se ne andranno presto.

  20. Condivido in pieno l’articolo ma ho un messaggio per chi esige un CAI diverso da quello che promuove queste iniziative: un CAI “diverso” può esistere se siamo noi, da iscritti, ad essere diversi, a proporre iniziative dibattiti ed attività diverse da queste, sia in veste di istruttori accompagnatori e capigruppo, sia come semplici iscritti che hanno la possibilità ed il diritto di fare proposte e richieste alla propria sezione, fino ad arrivare a fare come il sig. Agazzi che è andato ad iscriversi in un’altra sezione. Indubbiamente questa è una manifestazione nociva da molti punti di vista, questo rende lecite le lamentele di tutti, iscritti e non iscritti, ma comprendo poco chi straccia la tessera per non rinnovarla più e ancora meno chi esige un CAI diverso senza nemmeno esserne iscritte.

  21. Sicuro Paolo? Io, conscio di non essere un “signor nessuno” e di non avere fatto nulla per promuovere e salvaguardare le Alpi Orobie… giusto vent’anni della mia vita dedicati a LORO, ho tolto proprio la tessera a Bergamo e me ne sono andato a Piazza Brembana proprio per questo motivo!

  22. L’idiozia degli esseri umani riesce ancora a stupirmi, queste cose tele aspetteresti da un albergatore non dal CAI,che dovrebbe essere in prima linea nel difendere e proteggere l’ambiente. Circa 20 anni fa ho abbandonato il CAI perché non mi riconoscevo più in alcune sue espressioni, e personaggi come probabilmente il presidente del CAI Bergamo.

  23. Sarà il Presidente Generale del Club Alpino Italiano più amato dalle itagliane e dagli itagliani! Ma vi rendete conto?

  24. L’anno prossimo sicuramente una tessera in meno,, la mia.
    Il CAI di Bergamo da quando c’è Valoti ha preso una brutta piega,non mi rappresenta piu.

  25. Grazie Alessandro e Luca
    Ho sentito “gruppi” importanti e gente meno importante, rifugisti e amanti delle orobie, la gente contraria a questo evento ce, ma molti preferiscono un semplice “no” che alla fine sarà spazzato dal solito si… e questo è un peccato. Ce ne pentiremo…perché così sarà!
     

  26. Mah…! Resto convinto che il CAI debba pensare alla QUALITA’ dei soci e non alla quantità. L’educazione alla montagna parte da casa e non da un bollino su una tessera o da migliaia di persone in vetta. Finito il servizio agenzia di viaggio al CAI resterà qualche socio in più, ma alla montagna cosa resterà?

  27. Il numero di iscritti al cai di Bergamo continua ad aumentare grazie a queste iniziative .  Alla gente piacciono.  E allora bisogna avere idee così . “Il resto” non conta più !

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